Domenica 19 ottobre 1969 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Fiorentina 5-1

Da LazioWiki.

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19 ottobre 1969 - 1615 - Campionato di Serie A 1969/70 - VI giornata

LAZIO: Di Vincenzo, Wilson, Facco, Cucchi, Soldo, Marchesi, Massa, Governato, Chinaglia, Ghio, Morrone (77' Fortunato). A disp. Fiorucci. All. Lorenzo.

FIORENTINA: Superchi, Rogora, Longoni, Cencetti, Ferrante, Brizi, Mariani, Esposito, Maraschi, De Sisti, Chiarugi. A disp. Bandoni, Stanzial. All. Pesaola.

Arbitro: Torelli (Milano).

Marcatori: 3' Chiarugi, 17' Governato, 21' Cucchi, 27' Chinaglia, 66' Morrone, 82' Chinaglia.

Note: giornata di sole, terreno in ottime condizioni. Ammoniti: Wilson per gioco scorretto e Chiarugi per proteste. Calci d'angolo: 5-3 a favore della Fiorentina.

Spettatori: 55.000 circa con 32.888 paganti e 12.500 abbonati per un incasso di £.61.550.600.


Le squadre a centrocampo
Veduta dello stadio
Una figurina che ritrae i giocatori schierati in campo
La rete di Chiarugi
La sequenza della rete di Chiarugi, probabilmente viziata da irregolarità
Lorenzo e la panchina laziale
La rete di Governato
Superchi a terra dopo la rete di Governato
La rete del "professore" Governato
La rete di Cucchi
Chinaglia dopo la rete di Cucchi
La rete di Cucchi e ...
... la successiva esultanza di Chinaglia
La prima rete di Chinaglia
Il 3-1 di ...
... Long John
Superchi superato da Chinaglia
Governato, autore della prima rete, al termine del primo tempo
La rete del ...
Gaucho Morrone che ...
... batte Superchi e ...
... la successiva esultanza di Peppiniello Massa
La quinta rete realizzata da Chinaglia
Una parata di Di Vincenzo
Ziaco, il secondo portiere Fiorucci e Lorenzo in piedi dopo una rete
I giocatori della Lazio al termine dell'incontro in posa per il fotografo (è presente Fortunato che ha sostituito Morrone nel corso del match)
La schedina del Totocalcio

Con una partita perfetta sotto ogni profilo, agonistico, tecnico e tattico, la Lazio travolge la Fiorentina Campione d'Italia. I viola reduci da una turbolenta sconfitta interna con il Cagliari che, per le intemperanze dei suoi tifosi, è costata due giornate di squalifica del campo, scendono a Roma col desiderio di rifarsi, vantando poi un'imbattibilità esterna che dura da ben 17 mesi. Pesaola deve fare a meno di tre pezzi da 90 come Rizzo, Merlo e Amarildo, mentre Lorenzo può schierare la sua formazione tipo.

La partita si mette subito bene per gli ospiti, che già al 3' passano in vantaggio. Da destra Mariani centra per Maraschi, che tocca involontariamente per Chiarugi, il quale si aggiusta il pallone con un braccio e di sinistro batte da una decina di metri l'incolpevole Di Vincenzo. Macroscopico è il fallo dell'attaccante, ma Torelli convalida tra le proteste vigorose dei biancocelesti. La Fiorentina tenta di sfruttare il momento favorevole e prima Esposito e quindi Cencetti vanno vicini al raddoppio.

Dopo un tentativo di Chiarugi al 12', la Lazio comincia ad ingranare. Prima Ghio, quindi Cucchi ed infine Chinaglia tentano la via del goal che al 17' è imboccata da Governato. Wilson vince due contrasti sulla sinistra e serve il "professore", che in corsa lotta prima con Cencetti e poi con Ferrante e, giunto sulla linea di fondo, lascia partire un tiro cross che sorprende Superchi. Un goal "alla Mortensen" che fa scoppiare di entusiasmo l'Olimpico.

Passano tre minuti e giunge il raddoppio. Massa serve l'avanzato Soldo, che smista a Cucchi al centro dell'area: cannonata del "motorino" e grande respinta del portiere viola, il pallone torna allo stesso Cucchi che fulmina in rete. Chiarugi tenta di riportare in avanti i suoi, ma sulla sua strada trova Wilson più tosto di un muro di cemento armato.

Al 26' arriva il tris. Ghio entra in area e fa fuori in slalom tre avversari, Ferrante respinge corto e Chinaglia come un fulmine raccoglie e con un rasoterra gonfia la rete: in appena 9 minuti la Lazio ha messo al tappeto i gigliati.

Alla ripresa delle ostilità i ragazzi di Lorenzo congelano il gioco e i toscani tentano d'imbastire qualche azione interessante, ma tutto appare inutile perché ogni iniziativa è bloccata dalla caparbietà del centrocampo e dalla sicurezza della retroguardia romana. Al 65' Chinaglia crossa dalla destra e Ghio si produce in una splendida girata di testa, alla quale Superchi risponde da campione.

Lorenzo ordina a Fortunato di togliersi la tuta per dare il cambio all'affaticato Morrone. Il "Gaucho" risponde realizzando un goal di pregevole fattura. Il numero undici chiude uno scambio Cucchi-Ghio e con un rasoterra a filo d'erba piazza il pallone nell'angolo lontano, dove Superchi non può arrivare. Al 77' quando il cambio ha finalmente luogo, i tifosi biancocelesti si spellano le mani per l'argentino. Pochi minuti più tardi anche Di Vincenzo si mette in mostra con una deviazione molto difficile a seguito di una stangata di Cencetti.

A otto minuti dal termine arriva il pokerissimo. Massa lancia Chinaglia sul filo del fuorigioco e "Long John" calcia in diagonale sull'uscita disperata del portiere viola, che riesce solo a smorzare il pallone che termina la sua corsa in rete.

E' l'epilogo trionfale di una partita magnifica che proietta la Lazio nei piani alti della classifica. Se la Lazio surclassa i Campioni d'Italia con un reboante 5 a 1, la Roma, il giovedì precedente, è andata a sbancare San Siro vincendo con il Milan. Per la domenica successiva è previsto il Derby e tutta Roma inizia a vivere una settimana di passione.


► Il Corriere dello Sport titola in prima pagina: “Lazio-paradiso – Alla vigilia dell’attesissimo “derby” con la Roma i biancazzurri annichiliscono i campioni d’Italia – Cinque gol e lezione di gioco!”.

Il campionato cambia rotta. Nel giro di una settimana, due stelle sono cadute: il Milan ha piegato le ginocchia dinanzi alla Roma, la Fiorentina è stata annichilita dalla Lazio dopo aver ceduto di misura, ed in circostanze polemiche, al Cagliari. Lo stesso Cagliari ha riacciuffato per i capelli il pareggio interno con l’Inter, che era scattata per prima in vantaggio. Restano i rossoblù in vetta alla graduatoria. tallonati dai soli nerazzurri di Heriberto, ma alle spalle della nuova coppia-regina e della Fiorentina, ribolle un gruppo di forze nuove tra le quali fanno spicco le squadre romane. Un impetuoso vento di gioco e di salute atletica soffia dai sette colli sullo splendido torneo di serie A, ancor più incerto ed appassionante quest'anno di quanto non fosse stato la scorsa stagione.

La Lazio, che aveva aperto la serie delle grandi sorprese stagionali liquidando i campioni d'Europa alla terza giornata, si è ripetuta alla sesta contro i campioni d'Italia. Alla vigilia del "derby" stracittadino, la brigata di Lorenzo ha risposto clamorosamente alla sfida lanciata a S. Siro dal "commando" di Helenio Herrera. I viola erano imbattuti in trasferta da 17 mesi e, quanto al mortificante passivo con cui sono usciti dall’Olimpico, non ne subivano uno analogo da oltre 4 anni. Ciò significa che il modo e il punteggio maturati ieri a Roma vanno assai oltre le previsioni prudenziali suggerite dalle assenze di Rizzo, Merlo e Amarildo: quella della Fiorentina sul terreno laziale è stata un'autentica "débacle", imposta dalla superiore manovra, dal ritmo ubriacante, dall'indomito agonismo dei biancazzurri, assai prima che dalle carenze organiche o contingenti della squadra campione.

Si dirà che sin dall'inizio di questa annata, gli uomini di Pesaola avevano tradito una condizione approssimativa, attirandosi molte critiche e sottolineando indirettamente l'imperdonabile errore compiuto dai loro dirigenti nel disertare il mercato estivo degli acquisti, soprattutto ne! settore dei giovani rincalzi. L'obiezione è fondata, perché noi stessi ricordiamo di aver denunciato come bugiardo il successo colto dai gigliati a Napoli e di aver letto nel resoconto del collega De Cesari che gli errori di Lo Bello non avevano alterato il rapporto sostanziale di forze tra Fiorentina e Cagliari. Ciò nondimeno, è altrettanto esalto che, pur giocando di peste, i campioni erano riusciti a qualificarsi nella Coppa Italia, a superare il primo turno della Coppa dei Campioni ed a chiudere a punteggio pieno le prime quattro giornate del torneo nazionale.

Contro i rossoblù dell'isola, domenica scorsa, avrebbero anche potuto pareggiare con un arbitro meno inesorabile di Lo Bello. Ma all'Olimpico, ieri, sono crollati di schianto, senza attenuanti. Se ciò è accaduto, dunque, il merito ne va assegnato esclusivamente alla Lazio. Inutile far storie. La novità sta piuttosto negli enormi progressi del calcio romano, che non nel rallentamento di quello praticato dagli squadroni tradizionali.

La squadra di Lorenzo ha messo a nudo, per cominciare, le lacune atletiche della compagine tricolore. Per larghissimi tratti della gara, centro-campo e difesa della Fiorentina, un tempo gioielli rilucenti della corona viola, sono apparsi irrimediabilmente oscurati dalla manovra impetuosa, spiritosa, profonda che Governato, Massa, Morrone e l'indistruttibile Cucchi suggerivano e che le due punte Chinaglia e Ghio traducevano in una massa di terrificanti incursioni.

Anticipo, recupero, tackle, rilancio esatto, ricerca degli spazi liberi, sicurezza nella respinta e prontezza nella battuta a rete sono altrettanti aspetti della supremazia biancazzurra, la quale ha finito per concretarsi in una differenza di gol forse crudele ma perfettamente corrispondente all'andamento della partita. Salvo un paio di giocatori viola, diciamo Esposito, Chiarugi e magari anche Mariani, ciascuno dei campioni d'Italia si è rassegnato a priori a farsi bruciare sullo scatto e sull'idea di gioco dal proprio diretto antagonista, anche se il buon "Petisso" si è sforzato disperatamente di confondere le carte, mutando di tanto in tanto i marcamenti nella cabina di regia.

Questa rassegnazione, certamente ispirata dall'incompletezza dei ranghi e da una minore freschezza muscolare, ha denunciato una sensibile inferiorità anche sul piano agonistico. Si noti che la Lazio è venuta a trovarsi, in partenza, in una condizione di grave sfavore psicologico a cagione di una discutibile decisione dell'arbitro Torelli, che ha convalidato la rete realizzata da Chiarugi al 3' senza accorgersi del fallo di mano commesso dallo stesso giocatore.

Non sappiamo quante squadre di consistenza teoricamente modesta (il concetto è da discutere, adesso!), venendosi a trovare in svantaggio di una rete ad apertura di partita contro una Fiorentina, avrebbero avuto la reazione orgogliosa ed efficace della Lazio. Lo ha fatto, giustappunto, la Roma a Milano pochi giorni fa, incassando senza batter ciglio il gol altrettanto irregolare di Prati: e tuttavia la Roma veniva ad essere raggiunta dagli avversari rossoneri, non superata. La prova dei ragazzi di Lorenzo è stata ancor più entusiasmante.

Il terzo e determinante fattore del successo va ricercato nel campo puramente tecnico. Anche nei pochissimi periodi, come all’inizio del secondo tempo, in cui ha preso l'iniziativa, la Fiorentina si è impantanata in un "petit jeu" velleitario, orizzontale, ottuso, che sembrava una drammatica parodia della manovra scintillante per cui i viola andavano famosi fino al termine dello scorso campionato, vinto con tanta stupefacente eleganza.

Al contrario, la squadra romana ha spiegato da un capo all'altro dell'incontro una sorta di football all'inglese, largo e maestoso come una sinfonia di Handel, rapido e gagliardo come un film di Ford, tutto giocato di prima, costruito sullo smarcamento e sullo scambio veloce, misurato sulla lunghezza di tutto il campo e non sulla soffocante strettura delle fasce centrali. I campioni giocavano col fioretto, i laziali con la scimitarra, ma gli unì impugnavano l'arma squisita con mano esitante, gli altri brandivano la lama con la potenza e la lucidità dei giorni trionfali.

Giorno trionfale, davvero, giorno di grazia e d'incanto per l'immensa folla e per quanti, vivendo e lavorando a Roma, amando da innamorati questa meravigliosa città, stanno assaporando da qualche settimana soddisfazioni calcistiche mai conosciute prima nei rapporti con gli squadroni tradizionali. Naturalmente i lettori, anche i tifosi più sperticati delta Lazio, sono troppo intelligenti per non rendersi conto del valore eccezionale di esibizioni come queste. Circostanze propizie, debolezze avversarie, superba vena collettiva concorrono, talvolta, a trasformare una squadra ben congegnata in un modello di perfezione. Non diremo, perciò, che la Lazio possa conservarsi sempre al livello da capogiro che ha toccato ieri, ma neppure ci sogneremo di sostenere che esibizioni di tal genere (come quella contro il Milan, o come quelle della Roma contro i campioni europei e l’Inter) siano il frutto del caso. Sostenere una tal tesi significherebbe non solo arrecare offesa al lavoro dell'allenatore e alla bravura dei giocatori, ma anche alla stessa verità critica.

Tutto ha cospirato, certamente, ieri per mettere in evidenza le doti della squadra biancazzurra, ma queste doti esistono in concreto. Se perfino Di Vincenzo sembra aver superato la crisi di sfiducia in cui era sprofondato dopo l'incontro col Torino, immaginiamo quanto poco casuale sia il buon funzionamento degli altri reparti! Splendido fino all' inverosimile in difesa il terzino Wilson, nuovo idolo dei tifosi locali, ed assai ben spalleggiato da Marchesi e dall'altro terzino Facco (mentre Soldo, che ha giocato per disciplina, risentiva dei suoi acciacchi).

La cabina di regia assolutamente magistrale per almeno un'ora, con Cucchi commovente, Massa scatenato, Governato impeccabile ed autore di un gol ancora più bello di quello, bellissimo, firmato nella ripresa da Morrone. Le due punte, grosse e micidiali, in perpetuo movimento, con Ghio più guizzante ed estroso, Chinaglia ancora lento e goffo, ma risoluto nel tiro, intelligente nel passaggio, poderoso ed invincibile nel contatto con l'uomo.

Una squadra saldata meglio dei “Soyuz” spaziali, temprata dal grande Lorenzo, sostenuta dall'ineguagliabile passione di Lenzini e della folla; una squadra votata al gioco costruttivo nonostante la modestia delle origini di molti suoi titolari; una squadra spettacolare, tutt’altro che scorretta come l'avevano descritta al Nord, più forte della stessa ostilità di cui gli arbitri continuano inspiegabilmente a farla oggetto.

Una squadra di giovani che trova la perfetta temperie agonistica nella fusione con l'esperienza dei suoi magnifici veterani: Marchesi, Governato, Morrone. Una squadra fresca, pimpante, bella, in tutto e per tutto degna della consorella Roma che, per un bizzarro capriccio del calendario, dovrà affrontare in presa diretta proprio domenica prossima, nel "derby" che si annuncia così teso e vibrante da aver cancellato già, prima di cominciare, lo strascico polemico di quello famoso della Coppa Italia.

LAZIO PARADISO per i suoi sostenitori, Lazio - storica per le cinque umiliazioni inflitte alla difesa ospite, che in verità ha conosciuto, per suo conto, un pomeriggio di sbandamento e di sconforto reso più amaro dall'evanescente contributo che le è stato garantito dai centrocampisti. Eppure il pomeriggio era cominciato per la Fiorentina come meglio non avrebbe potuto: la squadra viola, come abbiamo accennato, passava in vantaggio dopo soli tre minuti di gioco.

Azione scaturita da una rimessa laterale: da destra l'agile Mariani centrava un pallone che picchiava su Maraschi, rimbalzando poi verso Chiarugi che, dopo essersi aggiustata la palla con un braccio, di sinistro infilava la rete da una decina di metri, senza che Di Vincenzo, coperto, potesse intuire la traiettoria. Vane le proteste dei difensori romani: il signor Torelli giudicava, forse, involontaria la infrazione dell'ala.

Tentava De Sisti di sfruttare il successo, sospingendo i compagni al bis: un tiro di Esposito al 6' fischiava di poco a lato: al 10' Cencetti sfiorava la traversa; al 12' Chiarugi sparava alto, dopo un intervento falloso su Marchesi, intervenuto a riparare un errore di Soldo. A questo punto, i viola scomparivano di scena, cancellati imperiosamente dalla Lazio. Tra gli applausi della folla prima Ghio, poi Cucchi, infine Chinaglia tentavano la via della rete e al 17' la imbroccava Governato.

Rete di stupefacente maestria. Wilson, sulla sinistra, vinceva due contrasti e serviva il "professore" che in corsa, lottando prima con Cencetti, poi con Ferrante, si portava fin sulla linea di fondo e qui, a pochissimi passi da Superchi, indovinava di sinistro un corridoio assolutamente impossibile. Era come se i biancazzurri sentissero suonare la tromba della carica. Tre minuti dopo, passavano addirittura in vantaggio: Massa serviva l'avanzante Soldo al centro dell'area, tocco a Cucchi, cannonata dal "Jolly" di centro-campo, spettacolosa respinta dl Superchi e nuovo, questa volta inarrestabile fendente di Cucchi. 2-1: Fiorentina alle corde.

Non bastavano l'arbitro e le impennate di Chiarugi, sorvegliato a vista da un Wilson che meriterebbe la convocazione nella Nazionale... inglese, a frenare lo slancio dei biancazzurri. Al 26' il vantaggio aumentava e stavolta per merito esclusivo delle due "punte": Ghio entrava in area come un leone, scavalcando uno due tre avversari, sulla respinta di Ferrante si avventava come una tigre Chinaglia e dl destro, rasoterra, infilava la rete di Superchi. 3-1: Fiorentina al tappetto.

Nel finale del tempo, Rogora aveva commesso su Ghio - lanciato stupendamente, di testa, da Chinaglia - un mezzo fallo da rigore, sul quale Torelli aveva sorvolato. Bazzecole. La Lazio, sicura del bottino, stava un po' più sulle sue e dal 10' in poi gli ospiti in maglia bianca cominciavano a tessere una trama a maglie molto larghe in cui speravano di intrappolare i romani. Ma sebbene Morrone e Governato fossero visibilmente provati, bastavano i tre infaticabili Wilson, Massa e Cucchi a tenere in piedi abbondantemente la baracca. Né dormivano le "punte" biancazzurre che, al 20', creavano un'altra azione da gol: "cross" di Chinaglia da destra, girata di testa al volo di Ghio, stupenda deviazione in angolo di Superchi.

A questo punto, la gara conosceva un momento molto spassoso. Da circa cinque minuti, Lorenzo aveva dato ordine a Fortunato di spogliarsi e riscaldarsi per sostituire verosimilmente Morrone. Ebbene, al 21', anziché uscire dal campo, il "gaucho" segnò una rete, la quarta, di favolosa bellezza. Servito da Cucchi, venne a scambiare con Ghio, si ritrovò solo in area e fece secco il portiere viola, che pure gli aveva ristretto lo specchio di tiro, con una staffilata a filo d'erba, giusto nell'angolo opposto.

Per premio, Juanito lasciò in campo il suo connazionale fino al 31', facendolo quindi uscire da trionfatore in mezzo agli applausi deliranti dei tifosi. Intanto l'incredibile partita riservava altre due grosse emozioni alla folla: al 27' Di Vincenzo effettuava una deviazione molto difficile su stangata di Cencetti; al 37' Chinaglia siglava il quinto gol, e secondo suo personale nella giornata, lanciandosi al limite del fuorigioco su passaggio di Massa e battendo in diagonale Superchi, che parava senza trattenere. Epilogo trionfale.


La Gazzetta dello Sport apre in prima pagina con: “Lazio: 5-1 alla Fiorentina! – All’Olimpico nasce una tradizione: le romane (domenica il derby) imbattibili – Naufragio dei viola (e senza attenuanti).”

La Fiorentina ha fatto naufragio; e senza aver diritto ad attenuanti attendibili. Nemmeno le assenze di Amarildo, Merlo, Rizzo, seppure pesanti in assoluto e solo in parte compensate dall'indisponibilità di Mazzola II nella Lazio, possono suggerire valide giustificazioni alla catastrofica sconfitta del viola.

Tra l'altro, la Fiorentina era riuscita ad andare in vantaggio dopo appena tre minuti, determinando in tal modo una condizione tattica e psicologica largamente favorevole al proprio programma. Il gol dl Chiarugi, invece, ha soltanto stimolato la rabbiosa reazione della Lazio, i cui assalti hanno trovato la difesa viola del tutto impreparata a fronteggiarli, stranamente disunita, fragile in ogni settore, priva di un filtro a centro campo che moderasse in qualche modo l'irresistibile slancio degli avversari.

Come squadra vera e propria, la Fiorentina si è dissolta, appunto, dopo il gol di Chiarugi, quando ai poteva supporre che, per contro, potesse assumere uno schieramento organico, ragionevolmente contratto, rigorosamente protetto dagli uomini di centro campo. La disponibilità del difensore Cencetti nel ruolo di mediano e quella del mediano Esposito nel ruolo di interno sembrava propiziare una cauta condotta di gara dei viola. Cencetti, infatti, poteva essere un ruvido difensore aggiunto ed Esposito recitare, all'atto pratico, la sua consueta parte di laterale: c'erano, insomma, tutte le premesse di una impostazione tattica intesa a difendere il sollecito vantaggio ottenuto.

Ma non è stato così. La Fiorentina ha denunciato d'un tratto lentezze inattese, indecisioni inspiegabili, sbandamenti paurosi. Il ritmo serrato della Lazio l'ha posta in crisi ed il pareggio di Governato al 17' nonché i successivi successi dei laziali prima del riposo, sono apparsi la logica risultante dl un rapporto tecnico davvero disastroso per i viola. Né le cose sono andate meglio nella ripresa.

La Lazio, con un punteggio rassicurante all’attivo e magari, un po' provata dal severo impegno iniziale, ha badato più che altro a difendersi, così che il gioco è stazionato a lungo nella metà campo della squadra di casa. Ma, a parte il fatto che la Fiorentina, pur mantenendo l'iniziativa delle azioni, ha svolto un gioco puramente velleitario senza rendersi mai pericolosa, è anche accaduto che la Lazio abbia infilato con irrisoria facilità la difesa avversaria ogni volta che si è decisa a rispondere in contropiede alle manovre lente, involute, asfittiche, rassegnate degli antagonisti.

Il 5-1 finale, pertanto, è apparso uno specchio fedele della situazione tecnica e tattica in campo. Una situazione ovviamente determinata in ugual misura dalla volitiva prestazione della Lazio e da quella men che mediocre di una Fiorentina addirittura irriconoscibile.

Come spiegare il clamoroso naufragio dei viola? Il riferimento alle gravi assenze di cui si è detto non basta a risolvere il problema. Non offre una soluzione convincente nemmeno la considerazione sul valore effettivo dell'antagonista, una Lazio peraltro largamente superiore all'attesa e pienamente meritevole dell'ampio successo ottenuto. Specialmente nella fase centrale del primo tempo, la Lazio è apparsa addirittura una squadra di autorevole dimensione... europea e il fenomeno, allora, è da interpretare anche (se non specialmente) in rapporto alla balorda prestazione della Fiorentina.

Alcuni elementi della Lazio - Ghio, per esempio, che è un giocatore aggressivo e risoluto, ma non certo un fuoriclasse completo ed un virtuoso del palleggio - hanno assunto sul campo la statura del campione. Ghio, tanto per restare al nostro esempio, ha interpretato splendidamente il ruolo dell'interno completo, valido tanto nell'impostazione quanto nella rifinitura, capace di straordinarie ispirazioni che talvolta hanno sorpreso persino i suoi compagni, agile nel disimpegno, accorto nella misura dei passaggi, impeccabile nel dribbling. E, allora, bisogna anche ammettere che ha avuto un'opposizione fragile, distratta, smarrita. Il suo avversario diretto era però Rogora, difensore di lunga esperienza e di sicuro mestiere; l'annebbiamento di Rogora pertanto può essere preso come unità di misura del rendimento dell'intera retroguardia viola, disorganica, confusa, affannata come mai la si era vista.

I guai della Fiorentina, tuttavia, hanno avuto origine a centro campo, dov'è mancata - e non per la prima volta in quest'inizio di stagione - la sapiente regia di De Sisti. Attorno a De Sisti si era catalizzata negli ultimi tre anni una Fiorentina sempre più forte e lo stesso De Sisti, come più volte avevamo sottolineato, aveva virtualmente costruito, organizzato, diretto la Fiorentina campione. Ma quest'anno De Sisti stenta a ritrovarsi e proprio contro la Lazio è seriamente mancato al suo abituale impegno. Le sue incertezze nel prendere la posizione giusta, i suoi errori di misura nel disimpegno, i suoi estri appannati, il suo progressivo disunirsi in un'azione magari volitiva, ma sterile, hanno fatalmente determinato tanto lo annichilimento della retroguardia, quanto lo stato confusionale degli attaccanti.

Dal marasma generale si è salvato Esposito, che si è battuto di buona lena, magari trascurando un po' le marcature. Non ci sembra però che Esposito potesse fare di più per dare slancio ad una squadra che gli crollava d'attorno. Ha assunto anche parte dei compiti affidati di solito a De Sisti. Ma ne sono uscite ugualmente geometrie sghembe e provvisorie. Anche Mariani ha avuto qualche spunto vivace, seppure senza seguito pratico; l'altro rincalzo Concetti si è arrangiato in qualche modo a contenere le iniziative di Morrone, riuscendovi almeno fino a quando la Fiorentina ha conservato un equilibrio, sia pure affannoso, ma ancora valido; Chiarugi, infine, ha avuto un avvio vibrante, prima di essere domato dal sorprendente Wilson. Gli altri, non escluso Superchi, sono rimasti tutti al di sotto del proprio rendimento medio. E Maraschi è apparso, come si temeva, impreparato al rientro.

Si deve aggiungere che la Fiorentina ha tenuto uno schieramento inadatto a contrastare quello degli avversari. La Lazio ha fatto buon gioco su alcuni elementi di centro campo, tenuti in posizione contratta proprio per sottrarli al controllo del viola. Elementi di base della manovra centrale della Lazio sono stati, in particolare, Cucchi e Massa, nonché Governato nella fase decisiva del primo tempo. Ebbene, Massa ha goduto di un’inverosimile libertà d’azione, Cucchi non ha subito un costante controllo anche per i molti impegni di copertura e di rilancio assunti da Esposito. Governato, infine, è venuto a trovarsi nella zona di un De Sisti in giornata critica.

All’avvio, Lorenzo aveva posto Massa su De Sisti, con Governato arretrato a centro campo. Dopo cinque minuti, però, ha invertito le posizioni dei due e la Lazio ha cominciato subito a macinar gioco alla grande. Chi doveva controllare Massa? Se non Cencetti, con Longoni su Morrone, almeno Longoni libero da altri impegni. La Fiorentina, invece, ha sollevato Longoni (senza avversario) da qualsiasi incarico che non fosse una sporadica e sterile proiezione offensiva, consentendo a Massa, senza antagonisti tra i piedi, di fare il buono ed il cattivo tempo (e per la Lazio è stato sempre tempo buono…).

Una partita da dimenticare, ha detto filosoficamente Pesaola alla fine, allo scopo di non subirne contraccolpi psicologici in seguito. Ma anche una partita da tener ben presente per un approfondito esame critico della situazione. I recuperi di Amarildo, Merlo e Rizzo miglioreranno senza dubbio la situazione, anche se i rincalzi Cencetti e Mariani non sono stati, a Roma, tra i peggiori. Ma, nella Fiorentina d’oggi, ci sono anche una condizione fisica da ritrovare ed un gioco da ricostruire.

La Lazio ha giocato una partita esemplare e recitato nella fase centrale del primo tempo un ruolo dominante. La virtù più impressionante della Lazio è sato il ritmo. E non si è trattato, sia chiaro, di un ritmo dissennato. L’inversione di ruolo tra Massa e Governato dopo cinque minuti di gioco è stata fondamentale. All’avvio la squadra di Lorenzo aveva stentato un po’ ad esprimersi; dopo l’ha fatto con una scioltezza ammirevole ed una praticità di temi stupefacente.

Tutti i laziali hanno superato il proprio rendimento medio, almeno nella misura nella quale i viola, invece, ne sono rimasti al di sotto. Salda ed organica la difesa registrata da un Marchesi infallibile e chiusa da un Di Vincenzo in buona giornata, ariosa ed efficace la manovra a centro campo alla quale hanno garantito un ritmo elevato e costante Massa e Cucchi, incisivo l’attacco trascinato da un Ghio irresistibile.

Un largo successo collettivo, dunque. Tuttavia sono riusciti ad emergere dall’eccellente complesso il terzino Wilson, difensore di razza, caparbio, tempestivo, coordinato, Massa nel cui vortice sono naufragati gli uomini del centro campo viola, Cucchi che di Massa è stata la spalla ideale, Ghio contro il quale l’esperto Rogora ha fallito il  proprio disperato impegno. Brillanti iniziative ha avuto anche Morrone e puntuale con i palloni da gol è stato il solido Chinaglia, che non è uno stilista ma va sempre al sodo.

Esemplare l’arbitraggio di Torelli, un direttore di gara che si è fatto veder poco dal pubblico, ma sentire quanto era necessario dai giocatori.

La Fiorentina va in vantaggio dopo appena 3’, la palla giunge a Mariani da una rimessa laterale, l’ala destra è svelta a rimetterla al centro, dove Chiarugi, libero, la controlla, aggiusta la mira e batte Di Vincenzo con un tiro teso di sinistro. I laziali reclamano un po’, denunciando uno scaltro tocco di mano di Chiarugi. In effetti, se fallo c’era stato sul rimbalzo, doveva essere ritenuto involontario.

Vigorosa la reazione della Lazio, che si rovescia nella metà campo avversaria e costringe i viola ad una difesa sempre più affannosa. Al 15’ Superchi respinge di pugno un gran tiro di Ghio e Brizi libera successivamente la propria area; al 16’ Chinaglia fallisce d’un soffio il bersaglio su invito di Facco; al 17’ il pareggio. Governato parte sulla sinistra, in zona libera, evita Ferrante intervenuto a contrastarlo e da posizione difficile effettua un tiro tagliato che inganna Superchi (forse anche per una lieve deviazione dello stesso Ferrante).

Raddoppio della Lazio al 21’. Magnifica apertura di Ghio verso Cucchi in proiezione offensiva sulla sinistra. Cucchi irrompe in area, spara una robusta bordata, Superchi respinge come può, ma Cucchi è di nuovo sulla palla ed al secondo tentativo (con l’intera difesa viola di sale) non manca il gol.

La Lazio segna ancora al 27’. Ghio s’infila in area viola, giostra tra tre o quattro avversari incapaci di liberarsi di lui (e che nel loro affannare si disturbano l’un l’altro), infine riesce a trovare di rimpallo il compagno Chinaglia, ben piazzato al centro. Stangata a rete.

Quarto gol al 66’, dopo che meno di un minuto prima Superchi aveva evitato il peggio deviando in angolo una incornata di Ghio. Prolungata azione di Cucchi a tre quarti di campo in zona viola, e passaggio finale a Ghio, il quale è svelto ad aprire verso Morrone. Quest’ultimo parte deciso lungo il corridoio di sinistra, entra nell’area avversaria, fa partire un secco rasoterra angolato e sorprende Superchi in contropiede.

Ultimo successo all’82’. Contropiede di Fortunato, passaggio in profondità a Chinaglia, difensori viola che si fermano giudicando (forse non a torto) l’avversario in fuorigioco. Non si ferma, però, Chinaglia, che conclude con un forte tiro a rete. Superchi ne intuisce la traiettoria, vola attraverso la porta, riesce a toccare il pallone il quale, tuttavia, gli piega le mani e finisce alle sue spalle. È il 5-1.


La Stampa titola: “Fiorentina irriconoscibile all’Olimpico – Gol in partenza di Chiarugi poi la valanga laziale: 5-1 – Governato (all’esordio stagionale) autore del pareggio – Cucchi, Chinaglia, Morrone e ancora Chinaglia battevano quindi il frastornato Superchi – Le assenze di Amarildo, Merlo e Rizzo non giustificano lo sbandamento di De Sisti e dell’intera retroguardia Fiorentina - Maraschi menomato”:

Roma - La Fiorentina ha subito ieri all'Olimpico una delle più gravi umiliazioni di questi ultimi anni. La sconfitta esprime già a sufficienza nelle cifre di 5 reti a 1 il quadro della partita. Ma una analisi più approfondita proietta un'ombra minacciosa sul futuro della squadra viola. Erano assenti Amarildo, Rizzo e Merlo, ossia tre pedine troppo importanti per Pesaola. Tuttavia, la prova dei gigliati è stata tanto negativa da generare seri dubbi sull'effettivo valore dei campioni d'Italia. La squadra ha deluso in tutti i reparti, ma in modo particolare nella difesa, che non può accampare l'attenuante della mancanza di titolari.

Di fronte alle manovre rapide, sguscianti degli uomini di Lorenzo, i terzini, i mediani e il portiere Superchi hanno sorpreso per la loro inconsistenza e ingenuità. Una probabile spiegazione potrebbe ravvisarsi nel gioco opaco espresso da De Sisti, Cencetti ed Esposito che non sono riusciti a creare quel valido filtro a centro campo, che è stato regolarmente saltato con facilità dalle manovre laziali. Specialmente De Sisti è sembrato l'ombra dell’impareggiabile regista di tutto il complesso.

All'inizio Lorenzo, temendo che l'interno viola giocasse come mezza punta, lo ha fatto marcare da Massa per cercare di tenerlo lontano dall'area. Ma quando la Lazio si è trovata in svantaggio e considerato che De Sisti stava troppo indietro, il tecnico laziale ha spedito in avanti Governato. Il laziale, che giocava ieri la sua prima partita di campionato, non solo ha vinto il duello con l'avversario, ma ha tanto confuso le idee dei viola trovando proprio lui il guizzo per pareggiare il gol iniziale dei toscani. La rete di Governato ha punito la Fiorentina che ha creduto troppo presto di aver in mano le redini della gara. Infatti, il vantaggio conquistato da Chiarugi ha fatto peccare di presunzione i suoi compagni che si sono spavaldamente gettati in avanti per riscattare forse, con un vistoso bottino, la sconfitta di domenica scorsa contro il Cagliari. La Lazio di Lorenzo, però, non è sembrata affatto disposta a cedere il passo tanto facilmente.

Massa, Governato, Morrone, ma soprattutto Cucchi, infondevano a centro campo una spinta dinamica vanamente contrastata dagli evanescenti avversari. Con triangolazioni rapide, precise, i centrocampisti laziali trovavano sempre il corridoio giusto per le punte che erano Ghio e Chinaglia. I difensori viola sembravano statue di pietra. Tardavano a scattare, ad intuire la traiettoria del pallone e il povero Superchi, non più protetto come in altre occasioni, ha dovuto subire il pesante passivo.

La Fiorentina giocava con le tre punte Maraschi. Mariani e Chiarugi, ma inevitabilmente sono andate incontro all'amaro destino di trovarsi completamente isolate non potendo contare sul sostegno del centro campo. Inoltre, Maraschi, già in precarie condizioni fisiche, dopo pochi minuti di gioco ha avvertito una fitta alla gamba che gli impediva di scattare; Chiarugi ha trovato sul suo cammino un insuperabile Wilson (il migliore in campo) che non gli ha mai concesso un attimo di respiro. Mariani si è dimostrato troppo modesto per impensierire Facco.

La partita, all'inizio, sembrava scorrere sui binari di un presumibile successo dei viola. Dopo appena tre minuti, su un cross di Mariani, Chiarugi batteva Di Vincenzo con un tiro scoccato dal centro dell'area. I laziali reclamavano per un presunto fallo di mano dello stesso Chiarugi. Ma l'arbitro Torelli convalidava la rete. I laziali accusavano il colpo e si sbandavano leggermente. Esposito spediva di poco fuori e Cencetti colpiva il paletto di sostegno esterno.

Ma al 17' le speranze dei toscani subivano il primo colpo. Governato fuggiva sulla sinistra e giunto a fondo campo saettava nella rete di Superchi un incredibile pallone che si Infilava proprio sotto la traversa. Appena tre minuti più tardi la Lazio andava in vantaggio e diveniva padrona assoluta della partita. Cucchi, su lancio di Soldo, si incuneava nella difesa avversaria e tirava da distanza ravvicinata. Superchi respingeva il bolide, ma la palla tornava sui piedi dello stesso Cucchi che stavolta centrava di precisione il bersaglio.

Due gol di due centrocampisti. Il fatto non era casuale perché oltre le punte anche i mediani e le mezze ali laziali si sganciavano con rapide manovre portandosi in zona gol. Chinaglia, al 26', completava la prima parte della partita-capolavoro della Lazio: Ghio si districava abilmente fra tre difensori viola, la palla rimbalzava verso il centravanti laziale che infilava n colpo sicuro. Si attendeva invano la reazione della Fiorentina. Era invece la Lazio, sulla spinta dei tre gol, a spingersi con veemenza all'attacco.

Nella ripresa la Fiorentina tornava in campo ancora frastornata dall'assalto dei biancazzurri. I viola tentavano qualche debole reazione: Esposito si portava in posizione più avanzata, ma erano però sempre gli uomini di Lorenzo a comandare il gioco. Al 22' Morrone, dopo un magnifico scambio con Chinaglia, si infilava in area e, di fronte ad un Superchi indeciso, marcava la quarta rete con un preciso diagonale.

La gara non aveva più storia, procedeva a senso unico e trovava la logica conclusione a otto minuti dal termine. Fortunato, che era subentrato a Morrone apparso affaticato dal gran lavoro svolto, passava di precisione a Chinaglia forse in fuori gioco. I difensori toscani si fermavano. Il centravanti poteva dirigersi verso Superchi ed effettuare un violento tiro che il portiere viola intercettava ma non riusciva a fermare.


► Paese Sera titola: "SUPERLAZIO - Folgorante cinquina biancazzurra sulla ruota dei Campioni d'Italia: all'Olimpico continuano a crollare le grandi".

L'Olimpico si consacra nuovo tempio nazionale del calcio, Diventano lividi inviati, giocatori e allenatori del Nord. Venivano a Roma per godersi un paio di belle giornate, visitare i negozi, fare un salto in via Veneto. Ridevano sotto i baffi quando si accennava a una possibile reazione delle squadre locali di calcio di fronte alle loro grandi formazioni, che, in effetti, quasi immancabilmente vincevano.

Che succede ora? È mai possibile quello che registra il campionato? Scende il Milan contro la Lazio ed è silurato senza pietà. Scende l'Inter contro la Roma ed è sgonfiata. Scendono i campioni d'Italia della Fiorentina contro la Lazio e sono inceneriti. E tra le due partite interne c'è una trasferta della Roma a San Siro, nel vecchio tempio del calcio. E cosa fa la Roma? Bombarda il Milan, resiste alla faziosità arbitrale, distrugge gli europei e semi-mondiali. C'è da rimanere con il fiato mozzato per la sorpresa. Roba da non credere, da far stropicciare gli occhi e chiedersi se per caso non si sogna tutti. E invece...

Ieri all'Olimpico c'erano Lazio e Fiorentina l'una contro l'altra armate. C'era un bel sole. C'era un grande pubblico. C'era tutto per un grande spettacolo, in una grande sfida. Segna subito la Fiorentina. dopo tre minuti, e si pensa: l'incantesimo si è spezzato, si ristabilisce l'antico ordine calcistico. Ma no, si dimentica la forza, si dimentica il cuore, si dimentica la tattica della Lazio. Parte Governato e pareggia. Raddoppia e triplica la Lazio nel primo tempo. Dilaga nella ripresa fino a fermare sulla cinquina la serie dei suoi gol.

Olimpico stregato? Coincidenze casuali? Macché. La verità è che Roma e Lazio quest'anno ci danno dentro, sono magistralmente dirette dai loro tecnici, riescono a ribaltare gli abituali errori delle sfere sociali. Non ci ancoriamo al fatalismo per abitudine, cerchiamo spiegazioni logiche e le spiegazioni logiche vengono dal campo, da quel sontuoso Olimpico, che si veste a festa e vestito a festa si prepara al derbissimo (sì, permettetemi questo superlativo irregolare), a chiudere, nella sinfonia delle due parti casalinghe, la sua magnifica ottobrata.

Non è esistita una squadra all'Olimpico. ieri. Non è esistita la Fiorentina. È caduta, dunque, un'altra stella. Si è ricaricata la Lazio, si è esaltata, ha esaltato. Cinque gol ai viola, dico cinque, a quei viola diventati neri sotto i colpi dei laziali. Una grande affermazione, una affermazione storica. Non si esagera. Si sottolinea il risultato nelle dovute forme. Mancavano ai campioni d'Italia tre pedine grosse. Amarildo, Rizzo e Merlo. Sì, lo ha riconosciuto anche Lorenzo, che nell'occasione della grande vittoria, ha conservato finalmente una calma ammirevole, quale si richiede a un tecnico del suo valore. Ma senza quei tre giocatori si possono incassare cinque gol se l'avversario non ti tramortisce con una incredibile prestazione?

No, assolutamente. Attenuanti sì, per gli ospiti, ma nessuna giustificazione. Si toglierebbe sotto i piedi della Lazio lo sgabello del meritato trionfo. Lorenzo aveva fatto i piani giusti alla vigilia, quei piani che mi aveva confidato e avevo rivelato, con la sua autorizzazione. Aggredire sul ritmo la difesa toscana, di per sé vacillante, marcare inesorabilmente le «punte» gigliate. Wilson si prende in consegna Chiarugi e mai lo molla. Soldo si addossa a Maraschi, riducendolo a giocattolo tra le sue grinfie. Facco non dà respiro a Mariani. C'è da controllare De Sisti, il “cervello” della Fiorentina.

Lorenzo, pensando che “Picchio”, in assenza di Merlo, possa spingersi più in avanti in questa circostanza, lo affida a Massa, controllando Esposito con Cucchi. Quando, dopo pochissimi minuti, si accorge che De Sisti giostra nella sua abituale posizione, cambia la marcatura, consegnandolo a Governato e addossando Cucchi a Esposito. Piano eccellente, integrato dalla ottima giornata di Marchesi, quale libero, e dalla verve degli attaccanti, in particolare di Morrone e Ghio. Tra questi Chinaglia deve fungere da ariete e i due gol che mette a segno testimoniano la felicissima interpretazione del ruolo.

La Fiorentina sta a guardare, prima con alterigia, dopo avere segnato, poi con preoccupazione, dopo il pareggio, infine, con sgomento, dopo li secondo e terzo gol, la splendida Lazio. Si rassegna. S'inchina, con un solò gesto di stizza, quello dl Chiarugi, che scaglia lontano il pallone nella ripresa. protestando contro l'incolpevole arbitro. Peccato di gioventù il suo.

A guardare la Lazio c'è anche la Roma al completo. con Herrera in testa. Domenica c'è il derby all'Olimpico e la Roma rimane di sale: una Lazio così non se l'aspettava.

Finalmente una cronaca vera per una partita di calcio, con sei gol da dividere in novanta minuti. Comincia la Fiorentina, così. Discesa di Mariani. centro, momento di sonnolenza di Soldo. zampata rapida e felice di Chiarugi: 1 a 0. Sono trascorsi soltanto tre minuti La Lazio reagisce con furia. Assalta le retrovie viola, che danno inizio al ballo di San Vito. Sbroglia Ferrante, con una grande rovesciata, una grossima minaccia dl Riva (14') Spara alto sulla traversa un bolide Chinaglia (15').

Pareggia Governato È il minuto numero 17. Il professore scende da metà campo, si allarga sulla sinistra, di sinistro sferra un tiro ad arco, con Superchi gessificato: 1 a 1. La Fiorentina accusa il colpo, la sua difesa sbanda. Maraschi è centravanti soltanto perché porta la maglia numero 9. De Sisti perde terreno. Al 20' la Lazio raddoppia.

Fa tutto Cucchi, questo inesauribile, commovente, implacabile artigiano del calcio. Scatta e tira su Superchi, riprende la palla, respinta dal portierone e l'infila alla sua sinistra. Chi può fermare questa Lazio? Sicuramente no la tramortita Fiorentina che le sta davanti. Al 25' arriva il terzo gai. Lo inventa Ghio, lo sigilla Chinaglia con una bordata.

Sipario. Secondo atto. Un quarto d'ora di pausa, senza brividi, senza palle-gol. Ma se osservi bene la partita ti accorgi che la Lazio è vigile mentre la Fiorentina boccheggia. Al 21' il quarto gol. Superbo. All'argentina. E a firmarlo è un argentino, l'ex viola Giancarlo Morrone. Il suo fendente trapassa letteralmente Superchi. Ora Morrone può cedere il posto a Fortunato. che scalpita sulla panchina. Esce tra gli applausi, dono avere inferto il colpo micidiale.

Segna Chinaglia al 36' e sono cinque. La difesa viola è ferma, imbambolata, pensando a un fuori gioco che non c'è. Lazio fermati. Hai già umiliato fin troppo i campioni d'Italia E la Lazio si ferma, paga, trionfatrice, pensando di riservare qualche colpo ai cugini, a quelli della Roma, mi capite.