Domenica 4 novembre 1934 - Roma, stadio del P.N.F. - Lazio-Juventus 5-3

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4 novembre 1934 - 424 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1934/35 - V giornata

LAZIO: Blason, Bertagni, Del Debbio, Ferraris (IV), Viani (I), Fantoni (II), De Maria, Fantoni (I), Piola, Bisigato, Levratto. All. Alt.

JUVENTUS: Valinasso, Foni, Caligaris, Varglien (I), Monti, Bertolini, Cesarini, Serantoni, Borel (II), Ferrari, Orsi.

Arbitro: sig. Turbiani di Ferrara.

Marcatori: 16' pt Cesarini, 37' pt Piola, 39' pt Fantoni (I), 5' st De Maria, 29' st Levratto, 32' st Piola, 36' st Serantoni, 44' st Serantoni.

Note: cielo con ancora nere nuvole in diradamento. Terreno di giuoco buono ma scivoloso per la pioggia caduta fino ad un'ora prima del match.

Spettatori: 27.000. Tutto esaurito.

I titoli per una vittoria speciale
da Il Littoriale
I motivi della partita
da Il Littoriale
L'ingresso in campo dei biancocelesti
da Il Littoriale
Il saluto tra i capitani
Spalti gremiti allo Stadio Nazionale
da Il Littoriale
Vantaggio bianconero con Cesarini
Blason battuto
da Il Littoriale
Attacchi biancocelesti
da Il Littoriale
Piola firma il pari
da Il Littoriale
Terzo goal laziale con De Maria
da Il Littoriale
Difesa bianconera in affanno
da Il Littoriale
Il goal di Levratto
Alcuni momenti della gara
Piola a segno, la palla in rete per il 5 a 1
da Il Littoriale
La festa dei pulcini biancocelesti
La prima pagina de La Domenica Sportiva
L'enorme folla nello Stadio che assiste al match
da Il Littoriale
I prezzi della partita
La cronaca de La Gazzetta dello Sport

Nella quinta giornata del campionato, la Lazio si porta al comando della classifica, in coabitazione con la Fiorentina, superando in una gara pirotecnica i bianconeri quattro volte Campioni d'Italia. Le due squadre presentano diversi nazionali in campo e la circostanza è particolarmente significativa per quei primi giorni di novembre del 1934, quando in tutto il Paese è viva l'attesa per il confronto che avrebbe visto, da lì a pochi giorni, la Nazionale azzurra opposta ai maestri inglesi nel catino infuocato di Highbury.

I campioni bianconeri partono forte e sembrano avere la meglio, ma l'infortunio del loro capitano Caligaris, e insieme lo slancio e l'entusiasmo della compagine biancoceleste, ribaltano il confronto, sospinti anche dalla passione dei 30 mila spettatori accorsi allo stadio.

La Lazio si porta avanti e, con le reti di Piola e compagni, dilaga fino ad un clamoroso 5 a 1, agevolata anche dall'espulsione di Cesarini nelle fasi iniziali del secondo tempo. L'orgoglio bianconero nel finale rende meno pesante il divario per i campioni in carica, fissando il punteggio finale su un eclatante 5 a 3 per la Lazio nuova capolista.

LazioWiki.org - F. P.


Il Littoriale titola “La LAZIO supera la JUVENTUS in una partita emozionante – CESARINI apre il punteggio per la JUVE ma PIOLA e FANTONI I si portano in vantaggio. Nella ripresa DE MARIA, PIOLA e LEVRATTO segnano ancora, e nel finale SERANTONI riduce di due punti lo svantaggio”.

Otto goals e 90 minuti di emozioni. La pioggia caduta ininterrottamente e violentissima tutta la notte e buona parte della mattinata, ha concesso tregua un’ora prima che cominciasse la partita.

Preliminari. Il pubblico ha così potuto affluire numerosissimo, dando una significativa ed eloquente idea di quello che sarebbe stato, ove il tempo avesse fatto completamente giudizio. Qualche posto vuoto – pochissimi – nel settore di curva: tutti gli altri settori affollati fino all’inverosimile. Si calcolano presenti 30.000 persone. L’altoparlante annuncia le formazioni delle squadre. Le condizioni di Serafini hanno consigliato a ritornare sulla decisione presa e ad allineare, nella mediana, Ferraris a destra e Viani al centro. Il sig. Turbiani di Ferrara, cui è affidata la direzione della partita, riduce ai minimi termini i preliminari; dopo la rituale salve di applausi alle squadre e il rituale scambio dei fiori, dà il via.

La Juventus segna per prima. I campioni d’Italia danno il calcio d’inizio, e hanno contrario il sole, che nel frattempo ha fatto capolino tra le nubi. Sono le 14,38. Discesa di Borel, che allunga a Serantoni, e questi a Cesarini libero ma l’ala destra prende male la palla che esce fuori di molto. Altro attacco juventino, spezzato per fuori gioco di Borel. Continua la pressione Juventina: la Lazio evidentemente però svolge tattica di attesa. Al 4’ Piola ha la palla: Caligaris lo ostacola, ma cadendo in malo modo si produce uno strappo. Punizione infruttuosa contro la Juventus. Contrattacco di Ferrari, salvataggio con la mano di Del Debbio. La barriera laziale respinge la punizione calciata da Orsi.

La Lazio si scuote, ma non riesce a dosare i passaggi; e d’altra parte la Juventus fa attenta guardai; all’8’ però in una serrata mischia sotto la rete di Blason, gli azzurri corrono serio pericolo; ma si disimpegnano brillantemente. Tiro altro, su punizione. Azione juventina, che Cesarini cerca concludere; Fantoni spezza: Piola ha la palla, scende, ma Caligaris salva. Al 10’ su malinteso Ferraris-Blason, calcio d’angolo contro la Lazio, che poteva essere anche autogol ma non ne esce nulla di concreto. Sulla rovesciata di fronte, angolo contro la Juventus: salva Ferrari. Al 14’ triangolo Monti-Ferrari-Serantoni e tiro di Cesarini di poco impreciso. Insiste la Juventus e Serantoni su intelligente allungo di Monti, serve a perfezione Cesarini, tagliando fuori Del Debbio. Cesarini avanza, scarta Del Debbio che lo ha raggiunto e tira nell’angolo sinistro basso di Blason: un goal bellissimo, imparabile. Subito dopo Caligaris zoppicante si scambia di posto con Cesarini, che passa in difesa.

La Juventus minaccia ancora. Al 16’ una bellissima combinazione Piola-Levratto è spezzata abilmente da Varglien; e al 18’ uno smistamento di Piola offre il destro a Bisigato di tirare a fil di palo della porta di Valinasso. Orsi, al 19’, scivola e perde una buona occasione; poi la Lazio torna all’attacco senza peraltro mettere in imbarazzo serio la difesa dei campioni. Un pericoloso centro di Levratto al 24’ sta per essere raccolto da Piola, che è caricato da Cesarini, che allontana; il pubblico fischia e urla, reclamando il rigore. Al 25’ Varglien I impegna Blason. Fallo di Fantoni II su Caligaris al 27’; la punizione battuta da Caligaris è respinta da Piola. Su allungo di Serantoni, al 28’, Borel e Del Debbio saltano contemporaneamente sul pallone. Punizione contro la Lazio, e punizione di Monti, che per poco non mette in rete. Un pericolo che si profilava per Valinasso, poco dopo, è risolto da Monti, e su fuga di Orsi, al 31’, una grande parata di Blason.

Il gioco si appesantisce: Borel, che aveva prima messo a terra Del Debbio, caricato da Bertagni è a terra per qualche istante. Il gioco si riprende con un’azione Ferraris-Levratto, finita in fallo di fondo, e al 33’ la Juventus si rifugia in angolo; sul tiro di Levratto, Valinasso manda ancora in angolo, e sulla respinta, fallo di Orsi: Bisigato calcia alta la punizione.

Due goals azzurri in due minuti. Al 38’ sbocca improvviso il pareggio. Fantoni II con un magnifico scatto, allunga a De Maria. Cesarini lo ostacola, ma non riesce a impedire che stringendo verso la porta, passi corto a Piola, il quale è pronto a rovesciare in rete da un metro. Uno a uno. Non è passato un minuto che Fantoni I, su tiro deciso da 25 metri, infila ancora la rete di Valinasso, sfruttando una intelligente azione tra le mezze ali, quando ancora la Juventus non si era rimessa dalla impressione del pareggio. La Lazio, colto l’attimo buono, insiste: al 39’ avrebbe ottenuto un altro calcio d’angolo, che però l’arbitro non concede per precedente fallo di un giocatore laziale.

Torna la Juventus all’attacco. Bertagni si difende come un leone; al 41’ un deciso tiro di Cesarini è parato da Blason. Ancora una incursione di De Maria e tiro che rimbalza su Valinasso e torna in gioco. Discesa di Orsi; fallo di Fantoni I su Ferrari. Il gioco si arroventa: ogni discesa, tre o quattro giocatori sono a terra. Proprio allo scadere del tempo, un tiro fortissimo improvviso di Monti coglie in pieno l’asta trasversale.

L’espulsione di Cesarini. Fulminea partenza della Lazio e goal mancato di pochissimo da De Maria che non interviene su un centro lungo a fil di palo di Levratto: al 2’ tiro fuori di Piola, da vicino, su azione dalla sinistra. Due minuti dopo è Serantoni che – su passaggio Ferrari-Caligaris – sbaglia di poco il bersaglio. Superiorità di pressione azzurra e numerosi nitidi rimandi di Foni; ma al 6’ sbocca improvviso il terzo goal della Lazio: un centro di Levratto servito da Viani, è raccolto di testa da De Maria, che comprende Velinasso, e segna.

Ferrari, che ha uno scatto di nervi, è redarguito dall’arbitro, che al 9’ allontana dal campo Cesarini. Questi ha uno scatto di reazione veramente esagerato e riprovevole, come descriviamo nel commento; ed è trascinato fuori dal rettangolo di gioco da Combi e Carcano. Varglien retrocede terzino, Ferrari mediano destro.

Due goals di Serantoni nella fase finale. Qualche battuta di permanenza in area laziale, e al 13’ un tiro di Fantoni I è bloccato da Valinasso, quando già l’arbitro aveva fischiato il fuori gioco di Levratto. Mano di Del Debbio e punizione di Monti al 14’. Bella azione di De Maria, che Piola, controllato severamente dai terzini, non può risolvere. Ed ancora Piola insiste in un gioco personale, anziché passare a Levratto libero, supera Bertolini che lo ostacola e che, vedendosi battuto, lo atterra in malo modo in area di rigore. Il pubblico protesta. Su fuga di Orsi al 20’, Bertagni salva in angolo; Ferraris respinge di testa, e lancia Piola; questi allarga a Levratto che centra; ma Velinasso para, e para al 22’ con sicurezza e stile, una rovesciata capolavoro di Levratto. La pressione laziale è interrotta al 24’ da un duetto Borel-Orsi, ma il tiro finale dell’ala sinistra va fuori del rettangolo di porta.

Il motivo dominante resta uno solo: azioni d’attacco laziali che la Juventus cerca – e per lo più vi riesce – di contenere senza dar troppi grattacapi alla difesa. Alla sorveglianza sfugge Piola al 26’, ma il tiro raso terra trova Valinasso pronto alla parata. Un minuto dopo, un bolide di Bisigato rade il palo… Al 29’ Piola – dato che la Juventus gioca con un solo terzino – non ha soverchie difficoltà a scartar Foni, e allargare a De Maria. Contro di lui si precipita Bertolini; ma l’ala destra ha la meglio, e avanza ancora. Tira: la palla sta per uscire, è respinta corta. Se ne impadronisce Levratto, il quale con un bel tiro tagliato segna il bellissimo quarto goal.

La vittoria ormai si tramuta in trionfo: al 32’, Piola gioca Monti, su serrati passaggi delle mezze ali, e avanza, e tira. Valinasso è ancora battuto, nonostante il generoso tentativo di parata. Non sono passati tre minuti che Varglien, di testa, salva la rete da un altro probabile goal. Sulla respinta scende Orsi e centra. Fantoni respinge, e Serantoni, intercettata la palla, la scaraventa in rete segnando il secondo goal per i suoi colori (38’). Tre consecutivi falli contro la Lazio: sull’ultimo, battuto da Orsi, respinta di pugno di Blason. Ma si torna verso Valinasso contro il quale al 39’ Bisigato spara… a salve. Al 40’, ancora calcio d’angolo contro la Juventus. Viani riprende di testa il centro di De Maria, e spedisce alto. Un’altra palla pericolosa è tolta al 42’ da Foni dai piedi di Bisigato. Indi la Juventus, continua, in questi ultimi minuti, a intercalare il gravoso lavoro difensivo, con spunti accademici pregevoli, che non rimarranno senza frutto. Al 44’ infatti, dopo un ultimo calcio d’angolo contro la Lazio provocato da Del Debbio e parato da Blason, e un goal di De Maria dopo che l’arbitro aveva fischiato il fuori gioco, all’ultimo minuto, una bella azione di Borel, su errore di Bertagni, dà modo a Serantoni di segnare ancora.

Cinque a tre: otto goals in una partita, e la vittoria; ce n’è quanto occorre per soddisfare i più incontentabili tifosi! E alla fine, naturalmente, l’imponente pubblico dà sfogo alla sua soddisfazione. Hanno assistito alla partita S. E. Valle, S. E. Galeazzo Cino con la Contessa, l’on. Marinelli, l’on. Riccardi, l’on. Serena, il Presidente della F.I.G.C. generale Vaccaro e i figli del Duce.


► Di seguito il commento alla partita de Il Littoriale.

Quando la Lazio conduceva per cinque goals ad uno, e sembrava aver scombussolato gli juventini, molti si son chiesti se la squadra campione non fosse più alla stessa altezza degli scorsi anni. Non crediamo. La Juventus è, pressappoco, quella che ha conquistato lo scudetto nell'anno decimo e undecimo. Forse non vale quanto nell'anno scorso: ma, soprattutto, essa non sovrasta più di una testa le più forti avversarie. Vi sono molte squadre - primissima fra queste la Lazio - che hanno realizzato grandi progressi.

Oggi il campionato è in competizione fra un manipolo di vedette che - ciascuna con stile proprio, diverso da quello delle altre, ma parimenti efficace - accampano uguali pretese e vantano pari probabilità per la conquista del massimo titolo. La Lazio è fra queste, e fra queste rimane la Juventus, nonostante che ieri Io smacco sia stato insolitamente grave.

La squadra ed il pubblico. La squadra azzurra è realmente bene attrezzata per ogni evenienza. Ieri ha dato la più rigorosa delle conferme. Non è solo l’irresistibile e fluida linea d'attacco, né la salda mediana in cui l'intraprendenza di Fantoni II - oggi il migliore in campo - s'allea alla precisione di Viani ed all’impeto di Ferraris; è anche l’abbondanza delle risorse che uno spirito di cordiale cameratismo permette di mantenere efficienti. Ieri De Maria ha brillantemente sostituito Filò, come domani può prendere il posto di Piola o Levratto. Ferraris, che in Serafini - mediano e terzino - ha un valido alter ego, può, quando occorra, tornare al centro della mediana; il non dimenticato Sclavi riprendere il turno delle sue prodezze, e Fantoni III ed altri giovavi servire per ogni evenienza.

Tutto fa sì che non si possa dubitare della forza della squadra laziale. Le clamorose partite d'allenamento, le vittorie sul Livorno, Bologna, Alessandria sono state eloquenti, e non meno lo è stato ieri rincontro con la Juventus, anche se il risultato ha assunto proporzioni straordinarie (ma non furono straordinari anche i punteggi contro il Livorno, Wiener, Bocskay) e le vicende sono state emozionanti.

Il pubblico romano si è già affidato a questa certezza. Ieri, nonostante che la pioggia fosse caduta dalla sera precedente sino ad una ora prima della partita. lo Stadio era gremito. Ventottomila persone. D'accordo che la saggia politica dei prezzi bassi ha riportalo il calcio alia funzione di spettacolo popolare. Ma è anche che gli appassionati trovano gusto al gioco vivace, intraprendente, e nello stesso tempo sicuro, di questa squadra.

La solita storia del saper perdere. Dipeliamo che la Juventus, nonostante io smacco, resta sempre in primissimo piano. Peccato che alcuni clementi che costituiscono la sua forza debbano essere anche la sua debolezza. Ieri, per esempio, l'arbitro ha dovuto espellere Cesarini. Meritatissima espulsione. Turbiani aveva ordinato a Bertagni, che aveva con dispetto gettato lontano il pallone, prima d’un calcio di punizione, di andarlo a riprendere. La Lazio vinceva per tre a uno, in quel momento Cesarini, dimenticando di aver fatto analogamente in precedente occasione, precedeva Bertagni nel raccogliere il pallone, volendo mostrare con ciò che il laziale cercava di perder tempo. Alla rimostranza dell'arbitro, che richiedeva soltanto che il suo ordine venisse eseguito, lo juventino rispondeva con male parole e con gesti irosi sotto il naso dell'arbitro. Da qui la espulsione. Realmente Cesarini è, più che incorreggibile, inguaribile. Il buon Carcano deve averne fin sopra i capelli di questo giocatore che annulla con questi frequenti e clamorosi gesti d'indisciplina le proprie reali qualità. Un altro elemento di debolezza è senza dubbio anche Orsi. Ieri, dopo aver dato sfogo nel suo solito modo al proprio puntiglioso temperamento, ha compiuto un gesto offensivo nei riguardi del pubblico durante lo schieramento alla fine della partita, gesto che, se è sfuggito alla massa che stava sfollando, ha però minacciato di produrre incresciosi incidenti. “Peccato che la Juventus non sappia perdere”, commentava ieri, con evidente amarezza, il pubblico.

IL “sistema L. P. F”. Peccato proprio, verrebbe voglia di aggiungere, che due o tre elementi possano incrinare quella fama che i Ferrari, Caligaris, Rosetta, Varglien, ecc. hanno costituito alla Juventus in fatto di correttezza sportiva. Ma chiudiamo la parentesi e torniamo alla partita. E’ stata una di quelle emozionanti, di cui sembra abbia prerogativa la rinnovata Lazio. Ieri la linea d’attacco ha funzionato in modo eccellete. D’accordo che la difesa juventina, spostato Caligaris che, nel cercare un incontro con Piola è caduto in malo modo e s’è procurato una contusione al ginocchio, non era al completo. Ma Foni era in perfetta efficienza, e Monti, Varglien, Bertolini, Cesarini non per niente sono campioni capaci di tener testa, in difesa, ad agguerriti attacchi. Piuttosto ci sembra che la famosa linea laziale – quella del sistema L. P. F. – abbia vinto per virtù propria. Abbiamo avuto impressione che, nell’entusiasmo di aver marcato per prima, la Juventus non abbia sufficientemente tenuto in considerazione il pericolo che presentavano gli uomini di punta della squadra laziale. Quando si son resi conto, già Piola e Fantoni I avevano riportato in vantaggio la squadra E quando poi nella ripresa De Maria con un netto colpo di testa ha infilato in rete una centrata di Levratto, la squadra juventina si è trovata di fronte all’irreparabile. Piola e Levratto con due altre stoccate, susseguenti a rapidissima manovra, hanno completato l’opera mettendo la propria squadra al riparo da ogni “miracolo”.

Ci sembra che tutto questo sia della “sostanza” bella e buona, e non argomento per i filosofi dei “se” e dei “ma”. Del resto, siamo pronti a riconoscere che anche il goal di Cesarini e quelli finali di Serantoni sono “sostanza”. Ma questo non intacca l’efficienza del sistema che la Lazio ha impiantato all’attacco. Il modo di tagliar fuori reparti, di rifornire al sicuro, di ridurre la manovra al minimo possibile; l’abilità di Piola nello sganciare la palla dai piedi dei terzini avversari, la sua intraprendenza nel farsi largo e l’assiduità nell’essere presente dove occorre opera; le acrobazie di Levratto – ieri con una cannonata tirata in rovescio ha scosso i pali della porta - quelle di Filò; i tiri saettanti di Fantoni I; la costanza di Bisigato e, quando occorre, come appunto ieri, l’eccellente opera di De Maria, buono per tre posti su cinque della linea, costituiscono un pericolo gravissimo per qualunque difesa. Il maggiore o minor numero di goals ch’essi possono segnare rientra nella vicenda normale.

La mediana e la difesa. Indubbiamente per una linea di attacco siffatta occorre una mediana di prim’ordine, e tale, certamente, è pure quella laziale. Ieri Viani, tornatone al centro, ha soddisfatto tutti. Un po’ in ombra nel primo tempo; ma magnifico di precisione nella ripresa. Viani non doveva giocare ieri e la decisione è stata presa all’ultimo momento. Chi è andato ad avvertirlo, a casa, l’ha trovato che aveva già consumato un pasto più che abbondante. Da qui la sua lentezza nelle prime battute. Ma, nella ripresa, qual gamma di belle, tempestive e ordinate azioni! Non ha certamente perduto il confronto con Monti che, al contrario di lui, ha disputato un magnifico primo tempo ed ha terminato veramente in sordina, cioè non impegnandosi a fondo.

Ma un altro della mediana laziale ha ieri giocato una brillante partita: Fantoni II. E’ dall’inizio di questa stagione che “Ninigno” si distingue. Energico, velocissimo e sempre a proposito, è stato argine e molla di propulsione. In uno dei più bei goals laziali egli ha nettamente diviso il merito con gli attaccanti. Ha sradicato la palla dai piedi degli avversari, l’ha fatta avanzare attraverso non facili ostacoli e l’ha gettata tanto a proposito a De Maria che doveva realizzare l’ultima manovra, quella di passarla a Piola, che sarebbe stato un vero peccato che l’occasione venisse sciupata. Ferraris, che ieri è stato il meno brillante dei tre, aveva però un compito superiore: tenere a bada Orsi, ch’era il più pericoloso fra gli juventini. E bisogna riconoscere che, a tu per tu con Orsi, il dialogo non è dei più facili. Fra l’altro ieri “Mumo” era in vena di ripicchi, e bisognava farsi rispettare anche su questo punto. Ferraris ha tenuto duro, anche quando, talvolta, la conversazione è stata… animata. Del resto, la riprova della necessità di stare alle costole di Orsi la si è avuta nel secondo tempo. Quando Ferraris, trascinato dall'impeto, si è spostato verso il centro, Orsi ha creato l’occasione per il primo goal di Serantoni.

La difesa laziale, invece, ci sembra ancora una linea sotto, come quadratura, agli altri reparti. E’ migliorata dai primi incontri della stagione. Bertagni è stato forse più rapido di Del Debbio ad entrare in efficienza; ma anche “Nerone”, del resto, dà prova di sapere il fatto suo. Un paio di incertezze sono state rapidamente rimediate dal “mestiere”. Forse la prontezza non è di prim’ordine. Conseguenza di una carriere gloriosa ma lunghetta. Blason, come sempre, bene. I tre goal erano saette.

Il gioco dei juventini. La Juventus ha avuto sfortuna, indubbiamente, nella menomazione di Caligaris. Questi è l’anima della difesa: è la voce che dalle posizioni arretrate comanda la difesa e distribuisce i piazzamenti. Passato all’ala, dopo il goal di Cesarini, ha tentato di ripiegare a mediano quando ha visto il pericolo, per cercare di essere presente. Peccato che Caligaris non abbia reso al massimo. Sarebbe stato interessante seguire il lavoro degli attaccanti laziali di fronte ad una difesa più organica. D’altra parte, dell’incidente a Caligaris nessuno ha colpa.

Dopo il terzo punto laziale, la Juventus è stata privata anche di Cesarini. Ma qui non si tratta di sfortuna. Abbiamo già detto che l’irascibile Cesarini è uno dei punti di debolezza della squadra, nonostante le sue ottime qualità. Gli episodi su quest’argomento sono numerosi, e non vale la piena rievocarli. Preso tutt’assieme, il gioco della Juventus resta sempre, nonostante i pessimismi di parte della stampa torinese, di prim’ordine. Abbiamo già visto all’opera molte squadre fra quelle che vanno per la maggiore e ci sembra che, fatto il confronto, vi sia tutt’altro che da disperarsi. Naturalmente bisogna considerare che tutte le squadre italiane hanno cercato di perfezionarsi, mentre la Juventus non ha compiuto certamente uno sforzo in questo senso. Tuttavia la mediana è sempre una grande mediana, la difesa è buona, mentre l’attacco, manca, come sul dirsi, nella punta di diamante. Ferrari – che abbiamo ieri udito qualificare romanescamente “er chirichetto” – è sempre l’utile spola, ed Orsi è sempre Orsi. Ma Borel sembra aver perso un po’ di freschezza ed acquistato un po’ di quel senso di responsabilità che ovatta l’intraprendenza. Serantoni è una delle colonne della squadra, pronto a dar man forte in ogni posto, e Cesarini, se non fosse… il “pericolo numero uno” della Juventus, potrebbe essere un’ottima ala.

Sino a quando la Juve ha avuto speranza di vittoria e quasi certezza di pareggio, il suo gioco è stato pregevole, anche se non eccessivamente pericoloso. La palla era manovrata abilmente, anche se le discese trascinavano giù troppi difensori laziali. L’azione rapida da cui è scaturito il goal di Cesarini è apparsa infatti un’eccezione a questa regola. Ma quando la linea laziale ha sfondato, il gioco juventino si è disunito anche a mezzo campo. L’intenzione di svilupparsi in modo – come molti dicono – “maschio”, ha fatto peggio che meglio. I laziali non si sono intimoriti, tutt’altro, ad ogni rudezza ha trovato pronta rispostata a breve distanza di tempo.

Forse la realtà – due, tre, quattro goals di scarto – è stata troppo dura per tutti i juventini sullo spirito dei quali, certamente, doveva pesare l’infortunio di Caligaris. Fatto sia che vi sono stati momenti, anche prima che Cesarini venisse espulso, che la Lazio ha spadroneggiato come chiarezza di gioco e come pericolosità, tanto vero che dalle tribune si è levato quel ritornello famoso che conclude in “oh, oh, oh”, e che – dicono – ha la virtù di chiamar la scarogna come i parafulmini la saetta. Difatti, poco dopo, la Juventus rimontava con due goals di Serantoni lo svantaggio. Più che rilevare la coincidenza varrà la pena invece notare che negli ultimi minuti la Lazio, che ormai giocava sul velluto, ha allentato un po’ la sorveglianza. Orsi e Sarantoni ne hanno approfittato rapidamente, il che depone sulla notevole capacità di reazione dei campioni, che mai si considerano morti, e costituisce un insegnamento per la mediana e la difesa laziale. Non basta conquistare col metodo “L. P. F.” la vittoria; bisogna saperla custodire con un sistema ermetico al quale, per evitare di mobilitare l’alfabeto, si può far a meno di attribuire iniziali. L’allenatore Alt deve averci capito.

Tutto sommato, partita emozionante, del che bisogna rallegrarsi, poiché il gioco del calcio è soprattutto uno spettacolo. Turbiani ha diretto l’incontro così e così. C’è chi rileva che avrebbe potuto infiorarlo di un calcio di rigore per parte, il che vuol dire che il non averli dati non ha guastato. D’altra parte, in certi momenti la partita si presentava piuttosto scabrosa. Non sappiamo quanti arbitri – in partica, non in teoria, s’intende – avrebbero potuto cavarsela meglio di lui.


La Stampa propone un diverso punto di vista su quello che è stato l’incontro: "I CAMPIONI PERDONO IL PRIMATO NEL BURRASCOSO INCONTRO DI ROMA - I torinesi iniziano da dominatori, ma dopo sette minuti di giuoco sono ridotti in dieci per un incidente toccato a Caligaris - L'espulsione di Cesarini - La grande prova di Monti"

Roma. Trentamila persone hanno salutato con frenetiche manifestazioni di giubilo la vittoria dagli azzurri laziali. Ovazioni ai trionfatori e fischi ai bianconeri, che hanno lasciato il campo per la prima volta battuti in questa stagione. La folla non è stata generosa verso i campioni; vero è che alcuni incidenti verificatisi nel corso della lotta hanno acceso gli animi degli spettatori e hanno turbato la serenità dell'ambiente.

Errori arbitrali. L'arbitro Turbiani non ha troncato sul nascere con l'energia necessaria i falli non tutti fortuiti commessi dai giuocatori. Dopo, la partita gli è fatalmente sfuggita di mano, e non è stato più possibile contenere l'impeto dogli atleti, gli uni esasperati dal modo nel quale procedevano le cose, tremendamente decisi a tutto gli altri, pur di conservare il vantaggio conquistato. Fatta questa doverosa premessa, che precisa in quale atmosfera specialissima l'incontro ha vissuto, converrà ricercare gli elementi che hanno causato il crollo juventino e l'esito inatteso della lotta.

In primo plano va posto l'infortunio occorso a Caligaris a sette minuti dall'inizio delle ostilità. Il duro scontro con Piola dal quale Caligaris usciva azzoppato e dolorante ha deciso, a nostro avviso, le sorti della contesa. In una partita incandescente, tra squadre di pari valore come spirito combattivo se non proprio come mezzi tecnici, la perdita d'un terzino non è cosa di lieve entità. Caligaris cercava, con alto spirito di abnegazione, di continuare a compiere il suo dovere, ma al 15', subito dopo il goal segnato da Cesarini, doveva cedere il suo posto a quest'ultimo e ritirarsi, pressoché immobilizzato, ai margini del campo.

Ridotta a dieci uomini, la Juventus ha giocato la sua gran carta. Tentando di celare la loro stessa debolezza, i bianconeri hanno proseguito ad attuare il piano d'attacco prestabilito per acciuffare un vantaggio sufficiente per fronteggiare in seguito la reazione della compagine avversaria. Conviene notare a questo punto che la Juventus non ha avuto la fortuna dalla sua. Come rileverete dalla cronaca, prima Orsi e poi Monti avrebbero potuto aumentare il bottino dei goals solo che la buona sorte li avesse assistiti. Ma oggi per la Juventus tutto era nero; una sorte beffarda, contro la quale ogni reazione fu vana, ha voluto colpire i campioni d'Italia. Reso Inutilizzabile Caligaris, la difesa juventina, malgrado la buona volontà di Cesarini, perdeva a poco a poco consistenza e ordine; il blocco si sfaldava e cedeva agli assalti degli azzurri, tutt'altro che rassegnati alla sconfitta.

Al 37’ minuto la Lazio segnava il pareggio. Fino a quel momento la Juventus aveva tenuto in pugno le sorti della contesa e aveva soverchiato l'avversaria in pura linea tecnica e come numero di azioni offensive. Monti aveva dominato nella mediana, facendosi notare in alcune fasi critiche con interventi decisivi che avevano ristabilito la situazione; i due interni, Ferrari e Serantoni, avevano compiuto un lavoro generosissimo di spola che, purtroppo, non aveva dato i frutti attesi un po' per sfortuna, un po' per merito di Ferraris e di Bertagni, ed un po' anche per colpa di Borel, completamente fuori fase. Dopo il pareggio la partita cambiava completamente caratteristica e fisionomia. La Juventus aveva un attimo di smarrimento del quale traeva profitto la Lazio per portarsi in vantaggio.

Cosa ha detto Cesarini? Come nel primo tempo l'Infortunio di Caligaris aveva determinato lo sfaldamento della difesa juventina, così nella ripresa la espulsione di Cesarini, avvenuta all'ottavo minuto, causava il crollo del campioni - ormai impotenti a risalire la corrente - e decideva le sorti della contesa. Che cosa ha "detto" Cesarini per guadagnarsi l'espulsione dal campo, solo Turbiani lo può sapere. Forse l’"atto" compiuto dal giuocàtore, collocato in quell'animosa atmosfera in cui la partita si andava svolgendo, meritava di essere visto con occhio più benevolo. Comunque, l'episodio si è svolto cosi: Turbiani accorda una punizione in favore della Juventus per fallo di Bertagni su Borel; Bertagni, con un atto dispettoso, calcia la palla lontano dal punto dove il fallo si è verificato. Interviene Turbiani e ordina al terzino azzurro di andare a riprendere la palla per riportarla al punto indicato per la punizione. Bertagni ubbidisce e, invece di affrettarsi ad eseguire l'ordine di Turbiani, indugia e avanza "lento pede" verso il pallone. Che fa allora Cesarini? Esasperato per il tempo che si sta perdendo, corre verso la palla, l'afferra; mentre si accinge a riportarla al punto dovuto, Turbiani interviene ancora e gli ordina di rimetterla al suo posto poiché è Bertagni che deve eseguire il suo ordine e non lui. Alla ingiunzione di Turbiani, Cesarini perde le staffe e risponde. Che cosa abbia detto Cesarini a Turbiani non sappiamo; ad un certo momento vediamo l'arbitro fare l'alto allo juventino di uscire dal campo. Fra gli urli e ì fischi della folla, Cesarini è condotto via. La calma (apparente) è ristabilita, la contesa, ormai rovinata, riprende il suo corso inesorabile. Il resto della partita, guastala dagli incidenti su riferiti, non mette conto di essere ricordata in questo breve commento.

La Lazio finiva per imporsi nettamente, mentre la Juventus subiva la superiorità avversaria, rassegnata ormai alla sconfitta. Negli ultimi dieci minuti i bianconeri in un estremo tentativo di reazione segnavano due punti e riducevano la distanza; la sconfitta umiliante si mutava cosi in un insuccesso dovuto, più che alla forza della compagine avversaria, ai capricci della sorte maligna. La squadra campione, finché ha giuocato con undici uomini validi, finché non ha risentilo il danno causato dall'infortunio di Caligaris, ha giuocato in bellezza, costringendo la Lazio a difendersi strenuamente.

Monti ha giganteggiato in campo: certi suoi passaggi sono apparsi dei veri e propri gioielli di perfezione. L'atleta, ritrovato se stesso, ha sospinto l'attacco verso Blason. Ha cooperato al lavoro della difesa con un senso perfetto di piazzamento. Monti forza della squadra. Si può dire che tutte le azioni laziali più pericolose svoltesi in tale periodo sono state spezzate dall'onnipresente Monti. Monti, sempre Monti. Le azioni azzurre si sono infrante contro il formidabile atleta che ha dominato la situazione ed è stato il perno su cui ha girato la macchina juventina. E che dire di Ferrari e di Serantoni? Tanto il primo quanto il secondo hanno svolto un massacrante lavoro di blocco, tenendo i contatti con la mediana e dando palloni su palloni al terzetto di punta.

Una Juventus, insomma, quadrata, potente, tutta mirabilmente fusa, salda in difesa, efficace nella mediana, pericolosa all'attacco; una squadra nel vero senso della parola, tutta vibrante nelle sue azioni manovrate da uomini di elevata classe e di grande abilità.

La Lazio, dal canto suo, va lodata per il modo nel quale ha tenuto il campo. Dominata sul principio, non si è lasciata travolgere, ma ha reagito cercando di far convergere su Piola pericolosi palloni in profondità. La manovra non ha avuto fortuna, perché Monti ha tenuto a freno il veloce attaccante: poi è accaduto quello che è accaduto e la Lazio è passata attraverso la falla determinatasi in seguito all'incidente di Caligaris. Sull'inizio della contesa Viani, che ricopriva il ruolo di centro-mediano (non s'è avuto, cosi, l'atteso confronto Monti-Ferraris), chiamato a svolgere un lavoro puramente difensivo, è mancato in pieno.

Abbiamo accennato alle caratteristiche della partita e al comportamento della squadra; diremo ora qualche cosa degli uomini. Cominciamo da Valinasso. Il giovane portiere juventino non ha avuto una giornata felice; si è avuta l'impressione che sia il terzo punto, quello di De Maria, che il quarto, segnato da Levratto, non fossero imparabili. Una giornata nera, per Valinasso, ma quanti portieri non avrebbero oggi perduto la testa? Grande Foni; l'ex-padovano non ha sbagliato un pallone, ed in certi momenti ha di teso da solo l'area bianconera dagli attacchi velocissimi degli azzurri. Bertolini ha giuocato onestamente, e così Varglien. Ferrari è stato la colonna della squadra, Orsi l'atleta ineguagliabile, Serantoni il torello che ama la lotta.

Degli azzurri, sugli scudi Ferraris, Fantoni, De Maria e Piola; ottimi tutti gli altri. Piola ha confermato le sue qualità di giuocatore da goal, ma non è il cervello dell'attacco. È la linea che giuoca per lui e non lui per la linea.

L'incontro, disputatosi alla presenza di una folla immensa, si è svolto su un terreno reso viscido dalla pioggia caduta fino a poche ore dall'inizio della partita. Poi il tempo si è schiarito e il sole ha illuminato il rettangolo di giuoco. Notati, nella tribuna d'onore: S. E. Valle, S. E. il conte Galeazzo Ciano di Cortellazzo, Edda Ciano di Cortellazzo, l'on. Serena vice-Segretario del Partito, l'on. Marinelli, il gen. Vaccaro, Bruno e Vittorio Mussolini.

L'offensiva dei campioni. Grandi applausi salutano l'ingresso degli atleti che alle ore 14,40 iniziano la contesa. Le prime fasi sono di netta marca juventina. Subito in apertura un'azione Borel-Ferrari-Borel-Cesarini. Quest'ultimo, lanciato versoi Blason, falla banalmente il bersaglio. È la prima occasione perduta. Notevole il lavoro di Monti, la cui attività è seguita con interesse dal pubblico. Al 7' si ha l'incidente di Caligaris, che si scontra con Piola. L'azione si rovescia e Orsi tira in porta: la palla è ribattuta da un difensore azzurro. Subito dopo nuovo attacco juventino sulla sinistra. Orsi supera Ferraris, scarta Bertagni, converge al centro, tira. Blason para a pugni chiusi. Al 13' calcio d'angolo centro la Juventus e, subito dopo, un bel centro di De Maria che nessuno raccoglie.

Le azioni convergono nuovamente verso la rete laziale. Una discesa di Orsi é arrestata da Bertagni; poi Orsi muove nuovamente all'attacco, supera Bertagni, centra a fil di palo. Cesarini irrompe ta area, ma tira alto. Al 15' la Juventus segna il suo goal. È Serantoni che si impadronisce della palla e allunga a Cesarini; Del Debbio, che è sulla traiettoria, fallisce in pieno la palla. Cesarini converge al centro, indugia, scorge un varco verso destra e scocca un tiro raso terra. Blason, coperto, non tenta neppure di parare. Caligaris va all'ala destra e Cesarini a terzino. Palla al centro e nuova, incursione dei bianconeri in area laziale. L'orgasmo afferra i difensori azzurri che commettono alcune scorrettezze non rilevate dall'arbitro. Orsi è atterrato in area di rigore. Al 19', prima azione laziale Piola-Bisigato. L'ex-vercellese scarta Monti, porge a Bisigato che, in corsa, sfiora la porta avversaria con un tiro di rara potenza. Al 24’ minuto è la volta di Piola ad essere atterrato in area di rigore: l'arbitro lascia correre. Poi la palla torna verso Blason.

Facendo leva sulla mediana, l'attacco juventino si snoda veloce sulla sinistra, ove Orsi fa da padrone... per ora. Un tiro di Orsi, eseguito a conclusione di una vertiginosa discesa, trova Blason piazzato. Al 34' Foni libera in angolo. Valinasso respinge di pugno. Al 37' la pressione laziale, che si è andata facendo più seria e minacciosa, si concreta. L'azione si sviluppa da una rimessa di Fantoni II a De Maria; l'ala si libera, in corsa, di Bertolini e centra a Piola. Questi scarta Cesarini e da tre metri batte inesorabilmente Valinasso.

La Juventus accusa il colpo. Non passano due minuti che Fantoni I, a conclusione di un'azione Levratto-Piola, con un tiro potentissimo da più di venti metri, fulmina nuovamente in rete. È il secondo goal laziale. La folla è in tripudio: la Juventus si difende male ed è costretta in angolo. Un tiro di De Maria è parato dal portiere juventino. Al 45' un fallo di Viani dal limite provoca una punizione. Tira Monti e la palla batte violentemente sul palo trasversale. Così finisce il tempo.

Le vicende della ripresa. La ripresa ha un inizio elettrizzante. La Lazio scatta all'attacco. Reazione della Juventus al 4' minuto. Su azione di Ferrari e su passaggio di Caligaris, Serantoni sciabola in rete un tiro violentissimo che sibila sulla traversa. La Juventus non ha fortuna. Su contrattacco al 5’ minuto, Levratto lasciato libero da Varglien, centra di precisione davanti alla casa bianconera. De Maria, di testa, infila per la terza volta la porta di Valinasso spiazzato.

Nella reazione che ne segue, gli atleti abbondano in scorrettezze palesi e occulte. Serantoni va a terra. Poi all'ottavo minuto si ha l'espulsione di Cesarini. Qui la partita ha virtualmente termine. Varglien retrocede a terzino e Ferrari a mediano. Al 28' la Lazio, su centro di De Maria, segna il suo quarto punto per merito di Levratto e al 32', su azione Fantoni II-Bisigato, Piola, con un tiro saettante, batte nuovamente Valinasso. Al 25' la Juventus, su azione personale di Orsi che lancia Borel, ottiene il suo secondo goal. Il tiro di Borel è respinto dal palo. Riprende Serantoni e segna. Al 39’ minuto, dopo il sesto calcio d'angolo contro i bianconeri, questi si riportano animosamente all'attacco e vi permangono fino al termine. Al 44’ minuto, su azione personale di Borel, che si è svegliato troppo tardi, Serantoni segna ancora. Poi la fine.

► Nel resoconto della Gazzetta dello Sport, Bruno Roghi analizza le potenzialità della squadra biancoceleste.

Veniamo alla Lazio. Sarà bene accettare il contraddittorio con lo sportivo della strada, il quale, sul conto della Lazio, ha la sua appassionata filippica da rivolgere allo sportivo della penna. Dice, con la voce stentorea che i partigiani adottano quando devono esprimere, in confidenza, un loro pensiero: “Insomma c’è, o non c’è, questa grande Lazio? O volete che, per esserci, faccia della Juventus un estratto di carne da zebra da sigillare in un barattolo? Cinque palloni non bastano?”.

Bastano. Bastano talmente che la Juventus deve scartabellare a ritroso molte pagine del suo diario per imbattersi in un punteggio passivo così robusto. E bastano – non c’era bisogno di tanti – per stabilire che la Lazio, nel salto di un’annata, ha fatto un salto di classe. Sta ora a capire se la squadra ha l’assetto, l’incamminata, la solidità della macchina che, perfetta in ogni suo congegno, punta al traguardo assoluto con alte probabilità di successo.

La partita di oggi, per conto nostro, dice molto ma non dice tutto. All’attivo della squadra contano queste annotazioni: tutti i giocatori di prima linea, tranne forse l’operaio Bisigato, sanno dov’è il bersaglio; Piola supplisce al grano di finezza che gli manca per essere un virtuoso della palla, con una robustezza eccezionale di gioco, con un tiro frequente e secco, e soprattutto con l’istinto che gli suggerisce i goals più impensati e difficili; la seconda linea ha in Viani un atleta che, intonandosi felicemente con lo stile di gioco dell’attacco, è un impareggiabile pedana di lancio; inoltre ci sono Ferraris IV e Fantoni II che iniettano nel gioco di reparto la linfa del coraggio e della gagliardia; infine il settore di retroguardia è presidiato da giocatori che cascano talvolta in veri e propri errori di ortografia, ma che sono dotati di rara forza di recupero e segnatamente di alta velocità.

A queste doti che riguardano i singoli, c’è da aggiungere una qualità che riguarda la compagine nel suo complesso. La Lazio è una squadra estremamente elastica. I suoi rovesci di fronte sono improvvisi e categorici. I suoi trapassi da un gioco chiuso e sordo a un gioco spaziato ed elegante sono tanto impensati quanto brillanti. È una squadra che può battere qualunque avversario, e batterlo duro come oggi è toccato alla Juventus.

La personalità. Con questa squadra la società può arrivare lontano. Ma per ora – ed ecco il nostro punto di perplessità – la Lazio è più una squadra lanciata che una squadra arrivata. In ogni congegno c’è un bullone essenziale che tiene raccordati tutti gli elementi. Molto spesso questo bullone è nel cuore stesso della macchina. Non si vede, eppure la sua importanza è capitale. Nel campo calcistico ha un nome vago, un suono astratto. Si chiama personalità. È la fisionomia di una squadra, e se ne misura la presenza dalla patina del gioco, dalla cadenza dell’andatura, dall’atmosfera che la squadra riesce a creare attorno a sé. Definire cose sia questa personalità è difficile. È facilissimo, invece, avvertirla. La personalità sta al gioco vero e proprio come il profumo sta al fiore. È una virtù immateriale e, in altro senso, è il fiore stesso della sua concretezza.

Ebbene: la Lazio non ha ancora precisato, a nostro parere, la sua personalità esatta. Ondeggia tra un gioco effervescente – retaggio della scuola brasiliana cui s’è affidata negli anni scorsi – a un gioco d’improvvisazione, più acre che robusto, cui essa si appiglia nelle fasi bollenti della partita. Si ha l’impressione che la Lazio, partendo senza un programma tattico prestabilito, metta la prua secondo la doppia ala del vento e dell’onda. Inventa, più che dimostrare il suo gioco. Improvvisa, più che fabbricare i suoi punti.

La Lazio è una compagine di fresca formazione: ecco tutto. Ha, per ogni ruolo, un primattore. Di suo, tipicamente suo, ha la snellezza che, ai tempi delle palafitte, rappresentò un ostacolo serio per le squadre di grande statura in finali interzone di campionato. Questo dono, che è insito nel colore stesso delle maglie sociali, è laziale. Come si diceva, occorre potenziarlo con l’aggiunta di quelle virtù d’insieme che sono indispensabili per trasformare la Lazio – castigamatti di oggi – nella Lazio di domani, legittima aspirante allo scudetto. Resta che la Lazio, attualmente, è la squadra più interessante e originale del campionato.

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