Sabato 10 maggio 2025 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 1-1
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10 maggio 2025 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXXVI giornata - inizio ore 18.00
LAZIO: Mandas, Marusic (65' Lazzari), Gila, Romagnoli, Pellegrini, Guendouzi, Rovella (65' Vecino), Isaksen (53' Pedro), Dele-Bashiru (53' Dia), Zaccagni, Castellanos. A disposizione: Provedel, Furlanetto, Gigot, Provstgaard, Belahyane, Basic, Noslin, Tchaouna, Ibrahimovic. Allenatore: Baroni.
JUVENTUS: Di Gregorio, Kalulu, Veiga, Savona; Alberto Costa (79' Douglas Luiz), Mckennie, Locatelli, Thuram, Weah, Nico Gonzalez (46' Conceicao, 86' Gatti), Kolo Muani (76' Adzic, 86' Vlahovic). A disposizione: Perin, Pinsoglio, Rouhi, Mbangula. Allenatore: Tudor.
Arbitro: Sig. Massa (Imperia) - Assistenti: Sigg. Baccini e Berti - Quarto uomo: Sig. Guida - V.A.R.: Sig. Mazzoleni - A.V.A.R.: Sig. Chiffi.
Marcatori: 51' Kolo Muani, 90'+6' Vecino
Note: ammoniti 21' Thuram, 28' Savona, 55' Locatelli, 69' Castellanos, 80' Pellegrini, 90' Guendouzi, 90' Vecino, 90'+2' Zaccagni, 90'+3' Weah. Espulsi: 59` Kalulu. Angoli 3 a 3. Recuperi: 1' p.t., 10' s.t.
Spettatori: 60 mila circa.
► I calciatori convocati per la partita odierna
► Il Corriere dello Sport titola: .
Prosegue il quotidiano sportivo romano:
• Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano: .
• Il Tempo titola: “Pari e rimpianti”. Continua il quotidiano romano: “Vecino nel recupero risponde a Kolo Muani e tiene in vita la Lazio. All’Olimpico finisce 1-1 la sfida Champions. Juve in dieci dal 60’”.
Vecino all'ultimo assalto salva la Lazio da una sconfitta immeritata ma ora la corsa Champions per Baroni diventa quasi impossibile. La Juve si illude, passa in vantaggio con Kolo Muani poi si chiude troppo anche per colpa del rosso ingenuo di Kalulu e si fa raggiungere. Alla fine il pari scontenta tutti ma fa felici le dirette concorrenti, soprattutto la Roma oltre a certificare l'incapacità della Lazio di vincere gli scontri diretti in casa. Splendida la scenografia della Nord con la scritta "honor, ovunque l'aquila e con lei l'onore di Roma" col sottofondo della musica del "Gladiatore". Alla fine sono 60.000 gli spettatori con almeno 15.000 juventini, molti sparsi anche nelle tribune. Baroni e Tudor, ex passato come una meteora da queste parti, hanno paura e scelgono la versione meno offensiva delle loro squadra: da una parte c'è Dele-Bashiru e non Dia così come la Juve si presenta con tanti centrocampisti a supporto di Kolo Muani e Gonzalez. Proprio il nigeriano della Lazio spreca subito in avvio un potenziale contropiede tirando male addosso a Di Gregorio. Bianconeri padroni in mezzo al campo senza mai essere pericolosi (brividi per un'uscita a vuoto di Mandas e salvataggio di Romagnoli a porta vuota), dall'altra parte poca roba con Zaccagni che non riesce mai a trovare l'imbucata per il Taty e Isaksen poco reattivo in un paio di circostanze.
Quando l'arbitro Massa fischia la fine del primo tempo c'è la sensazione diffusa che ci sia bisogno dell'acuto di un solista per provare a sbloccare il match. Dopo l'intervallo subito Conceicao (fuori Gonzalez) mentre Baroni resta fermo sulle scelte iniziali. Arriva subito la svolta, Mckennie serve a Kolo Muani un pallone al bacio: 0-1 e difesa laziale ferma. Entrano Pedro e Dia per dare la scossa ma i biancocelesti faticano troppo a costruire azioni importanti. Buon per loro che Kalulu rifila una manata gratuita al Taty, il Var Mazzolenì richiama l'arbitro per il rosso che fa girare tutto. Ora è un assalto continuo della Lazio, la Juve, ridotta in dieci, pensa solo a perdere tempo e non viene neppure aiutata dai cambi di Tudor. Tocca ad Adzic, poi Douglas Luiz, Gatti e Vlahovic ma riescono Conceicao e lo stesso serbo. Baroni inserisce anche Lazzari e Vecino, le prova tutte. Solo cross, tanti ma il fortino bianconero resiste poi, poco prima del 90' Massa vede un rigore di Di Gregorio sul Taty: il Var trova un fuorigioco millimetrico e annulla il pari. Sette minuti di recupero (pochi per quanto visto), la Lazio ha il merito di non mollare: ultimo pallone in area, sponda del Taty, corta respinta e Vecino trova un pari che allunga la lotta per i posti in Europa (diciannovesimo gol dalla panchina). Il tabù Olimpico resiste con due successi nelle ultime undici partite in casa (non si vince da febbraio). Adesso per la Lazio è davvero dura con tutti gli scontri diretti negativi con Roma, Juve, Bologna e Fiorentina e la trasferta di San Siro contro l'Inter da giocare senza gli squalificati Pellegrini e Zaccagni.
• La Gazzetta dello Sport titola: “Ahi Juve che spreco”. Continua il quotidiano: “Segna Kolo Muani, Kalulu espulso. Pari Lazio al 96’, rischio Champions. Il rosso al francese costringe i bianconeri a chiudersi troppo. E domani la Roma può fare il sorpasso”.
Lo spareggio Champions Lazio-Juve l’ha vinto la Roma che, grazie al pareggio dell’Olimpico, è ora padrona del suo destino. La Juve non lo è più. Vincere a Bergamo non è uno scherzo, ma se domani Ranieri piazza l’impresa, sale da solo al quarto posto con la speranza di gestire i 2 punti di vantaggio nelle ultime due partite. La Juve deve sbattere la testa contro il muro: ha buttato alle ortiche un’occasione unica. Al 51’ della ripresa si sentiva già nell’urna di Champions, con l’aiuto dell’Atalanta, e con Udinese e Venezia da affrontare prima del traguardo. Invece è arrivato il pareggio di Vecino. Ma la tafazzata la Juve l’aveva commessa prima, al 15’ della ripresa, quando Kalulu si è fatto cacciare per una manata a Castellanos. Una leggerezza assurda nella partita che può valere una stagione. Un peccato di gioventù, come quello di Yildiz con il Monza. Ma per restare a questi livelli, i giovani devono comportarsi da adulti. Contro l’Udinese, Tudor non avrà gli squalificati Savona, Thuram e Kalulu. Difesa in piena emergenza. Ieri Tudor ha dovuto precettare Locatelli sulle barricate e accelerare il ritorno in campo di Gatti, reduce da una frattura senza quasi allenamento. Anche qui non tutto è ancora perduto, ma le rimonte subite nei due scontri diretti con Bologna e Lazio giustificano le testate contro il muro.
Frenata Lazio. All’ultima giornata del campionato 2017-18, una zampata di Vecino nel finale all’Olimpico stese la Lazio e trascinò l’Inter in Champions. L’uruguaiano ha ripetuto il gesto, ma stavolta ha fatto felice la Lazio. Felice fino a un certo punto perché il sogno Champions sta evaporando e il sospetto che possa realizzarlo la Roma, proprio grazie alla frenata dei concittadini, brucia parecchio. La bella squadra che all’andata divertiva e segnava con facilità non c’è più. Delle ultime 11 partite casalinghe, ne ha vinta una sola, col Monza, il 9 febbraio. Il popolo aspetta paziente. Dopo un primo tempo anemico, con un solo tiro in porta, la Lazio è divampata nel finale, ma solo contro una Juve in dieci e sempre più stanca. Alla prossima affronterà l’Inter senza gli squalificati Rovella, Zaccagni, Pellegrini. Anche qui non tutto è ancora perduto, ma anche qui, ripensando ai tanti punti sperperati e a come volava la squadra un tempo, è legittimo cercare un muro per sbatterci la testa sopra.
Tutto bloccato. Al centro del tridente (4-2-3-1), Baroni sceglie Dele-Bashiru, opzione più costruttiva e meno profonda di Dia, per rafforzare la mediana contro quella vitaminica di Tudor che ha stropicciato il 3-5-2: Nico Gonzalez e McKennie, trequartisti alle spalle di Kolo Muani (3-4-2-1). Già questi ritocchi fanno intuire le ragioni di un primo tempo brutto e bloccato. A centrocampo c’è più ressa che ai grandi magazzini nel primo giorno di saldi. S’impasta tutto lì. Con un paio di eccezioni che potrebbero generare pericoli: Savona a sinistra fatica a contenere Isaksen e l’intraprendente Alberto Costa fa un paio di cose interessanti a destra. Su quei lati, infatti zampillano le tre azioni più pericolose che non osiamo chiamare palle-gol. Al 3’ Dele-Bashiru, imbeccato da Guendouzi, vola e calcia sul primo palo: Di Gregorio smanaccia in corner. Costa risponde due volte. Al 16’ calciando dopo maldestra uscita di Mandas, la difesa protegge lo specchio; al 34’ sdraia Isaksen con una con una sterzata, ma Pellegrini gli mura il tiro. Difficile pretendere di più con la qualità messa in campo: latitante Zaccagni, quasi solo energia muscolare nella mediana bianconera.
Tudor, ma perché? Nella ripresa Tudor inserisce subito le scosse di Conceiçao e al 6’ la Juve passa. Cross di McKennie da sinistra, Kolo Muani batte in cielo Romagnoli e Mandas pasticcia la respinta: 1-0. Il 7° gol del francese, che ha segnato 2 sole reti in meno di Vlahovic avendo giocato la metà delle partite, può essere quello che timbra il passaporto Champions, perché la Juve controlla senza affanno una Lazio che ha accusato la botta. E invece Kalulu riapre il match. Molla una pacca inconcepibile a Castellanos e al 15’ la Juve resta il 10. Baroni, che aveva già affilato la Lazio dopo il gol con Pedro e Dia, ora aggiunge l’incursore Vecino al posto del più protettivo Rovella. Sarà la mossa decisiva. Inizia la fase più torrida del match. Cominciano a piovere cross: saranno 28. Curiosamente, in una Juve schiacciata dietro che avrebbe bisogno come il pane di un centravanti che tiene palla lontano, toglie Kolo Muani e alza centravanti i 168 centimetri di Conceiçao. Perché? Le torri le inserisce al 41’, Gatti e Vlahovic, togliendo proprio il portoghese e Adzic entrato 10’ prima. Perché?
Sorride Sir Claudio. Il pareggio sembra cosa fatta al 42’, quando l’arbitro fischia il rigore su Castellanos, abbattuto in uscita da Di Gregorio, ma il Var passa la spugna per fuorigioco. Spettacolare un salvataggio acrobatico di Veiga, prodigiosa la parata di Di Gregorio che respinge Dia con l’aiuto del palo. La Juve resiste con l’etica della resistenza difensiva che le scorre nelle vene, ma al 51’ deve arrendersi all’arrembaggio di Vecino. Alla fine, i due allenatori ripetono le stesse parole: "Soddisfatto della prestazione e del risultato. Tutto è ancora aperto". Parole che costano un certo sforzo recitativo. A Claudio Ranieri il sorriso, ieri, veniva molto più naturale.
► Per questa partita il tecnico biancoceleste Marco Baroni ha convocato i seguenti calciatori:
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