Domenica 15 marzo 1987 -Roma, stadio Olimpico - Lazio-Cremonese 2-0

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15 marzo 1987 - 2313 - Campionato di Serie B 1986/87 - 24ª giornata

LAZIO: Terraneo, Podavini, Piscedda (76' Filisetti), V.Esposito, Gregucci, Marino, Caso (89' Camolese), Acerbis, Fiorini, Pin, Mandelli. A disp. Ielpo, Brunetti, Rizzolo. All. Fascetti.

CREMONESE: Rampulla, Garzilli, Citterio, W.Viganò, Montorfano, Torri, Lombardo, Bongiorni (61' Galletti), Nicoletti, Bencina, Chiorri. A disp. Violini, Gualco, Ferraroni, Feliciani. All. Mazzia.

Arbitro: Sig. Luci di Firenze.

Marcatori: 35' Caso, 62' Marino.

Note: giornata di sole con vento intenso e gelido. Ammonito Viganò per scorrettezze. Calci d'angolo: 7-6 a favore della Lazio.

Spettatori: 27.272 paganti per un incasso di £. 337.425.000 a cui aggiungere la quota dei 10.174 abbonati di £. 151.480.000.

Dal Guerin Sportivo: foto della gara
Dal Guerin Sportivo: foto della gara
Il biglietto della gara
Mandelli in azione

La Lazio ha confermato il ruolo di squadra di rango all'Olimpico, dove hanno trovato disco rosso quasi tutte le avversarie di alta classifica. Sul terreno romano, ieri è caduta anche la Cremonese, considerata una delle candidate alla promozione. La formazione di Mazzia, che nonostante il pareggio interno con il Cesena era apparsa in netta ripresa, ha rischiato una sconfitta ancora più pesante di quanto indica il risultato di 2-0. La Lazio si è trovata in difficoltà solo all'inizio della gara, quando ha dimostrato di avvertire più del previsto l'assenza di un attaccante ricco di fantasia come Poli. I problemi sono divenuti ancora più consistenti contro una Cremonese ben disposta sul campo, abile nel chiudere i varchi, dotata di uomini esperti nel controllare gli avversari e anche i ritmi della partita. Sollecitata da una classifica poco rassicurante, la squadra biancoceleste ha tentato attraverso un gioco pratico di far breccia nelle retrovie cremonesi, lasciando assai poco allo spettacolo. Ad un'offensiva più costante del laziali, facilitata dal forte vento che spirava alle loro spalle, la Cremonese opponeva qualche spunto vivace di Chiorri e un timido contropiede che, però, non è mai riuscito a svilupparsi pericolosamente. Tuttavia capitava proprio alla squadra lombarda la più ghiotta occasione per portarsi in vantaggio: al 13' un forte tiro di Torri rimpallava sulla schiena di Esposito, si gettava velocissimo sulle sfera Lombardo il quale, dopo essersi presentato solo davanti a Terraneo rassegnato, spediva incredibilmente a lato. Non riuscendo a costruire valide manovre di gioco, la formazione di Fascetti si affidava al vento favorevole con tiri da lontano, che però difettavano nella mira. I laziali reclamavano anche per un atterramento di Fiorini in area. Poi, al 35', azzeccavano la botta vincente con Caso, che nell'occasione faceva valere il peso della sua classe. Ricevuta la palla da Esposito, il centrocampista biancoceleste, dopo aver fintato, il passaggio, alzava lo sguardo verso la porta vedendo il portiere Rampulla leggermente avanzato. Caso faceva partire da 25 metri un tiro tagliato che centrava di precisione il bersaglio. Le Cremonese assorbiva il colpo, contando di poter riequilibrare le sorti della gara nella ripresa, con il vento a favore. Ma, se si eccettua un insidioso cross di Chiorri al 50', sventato con bell'anticipo da Terraneo, era la Lazio a prendere le redini del confronto. I lombardi non riuscivano ad organizzarsi, specialmente in attacco dove Nicoletti marcato bene da Gregucci, non trovava spazio per il dialogo con i compagni. Ma tutta la squadra di Mazzia non dava l'impressione di poter recuperare lo svantaggio contro un avversario che saliva gradatamente di tono. Infatti era ancora la Lazio a trovare la via del gol al 60': Acerbis passava di precisione a Marino che faceva proseguire la palla con un tiro al volo segnando la seconda rete. Una lunga fuga di Fiorini veniva sventata in extremis da Rampulla; all'84' Montorfano, per evitare l'intervento sotto rete di Acerbis, spediva la sfera sul palo sfiorando l'autorete. Episodi non casuali, che suggellavano la legittimità del successo laziale.

Fonte: La Stampa