Mercoledì 5 febbraio 2020 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Hellas Verona 0-0

Da LazioWiki.

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5 febbraio 2020 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XVII giornata (recupero) - inizio ore 20.45


LAZIO: Strakosha, Patric, Acerbi, Radu, Lazzari (70' Marusic), Milinkovic, Leiva, Luis Alberto, Lulic (70' Jony), Caicedo, Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Bastos, Luiz Felipe, Vavro, Minala, Parolo, Lukaku, A. Anderson, Adekanye. Allenatore: S. Inzaghi.

HELLAS VERONA: Silvestri, Rrahmani, Gunter, Kumbulla, Faraoni, Veloso, Pessina, Lazovic, Zaccagni, Verre (70' Eysseric), Borini (89' Dawidowicz). A disposizione: Radunovic, Berardi, Adjapong, Bocchetti, Empereur, Dimarco, Lucas, Di Carmine, Pazzini, Stepinski. Allenatore: Jurić.

Arbitro: Sig. Abisso (Palermo) - Assistenti Sigg. Cecconi e Baccini - Quarto uomo Sig. Manganiello - V.A.R. Sig. Pairetto - A.V.A.R. Sig. Fiorito.

Note: gara originariamente programmata per il 22 dicembre 2019 ma rinviata all'8 febbraio 2020 e successivamente per la data odierna. Il primo rinvio è dovuto alla disputa della gara di Supercoppa Italiana del 22 dicembre 2019 a Riyad, il secondo per impegni troppi ravvicinati della compagine biancoceleste. Serata gelida, terreno in ottime condizioni. Ammoniti: al 23' Kumbulla, al 29' Milinkovic, al 77' Jony, all'80' Radu tutti per gioco falloso, all'86' Rrahmani per comportamento non regolamentare. Angoli: 6-7. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.

Spettatori: 45.000, incasso non comunicato.


La coreografia della Curva Nord prima della gara
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Ciro Immobile tenta la via della rete
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Una fase di gioco
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Sergej Milinkovic-Savic
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Luis Alberto
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Ciro Immobile si dispera dopo un'occasione da rete
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Stefan Radu
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Lucas Leiva
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Un intervento aereo del portiere scaligero
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Caccia alla sfera
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I calciatori convocati per la partita odierna

La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio ferma ai pali. Luis Alberto, manca solo il gol. Niente sorpasso all'Inter. Quattro occasioni (due legni) per lo spagnolo, ma i biancocelesti sono meno brillanti. Verona: un altro punto d’oro e resta in corsa per l’Europa".

Continua la "rosea": La Lazio si ferma sul più bello. Un ottimo Verona, disegnato alla perfezione da Juric, blocca i sogni di gloria di Inzaghi. Che infila il diciassettesimo risultato utile consecutivo, eguagliando il record del club stabilito ventuno anni fa da Eriksson, ma fallisce l’occasione di scavalcare l’Inter e portarsi al secondo posto a due punti dalla Juve. Lo 0-0 con cui si chiude il recupero della diciassettesima giornata consente quindi ai biancocelesti solo di rosicchiare un punticino a nerazzurri e bianconeri. La tela di Juric. Non mancano le recriminazioni per la squadra di Inzaghi, che colpisce due pali e crea altre occasioni, specie nei due finali di tempo. Ma il pari dell’Olimpico è sostanzialmente giusto perché il Verona riesce a bloccare per lunghi tratti la formazione di casa, impedendole di sviluppare il suo consueto gioco e non si limita a quello, ma si rende pericolosa ogni volta che ne ha l’opportunità (e succede in vari momenti della partita). Lo 0-0 finale premia le scelte di Juric, che studia molto bene le contromosse da applicare per inaridire le fonti di gioco dei biancocelesti. Il tecnico dei veneti si concentra in particolare sulle fasce, dove prevede una doppia barriera sia a destra per Lazzari sia a sinistra per Lulic. L’ex spallino è soffocato dalla morsa di Lazovic e Pessina, mentre dall’altra parte Lulic fa fatica ad uscire dall’imbuto creato da Faraoni e Veloso.

La Lazio non trova sbocchi sulle corsie esterne ed è così costretta ad agire per vie centrali, dove però il traffico è come quello delle metropoli nelle ore di punta. Anche perché ai centrali di centrocampo di Juric danno una mano (e che mano) i tre uomini del tridente anomalo creato da Juric. Il falso nueve Verre e due "falsi attaccanti esterni" Zaccagni e Borini si dedicano in prima battuta ad impedire il consueto fraseggio basso dei difensori laziali e in seconda istanza danno una mano a Pessina e Veloso a soffocare Leiva e Milinkovic. Il piano veronese riesce alla perfezione nella prima mezzora, con una Lazio in evidente difficoltà, quasi come nel derby, e un Verona che prova anche a far male nell’area avversaria (intervento provvidenziale di Strakosha su Pessina). Le invenzioni di Luis. La Lazio esce dal guscio solo nel quarto d’ora finale della prima frazione, quando il pressing forsennato dei veronesi cala un po’, consentendo a Luis Alberto di salire in cattedra. Lo spagnolo crea, ma finalizza anche: il palo gli nega il gol (a Silvestri battuto poco prima dell’intervallo). E poi nella ripresa ne colpirà un altro con un tiro da fuori. Un paio di buone opportunità capitano pure a Immobile, sempre prima dell’intervallo. Ma il capocannoniere del campionato stavolta non c’è. Spreca male le due occasioni e appare appannato e poco reattivo. Anche perché chiuso nella morsa dei tre centrali veronesi. Così come il suo compagno di reparto Caicedo. Le punte duettano appena possono, ma il muro veronese non si sgretola mai.

Inzaghi chiede a Milinkovic di far saltare il banco con la mossa (altre volte felice) di alzare il baricentro. Ma il Verona trova l’antidoto anche a questo. Così come non frutta nulla il doppio e simultaneo cambio degli esterni (fuori Lazzari e Lulic per Marusic e Jony a venti minuti dalla fine). Mossa Inzaghi. La Lazio si rende pericolosa solo con alcune conclusioni da fuori, sulle quali peraltro Silvestri si fa sempre trovare pronto. Sembra una di quelle partite stregate in cui il peggio deve ancora arrivare. E in effetti nel quarto d’ora finale il Verona sembra in grado di mettere la freccia, anche perché la Lazio è sulle gambe. Verre (che poi esce per Eysseric) e Borini sfiorano il gol del sorpasso prima che Inzaghi risistemi le cose, dando dimostrazione di saggezza. Dopo aver pensato di mettere dentro un’altra punta, Adekanye, opta per un cambio conservativo (Parolo per Caicedo). Mossa azzeccata, che raffredda gli ardori veronesi e spinge la Lazio a tentare l’ennesimo colpaccio nel recupero. Che sembra quasi materializzarsi quando Luis Alberto tira a colpo sicuro. Ma sulla sua strada, dopo i pali, trova Silvestri.


► Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, pali e rabbia. Non c'è il sorpasso. Contro il Verona i biancocelesti fermati da due legni e da Silvestri. L’Inter a un punto, la Juve a 4. Inzaghi aggancia Eriksson con 17 risultati utili consecutivi".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Due pali di Luis Alberto, altre due parate decisive di Silvestri per stregare lo spagnolo. Solo un pareggio nel recupero con il Verona. La Lazio non passa. Niente sorpasso, Inzaghi resta al terzo posto a -1 dall’Inter e a meno 4 dalla Juve, prendendo un altro piccolo vantaggio per blindare la Champions: +11 su Atalanta e Roma. Non si può sempre vincere, bisogna sapersi accontentare. Impossibile schiodare lo 0-0, è la legge del calcio e Simone ha prolungato l’imbattibilità in campionato a 17 giornate di fila, raggiungendo il suo maestro Eriksson. In serate così complicate si può anche perdere, come sarebbe potuto accadere se Strakosha non avesse schiaffeggiato in angolo il diagonale di Borini a cinque minuti dalla fine. L’albanese in avvio era stato bravissimo a evitare l’autogol di Milinkovic. Ha fatto festa soprattutto il Verona, in quota Europa League come Cagliari, Parma e Milan. Squadra tosta, dura, spigolosa. Ha giocato la sua partita, piena di corsa, di attenzione e di recuperi, tentando il colpo nel finale, quando aveva più birra. Sabato si misurerà con la Juve. La Lazio non aveva la solita brillantezza e non ha trovato campo per attaccare in profondità. Pochi palloni buoni per Caicedo e Immobile. Serviva un guizzo, una palla inattiva o un tiro da fuori per risolverla. Luis Alberto, il più pericoloso, ci è andato vicino quattro volte: quando non ha trovato Silvestri, è stato respinto dai legni.

Equilibrio. Inzaghi aveva scelto Patric e non Bastos per trovare più palleggio e precisione sulla linea difensiva. Scelta giusta. Juric gioca senza attaccanti di ruolo e con Verre falso centravanti. Una piccola Atalanta o forse, meglio ancora, sarebbe il caso di paragonarlo al vecchio Genoa del suo maestro Gasp. Squadra compatta, pronta a pressare sulla rimessa dal fondo di Strakosha come aveva fatto la Roma di Fonseca nel derby, ma anche a proteggersi scivolando in dieci dietro la linea della palla. Esterni elastici. Borini mollava Radu per andare a rincorrere Lulic e raddoppiare la fase difensiva di Faraoni, stesso discorso sulla corsia opposta dove Zaccagni scivolava per aiutare Lazovic su Lazzari. Tre difensori, sette centrocampisti. Ecco perché la Lazio a faticato a verticalizzare, anche la manovra di aggiramento era contrastata bene dal Verona. Parità nei duelli all’intervallo, il segnale di una fisicità spiccata, sullo stesso livello. Palo. Immobile si è costruito quasi da solo la prima occasione, murata di piede da Silvestri, ma soltanto nell’ultimo quarto del primo tempo la Lazio ha iniziato a spingere con più convinzione e alzando il ritmo. Leiva s’inseriva per creare la superiorità, Radu si aggiungeva a Lulic, Caicedo cercava di sfilarsi dalla marcatura di Kumbulla. Serviva il guizzo, l’invenzione. Silvestri si è superato sul colpo a giro di Luis Alberto. Nella seconda occasione, il destro dello spagnolo è stato respinto dal palo. I biancocelesti all’intervallo avevano tirato 9 volte, di cui solo 3 nello specchio, concedendo appena un’occasione al Verona. Decisivo Strakosha sul cross tagliatissimo di Veloso toccato all’indietro da Milinkovic.

Sospiri. Il gioiello serbo era ammonito (salterà il Parma) e Inzaghi non lo ha tolto. La Lazio premeva con un filo di affanno e di imprecisione, tra Caicedo e Immobile mancava ogni volta la rifinitura calibrata, l’attimo fuggente, Lazzari non ingranava. Il Verona aveva superato il momento più complicato e ha ripreso a girar palla dopo essere stato salvato di nuovo dal palo su Luis Alberto. Juric ha sostituito Verre con Eysseric, Inzaghi invece ha cambiato i due esterni (fuori Lulic e Lazzari, dentro Jony e Marusic) senza trovare risposte decisive. La Lazio si stava scollando, non aveva più compattezza, così l’ultimo cambio è stato Parolo e non Adekanye, portando più avanti Luis Alberto. Lo spagnolo è stato l’ultimo ad arrendersi e dopo il blitz di Borini ci ha riprovato. Silvestri ha risposto alla grande. Era destino finisse così.


Il Messaggero titola: "Lazio, una pausa sullo scudetto. Il Verona blocca sul pareggio la squadra di Inzaghi che reste terzaa -4 dalla Juve. Niente sorpasso sull'Inter, i biancocelesti non sfruttano il recupero della 17esima di A".

Prosegue il quotidiano romano: Ci sono partite che per quanto le si possa giocare all'inf‌inito restano prigioniere del loro destino. Impossibile cambiarne la storia. Come se il risultato fosse già scritto. E così la Lazio si ritrova all’improvviso ferma. Bloccata da un Verona non certo bello ma tosto. Primo 0-0 stagionale per i biancocelesti che non riescono a far gol in nessun modo. Non succedeva da Inter-Lazio del 25 settembre scorso. Lo 0-0 poi mancava addirittura da 65 gare: aprile 2018. Una vita fa. Uno pari che frena i biancocelesti nella loro folle corsa. Niente sorpasso all'Inter che resta seconda con un punto di vantaggio. La Juve capolista è a più quattro. Unica consolazione della serata gelida il record di 17 risultati utili consecutivi: eguagliato Eriksson. Il Verona si conferma in salute, settima gara di fila senza ko. Sfortuna. Per fotografare l'andamento della partita basta riguardare il duello personale di Luis Alberto con la porta gialloblù: due pali e due miracoli di Silvestri. Partita spigolosa. Diff‌icile. Per certi versi bruttina. Juric imita la Roma di Fonseca e chiude tutte le fonti di gioco della Lazio. Luis Alberto viene braccato appena prende palla. Lazzari viene tenuto basso da Kumbulla a Lazovic che spingono molto. Inzaghi urla tantissimo in panchina. Il primo pericolo è proprio del Verona, Strakosha è miracoloso su una deviazione sotto misura di Pessina. A centrocampo è una battaglia. Milinkovic si becca anche un giallo che lo costringerà a saltare la gara di domenica contro il Parma. Così come Radu.

Il tecnico biancoceleste sposta Luis Alberto sulla sinistra per liberarlo dalla marcatura e lo spagnolo trova più spazio per le sue giocate. Qui inizia la sua personale battaglia. Silvestri con la mano di richiamo gli strozza l’urlo in gola, subito dopo è il palo a negargli il gol. Caicedo gioca molto di sponda creando spazi per Immobile seguito a vista. Su uno di questi duetti è ancora il portiere gialloblù a superarsi di piede su un diagonale di Ciro. Che fosse la gara più diff‌icile lo si sapeva. Il Verona è una squadra che gioca bene e i 31 punti in classif‌ica lo dimostrano. Non a caso Juventus e Inter hanno faticato parecchio a batterlo. Stop and go. Nella ripresa la Lazio parte forte provando a sorprendere il Verona ma la squadra di Juric è quadrata e scavalcare il muro difensivo non è per nulla semplice. Così Inzaghi chiede ai suoi di abbassarsi per far uscire i gialloblù. Non a caso i biancocelesti ripartono spesso da Strakosha che lancia lungo per le sponde di Milinkovic. Serata complicata perché Ciro e compagni sbagliano spesso l’ultimo tocco. Sopraggiunge anche la frenesia di un risultato che non si sblocca e la normale stanchezza di due partite ravvicinate. Luis Alberto centra il suo secondo palo della serata. L’undicesimo stagionale per la Lazio. Gara stregata che nemmeno il mago riesce a cambiare. Il tecnico laziale si gira più volte verso la sua panchina ma passando al setaccio i suoi non trova l'uomo per poter cambiare la panchina. E così, nell’incertezza, cambia gli esterni mettendo dentro Jony e Marusic. Niente da fare. Il muro non viene giù. Ora testa a domenica. Nulla è perso. A Parma sarà l’ennesima battaglia.


► Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Spiace per com’è andata, spiace per i gol respinti, spiace per i pali presi, per il sorpasso sull’Inter sfumato, per il mancato aggancio al secondo posto. Le parole di Inzaghi sono un collage di tutti questi pensieri, di sogni e fremiti: "Sono due punti persi per ciò che si è visto in campo. Ci sono partite così, io devo andare oltre, devo valutare la prestazione e non il risultato. Siamo stati intensi, abbiamo preso 2 pali, abbiamo fatto 27 tiri e il loro portiere ha fatto 2-3 paratissime. Alla squadra non posso chiedere di più e infatti ho ringraziato i ragazzi". Inzaghi non ha potuto dire altro: "C’è un po’ di rammarico, è normale. Alla squadra ho detto "bravissimi". In pochi giorni abbiamo preparato una grande partita contro un’ottima squadra, organizzata e fisica, che ha messo in campo tantissima intensità. Non abbiamo avuto l’occasione favorevole per segnare, avremmo meritato di vincere". Immobile e Caicedo iniziano a perdere lucidità, manca Correa e Giroud non è arrivato. Per Inzaghi è un rimpianto in più: "L’attaccante l’avevamo individuato, abbiamo provato a prenderlo e non ci siamo riusciti. Non dimentichiamoci che mancava [Correa]], sappiamo quanto è importante per noi. Può capitare, con squalifiche e ammonizioni, di perdere giocatori, ma sono qui a commentare un’ottima prova. C'è rammarico per non aver portato a casa i 3 punti, ma abbiamo affrontato una squadra di valore. Adesso, in 4 giorni, dobbiamo organizzare un’altra partita importante a Parma".

Simone ha spiegato le sue mosse: "Ho cambiato i due esterni, avevano speso tanto giocando solo tre giorni fa. E’ stata una partita di grande sacrificio, Lulic stava facendo benissimo, ma si sta sacrificando molto. Jony e Marusic penso siano entrati bene, la partita si è vista, è stata intensa, nonostante lo 0-0 penso che la gente si sia divertita". Non sono bastate neppure le magie di Luis Alberto: "Quando è salito in cattedra c’è stato un cambio di marcia. Loro hanno messo in campo tante energie, ai miei ragazzi farò vedere tanti spunti, le cose interessanti che ho notato in partita. In due giorni siamo stati bravissimi a prepararci". Simone ha spiegato il cambio di Parolo, aveva anche pensato di far entrare Adekanye, poi ha optato per il centrocampista: "Ho preferito Parolo perché queste partite rischi di perderle. Mi è capitato altre volte, mi ricordo tre anni fa, contro il Genoa, una partita importante che poi alla fine abbiamo perso". Inzaghi ha centrato il 17º risultato utile di fila, vale come consolazione: "Fa piacere eguagliare anche questo record di Eriksson. Ci manca ancora qualcosina per migliorarlo, ma non posso dire niente a questi ragazzi e a questo pubblico. Nonostante fosse mercoledì c’è stata una grande partecipazione, mi spiace non aver regalato una vittoria alla gente, ma il calcio è questo. Dobbiamo però vedere la prestazione e credo che i ragazzi abbiano dato tantissimo in questa partita". Inzaghi spera di recuperare Correa e Cataldi per Parma, non è detto: "Stanno un po’ meglio, vedremo nei prossimi giorni se ci sarà la possibilità di riaverli, altrimenti sarà per la gara successiva contro l’Inter. La loro doppia presenza ci darebbe rotazioni. Sono importanti, speriamo di averli presto".



La formazione biancoceleste:
Strakosha, Immobile, Acerbi, Caicedo, Milinkovic-Savic, Luis Alberto;
Patric, Lazzari, Leiva, Radu, Lulic
La formazione iniziale biancoceleste in grafica



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati in grafica




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