Domenica 5 luglio 1987 - Napoli, stadio San Paolo - Lazio-Campobasso 1-0

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5 luglio 1987 - 2.330 - Campionato di Serie B 1986/87 - Gara 2 - Spareggi per la permanenza in Serie B

LAZIO: Terraneo, Acerbis, Magnocavallo (39' Piscedda), Camolese, Gregucci, Marino, Poli, Caso, Fiorini (74' Brunetti), Pin, Mandelli. A disposizione: Ielpo, Filisetti, Rizzolo. All. Fascetti.

CAMPOBASSO: M.Bianchi, Parpiglia, Della Pietra (62' Mollica), Maestripieri, Anzivino, Lupo, Evangelisti, Baldini, Perrone, Goretti, Vagheggi (43' Boito). A disposizione: Picca, Accardi, Pivotto. All. Vitali.

Arbitro: Sig. Casarin (Milano).

Marcatori: 53' Poli.

Note: cielo nuvoloso, terreno di gioco in buone condizioni. Ammoniti Vagheggi e Marino per comportamento non regolamentare e Caso per proteste. Angoli 6 a 4 per il Campobasso.

Questa la classifica finale degli spareggi: Taranto punti 3, Lazio punti 2, Campobasso punti 1. Taranto e Lazio restano in Serie B mentre il Campobasso retrocede in Serie C. La gara Campobasso-Taranto, dell'1 luglio e sempre disputata al San Paolo di Napoli, si era conclusa con il risultato di 1-1.

Spettatori: 25 mila di cui 20.398 paganti per un incasso di £. 201.865.000.

Il biglietto (blu) della gara
L'esodo dei tifosi biancocelesti a Napoli
Il biglietto (giallo) della gara
Il cross di Massimo Piscedda da cui scaturisce la rete laziale
L'occasionissima di Boito per il Campobasso
L'azione della rete biancoceleste da altra angolazione
Fabio Poli ha appena colpito di testa il pallone ricevuto da Piscedda. Bianchi, l'altissimo portiere del Campobasso, è battuto. E' il goal che consentirà alla Lazio di restare in serie B
La palla si insacca alla destra del portiere molisano
L'esultanza di Fabio Poli
Un'altra immagine di Fabio Poli esultante
Panoramica dello stadio
La gioia di Fascetti
(Gent.conc. Lorenzo D'Amario)
Il Messaggero del 6 luglio 1987
Angelo Gregucci sotto la curva laziale al termine dell'incontro

L'Unità titola: "Si salva la Lazio. Un gol di Poli condanna i rossoblu di Vitali alla retrocessione. Ai molisani resta però una speranza legata alla giustizia sportiva. Campobasso in C, ma il "totonero"...".

L'articolo così prosegue: E' finita tra gli abbracci, qualche lacrima e la corsa verso la curva B, quella della splendida tifoseria napoletana campione d'Italia, ieri invasa da oltre ventimila laziali, tutti vestiti di bianco e azzurro. In omaggio a loro, al caldo ed inesauribile incitamento verso quella curva sono volate maglie intrise di sudore, calzettoni, scarpe e tutto quello che poteva essere considerato come un souvenir di una storica giornata di calcio. Casarin, un arbitro con i fiocchi per una partita giocata con grande animosità, ma anche con grande cavalleria, aveva appena fischiato la fine di una sfida entusiasmante, giocata dai protagonisti fino allo stremo delle loro forze, sfida che permetteva alla Lazio, grazie al goal del suo fromboliere Poli, di conservare la sua poltrona in serie B. Per l'esercito della tifoseria laziale, che imitando quella partenopea nel giorno dello scudetto restava ferma al suo posto senza tentare sciocche invasioni, era la liberazione da un incubo durata trentotto giornate di campionato, iniziato in terribile salita, con quei nove punti di handicap e terminato con il supplemento di due massacranti spareggi. L'obiettivo salvezza era stato centrato. La Lazio, va detto subito, ha meritato di vincere per quella sua condotta di gara sbarazzina e per quella ferrea volontà di non precipitare nell'inferno della serie C. La sua vittoria l'ha riconquistata sul campo, in virtù di una gara disputata con molta intelligenza e quasi perfetta sul piano tattico. Per costringere il Campobasso alla resa, si doveva percorrere una sola strada: quella di aggirare la sua munita roccaforte con un tourbillon ossessivo sulle fasce laterali, dove si catapultavano a lungo Acerbis e Camolese sulla destra, Magnocavallo, finché è stato in campo, sostituito poi degnamente da Piscedda, e Marino, che sul campo del San Paolo, che l'ha visto in passato tante volte protagonista, ha disputato una delle sue migliori partite da quando è approdato alla Lazio. Insomma, con un lavoro ai fianchi, per dirla in gergo pugilistico, che alla lunga fiaccasse la resistenza dei molisani. Questo incessante andirivieni stordiva e annichiliva il Campobasso, che commetteva il madornale errore di chiudersi quasi a riccio nella sua metà campo. E quando si sceglie la strada della rinuncia puntualmente si subisce la punizione. Il film della vittoria della Lazio ricorda quella di venti giorni fa con il Vicenza. Come allora, nell'ultima giornata di campionato, a decidere in positivo il destino della Lazio era stato uno dei suoi uomini di maggior spicco.

Allora fu Giuliano Fiorini, questa volta Fabio Poli, un giocatore di grandi capacità tecniche, che però raramente si ricorda che uno dei compiti di un calciatore è anche quello di fare gol. Questa volta l'esile Fabio, forse per discolparsi di tanti passati errori sotto porta, ha tirato fuori dal suo cilindro una prodezza che è valsa la salvezza della squadra biancoazzurra. Caso, ultimo insormontabile baluardo della difesa biancoazzurra, appoggiava sulla sinistra a Piscedda, l'unico laziale romano de' Roma, di esterno sinistro il giovanotto fatto in casa pennellava una palla al centro dell'area molisana sulla quale si avventava, alzandosi come una molla a lungo trattenuta, Poli. Il suo colpo di testa era rapido come una fucilata. Bianchi, estremo difensore del Campobasso, tentava di allungarsi vanamente come un elastico, nel tentativo di ricacciarla fuori dalla porta. Un tentativo inutile. Era l'ottavo minuto della ripresa, era anche il minuto che sanciva definitivamente la salvezza della Lazio, sempre puntuale nel rispondere con pieno profitto negli appuntamenti che decidono. Per il Campobasso, che al 4' e al 6', prima del gol vincente biancoazzurro, era andato ad un soffio dalla realizzazione con Boito, che in entrambe le circostanze di testa spediva il pallone tra le braccia di Terraneo, era la capitolazione. Il suo arrembaggio finale, alla ricerca disperata del pareggio salvatore, era fumoso ed inconcludente anche perché la Lazio metteva da parte la sua storia e il suo antico lignaggio. Capiva che per condurre in porto l'importante vittoria doveva trasformarsi in una squadra di umili artigiani, spavaldamente votati alla lotta. Da Camolese, uno dei migliori, ad Acerbis, al pedalatore Pin si appiccicavano sugli avversari vestiti di rossoblu, impedendogli persino di respirare. Era la tattica giusta che costringeva il Campobasso alla resa incondizionata e a un triste capitombolo in serie C... processi permettendo.


In un altro articolo si raccontano le sensazioni percepite dagli spalti: "40mila aggrappati alla speranza".

Cara, vituperata serie B. Pronunciato il suo nome a mo' di oltraggio dagli spalti che si affacciano sui maggiori prosceni dell'italica pedata; retaggio per chi è caduto in bassa fortuna o per chi altro non chiede al dio pallone se non maschie tenzoni dal cosiddetto sapore provinciale. E per soffrire insieme ai propri beniamini, per sperare insieme a loro nella permanenza nella serie cadetta, si sono mossi in 40mila (soltanto 20mila secondo le cifre ufficiali) in direzione del San Paolo, una delle arene dove "serie B" risuona, appunto, come una delle maggiori bestemmie. Ma ieri, invece, è stato il giorno della sacralizzazione dell'anatema, per incitare le rispettive squadre e far ad esse guadagnare l'ultimo posto libero in serie B. In 25mila da Roma e provincia si sono incanalati lungo l'infuocata autostrada; in 10mila da Campobasso. Uno dei più massicci pellegrinaggi dalla storia della pedata, un esodo rumoroso, apparentemente scanzonato nonostante la "gravità del momento", una coreografia dai forti toni biancoazzurri e rossoblù che fin dalla mattinata ha rianimato la deserta Napoli nella prima domenica di luglio. Ovviamente acceso il tifo sugli spalti, sostanzialmente corretto fuori dal San Paolo. Divisi da uno scrupoloso servizio d'ordine, i legionari laziali e molisani non hanno avuto modo di trovarsi a stretto contatto fisico. Il duello, insomma, è stato sostanzialmente dialettico, dalle opposte curve molisani e laziali hanno esposto i propri punti di vista non sempre tenendo presenti gli insegnamenti di Mons. Dalla Casa. Ma gli sbracamenti verbali, si sa, ormai sono tollerati anche nelle migliori famiglie.

Nella domenica dei misurati insulti anche una ruffianeria. L'hanno tentata le tribù molisane: "Campioni, campioni", il saluto rivolto al Napoli in vacanza e "Campobasso tifa Napoli tifa Campobasso", lo striscione di ispirazione quasi sibillina (una virgola potrebbe mutarne il senso) esposto. Cuma, del resto, è vicina... La ruffianeria, tuttavia, ha riscosso scarso successo; il popolo del San Paolo era la mare, soltanto una modesta rappresentanza dei "Blue Lions" notata accanto ai tifosi del Campobasso nel giorno più lungo. Jekill degli spalti, laziali e molisani si sono scambiati gli stati d'animo al 52', quando Poli ha allontanato il fantasma della C per i suoi colori. Preoccupazione e fiducia hanno cambiato interpreti: i laziali hanno iniziato cantare, i molisani sono improvvisamente ammutoliti. Era, del resto, la domenica della sentenza: non permessi accomodamenti, qualcuno necessariamente al prezzo della trasferta avrebbe dovuto aggiungere quello della delusione. Ed è toccato ai molisani. Il Campobasso è scivolato in serie C, per i suoi sostenitori la delusione è stata grande. Ma, nonostante tutto, hanno trovato anche la forza di applaudire i propri beniamini e di chiederne le maglie. La sala stampa della questura non ha segnalato incidenti, sugli spalti e fuori laziali e molisani hanno vinto la partita della correttezza. Chi ha detto che il calcio è sempre più focolaio di violenza?


Dagli spogliatoi a fine gara: "Si brinda e, a fianco, ... le lacrime".

Si brinda negli spogliatoi laziali, non si ha neanche la forza di parlare in quelli molisani. Eugenio Fascetti è il primo ad uscire, lo attendono penne e taccuini, microfoni, telecamere di televisioni di stato e private. E il demiurgo della Lazio parla tutto d'un fiato, le parole sono lo specchio del suo stato di grazia. "Questa volta - esordisce - penso che non vi sia alcuna lamentela da fare. Il Campobasso ha fatto quel che ha potuto, ma noi abbiamo ampiamente dimostrato di essere più forti. La Lazio, non dimentichiamolo è stata, del resto, la stessa squadra che aveva ottenuto 42 punti in campionato, nonostante l'handicap di 9 punti. E' stata un'impresa quasi storica, la nostra. Non meritavamo gli spareggi, ma non fatemi parlare, proprio ieri ho pagato 4 milioni di multa". Sulla formazione mandata in campo, svela un retroscena Fascetti. "L'avevo già decisa martedì scorso, i fatti mi hanno dato ragione". Un pensiero, ovviamente, al pubblico. "I tifosi meritavano questa soddisfazione. Nella prossima stagione dovranno averne di maggiori". E, a proposito del prossimo campionato, una anticipazione. "Marino e Gregucci si alterneranno nei ruoli di libero e stopper. Sono maturi per farlo". Dall'esuberanza di Fascetti ai toni deamicisiani di alcuni altri protagonisti. Il libro Cuore lo apre Marino, indirizzati all'amico Oliva i suoi pensieri. "Dedico questa vittoria a Patrizio Oliva, un grande campione. Oggi avrei gustato in pieno la gioia se Patrizio avesse vinto. Invece sono triste, mi sento vicino a questo grande campione".

Sull'altro fronte il tecnico Vitali è nello sconforto più profondo. "E' triste, è tutto molto triste". Anzivino, l'anziano difensore, interviene per consolarlo: "Mister, lei il suo campionato lo ha vinto". "Effettivamente - aggiunge Vitali - non ho nulla da rimproverarmi. Con me la squadra ha fatto 21 punti in 19 partite, tutto questo dopo che eravamo già dati per morti. Negli spareggi - dice ancora - ero certo che ci saremmo giocati le nostre carte. Rimane il rammarico per questa occasione mancata. Le recriminazioni sono inutili. Peccato soltanto per un miracolo che è stato mancato ma che era già stato fatto". L'eroe della giornata è Fabio Poli. Oggi ha segnato il suo quinto gol di quest'anno. "Ma quello contro il Campobasso - precisa - ne vale da solo tre o quattro. Nei momenti difficili - aggiunge Poli - la squadra ha dimostrato un grosso carattere. Dedico questa vittoria ai tifosi che sono stati davvero grandissimi". Poi dà uno sguardo al futuro. "Ho il contratto anche per il prossimo anno e dunque giocherò ancora per la Lazio. So che la società punta alla serie A, speriamo di non deluderla". E che la società abbia grandi progetti per il prossimo anno lo conferma il vicepresidente Giorgio Calleri. "Cercheremo di continuare a dare risposte sul campo - dice - per soddisfare questo meraviglioso pubblico. Inutile entrare nei particolari - aggiunge - lasciamo perdere le parole e cerchiamo di fare i fatti".


La Stampa titola: "Il Campobasso gioca esclusivamente per il pareggio e viene punito dagli avversari. Lazio con gli artigli, in salvo grazie a Poli. I molisani scivolano in C1 e confidano nelle sentenze della giustizia sportiva per rimanere in B. Boito sostituisce Vagheggi (fuori condizione dopo due mesi di assenza) e fallisce una clamorosa palla-gol sullo 0-0. Acerbis e Piscedda, prove eccellenti".

Continua l'articolo: La Lazio ha tirato fuori gli artigli nella partita più importante della sua lunga storia. Vincere e retrocedere in serie C. La gara di spareggio contro il Campobasso disputata sul neutro di Napoli, non offriva altre alternative. La squadra di Fascetti, rispolverando una manovra che a tratti ha ricordato quella esibita durante la rincorsa per annullare i nove punti di penalizzazione, è riuscita a siglare con Poli il preziosissimo gol della salvezza, spedendo a sua volta i molisani nella serie inferiore. Gli uomini di Vitali ora sperano nella giustizia sportiva. Sotto processo Empoli-Triestina. In caso di retrocessione dei giuliani, i molisani verrebbero ripescati. Il Campobasso, che pure aveva destato un'ottima impressione nella partita pareggiata contro il Taranto, è caduto nella trappola psicologica di una classifica che chiedeva come minimo un pareggio. Nonostante le promesse della vigilia, la formazione di Vitali ha mirato esclusivamente a difendersi. Forse non è stata una scelta precisa ma un atteggiamento istintivo, contro una Lazio che non avendo più nulla da perdere, si è impegnata in una costante offensiva, apparsa a volte incontenibile. Pure il tecnico Vitali è caduto in qualche errore come quello piuttosto grave di includere nella formazione Vagheggi, completamente fuori condizione dopo due mesi di assenza dai campi di gioco. L'allenatore molisano forse puntava sulla sorpresa che però non prometteva grande effetto in una gara tirata, agonisticamente accesa. Vitali ha tentato di correre ai ripari alla fine del tempo, sostituendo Vagheggi con Boito.

Non è stato fortunato, perché il nuovo entrato ha fallito la più clamorosa occasione della gara per portare in vantaggio il Campobasso. Al 51' Perrone fuggiva veloce sulla destra, effettuava un preciso cross per Boito appostato solitario davanti a Terraneo. L'attaccante molisano colpiva centralmente fra le braccia del portiere biancoceleste che non aveva difficoltà a far sua la palla. La marcatura mancata da Boito dava una svolta decisiva alla partita. Infatti appena due minuti più tardi la Lazio centrava il bersaglio: Caso allungava la palla per Piscedda, il rapido cross veniva raccolto di testa da Poli che realizzava da corta distanza. Dal vantaggio sfumato di un soffio, alla rete della sconfitta. Per il Campobasso il passo è stato brevissimo e amaro. Tuttavia la Lazio ha raccolto meritatamente quanto era riuscita faticosamente a seminare. Per tentare il tutto per tutto. Fascetti aveva rispolverato il tridente offensivo composto da Mandelli, Fiorini e Poli. La scelta a funzionato. Il vivacissimo Poli, e Mandelli del primo tempo, hanno fatto ripetutamente barcollare la difesa molisana. Ma l'imponente spinta per le avanzate biancocelesti è venuta dalle retrovie per merito di Acerbis e Piscedda, protagonisti di una prova strepitosa. Nel primo tempo il Campobasso non è quasi mai riuscito a superare la metà campo. La Lazio andava vicinissima alla marcatura con Poli, Fiorini e soprattutto al 24' con Pin, il quale, ricevuto un preciso traversone di Mandelli che aveva tagliato fuori l'intera difesa avversaria, sparava alle stelle. Nell'intervallo sembravano quasi rassegnati i 20 mila tifosi venuti da Roma, contro i circa tremila che si erano mossi da Campobasso. Nonostante i ripetuti attacchi, la difesa dei molisani riusciva sempre in qualche modo a salvarsi, Stava prendendo corpo lo spettro di un 0 a 0 che avrebbe condannato i romani, quando è arrivato il gol della liberazione.

Il tema tattico della partita si capovolgeva immediatamente. I molisani tentavano di dar fondo a tutte le loro rimanenti energie per tentare di riacciuffare il pareggio che avrebbe avuto il significato di una vittoria. Ma ormai la Lazio, liberata dall'incubo, procedeva in scioltezza, più sicura, dando sostanza ai suoi insidiosi contropiede e legittimando ampiamente il successo. Gli affanni vissuti in questi giorni, che avevano fatto accantonare programmi ambiziosi per il futuro, sono improvvisamente riemersi nell'entusiasmo dello spogliatoio laziale. Evitato il baratro, sembra che Calleri sia deciso a costruire una squadra che riesca ad acciuffare la promozione in serie A. Nel campionato di transizione che prevede la promozione delle prime quattro in classifica, la Lazio prova il grande salto. Il presidente biancoceleste ha chiesto già De Vitis e Maiellaro, spera di ottenere Di Carlo e Tovalieri e intanto sembra che Galderisi in prestito non sia un sogno impossibile.


Sempre da La Stampa, alcune dichiarazioni post-gara:

L'intervista di Fascetti comincia con una sorprendente dichiarazione. "Non ho niente da dire". Ma com'è possibile? Sorride, e detta una dichiarazione stavolta ironica. Molto sottile. "Oggi non c'è nessuna recriminazione da fare, e questo mi sembra importante. La Lazio ha cercato la vittoria, è l'ha ottenuta, dominando nel primo tempo e facendosi rispettare nella ripresa. Se questo è il nostro scudetto? Credo di sì: abbiamo ottenuto una soddisfazione che i nostri tifosi, la nostra magnifica gente, ricorderà a lungo. Abbiamo praticamente conquistato 42 punti in campionato, e sarebbero potuti essere 45, o forse 46. Abbiamo sofferto tanto, in queste settimane, dalla partita di Vicenza ad oggi. E' finita. Ci auguriamo di poter offrire ai nostri tifosi altri spettacoli in futuro, altre soddisfazioni". Fascetti ad un certo punto ha fatto una battuta maligna: "Abbiamo sconfitto anche quei gufi che ci volevano veder finire in C1. Faremo ancora un anno fra i cadetti, sarà l'ultimo nella storia della Lazio". Il presidente Calleri avrebbe in mente di pensare subito ai ritocchi per tentare una nuova scalata alla serie A. La Lazio di quest'anno ha disputato uno splendido torneo e soltanto la penalizzazione iniziale l'ha costretta a questa coda carica di tensione e di paure per evitare un'ingloriosa caduta in C1. Fascetti e Poli si sono abbracciati a lungo negli spogliatoi. L'autore del gol-salvezza era emozionato. "Provo una gioia immensa, non sono mai stato così felice. Io artefice della salvezza? Se siamo rimasti in B, il merito è di tutta la squadra. Però mi fa piacere, un immenso piacere, avere segnato un gol così importante".

Il Campobasso è stato sorpreso da una mossa di Fascetti. L'allenatore ha piazzato Marino su Perrone. "Loro pensavano che utilizzassi Acerbis, in questo ruolo. E invece no... Avevo deciso la formazione e la tattica già martedì. Il Campobasso ha fatto ciò che ha potuto; devo ricordare che noi abbiamo usufruito di un periodo di riposo maggiore rispetto alla squadra di Vitali, e questo ci ha onestamente favorito". Ed ora cosa succederà nella Lazio? Otto giocatori sono senza contratto, bisogna costruire la squadra per il futuro, perché i tifosi vogliono prossimamente festeggiare una promozione, non una scampata retrocessione. "La Lazio costruirà il suo futuro sul campo - è vago il messaggio di Giorgio Calleri, patron della società -. Oggi facciamo festa: è come se avessimo vinto il campionato, abbiamo meritato questo successo". Profonda tristezza nello spogliatoio del Campobasso. Vitali è scoppiato in lacrime, ed ha rilasciato fra i singhiozzi brevi dichiarazioni. "Abbiamo dato tutto, oggi. Non è servito. La Lazio resta in B, noi retrocediamo". Il riassunto del pensiero dell'allenatore della squadra molisana, che era ieri incoraggiato dalla tribuna da un suo illustre predecessore, Antonio Pasinato, il tecnico di più promozioni. Il Campobasso potrebbe tuttavia evitare la serie C. Spera nel processo a carico della Triestina, infatti. "Aspettiamo con fiducia il verdetto", dice Vagheggi, ieri rientrato in squadra dopo due mesi di assenza. Ha giocato appena un tempo. Era in programma la sostituzione con Boito. Stavolta "la Lazio ha giocato un'ottima partita, ma tutte e due le squadre avrebbero meritato di salvarsi".


Una vittoria sofferta, una vittoria conquistata con il cuore. Il presidente Gianmarco Calleri tira un sospiro di sollievo dopo 11 lunghi mesi di ininterrotta passione. La sua Lazio ce l'ha fatta: l'umiliazione della serie C è stata sventata. Da oggi comincia a porre le basi per il futuro: il prossimo obiettivo del presidente biancoceleste si chiama promozione. "Dire che sono felice - ammette Calleri - è davvero troppo poco. A questa rimonta ho creduto sino in fondo, anche dopo la sconfitta con il Taranto. Ho sempre avuto fiducia in questa squadra e nel suo tecnico. Fascetti è stato davvero grande: ha mantenuto la calma trasmettendola ai suoi giocatori, che sono scesi in campo tranquilli e consci della loro superiorità. Penso che la vittoria sia stata nettamente meritata. Il Campobasso ha fatto un solo tiro in porta e Perrone è stato cancellato da Acerbis, che ha confermato ancora una volta le sue grandi qualità. Ma colgo l'occasione per rivolgere pubblicamente un grazie a tutta la squadra che ha sopportato tantissimi sacrifici prima di riuscire a tagliare questo traguardo. Ora, il prossimo puntò d'arrivo è la serie A". E continua: "Cominceremo a pensarci sin da domani: siamo già a mercato inoltrato e la Lazio dovrà rifarsi il trucco se vorrà puntare dritto alla promozione. Con Fascetti dovremo esaminare la situazione e valutare le scelte da operare. Se fosse per me confermerei tutta la rosa in blocco. Ma l'ultima parola spetta al tecnico: è lui che dovrà indicarci la strada da seguire". Calleri ha il sorriso stampato sul volto: "Ora tornerò finalmente a dormire, non ci saranno più fantasmi a forma di C a turbarmi le nottate". Poli è stato l'eroe di ieri, portato in trionfo dalla tifoseria laziale e dai suoi compagni di squadra. Senza quel suo colpo di testa, chissà, la Lazio poteva scivolare nell'inferno della C. "Meglio non pensarci - suggerisce lui -, dobbiamo soltanto goderci questa salvezza e pensare a riposarci. Abbiamo bisogno di tirare il fiato se vogliamo presentarci alla ripresa degli allenamenti in condizioni fisiche accettabili. Personalmente non vedevo l'ora che terminasse questa stagione ricca di insidie, che ci ha fatto soffrire fino all'ultimo secondo di gioco. Ma l'importante è avercela fatta».

Anche Mimmo Caso, il filosofo di questa Lazio, il capitano della formazione di Fascetti, ha l'aria di chi ha vinto la Coppa dei Campioni. E per lui, questo successo contro il Campobasso vale quasi quanto un'affermazione a livello europeo: "E' stata un'impresa, inutile negarlo. Partire con 9 punti di penalità in un campionato come quello cadetto non era cosa facile. Si diceva che eravamo spacciati, che la squadra non era in grado di superare un simile ostacolo. Eppure abbiamo risposto con i fatti a chi aveva dei dubbi sul nostro valore...". In un'atmosfera così festosa anche Fascetti, per un solo giorno nella sua vita di professionista della panchina, si concede alla stampa con il volto disteso, sorridente: "Che le devo dire? Solo una cosa: anche ieri abbiamo sconfitto tutti quel gufi che speravano nella caduta della Lazio. Mi dispiace per loro, ma la mia squadra il prossimo anno giocherà ancora in B, e vi posso assicurare che sarà l'ultimo della sua storia. La Lazio vale la serie A e i suoi tifosi non hanno rivali". Sulla stessa linea d'onda di Fascetti si sintonizza Piscedda: "Il successo contro il Campobasso e questa sospirata salvezza li dedico al miei tifosi. Sono cresciuto in questa società e quindi la vittoria ha un doppio significato. Ora, spero proprio che la dirigenza ed il tecnico mi confermino...".


Nota: tre persone ferite nei pressi del San Paolo prima dell'inizio di Campobasso-Lazio. Si tratta di una tifosa laziale, di un venditore di bibite e di un napoletano. La donna è stata colpita ad un occhio da una lattina. Guarirà in cinque giorni. In dieci giorni, invece, è stato giudicato guaribile un ragazzo ferito da tifosi laziali, impossessandosi delle bibite esposte. Un ragazzo di 21 anni, infine, si è recato all'ospedale con una ferita alla tempia. Ha dichiarato di essere stato aggredito da tifosi della Lazio mentre acquistava un biglietto.

Fonte: La Stampa.