Giovedì 28 novembre 2013 - Varsavia, Stadion Wojska Polskiego - Legia Varsavia-Lazio 0-2
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28 novembre 2013 - Europa League - Fase a gironi, gara 5 - inizio ore 19.00
LEGIA VARSAVIA: Kuciak, Bereszynski, Rzezniczak, Jodlowiec, Wawrzyniak, Furman (64' Astiz), Vrdoljak, Helio Pinto (46' Ojamaa), Radovic, Brzyski, Dvalishvili (75' Mikita). A disposizione: Skaba, Broz, Kopczynski. Allenatore: Urban.
LAZIO: Berisha, Cavanda, Ciani, Cana, Radu, A. Gonzalez (81' Lulic), Biglia, Hernanes, Felipe Anderson (77' Floccari), Perea, Keita (73' Onazi). A disposizione: Marchetti, Novaretti, Konko, Ledesma. Allenatore: Petkovic.
Arbitro: Sig. Blom (NED). Assistenti Sigg. Simons e Steegstra (NED). Quarto arbitro Sig. van Dongen (NED). Assistenti arbitrali aggiunti Sigg. Makkelie e van Sichem (NED). Delegato UEFA Sig. Ospelt (LIE)
Marcatori: 24' Perea, 56' Felipe Anderson.
Note: per la prima volta nella Storia della Società biancoceleste, l'undici iniziale è composto da calciatori stranieri. Ammonito Cavanda. Angoli: 2-3. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 14.000 circa.
► I calciatori convocati per la partita odierna
La Gazzetta dello Sport titola: "Colpi di Perea e Anderson. Centrata la qualificazione".
Continua la "rosea": Qualificazione centrata e primo posto nel girone ancora possibile. A differenza dei suoi tifosi, che a Varsavia ne combinano di tutti i colori, la Lazio trasforma la trasferta polacca in una marcia trionfale. Alla Pepsi Arena i biancocelesti colgono in un colpo solo il primo successo esterno stagionale (e il terzo dell’intero 2013), la qualificazione ai sedicesimi di Europa League e la possibilità di agguantare ancora il primo posto nel girone che significherebbe un avversario più morbido nel turno successivo. Per farcela la Lazio dovrà battere il Trabzonspor a Roma il 12 dicembre nell’ultima gara della fase a gironi. Non sarà facile, ma se la Lazio non fosse passata a Varsavia i biancocelesti si sarebbero dovuti accontentare del secondo posto già da ieri sera. E invece, come d’incanto, la Lazio balbettante e insicura delle ultime partite di campionato si è trasformata in una formazione praticamente perfetta. Capace di controllare la partita dall’inizio alla fine, creando tanto, concedendo nulla e dando a un certo punto anche l’impressione di non voler infierire sul Legia (ci potevano stare almeno altri due gol). Il tutto con una squadra composta completamente da stranieri. Una novità assoluta per i laziali che, mai nella loro storia, avevano affrontato una partita ufficiale senza neppure un italiano (nel finale è entrato Floccari, ma la sostanza non cambia). Lazio straniera, vincente e ritrovata, dunque, grazie però (giusto sottolinearlo) anche ad un avversario che ha fatto davvero poco per rendere la serata complicata ai biancocelesti. Quasi volesse a tutti i costi, il Legia, mantenere quello zero assoluto che lo tormenta dall’inizio del girone.
Cinque partite, nessun punto e nessuna rete all’attivo per i polacchi. Ieri falcidiati pure da numerose assenze. Cifre che è bene tener presente nel peso specifico da dare alla vittoria laziale. La squadra di Petkovic sempre in predicato di divenire c.t. della Svizzera, ma per ora nessun annuncio ufficiale) è comunque piaciuta. Ed è piaciuto soprattutto il suo trio di baby attaccanti. I ventenni Perea e Anderson e il diciottenne Keita hanno giocato con la spensieratezza e la leggerezza della loro giovane età. Risultando al tempio stesso belli da vedere ed anche efficaci. I gol non potevano che arrivare da qualcuno di loro. Perea ha aperto le marcature a metà primo tempo con un colpo di testa bizzarro nella costruzione ma efficacissimo nella finalizzazione. A chiudere i conti ha poi pensato Anderson a inizio ripresa con un esterno destro che ha fulminato Kuciak (perfetto l’assist di Hernanes). Per l’ex Santos è stato il primo gol con la maglia della Lazio. Forse, l’inizio vero della sua avventura laziale dopo mesi trascorsi in infermeria prima e in panchina dopo.
Il Corriere dello Sport titola: "Perea-Felipe, è show Lazio".
Continua il quotidiano sportivo romano: Quando ha raddoppiato Felipe Anderson, gol pieno di classe e ispirato da un’apertura geniale di Hernanes, ha fatto festa anche Petkovic, tentato dal ruolo di futuro ct della Svizzera e deciso a lasciare a testa alta la Lazio, se possibile, solo a fine stagione. Domenica a Marassi neppure aveva avuto la forza di alzare le braccia dopo il pareggio all’ultimo respiro di Cana. Ieri è sembrato pienamente ancorato alla panchina e concentrato sul suo lavoro, centrando il primo successo in trasferta della stagione. Chissà, potrebbe essere la svolta. Vittoria pesante, perché vale la qualificazione aritmetica ai sedicesimi di Europa League e nell’ultimo turno, battendo i turchi del Trabzonspor, la squadra biancoceleste chiuderebbe in testa il girone, assicurando alla società un bonus supplementare di 400 mila euro e garantendosi un ingresso migliore nel tabellone a eliminazione diretta. La modestia del Legia Varsavia non inganni. Serviranno conferme in campionato (e il Napoli capita a proposito), ma la notizia più bella è che la Lazio è tornata a divertirsi. Una squadra di qualità e capace di tenere bene il campo per novanta minuti, con un assetto logico e collaudato. Così ha cominciato a riscoprire risorse che sembravano sparite. Lampi del vero Hernanes. Segnali di risveglio di Gonzalez. Il primo gol italiano di Felipe Anderson. Le risposte confortanti di Keita e Perea, più la buonissima regia di Biglia.
Peccato non sia stata festa totale per tanti tifosi che avevano seguito la Lazio a Varsavia: 120 fermati dalla polizia polacca, altri 150 trattenuti a lungo fuori dalla Pepsi Arena (senza motivo) dopo un pomeriggio di terrore, atmosfera piena di preoccupazioni per chi era riuscito a entrare allo stadio, dove non è successo niente. Per questo motivo non dovrebbero esserci rischi di sanzioni Uefa. Petkovic ha puntato sulla freschezza dei suoi giovani attaccanti. Il pressing di Perea, gli scatti rabbiosi nell’uno contro uno di Keita, i ricami di Felipe Anderson, che stavolta è riuscito a dare ampiezza alla manovra, stazionando quasi stabilmente davanti a Cavanda. Dal confronto di lunedì a Formello è venuta fuori una squadra molto vicina a quella che si era vista a Parma prima della sosta: stesso assetto, baricentro più alto di quindici metri con il centrocampo pronto a salire. Il 4-3-3 di partenza per larghi tratti della partita è diventato 4-1-4-1 perché Keita e Felipe Anderson restavano larghi e si sacrificavano nei rientri. La Lazio era armoniosa e distribuita bene sul campo, pericolosa su tutte e due le fasce. Così sono fioccate a ripetizione le occasioni. Nel primo tempo se ne sono contate quattro nitide, più altre due o tre situazioni pericolose nell’area di rigore del Legia Varsavia. Dopo il tiro alto di Felipe Anderson, il sinistro di Hernanes rimpallato e un’altra conclusione di Keita respinta da Kuciak, al 24′ la Lazio è passata in vantaggio con Perea.
Il colombiano è stato pescato da un lancio calibratissimo di Biglia, ha stoppato di testa il pallone con grande intelligenza, perché non voleva perderlo, e con destrezza ha preso in controtempo difensore e portiere, saltando di nuovo per metterlo in rete. Gol da grande attaccante. Il volume di gioco sviluppato dai biancocelesti avrebbe meritato subito il raddoppio. S’è vista tanta qualità e una tecnica superiore, ma non altrettanta precisione nel rifinire l’azione. I polacchi sono rimasti dentro la partita. Berisha ha bloccato un sinistro di Radovic e nel recupero è stato salvato da Biglia, che ha respinto il tiro ravvicinato di Dvalishvili. Tanta classe era difficilmente resistibile per il Legia e nella ripresa è salito in cattedra il Profeta. Ha mancato un gol facile, ma poi ne ha inventato uno per Felipe Anderson. Dopo un pallone recuperato da Keita e il fraseggio con Gonzalez, Hernanes ha alzato la testa e con un’apertura geniale ha spiazzato tutta la difesa polacca servendo sul lato opposto l’ex gioiello del Santos, che ha sfruttato l’occasione dimostrando altrettanta rapidità d’esecuzione. Stop e tiro d’esterno destro, diagonale nell’angolino, quasi fosse un colpo da biliardo. L’arbitro olandese Blom ha negato un rigore solare a Keita, Biglia ha salvato sulla linea dopo un’uscita avventurosa di Berisha. Partita chiusa, aspettando buone notizie dall’unità di crisi dell’ambasciata italiana, intervenuta per permettere ai tifosi della Lazio di tornare oggi a casa.
Dal Corriere della Sera:
Perea più Felipe Anderson: insieme a Keita fanno 58 anni in tre e, per la prima volta tutti insieme, assicurano alla Lazio il passaggio ai sedicesimi di finale di Europa League con una partita di anticipo. Segnano i primi due al Legia, un 2-0 che rilancia la squadra in chiave europea, che la spinge verso il Napoli con un tabù trasferta abbattuto (204 giorni senza vittorie fuori casa) e che dà a Petkovic un po’ di ossigeno dopo la settimana di apnea tra il disastro di Genova e le voci che lo vedono prossimo c.t. della Svizzera. "Sono contento che abbiamo vinto e faremo di tutto per vincere anche la prossima – le parole del tecnico -. Della Svizzera si è già parlato troppo, ho un contratto con la Lazio fino a giugno e sono con la Lazio al cento per cento, con il cuore e con la mente". "Solo speculazioni"', il commento del d.s. Igli Tare. Contro il Legia, comunque, si è visto qualcosa di diverso rispetto alla Sampdoria, segnali che danno fiducia in prospettiva Napoli, lunedì sera all’Olimpico. "Tante note positive da questa vittoria esterna – ancora Petkovic – Tutto ciò vedendo anche quello che ci è successo recentemente: la squadra ha espresso carattere e gioia di giocare a calcio. Europa unico obiettivo rimasto? Il nostro traguardo è lavorare ogni giorno e guardare solo alla prossima partita. Pensare oltre non conviene. La squadra ha dimostrato carattere, voglia di giocare a calcio e di imporsi fuori casa: anche contro il Napoli dobbiamo dimostrare chi siamo e vincere".
Di sicuro il tridente giovane è uno spunto in più. Ma non il solo: finalmente si è visto Biglia e anche Hernanes ha dato segnali di risveglio. "Tutti mi sono piaciuti, i giovani sono stai supportati dagli anziani e loro hanno messo a servizio la corsa e la freschezza e sono arrivati i gol – ancora "Petko" – Peccato non averne fatti di più, se fossimo stati più cinici avremmo potuto arrotondare il risultato". I gol, ieri sera, li hanno portati i giovani. Felipe Anderson sta cominciando a svelarsi e Brayan Perea ha messo a segno il suo secondo gol stagionale, la rete che potrebbe avere sbloccato la Lazio: "Credo che sia molto importante, questo gol mi darà fiducia – ha detto il 20enne colombiano – Con Felipe e Keita ci troviamo bene in campo, è il primo match che giochiamo insieme, abbiamo dimostrato che siamo complementari, il talento di uno esalta quello degli altri due".
Il sito web Uefa.com commenta così la gara:
La SS Lazio versione UEFA Europa League non tradisce le attese. Nella quinta giornata del Gruppo J, in casa di un Legia Warszawa finora sempre sconfitto, i Biancocelesti passano d’autorità 2-0 e conquistano la qualificazione con una giornata d’anticipo: sono le reti, una per tempo, di Brayan Perea e Felipe Anderson a decidere la sfida. In crisi di risultati in campionato, dove non vince da un mese ed è scivolata all’ottavo posto, la squadra di Vladimir Petković ha confermato la sua predisposizione alle competizioni europee nella sfida dello Stadion Wojska Polskiego, dove ha imposto il suo superiore tasso tecnico e ha ottenuto la prima affermazione in trasferta. Una prestazione positiva quella della Lazio, impreziosita dal primo gol del brasiliano Felipe Anderson: il primato nel girone resta un obiettivo possibile, per raggiungerlo bisognerà battere i turchi del Trabzonspor AŞ il prossimo 12 dicembre all’Olimpico. Come previsto, Petković attua un turn-over massiccio dopo la sfida di campionato con l’UC Sampdoria: ben sette i volti nuovi, il tecnico bosniaco si affida a un 4-3-3 con davanti il tridente baby formato da Felipe Anderson, Brayan Perea e Keita Baldé Diao. I padroni di casa, in testa nel campionato polacco, rispondono con un 4-2-3-1 con il georgiano Vladimir Dvalishvili terminale offensivo.
I Biancocelesti, trascinati dalle intuizioni dello spagnolo (di origini senegalesi) Keita, cresciuto nella "cantera" del FC Barcelona, prendono il sopravvento fin dalle fase iniziali. Dopo tre minuti Hernanes calcia bene una punizione dalla trequarti, il francese Michaël Ciani sceglie bene il tempo dell’inserimento ma la sua girata al volo è decisamente imprecisa. Ancora più nitida la chance che capita poco dopo a Felipe Anderson, servito ancora da Keita: il brasiliano, però, calcia altissimo. Più vicina allo specchio la conclusione al 19’ del suo connazionale Hernanes, ma cinque minuti dopo il vantaggio finalmente si materializza. Lucas Biglia con una buona intuizione serve dalle retrovie Perea, il colombiano controlla il pallone di testa e poi – spalle alla porta e sempre di testa – lo mette alle spalle del portiere avversario, lo slovacco Dušan Kuciak. L’attaccante biancoceleste potrebbe addirittura fare doppietta alla mezzora, ma sul cross di Keita dalla sinistra non riesce questa volta a inquadrare lo specchio della porta di testa. C’è solo la Lazio in campo, che va altre due volte alla conclusione prima con Keita e poi con Álvaro González sul cross di Ștefan Radu. Il Legia si fa vedere solo nel finale con il serbo Miroslav Radović, che dopo un spunto prova la conclusione ma manda a lato alla sinistra dell’albanese Etrit Berisha.
La ripresa si apre come si era concluso il primo tempo, con la squadra di Petković all’attacco. Felipe Anderson impegna Kuciak con un gran destro da fuori area, ancora più nitida l’occasione che capita a Hernanes, ma il "Profeta" non riesce a concretizzarla. Al 57’ però arriva il raddoppio. Hernanes cambia fronte per Felipe Anderson, che controlla bene e con un destro di controbalzo infila il pallone all’angolino, dove il portiere avversario non può arrivare. Per il brasiliano arrivato dal Santos FC è il primo gol in maglia Biancoceleste. Il Legia di Jan Urban sembra sfiduciato, anche perché l’estone Henrik Ojamaa – favorito da un’uscita rivedibile di Berisha – sciupa un’ottima opportunità per dimezzare lo svantaggio. Petković inserisce Ogenyi Onazi, Sergio Floccari e Senad Lulić, che vanno tutti vicini al terzo gol con interessanti conclusioni; Biglia nega invece il gol della bandiera a Radović. Il risultato finale resta 2-0, la Lazio ritrova la vittoria in Polonia, resta imbattuta nel Gruppo J e festeggia il passaggio del turno: tra due settimane a Roma si giocherà il primo posto contro il Trabzonspor.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Ne hanno parlato in Svizzera, anche tanti suoi amici, del suo probabile e futuro incarico. Il quotidiano "Blick" (vicinissimo alla Federazione di Berna) e la Rsi (televisione della Svizzera italiana) che trasmette le partite della nazionale elvetica, lo considerano il favorito per la panchina di Hitzfeld. A Roma sono solo rimbalzate le indiscrezioni e Petkovic, forse con un giorno di colpevole ritardo, ieri sera ha finalmente risposto da allenatore della Lazio. "La Svizzera? Di questa cosa ne avete parlato voi. Ho un contratto sino a giugno. Sono con il cuore e con la mente concentrato al 100 per cento sulla Lazio". Belle parole, espresse con sentimento e passione. Meglio così. Nella conferenza stampa della vigilia era stato decisamente evasivo. Anche sul campo, ieri sera, è apparso aggrappatissimo alla panchina biancoceleste. E ha festeggiato il gol del raddoppio di Felipe Anderson come non succedeva da tempo. Il segnale chiaro di un attaccamento al lavoro e di una partecipazione alla causa che non può essere messa in discussione. "Io festeggio sempre i gol. Ma forse negli ultimi tempi abbiamo segnato poco. Ho avuto voglia di festeggiare più di altre volte. Dovevo, potevo festeggiare di più. Qualche altro gol lo abbiamo lasciato, si poteva chiudere con uno scarto ancora più ampio. Faccio i complimenti ai ragazzi. Sono stati una vera squadra sul campo" ha raccontato l’allenatore di Sarajevo, contento per i numerosi segnali percepiti nella notte di Varsavia. La Lazio ha dato la sensazione di essere tornata a divertirsi. "Lo chiedevano i giocatori, lo chiedevano tutti quanti. Lottando, i ragazzi hanno cominciato a prendere fiducia. E così ci si può divertire".
Ora serviranno le conferme in campionato. E Petkovic ha avvertito subito tutti. "Sono state tante le note positive. Non tutto è stato ideale. Ora non dobbiamo montarci la testa. E’ stata una bella partita contro un avversario che ci ha lasciato giocare una bella partita. La prossima partita sarà diversa, più dura, dobbiamo prepararci ad affrontare il Napoli". Vincendo, la Lazio si è garantito il passaggio ai sedicesimi di Europa League. E il 12 dicembre, nell’ultimo turno, avrà l’opportunità di chiudere in testa il girone battendo il Trabzonspor all’Olimpico. "Era importante vincere, conserviamo possibilità di chiudere al primo posto. E’ importante per proseguire un cammino positivo" ha spiegato Petkovic. Sarebbe un bel vantaggio scavalcare i turchi. Il primo posto consentirebbe alla Lazio di giocare in casa nella partita di ritorno dei sedicesimi di finale e negli eventuali ottavi, garantendosi un ingresso soft nel tabellone a eliminazione diretta.
Il tecnico bosniaco ha parlato anche dei singoli. Nella ripresa si sono rivisti lampi del vero Hernanes. "Ha giocato una bella partita. Peccato, poteva anche segnare. Sta crescendo. E’ in ripresa. Nel finale ho tolto i giovani, perché erano stanchi. E con le sostituzioni ho dovuto cambiare i moduli. Ma non siamo andati in confusione...". Promossi Perea, Keita e Felipe Anderson. "I tre ragazzi sono andati bene, ma anche perché sono stati supportati dal resto della squadra. Non può essere decisivo il singolo. C’era una squadra e c’erano i ragazzi che hanno lavorato per la squadra". Ha colpito la personalità di Berisha. "Sono contentissimo per lui. Si è confermato dopo le prestazioni in Nazionale. Abbiamo confermato di avere anche un secondo portiere di buon livello". Petkovic è stato sollecitato sul tema degli incidenti. "Mi dispiace veramente. Non fa parte del calcio, dello sport. E’ incredibile che la libertà di circolazione in Europa sia ostacolata per una partita di calcio. Non si può arrivare allo stadio con le famiglie, da soli, in sicurezza. Si deve aggredire, curare da fuori questo male. Ci vuole severità con chi sgarra". La Lazio non rischia sanzioni Uefa. "Non lo so cosa potrebbe succedere, di chi è la colpa, ma tutto è successo lontano dallo stadio. Non posso dare commenti".
Felipe Anderson dice che "Perea è un grande giocatore ed è un grande amico, farà grandi cose". Perea dice che "Felipe Anderson sa di essere un bravo giocatore e l’ha dimostrato, se continuerà così darà molto alla Lazio. Vogliamo essere il futuro". Crescono insieme, segnano e sognano insieme, parlano l’uno dell’altro in portoghese e in spagnolo, masticando un po’ di italiano. Sorridono, si scambiano le battute e i palloni, si fanno i complimenti davanti alle telecamere che li inquadrano, diventano grandi giocando a calcio. Sono amici e goleador, dividono la copertina europea e il tempo, si fanno gli scherzi a Roma. Escono in città, si fotografano su Twitter. Felipe Anderson e Perea star a Varsavia, ci hanno pensato loro ieri sera. Hanno 40 anni in due, hanno brillato nell’attacco under 20 proposto da Petkovic, ad occhio il più giovane d’Europa (non dimenticate Keita). Felipe Anderson e Perea, due speranze presenti e future, due baby promettenti, due acquisti d’oro dell’estate. Sono partiti in sordina, hanno accelerato e rallentato (coi giovani è così), si sono scatenati alla "Pepsi Arena".
Felipe Anderson ha vissuto il giorno della prima celebrazione. S’è imposto a suon di finte, firmando un gol bello, figlio di un movimento elegante: "Dedico il gol alla mia famiglia, mi è sempre stata accanto, mi aiuta. Ringrazio Dio, mi dà la forza. Siamo giovani, dobbiamo aggredire il pallone, dobbiamo accelerare per far stancare gli avversari, possiamo colpire anche in contropiede". Il brasiliano ha parlato a Lazio Style Radio, ha colpito nella notte più fredda della sua vita, non s’è ibernato. Lui è nato nel Paese del sole: "Che freddo, non lo avevo mai provato, pensavo di incontrare difficoltà, per fortuna è andata bene. In partita, scattando, non si è avvertito nulla". Felipe è felice, finalmente. Scatta e segna, era finito in panchina, s’era sentito un po’ bocciato, ha aspettato il suo turno: "Sono molto contento perché ho aiutato la squadra col mio primo gol, darò continuità rispetto a quanto fatto a Varsavia. Noi giovani come cresceremo? Alle spalle abbiamo gente esperta come Cana, Hernanes e Radu, ci aiutano parlandoci, così diventa più facile giocare".
Suo compare si chiama Brayan Perea detto Coco, ha centrato il secondo gol laziale, il primo europeo (aveva colpito a Bergamo, contro l’Atalanta). Perea, 20enne saggio, non si culla, parla a bassa voce, vola alto: "E’ stata una bella vittoria, speravamo nella qualificazione, ma dobbiamo giocare meglio in campionato, dobbiamo dare il massimo e non perdere la concentrazione durante la partita, come squadra possiamo fare di più". Perea cresce bene, sta trovando confidenza col gol, inizialmente si sfiancava in un lavoro di pressing, si lanciava come una fionda sul pallone, era il primo difensore. E’ un attaccante e sta imparando a segnare, ha doti da centravanti, deve solo allenarle. Ieri s’è caricato il peso dell’attacco sulle spalle, non vede l’ora di ritrovare Klose al suo fianco: "Il tandem con Klose? Con lui mi trovo bene, cerco di aiutarlo restando alto e dandogli palloni. E’ un grande attaccante, mi dà tanti consigli. Keita? Ha grandissime qualità, le fa vedere sempre in allenamento. Noi giovani sentiamo che siamo importanti per la Lazio e vogliamo sfruttare tutte le possibilità che ci vengono concesse". Perea punta il Napoli, tiene il gol in canna: "Io come Cavani? I paragoni sono azzardati, dico solo che contro il Napoli vorrei segnare". Cana, protettore dei baby d’oro, li ha lanciati in orbita: "Hanno giocato tre ragazzi giovanissimi, in tre hanno 58 anni, è incredibile, è straordinario che si siano fatti valere in Europa. Siamo fiduciosi, ci aiuteranno molto. La vera Lazio non si è ancora vista, faremo un bilancio a Natale. Ora vinciamo contro il Napoli, troviamo lo spirito giusto e la continuità. Dovremo essere tosti, sempre di più. Questo successo ci dà serenità, vinciamo le prossime gare!".
Tratto dalla Gazzetta dello Sport, un articolo concernente il "record" di presenze straniere nella formazione biancoceleste in questa gara:
C’è un motivo per far passare alla storia una gara che altrimenti sarebbe stata dimenticata nel giro di poche ore? Sì, perché Legia Varsavia-Lazio è un esemplare unico nel suo genere. Mai, in nessuna competizione e in quasi 114 anni di vita, gli undici laziali in campo dal primo minuto erano stati tutti stranieri. Due albanesi, due brasiliani, un belga, un francese, un romeno, un uruguaiano, un argentino, un colombiano e uno spagnolo di genitori senegalesi. Fino al 77’, quando dalla panchina è spuntato Floccari al posto di Felipe Anderson. Al massimo, la Lazio si era fermata a dieci (anche di recente), o aveva schierato nove brasiliani, come per tre partite di campionato della stagione 1931/32, quando gli oriundi erano di moda.
Il caso dell’Inter internazionale (i nerazzurri hanno giocato con 11 stranieri, più i tre subentrati, anche il 29 ottobre scorso a Bergamo) fece scomodare persino la Lega. Non la Lega di Serie A, ma quella dell’allora segretario Umberto Bossi. Già, perché il 24 novembre del 2005, dopo Inter-Artmedia di Champions League, il quotidiano La Padania titolò "La Babele del calcio è la fine dello sport". Tutto il contrario del Piacenza, che dopo una vita si arrese nel 2001 al volere di Novellino, che chiese Matuzalem, e dell’Athletic Bilbao, che di recente si è piegato acquistando il francese Aymeric Laporte, ora in una squadra tutta basca. Nonostante la personalità mostrata anche ieri da Berisha, però, il titolare della Lazio è Marchetti, che come Candreva tornerà in campo già da lunedì. L’orgoglio nazionale è salvo.
Galleria di immagini sulle reti della gara | |
► Per questa partita il tecnico biancoceleste Vladimir Petkovic ha convocato i seguenti calciatori:
- Portieri: Berisha, Marchetti, Guerrieri;
- Difensori: Cana, Cavanda, Ciani, Konko, Novaretti, Radu;
- Centrocampisti: Biglia, Ederson, Felipe Anderson, Gonzalez, Hernanes, Ledesma, Lulic, Onazi;
- Attaccanti: Floccari, Keita, Perea.
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