Domenica 4 marzo 2007 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Sampdoria 1-0

Da LazioWiki.

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4 marzo 2007 - 3.224 - Campionato di Serie A 2006/07 - XXVII giornata - calcio d'inizio ore 15.00

LAZIO: Ballotta, Behrami (68' Belleri), Siviglia (46' Stendardo), Cribari, Zauri, Mudingayi, Ledesma, Mutarelli, Mauri, Rocchi, Pandev (74' Jimenez). A disposizione: Berni, Firmani, Makinwa, Tare. Allenatore: D.Rossi.

SAMPDORIA: Castellazzi, C.Zenoni (71' Bazzani), Falcone, Accardi, Pieri, Maggio, Palombo, Volpi (46' Delvecchio), Franceschini (80' Ziegler), Bonazzoli, Quagliarella. A disposizione: Berti, Sala, Bastrini, Parola. Allenatore: Novellino.

Arbitro: Sig. Girardi (San Donà) - Assistenti di linea Sigg. Saglietti e Carrer - Quarto uomo Sig. Iannone.

Marcatori: 23' Rocchi.

Note: ammoniti al 79' Mutarelli e al 92' Mauri per gioco scorretto. Calci d'angolo: 5-9. Recuperi: 0' p.t., 4' s.t. Osservato un minuto di raccoglimento in memoria del giornalista Giorgio Tosatti deceduto in data 28 febbraio 2007.

Spettatori: 20.050 di cui abbonati 14.775 per una quota di 191.493,88 euro e paganti 5.275 per un incasso di 100.045,00 euro.


Il minuto di raccoglimento in memoria del giornalista Giorgio Tosatti
Valon Behrami in un fotogramma dell'incontro
Sebastiano Siviglia in marcatura su Quagliarella
La rete di Tommaso Rocchi vista da dietro la porta doriana
Esultanza biancoceleste

La Gazzetta dello Sport titola: "La nona sinfonia della Lazio".

Continua la "rosea": La nona della Lazio è sinfonia di sofferenza. Un 1-0 alla Sampdoria difeso con le unghie, i denti e un pizzico di fortuna visto il palo interno di Quagliarella col pallone benevolo restituito alle braccia di Ballotta. Dal gol di Rocchi agli infortuni di Siviglia e Cribari, quest'ultimo dopo che Rossi ha esaurito i cambi. Undici minuti in inferiorità numerica con Novellino che butta dentro tutti i chili e i centimetri di cui dispone in panchina. Ma la difesa meno battuta del campionato, nonostante le ripetute variazioni del reparto, resiste anche stavolta, allungando la serie positiva a nove giornate, sei vittorie e tre pareggi. L'ultima sconfitta risale ormai al 20 dicembre, quando all'Olimpico arrivò l'Inter dei record. La Champions è ancora lì, a portata di mano, e poco importa che Milan, Empoli e Fiorentina non abbiano perso un colpo, quel che pesa è la nuova caduta del Palermo. I posti, da uno che era, stanno diventando due. Un match intenso, bello, emozionante. Che la Lazio, tutto il contrario di mercoledì scorso col Catania, domina nel primo tempo, facendosi poi nettamente sovrastare nella ripresa. Al tirar delle somme un pareggio non avrebbe certo fatto gridare allo scandalo, ma non bisogna dimenticare che, al di là del gol di Rocchi, la Lazio può opporre al palo di Quagliarella un numero di occasioni da rete (tre a tre) in equilibrio e soprattutto un clamoroso rigore sfuggito all'arbitro Girardi e al guardalinee Saglietti sullo 0-0, quando Pieri, finito a terra in area con Mudingayi, ha platealmente portato via il pallone con la mano. Finalino non proprio edificante tra Delio Rossi e Novellino, che se ne dicono quattro a distanza salvo stringersi la mano davanti alle telecamere una volta finiti nel sottopassaggio. Quanto al tecnico della Samp, potrebbe risparmiarsi l'applauso un po' troppo provocatorio alla tribuna Monte Mario all'atto di lasciare il terreno di gioco.

Detto questo, due allenatori in gamba, buoni giocatori di scacchi, che le hanno provate tutte, qualche volta forse esagerando con la ricerca della variante a ogni costo. Rossi, che era partito con la formazione tipo ma senza il lungodegente Peruzzi, ha perso per infortunio Siviglia sostituito nell'intervallo da Stendardo, poi a metà della ripresa ha rischiato levando Behrami (ritenendolo a torto infortunato) per Belleri, completando l'opera a un quarto d'ora dalla fine con Jimenez al posto di Pandev. Quando Cribari si è azzoppato, Zauri è dovuto scalare centrale difensivo, Mutarelli terzino e Mauri mediano per un 4-3-1-1 che ha comunque ballato sui palloni alti, vista l'alta concentrazione di torri blucerchiate. Con Flachi fuorigioco per i noti motivi, Novellino è partito con un 4-4-2 assai prudente, Zenoni e Pieri difensori laterali, Maggio e Franceschini esterni di centrocampo, Bonazzoli piazzato più alle spalle di Quagliarella, sui piedi di Ledesma, che non in linea. All'inizio della ripresa, sullo 0-1, fuori Volpi e dentro Delvecchio, con Palombo chiamato a fare il Volpi. Una mossa riuscita solo per la metà relativa a Delvecchio. Quando la Samp ha chiuso la Lazio nella propria area, bombardandola di cross buoni per esaltare le qualità di Quagliarella e quelle assai meno rilevanti di Bonazzoli, ecco Novellino mettere anche Bazzani al posto di Zenoni, che tra i tanti spingeva e crossava (palo di Quagliarella incluso) meglio di chiunque altro. Non sempre ammucchiare attaccanti (dal 4-4-2 al 3-4-3) paga, e infatti nell'ultimo quarto d'ora, con Quagliarella costretto a giocare da ala destra, la Samp ha combinato piuttosto poco, fatte salve un paio di acrobazie di Bazzani che sarebbe forse stato meglio inserire al posto di Bonazzoli piuttosto che di Zenoni.

Alla fine paga il gol di Rocchi. Un avvitamento di testa, lui più piccolo di tutti i giganti Samp, su cross da tre quarti campo di Mudingayi, a metà del primo tempo. In cornice i due grandi protagonisti Lazio, il polmone inesauribile del centrocampo e l'attaccante "duracell" arrivato al dodicesimo centro stagionale calciando un solo rigore. Il record personale, 16 reti la passata stagione, è sempre più vicino. Ma il difficile per la Lazio comincia domenica prossima da Reggio Calabria: senza Siviglia e Cribari stirati e con Mutarelli e Mauri squalificati.


Il Corriere della Sera così racconta la gara:


Per la Lazio di Delio Rossi e del presidente Claudio Lotito parlano i numeri: 9 risultati consecutivi (ultima sconfitta Lazio-Inter 0-2, 20 dicembre 2006); 5 vittorie e 3 pareggi, 12 gol e soltanto 2 subiti nel 2007, quarto posto rassodato e terzo avvicinato (il Palermo in piena crisi è a 3 punti di distacco e ha giocato una partita in più); la cessione di Oddo, perfettamente metabolizzata dalla squadra, che ha portato tanto denaro contante nelle casse societarie. L'aggancio virtuale al terzo posto arriva al termine di una battaglia contro la Sampdoria, prima dominata e poi tremendamente sofferta, che, insieme ai tanti dati positivi, lascia anche una situazione di assoluta emergenza in vista della prossima trasferta a Reggio Calabria: Cribari, Siviglia e Behrami infortunati, Mutarelli e Mauri squalificati per cumulo di ammonizioni. Il presente, però, dalla miglior difesa del campionato (solo 19 gol subiti) a Rocchi capocannoniere del 2007 (6 gol come Luca Toni), è la miglior medicina. Nel primo tempo ci ha pensato il gioco: quattro occasioni clamorose e il gol di Rocchi (di testa, in anticipo su Falcone), con Mutarelli e Mudingayi bravi a correre il doppio dei rivali blucerchiati (irriconoscibile Volpi). Nel secondo tempo è bastata la capacità di saper soffrire e una buona dose di fortuna: clamoroso il palo colpito da Quagliarella, a Ballotta strabattuto, al 65'. Per inciso, Quagliarella è sembrato per tutta la gara un vero satanasso. È attaccante tecnico e grintoso, pare il sosia italiano di David Villa del Valencia. Vale tutti i soldi che chiedono per lui. Lazio-Samp, a bordo campo e negli spogliatoi a fine gara, è stata uno show tra i due allenatori più sanguigni della serie A, Delio Rossi (capace di infuriarsi con l'incolpevole quarto uomo per i quattro minuti di recupero nella ripresa) e Walter Novellino, tarantolato prima, durante e dopo la partita.

"Puntiamo al terzo posto? Non possiamo non essere ambiziosi - ha detto Rossi -. Novellino? Lo conosco: si trasforma quando è in panchina, ma fuori dal rettangolo verde è un bravo ragazzo". "La partita l'ha sempre fatta la Sampdoria - ha esagerato un po' Novellino -. Loro hanno creato poco in avanti e noi abbiamo avuto tante occasioni, ma non siamo stati fortunati. Delio Rossi? Vivo la partita in questa maniera, gli ho chiesto anche scusa". In realtà, Novellino può coltivare il rimpianto di non aver messo prima Delvecchio, che, nella ripresa, con la sua fisicità, gli ha completamente cambiato in meglio tutta la squadra. Finale con il "giallo" degli striscioni. Prima dell'inizio, appesi da alcuni stewart con la pettorina gialla, ne sono apparsi due giganteschi a favore di Lotito. I suoi detrattori parlano di sceneggiata confezionata in casa, il presidente contrattacca: "Striscioni messi dai dipendenti Lazio? Non mi risulta. Anzi, l'iniziativa è di sicuro dei tifosi, mi sono informato. Mi fa piacere che la tifoseria si sia riappropriata del ruolo che le compete. Anche oggi, quando si sono levati dei cori di contestazione, la maggior parte dello stadio ha urlato "buffoni, buffoni". È chiaro ormai che all'interno dello stadio c'è una dicotomia. E la gente ha capito che questa squadra va sostenuta". In ogni caso, restano i numeri, che sono tutti con lui.