Domenica 18 maggio 2025 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Inter-Lazio 2-2

Da LazioWiki.

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18 maggio 2025 – Milano, stadio Giuseppe Meazza - Campionato di Serie A, XXXVII giornata - inizio ore 20.45

INTER: Sommer, Bisseck, Acerbi, Bastoni (90'+1' Zalewski), Dumfries, Barella, Chalanoglu (90'+1' Zielinki), Mkhitaryan (90'+1' Arnautovic), Dimarco (68' Zalewski); Thuram, Taremi (56' Correa). A disposizione: Di Gennaro, Martinez, De Vrij, Asllani, Pavard, Carlos Augusto, Darmian, Topalovic. Allenatore: S. Inzaghi.

LAZIO: Mandas, Marusic, Gila (90'+7' Gigot), Romagnoli, Nuno Tavares (65' Hysaj), Rovella, Guendouzi, Isaksen (53' Pedro), Vecino, Dia, Castellanos. A disposizione: Provedel, Furlanetto, Provstgaard, Basic, Belahyane, Dele-Bashiru, Tchaouna, Noslin. Allenatore: Baroni.

Arbitro: Sig. Chiffi (Padova) - Assistenti: Sigg. Meli e Alassio - Quarto uomo: Sig. Marcenaro - V.A.R.: Sig. Di Paolo - A.V.A.R.: Sig. Guida.

Marcatori: 45'+2' Bisseck, 72' Pedro, 79' Dumfries, 90' Pedro (rig.)

Note: ammoniti 38' Chalanoglu, 45' Guendouzi (applauso ironico al direttore di gara sfuggito alle riprese televisive, giallo erroneamente attribuito a Castellanos sul Match Report dalla Lega Serie A, sui quotidiani del giorno dopo e nella diretta tv dell'incontro, ma correttamente riportato nella delibera del G.S.), 61' Gila, 78' Romagnoli. Espulsi 90' Baroni, 90' Inzaghi. Angoli 5 a 1. Recuperi: 3' p.t., 11' s.t.

Spettatori: 71.060 presenti.


I calciatori convocati per la partita odierna

► Il Corriere dello Sport titola: .

Prosegue il quotidiano sportivo romano:


Il Messaggero titola: .

Prosegue il quotidiano romano: .


Il Tempo titola: “Infinito Pedro”. Continua il quotidiano: “Inter due volte avanti raggiunti dalla doppietta dello spagnolo che fa un grande favore al Napoli. Inzaghi rischia di perdere il titolo con l’ex squadra. Per Baroni la Conference a meno di un miracolo”.

La doppietta di Pedro regala lo scudetto al Napoli, l'Inter spreca il doppio vantaggio e si suicida. Ai biancocelesti serve un punto per arrivare in Conference League (la coppa peggiore), Champions ed Europa sono un sogno possibile solo con le sconfitte di Roma e Juve nell'ultima giornata. C'è bisogno di un miracolo negli ultimi 180 minuti per i nerazzurri: che rabbia per Inzaghi, rischia di aver compromesso tutto contro la sua ex squadra. Inzaghi non fa sconti, riecco tutti i titolari dopo che a Torino aveva schierato le seconde linee pensando a uno scudetto già perso. Tant'è, unico assente è Lautaro, tornano Bastoni, Calhanoglu, Di Marco e Thuram. Sull'altro fronte Baroni rischia Tavares dall'inizio, dirotta Dia sulla sinistra al posto dello squalificato Zaccagni e si affida a un centrocampista in più, l'ex Vecino, tenendo inizialmente in panchina Pedro. Si parte con i nerazzurri all'assalto e la Lazio che resta dietro a difesa di Mandas. Ci vuole mezz'ora per vedere un tiro in porta dopo che Isaksen fa abortire sul nascere due potenziali contropiedi pericolosi. Lo fa Dimarco che impegna Mandas in una respinta di pugno, tutto qui. La svolta sul finire di una prima frazione equilibrata: sempre Isaksen, imbeccato da Dia, si presenta tutto solo davanti a Sommer ma tira addosso al portiere dell'Inter. Gol sbagliato, gol subito, un adagio che nel calcio è una sentenza, tanto più per la Lazio. Al 46' e qualche secondo (Chiffi aveva concesso solo un minuto di recupero), Bisseck in mischia sfrutta un rimpallo fortunoso dopo l'angolo di Calhanoglu e fa secco Mandas per 1'1-0 dei campioni d'Italia. Peccato perché andare sotto all'intervallo dopo aver tenuto bene il campo contrastando l'Inter in tutte le zone del campo, è ingiusto e penalizza troppo una prova dignitosa dei biancocelesti.

Nella ripresa pochi minuti di nulla e Baroni punta su Pedro, fuori Isaksen che chiude così una prova piena di errori e, poco dopo, Inzaghi risponde con Correa per Taremi e Carlos Augusto per Dimarco. Si ferma ancora Tavares (si spera solo crampi), cambio obbligato con Hysaj, la Lazio attacca alla ricerca di un episodio positivo per riequilibrare la gara. Ce l'ha Dia che, imbeccato Castellanos, tira incredibilmente fuori. Poi al 73' ci pensa il solito Pedro dopo un inserimento di Vecino a trovare un gol pesante che rilancia la Lazio. Ma il pari dura poco, l'Inter si ributta in avanti e trova subito il 2-1 con Dumfries sempre da palla inattiva. La Lazio si ributta in avanti, Bisseck la combina grossa: fallo di mano netto che il Var Di Paolo segnala all'incerto Chiffi (espulsi i due allenatori per proteste). Pedro trasforma con freddezza il 2-2 (decimo in campionato), il secondo Farris inserisce Zielinski, Zalewski e Arnautovic. Sette minuti di recupero, Inter tutta in avanti, l'austriaco fallisce il gol scudetto, entra Gigot. Finisce così, rimpianti per tutti.


La Gazzetta dello Sport titola: “Inter shock, sfuma il sorpasso”. Continua il quotidiano: “La Lazio fa 2-2 nel finale, niente +1 sul Napoli. Segna Bisseck prima dell’intervallo. Pareggia Pedro, gol di Dumfries e ancora lo spagnolo gela San Siro dal dischetto: il titolo resta lontano”.

Alla fine di che cosa parliamo? Di uno scudetto buttato via dall’Inter. A meno di clamorose sorprese, non escludibili a priori, però improbabili, difficile che il Cagliari salvo non perda al Maradona, a meno che non accada qualcosa tipo Roma-Lecce 2-3 del 1986, il Napoli ha vinto il campionato nonostante a Parma non sia andato oltre il pareggio. L’Inter per due volte ha avuto in pugno la vittoria contro la Lazio e per due volte si è fatta riacciuffare, via Var, particolare che dedichiamo ai negazionisti della tecnologia: senza la video revisione, l’Inter avrebbe vinto partita e campionato. Decisivo il rigore provocato da Bisseck, una “bracciata” su Castellanos, con Pedro implacabile dagli 11 metri per il 2-2 definitivo. Il calcio sa esprimere una circolarità perfetta. Il campionato dell’Inter era cominciato in agosto a Marassi contro il Genoa, un 2-2 con rigore causato da Bisseck quasi alla fine e sempre di braccio, e praticamente si è chiuso qui, con un altro penalty causato dal giovane difensore tedesco, che contro la Lazio ha segnato il gol dell’1-0. Il ragazzo ha potenzialità notevoli, ma deve imparare a tenere a posto le mani e i gomiti.

Sprechi. È la seconda volta che Simone Inzaghi getta uno scudetto, la prima nel 2022 in favore del Milan. Inzaghi ha davanti sé un futuro immediato estremo: bianco o nero, tutto o niente. Se vincerà la Champions, verrà beatificato. Se la Champions gli sfuggirà, il “crucifige” sarà inevitabile. Il rammarico per questo titolo quasi regalato al Napoli è forte. L’Inter si è fatta male da sola più volte: all’inizio di aprile a Parma, a Pasqua contro il Bologna al Dall’Ara; in casa contro la Roma; ieri contro la Lazio. Sarebbero bastati due punti in più all’interno di questa quaterna per uno scudetto che dal punto di vista tecnico sarebbe stato (o sarebbe) legittimo per la superiorità dimostrata. Se però i conti non tornano, se lo scudetto lo vincerà il Napoli, vorrà dire che sono stati commessi tanti errori: per faciloneria, per presunzione, perché si è deciso di puntare tutto sulla Champions.

Giusto vantaggio. Il primo tempo è stato monotematico: Inter al governo, piantata bene nella metà campo avversaria, e Lazio asserragliata davanti a Mandas. Baroni ha organizzato un catenaccio vecchio stampo, con un falso trequartista come Vecino, deputato a braccare Calhanoglu, la mente interista. Una pensata d’altri tempi e scontata al contempo. L’Inter è quasi sempre sopravvissuta ai tentativi di oscuramento di Calhanoglu, perché ha le risorse per andare oltre le schermature anti-turco. La Lazio non ha fatto altro che difendersi e ha costretto l’Inter a rimuginare e rimasticare gioco, con passaggi e ondeggiamenti da un lato all’altro per trovare uno spiraglio. Un cross di Thuram da destra ha fruttato la prima vera occasione, un tiro al volo di Dimarco con Mandas pronto a ribattere. Poi l’Inter ha mollato un po’ la presa e la Lazio ha goduto della grande occasione. Una ripartenza dal basso, rifinita da Dia con una verticalizzazione superba per Isaksen, nello spazio alle spalle di Bastoni. Qui Super Sommer ha respinto la conclusione quasi a botta sicura del danese. Sembrava già molto che l’Inter andasse all’intervallo sana e salva, quando, nel recupero, Calhanoglu dall’angolo ha innescato la rete del vantaggio: Dia di testa ha prolungato perché non è riuscito a ribattere, Dimarco ha tirato e colpito Romagnoli, Bisseck ha raccolto il pallone vagante e l’ha scaraventato in rete. Vantaggio corretto. Inter superiore per qualità e per volumi, Lazio troppo rinunciataria. All’intervallo, Inter capolista, con il Napoli scavalcato e sotto pressione.

Altalena di emozioni. Gli occhi sul prato di San Siro e l’orecchio a Parma. La ripresa è andata via così. Al Tardini lo 0-0 restava tale, a San Siro succedevano cose, perché la Lazio aveva cambiato atteggiamento e perché Baroni a un certo punto aveva inserito Pedro, il “vecchietto” che non si arrende. Il pari della Lazio è stato prima annullato per un fuorigioco che non c’era e poi convalidato. Su un tiro di Marusic, deviato da Dumfries con un braccio, un fosco segnale, l’ex Vecino in qualche modo ha appoggiato a Pedro, che ha imbucato in rete l’1-1. Sul momento, bandierina su per la posizione di Vecino, poi dalla Var hanno convalidato. L’Inter è ritornata sopra grazie a Dumfries di testa su punizione di Calhanoglu. San Siro bollente, lo scudetto era a portata di presa. Il Napoli non segnava, sarebbe bastato vincere a Como, ma Bisseck, su un sombrero di Castellanos, è caduto nella tentazione del gomito largo con annessa mossetta e via Var è arrivato il rigore del 2-2 di Pedro. Ultimi minuti tipo ritorno contro il Barcellona. Acerbi di nuovo centravanti ha “spondeggiato” per Arnautovic che a due passi dalla porta ha ciccato il pallone del 3-2 con una semi-girata goffa, da calcetto del giovedì tra amici con la pancetta. Non si buttano via così gli scudetti.




La formazione biancoceleste:

La formazione iniziale biancoceleste in grafica



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Marco Baroni ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati in grafica






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