Mercoledì 22 marzo 2000 - London, Stamford Bridge stadium - Chelsea FC-Lazio 1-2

Da LazioWiki.

Stagione

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22 marzo 2000 - 2891 - Champions League - Seconda fase a gironi gruppo "D" - gara 6 - inizio ore 19.45

CHELSEA: De Goey, Ferrer, Desailly, Leboeuf (62' Hogh), Babayaro (74' Harley), Petrescu, Di Matteo (74' Morris), Deschamps, Poyet, Flo, Zola. All. Vialli.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Fernando Couto, Mihajlovic, Pancaro, Simeone, Almeyda, Veron, Nedved, Stankovic (46' Boksic), S.Inzaghi (68' Salas poi 87' Gottardi). A disp.: Ballotta, Sensini, Conceição, Mancini. All. Eriksson.

Arbitro: Sig. Melo Pereira (Portogallo).

Marcatori: 44' Poyet, 54' S.Inzaghi, 66' Mihajlovic.

Note: ammoniti Di Matteo, Leboeuf, Flo, Pancaro, Salas. Angoli 3 a 4. Recuperi: 1' più 3'. Espulso Fernando Couto all'83' per doppia ammonizione.

Spettatori: 34.260 paganti.


Il tiro vincente di Poyet per il vantaggio londinese
Simone Inzaghi insacca la rete del pareggio biancoceleste
Simone Inzaghi ha appena messo in rete, in scivolata, su assist di Pavel Nedved
Da La Gazzetta dello Sport
L'esultanza dell'attaccante biancoceleste
Un'azione di Simone Inzaghi, rincorso da Leboeuf
Da La Stampa
Veron e Simeone in azione contro la difesa del Chelsea
Da Il Tempo
La magica punizione di Mihajlovic
Da La Gazzetta dello Sport
La rete di Sinisa Mihajlovic (fuori quadro)
Il calciatore serbo festeggiato dopo la marcatura
Simone Inzaghi in azione
Roberto Di Matteo e Fernando Couto in un momento dell'incontro
Un'altra immagine della rete-vittoria di Sinisa Mihajlovic
Lebouf contro Simone Inzaghi
Colpo di testa di Fernando Couto
Esultanza biancoceleste
Una delle due ammonizioni comminate a Fernando Couto
La formazione laziale
Il biglietto della gara
La copertina del programma ufficiale del match

► Il Corriere della Sera titola: “La Lazio tiene l’Italia in Europa”. Continua il quotidiano: “Inzaghi-Mihajlovic sorpassano il Chelsea, finale da brividi con l’espulsione di Couto. La squadra di Vialli in campo con 11 “stranieri” e nessun inglese”.

La stagione della Lazio riacquista un senso nella notte di Stamford Bridge. Gli erikssoniani rimontano infatti nella ripresa (reti di Inzaghi e Mihajlovic) la rete di Poyet ed avanzano in Champions League con le proprie gambe, senza la necessità di spinte esterne. Ora diventano loro gli ambasciatori del calcio made in Italy. Per la sfida che deve caratterizzare una stagione, Eriksson partorisce uno schieramento infoltito in mezzo al campo a sostenere l'unico guastatore, che è Simone Inzaghi. Alla prova del campo l'idea non pare poi così sballata se è vero, come è vero, che proprio Inzaghino trova il modo di divorare tre nitide opportunità (volée ravvicinata intercettata dal portiere al 3', ribattuta addosso a De Goey su punizione di Mihajlovic non trattenuta al 29', inzuccata in tuffo finita a fil di palo al 42') a corredo delle occasioni di Veron (staffilata toccata in angolo dal portiere al 6') e Stankovic (girata di testa sopra la traversa su cross di Negro al 15').

Dunque una produzione copiosa e pure di sufficiente qualità a dispetto delle imperfezioni di Veron e contro antagonisti che, pur senza un inglese in campo (Wise, l'unico "indigeno" titolare a disposizione di Vialli soffre di guai muscolari), esprimono un calcio britannico nella sostanza più che negli schemi. Al Chelsea la Lazio "spuntata" lascia soltanto un sinistro ad effetto di Zola (9') ed una inzuccata di Flo (33') addomesticati da Marchegiani, prima dell'amnesia collettiva che consente all'uruguagio Poyet di scaricare all'incrocio dei pali un destro da trenta metri. Lo svantaggio è una sorta di frustata che sprona i dipendenti di Cragnotti e induce Eriksson a ripiegare nella ripresa sulle due punte (Boksic accanto ad Inzaghi e, successivamente, con Salas), rinunciando a Stankovic e decentrando Veron sulla destra. Le conclusioni di Boksic (2') e Nedved (4') sono la spia del cambio di rotta, che matura al 9' con la deviazione di Inzaghi capace di bruciare Desailly sul traversone di Nedved e al 21', quando Mihajlovic spedisce in rete una punizione dalla destra.

E' il sorpasso che redime le scelleratezze del campionato, anche se il finale (chiusura di Marchegiani su Petrescu e salvataggio di Negro a porta vuota, sempre sul romeno) è da infarto. La Lazio gioca in dieci l'ultima manciata di minuti (Couto rimedia il secondo cartellino giallo per un'entrata a piedi uniti su Flo) ed Eriksson subisce pure la contestazione di Salas, richiamato in panchina per tamponare l'emergenza con Gottardi. Superato l'ostacolo inglese, si annunciano chiarimenti nello spogliatoio.


La Gazzetta dello Sport titola: "Una Lazio da campioni". Continua la "rosea": "In svantaggio dopo 45', ribalta il risultato con Inzaghi e Mihajlovic: è primo posto. La Lazio ha giocato con l'orecchio teso alla sfida tra Marsiglia e Feyenoord. Sotto di un gol, la squadra di Eriksson era in pratica eliminata. Ma nella ripresa è giunto il successo, mentre gli olandesi restavano sullo 0-0. Tutti contenti: Lazio e Chelsea nei quarti, fiducia a Eriksson. È stata comunque un'impresa: il Chelsea non perdeva in casa, nelle coppe, dal 1958. La Lazio ha giocato senza fare calcoli e ha reagito con grinta e carattere allo svantaggio-beffa di Poyet. Ma ha sbagliato troppe occasioni da gol".

Alla fine sono tutti contenti: la Lazio che riesce a centrare l'obiettivo qualificazione vincendo a Londra e consentendo al calcio italiano di essere ancora rappresentato in Europa; il Chelsea che dopo qualche momento di rammarico si consola con il passaggio nei quarti che era già stato assicurato; Vialli e Mancini che possono continuare a sperare nella conquista della coppa; Eriksson che ottiene ancora fiducia. Ci voleva l'impresa con la "i" maiuscola, avevamo sostenuto alla vigilia, e la vittoria in casa del Chelsea non deve essere sottovalutata, specie nelle condizioni drammatiche in cui è maturata. La squadra di Vialli non attraversa un gran periodo di forma, la sua difesa ha ballato a lungo, il centrocampo si è dimostrato troppo fragile, le punte poco incisive, ma la tradizione conta pur qualcosa. Ebbene, dal ' 58 il Chelsea non veniva sconfitto in casa sua. Dopo 33 incontri, la Lazio è riuscita ad espugnarne il campo. C'è riuscita con una prestazione di grande grinta e coraggio. Si è fatta anche molta confusione, ma sin dai primi minuti i laziali hanno imposto la loro superiorità fisica e di gioco, hanno interpretato la partita nella maniera più giusta, senza il minimo calcolo e la minima paura. D'altronde la classifica non concedeva alternative. Eriksson ha rischiato presentando all'inizio una formazione con una sola punta, ma lo 0-1 con cui si è concluso il primo tempo non va addebitato a questa scelta. Semmai sono stati i troppi errori sotto rete a penalizzare i biancazzurri e il gol di Poyet può essere ritenuta una beffa. Nella ripresa con Boksic accanto a Inzaghi, la Lazio ha ribaltato il risultato pur continuando a fallire gol incredibili. E solo l'espulsione di Couto nel finale ha creato qualche logico sbandamento. Negro ha deviato sulla linea un pallone che poteva esser fatale e così ora si può pensare agli avversari da affrontare da primi in classifica e a ricucire i rapporti tra Eriksson e Salas. Le vittorie sono il miglior balsamo.

Lazio subito aggressiva e dopo un minuto Inzaghi è già finito in fuorigioco. Ancora Inzaghi si infila in un buco centrale della difesa avversaria, ma De Goey anticipa in uscita. È al 3' però che a Inzaghi capita una palla gol straordinaria, quando Nedved lo manda al tiro con un precisissimo cross da sinistra: il piatto destro dell'attaccante, solo davanti alla porta, è indirizzato troppo sul portiere e sfuma un probabilissimo 1-0. Il Chelsea si fa vedere in avanti al 10'. È Zola a far venire i brividi alla difesa laziale, quando raccoglie una respinta di Mihajlovic su Poyet e prontamente gira in porta: Marchegiani vola e si salva con bravura in angolo. Un minuto dopo, Flo tenta di sorprendere il portiere biancoazzurro con una girata di piede, spalle alla porta: palo sfiorato. La partita si equilibra un po' anche se la Lazio è più decisa non trovando grande opposizione a centrocampo specie da un Deschamps pasticcione e da Di Matteo lento, che si becca anche un ammonizione quando si accartoccia su Simeone. Al 15' due colpi di testa consecutivi di Negro e Stankovic dalla linea di fondo sulla destra e sotto porta fanno gridare al gol. Eriksson tiene più avanzato Stankovic sulla destra, in modo da far arretrare Babayaro, e così toglie spinta al Chelsea su quella fascia. Anche Veron cerca, appena può, di avvicinarsi a Inzaghi in modo da dar peso all'azione offensiva.

C'è anche troppa foga da parte dei biancoazzurri: al 22' Almeyda frana su Flo e poi gli assesta anche una gomitata quando l'avversario è a terra, ma l'arbitro non si accorge di nulla. Pereira non ci sembra sufficientemente arbitro di polso. Ancora mischie in campo con tentativi di rissa: Leboeuf entra a gamba tesa su Almeyda, Simeone aggredisce l'avversario verbalmente, Couto lo spinge gettandolo a terra, l'arbitro ammonisce Leboeuf (salterà il prossimo turno) e Couto. Intanto Marchegiani non corre grossi pericoli, ma quando è chiamato in causa se la cava alla grande come sul pallone indirizzato di testa da Flo vicino al suo palo destro: ottima la deviazione volante. Ma è sempre Inzaghi a fallire, sia pure di poco, il gol decisivo: al 42' su cross di Nedved da destra entra con decisione per la deviazione volante a pochi metri dalla porta, ma spedisce fuori. E così al 45' dopo tanti errori dei laziali finisce per andare in vantaggio il Chelsea immeritatamente. Poyet in contropiede si trova il pallone tra i piedi a venticinque metri da Marchegiani, è un buon tiratore e lo conferma: grande bordata appena sfiorata da Mihajlovic e palla in rete a fil di palo. Nella ripresa Eriksson è costretto ad aggiungere una punta al suo schieramento: entra così Boksic in campo al posto di Stankovic. Vialli per ora non ha interesse a cambiare nulla. Le ostilità si riaprono con un tiro di Nedved sbilenco. Ma è Boksic che dà una pugnalata al cuore dei laziali quando, al 3', approfitta di uno svarione difensivo di Desailly: ma una volta davanti a De Goey che si getta ai suoi piedi non riesce ad inquadrare la porta sguarnita.

Al 5' è Nedved a "non trovare" la porta quasi nell'identica situazione di Boksic. Pronti via e già due reti gettate al vento. Ma a furia di insistere l'1-1 arriva al 9', quando Nedved viene a trovarsi libero sulla sinistra, perde l'aggancio per andare a rete e allora dalla linea crossa rasoterra sottorete dove Inzaghi anticipa Desailly e infila De Goey. Il Chelsea non ci sta a pareggiare e tenta una reazione, non efficace perché non ha la punta giusta per battere a rete. Comunque il pallone ora viene giocato più spesso nella metà campo dei laziali che tirano un po' il fiato e cercano di sfruttare i due attaccanti con lunghi lanci. Vialli al 17' fa uscire Leboeuf e manda in campo il danese Hogh, una mossa che sembra anticipare l'entrata in campo di Salas che si è già tolto la tuta. Ma ci pensa Mihajlovic a sistemare il risultato al 21'. Babayaro tocca la palla con una mano. Punizione da destra, lungo la fascia corta dell'area inglese e tiro perfetto con pallone che taglia fuori tutti, portiere compreso, e si infila accanto al palo più lontano. Il ritorno dello specialista. A questo punto la Lazio è qualificata senza stare a guardare ciò che combina il Feyenoord a Marsiglia. Al 23' Salas entra in campo lo stesso ed esce Inzaghi. Poco dopo Marchegiani salva il 2-1 con una perfetta uscita su Petrescu infilatosi da destra in area e giunto solo davanti a lui. Vialli tenta il tutto per tutto e al 29' opera entrambe le sostituzioni ancora a disposizione: escono Babayaro e Di Matteo ed entrano Harley e Morris, due inglesi! I cambi non sembrano incidere sull'andamento della gara che sembra saldamente in mano ai laziali. Solo Couto, al 38', con un'entrata dura a piedi uniti su Flo ridà drammaticità a questa qualificazione. Pereira non può non ammonirlo per la seconda volta e quindi espellerlo. Il Chelsea si scatena. Negro salva sulla linea, con il corpo, un diagonale di Petrescu che aveva già battuto Marchegiani. Eriksson fa entrare Gottardi per cautelarsi e ritira dal campo Salas che lo manda a quel paese. Assalti disperati del Chelsea, ma la porta di Marchegiani non capitola: la Lazio è nei quarti.


Il Messaggero titola: "Favolosa Lazio". Continua il quotidiano romano: "Trionfo in Champions League. Batte il Chelsea e vince il girone: è nei quarti, tra le migliori d'Europa. Segna Poyet, pari di Inzaghi. Decide Mihajlovicsu punizione. Salas contesta la sostituzione. Porto, Valencia o Real Madrid i prossimi rivali.".

La Lazio da tempo sognata è tornata giusto in tempo. Ha fatto in pieno il suo dovere vincendo a Londra la partita della vita, in salita dopo l'inatteso vantaggio del Chelsea. Ed è nei quarti di Champions, prima del girone con tutti i vantaggi del caso nel sorteggio di domani. Uno scatto vincente di Inzaghi, dopo tanti errori di mira, poi la stoccata imparabile di Mihajlovic, che ha ritrovato la mira su punizione al momento giusto. E una tenace resistenza, infine, dopo l'espulsione di Couto da parte dell'ottimo connazionale Melo Pereira. Passa in secondo piano adesso perfino la plateale contestazione ad Eriksson da parte di Salas, sacrificato per la difesa ad oltranza. La Lazio vera si è vista al ritorno in campo ben prima dei rivali: maniche rimboccate come ai tempi d'oro. E' stata una partita giocata su due campi. Qui, in uno Stamford Bridge esaurito, la Lazio è parsa all'inizio più spigliata, forte di un centrocampo compatto, subito a caccia di palloni. Eriksson ha scelto Stankovic per affondare sulla destra e, a sorpresa, ha rilanciato Almeyda al fianco di Simeone. Ma regalare una punta al Chelsea si è rivelato un azzardo perché Inzaghi, che molto ha lottato contro i due armadi Desailly e Leboeuf, sotto porta ha mancato troppe ghiotte occasioni: ha impegnato presto De Goey in una risposta a terra, poi non ha saputo indirizzare in porta una corta respinta del portiere su punizione di Mihajlovic, infine ha messo a lato di testa un invito pennellato di Nedved dalla destra.

Quando manchi tanto (pure Stankovic ha alzato troppo la fronte su percussione di Negro), è legge del calcio che ci scappi la disattenzione difensiva. La retroguardia laziale, nonostante la grintosa prova di Fernando Couto, sostituto di Nesta, ha concesso a Zola e Flo conclusioni angolate che hanno esaltato i riflessi di Marchegiani. Ma il tiro di Poyet dalla distanza, quasi allo scadere, ha trovato la deviazione decisiva di Mihajlovic oltre la portata del portiere. Eriksson ha provato a rinforzare la spinta con Boksic in avvio di ripresa. Il centrocampo aveva del resto pasticciato un bel po': l'impressione è che gli argentini si pestassero i piedi, e al dunque Poyet era riuscito a presentarsi indisturbato al tiro. Il croato si è presentato con un'incursione delle sue, dando l'impressione del gol con un sinistro planato sull'esterno della rete. E Nedved, poco dopo, ha sbagliato allo stesso modo. Ma gli inglesi (chiamiamoli così, senza un solo titolare britannico) sono sembrati più intraprendenti: finché la Lazio non ha punito il loro sbilanciamento con un rapido contrattacco che ha liberato Nedved a sinistra. Il ceko ha perso il tempo ma è riuscito ugualmente a centrare il pallone, carambolato in rete fra Desailly e Inzaghi. Da Marsiglia nessuna notizia e Lazio di nuovo qualificata. Ne è derivato uno stallo, ma Vialli ha dovuto rinunciare per infortunio all'ottimo Leboeuf. La Lazio sorniona ha aspettato per colpire con una punizione stratosferica di Mihajlovic defilato da destra.

Una prodezza balistica che ha ridato fiato alle speranze laziali. E dentro allora anche Salas per Inzaghino. Vantaggio difeso da un'altra prodezza, stavolta di Marchegiani in uscita su Petrescu. Forze fresche per il Chelsea: due inglesi Harley e Morris. Espulso Couto a sei minuti dal termine per una seconda entrata pericolosa, i padroni di casa si sono buttati in avanti a corpo morto e Negro ha respinto sulla linea un diagonale a colpo sicuro di Petrescu. Eriksson ha inserito Gottardi per Salas, che è uscito protestando platealmente: "Così non si fa", ha urlato al tecnico, togliendosi la maglietta e rimediando l'ammonizione. Mancini lo ha inseguito negli spogliatoi. Per una festa vera, un abbraccio liberatorio dopo tanta sofferenza.


Il Tempo titola: “Lazio, le mani sull’Europa”. Continua il quotidiano romano: “Passa a Londra, soffia il primato del girone al Chelsea e si candida alla conquista della Champions League. In svantaggio alla fine del primo tempo per un gol di Poyet, Veron e compagni reagiscono e ribaltano il risultato con Inzaghi e con Mihajlovic su punizione. Inutile assalto finale degli inglesi. Couto espulso per doppia ammonizione: Gottardi subentra a Salas e il cileno, infuriato, uscendo getta la maglia a terra”.

Londra – Go Lazio go. Il viaggio continua. Sul passaporto della Champions League c’è anche il tuo nome. Meraviglioso, un concentrato di determinazione, di voglia di vincere, di orgoglio ritrovato, di un cuore così grande. Chelsea battuto in casa, non era mai successo. E non ci hanno regalato proprio niente. “Sold out”, tutto esaurito allo Stamford Bridge: 38.000 spettatori. Un inferno di stadio, si gioca in una bolgia, pubblico ad appena un metro dal rettangolo di gioco, tensione altissima. Eriksson stupisce ancora, si affida per l’ennesima volta al 4-5-1 infoltendo la mediana con gli innesti di Almeyda e Simeone, con il solo Simone Inzaghi di punta. C’è da soffrire. Vialli entra in campo ed è una maschera di ghiaccio, i tifosi laziali assiepati nel parterre della tribuna d’onore salutano con affetto Di Matteo. In tribuna Weah. Manco il tempo di cominciare per capire che ci sarà da soffrire. Loro, il Chelsea, fanno la loro partita. Non c’è Wise nei blu, al suo Di Matteo. Meglio per noi perché l’ex laziale che pure aveva avuto da ridire su alcune scelte di Vialli, dimostra di non essere al meglio della condizione. Gioca pochi palloni e non entra mai nel vivo dell’azione. Spinge bene Deschamps e quando verticalizza la manovra, sono dolori per la retroguardia biancoceleste perché Zola e Flo, l’uno per la velocità di esecuzione, l’altro per l’altezza, finiscono col mettere in difficoltà Mihajlovic e Couto.

Eppure la prima palla gol è per la Lazio, capita dopo appena 3’ sui piedi di Inzaghino che da due passi al volo spedisce a lato un centro di Nedved. La Lazio si assesta. Almeyda gioca a tutto campo e consente a Veron di disegnare trame pregevoli. Non vola Stankovic sulla destra, pochi i rifornimenti e poi Inzaghi è troppo solo. E così mentre la Lazio cresce si ritrova con una sola punta a menare la danza con pochi problemi per i centrali Leboeuf e Desailly. Ecco il Chelsea. Zola, è l’8’, sinistro al volo e si supera Marchegiani smanacciando in angolo. Dietro cresce con il passare dei minuti Couto, che stringe i denti e arrota i bulloni, ma non molla mai la presa. Occasione ancora per Inzaghi: De Goey non trattiene una botta su punizione di Mihajlovic ma l’ex piacentino cicca clamorosamente da due metri. La Lazio tiene meglio il campo, Veron e Almeyda dominano nella rotonda centrale. Il coraggio è tanto, la voglia di vincere pure, ma la Lazio non graffia. Ultimi spiccioli di partita, già si pensa al riposo. All’improvviso Poyet, fascia sinistra, inoperoso fino a quel momento, botta mortifera da venti metri con leggera deviazione di Mihajlovic: Marchegiani battuto. Tutto da rifare.

Si ricomincia con Boksic al posto di Stankovic e subito due palle gol per la Lazio ma Boksic e Nedved spediscono di poco fuori. La Lazio ci crede, ci credono i suoi tifosi ed arriva il pareggio (9’), ed è un capolavoro di Nedved, palla in mezzo e stavolta Inzaghino di piatto non sbaglia: 1-1 e poi di corsa ad abbracciare dal vivo i suoi tifosi. E’ battaglia vera, uno spettacolo nello spettacolo, in campo e sugli spalti. La Lazio spinge, non ha più alternative. Marchegiani chiude su ogni affondo inglese, dietro soffriamo un tantino per vie centrali, ma la Lazio c’è, generosa, ma anche carica. 21’: punizione per la Lazio dalla destra. Sul pallone Mihajlovic, il sinistro è potente e carico di effetto e si infila sul secondo nell’angolo più lontano dove De Goey non potrà mai arrivare. Lazio in vantaggio, qualificata. Entra anche Salas per Inzaghi, la Lazio spinge ancora. Lo Stamford Bridge ammutolisce e si sentono solo loro, i tifosi ella Lazio. Il Chelsea non molla e Marchegiani salva su Petrescu. Couto guadagna anzitempo la via degli spogliatoi e Salas, che deve lasciare il posto a Gottardi, si arrabbia con Eriksson e getta la maglia a terra, beccandosi l’ammonizione. C’è da soffrire, ma la Lazio è un concentrato di determinazione e affidabilità. In tutti i reparti. Il finale è all’arma bianca, gli inglesi spingono, ventre a terra, con le ultime energie, ma c’è nulla da fare davanti a questa Lazio. Che continua a volare felice in Europa, a sognare e far sognare, non solo i suoi tifosi ma l’intera Italia calcistica, perché in Europa c’è rimasto solo il biancoceleste. Grazie Lazio.


La Stampa titola: “Serviva un’impresa: grande Lazio”. Continua il quotidiano: “Champions League: la squadra di Eriksson rimonta il Chelsea di Vialli a Londra e si qualifica per i quarti. Simone Inzaghi e Mihajlovic rispondono a Poyet”.

Il Chelsea non aveva mai perso in casa una partita europea e ne aveva pareggiate soltanto sei su 33: per un tempo abbiamo pensato che la Lazio non sarebbe stata più forte della leggenda di Stamford Bridge e che si sarebbe unita all'italica compagnia delle trombate. Invece, quando Eriksson ha trovato il coraggio di mettere una punta in più, s'è mutato il destino: Inzaghi e Mihajlovic hanno rimontato lo svantaggio, si è riaperta la strada di Champions League che il primo posto del girone renderà più agevole. Solo gli ultimi minuti, con l'espulsione di Couto e con il Chelsea che cercava un forcing cui, per comodità, aveva rinunciato per tutta la partita, erano una sofferenza: il salvataggio di Negro sulla linea chiudeva la partita e la Lazio metteva nella sua recente storia europea un'altra pietra inglese, come la Coppa delle Coppe conquistata a Birmingham un anno fa. Convinto di dover vincere, perché il Feyenoord avrebbe battuto il Marsiglia in Francia, come non è successo, Eriksson costruiva la Lazio come di solito non fa chi vuole segnare a tutti i costi: con una sola punta e isolata, Simone Inzaghi, e cinque centrocampisti tra cui Veron che qualcuno si ostina a considerare, a torto, un tipo che illumina. La corrente dell'argentino si distribuiva per una decina di minuti, quindi si disperdeva in colpi al vento, senza precisione. E Veron non ha neppure il passo della seconda punta che va in area per il gol.

Non c'era neppure Conceicao, sulla fascia, ma Stankovic, comprato a vent'anni con un investimento smodato e non ripagato del tutto: Conceicao, che avrebbe portato inventiva e rapidità sulla destra, guardava il match dalla panchina, neppure troppo affranto, a conferma che non si muore per amore né per le scelte di un allenatore. Era un centrocampo a sorpresa, con Simeone e persino con Almeyda che negli ultimi tre mesi aveva giocato una quarantina di minuti e aveva trascorso gli altri a curarsi. Il Chelsea non ci metteva il cuore. La prima impressione, confermata dal resto del match, finché non sono stati in svantaggio, era che gli inglesi (di fatto tutti uomini della legione straniera) avrebbero giocato al massimo con l'impegno di chi non può sfigurare nel proprio stadio ma senza pathos. Vialli non regalava nulla, però ricordiamo partite più furenti.

L'avvio era beneaugurante. Nedved metteva in mezzo un cross incantevole e Inzaghino lo batteva al volo, troppo in centro: era il 4', e le coronane laziali non si potevano acquietare. Inzaghi, l'eroe acchiappatutto della vittoria sul Marsiglia, si muoveva molto e raccoglieva poco. Le occasioni, nonostante tutto, non gli mancavano, gli faceva difetto la mira. La palla più clamorosa la sbucciava al 29', dopo che il goffo olandese De Goey non aveva trattenuto la punizione di Mihajlovic; e anche al 42', poco prima del vantaggio del Chelsea, il suo obiettivo puntava alto il prezioso assist di Nedved, uno dei più attivi. Le tre occasioni da gol (più una toccata alta da Stankovic) erano bilanciate dalle due parate di Marchegiani su Zola al 10' e su Poyet al 34'. Il Chelsea giurassico, con soltanto due giocatori sotto i trent'anni, aveva poco di britannico: non la profondità, nè la compattezza e l'insistenza nelle offensive. Una squadra che non ti schiaccia mai. A centrocampo, Di Matteo tornava per una sera laziale, e perdeva contrasti a raffica; Deschamps è davvero l'ombra dell'inossidabile guerriero juventino. Il pubblico si esaltava per qualche giocata di Zola, bella incompiuta: nel complesso è ab- bastanza sorprendente che oggi il Chelsea sia tra le migliori otto squadre d'Europa, abbia eliminato il Milan e rischiato di ripetersi con la Lazio. Eppure gli inglesi coglievano il vantaggio sul finire del tempo, con un tiraccio di Poyet che Mihajlovic toccava con il petto senza respingerlo. Era la paura. L'espressione di Eriksson ricordava lo spot di un surgelato, immaginando cosa l'avrebbe atteso. Lo svedese doveva rivedere il modulo. Finalmente entrava una seconda punta, Boksic, e dopo 2' sfiorava il gol. poi ci provava Nedved, musica diversa. Prima il ceco metteva un pallone basso sul quale Inzaghi finalmente interveniva ad hoc, precedendo Desailly. Quindi Mihajlovic caricava una delle sue punizioni, quelle che nei successi della Lazio hanno fatto sempre capolino e che da tre mesi non si vedevano più, come la vera Lazio che per ora ha respinto la crisi.


Completano la cronaca dei quotidiani, le dichiarazioni post-gara dei protagonisti.

► Su La Gazzetta dello Sport il tecnico biancoceleste: "Orgoglioso di questa squadra". Il tecnico della Lazio ha parole di elogio per tutti. Eriksson raggiante: "Siamo riusciti dove nessuno aveva vinto prima, i ragazzi hanno dato l'anima". "I ragazzi hanno dato la vita in campo - dice lo svedese - Nell'intervallo ho detto solo di non perdere la testa e continuare così". "Salas? Mi dispiace per lui, ma mi serviva un difensore. Gli parlerò. Un risultato che fa morale per il derby".

In piedi a bordo campo per urlare incitamenti ai suoi ragazzi. Difficile vedere così Sven Goran Eriksson, ma quella dello Stamford Bridge era una serata particolare. Il tecnico svedese si giocava il suo futuro alla Lazio («un vichingo ha tante vite», dichiarerà alla fine), ma non difendeva solo se stesso con quegli urli. Voleva vincere perché il fascino della Champions League è per lui superiore anche allo scudetto. Alla fine sembra provato: "Sono felice per una bella vittoria, arrivata dopo un'eccellente prestazione. Non era facile arrivare in questo stadio e vincere, con il coltello puntato alla gola. Siamo riusciti dove nessuno prima aveva vinto". Dopo la sconcertante prestazione di Verona in casa Lazio erano aumentati i dubbi, Eriksson aveva bisogno di capire se i giocatori lo seguissero ancora. La risposta è stata positiva: "Mi è piaciuta la grinta, la concentrazione, la voglia di lottare su ogni pallone di tutti i ragazzi. Avevo detto che questa era la partita della vita e i ragazzi hanno dato la vita in campo. Sono orgoglioso di loro". Eriksson ha riflettuto a lungo alla vigilia su che squadra schierare, sul modulo da adottare. Alla fine ha scelto ancora i cinque centrocampisti.

"Ma non siamo molto fortunati quando adottiamo questo modulo. Secondo me nel primo tempo abbiamo giocato benissimo, come contro l'Inter. Abbiamo avuto più volte l'occasione di andare sullo 0-1, invece alla fine abbiamo subito il gol in una delle poche occasioni avute dal Chelsea. Nell'intervallo ho detto ai ragazzi di non perdere la testa, di continuare a giocare allo stesso modo e inserendo la seconda punta siamo stati più fortunati. Credo sia stata una vittoria meritata". Ma nella festa c'è la macchia del caso-Salas. Il centravanti cileno non ha accettato la decisione di Eriksson che lo ha sostituito dopo meno di 20' in campo. Prima si è tolto la maglia, subendo l'ammonizione, poi ha urlato verso l'allenatore per due volte: «Non si fa così!». Questo il commento dello svedese: "Capisco che a caldo Marcelo non ha accettato la mia scelta e mi dispiace molto per lui. Però dopo l'espulsione di Couto dovevo per forza inserire un difensore e togliere una punta, altrimenti il presidente Cragnotti e voi giornalisti mi avreste ammazzato. Sia Boksic che Salas erano entrati da poco, ma pensando che avremmo subito molti calci piazzati ho preferito tenere il croato in campo che è più possente e poteva dare più aiuto di testa. A mente fredda parlerò con Marcelo, sabato abbiamo un'altra partita importante. E lui ci sarà". E ora il derby. "Già, questo risultato avrebbe influito comunque sul campionato. Ora sappiamo di essere di nuovo una grande squadra".

► Ancora su La Gazzetta dello Sport le dichiarazioni di Simone Inzaghi: "Vincere qui non è da tutti". "Questo gol mi ha dato una gioia in più, un'emozione immensa" dice il centravanti. Mihajlovic: "Non segnavo su punizione per un dolore all'anca: ho giocato con un'infiltrazione". Veron colpito da un poliziotto.

Ci credevano, lo sapevano, anche quando il Chelsea era in vantaggio per 1-0. È un coro, unanime, quello dei giocatori della Lazio che si esaltano nel dopo partita, a iniziare dall'uomo che ha regalato il match ai biancocelesti: Sinisa Mihajlovic. "È stata una grande Lazio" - esordisce il difensore - "che ha vinto contro tutti e soprattutto contro quei gufi che ci volevano vedere fuori. Se siamo l'unica squadra italiana rimasta nelle Coppe non è certo un caso, ma forse solo la riprova che siamo vivi". Mihajlovic non segnava su punizione dal 15 dicembre scorso, quando infilò una doppietta al Ravenna nella partita di coppa Italia giocata all'Olimpico. Mihajlovic non parla di sfortuna, ma di problemi gravi che lo affliggono: "Non segnavo su calcio piazzato perché avevo male all'anca. È un problema visto che è fuori di due centimetri e mezzo e stasera ho giocato con un' infiltrazione. Mi sto curando da oltre un mese e il gol di questa sera lo dedico soprattutto a Viganò (il massaggiatore, ndr) e al medico Campi". Non ha mai avuto paura la Lazio, neppure quando alla fine del primo tempo è tornata negli spogliatoi con un gol da recuperare: "Ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che dovevamo continuare così. Stavamo giocando meglio, abbiamo giocato meglio e abbiamo meritato la vittoria".

Gli fa eco Simone Inzaghi, l'altro grande protagonista, quello che ha riacceso le speranze segnando la rete dell'1-1. Tra l'altro la punta di Eriksson si accomoda sul trono dei capocannonieri di Champions League, con otto reti, assieme a Rivaldo, Jardel e Rebrov: la differenza è che Simone ha meno presenze dei suoi rivali. "Sapevamo" - dice il giovane attaccante - "di giocarci tutto: non potevamo sbagliare. Stavolta la Lazio ha fatto cerchio e ha tirato fuori il carattere da grande squadra. Era già qualche partita che segnavo, ma il gol di stasera è una gioia particolare, un'emozione immensa. Arrivare primi è la dimostrazione che la squadra è viva, perché vincere su questo campo non è una cosa da tutti". Ma la serata londinese ha anche due nei: l'espulsione di Couto e la mezza rissa che ha coinvolto Veron. Il giocatore argentino, finita la partita, per festeggiare si è portato sotto il settore dei tifosi laziali. Uno di questi è entrato in campo e ha tentato di abbracciarlo, un poliziotto per allontanarlo ha colpito anche Veron che si è molto arrabbiato. Eriksson ha commentato dicendo: "Non ho visto quello che è successo, ma alla fine c'è stato un po' di nervosismo". Non si è trattato di nervosismo per Couto che è stato espulso per somma di ammonizioni dopo una grande prestazione. "Ho parlato con l'arbitro" - ha raccontato il portoghese - "e l'espulsione era giusta. Peccato, perché non ci sarò nell'andata dei quarti di finale, dove mi piacerebbe riabbracciare il Porto e non solo per ritrovare vecchi amici". Sulla carta forse non è l'impegno più difficile.

► Su Messaggero l'allenatore biancoceleste festeggia polemicamente la vittoria di Londra. Eriksson si sfoga: "La mia rivincita". "Qualcuno voleva che non finisse così. Salas? Nessun caso, dovevo cambiarlo".

Real Madrid, Porto o Valencia: il nome dell'avversario adesso non è importante. Vanno bene tutti e tre, purché ci sia ancora una squadra da affrontare. La Lazio è nei quarti di finale della Champions League e ci entra dalla porta principale: prima nel girone dopo una grande vittoria allo Stamford Bridge di Londra, dove nessuno, da più di trenta incontri internazionali, aveva portato via i tre punti. La Lazio resta l'unica formazione italiana a viaggiare per l'Europa e anche il gelido Sven Goran Eriksson non può fare a meno di gioirne. La squadra ha fornito la prova che si aspettava, un misto di gioco, grinta, determinazione e cuore. Tutto in una magica notte, la seconda di fila in coppa Campioni dopo quella di Roma con il Marsiglia, a salvare una stagione che stava malinconicamente scivolando via. L'hanno salvata Inzaghino e Mihajlovic, senza dover fare i conti con quanto accadeva in Francia; ma l'ha salvata anche lo svedese di ghiaccio che ha saputo compattare la squadra nel momento più drammatico dell'anno. "Qualcuno sperava che questa sera le cose andassero diversamente" - spiega Sven - "ma è rimasto deluso. La squadra è stata grande, ha giocato benissimo. Ha avuto lo spirito giusto, la voglia di vincere, l'orgoglio di chi sa di essere di fronte alla partita della vita. Sono contento di questa vittoria soprattutto per la squadra ma anche per me".

Lazio dentro, polemiche fuori? Neanche per sogno. In casa biancoceleste nervi e tensioni non possono essere messe da parte. E' stato Marcelo Salas, entrato a ripresa iniziata e uscito dopo una manciata di minuti, a prendersela con l'allenatore, reo di avergli preferito Boksic, nel momento di maggiore difficoltà della squadra. "Mi dispiace tanto per Marcelo" - spiega Eriksson - "ma quando Couto è stato espulso non potevo fare diversamente. Avevo paura dei saltatori di testa inglesi ed ho quindi pensato che Boksic potesse essere più utile in mezzo alla nostra area. So che non è bello uscire poco dopo essere entrati, ma è successo solo perché eravamo rimasti in dieci. Salas un caso? No, a caldo un momento di nervosismo è naturale, ma con calma poi torna la ragione e tutto si aggiusta". Anche il futuro della Lazio è tornato a posto, facendo tornare l'ottimismo anche per il derby di dopodomani. "E' vero, aver vinto a Londra sarà importante anche per il campionato. Io non getto ancora la spugna, soprattutto ora che so di avere una grande squadra. Certo, se avessimo perso ne avremmo risentito anche in campionato, ma così sabato torneremo a giocare con il morale altissimo".

Una o due punte, l'eterno dilemma della Lazio di quest'anno. Anche allo Stamford Bridge Eriksson è partito con il 4-5-1 per poi ricorrere alla seconda punta ad inizio secondo tempo. "Sembra incredibile, ogni volta che giochiamo con cinque centrocampisti sotto porta siamo sfortunatissimi. Creiamo molte occasioni da gol, ma non riusciamo a mettere dentro la palla. Anche contro il Chelsea nel primo tempo abbiamo avuto quattro occasioni nitide, ma il gol sembrava non dovesse arrivare. La squadra ha comunque giocato benissimo, è stata padrona del campo, non concedendo niente agli inglesi. Nel secondo tempo invece abbiamo rischiato di più, ma ci è andata bene lo stesso". Il derby sabato, la Juve tra quindici giorni e poi di nuovo il tuffo in Champions League, per un'altra gara della vita: dentro o fuori. "Chi preferirei incontrare tra Real Madrid, Porto e Valencia? Non ve lo dico. Una vale l'altra a questo punto. L'importante è essere qui a parlarne. E qualcuno, forse, non è contento come invece lo sono io". Alla gioia di Sven, ieri sera si è aggiunta quella di Cragnotti, che ha seguito la gara via telefono momento dopo momento. Nel dopo gara, il presidente ha fatto arrivare a tutta la squadra i suoi complimenti direttamente nello spogliatoio dello Stamford Bridge.

► In un altro articolo de Il Messaggero, le dichiarazioni dei protagonisti del campo. Per Inzaghi è "un periodo straordinario", mentre Mihajlovic con rabbia: "E' un successo dedicato ai tanti gufi". Sinisa raggiante per la prodezza: "è la mia rete più importante".

Una serata da eroi, un successo che ricordare che rilancia ambizioni e credibilità della Lazio, una sfida che evita quarti a rischio contro formazioni di grande lignaggio come Manchester, Bayern, Barcellona. Nello spogliatoio biancoceleste si festeggia a lungo e si pensa ai prossimi avversari che si conosceranno domani. Mihajlovic ha ritrovato mira e gol, una prodezza pesante che ha portato la squadra oltre l'ostacolo. "Forse la rete più bella da quando gioco con questa maglia, sicuramente importantissima. Dopo tanta sfortuna, finalmente un momento positivo". Il difensore racconta il suo travaglio. "Da un mese e mezzo gioco con un'anca spostata di due centimetri e mezzo, una condizione difficilissima, che procura dolore e sofferenze. Vado avanti con massaggi ed infiltrazioni ed anche questa volta è stata necessaria una puntura. Ero imballato, quasi bloccato, per fortuna la condizione è migliorata".

La Lazio ha vinto il girone, ma quanta paura alla fine del primo tempo. "All'intervallo eravamo arrabbiati per un risultato bugiardo che premiava il Chelsea e che ci metteva fuori dall'Europa. Così siamo tornati in campo qualche minuto prima del previsto: avevamo una grande voglia di ricominciare la partita, convinti di poterla ancora vincere". E così è stato. "Un'affermazione dedicata ai gufi, a tutti quelli che ci volevamo morti. Siamo sempre forti e possiamo conquistare la Champions League". Da Verona a Londra, una Lazio diversa. "Forse hanno influito gli stimoli. In questa partita ci giocavamo la stagione e non potevamo sbagliare. Era la sfida della vita: per Eriksson, per la squadra, per tutti. Ed è stata una grande Lazio". Sabato nel derby i biancocelesti dovranno ritrovare forza e concentrazione. "Mi dispiace non giocare contro la Roma, però i miei compagni sapranno fare bene ugualmente".

Simone Inzaghi è l'altro goleador della serata londinese. "Un periodo felice per me, una rete importante perché ci ha rimessi in partita. E sono contento anche per Sinisa che è tornato al gol: lo meritava. Siamo arrivati a questa sfida concentrati e decisi a fare quadrato, tutti sicuri di poterla spuntare. Ed il campo ha premiato una Lazio superiore al Chelsea". Un gol ma anche qualche occasione di troppo mancata nel primo tempo. "Sul colpo di testa, i miei compagni sono saltati in panchina convinti del gol, la palla invece è finita fuori di pochissimo". Fernando Couto non ha concluso l'incontro perché espulso dal connazionale Pereira. "Una doppia ammonizione ineccepibile però l'importante era vincere. Avremmo meritato di segnare già nel primo tempo ma la sfortuna ci perseguita. Al riposo ci siamo guardati in faccia ed abbiamo ritrovato forza e voglia per reagire. Una bella Lazio, una buona prestazione che ci serviva dopo Verona". Un Couto su livelli altissimi. "Tutti sono stati all'altezza, spero di trovare il Porto: sarò squalificato ma potrei giocare nel ritorno". Pre partita polemico con una protesta ufficiale della Lazio all'Uefa in quanto il Chelsea stava innaffiando copiosamente il campo per renderlo pesante. Deschamps, svenuto negli spogliatoi a fine partita, è stato ricoverato in ospedale: in campo si era scontrato fortuitamente con Di Matteo, sbattendo la testa a terra.