Giovedì 10 febbraio 2000 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Venezia 5-0

Da LazioWiki.

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10 febbraio 2000 - 2880 - Coppa Italia 1999/00 - Semifinale - gara d'andata

LAZIO: Ballotta, Lombardo, Couto, Mihajlovic (65' Negro), Gottardi, Conceição, Mancini, Almeyda, Nedved (80' Pinzi), Ravanelli, Boksic (59' Marcolin). A disp.: Marchegiani, Pancaro, Sensini, Simeone. All. Eriksson.

VENEZIA: Casazza, Brioschi, Cardone, N'Gotty, Bianchi (53° Ginestra), Carnasciali (80' Ibertsberger), Berg, Orlandini, Volpe, Pedone, Ganz. A disp.: Benussi, Luppi, Iachini, Bettarini, Maniero. All. Oddo.

Arbitri: Bolognino (Milano) e Bonfrisco (Monza).

Marcatori: 14' Mancini, 24' Mancini, 28' Mihajlovic (rig), 59' Mihajlovic (rig), 89' Ravanelli.

Note: serata fredda, terreno in buone condizioni. Ravanelli ha fallito un calcio di rigore. Ammoniti: Bianchi, Carnasciali. Calci d'angolo: 6 - 1. Recupero: 1' p.t., 1' s.t.

Spettatori: paganti 11.910 per un incasso di lire 306.205.000.


Il biglietto della gara
Roberto Mancini apre le marcature
Il raddoppio biancoceleste
L'esultanza dell'attaccante laziale
Sinisa Mihajlovic trasforma il rigore per il 3-0
Il secondo penalty che vale il 4-0
Fabrizio Ravanelli scocca il tiro del 5-0
La rete di Ravanelli
Il calciatore serbo festeggiato dai compagni
Uno dei rigori calciati da Mihajlovic
Roberto Mancini abbracciato da Attilio Lombardo
La Gazzetta del giorno dopo

La Lazio scende in campo contro il Venezia per la semifinale di Coppa Italia, cercando di chiudere il prima possibile la pratica. L'avvio vede i biancazzurri all'attacco ed i veneti chiusi in difesa. Dopo alcune azioni mancate, arriva la prima rete al 14', con Mancini che ribatte in rete una palla respinta dal palo colpito da Mihajlovic. Dieci minuti dopo è ancora il "Mancio" a siglare la sua doppietta personale con un colpo di testa su cross di Nedved. Al 28' un rigore fischiato per fallo di Volpi su Conceiçao viene trasformato da Mihajlovic. La partita è un monologo biancazzurro con i laziali che arrivano al tiro con enorme facilità. Al 40' viene fischiato un altro rigore (fallo di N'Gotty su Nedved), ma Casazza respinge il tiro di Ravanelli.

Nella ripresa la musica non cambia ed arriva il terzo rigore per un atterramento di Cardone ai danni di Ravanelli. Questa volta si riporta sul dischetto Mihajlovic che non sbaglia. Eriksson poi mette in campo Marcolin, Negro e Pinzi. Nel finale Ganz sfiora la rete di testa colpendo il palo e poco dopo Orlandini si vede respingere un potente tiro da Ballotta. Ad un minuto dalla fine è Ravanelli, ben servito da un fantastico Mancini, a siglare la cinquina. Per i biancazzurri è praticamente ipotecato l'accesso alla finale.


Il Messaggero titola: "Tutto facile per i biancocelesti all’Olimpico. Venezia travolto. Doppiette di Mancini e di Mihajlovic (due rigori). Chiude al 43’ Ravanelli dopo un’ostinata ricerca del gol. Lazio a spasso. E’ già in finale".

L'articolo così prosegue: Cosa fatta la finale Lazio-Inter. E speriamo che si ravvivi almeno in extremis questa coppa Italia senza pathos, meritevole almeno di un calendario migliore. Già, perché dopo il Cagliari anche il Venezia aveva la testa alle sfide salvezza e si è arreso all'Olimpico senza fiatare, stordito pure da tre rigori (due realizzati, uno parato), magie del doppio arbitro, Bonfrisco in particolare severissimo, forse eccessivo. Cinque gol, legge dell'Olimpico, da recuperare per i veneti sono una montagna e la circostanza svuota di contenuto tecnico il ritorno di mercoledì prossimo. Si sono scaldati un po' solo i tifosi, senza striscioni per protesta quelli di curva, ma ugualmente impietosi contro gli ex milanisti Ganz e N'Gotty. Il sinistro di Mihajlovic ha indirizzato subito la partita sul binario migliore per i biancocelesti, capitanati da un vecchio combattente come Gottardi, giusto premio per uno dei giocatori più disciplinati della squadra. Da una botta stratosferica del serbo, deviata sul palo da Casazza, è nato il gol facile di Mancini, scattato a ribattere sul filo del fuorigioco in lieta solitudine. Il tiro a segno era cominciato già prima con Nedved ed è andato avanti a getto continuo, inframezzato solo da una conclusione in bello stile di Volpi, di poco fuori. Mancini si è lamentato per una deviazione di testa che Berg ha stoppato con la mano, poi ha colto il raddoppio sempre in bella elevazione su invito di Nedved.

Di poco rimandata la sagra dei rigori, due uno dietro l'altro (manna davvero insolita per la Lazio): Mihajlovic ha realizzato con un tiro angolatissimo quello procurato da Sergio Conceicao, arpionato da Volpi, Ravanelli si è visto parare il suo da una buona intuizione di Casazza, dopo che Nedved era stato a sua volta steso da N'Gotty. Per la cronaca stretta va pure detto che Sergio Conceicao aveva scaricato sul portiere un assist fino di Ravanelli, che Carnasciali era stato ammonito per simulazione dopo un tuffo in area su pressione di Fernando Couto e Almeyda e che Bianchi aveva rischiato un marchiano autogol, impegnando ancora il proprio portiere. Avrete capito, già da queste stringate note, che non c'è stata mai partita perché il Venezia, che non attraversa di per sè un gran momento, è sceso in campo senza molti uomini chiave e con una gran paura nelle gambe: mai cambio di panchina fu più intempestivo, Oddo dovrà farli altrove i supposti miracoli. Ganz unica punta, con il solo Orlandini in appoggio, Carnasciali a far l'ala, centrocampisti spaesati, sfliacciamenti palesi e difesa piantata. Quanto è bastato alla capolista per giostrare in scioltezza, cercando anche un pizzico d'accademia.

Così che perfino i molti esperimenti di Eriksson hanno finito per perdere di spessore: Mancini non ha trovato oppositori ma, a parte la doppietta, ha deliziato il pubblico con un tacco che ha spianato a Ravanelli la via del gol, Ballotta si è disimpegnato al meglio, Lombardo e Gottardi non hanno dovuto sfoderare mirabilie difensive, Fernando Couto, ben sorretto da Mihajlovic, si è visto quasi solo in elevazione, Negro, Marcolin e Pinzi sono entrati a giochi fatti. Molto attivo Sergio Conceicao, con continui cross pennellati, sempre tatticamente interessanti gli accentramenti di Nedved dalla sinistra e i recuperi a perdifiato di Almeyda. Boksic si è solo allenato, Ravanelli ha sbagliato qualche palla invitante ma alla fine ha segnato e si è procurato pure il terzo rigore, che Bonfrisco gli ha assegnato con inutile magnanimità (Cardone lo ha solo sfiorato) e Mihajlovic ha trasformato con gratitudine, poco prima che Ganz stampasse sul palo di Ballotta un pallone in bell'avvitamento. Tutto scritto, evidentemente. Anche il suggello finale di Ravanelli, con Mancio ispiratore.


La Gazzetta dello Sport titola: "Mancini risponde a Vieri. E' lui a lanciare la goleada sul Venezia. E la Lazio prenota la finale La serata è segnata dalla doppietta del fantasista e da tre rigori per la Lazio (uno c' è, uno è generoso, l' altro non c' è): due li trasforma Mihajlovic, uno lo sbaglia Ravanelli. Per Oddo esordio amaro sulla panchina del Venezia, che già con la Roma 4 giorni fa aveva perso 5 0. Cori vergognosi contro N' Gotty".

Continua la "rosea": Inter-Lazio è la finale di coppa Italia. I retour-match delle semifinali, la prossima settimana, potrebbero anche risparmiarceli. Dopo il Vieri show del giorno precedente, Mancini e Mihajlovic sterilizzano le insidie del ritorno di mercoledì nel ghiaccio del Penzo (dove il 5 gennaio finì male) ad appena quattro giorni dal Milan a San Siro. Un Venezia inguardabile come quello di domenica contro la Roma per non fare torto a nessuno riperde 5-0, come a dire che da Spalletti ad Oddo non è cambiato nulla. Mai come questa volta Eriksson saccheggia il turnover. Della Lazio che non senza qualche apprensione ha sbancato Torino domenica scorsa sono rimasti solo in due, Mihajlovic e Nedved, proprio quelli che dopodomani non giocheranno causa squalifica. E col Parma, è già chiaro, i superstiti di coppa Italia a scendere in campo quali titolari non saranno più di due (Gottardi o Couto e Ravanelli o Boksic). A far la conta degli assenti a diverso titolo c' è quasi da restare impressionati (Nesta, Salas, Inzaghi, Stankovic, Veron, più qualche panchinaro doc), ma sul tema il piccolo Venezia non è da meno (out Konsel, Valtolina, Budan, Pavan, Rukavina, Marangon, Bilica, Nanami più gli acciaccati o convalescenti Maniero, Iachini e Luppi in panchina) ed anzi bisogna concludere che i più penalizzati, fatte le debite proporzioni, sono proprio i veneti. Veneti che poi subiscono tre rigori, uno dei quali proprio inventato da un tuffo di Ravanelli. Se poi ci si aggiunge lo stato d' animo con cui le due squadre scendono in campo, il quadro è completo. Il Venezia ha in testa solo il Cagliari di domenica prossima e la salvezza, e Oddo ha un bel mescolare (maluccio) le carte e il modulo tattico, lasciando il solo Ganz di punta e Orlandini a galleggiare tra centrocampo e attacco.

La difesa, che si era liquefatta domenica al cospetto di Totti e Montella, fa altrettanto davanti a Mancini e Mihajlovic, di loro ispiratissimi. N' Gotty è impresentabile e Bianchi, preferito al Bettarini anti-Roma, se possibile peggiora la situazione. Per contro, la Lazio dei rincalzi di lusso affronta l' impegno con la voglia di fare sul serio e con la volontà di complicare le cose (cioè le scelte) al futuro di Eriksson. Al di là dei due mattatori, è impressionante il rendimento di Conceiçao a destra, Bianchi ne resta annichilito, e anche Almeyda appare in progresso. Chiaro, gli occhi sono però puntati tutti sul «centrocampista» Mancini, che tornerà tanto utile quando i sudamericani prenderanno la via delle qualificazioni mondiali. E Roberto si fa trovare pronto, anzi prontissimo anche nell' ormai insolita veste di goleador, prerogativa quest' anno riservata alla sola coppa Italia (il gol dell' importante 2-3 di Torino con la Juve). E' suo il tap in sul tremendo rasoterra di Mihajlovic che viene respinto dal palo. Posizione sul filo del fuorigioco ma apparentemente regolare e gol facile facile dopo nemmeno un quarto d' ora. Altri dieci minuti e sulla punizione laterale di Miha il colpo di testa d' anticipo del Mancio è quasi «bloccato» con la mano da Berg, poi aiutato dal portiere Casazza, ma per Bolognino, che è lì davanti, non c' è niente, degno prologo ai tre successivi rigori concessi. Un minuto dopo Mancini è al 2-0 sempre di testa sul cross stavolta di Nedved. Di N' Gotty, è sua la zona di competenza, dell' altro centrale Cardone e di Volpi, dirimpettaio di Mancini, nessuna traccia.

A Bolognino non pare vero di farsi perdonare quando ancora non è la mezz'ora: l' aggancio di Volpi a Conceiçao c'è, ma il portoghese più che altro scivola: per Bolognino è rigore e Mihajlovic fissa il 3-0. Il Venezia è alla deriva, N' Gotty, cui la curva nord non risparmia cori semplicemente vergognosi, mette giù platealmente Nedved, Bolognino vorrebbe astenersi, ma Bonfrisco s' indigna ed indica lui il dischetto. Qui accade uno di quegli sketch che rendono speciale la Lazio: Ravanelli si prende insalutato ospite il rigore e Mihajlovic ci resta malissimo. Casazza para e il piccolo caso è bello che servito ma dura poco più del tempo dell' intervallo. Ravanelli vuole infatti fare pace e si tuffa in mezzo all' area, Bonfrisco abbocca ed è il terzo rigore, restituito per competenza a Mihajlovic. Che se lo prende e fissa il 4-0. Il finalino riserva delizie di Mancini e il dolcetto per Ravanelli, che finalmente fa centro di persona. Amen.


Tratte dal quotidiano sportivo, alcune dichiarazioni post-gara:

La Lazio di Eriksson si avvia con questa cinquina verso la sua sesta finale in tre stagioni. Se escludiamo lo scudetto fallito nello scorso maggio, è difficile far meglio del tecnico svedese che è riuscito dove gli altri hanno fallito: far diventare la coppa Italia la valvola di sfogo per quei giocatori che non trovano molti spazi, motivandoli nella giusta maniera. Il buon Eriksson potrebbe essere orgoglioso dell' obiettivo raggiunto ma frena: «Questo è un ottimo risultato, raggiunto con un' ottima prestazione e di questo sono molto soddisfatto. Ma non parliamo di finale, per piacere, aspettiamo mercoledì prossimo. Poi ne riparliamo, anche se un bel passo avanti lo abbiamo fatto». I giornalisti incalzano, ma il tecnico spiega in maniera eloquente: «Ricordo che due anni fa, quando poi abbiamo vinto la coppa Italia, a Napoli rischiammo di uscire, pur avendo vinto 4-0 all' andata. Finì 3-0 per i padroni di casa e ci salvò solo Ballotta con delle strepitose parate. Ecco perché l' umiltà non costa nulla e bisogna attendere il ritorno per star tranquilli». Roberto Mancini non ha solo realizzato una bella doppietta, ma ha giocato bene in mezzo al campo: per Eriksson un problema in più nel preparare la formazione di domenica prossima? «Sì. E sono davvero contento che Roberto ed anche altri giocatori mi mettano in difficoltà. Però siamo in un momento della stagione in cui dobbiamo stare molto attenti a gestire le forze e fra due giorni affrontiamo il Parma, per questo motivo cambierò molto, questo non vuol dire che non sia soddisfatto di come si sono comportati i ragazzi contro il Venezia».

Si riscopre Mancini centrocampista, ma il tecnico che lo conosce meglio di tutti non è sorpreso: «Non è una novità che il Mancio sia anche un bravo centrocampista. Nella passata stagione credo abbia giocato una ventina di partite in questo ruolo e la Lazio ha perso una sola volta con lui in quel posto, se non erro. A me è piaciuto e non è un caso che anche quando è uscito Boksic ho preferito spostare Nedved più avanti, perché Mancini mi piaceva come si stava muovendo in mezzo». Non solo Mancini. Nella Lazio si è rivisto un Conceiçao su buoni livelli, dopo un periodo così così ed addirittura una tribuna domenica scorsa a Torino: «Sergio si è mosso bene, ma tutta la squadra si vede che è in salute e così per me è più facile lavorare», sottolinea Eriksson. In una serata di festa, ha destato curiosità l' atteggiamento di Pavel Nedved che, seppur con il sorriso sulle labbra, chiedeva ad Eriksson di poter restare ancora in campo negli ultimi dieci minuti, mentre il tecnico lo sostituiva. Niente a che vedere con la rabbia di domenica scorsa, stavolta il centrocampista sperava di giocare ancora per riuscire a rimediare un cartellino giallo che avrebbe fatto scattare la sua squalifica nel ritorno-formalità di Venezia, così da poter giocare la finale probabile contro l' Inter senza diffida. La soddisfazione per il 5-0 ha anche contribuito a coprire un piccolo caso fra Mihajlovic e Ravanelli che gli ha «rubato», sbagliandolo, uno dei calci di rigore.

Eriksson fa finta di nulla: «Ravanelli è uno dei nostri rigoristi. Sinisa si è arrabbiato? Non ho visto». Aspettando il Parma, la Lazio così può sorridere ad una nuova finale. Ma, attento Eriksson: le volte che la sua squadra non ha vinto una finale o non ci è neanche arrivata, l' ostacolo insuperabile è stato sempre l'Inter. Nella finale Uefa del ' 98 e nei quarti di coppa Italia della scorsa stagione.


Dal Messaggero:

Incredibile Eriksson: neanche con 5 gol di vantaggio si sente sicuro della qualificazione. «Ricordo una partita di ritorno a Napoli iniziata con quattro reti di vantaggio nella quale rischiammo l'incredibile eliminazione, perciò meglio essere cauti e dire che abbiamo centrato metà obiettivo...» La Lazio voleva evitare di giocarsi tutto nel ritorno perché la gara di Venezia è collocata tra il Parma ed il Milan. «Questo rappresenta un fatto molto positivo, però la soddisfazione maggiore è quella di aver visto una bella Lazio vincere e divertire». Mancini è stato straordinario, chissà potrebbe prendere il posto di Veron a centrocampo. «Sono contento per Roberto, lui sa giocare anche in quel ruolo e l'ha dimostrato nella passata stagione: non è veloce ma ha classe ed esperienza. Però contro il Parma cambierò di parecchio la squadra e sarà giusto farlo. Dopo il Milan partiranno una decina di nazionali che saranno di ritorno soltanto due giorni prima della sfida con l'Udinese». Nedved ancora sostituito. «Però non c'è stata polemica, lui voleva restare in campo perché, essendo diffidato, forse sperava nell'ammonizione». Ed il ceko conferma. «Sì, volevo continuare perché poteva arrivare il cartellino giallo che significava la squalifica nel ritorno. L'ho chiesto ad Eriksson ma non è stato d'accordo».

Ravanelli parla del terzo rigore. «Non c'era fallo su di me perciò niente rigore». Almeyda chiede spazio. «La panchina non mi piace, non ci sono abituato, anche se non faccio polemiche». Francesco Oddo, tecnico del Venezia, è sconsolato. «Questa partita proprio non ci voleva: mi ha confuso le idee e distrutto il morale della squadra. Purtroppo mancavano otto-nove titolari: troppi contro la Lazio anche se gli alibi non servono a giustificare il risultato». Domenica rientreranno anche gli acciaccati Salas e Stankovic, oggi ecografia di controllo per Favalli.