Sabato 12 ottobre 1996 - Firenze, stadio Artemio Franchi - Fiorentina-Lazio 0-0

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Stagione

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Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1996/97 - 5ª giornata - Fiorentina-Lazio 0-0

FIORENTINA: Toldo, Carnasciali, Firicano, L.Amoruso, Pusceddu, Piacentini, Bigica, Rui Costa (63' Robbiati), Cois (60' Orlando), Batistuta, Oliveira (60' Baiano). n.e. Mareggini, Falcone, Vendrame. All. Ranieri.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Chamot (36' Grandoni), Favalli, Piovanelli, Okon, Nedved (87' Marcolin), Signori, Casiraghi (72' Fish), Protti. n.e. Cudicini, Rambaudi, Baronio, Gottardi. All. Zeman.

Arbitro: Sig. Messina (Bergamo).

Note: ammoniti L.Amoruso, Carnasciali, Nesta, Nedved. Espulsi: Grandoni al 25' s.t. (doppia ammonizione) e Baiano 38' s.t. (fallo su Nedved). Calci d'angolo: 2-4.

Spettatori: 40.000 circa.

Dal Guerin Sportivo: foto della gara
Dal Guerin Sportivo: foto della gara
Dal Guerin Sportivo: foto della gara
Il biglietto della gara
Okon e Bigica in azione
Okon in azione

Non era questa la stagione che i fiorentini immaginarono, dopo aver vinto la Supercoppa il 25 agosto scorso. E buttata l'occasione di sgretolare una Lazio penalizzata presto dal serio infortunio a Chamot (frattura dell'ulna e rottura dei legamenti del gomito destro, due mesi d'inattività), tornano attuali certi discorsi sull'immaturità viola, come se ogni sforzo imprenditoriale garantisse solo soddisfazioni saltuarie, senza durevole grandezza. Giusti allora i fischi dagli spalti per lo 0-0 prodotto da due formazioni con presunta vocazione offensiva, ma sempre stonate nelle finalizzazioni, dove soprattutto l'organizzazione zemaniana arriva annebbiata, tramite qualche ribaltamento. Arduo capire l'utilità del tridente pesante, quando gli avversari ti tengono sotto pressione e servirebbe semmai rafforzare gli ormeggi centrocampistici, alleggerendo i compiti di Okon, guida niente male d'un reparto numericamente inferiore agli omologhi oppositori. Schierati così, Signori, Casiraghi e Protti, sessantadue reti complessive appena un campionato fa, diventano innocui, addirittura superflui. Come puntare cannoni privi di munizioni, salvo tradire l'inadeguatezza dei filtri alle loro spalle e spalancare troppi pericoli nei paraggi di Marchegiani. Tuttavia Claudio Ranieri è nella circostanza un amico laziale, che insiste su Batistuta rintronato dai fusi orari. Sì, non guasterebbe farlo riposare quel trasvolatore sbarcato l'altra sera; e invece dentro fino all'ultimo a ciondolare, a soffrire l'aggressività di Nesta, a spropositare il rigore ben di Dio, ad accumulare errori desueti per la sua caratura.

I ringraziamenti laziali prevedono pure Oliveira, che vanifica quattro opportunità e chiosa gli sperperi pretendendo d'eludere in dribbling Marchegiani, invece di stangare a botta sicura. Bizzarra sfida fra club già in ritardo di classifica e che concluderanno rappresi nell'analoga mediocrità. Bizzarra sfida che promette meraviglie nel falò iniziale e poi scade sfilacciata, accidentata, piena d'ammoniti e espulsi. Ci rimette dapprima Chamot, moralmente e fisicamente. Non è la sua giornata, non possiede l'abituale freschezza atletica e lo lascia intendere lì in mezzo all'area, toccando con la mano un banale cross di Batistuta. L'ingenuità vistosa equivale al capestro, mentre i compagni laziali lo circondano desolati. Capestro? Nella partita delle ruggini e delle stanchezze non smaltite, l'arcangelo Gabriele svirgola maldestro dagli undici metri. Nemmeno tempo di rallegrarsene e il centrale laziale cade scomposto nel tentativo d'ostacolare una girata volante di Cois. L'urlo di Chamot e la mimica di chi lo circonda, anticipano la diagnosi. Così Nesta, assistito dall'acerbo Grandoni (poi Fish), deve rimboccarsi le maniche, garantire la contraerea, disinnescare tutti quelli che Rui Costa smarca con estro intermittente. La Lazio, come forza d'urto, è riassunta in un francobollo: botta d'avvio di Signori, un tiro cross di Protti che Beppegol non aggancia, una percussione di Negro che l'ex bomber barese cicca anche perché intralciato da Carnasciali.

Comunque la superiorità viola non torce un capello a Marchegiani, aiutato dalle successive sostituzioni dello stralunato tecnico di casa. Ammissibile difatti depennare Cois e Oliveira; discutibile togliere l'unico creativo, Rui Costa, per l'evanescente Robbiati. Tanta bontà viola consente alla Lazio d'oltrepassare incolume quasi un quarto d'ora in dieci contro undici, per il sacrificio di Grandoni proprio su Robbiati lanciato solitario a rete. Ci pensa Baiano a ristabilire l'equilibrio numerico, sgambettando Nedved. E il pareggio ammoscia le parti in causa.