Domenica 18 febbraio 1979 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Fiorentina 4-0

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Stagione

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18 febbraio 1979 - 1992 - Campionato di Serie A 1978/79 - XIX giornata

LAZIO: Cacciatori (88' Fantini), Pighin, Viola, Wilson, Manfredonia, Cordova, Cantarutti, Agostinelli (80' Ammoniaci), Giordano, Nicoli, D'Amico. A disp.: De Stefanis. All. Lovati.

FIORENTINA: Carmignani, Lelj, Tendi, Galbiati, Galdiolo, Orlandini, Restelli, Di Gennaro, Sella, Antognoni, Pagliari. A disp.: Paradisi, Marchi, Amenta. All. Carosi.

Arbitro: Barbaresco (Cormons).

Marcatori: 55' Giordano, 60' Giordano, 70' Galbiati (aut), 83' D'Amico.

Note: giornata nuvolosa con vento, terreno allentato. Angoli 5-3 per la Lazio. Esordio in serie A per Bruno Fantini classe 1957.

Spettatori: 40.000 circa (21.778 paganti).

La gioia di Giordano e Lovati

La Fiorentina dei giovani ha lasciato il terreno dell'Olimpico sotto un pesante quattro a zero contro la più bella Lazio della stagione, limitatamente, però, al suo strepitoso secondo tempo. Il risultato non fa una piega. Se i biancocelesti avessero insistito, il loro bottino avrebbe potuto assumere proporzioni ancora più vistose. Per spiegare la metamorfosi della compagine romana, che non vinceva sul suo campo dal lontano 10 dicembre dello scorso anno, merita di essere rivelato un piccolo retroscena che si è svolto prima della partita con Lovati in veste di «Amleto». Il trainer aveva fatto spogliare 15 giocatori: era indeciso se mandare in campo una formazione «robusta», impostata sulla praticità, oppure affidare le sorti della contesa ai cosiddetti «piedi buoni» con l'allettante tentazione di cogliere il successo offrendo anche spettacolo.

Ha prevalso la seconda tesi, interpretata dai giocatori proprio nella maniera che sognava il tecnico. Per la verità il primo tempo, con in campo una Fiorentina fresca, piuttosto audace nelle sue manovre rapide e precise, aveva causato parecchie perplessità sul rendimento della squadra scelta da Lovati. Frenati dalle iniziative viola, che tuttavia apparivano discrete solo in fase di impostazione, i biancoazzurri stentavano a trovare il filo del gioco. Di Gennaro e Orlandini infondevano un pizzico di qualità in più al centrocampo fiorentino. Sella impegnava Manfredonia in duelli dalle alterne vicende; Pagliari trovava qualche spunto per mettere in allarme la difesa avversaria. I biancoazzurri, tra i quali rientrava D'Amico dopo una lunga assenza, davano l'impressione di subire la manovra dei gigliati.

Tuttavia, nonostante la fisionomia molto contusa della partita, erano i laziali a sfiorare la marcatura prima con Giordano al 12' (Carmignani era bravissimo a deviare un bolide indirizzato dal centravanti laziale verso l'incrocio dei pali), successivamente con Viola, che mancava il facile bersaglio, e poi con D'Amico, sul cui tiro interveniva ancora bene il portiere gigliato. All'attivo della Fiorentina, solo un bolide scagliato da lontano da Galdiolo, che Cacciatori deviava con un gran balzo in angolo. Le premesse, tutto sommato, erano piuttosto scialbe per poter prevedere quanto di bello avrebbero fatto vedere nella ripresa i biancocelesti. Il cambio di marcia della Lazio si notava fin dal 46', quando D'Amico pescava alla perfezione in area Giordano, che costringeva Carmignani a deviare con la punta delle dita un diabolico pallonetto.

Al 54' I romani passavano in vantaggio con il loro centravanti: cross di Agostinelli, il numero nove biancoazzurro bruciava sullo scatto Tendi e nonostante fosse voltato con le spalle alla porta viola, colpiva con la nuca centrando il primo bersaglio. Cinque minuti più tardi la Lazio raddoppiava con un'azione da manuale calcistico: Viola apriva di precisione sulla destra per Nicoli, palla al centro e ancora Giordano, con una strepitosa deviazione di testa, mandava la palla in rete sfiorando il palo. A questo punto assumeva consistenza il discorso sui «piedi buoni» che in precedenza si era intravisto a tratti. Viola, fra i migliori in campo, ritrovava la vena felice dei tempi juventini; D'Amico si esibiva in numeri da autentico fuoriclasse; Cordova sembrava uno slalomista irresistibile (ma Antognoni, suo diretto avversario, dov'era?) infilandosi, come un coltello nel burro, fra le maglie dei gigliati; Nicoli e Agostinelli offrivano il loro contributo un po' oscuro ma validissimo; Manfredonia, in un crescendo eccezionale, annullava completamente Sella; mentre Wilson giganteggiava nella sua area. I fiorentini, traditi dalla loro giovinezza (come ha fatto rilevare più tardi Carosi, che tuttavia, non ha cercato scuse), andavano letteralmente in barca.

Forse il tecnico gigliato aveva ragione, ma questa tesi non poteva riguardare un giocatore di classe come Antognoni, apparso tra i peggiori in campo. L'atleta non è mai entrato nel vivo del gioco, ha recitato praticamente il ruolo della comparsa suscitando una urtante impressione per la sua apatia. Il clamoroso crollo dei fiorentini metteva le ali ai piedi dei laziali che offrivano alla folla festante dell'Olimpico uno spettacolo di prim'ordine. Arrivavano puntualmente le altre reti: Viola effettuava al 70' un violento tiro-cross in area gigliata, la sfera sfiorava Giordano, veniva intercettata da Galbiati che nel tentativo di respingere deviava nella propria porta. La Lazio continuava a dominare incontrastata e a 7 minuti dalla fine offriva un'altra soddisfazione al suo pubblico: D'Amico vinceva un contrasto, dava la palla a Giordano e si lanciava in avanti ricevendo puntualmente il passaggio di ritorno. Con un preciso diagonale, D'Amico siglava la quarta rete. Merito anche di Giordano, che ieri ha dimostrato non solo di essere uno dei centravanti più validi del campionato ma di possedere anche un'intelligenza di manovra riuscendo spesso a mettere in condizione i compagni di proiettarsi a rete. In fondo l'eroe della giornata è stato proprio lui per la doppietta messa a segno e per una classe che assume sempre più consistenza.

Fonte: La Stampa





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