Domenica 21 giugno 1987 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-L.R.Vicenza 1-0

Da LazioWiki.

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21 giugno 1987 - Campionato di Serie B 1986/87 - 38ª giornata

LAZIO: Terraneo, Filisetti, Acerbis, Podavini, Gregucci, Camolese, Mandelli, Caso, Magnocavallo (46' Poli), Pin (51' Esposito), Fiorini. A disposizione: Ielpo, Piscedda, Rizzolo. All. Fascetti.

L.R. VICENZA: Dal Bianco, Zoppellaro, Montani, Zanotto, Bertozzi, Mazzeni, Savino, Fortunato, Lucchetti, Nicolini, Rondon (63' Carotti). A disposizione: Mattiazzo, De Biasi, Pallavicini. All. Magni.

Arbitro: Sig. D'Elia (Salerno).

Marcatori: 82' Fiorini.

Note: giornata afosa con cielo parzialmente coperto, terreno in ottime condizioni. Espulso al 67' Montani per doppia ammonizione. Ammoniti Camolese e Rondon. Angoli: 12-7 per la Lazio.

Spettatori: paganti 44.968 per l'incasso L. 451.616.000 e abbonati 10.174 per la quota L. 151.480.000.

Il biglietto (grigio) in "Tevere"
La Curva Nord gremita all'inverosimile
Giuliano Fiorini, ricevuta palla, si rigira con una prodezza...
... e di punta scocca il tiro verso la porta veneta...
... è la rete vincente che porta la Lazio agli spareggi
L'esultanza e la corsa di Giuliano Fiorini dopo la rete
Il titolo del Corriere dello Sport
Giuliano Fiorini e, semi-nascosto, Giuliano Terraneo
L'abbraccio tra Antonio Elia Acerbis e Giuliano Fiorini
Un altro fotogramma della gioia del bomber modenese
Un fotogramma dei festeggiamenti a Giuliano Fiorini
Il biglietto (arancio) in "Curva Nord"
Il biglietto (grigio) in "Monte Mario"

Il Messaggero titola: "Cuore biancoazzurro. La Lazio più bella dell'intera stagione lotta, soffre e all'82' segna al Vicenza il gol che vale gli spareggi con Taranto e Campobasso. Fiorini ha scacciato l'incubo della serie C dopo che lo sconosciuto portiere ospite, Dal Bianco, s'era esibito in tanti interventi eccezionali. I veneti in dieci uomini per ventitrè minuti causa l'espulsione di Montani. Olimpico esaurito, pubblico straordinario".

Una Lazio così grande non si era ancora vista quest'anno. Eppure sino ad otto minuti dalla fine pareggiava per zero a zero e si trovava in serie C. Il Taranto furoreggiava, la Samb pure, il tam tam delle radioline gelava l'Olimpico. Sessantamila che non riuscivano più nemmeno a tifare. Marco Calleri, presidente in maglietta gialla, è passato sotto le tribune, sembrava il segnale della resa. Poi la palla, non si sa come, è entrata, buggerando finalmente Ennio Dal Bianco, portiere che da queste parti verrà ricordato per un pezzo.

Aveva parato tutto, allungandosi lui già tanto lungo, buttandosi, centrando addirittura un palo con la testa pur di salvare il Vicenza e condannare i sessantamila. Quella palla è entrata, sospinta dai tifosi più che dal piede di Fiorini. E la Lazio è ritornata in vita dopo aver sfiorato la fine della storia.

Adesso giocherà gli spareggi con Campobasso e Taranto, un girone a tre, due partite come quella di ieri. E con un occhio al regolamento calcistico. A Milano, tra poco, diciamo a spareggi digeriti solo da qualche giorno, si giocherà un'altra partita. In campo, davanti alla Disciplinare, Triestina ed Empoli.

Saranno entrambe rinviate a giudizio per illecito e per responsabilità diretta, per colpa cioé dei presidenti. In questi casi la legge non ammette incertezze: se viene provata la colpevolezza c'è solo la retrocessione. Il precedente che illumina è quello del Perugia. A compiere illeciti era il suo presidente e il Perugia si ritrova adesso in C2. La Triestina, tra l'altro, è pure recidiva: già quest'anno è partita con la penalizzazione.

Lazio, Campobasso e Taranto: due si salveranno, la terza potrà appellarsi alla giustizia sportiva. La Lazio è la migliore, basta guardare la classifica reale per rendersene conto. Ai trentatrè punti bisogna aggiungerne nove: Fascetti sarebbe giunto ad un passo dalla serie A. Ed è una squadra che corre più di tutte. Che lo fa, dopo le pause psicologiche delle precedenti partite, anche con intelligenza.

La crisi è stata cancellata proprio nel giorno più lungo. Una partita difficile, ovviamente, l'Olimpico con il fiato sospeso, i nervi a fior di pelle, la palla che pesa il doppio, tutti ingredienti che avrebbero potuto mandare definitivamente in tilt la compagnia biancazzurra, eccellente in tutto meno che nella saldezza emotiva. La Lazio ha avuto invece, nell'ambito di una gara impeccabile costellata da decine di tiri e occasioni, solo due momenti di smarrimento.

Il primo verso il ventesimo, quando il Vicenza è riuscito ad avvicinarsi alla porta di Terraneo. Il portiere, inutile nasconderlo, rappresentava il problema principale. In calo di tensione inarrestabile, non riesce più a trovare la concentrazione giusta. La sapevano i laziali in campo e quelli sugli spalti. Se ne sono accorti anche i vicentini. Un corner dietro l'altro. Terraneo sempre fermo in porta a guardare, di ghiaccio, quasi impossibilitato a muovere un dito.

Il calcio è fenomeno così, capace di travolgere anche un giocatore che ne ha viste tante, o tutte, come lui. La Lazio di ieri è riuscita ad allontanare ogni pericolo da Terraneo, come una chioccia impaurita e premurosa. Il Vicenza, che pure ha giocato bene, chiudendosi solo quando la Lazio non gli lasciava nemmeno il tempo per respirare, non è stato capace di tirare una volta verso Terraneo. Vicenza compresso, chiuso, braccia e mani legate.

Il secondo momento di bassa tensione poco prima del gol. L'arbitro D'Elia aveva appena mandato via dal campo Montani, un terzino che aveva cominciato a picchiare al primo minuto e ha finito al ventiduesimo della ripresa, quando l'arbitro, magari con un po' di ritardo, lo ha ammonito per la seconda volta e, dopo avergli fatto vedere il cartellino giallo gli ha fatto conoscere quello rosso.

La Lazio, a quel punto, in superiorità non solo tecnica ma anche numerica, ha perso improvvisamente la testa. Oddio, che si fa? Il Vicenza, che sa stare in campo e che retrocede con rimpianti (un anno fa aveva conquistato la promozione, dispersa poi dal solito ciclone totoneristico) ha improvvisamente spinto l'acceleratore, mandando in aventi Nicolini, un piccoletto che ha creato molti problemi ai laziali. Prima Podavini su di lui, quindi Camolese. Nicolini, con il Vicenza in dieci, ha fatto venire i capelli bianchi a molti in tribuna. Ma per fortuna laziale, Terraneo è rimasto disoccupato.

La paura è passata, ma passavano anche i minuti. Quindici alla fine, dieci, otto, sette. Podavini non ce la faceva più. Ha tirato o ha passato, non si sa. La palla, comunque, è andata via liscia in mezzo, dribblando gambe e piedi.

E si è fermata davanti a Fiorini. Il centravanti era ridotto come Podavini e come tutti gli altri, splendidi, biancazzurri. Fiorini, insomma, non si reggeva in piedi. Si è girato, girandosi è caduto, ma era l'ultima occasionee Fiorini ce l'ha fatta ancora ad allungare un piede. Pallone colpito di punta e destro, dopo aver danzato davanti alla porta.

Cancellato quel portiere paratutto, gli ottantadue minuti di paura. Resta la bellissima Lazio di ieri e di questa brutta, meravigliosa stagione. Adesso gli spareggi, ma con una squadra ritrovata.

La Gazzetta dello Sport titola: “Fiorini all’82': e l’Olimpico esplode – Così la Lazio agguanta i “supplementari” e condanna il Vicenza. - Grazie ad una conclusione ravvicinata dell'attaccante, i biancazzurri sono riusciti a raggiungere l'obiettivo-spareggi - L'iniziativa è stata quasi sempre nelle mani dei padroni di casa - Vicenza in dieci dal 67' per l'espulsione di Montani”.

Roma - A otto minuti dalla fine, con una zampata ravvicinata di Fiorini su fendente diagonale di Podavini, la Lazio è riuscita a restare aggrappata all’orlo del precipizio e ad evitare l'immediato schianto in serie C-1. Ora dovrà cercare la salvezza definitiva in uno spareggio con Taranto e Campobasso che avrebbe evitato in carrozza se anche quest'anno, come nella passata stagione, fosse risultata determinante la cosiddetta classifica avulsa, avendo conquistato tutti e quattro i punti contro il Campobasso e tre su quattro contro il Taranto.

A questa disperata svolta la squadra romana è arrivata sospinta dalla mobilitazione passionale della sua folla che non solo ha gremito, ma ha tempestato l'Olimpico di biancoceleste. Se doveva essere una prova di diritto alla sopravvivenza, quindi, la Lazio non avrebbe potuto offrirla in modo più lampante ed anzi, a ben riflettere, l'Olimpico al limite dell'esaurito per una squadra con un piede in serie C ha indirizzato piuttosto una condanna a questo calcio professionistico italiano cosi squilibrato e autolesionistico da non saper tutelare neppure i suoi interessi primari, come d'altro canto conferma la caduta in terza serie di una grande città come Catania (e la Sicilia, come si sa, ha già il Palermo che deve risalire dalla C-2: andiamo evidentemente verso un calcio sempre più miliardario ma da giocare possibilmente nei villaggi...).

Ma torniamo a questo «pre-spareggio». La Lazio lo ha giocato assumendo e conservando l'iniziativa quasi ininterrottamente. Il Vicenza non ha perduto di vista il contropiede, ma quando è riuscito a svincolarsi per reagire, raramente ha procurato grossi spaventi. Neanche tra il 12' e il 25', quando la Lazio ha preso una sbandata, i veneti hanno saputo approfittarne con la necessaria determinazione perché si sono riempiti lo zaino solo di calci d'angolo (in cinque minuti ne sono stati battuti addirittura otto, quattro per parte).

Sul fronte opposto, invece, la Lazio alle conclusioni c'è arrivata spesso, ed è toccato a Dal Bianco di sfoderare ripetutamente la sua stoffa: al 4' respingendo una punizione di Podavini dalla sinistra; al 20' arrivando sotto l'incrocio dei pali per deviare un calibrato tiro di Caso; al 24' superandosi con un balzo portentoso per ribattere una schiacciata di testa di Gregucci in mischia; al 33' per rilanciarsi sotto la traversa a rovesciare in corner una girata di Magnocavallo (e in questa circostanza il portiere restava anche contuso dopo aver battuto contro il palo); al 35' per replicare ad una lunga fiondata di Podavini; al 61' per ribattere coi pugni una stangata di Fiorini; al 62' per alzare oltre la traversa una parabola “inventata” dalla testa di Mandelli; al 71' per respingere un'altra sberla di Podavini; all'87' (in realtà al 78', correzione LW) per opporsi al lanciato Mandelli (il pallone ribattuto veniva definitivamente spedito fuori da Fiorini a porta vuota).

L'unica splendida occasione il Vicenza riusciva a procurarsela con un contropiede di Nicolini al 73' ma l'ultimo passaggio era fiori misura e Filisetti poteva intercettarlo di testa in tuffo, sicché ai biancorossi non rimaneva che ricorrere all'attenuante dell'espulsione di Montani per doppia ammonizione (scorrettezza al 51' su Caso e al 67' su Podavini).

Negli ultimi venti minuti, quando la Lazio s'è rovesciata avanti con le superstiti energie e tutta la sua disperazione, è innegabile che il Vicenza si sia trovato menomato per quell'espulsione, come del resto sette giorni prima era capitato alla stessa Lazio rimasta in dieci per quasi un'ora a Pisa. Ma, appunto, questa può essere un'attenuante, non davvero un alibi, vista e analizzata l'intera partita giocata praticamente a senso unico.

Per il Vicenza è un giorno triste e le parole in questi casi non servono se non per esprimere solidarietà, con il più sentito arrivederci. Quanto alla Lazio, non ha davvero finito, ma ora ricomincia e ha solo bisogno di restare con i piedi per terra, cercando di non disperdere i benefici di questo 1-0 strappato con una generosa prova di gruppo, nel quale si sono particolarmente distinti Acerbis e Gregucci, cosi come Dal Bianco, Mazzeni e Nicolini sono emersi tra i vicentini.


Il Tempo titola “Lo spareggio non fa male - La Lazio, dopo aver a lungo tremato per i risultati provenienti dagli altri campi, piega il Vicenza solo negli ultimi minuti della partita. Il gol segnato da Fiorini permette ai biancazzurri di chiudere alla pari con Campobasso e Taranto. Grande generosità del pubblico che ha gremito lo stadio in ogni ordine di posti - Spettacolo di folla e grosse emozioni, con lieto fine. Retrocedono i biancorossi, dopo una gagliarda prova - Biancazzurri sfortunati nelle conclusioni: almeno cinque grandi parate del portiere vicentino, prima della rete che ha deciso”.

Roma - La Lazio continua a vivere: questo è il responso del campo dopo la trentottesima e ultima giornata di campionato. Era con tutti e due i piedi in Serie C/1 sino a otto minuti dalla fine della tirata (a senso unico) partita con il Vicenza, incanalata per esclusivo merito dell'estremo difensore biancorosso sullo zero a zero, quando, in virtù di un ennesimo assalto, Giuliano Fiorini ha trovato il modo di piazzare di piede, a fil di palo, in fondo alla rete di Del Bianco, il pallone del sospiratissimo successo.

E, così, al tirar delle somme di una giornata che sarà indubbiamente ricordata negli annali del calcio per la suspence spenta soltanto dal fischio di chiusura degli arbitri, ecco il verdetto che ordina, per la bassa classifica, uno spareggio a tre, fra Lazio, Campobasso e Taranto.

Di più la Lazio, gravata di nove punti dì penalizzazione, non avrebbe potuto fare. A lungo andare la squadra di Fascetti ha compiuto per intero Il proprio dovere, mentre iI Campobasso esultava a Messina per il risultato ad occhiali che era degno coronamento di una incredibile rincorsa e il Taranto sul neutro di Lecce si esaltava per il ko Inflitto al Genoa che cercava la promozione.

Dunque, per i biancocelesti non è ancora finita. DI sicuro dovranno sudare per altri centottanta minuti, ma non e detto che tutto finisca li. Si combatterà la conquista di due posti che valgono la salvezza. Comunque, l'ultima classificata dello spareggio potrà sempre sperare in un ripescaggio, nel mese di agosto, quando la CAF dirà la parola decisiva ln merito al caso Empoli-Triestina.

Abbiamo detto del gol di Fiorini. Ebbene. È sostanzialmente giusto che la firma di autore sia stata quella di un giocatore che dall'avvio del campionato (era I'ormai lontano 13 settembre) ha profuso ogni energia.

Il popolo biancoceleste, accorso stavolta in massa al grande richiamo della gara che aveva per intero il sapore di uno spareggio, si era disperato a lungo sugli spalti per via della grossissima prestazione di Del Bianco, il quale, parata dopo parata, stava negando alla formazione di Fascetti la gioia del gol.

E che un gol, uno solo, sarebbe stato sufficiente a dirimere una questione di superiorità lo si è visto dal valore e dalla forza degli schieramenti in campo. In pratica Terraneo non ha corso pericoli, se non per delle indecisioni sue e del reparto difensivo sui cross alti. Di contro, il non ancora ventiseienne Del Bianco si è superato nel cercare di neutralizzare l'offensiva biancoceleste, talvolta un po' a singhiozzo, talvolta affannosa, epperò portata ad innumerevoli conclusioni

Per ottantadue minuti il lungo difensore ha tenuto banco con voli, respinte, deviazioni che hanno avuto del miracoloso. Poi. si é dovuto arrendere: a nulla è valso il disperato tuffo verso palo di destra per tentare il millesimo intervento. Il pallone, che Fiorini aveva catturato a seguito di un tiro sbagliato di Podavini, è andato a destinazione per la caparbietà del goleador che ha difeso Il cuoio da par suo per poi girarsi e in scivolata, di punta, centrare il bersaglio.

Al gol è letteralmente scoppiato lo stadio. Scene Indescrivibili che troverete descritte negli altri servizi. Abbiamo spiegato la tambureggiante offensiva biancoceleste: non è mai venuta meno. Ha suscitato di certo, in più di una occasione, delle critiche; spesso, il pubblico ha beccato questo e quell'elemento, tuttavia il sostegno corale non ha fatto difetto. Si dirà che la Lazio è andata in gol quando da un quarto d'ora i biancorossi erano in dieci per l'espulsione di Montani, causata da una doppia ammonizione. Ma e doveroso ricordare che l'incontro è incominciato e terminato a senso unico, ovvero con la Lazio in avanti a bussare alla porta di Del Bianco, bravissimo pure nell'impedire ai padroni di casa quel raddoppio che avrebbe fotografato in maniera migliore l'andamento della contesa.


Paese Sera titola: “La squadra del cuore - A 8 minuti dalla fine, Fiorini regala alla Lazio una possibilità salvezza - Per 82' il portiere del Vicenza, Dal Bianco, blocca i biancoazzurri - Poi il gol del centravanti, la coda della speranza e l'invasione dei tifosi - Dalla grande paura alle lacrime di gioia”.

Roma - Mentre la speranza si esauriva nel frenetico consulto dell'orologio, ogni minuto, ogni secondo, l'incantesimo si è rotto. Quel gol di Fiorini ha cambiato il futuro della Lazio, almeno per ora la serie C è lontana. Quanto non si sa, ma lo spareggio a tre che i biancocelesti disputeranno tra qualche giorno con Taranto e Campobasso lascia il sorriso sulle labbra del popolo laziale.

Nulla ancora è deciso, la grande sofferenza continua, ma le prospettive sono più chiare, rasserenanti. Se i regolamenti non fossero stati modificati, se per la retrocessione valessero ancora gli scontri diretti, adesso la Lazio sarebbe salva. Contro Taranto e Campobasso i biancocelesti hanno conquistato ben sette punti su otto e in questa ottica esistono buoni presupposti per tirare un sospiro di sollievo. Delle tre impegnate nell'incerto giochetto dello spareggio, soltanto una precipiterà e molte sono le probabilità che alla Lazio non tocchi questo amaro destino.

Ottantasette anni di rispettabile (non sempre) sopravvivenza non meritano una fine cosi triste. In trentotto partite di campionato la Lazio non è riuscita del tutto a schivare il vortice della retrocessione, ma i nove punti di penalizzazione costituiscono la più ineccepibile delle attenuanti. E se ad un certo punto del campionato, non più di un paio di mesi fa, la squadra di Fascetti si era sistemata in zone assolutamente tranquille, tutto ciò che aveva ottenuto era un qualcosa di più, sicuramente imprevedibile ad inizio di stagione. Il crollo nelle ultime sette partite, quattro punti ed un solo gol all’attivo, si poteva pure aspettare.

La parola, dunque, passa allo spareggio, che in questo momento per la Lazio è come essersi salvata. Gli ottantadue minuti di angosciosa attesa per quel gol non rimarranno scritti sugli almanacchi ma nel cuore dei sessantamila sicuramente sì. L'Olimpico stracolmo per collaborare con gli undici impegnati in campo e il pallone che di superare la linea di porta proprio non ne voleva sapere.

Tutto sembrava congiurare contro la Lazio. I tabelloni nuovi ancora non funzionano, ma c'erano una marea di radioline a diffondere notizie dagli altri campi, notizie tutt'altro che rassicuranti. Alla fine, Taranto e Sambenedettese hanno vinto, il Campobasso ha pareggiato, solamente il Catania ha ceduto. Un punto non bastava, non sarebbe bastato neanche per arrivare agli spareggi. Occorreva la vittoria altrimenti la serie C sarebbe diventata realtà.

E solo Fiorini poteva realizzare il gol, solo lui possiede la grinta e l'abilità necessaria per lottare in area, per guadagnarsi lo spazio giusto e il tempo ideale a lasciare di stucco gli avversari. L'area del Vicenza si era trasformata in una roccaforte, quasi un assedio negli ultimi minuti, ma quel Dal Bianco, portiere spuntato fuori a sorpresa, di cedere l'imbattibilità non voleva sentirne.

Volava a destra e sinistra per la disperazione sempre più profonda dei biancocelesti. Una serie di parate eccezionali che ingrossavano il senso dell'impotenza col passare dei minuti, e davano al match una patina di stregoneria. Proprio a noi doveva capitare? Ebbene sì, era la risposta più semplice e azzeccata che si poteva offrire ai tifosi sempre più preoccupati.

Poi ci ha pensato Fiorini, che si è avventato sulla palla sbucata da una mischia a pochi metri dalla porta del «mostro» che nell’occasione non ha proprio potuto far ricorso alle sue abilità «disumane». Il boato. La corsa veloce verso la curva, immagini tanto desiderate per ottantadue minuti e finalmente realizzate.

Il Vicenza si sentiva ferito a morte, aveva fatto tanta fatica per conservare quel punto necessario ad accedere allo spareggio, e nell'azione meno limpida si ritrovava con una sconfitta e la serie C ormai troppo vicina per sfuggire.

La Lazio alla fine ce l'aveva fatta, troppe volte era giunta ad un passo dal gol e troppe volte avevo sentito sbattere in faccia la porta della salvezza. Fiorini ci avrà provato almeno cinque volte, e poi Caso, Mandelli, Podavini, Caso, Gregucci, Magnocavallo. Il Vicenza era più tranquillo e giocava bene in contropiede, mentre la Lazio, costretta alla vittoria, finiva spesso per intasarsi.

Occasioni sciupate di un soffio, occasioni gettate in maniera grossolana, ma pur sempre occasioni. E probabilmente, se Montani non si fosse fatto cacciare via per doppia ammonizione, i biancocelesti non sarebbero ugualmente riusciti a raggiungere il traguardo. Ma, in inferiorità numerica, il Vicenza ha sentito l'affanno ed ha finito per cedere alla Lazio il passaporto-spareggio.


l'Unità titola: "La Lazio soffre per 82 minuti. Batte il Vicenza solo alla fine. Ora per evitare la C sfida Taranto e Campobasso. Fiorini compie il miracolo. Resiste a lungo il bunker veneto difeso da dieci uomini per l'espulsione di Montani. L'Olimpico ha tremato".

Braccia tentacolari, presa da fabbro, agilità da scimmia: il portiere di riserva del Vicenza, al secolo Ennio Dal Bianco, ad un certo momento è parso provenire da un altro pianeta. La Lazio premeva, asserragliava nell'area piccola gli avversari (accomunati dallo stesso destino, cioè con spalancato il baratro della retrocessione), ma il risultato non si schiodava. Ed il merito era tutto di Dal Bianco che letteralmente bombardato da ogni parte erigeva un muro davanti a sé.

Capitolerà soltanto nel finale, su tiro di Fiorini e con la squadra ridotta in "dieci". Ma anche i suoi compagni gli danno una mano, spezzando le trame biancazzurre facendo leva sul pressing e su scorrettezze a ripetizione. Una sorta di catenaccio gigantesco con il preciso obiettivo di agguantare quel pareggio che al peggio sarebbe servito per arrivare agli spareggi.

Insomma, una partita a binari prefissati: Lazio all'attacco, Vicenza in difesa. E' così è stato per tutto l'incontro, finché l'espulsione di Montani ha scompaginato i piani di Magni e dei suoi ragazzi. I 500 tifosi del Vicenza hanno gridato allo scandalo rintuzzati ferocemente dagli sfottò di quelli biancazzurri. Ma il sig. D'Elia a quel punto non ha fatto altro che applicare il regolamento. Montani era stato ammonito una prima volta (sempre nella ripresa) per un calcione rifilato a Caso. Il secondo fallo su Podavini gli è costato, a poco più di 25' dal termine dell'incontro, la via degli spogliatoi. Forse D'Elia è stato troppo severo, forse presta il fianco alla condanna di fiscalismo nell'occasione particolare, soprattutto allorché due squadre lottano per non affogare. Sicuramente non avrebbe potuto fare il Salomone, obiettiamo soltanto che ben altri sono i falli da cartellino rosso.

Dalla nostra posizione ci è parso di notare prima un cartellino giallo, poi, forse ricordandosi che Montani era già stato ammonito, non ha potuto far altro che porre mano a quello rosso. Sia chiaro che l'incontro non è vissuto soltanto su questo discusso episodio, che però si è rivelato determinante.

Innanzitutto i biancazzurri di Fascetti hanno giocato con determinazione e grinta cercando - allo stesso tempo - di dar vita ad una manovra ragionata. Non era facile, considerato che tutti i varchi venivano chiusi a doppia mandata. Ma subito Caso (perché ancora e sempre "libero"?) chiamava alla parata Dal Bianco. Poi al tiro andavano Podavini, Pin, Gregucci (due volte) e Fiorini, ma il portiere vicentino era una saracinesca.

Nella ripresa l'affanno tra le file biancazzurre aumentava, il traguardo dello spareggio (visti i risultati delle altre pericolanti) si trasformava in incubo. L'innesto di Poli conferiva un pizzico di fantasia e di imprevedibilità al gioco biancazzurro. Ma gli uomini di Magni non mollavano di un centimetro. L'ingresso di Esposito dava maggior nerbo al centrocampo, ed era un colpo di testa di Mandelli, su cross di Podavini, a costringere Dal Bianco all'ennesimo salvataggio aereo.

Quindi l'espulsione e il vantaggio numerico per i biancazzurri, che arrivavano però agli spiccioli della partita con la testa e le gambe molli, quasi spinti in avanti dalla forza d'inerzia. Poi il "miracolo" di Fiorini: cross di Podavini, il bomber a lungo a digiuno, inventava una prodezza delle sue: pressato riusciva a girarsi e in scivolata colpiva d'istinto la sfera che rotolava in rete. Era il pandemonio sugli spalti e in campo: era la Lazio ad andare alla lotteria degli spareggi.


► I commenti dei due tecnici riportati in altrettanti articoli:


Fascetti frena: "Ora il difficile". Grande gioia, grande soddisfazione, ma feste moderate in casa laziale, dopo l'importante vittoria con il Vicenza, che ha permesso ai biancazzurri di allontanare per il momento lo spettro della C. Ci sono ancora gli spareggi, prima di arrivare al verdetto finale. Il più gettonato nel dopo-partita è stato naturalmente Giuliano Fiorini, autore di un gol che potrebbe salvare il campionato della Lazio.

Lazio, ovvero momenti di gloria. Il più bello ieri, nella sfida più lunga e drammatica del suo campionato. Ha respirato per ottantatrè minuti aria di C, poi il gol liberatore, siglato da Fiorini, centravanti simpatico ed imprevedibile e gli spareggi per la salvezza sono diventati una lieta realtà. Gli angusti corridoi dell'Olimpico sono il regno della confusione e dell'eccitazione. Fortunatamente l'attesa questa volta è breve. Porte subito spalancate e protagonisti subito disponibili. E tutti finalmente con il sorriso sulle labbra. Sudato, con il volto semisconvolto per la tensione, il labbro continuamente mordicchiato, Fascetti, tecnico di questa rediviva Lazio, non ha cambiato il suo cliché di personaggio pronto a dire tutta la verità nient'altro che la verità. "Calma con le feste, il difficile viene ora. Taranto e Campobasso non sono tenere, sono squadre veloci ed anche in palla. Battere il Genoa, come ha fatto il Taranto così nettamente, è sintomo di buona salute". Ma questi spareggi serviranno a qualcosa? Quasi sicuramente l'ultima retrocessa verrà fuori a tavolino. C'è la Triestina che è in attesa di un processo per quella partita con l'Empoli dell'anno scorso. Sta messa molto male. "Questo non mi interessa. Mi auguro che tutto si risolva sul campo. Non vorrei aspettare agosto per sapere quale campionato disputare". Meglio giocare subito o attendere il secondo turno? "Forse la seconda e la terza partita sarebbe meglio". Breve pausa e immediato ripensamento. "Forse la prima e l'ultima è ancora meglio. Se riesci ad amministrare bene le cose, l'ultima potrebbe diventare soltanto una formalità". Come il tecnico la pensano anche i giocatori. "Se si entra in scena nella seconda tornata, potresti essere costretto a fare subito risultato" dice Fiorini, autore di un gol di storica importanza e portavoce dei compagni di squadra.

Il centravanti è l'eroe della domenica. Tutti lo cercano, tutti pendono dalle sue labbra. Intorno a lui c'è la folla delle grandi occasioni. "Una giornata memorabile e una felicità immensa. Volevo segnare, ho mantenuto la promessa. Abbiamo così ripagato i tifosi che non hanno mai smesso di starci vicino. Una squadra con un pubblico così con può finire in C". Si torna a Fascetti e alla partita. "Una vittoria conquistata con il ragionamento. Niente folli assalti, ma soprattutto tanta attenzione. Non volevamo rischiare nulla. Pareggiare sarebbe potuto anche bastare, naturalmente su ragionamenti fatti prima della partita. Quando però con il passare dei minuti abbiamo capito che stavamo per precipitare in C, perso per perso, abbiamo rischiato e ci siamo catapultati in avanti, trovando il gol". Come si affrontano gli spareggi? "Soltanto tenendo i nervi a posto. Se ci stai con la testa puoi farcela. Altrimenti sei fatto". Spareggi in coda, ma anche in testa. "Vedo bene Lecce e Cesena. La Cremonese è cotta. Se ha perso con un Pisa ormai bollito, vuol dire che non ha più ossigeno". Ecco il presidente Calleri. La partita l'ha vista dai bordi del campo. "Il motto della Lazio è soffrire sempre e ovunque. Ora ci tocca un'altra dose. Ma non c'è problema. Siamo abituati. Oggi ci doveva capitare contro anche un portiere fenomeno. Sembrava che avesse la calamita alle mani e ai piedi. Tutte le palle finivano addosso a lui". "E pensare che è tornato a giocare dopo due anni di assenza per infortunio. Se para sempre così, Zenga, al paragone, è una schiappa", conclude Fascetti. E' tutto e da oggi tutti al lavoro al Maestrelli. Per la Lazio comincia un altro campionato.


Magni: "E' uno scandalo". Gli spogliatoi vicentini sembrano un frigidaire. L'espulsione di Montani non è stata "digerita" né dal presidente del Vicenza, Romano Pigato, né dall'allenatore Magni. Fanno risalire a quella discussa decisione del Sig. D'Elia lo spostamento dell'ago della bilancia a favore dei biancazzurri di Fascetti. Il presidente sostiene: "Si è avverato quello che pensavo. Per tutta la settimana i giornali hanno parlato che la Lazio era la squadra che doveva salvarsi. Così è stato, anche se andrà agli spareggi. Finché siamo rimasti undici contro undici ho pensato che ce l'avremmo fatta. Dopo l'espulsione... forse è meglio che non aggiunga altro". Che cosa significa - gli è stato chiesto - piombare in C? "Non ne ho ancora preso coscienza. Devo prima digerire questa grande amarezza...". Magni appare stravolto, durante la partita è stato anche redarguito verbalmente dall'arbitro. Non vorrebbe parlare ma una volta "provocato" sbotta: "Se parlo verrò sicuramente squalificato". Ma poi continua: "Quella espulsione grida vendetta al cielo. Non esiste una simile penalizzazione per aver preso per la maglia un avversario (Podavini ndr)". Ha qualcosa da rimproverare ai suoi? "Assolutamente niente. Tutti si sono battuti alla morte. Mi dispiace per loro, per la società e per i tifosi. Noi abbiamo giocato la nostra partita. Anzi, Nicolini, ha anche avuto nella ripresa l'occasione per segnare". Dal Bianco, il portiere di riserva, autore di una prova superba, si rammarica di non essere riuscito a dire "no" anche al tiro sbilenco di Fiorini che ha fruttato il gol vincente. "A che cosa è valso - dice - aver parato alla Zenga? Siamo retrocessi ugualmente. Ma dobbiamo affrontare la C con tanta umiltà".


Nel giugno 2022, a 35 anni trascorsi da questa gara, il portiere del Vicenza Ennio Dal Bianco rilascia un'intervista a Lazio Style Radio:

"Sono emotivamente legato a Lazio-Vicenza perché a volte le grandi delusioni si trasformano in grandi gioie. Era previsto, infatti, che se avessimo pareggiato con i biancocelesti avremmo partecipato agli spareggi a Napoli, rimanendo quindi a Roma per una settimana senza tornare a Vicenza. Tornai invece a casa, mio figlio piccolo ebbe dei problemi fisici ed io, nonostante il parere di tutti, decisi di farlo ricoverare. Ciò gli salvò la vita. Una sconfitta in campo si trasformò in un evento salvifico. Contro la Lazio ho vissuto una giornata di grazia, ricordo che ad ogni mia parata l’altoparlante chiamava un’ambulanza nei vari settori dello stadio. Percepivo che tutto poteva trasformarsi in un dramma per il tifo laziale ed invece Fiorini mi bucò con un colpo di punta. Il pallone mi passò sotto la mano mentre ero in uscita bassa togliendomi la convinzione di averla parata. Fu una vera furbata. L’anno seguente fui seguito dalla Lazio, poi Calleri decise di tenere Valerio Fiori invece di compiere un ulteriore investimento. Ricordo che il Vicenza arrivò alla sfida contro la Lazio dopo una stagione tribolata, dopo la stagione precedente nella quale aveva ottenuto la Serie A, poi tolta dal caso calcioscommesse. Un saluto al magnifico pubblico laziale, ancora ricordo i settantamila".