Sabato 18 novembre 2000 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Milan 1-1

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18 novembre 2000 - 2919 - Campionato di Serie A 2000/01 - VII giornata

LAZIO: Peruzzi, Negro (46' Favalli), Nesta, Mihajlovic, Pancaro, Lombardo, Stankovic (58' Salas), Simeone, D.Baggio, Nedved, Crespo (80' S.Inzaghi). A disposizione: Marchegiani, Fernando Couto, Baronio, Ravanelli. Allenatore: Eriksson.

MILAN: Abbiati, Chamot, Costacurta (45' Julio Cesar), Maldini, Gattuso, Giunti, Albertini, Coco (30' Serginho), Boban (76' Helveg), Bierhoff, Shevchenko. A disposizione: Rossi, Leonardo, Guglielminpietro, Josè Mari. Allenatore: Zaccheroni.

Arbitro: Sig. Borriello (Mantova).

Marcatori: 3' D.Baggio, 53' Shevchenko.

Note: ammoniti Gattuso, Boban, Chamot, Costacurta, Negro, Albertini. Recupero: 1' p.t., 3' s.t.

Spettatori: 60.000 circa.

Dino Baggio ha appena scoccato il tiro del vantaggio laziale
Abbiati è battuto
L'esultanza di Dino Baggio
Il pareggio di Shevchenko
Il biglietto della partita
(Gent. Conc. Giancarlo D'Amato)

Quando una squadra subisce un gol ad appena tre minuti dall'avvio - e il Milan l'ha subìto dalla Lazio al 2'20" per un sinistro da fuori area di Dino Baggio, un tiro del tutto simile a quello che il centrocampista realizzò in nazionale ad Oporto il 24 febbraio '93 - si è soliti affermare che per recuperare restavano ben 87 minuti. In effetti, nulla si può opporre ad una verità tanto lapalissiana se non che un gol all'inizio cambia sia l'interpretazione, sia le prospettive della partita. Per esempio, alla Lazio non è parso vero di dedicarsi con cura alla fase difensiva di un già più che munito 4-5-1. Nella scacchiera tattica, infatti, significa avere la teorica superiorità numerica sia rispetto all'attacco milanista (quattro contro due, essendo Boban pressoché nullo) sia in rapporto al centrocampo (cinque contro quattro).

Tutto ciò ha tolto al Milan molto spazio per le giocate anche più semplici e costretto le sue punte a dare le spalle alla porta nel tentativo di trovare una palla che quasi mai cercava loro. Non avendo poi nessun apporto dalle fasce, ovvero dall'avanzamento dei due esterni di centrocampo, Zaccheroni bene ha fatto a togliere Coco (era anche infortunato) dopo appena mezz'ora per schierare il più intraprendente Serginho. Non che la scelta abbia determinato un significativo cambio di rotta, ma di certo Lombardo, fino a quel momento apparso brillantissimo, ha preso a correre all'indietro. Lì, peraltro, la Lazio è stata benissimo e in piena coscienza, visto che Peruzzi non ha mai fatto una parata (l'unica, su colpo di testa di Bierhoff scoccato da posizione di fuorigioco, era a gioco fermo). Il Milan, dunque, ha sciupato oltre 40 minuti per capire come avrebbe potuto rimettersi in corsa. Sinceramente non dev'essere stato l'intervallo a chiarire le idee a giocatori e tecnico perché, se era stato un episodio a generare il vantaggio laziale, è stato un grave errore di Mihajlovic (si è fatto scavalcare dal lancio in pallonetto di Albertini) a favorire il pareggio di Shevchenko.

Per la verità anche Nesta ha qualche responsabilità nel mancato intervento in chiusura, però a noi è parso bravissimo Shevchenko nell'opera di copertura della palla e per la destrezza di battere di destro anticipando il difensore. A quel punto alla Lazio sono rimasti ben 36 minuti (più tre di recupero) per cercare di tornare in vantaggio. Eriksson ha sostituito Stankovic con Salas ripristinando perciò il 4-4-2 di antica memoria e di rinnovata vivacità. Infatti, pur attraverso una manovra non sempre nitida, la Lazio ha prodotto due buone occasioni con Crespo (entrambe maldestramente sprecate dall'argentino, assai testardo anche nel tentare prevedibilissimi tiri da fuori) e una, sventata da Julio Cesar sostituto di Costacurta, con Lombardo. Quest'ultimo è il "rieccolo" dei biancazzurri, nel senso che, a dispetto delle perplessità di molti, trova posto in squadra (dall'inizio o in corsa) con regolarità perfino sconcertante. La spiegazione tecnica è che, di fatto, Lombardo è l'unico esterno di destra della rosa laziale (complimenti per l'oculatezza). La versione faceta, invece, si basa su una convinzione di popolo: Lombardo gioca perché è un ex compagno di Eriksson, oggi coadiuvato dall'allenatore in seconda Roberto Mancini (complimenti per la battuta).

Fonte: Corriere dello Sport