Domenica 4 dicembre 1994 - Cagliari, stadio Sant'Elia - Cagliari-Lazio 1-1

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4 dicembre 1994 - 2629 - Campionato di Serie A 1994/95 - XII giornata

CAGLIARI: Fiori, Herrera, Pusceddu, Bellucci (74' Berretta), Napoli, Firicano, Bisoli, Sanna, Dely Valdes, Allegri (82' Muzzi), Oliveira. A disp.: Di Bitonto, Villa, Pancaro. All. Tabarez.

LAZIO: Marchegiani, Bacci, Favalli, Di Matteo, Cravero (56' Bergodi), Chamot, Fuser, Venturin (46' Di Vaio), Casiraghi, Winter, Rambaudi. A disp.: Orsi, L.Colucci, De Sio. All. Zeman.

Arbitro: Cesari (Genova).

Marcatori: 60' Herrera (rig), 72' Fuser.

Note: ammoniti Di Matteo e Fuser per la Lazio, Bellucci per il Cagliari. Espulso al 59' Chamot. Calci d'angolo: 4-2.

Spettatori: 16.000 circa per un incasso di 216 milioni di lire.

Il biglietto della gara
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Il goal di Fuser
L'infortunio di Cravero

La ruota del luna park di Zeman gira a ritmi vertiginosi quando pure l'onore sembra perduto, e i cagliaritani, undici contro dieci, già pregustano le scorribande per rimpolpare l'1-0 trovato su rigore. Giusta decisione confine sopra una Lazio senza idee, che si ricostituisce nel momento più avvilente, al punto di dover considerare poi stretto il pareggio acquisito causa un grave errore arbitrale. Strizziamo l'inutile primo tempo biancoazzurro, dove viene sperimentata, assenti Boksic e Signori, una formazione poco "zemaniana", forse per mascherare meglio con quattro centrocampisti la presunta flessione atletica. Però l'inventario all'intervallo segnala appena un'occasione buttata via in libera corsa, propiziatore Di Matteo, fruitore Fuser. Il Cagliari, rarefatto qualsiasi altro pericolo, avanza inalberando la sicurezza di non trovare tanto nell'interno campo quanto lungo le corsie esterne veri spauracchi: Bacci, proposto terzino destro, ciabatta impaurito all'antica; né Rambaudi o Favalli sanno sintonizzarsi con trapassanti sovrapposizioni dall'altra parte, mentre soprattutto Venturin soffre Bisoli costringendo i compagni di cordata ad anomali recuperi. Che sia già sparita dentro le rettifiche tattiche la brigata biancoazzurra, depositaria d'un gioco champagne almeno fino a prima del derby? L'ingannevole sensazione, capovolta quando mancherà mezz'ora, viene intanto rafforzata dal football di possesso dei rossoblù. Corrono i guastatori di Tabarez, salvo rendere pletorico lo sforzo corale dentro l'area avversaria, laddove la vitalità di Chamot confonde Dely Valdes, che ad esempio sproposita alto la prima palla gol recapitatagli grazie a un "incrocio" trapassante Allegri Oliveira. E al resto bada Marchegiani, segugio sempre pronto a saltar fuori tipo centromediano di complemento, mentre due volte perfino Oliveira, sfuggito a Cravero, esala sottomisura il tiro parabile o la rovesciata carezzevole. Il precettore boemo capisce, si rende conto di tradire se stesso, probabilmente per la prima volta dopo tanta pura architettura zonarola. Così, lasciato nello spogliatoio Venturin, la Lazio riprende memoria, spalancando quel 4 3 3, finalmente dinamico, dei giorni felici. E' una presa di coscienza collettiva, che serve subito ad innestare Di Vaio, bravo a determinare la profondità per dare un appuntamento alle accelerazioni Winter, sovrintendente dell'arrembaggio. Zampilla l'uno due e questo diciassettenne sullo slancio salta perfino Fiori defilandosi però troppo. Cominciano i ribaltamenti d'una sfida esplosiva, al rischiatutto. Tuttavia, evaporate le paure, è l'organizzazione zemaniana a incidere, anche se Cravero di lì a poco s'ammaccherà. Gli subentra Bergodi, e nei minuti d'assestamento, con Rambaudi tornato a destra, con Fuser riciclato in mezzo, i cagliaritani sganciano Pusceddu, terminale oltre Bacci, d'una triangolazione di rimessa che assimila l'accoppiata Alleri Oliveira. Marchegiani si supera in tuffo. Basta un attimo, il brivido si trasferisce di qua: Di Matteo elabora, Casiraghi retrocede e riparte sparato, Winter prosegue e lascia a Di Vaio la parte del giustiziere. Invece no: la conclusione viene svirgolata d'esterno, l'ex Fiori ringrazia. Poi a sorpresa va giù la Lazio: Winter nell'area sua dovrebbe scalciare lontano un pallone rintuzzato da Bergodi; invece ne cava un assist per Oliveira, predone in agguato. Chamot da dietro lo butta giù e la sua espulsione insieme al rigore penalizzante sono tutt'uno. Herrera realizza, la Lazio pare barcollare per il conto totale quando Oliveira, ancora contropiedista, sceglie la sponda Allegri, invece di Dely Valdes. Cross e Dely riappare svettante: incornata e balzo d'accompagnamento del pallone contro la traversa da parte di Marchegiani. Poi la Lazio domina, Winter spara addosso a Fiori, Rambaudi riparte travolgente, e delega Fuser alla stoccata pareggio. Il Cagliari è stremato. L'assedio laziale prevede soprattutto una deviazione di testa di Di Vaio contro la trasversale e lo stesso ragazzino invoca il rigore quando una sua sberla rete viene impedita da una mano galeotta di Herrera. Penalty sacrosanto. Cartellino rosso che rimane in tasca dello stonato Cesari. Ai cagliaritani pare un sogno.

Anche i due allenatori sembrano incerti sulla valutazione di questo Cagliari-Lazio dai mille volti. Difendono le loro scelte ma, soprattutto, non ritengono il pari un risultato equo, ognuno convinto che la propria squadra abbia meritato la vittoria. Sentiamo Tabarez: "A un certo punto della gara li abbiamo avuti in pugno, poi abbiamo peccato di eccesso di fiducia e siamo stati raggiunti. Ma ancora abbiamo avuto grosse occasioni che, con un po' più di precisione, ci avrebbero consentito di fare risultato pieno". Ed ecco Zeman: "Siamo rimasti vittime degl'infortuni ma, si sa, anche gl'infortuni nel calcio devono essere messi nel conto. Fino al rigore abbiamo impedito a "quei due" (le perle nere Oliveira e Valdes, n.d.r.) di entrare in area, il che non è poco". Si discute a lungo del rigore reclamato dai laziali per il salvataggio di Herrera sulla fiondata di Di Vaio. I due allenatori non hanno visto, l'autore del tiro, non ha dubbi: "Herrera ha deviato con la mano. Noi tutti l'abbiamo notato, l'arbitro no". Paul Gascoigne sta trascorrendo un periodo di isolamento in una "beauty farm" a Melezzole, nei pressi di Todi. Il giocatore, fermo da mesi per infortunio, deve perdere una decina di chili in sovrappiù.

Fonte: Corriere della Sera