Domenica 17 settembre 2006 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Palermo 1-2

Da LazioWiki.

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17 settembre 2006 - 3.208 - Campionato di Serie A 2006/07 - II giornata – inizio ore 15:00

LAZIO: Peruzzi, Oddo, Stendardo, Siviglia, Zauri, Manfredini (54' Foggia), Mudingayi, Ledesma (80' Baronio), Mauri, Pandev (56' Makinwa), Rocchi. A disposizione: Ballotta, Belleri, Cribari, Tare. Allenatore: D.Rossi.

PALERMO: Agliardi, Zaccardo, Barzagli, Biava, Diana, Guana, Corini (83' Parravicini), Simplicio, Capuano (54' Pisano), Di Michele (67' Caracciolo), Amauri. A disposizione: Fontana, Cassani, Bresciano, Brienza. Allenatore: Guidolin.

Arbitro: Sig. Rizzoli (Bologna) - Guardalinee Sigg. Papi e Ghiandai - Quarto uomo Sig. Lioce.

Marcatori: 11' Di Michele, 37' Di Michele, 74' Rocchi.

Note: ammoniti Stendardo, Makinwa, Ledesma, Oddo, Caracciolo, Amauri, Diana, Barzagli, Pisano. Falli fatti 23-29, calci d'angolo 14-3, tiri in porta 12-5, tiri fuori 4-2, fuorigioco 3-1. Recuperi: 0' p.t., 4' s.t.

Spettatori: paganti 8.659 per un incasso di euro 149.612,00, abbonati 11.736 per una quota di euro 160.506,34.

Cristian Ledesma in azione
Gaby Mudingayi si dispera dopo un'occasione fallita
Il centrocampista belga in un fotogramma dell'incontro
Il tocco vincente di Tommaso Rocchi per la rete biancoceleste

La Gazzetta dello Sport titola: "Di Michele e Agliardi. Il Palermo può volare. Vince ed è in testa. Lazio colpita dai due gol del primo, bloccata dalle parate dell'altro".

Continua la "rosea": Ufficiale. Il Palermo è la quarta forza del campionato. Dopo Inter, Milan e Roma c'è la squadra di Guidolin e Zamparini, che intanto, nell'attesa che penalizzazioni e polemiche facciano il loro corso, guarda (quasi) tutti dall'alto. All'Olimpico si è visto calcio ottimo e divertente anche perché se il Palermo è la quarta forza con licenza di disturbare le grandi tradizionali, la Lazio è la quinta, a dispetto degli attuali meno 11 e delle due sconfitte consecutive. Chiariamo: il pari a suon di gol ci stava tutto, e il fatto che sia invece finita 2-1 per i siciliani è da ascrivere, prima ancora che alla fantastica doppietta di cucchiaio di Di Michele, alle eccezionali parate di Agliardi. E' nata una stella. Agliardi Federico, classe '83, una Under 21 appena alle spalle, sembra non solo avere risolta l'annosa questione dei portieri di casa Zamparini, ma anche gettato le basi per un futuro da protagonista ai massimi livelli. Con la Lazio, nove-parate-nove scaccia gol: respinti al mittente Ledesma sull'1-0, Mudingayi, Manfredini, ancora Manfredini, Pandev, Mauri e Oddo nei nove pirotecnici minuti finali del primo tempo, e ancora Makinwa e Stendardo nella ripresa, con l'ultima uscita disperata a opporre il corpo al tiro dello stopper in pieno recupero. Quando ti imbatti in un muro di questo genere, è chiaro che sei alle prese con la classica "porta stregata". E' per questo che la Lazio si deve disperare ma non troppo. La sua è stata una buona partita, macchiata sì dalle ingenuità tattiche che hanno consentito a Di Michele di colpire due volte in contropiede, ma fatta comunque di un gioco arrembante, di un impianto solido, di cospicue alternative nel giorno dell'eclisse di Pandev. Se Agliardi e Di Michele lo sono stati in campo, Guidolin è l'uomo del match per motivi che valgono quanto i gol evitati dall'uno e segnati dall'altro. Innanzitutto la capacità di preservare e ottimizzare il rendimento del gruppo nonostante la faticaccia di Londra, sponda West Ham, giovedì notte.

Turnover spinto, solo quattro undicesimi di quella squadra (Zaccardo, Barzagli, Simplicio e Di Michele, più Guana che in Inghilterra aveva giocato solo mezza partita) in campo dall'inizio. E poi il modulo tattico, un inedito in questa stagione, un dejà vu per il primo Guidolin di Palermo: difesa a tre (Zaccardo, Barzagli, Biava), centrocampo a cinque con Diana e Capuano (poi Pisano) esterni, pronti a scalare per una difesa a cinque quando la squadra doveva solo pensare a difendersi, Di Michele ben alle spalle di Amauri nella cosiddetta terra di nessuno. E' soprattutto lì che la Lazio è andata in tilt, coi suoi centrali (Stendardo e Siviglia) troppo poco duttili e tecnici per salire in cerca di Di Michele, e col pur bravo Mudingayi altrimenti impegnato in una metà campo dove la superiorità numerica era sempre dei rosanero (a totale beneficio, naturalmente, del vecchio Corini). La Lazio, mai capace di studiare per Di Michele contromisure adeguate, ha così subito il suo terribile uno-due (11' e 38' p.t.) su azioni analoghe. Anche Zauri, il laterale difensivo di sinistra, troppo impegnato ad aspettare Diana, ha le sue responsabilità nelle mancate chiusure. E' lui che tiene in gioco Di Michele sulla verticalizzazione di Simplicio (l'altro cardine del gioco del Palermo, anche se ha tirato sul palo il più facile dei 3-0), è lui che non chiude sull'avanzata di Barzagli che dopo avere scambiato con Corini manda in porta per la seconda volta l'attaccante. I cucchiai, beninteso, sono autentiche opere d'arte, roba da scomodare Totti. La Lazio ha reagito, rivelando qualche limite del Palermo nella fase difensiva: posto sotto assedio, bombardato di cross, il reparto tende a sbandare paurosamente. I colpi di testa regalati a Manfredini e compagni sono stati troppi, e non sempre Agliardi potrà vivere giornate di gloria così assoluta. Nella ripresa Delio Rossi ha cercato di sfruttare al meglio la panchina: dentro Foggia (per Manfredini) e Makinwa per l'inguardabile Pandev, con l'intento di aprire con l'uno-contro-uno e gli assist aerei la difesa rosanero, tentativo riuscito a metà (con Makinwa ma non con Foggia) ma del quale s'è giovato Oddo, assurto coi suoi cross a protagonista assoluto. Dal suo piede è nata l'azione che Mauri e Rocchi hanno tradotto in un gol assai bello, e ancora dal suo piede è arrivato il traversone che Mauri avrebbe dovuto solo sospingere in rete. Metterla fuori, come è riuscito a fare, era molto, molto più difficile.


Il Corriere della Sera così racconta la gara:

Per quaranta minuti il Palermo è un piccolo capolavoro: stretto, corto, lesto nelle ripartenze. Un lasso di tempo sufficiente a infilare due volte la Lazio e a ipotecare la seconda vittoria consecutiva in campionato, la seconda consecutiva in trasferta dopo l'impresa a Londra in casa del West Ham. Nel torneo che si annuncia come una lotta tra le milanesi e la Roma, sarà interessante valutare, domenica dopo domenica, il ruolo della squadra di Guidolin. Potrebbe rivelarsi la sorpresa della stagione, ha uomini determinati, equilibrio, forza d'urto. Espugnare l'Olimpico non è mai facile, il Palermo ci riesce grazie a una doppietta strepitosa di David Di Michele, cinquanta gol in serie A, che beffa Peruzzi tra l'11' e il 38' del primo tempo con due irridenti pallonetti proprio sotto gli occhi del c.t. Roberto Donadoni. Il resto lo fa Federico Agliardi, non perfetto nelle uscite alte, ma svelto come un gatto tra i pali. Alla fine l'uomo decisivo è proprio lui, come ammette Di Michele: "Più che i miei gol, hanno determinato le parate del nostro portiere". Sessanta secondi prima del raddoppio siciliano, Agliardi stoppa la deviazione vincente di Manfredini; negli ultimi cinque minuti del primo tempo fa il fenomeno con una doppia parata ravvicinata sullo stesso Manfredini e Pandev, poi in controtempo su Mauri, infine sul tiro dal limite di Oddo. Ma si supera nel convulso finale, dopo che Rocchi con un tocco da campione aveva anticipato Barzagli, riaperto i giochi e riacceso le speranze laziali: l'uscita a valanga sui piedi di Stendardo, tre minuti dopo il novantesimo, chiude in cassaforte la vittoria. Delio Rossi, in panchina, guarda sconsolato, stravolto dalla delusione, schiacciato dal meno undici in classifica. Anche l'anno scorso contro il Palermo la Lazio era andata sotto due a zero, ma aveva saputo cambiare passo fino a vincere 4-2.

Era stata la svolta. Stavolta è diverso. La difesa è fragile e la squadra deve lavorare duro nella fase di non possesso per proteggere Peruzzi. Però alla doppietta di Di Michele i biancocelesti reagiscono con coraggio, aumentando ritmo e convinzione, sfruttando le fasce, arrivando ripetutamente al tiro. Alla fine la Lazio conta otto nitide palle gol. "Giocando così non potrà sempre andarci male", commenta Rossi. Probabilmente no. Ma come a Milano serve un briciolo di cattiveria in più sotto rete: Pandev, ancora una volta, è fumoso; Rocchi gira troppo lontano dall'area di rigore e Makinwa forse entra tardi. Mauri, peraltro autore di una prestazione maiuscola, sbaglia il possibile 2-2 a porta vuota. "E poi convivere con il peso della penalizzazione non è facile", spiega sconsolato Rossi. Guidolin, che si gode il primo posto in classifica con la Roma, non ha certi problemi. Semmai deve registrare la difesa perché non sempre Agliardi può fare i miracoli e sperare che, a differenza del solito, la sua squadra tenga anche nel girone di ritorno. Se sarà così tutti dovranno fare i conti con il Palermo, che sul 2-0 colpisce un palo con Simplicio. "La vittoria contro la Lazio non è casuale, bensì figlia del lavoro settimanale. Questo è un campionato anomalo e se c'è una squadra che ha voglia di stupire può farlo". E chissà che questa squadra non sia davvero il Palermo.