Mercoledì 26 gennaio 2000 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 2-1

Da LazioWiki.

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26 gennaio 2000 - 2877 - Coppa Italia 1999/00 - Quarti di finale - gara di ritorno

LAZIO: Ballotta, Gottardi (76' Mihajlovic), Nesta, Negro, Pancaro, Lombardo (46' Boksic), Stankovic (76' Ravanelli), Simeone, Veron, Nedved, S.Inzaghi. A disp.: Marchegiani, Couto, Conceiçao, Mancini. All. Eriksson.

JUVENTUS: Van der Sar, Mirkovic, Tudor, Iuliano, Birindelli (60° Zambrotta), Conte (69° Tacchinardi), Davids, Pessotto, Bachini (58' Del Piero), Zidane, Kovacevic. A disp.: Rampulla, Ferrara, Redavid, Sculli. All. Ancelotti.

Arbitri: Collina (Viareggio) e Braschi (Prato).

Marcatori: 54' Boksic, 73' Del Piero, 81' Simeone.

Note: serata fredda, terreno in buone condizioni. Ammoniti: Bachini, Zambrotta, Pancaro, Tudor, Simone Inzaghi. Recupero: 3' p.t., 5' s.t.

Spettatori: spettatori 23.795 per un incasso di lire 600.890.000.

Il biglietto della gara
Il colpo di testa vincente di Alen Boksic
L'esultanza del bomber croato
La gioia di Boksic dopo la rete
La rete del pareggio juventino
Il colpo di testa vincente di Diego Pablo Simeone
Un'altra immagine del goal vincente di Simeone
Simeone festeggiato dai compagni
Esultanza biancoceleste
Il centrocampista argentino "sommerso" dai compagni dopo la rete-qualificazione

Dopo il 3-2 dell'andata, Lazio e Juventus sono costrette a giocarsi l'accesso alla semifinale. La prima occasione è per i bianconeri con Zidane che, solo davanti a Ballotta, sbaglia. L'azione prosegue, ma Bachini vede respingere il suo tiro da Simeone. Al 15' furibonde proteste di Simone Inzaghi per una trattenuta di Iuliano in area. Ci provano poi Stankovic con un tiro a fil di palo, Veron con un tiro alto e Nedved con un tiro al lato, a scardinare la difesa bianconera. Nella ripresa la squadra biancoceleste accelera la manovra e trova la rete del vantaggio con un'azione iniziata da Veron e Pancaro e finalizzata con un colpo di testa da Boksic. Pochi minuti dopo Simone Inzaghi ha la palla per il raddoppio ma, solo davanti a Van der Sar, calcia addosso al portiere juventino.

Al 73' arriva la doccia fredda del pareggio. Del Piero, lasciato solo, dal limite dell'area batte Ballotta. I biancazzurri a questo punto si riversano in attacco e trovano la rete della vittoria all'81' quando Simeone, con un gran colpo di testa, realizza il goal freddando la difesa bianconera. Gli ultimi minuti vedono la Juventus alla ricerca del pari ma la Lazio tiene bene e porta a casa vittoria e qualificazione alle semifinali della competizione per la gioia dei suoi tifosi che hanno sfidato il freddo per assistere alla partita.


Il Messaggero titola: "Coppa Italia. Ai bianconeri non basta il gol del ritrovato Del Piero. Grande Lazio, punita la Juve. Boksic e Simeone, spettacolo all’Olimpico".

L'articolo prosegue: La prima rivincita laziale è sofferta e per molti versi entusiasmante. Eliminato dalla coppa lo spettro Juve, ora c'è il Venezia, ostacolo più basso nonostante i brutti trascorsi. Il campionato dirà se è vera gloria, ma intanto Eriksson ha ritrovato, in un palpitante secondo tempo, la strada smarrita: psicologicamente è un 2-1 che spazza via le apprensioni e riavvicina la Lazio alle proprie ambizioni. Firme importanti, quelle di Boksic e Simeone, inframezzate da quella, non meno significativa, di Del Piero. Emozioni in crescendo, che vale la pena di rivivere dall'inizio. Perché l'avvio già qualcosa prometteva e la partita avrebbe avuto un corso certo differente se Ballotta non si fosse subito opposto alla disperata, con un piccolo gioco di equilibrismo, su Zidane sbucato, con la strepitosa forma che lo sorregge, oltre le alchimie difensive di Eriksson (Simeone inizialmente in marcatura fissa sul francese): mischione rabbioso con Nesta e lo stesso Simeone provvidenziali sulle ribattute bianconere. E se, poco più tardi, il piazzatissimo Braschi non avesse sorvolato su una trattenuta palese di Iuliano ai danni di Inzaghi junior, in traiettoria sul cross a rientrare di Nedved. Istantanee di una sfida fin troppo prevedibile: sanguigna la Lazio, e per questo anche molto frettolosa e dispersiva; pratica la Juve ad uscire dalla morsa, con la velocità di tutte le pedine del suo solido impianto e lo Zidane che sapete, mai un pallone gettato via. L'arrembaggio degli scontenti è rimasto sulla carta, in tutta la prima parte solo tre tiri sibilati fuori dallo specchio: una punizione di Stankovic, il cappello di Veron all'unica triangolazione efficace (Stankovic-Inzaghi-Lombardo) e una catapulta di Nedved sul traversone del pelato argentino.

Per contro il pelato con fischietto, al secolo Collina, tutto proteso a far vedere che gli arbitri rispettano la Lazio, anche a costo di sottrarre alla Juve, specie a Bachini, punizioni sacrosante. Niente di nuovo sotto il sole, se non, tatticamente parlando, lo strano impiego di Lombardo a far da spalla allo sperduto Inzaghino, che con tre marcantoni alle caviglie, ha dovuto tuffarsi per rimediare una punizione. La triade dirigenziale juventina, imbalsamata in tribuna dal freddo, ha incassato senza tema, certa della solidità difensiva del gruppo forgiato da Ancelotti, pur privo di Ferrara e Montero, colonne o qualcosa di più. La risposta di Sven è stata quella di inserire Boksic in avvio di ripresa, esentando Lombardo, con Stankovic più largo e Nedved accentrato. Ottima, intanto, la prova di Nesta sul temuto gigante Kovacevic. Il motivo in più per sganciare le briglie. E creare i presupposti per il vantaggio, assolutamente pregevole: Boksic ha iniziato e concluso con un perfetto stacco di testa l'azione scorsa veloce dai piedi di Veron e Pancaro, al suo primo sganciamento offensivo. Ecco Del Piero e Zambrotta in campo a cercare la replica. Ma finalmente arrembante anche il pressing laziale, con Inzaghino trasformato dall'ispirazione di Boksic, autentico uomo in più per la scorrevolezza della manovra.

Vibrante il match, finalmente colpo su colpo. SuperNesta a presidiare un'area, Simoncino svagato in quella opposta, raddoppio divorato oltre la chiusura in gran riflesso di Van der Sar. Ma nella serata dei risvegli non poteva mancare lo zampino di Del Piero, incredibilmente lasciato libero in area biancoceleste: di Zidane l'assist aereo, preciso il destro rasoterra, per un gol su azione che al golden boy juventino mancava da una vita. La Lazio ci ha provato ancora, con Mihajlovic e Ravanelli forze fresche. Ed è giusto che sia toccato ad un altro desaparecido del gol, l'argentino Simeone, firmare l'impresa con un avvitamento in area, su angolo di Mihajlovic, più tenace della plateale trattenuta di Tacchinardi. Vale la semifinale di coppa Italia, nonostante i cinque minuti di straordinario recupero impreziositi da due decisive parate di Ballotta..


La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio ribalta la Juve. Prima Boksic e poi Simeone: inutile il ritorno al gol di Del Piero Vince la squadra che aveva più bisogno di una iniezione di fiducia, dopo i mediocri 0 0 di Reggio Calabria e Cagliari Perde quella che forse sta fisicamente meglio in questo momento, ma che si è trovata davanti un avversario con motivazioni speciali Nesta, anche se infortunato a un ginocchio, in campo sino alla fine".

Continua la "rosea": Avanti Lazio, ma questa con la Juventus è una «partita» destinata a durare un'intera stagione. All'Olimpico un secondo tempo da spellarsi le mani, quando i big hanno lasciato le rispettive panchine. Vince la Lazio 2-1, così da rendere decisivi i due gol realizzati nell' andata (2-3) al Delle Alpi. Eriksson butta dentro Boksic e quello segna. Ancelotti risponde inserendo Del Piero e quello segna. Eriksson gioca la carta Mihajlovic e quello calcia come solo lui sa fare il corner sul quale Simeone precede tutti per il suo primo gol in biancoceleste. Lo spettacolo, con una sarabanda di emozioni e con la Juventus che non molla l' osso coppa Italia fino all' ultimo minuto di recupero, la dice lunga su quello che potrà essere nelle prossime settimane il duello in campionato. Vince la squadra che aveva più bisogno di una iniezione di fiducia, dopo i mediocri 0-0 di Reggio Calabria e Cagliari. Perde quella che forse, anzi certamente, sta fisicamente meglio in questo momento, ma che a un certo punto si è trovata davanti un avversario con motivazioni speciali. A riassumerle, Nesta. Migliore in campo e stoico nel finire il match, complice Davids, con un ginocchio malconcio. Assenze forzate a parte (Salas, Almeyda, Sensini, Pippo Inzaghi e Montero) lo spettacolo che offrono le rispettive panchine è davvero miliardario e si capisce subito che qualcuno di tutti quei nomi peserà prima o poi sulla partita. Eriksson sa di avere la squadra col fiato grosso e la propone dunque col centrocampo folto e una sola punta, buon modo per mascherare una deficienza dinamica che appare palese nelle prime battute del match.

Ancelotti sa di avere invece un turbo nel motore Juventus, che sia una fase stagionale e che tutta questa ipervitaminizzazione bianconera sia destinata a durare tutto l' anno si vedrà, fatto sta che il tecnico può varare il suo tranquillo e prudente 4-4-1-1, tanto a tenere in scacco la Lazio bastano e avanzano Zidane, Kovacevic e Davids. Tatticamente lo scacchiere del match non offre sussulti: Mirkovic aspetta Nedved e Pessotto fa altrettanto con Lombardo, Iuliano maltratta subito Inzaghino e userà presto uguale trattamento a Veron senza che Collina tiri fuori il necessario cartellino giallo (riserverà uguale benevolenza, nel rispetto della par condicio, a Gottardi su Bachini). Gli incroci di metà campo sono obbligati, Birindelli-Pancaro, Conte-Veron, Davids-Stankovic e Gottardi-Bachini, mentre Simeone fa il centromediano davanti alla difesa, ad aspettare Zidane che tuttavia lo salta spesso e volentieri. Kovacevic se la cava bene con Negro, ma nella Lazio c' è un Nesta gigantesco, buono per tutti gli usi. I primi venti minuti sono tutti della Juve, che sfoggia la citata freschezza atletica quasi irridendo i biancocelesti, sempre secondi sul pallone. E' in questo ambito (12' ) che nasce la grande palla-gol che Kovacevic, anche buon rifinitore, confeziona per Zidane bravissimo a smarcarsi. Un gol fallito che risulterà fatale alla Juve. Il primo miracolo sul francese lo compie Ballotta, un secondo Nesta che si oppone alla ribattuta. E' questa la grande chance-partita del primo tempo, perché la Juve, annusato il controllo del match, quasi si ritrae lasciando respirare la Lazio. E' un errore, perché la Lazio si rimette in gioco. Venticinque minuti di netta prevalenza, poco produttiva ma buona per acquistare fiducia nei propri mezzi. C' è un mezzo rigore reclamato da Inzaghi e l' azione più bella è Inzaghi-Lombardo-Veron ma l' argentino calcia col corpo all' indietro e il pallone è alle stelle. E' un primo tempo comunque mediocre, che se ne va senza rimpianti. Ci si rifarà con gli interessi.

Eriksson prende atto e muove la panchina, inserendo Boksic al posto di un evanescente Lombardo. La posizione del croato, che parte prevalentemente da sinistra, zona di competenza di Mirkovic, provoca tutto uno slittamento di posizione nel centrocampo della Lazio così da determinare nuove accoppiate (Stankovic-Pessotto, Veron-Davids, Nedved-Conte) dalle quali trae giovamento, causa maggiore libertà, Veron. Detto fatto dal suo piede passa l' azione che Boksic comincia e chiude di testa sul cross di Pancaro. Azione molto bella e gol dell' ex un po' velenoso. Lazio qualificata ma solo per una ventina di minuti. Ancelotti butta dentro Del Piero, Zambrotta e Tacchinardi, tre titolari, la musica cambia e la Juve risale anche se nel frattempo Inzaghi si mangia il 2-0. Zidane ispira, il fuorigioco Lazio non scatta e Del Piero non perdona. E' l' 1-1 che ributta dentro la Juve. Ma Eriksson ha ancora due atout: dentro Mihajlovic e Ravanelli, Lazio tutta a trazione anteriore fino al gol di Simeone sull' ennesimo corner. Poi finale juventino, con Kovacevic e Zambrotta vicinissimi al 2-2 qualificazione e con Ravanelli terzino. Grazie a tutti per lo spettacolo.


Tratte dal quotidiano sportivo, alcune dichiarazioni post-gara:

La Lazio supera se stessa prima di battere la Juve e si qualifica per la semifinale di coppa Italia. Senza nulla togliere a questo trofeo, quella dei biancocelesti più che una partita è una seduta dallo psicoanalista e al posto di un lettino c' è un prato verde. La squadra riesce a scrollarsi del fantasma di se stessa ed in tribuna Sergio Cragnotti può sfogare la sua gioia. Il presidente, nonostante le ultime arrabbiature, è rimasto sempre fiducioso: «Vedrete - confidava alla fine del primo tempo - la squadra è in ripresa. Ce la faremo a qualificarci». E puntuale ad avvio ripresa il suo pupillo Boksic gli ha regalato la prima grande emozione. E poi quel gol di Simeone, che forse può valere uno sconto sulla pesante multa comminata all' argentino ed a Couto per la litigata di venerdì scorso. «Ma ho visto tutta la squadra in ripresa. In particolare Veron. Questa vittoria dà grande morale all' unica squadra italiana in corsa per tutti i suoi obiettivi» sottolinea il presidente. Visibilmente soddisfatto Eriksson, se la Lazio non ha girato finora in questo Duemila le colpe ricadono soprattutto su di lui ed ecco che questo successo fa vedere rosa il futuro: «Quando una squadra del livello della nostra raccoglie pochi punti e gioca bene solo a brevi tratti per quasi un mese, allora la medicina migliore è la vittoria. Una vittoria importante perché ci dà una qualificazione prestigiosa. E poi mi auguro sarà importante anche per il morale della squadra. Era questa la scossa che aspettavo. La riprova l' avremo nelle prossime domeniche».

La soddisfazione poi sta nel fatto che l' avversario battuto si chiama Juve: «Li rispettiamo moltissimo, ma non abbiamo paura di loro. Stasera mi è piaciuto tantissimo l' atteggiamento della squadra. Non ho ancora capito bene come Del Piero si sia ritrovato solo soletto nell' azione dell' 1-1, ma poi la reazione dei ragazzi è stata eccezionale ed abbiamo vinto con merito. Del resto non puoi battere la Juve se non giochi benissimo». Una Lazio anemica in attacco, in questo periodo, ma che ha pur sempre segnato quattro gol in due partite ad una Juve che in campionato ne ha subiti solo otto in ben 18 gare. «Sono molto soddisfatto di questo ed orgoglioso della mia squadra. Certo, nella ripresa con due punte è andata meglio. Sinceramente sapevo che Boksic era in gran forma, ma ho bisogno di gestirlo perché viene d un periodo in cui l' influenza lo ha debilitato. A Cagliari ha giocato quasi 80 minuti, stasera un tempo e lo voglio ad ogni costo in campo domenica contro il Bari». Peccato che Boksic abbia accusato una distrazione muscolare e dunque è in dubbio. «Ed al Bari - sottolinea Eriksson - adesso pensiamo con rinnovata fiducia. Siamo in corsa su tutti gli obiettivi e possiamo metterci alle spalle un po' di polemiche degli ultimi tempi, grazie ad un' ottima prova contro la Juve». Ora ci sarà il Venezia in coppa Italia. «Madonna mia, non ci avevo pensato. C' ho perso le ultime due partite in campionato. Speriamo stavolta il campo non sia gelato...». Maurizio Nicita I GIOCATORI «Avanti così, possiamo vincere tutto» Veron non nasconde la felicità: «Abbiamo giocato bene». E Mihajlovic aggiunge: «Noi meglio della Juve: questa vittoria ce la siamo meritata. Ora pensiamo a battere il Bari».


Felicità è una parola che torna di moda nel dopo partita della Lazio dopo un bel po' di assenza. La leggi, per esempio, inequivocabili, sullo sguardo di Juan Sebastian Veron: «Abbiamo giocato bene, andiamo avanti così, così si può vincere qualsiasi cosa». La Lazio non vuole montarsi la testa però il passaggio in semifinale viene vissuto come qualcosa che va oltre la coppa Italia: «E' importante aver creato più occasioni da gol, aver giocato meglio della Juve, insomma ce la siamo meritata - dice Sinisa Mihajlovic -. Ci serve per il morale. Ora bisogna vincere con il Bari: per forza». E sì, perché si va a finire sempre lì, su quella classifica che vede la Lazio a meno tre: «Non dobbiamo pensarci, tutto dipende da noi», gli fa eco Fabrizio Ravanelli. Mentre Ballotta è soddisfatto proprio perché ritiene che la faccenda non sia finita qui. «È la dimostrazione che quello della Lazio era un calo normale, che nell' arco di campionato e di una stagione è naturale avere una fase di rendimento non al top. La partita s' è giocata senza risparmio. Sembrava campionato». Un modo per prenotare una rimonta. Anche Nesta è contento, ma ce l' ha ancora con Edgar Davids: «Ho un taglio alla gamba. Quell'intervento alla fine poteva anche risparmiarselo, io non entro mai per far male. Ci siamo scambiati parole pesanti in campo, ma non si fa così, non è giusto».

Veron inserisce ancora un altro elemento di giudizio. E' come se l' avesse preparato da tempo. «E' una risposta alle voci dei giorni scorsi che parlavano di clan e di squadra spaccata. Chi ha scritto dei clan nella Lazio "non ha due dita di fronte", come diciamo noi in Argentina. A me dispiace che escano queste cose perché si creano dei sospetti. È veramente assurdo: qui non esiste nessun clan. Anch'io sto meglio, piano piano sto progredendo, so che posso dare molto di più però bisogna anche avere pazienza». Anche Mihajlovic insiste sulla questione clan, o meglio sull'assenza di una questione clan: «È normale che quando ci sono trenta giocatori in rosa ci sia chi va d' accordo di più con alcuni e meno con altri. Ma cosa vuol dire? In campo c' è unità, questo è l' importante. Quindi non ha senso parlare di clan». Ballotta insiste: «Quello che è importante non è soltanto aver vinto, ma aver vinto contro un' avversaria del genere». Veron alla fine tira fuori un anche po' di sarcasmo, quando gli si chiede di commentare i risultati di coppa Italia, eliminazione della Roma compresa. «Spero che non si dica adesso che la coppa Italia non vale niente». Boksic se la ride, ma sceglie ancora il silenzio e non commenta il suo gol rompighiaccio. Piuttosto la serata finisce male per lui, la diagnosi del dottor Campi, medico sociale della Lazio, parla di sospetta distrazione muscolare alla coscia destra. Oggi se ne saprà di più.


Da Il Messaggero:

La felicità è stampata sul volto di Cragnotti che scatta in piedi al fischio finale di un'interminabile e palpitante sfida. Poi il presidente si precipita negli spogliatoi: prima abbraccia Eriksson quindi si complimenta con gli altri. «Volevamo vincere questa partita e ci siamo riusciti, ho visto una Lazio determinata e concentrata, decisa ad ottenere la qualificazione. Una bella risposta, adesso dobbiamo confermarci in campionato contro il Bari, speriamo che il periodo difficile sia finalmente alle spalle». Anche il tecnico svedese è sorridente per un successo che, dopo le polemiche, riporta serenità nell'ambiente. «Mi auguro sia la svolta che stavamo aspettando e di aver messo fine a questo gennaio negativo. Abbiamo dimostrato che la Juventus non è imbattibile e che la Lazio può tenerle testa. Ho rivisto la squadra giocare come un mese fa, con grande determinazione perché tutti volevamo conquistare la qualificazione. Mi è piaciuto soprattutto l'atteggiamento». Una Lazio decisamente più incisiva con 2 attaccanti. «Sapevo di aver un Boksic in forma ma non potevo rischiarlo dall'inizio perché volevo tenerlo pronto per il Bari. Ad ogni modo nella ripresa la Lazio ha prodotto maggiormente sia sul piano del gioco che delle occasioni. Un solo neo: la grave disattenzione difensiva in occasione del gol di Del Piero, lasciato incredibilmente solo in piena area. Dopo il pareggio, però, abbiamo dato una bella dimostrazione di forza e di carattere riuscendo a segnare un'altra rete». In 2 gare la Lazio ha segnato 4 reti ad una difesa che ne ha incassate appena 8 in 18 gare. «Se non prendiamo in considerazione gennaio, la Lazio ha sempre realizzato parecchio, ora mi attendo una conferma contro il Bari».

Fra Nesta e Davids è quasi rissa: negli spogliatoi sono volate parole grosse ed accuse pesanti. Il difensore, che ha chiuso il match con un vistoso taglio sul ginocchio, bacchetta l'olandese. «Poteva risparmiarsela quell'entrata, io non sarei capace di far male ad un avversario. Alla fine, per la paura, mi è venuto da rimettere. La Lazio ha dato una dimostrazione di forza e di orgoglio superando con merito la Juventus e conquistando una semifinale. I rigori? Speriamo ce li concedano quando serviranno veramente». Sebastian Veron contesta quelli che parlano di clan all'interno del gruppo. «Non esistono. Lo spogliatoio è compatto e l'ha dimostrato proprio in questo impegno molto difficile. Il periodo nero è finito ma non è vero che la Lazio giocava male perché giocava male Veron». Per Ballotta una spicchio di gloria. «Ho compiuto una bella parata su Zidane ma tutta la Lazio è stata all'altezza della situazione». Per Pancaro il successo segna la svolta. «Ci serviva per ritrovare credibilità, fiducia e morale, ora però bisogna battere anche il Bari». Lombardo è certo che la vittoria riporterà serenità. «Negli allenamenti vedevo facce tristi. Ora torneremo a sorridere, la Lazio ha dimostrato di valere la Juventus». Unica nosta stonata l'infortunio a Boksic: una leggera contrattura che mette a rischio la presenza del croato contro il Bari. Oggi effettuerà un'ecografia che permetterà di valutare meglio il danno muscolare.

Carlo Ancelotti ammette con sincerità. «Non abbiamo snobbato la Coppa Italia perché ci tenevamo tanto a superare il turno. Perciò l'eliminazione ci dispiace parecchio. La Lazio prenderà carica e morale da questa affermazione, però credo che fra le due squadre esista un grande equilibrio». Del Piero non può gioire per il ritorno al gol. «Peccato, non è servito. Purtroppo non siamo stati in grado di tenere il pareggio anche perché la Lazio ha giocato bene meritando la qualificazione. Complimenti ai nostri avversari che aspettiamo a Torino per la bella».