Domenica 12 gennaio 1997 - Verona, stadio Marc'Antonio Bentegodi - Verona-Lazio 1-1

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Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1996/97 - 16ª giornata - Verona-Lazio 1-1

VERONA: Guardalben, Fattori, Siviglia, Baroni, Vanoli, Orlandini (90' Ametrano), R. Bacci, Ficcadenti, L. Colucci, Maniero (83' De Vitis), Zanini (46' Manetti). n.e. Landucci, Caverzan, Paganin, Ferrarese. All. Cagni.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Fish, Favalli, Fuser, Okon, Nedved, Buso (75' Gottardi), Casiraghi, Signori. n.e. Orsi, Marcolin, Baronio, Franceschini, Piovanelli, Venturin. All. Zeman.

Arbitro: Sig. Braschi (Prato).

Marcatori: 33' Fish, 61' P.Orlandini (rig).

Note: ammoniti Fattori, Manetti, De Vitis, Zanini e Negro. Recuperi: 4' più 3'. Calci d'angolo: 1-7.

Spettatori: 5.096 paganti per un incasso di lire 131.110.000; abbonati 11.010 per una quota di lire 189.933.000

Dal Guerin Sportivo: fasi della gara
Un atterramento di Casiraghi
Fish festeggiato dopo il suo goal

La Gazzetta dello Sport titola: "La vera Lazio dura troppo poco. La squadra che aveva travolto il Milan si vede solo un tempo: il Verona si salva La Lazio gioca bene, segna con Fish ma poi, nella ripresa, ripresenta i soliti difetti: imprecisione al tiro, sbadataggine, poca coesione. Così il Verona trova un po' di coraggio e agguanta il pari con Orlandini".

Continua la "rosea": La Lazio che sette giorni fa aveva travolto il Milan dura un tempo o poco più: il primo. Trequarti d'ora, poi lucidità, velocità e freschezza svaporano portandosi via una grande occasione. Per il plotone di Zdenek Zeman il bivio era di quelli importanti. E non per la vittoria numero 600 in serie A, un bel traguardo soltanto per gli amanti delle statistiche. Bivio importante perché con la squadra in risalita, e il Milan messo al tappeto, vincere qua significava entrare col piede giusto nell'anticamera della sfida di domenica, all'Olimpico, contro la Juventus: soltanto 5 punti sotto i bianconeri. Un sano beverone psicologico. Così, invece, con questo striminzito 1-1 di Verona, la Lazio resta a sette lunghezze dalla capolista, intruppata nella parte bassa di quei due terzi di classifica che va dall'Inter all'Atalanta e si muove a fisarmonica domenica dopo domenica. Soliti pregi e difetti, personalità scostate, evidenti difficoltà a prendere di mira la porta (avversaria). Ed è inutile, per i laziali, aggrapparsi alla traversa centrata da Pierluigi Casiraghi a un quarto d'ora dalla fine, unico tiro verso Marco Guardalben nel secondo tempo. Pesa poco rispetto ai brividi corsi dalla difesa biancoceleste, palesemente scoperta da un centrocampo che non riusciva più a filtrare i contropiedi veronesi. La verità è che la Lazio non ha saputo chiudere la partita nel momento migliore, col giusto cinismo, quando nel primo tempo il Verona non riusciva a mettere in croce più di due passaggi. Brutto segnale. Dominio del gioco, occasioni poche, troppo poche. Una su tutte: esterno destro di Renato Buso nell'area piccola, che Guardalben tocca appena e Sebastiano Siviglia spazza via sulla linea di porta. Minuto 19, il gol laziale deve ancora arrivare. Si materializza poco dopo la mezz'ora, su azione da corner, contestato dal pubblico di casa: e invece Guardalben ammette la deviazione sul destro di Diego Fuser. Angolo, dunque. Sullo spiovente di Giuseppe Signori, Pierluigi Casiraghi fa da torre per Mark Fish.

Il lungagnone sudafricano ha tutto il tempo per girarsi e spedire il pallone in porta col sinistro. Facile, facile. La girandola della Lazio funziona attorno ai piedi buoni di Paul Okon, playmaker a testa alta. Dietro, Alessandro Nesta esibisce velocità e sicurezza in chiusure da applausi. E gli attacchi attraversano spesso le corsie esterne dove Diego Fuser e Giuseppe Favalli si alzano sui pedali. Poi tutto si dissolve nell'ultimo passaggio, nell'inconsistenza di Signori o nella mira sbagliata di Casiraghi (che sfiora il palo in chiusura di tempo). Il Verona mette sulla bilancia soltanto un'occasione sprecata da Nicola Zanini, che tira addosso a Luca Marchegiani, dopo essere scattato sul filo del fuorigioco. Nient'altro. E difatti Zanini resta negli spogliatoi, Gigi Cagni promuove Alessandro Manetti che si fa subito pericoloso: bravo Marchegiani a deviare in uscita (minuto 7). Cresce il Verona più tonico e meno assillato dal pressing. Il contropiede comincia a funzionare man mano che la Lazio si allunga e resta spalmata sul campo in versione extralarge, con un paio di taglie troppo grandi per lei. Finché Pierluigi Orlandini pesca Filippo Maniero in area, Paolo Negro gli frana addosso e l'arbitro punta l'indice sul dischetto. Il destro di Orlandini pareggia il conto. Il Verona potrebbe anche vincere. La Lazio macchinosa, che non riesce proprio a tirare, si porta via almeno un punto. Già qualcosa. Ma è troppo poco.


Dal Corriere della Sera: Era chiaro da tempo, pochi potevano pensare di essersi sbagliati sulla mediocrità della Lazio, sulla sua perfetta incompiutezza. Il dato più crudo, e triste, è che il Verona, penultimo in classifica, condannato quasi certo alla retrocessione, ha dormito troppo: quando ha capito che l'aria che tirava poteva essere buona, s'era fatto tardi. Allora si è dovuto prendere il punto che gli serve giusto per vivacchiare. Certo non si consolerà sapendo che alla Lazio il pareggio serve ancora meno, forse solo a rinforzare la necessità di procedere con la ramazza a campionato concluso. La squadra di Zeman ha attaccato, tenuto il campo, in qualche modo imposto la sua maggiore padronanza. Però alla fine è stato il Verona ad avere tre occasioni da gol che gridano vendetta: due con Zanini e Manetti, clamorose, un'altra con Maniero, sull'1-1. Così i tre gol al Milan sono sembrati vecchi di dieci anni, non di una settimana. La Lazio che qui doveva passeggiare s'è scoperta spenta, incerta. Eppure era la stessa che aveva travolto Sacchi. Anzi, perfino meglio. Con due titolari rimessi in piedi (Nesta in difesa e Okon a centrocampo) e con un altro (Rambaudi) in partenza degnamente sostituito da Buso. Conclusione: il migliore in campo è risultato Mark Fish, a breve distanza seguito da Marchegiani. Il segno di questi tempi, probabilmente. Se dall'altra parte ci fosse stato qualcuno più scaltro, e non un avversario così commovente nella sua ingenuità, la frenata sarebbe stata un po' più brusca. Fish non solo ha sbaragliato il campo, giocando una partita eccellente. Ma è pure riuscito a illudere per quasi mezz'ora una squadra ridotta a un diesel, con un gol rapinato di sinistro in area su assist di Casiraghi di testa.

Il Verona ha protestato per il corner da cui è nato questo gol: a molti, infatti, era parso che Guardalben non avesse toccato la palla sulla punizione calciata da Fuser all'incrocio dei pali. In realtà, ha visto bene il guardalinee, una delle poche cose che ha azzeccato. Bravo Cagni, come sempre, a fine partita: "Il calcio d'angolo c'era". Discreta in difesa, troppo intermittente in mezzo al campo e insufficiente davanti, la Lazio non ha portato il colpo di grazia e, peggio ancora, non ha mai dato l'impressione di esserne vicina. Era stata graziata da Zanini poco meno di dieci minuti prima del vantaggio, sul quale aveva salvato Marchegiani in modo strabiliante. Poi ha cominciato a soffrire anche dietro, lasciando spazi a un Verona impreciso e pauroso sotto misura. Si è ripetuto Marchegiani su Manetti, in avvio di ripresa, poi la squadra di casa ha trovato il corridoio buono e il rigore del pari. Privo di grosse personalità e con limiti strutturali troppo consistenti, il Verona punta tutto su Orlandini, l'unico elemento di indiscutibile valenza tecnica. Ieri, dopo quasi un tempo di equilibrio con Favalli, l'ex interista è diventato incontenibile, e praticamente da solo è andato ad inventarsi il pareggio.


Tratte da La Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

La partita dei rimpianti. Quelli della Lazio che ha mancato l'ennesima occasione per agganciare le prima. Quelli del Verona che cercava ossigeno per non affogare nella bassa classifica. In casa Lazio va di moda l'aggettivo solito. Signori: "Abbiamo avuto quei soliti 5-10 minuti di calo e abbiamo subito un rigore da polli". Aggiunge Casiraghi: "Come al solito abbiamo perso l'occasione per risalire in classifica, pagando a caro prezzo l'incapacità di segnare il secondo gol e chiudere la partita. C'è il rimpianto per la mia traversa, ma nel secondo tempo abbiamo giocato peggio. Forse è un problema di testa". Ancora più duro Marchegiani: "Come al solito è stata una Lazio poco pratica. Dobbiamo rimproverarci l'incapacità di gestire la partita. Capisco subire i contropiede su un risultato di parità, ma sul nostro vantaggio no. Se volevamo far qualcosa di importante dovevamo assolutamente vincere. Dovevamo lasciare più l'iniziativa agli avversari, colpendo sugli spazi, come avevamo fatto alla fine del primo tempo. Invece nella ripresa sono stati bravi loro a tirarci fuori e noi siamo stati superficiali nel gestire la situazione. E questa purtroppo non è una novità. Di questa stagione non possiamo essere soddisfatti. A questo punto pensiamo solo a un piazzamento Uefa". Zdenek Zeman non usa l'aggettivo solito, ma non è tenero con i suoi. Non pronuncia il termine, però non è esagerato parlare di una sorta di ammutinamento dei giocatori: "Abbiamo cominciato bene ma poi ci siamo addormentati tenendo il possesso di palla ma sotto i nostri ritmi abituali. Eravamo troppo tranquilli sul vantaggio, invece ci voleva più aggressività ed un po' di cattiveria. Il Verona ha avuto tre occasioni limpide oltre al gol, ma forse se lo avessimo subito avremmo almeno reagito. Bisognava gestire l'1-0 ma con le nostre caratteristiche. Se quando abbiamo la palla cerchiamo in velocità gli spazi liberi e la profondità, magari rischiamo di sbagliare un passaggio, ma anche il nostro avversario è in difficoltà. Viceversa cercando 100 passaggi lenti, alla fine uno lo sbagli ugualmente e dai il tempo agli altri di organizzarsi". Cagni è soddisfatto a metà: "Se c'era una squadra che meritava di vincere questa era il Verona. Giochiamo bene, ma c'è da pensare se per segnare un gol bisogna costruire 5-6 occasioni. Abbiamo sbagliato parecchio. Siamo migliorati sulla quantità e continuità di gioco, ma manchiamo in fase di rifinitura: è lì che dobbiamo lavorare. Altrimenti continuiamo a costruire ma senza raccogliere punti per la classifica. Io comunque sono fiducioso per la salvezza. Tutte le nostre principali concorrenti nella lotta per la permanenza dovranno venire a Verona nel ritorno. Mi auguro che i giocatori, come me, ritengano questa prestazione al pari di una vittoria. E' importante sul piano psicologico per il futuro".