Domenica 26 novembre 2006 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Ascoli 3-1

Da LazioWiki.

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26 novembre 2006 - 3.219 - Campionato di Serie A 2006/07 - XIII giornata

LAZIO: Peruzzi, Belleri, Siviglia, Cribari, Zauri, Mudingayi, Baronio (60' Firmani), Mutarelli, Mauri (82' Makinwa), Pandev (74' Foggia), Rocchi. A disposizione: Ballotta, Stendardo, Bonetto, Tare. Allenatore: D.Rossi.

ASCOLI: Pagliuca, Minieri, Cudini, Nastase, Pesce, G.Fontana, Fini (84' Pecchia), P.Zanetti, Boudianski (65' Perrulli), Guberti (78' Delvecchio), Bjelanovic. A disposizione: Elefteropoulos, Pecorari, Bocchetti, Galloppa. Allenatore Sonetti.

Arbitro: Sig. Paparesta (Bari).

Marcatori: 8' Belleri, 16' Mauri (aut), 25' Pandev, 84' Foggia.

Note: cielo sereno, terreno in buone condizioni. Ammoniti: Cudini per proteste, Fontana e Baronio per comportamento non regolamentare, Mauri per gioco scorretto. Calci d'angolo: 3 - 9. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.

Spettatori: 25.000 circa con 11.065 paganti con un incasso di euro 125.300,00 e 12.803 abbonati (quota euro 170.419,52).

Goran Pandev in azione
La sequenza del goal di Pandev
Il macedone in un altro fotogramma della gara
L'esultanza di Belleri dopo il goal che sblocca l'incontro
Tommaso Rocchi in azione
Roberto Baronio contrasta un avversario
Manuel Belleri, autore di una rete, in azione
Pasquale Foggia festeggia la rete

La Gazzetta dello Sport titola: "Lo slalom di Pandev lancia la Lazio. L'Ascoli fa soffrire i biancocelesti, ma un gol capolavoro del macedone apre la strada della vittoria".

Continua la "rosea": Togliete al campionato le penalizzazioni e troverete la Lazio da sola al quarto posto, quello buono per disputare i preliminari di Champions League. Un terzo di campionato se ne è appena andato, e il dato statistico assume dunque un particolare rilievo. Con l'Ascoli, dopo le goleade con Udinese e Messina, un 3-1 che rende sempre più rotondi i numeri dell'attacco biancoceleste (è quarto dietro le tre là davanti), che ieri ha iscritto all'albo due marcatori nuovi di zecca, Belleri e Foggia, mentre il cammeo di giornata appartiene a Pandev, che ha realizzato un gol da far quasi concorrenza a quello di Totti. Ci soffermiamo su questi dati e su queste note perché per il resto la partita ha offerto poco, tanto da farci giudicare la Lazio come la meno intonata vista fin qui all'Olimpico. Eppure di punti in casa dai biancocelesti ne erano stati fin qui lasciati parecchi (sconfitta col Palermo, pareggi con Cagliari e Reggina) e stavolta invece è venuta fuori una vittoria sofferta, ma indiscutibile. Il perché risiede forse nella qualità dell'Ascoli. L'avversario di gran lunga più modesto, il cui destino è già scritto, e cionondimeno capace di tenere testa alla Lazio, sul piano del gioco, per un'ora e forse più, dal gol del 2-1 di Pandev a metà del primo tempo, a quello di Foggia, della tranquillità, a pochi minuti dal termine. Oddo e Ledesma squalificati. Ovvero, come togliere alla Lazio le due fonti principali del gioco. Delio Rossi, trovato ormai da qualche settimana lo schema giusto con Mauri trequartista dietro due punte, non ha abdicato (anche se il superstite dei piedi buoni non lo avrebbe adeguatamente ripagato) al modulo. Ma Baronio al posto di Ledesma, e Belleri in quello di Oddo, nonostante il gol segnato, non è la stessa cosa.

Così, le chiavi della partita sono passate attraverso i piedi della classe operaia: Mudingayi e Mutarelli, i due cursori di metà campo che meglio degli altri hanno interpretato il match, assorbendo anche le ormai croniche disfunzioni di Baronio. Questi è salito al proscenio solo per l'innocua punizione dalla tre quarti dalla quale in avvio è scaturito l'1-0. Un pasticcio difensivo, il primo di una lunga serie a cura dell'Ascoli, Mauri liberato al tiro al volo, la deviazione di Pagliuca proprio sul corpo di Belleri che spingeva in rete. Per Paparesta, al suo primo ritorno in un grande stadio di serie A, una sventagliata di plateali proteste degli ascolani per la posizione sospetta di Belleri. Complimenti al guardalinee Altomare, invece. Tutto regolare, a prova di moviola. L'Ascoli con sette reti all'attivo ha il peggior attacco della serie A e sarà questo limite, tra i tanti, a condurlo fatalmente in serie B. Con la Lazio il pari è stato trovato una manciata di minuti dopo l'1-0 solo perché un tiro-cross di un terzino, Minieri, è stato deviato imparabilmente alle spalle di Peruzzi da Mauri, che nelle ultime due settimane si era esibito in altrettante doppiette, ma nella porta altrui. E' bastato tuttavia che la Lazio ribaltasse di nuovo il fronte e che Pandev si inventasse una delle sue non nuove serpentine (celebre una alla Juventus di un tempo), e il semaforo verde di Pesce e Nastase (colpevolissimi) si è tradotto nel 2-1. Si era alla metà del primo tempo e per un'ora intera la Lazio si è consegnata all'Ascoli e alla sua sterile intraprendenza. Peruzzi ha dovuto compiere solo una parata importante su Guberti, e il gol vero se lo è mangiato il subentrato Perrulli, a dieci minuti dalla fine e ancora sul 2-1, che ha calciato fuori quasi dal dischetto del rigore.

Panchina. La ha usata meglio Rossi, che, vista la Lazio sempre più spenta, ha tolto prima Baronio e poi Pandev, inserendo Firmani e Foggia. Il primo, con Mutarelli scalato centrale, ha meglio blindato la squadra, il secondo, quando l'Ascoli aveva esaurito le poche cartucce, ha messo dentro da due passi il gol della sicurezza sul cross di un Rocchi fin lì inesistente. Sonetti, per contro, ha pasticciato un po': facendo entrare molto tardi Delvecchio e levando poi Fini un minuto dopo che quello aveva confezionato la palla gol per Perrulli. Si poteva fare di meglio? Forse sì. E forse no.


Il Corriere della Sera riporta:


La Lazio, dopo tre vittorie consecutive con dodici gol all'attivo, riacciuffa l'Europa. Ma non intende fermarsi qui. Mudingayi, il migliore insieme con Pandev, lo spiega con sincerità al fischio finale, prima della doccia: "Noi alla Champions ci crediamo". Non è più un sogno, bensì un traguardo, oggi lontano due punti, ma già centrato se non si contassero i tre di penalizzazione con cui si devono confrontare i ragazzi di Rossi. La vittoria con l'Ascoli è però più sofferta e assai meno convincente rispetto alle precedenti con Udinese e Messina. Sonetti, in meno di due settimane di lavoro, ha dato alla squadra marchigiana un'organizzazione di gioco efficace, basata sulla velocità e lo sfruttamento delle fasce. E, soprattutto, ha regalato ai suoi giocatori la voglia di lottare. Così quando Belleri, il sostituto del capitano Oddo, ribatte in rete la deviazione di Pagliuca dopo un diagonale secco di Mauri, gli ascolani anziché sbriciolarsi ripartono con decisione: lucidi, arrabbiati, determinati, presto padroni del centrocampo. Il pareggio arriva nel giro di otto minuti per una sfortunata deviazione di Mauri, ma l'errore è di Pandev che non copre la punizione e dà via libera al cross di Minieri. Lo stesso Pandev sa come farsi perdonare con un pezzo di bravura che accende il solito, compassato, Olimpico: il macedone, spostato a destra sul fronte d'attacco, salta prima Pesce, poi Nastase, entra in area e fa secco Pagliuca con un diagonale calibrato e mirato nell'angolo giusto. È il suo primo gol casalingo, il terzo nelle ultime quattro partite. Rossi, alla fine, su Pandev accenderà la polemica: "Se qualcun altro avesse fatto una rete così, in tv si farebbero gli speciali".

Una dichiarazione che suona come una critica a chi esalta le prodezze di Totti ignorando quelle del suo campioncino: il derby, in programma tra due domeniche, è già cominciato. L'Ascoli, sotto per la seconda volta, non si dà per vinto. Fini e Guberti sono padroni delle fasce, Fontana fa viaggiare veloce il pallone e Boudianski, pur giocando a corrente alternata, affonda centralmente. La pressione aumenta nel secondo tempo in cui la Lazio fatica a uscire dalla propria trequarti. La squadra di Sonetti ha il torto di essere ingenua e imprecisa sotto porta, ma il vero limite è la mancanza di un attaccante di sfondamento. Peruzzi salva il risultato su Guberti, Perrulli - appena entrato - si mangia la palla del possibile 2-2. Cinque minuti dopo Foggia, servito da una grande giocata di Rocchi, segna il suo primo gol biancoceleste e cancella l'ansia dei laziali. Ma per continuare l'inseguimento, la Lazio dovrà tornare bella e spietata come nelle precedenti esibizioni. Questa è cinica, ma troppo lenta e impacciata. Mauri è a disagio tra le linee, le fasce non vengono sfruttate, le ripartenze sono una rarità. Anche Rossi ci mette del suo perché in difesa punta su Siviglia rinunciando a Stendardo, il migliore del reparto, e lascia per lunghe fasi della partita il centrocampo in mano agli ascolani. Servirà di più per fronteggiare un dicembre di fuoco: Fiorentina in trasferta e il derby sono all'orizzonte e poi Livorno, Inter e Parma. Il futuro laziale, in proiezione Champions, si può decidere nelle prossime cinque partite. Sull'altro fronte Pagliuca chiude la sua amara giornata chiedendo scusa al guardalinee, contestato sul primo gol: "Gli ho urlato "cieco!" e invece aveva ragione lui".


Il gol dell'ex. Come nelle più classiche delle occasioni. Pasquale Foggia entra nei minuti finali, quelli più sofferti per la Lazio e trova la sua prima rete da biancoceleste contro il "suo" Ascoli. Un gol particolare festeggiato con tanta rabbia e con una dedica speciale per il piccolo Simone, nipote del massaggiatore Emanuele Betti, scomparso prematuramente questa settimana. "Sia il gol che la vittoria sono dedicati a Simone. Il gol mi ha sbloccato ma era importante vincere. Era fondamentale soprattutto per la classifica". Foggia spiega anche la sua esultanza dopo il 3-1, che ha chiuso la sfida. "Ho liberato tutta la rabbia per un inizio di campionato difficile, anche se non ho esultato contro i miei ex compagni. Mi è quasi dispiaciuto segnare. Ma ho ancora tanta voglia di fare bene. Posso solo dimostrare in campo le mie qualità: farei anche il portiere pur di giocare in una squadra come la Lazio. Il nostro obiettivo è puntare in alto: se poi sarà qualificazione in Champions League saremo tutti contenti. Solo adesso iniziamo a vedere la vera classifica. Con l'Ascoli era difficile, ma siamo riusciti a centrare l'obiettivo della vittoria. Ora dobbiamo continuare su questa strada senza tentennamenti".

Gaby Mudingayi è stato ancora una volta tra i migliori in campo, il vero motore del centrocampo laziale. Un giocatore dalle risorse inesauribili che ha corso per tutti i novanta minuti: le sue buone prestazioni stanno diventando una costante nel gioco della formazione di Delio Rossi. Mudingayi, a differenza di molti suoi compagni di squadra, non nasconde le ambizioni reali della Lazio. "Crediamo tantissimo alla possibilità di centrare la qualificazione in Champions League. Vogliamo finire in alto il nostro campionato. Sono convinto che dopo tre partite vinte possiamo iniziare a pensare a qualcosa di veramente importante. Durante la settimana lavoriamo per ottenere dei grandi risultati. Io dico che è stato fondamentale battere l'Ascoli, perché sapevamo delle difficoltà della partita. Sono stati tre punti preziosi in vista di un ciclo di partite molto impegnative".