Domenica 11 gennaio 2004 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Brescia 0-1

Da LazioWiki.

Stagione

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11 gennaio 2004 - 3078 - Campionato di Serie A 2003/04 - XVI giornata -

LAZIO: Peruzzi, Stam, Couto, Mihajlovic, Favalli, Albertini (35' Delgado, 76' Zauri), Giannichedda (61' Sergio Conceicao), Liverani, Fiore, C.Lopez, Stankovic. A disposizione: Sereni, Dabo, Melara, Gottardi. Allenatore: Mancini.

BRESCIA: Agliardi, Martinez, Di Biagio, Dainelli, Mauri, A.Filippini, Brighi, Matuzalem (82' Petruzzi), Bachini (92' Schopp), R.Baggio, Caracciolo (74' Del Nero). A disposizione: Castellazzi, Stankevicius, Correa, Guana. Allenatore: De Biasi.

Arbitro: Sig. Rizzoli (Bologna).

Marcatori: 4' Di Biagio.

Note: ammoniti Agliardi, Stam, Di Biagio, Mihajlovic, Schopp. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.

Spettatori: paganti 3.470, incasso euro 73.129,00, abbonati 41.459, quota di 523.744,68 euro.


Contrasto Baggio-Mihajlovic
Un'azione della gara

La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio ha le valigie, il Brescia va. Biancocelesti in smobilitazione, mentre De Biasi azzecca tutto e Di Biagio fissa subito il risultato. Decide una punizione in apertura. E i lombardi sfiorano anche il raddoppio".

Continua la "rosea": Smobilitazione Lazio. Era dal campionato 1966-67 che il Brescia non vinceva all'Olimpico. Lo fa, con pieno merito confermando due cose. La propria non casuale striscia positiva, undici punti nelle ultime cinque partite (tre vinte e due pareggiate), che porta il marchio di un bravo e creativo allenatore (De Biasi) e di un sempreverde matchwinner (Di Biagio) cui il nuovo ruolo di libero sembra avere decisamente allungato la carriera. E la crisi forse irreversibile della Lazio, che solo Mancini si ostina a non considerare tale. A Reggio Calabria martedì scorso c'era stato almeno un arbitro, Collina, cui aggrapparsi. Qui nemmeno quello, perché non si può parlare di gol annullato da Rizzoli a Giannichedda: il gioco era stato fermato sulla segnalazione del guardalinee Niccolai che aveva visto oltre il fondo, probabilmente senza sbagliare, la traiettoria aerea del cross di Liverani. Se proprio c'è qualcosa su cui recriminare, possono essere le numerose assenze (decisiva quella di Corradi) e il palo che ha respinto un tiro piuttosto casuale di Fiore. L'unica vera circostanza del match in cui la Lazio ha inquadrato la porta difesa da Agliardi. Contestata solo al fischio finale, a parte il trattamento speciale riservato al pessimo Stankovic, la Lazio non ci sta più con la testa prima ancora che con le gambe.

Sembra proprio che tanti, troppi giocatori abbiano annusato l'aria pesante di un club che, in vista della delicata assemblea di sabato prossimo, ha galleggiato tra l'appello ai tifosi azionisti del presidente Longo e i minacciosi striscioni esposti da una curva che ora ha le banche nel mirino. Molte valigie sembrano ormai pronte, e questo non porta certo acqua al mulino di una classifica nella quale anche un quarto posto Champions sta diventando una chimera. Nel gol con cui Di Biagio, su punizione da circa 25 metri, ha deciso la partita dopo nemmeno cinque minuti di gioco, pesa come un macigno la papera di Peruzzi. Che non lasciando la linea di porta ha commesso l'imperdonabile errore di far rimbalzare il pallone. Peruzzi si sarebbe presto riscattato, salvando su Caracciolo, senza tuttavia immaginare che altrove si sarebbe fatto troppo poco per inseguire una rimonta con sorpasso che, quanto a tempo a disposizione (Milan docet), ci stava per intero. Assenti Corradi, Muzzi, Inzaghi, oltre a Oddo, Negro e il lungodegente Cesar. Mancini si è ritrovato quasi senza attaccanti. Lopez (in campo 33 minuti in tutto contro la Juve negli ultimi due mesi) ha cercato di inventarsi centravanti con Fiore e Stankovic improbabili complementi di un tridente spuntatissimo. Mancini ha cercato altre vie: ma il diciassettenne Delgado, subentrato già nel primo tempo ad Albertini (con Fiore arretrato a metà campo), si è rivelato troppo acerbo. Conceiçao, al posto di Giannichedda dopo un'ora, con una metà campo interamente ridisegnata (Liverani e Stankovic centrali) s'è mostrato il più vivo della compagnia, tanto da suggerire a De Biasi qualche acconcia contromossa.

A forza di cross che nessuno era in grado di sfruttare, Mancini ha provato per l'ultimo quarto d'ora Stam centravanti, togliendo Delgado e inserendo Zauri in difesa. Un po' come s'usava nei campetti, quando quello lungo e bravo veniva mandato avanti a cercare di raddrizzare la situazione. Ci voleva altro per mettere in ginocchio il Brescia. L'idea di Di Biagio libero in linea col lungo Dainelli nella difesa a quattro, è felice e conferma le qualità di De Biasi. Ma è tutto il Brescia che si muove molto bene, permettendosi anche uno specialissimo undicesimo giocatore, Roberto Baggio, che appare e scompare. Quelle due volte che ci mette lo zampino, è delizia allo stato puro. Come nel finale, quando scherza Zauri in un metro quadrato e trova Peruzzi sulla strada dell'assist del 2-0 per Del Nero, altro interessante giovanotto subentrato al bravo Caracciolo. Il migliore è tuttavia Di Biagio: segna, dirige da dietro una metà campo nella quale spicca Bachini, ma è soprattutto insuperabile baluardo difensivo quando la Lazio, sia pure disordinatamente, spinge. De Biasi lo aiuta sfruttando al meglio gli esterni della difesa, prima Martinez e Mauri, poi Petruzzi e Martinez quando c'è da chiudersi. Vista la Lazio, scrupolo quasi superfluo.