Vladimir Petkovic nuovo allenatore della Lazio

Da LazioWiki.

Edoardo Reja
Vladimir Petkovic
Igli Tare e Vladimir Petkovic nel giorno della presentazione ufficiale
Stretta di mano tra il nuovo allenatore biancoceleste ed Igli Tare
Un momento della presentazione del tecnico bosniaco
Il neo tecnico biancoceleste con l'aquila Olimpia
Un momento della presentazione

Stagione

Il 17 maggio 2012, pochi giorni dopo il termine della stagione calcistica 2011/12, Edoardo Reja annuncia l'addio alla guida tecnica della formazione biancoceleste dopo circa due anni e mezzo di permanenza a Roma. Nei giorni seguenti la stampa si scatena per individuare il nominativo del nuovo allenatore. Vengono indicati vari nomi dalle testate ma il 2 giugno 2012 la Società biancoceleste annuncia ufficialmente sul proprio sito che il nuovo tecnico è il bosniaco Vladimir Petkovic. La presentazione alla stampa avviene il 6 giugno 2012. LazioWiki, negli articoli tratti dai quotidiani che seguono, ripercorre questi eventi.


Da Il Messaggero del 18 maggio 2012:

Reja lascia la Lazio: "Qui i risultati non bastano mai, ambiente negativo".

"Sono stanco, lascio la Lazio e stavolta non cambio idea". Edy Reja esce allo scoperto e conferma la sua volontà di non proseguire l'avventura sulla panchina biancoceleste. Dopo giorni di frenetiche trattative e di continui tira e molla, l'allenatore, forse esausto dall'eccessiva pressione che si è venuta a creare da domenica sera sul suo futuro, ha detto basta. L'aveva accennato martedì mattina in uno sfogo accorato, l'ha ribadito ancora una volta ieri pomeriggio. "Ci sono troppi problemi da inseguire e poi Roma è una piazza troppo faticosa e non ce la faccio più - ha detto - Sento di aver fatto e dato tanto a questo ambiente, ma la verità è che c'è una critica eccessiva e continua. Devo ammettere che Lotito, ma anche il direttore sportivo Tare in questi giorni mi hanno dato supporto, non mi hanno imposto nulla (il riferimento è all'inserimento del preparatore, ndr) e mi hanno chiesto di restare più volte, ma io non me la sento. L'altro giorno nell'incontro che c'è stato a Formello, nonostante abbia espresso la volontà di non voler continuare, il presidente mi ha invitato a ripensarci e mi ha anche chiesto di prendermi una settimana per riflettere. Ci siamo sentiti spesso al telefono, ma la verità è che la mia decisione l'ho già presa: non resto e non torno indietro". Nell'appuntamento con il patron laziale a Reja è stato offerto il rinnovo di un anno, con la garanzia che la società avrebbe allestito una squadra molto competitiva per dare l'assalto alla Champions League. Per Edy però non è stato sufficiente e così è andato avanti per la sua strada.

Per come è fatto il tecnico è stata dura da mandar giù l'estenuante critica da parte dell'intero ambiente: "Da quando sono arrivato è stata una crescita continua. Nei primi tre mesi con una situazione difficile abbiamo centrato la salvezza, l'anno successivo siamo entrati in Europa e quest'anno ancora. In entrambe le circostanze meritavamo sicuramente di più, ma per questa piazza sembra quasi che non sia stato fatto nulla e di questo sono rammaricato per me ma anche per la società e i ragazzi. Se fossimo entrati in Champions, sicuramente avrei visto le cose diversamente e probabilmente sarei anche rimasto, ma ormai non ci sono i presupposti". Per non parlare di quanto è successo quest'anno: "Siamo andati incontro a diversi infortuni, che hanno reso la stagione difficile. Inoltre la campagna di rafforzamento, a gennaio, è andata male. Dopo il calciomercato mi sono ritrovato senza 4-5-6 titolari per colpa di estenuanti trattative, troppo lunghe, che alla fine non si sono concluse". E adesso? Ora la società attende una comunicazione ufficiale da parte del tecnico. Nel frattempo, pur con perplessità, il club si guarda attorno e non è escluso che a giorni si metta in contatto con Zola, poi provi con Di Matteo, anche se sta risalendo Mazzarri.


Da Il Messaggero del 23 maggio 2012:

Lazio, impazza il toto-allenatore. Lotito cerca ancora il nome giusto. Il dopo-Reja è ancora un'incognita. La società biancoceleste sembra infatti non aver fin qui trovato un erede del goriziano su cui puntare in maniera convinta.

Il dopo-Reja è ancora un'incognita in casa Lazio. La società biancoceleste sembra infatti non aver fin qui trovato un erede del goriziano su cui puntare in maniera convinta. Il presidente Claudio Lotito non vuole nessuna scelta avventata dopo l'esperienza negativa con Ballardini. Con Gianfranco Zola, candidato forte sino a un po' di tempo fa, i contatti sono sospesi da febbraio quando Magic Box era il più accreditato a sostituire il dimissionario Reja. Roberto Di Matteo, altro nome circolato nell'ambiente biancoceleste, che troverebbe il consenso anche dei tifosi, è in attesa di conoscere se la sua avventura sulla panchina del Chelsea proseguirà, almeno per un'altra stagione. Attende invece l'incontro con il presidente del Napoli De Laurentiis, fissato per martedì, Walter Mazzarri, che dovrà capire se la sua permanenza in azzurro si è conclusa con la vittoria della Coppa Italia. Il tecnico toscano piace alla dirigenza laziale, ma l'ostacolo potrebbero essere l'ingaggio (e lo staff). La Lazio rimane comunque alla finestra e aspetta novità dall'incontro della settimana prossima, prima di depennarlo dalla lista dei candidati. Affascina l'idea Zeman, ma il boemo oggi ha smentito qualsiasi contatto con Lotito rimandando la decisione sul suo futuro al termine del campionato con il Pescara, anche se un ritorno su una piazza importante come Roma potrebbe intrigarlo. Gasperini (sponsorizzato da Reja) e Zenga (già seguito tempo fa) sono gli altri candidati, in questo valzer di tecnici che si alternano ogni giorno. La sensazione, però, è che la Lazio ne stia attendendo uno attualmente impegnato con un'altra squadra.


Dal Corriere dello Sport del 29 maggio 2012:

Ds Sion: "Petkovic incontrerà la Lazio". Degennaro: "Domani parleranno, se dovessero trovare un accordo noi non ci opporremo".

"Abbiamo firmato un contratto di 15 giorni più una stagione con Vladimir Petkovic, ma è pur vero che quando la Lazio chiama è difficile trattenere chiunque. Oggi, io e il presidente, abbiamo incontrato il mister. Domani Petkovic avrà un incontro con la Lazio, se dovesse trovare un accordo noi non ci opporremo. A me farebbe molto piacere vedere Petkovic in un grande club come la Lazio, gli auguro un gran bene". Sono le parole di Marco Degennaro, direttore sportivo del Sion a Radio Manà Manà Sport. Degennaro rivela qualche aneddoto: "Da quello che abbiamo appreso leggendo giornali e siti internet, abbiamo visto che la notizia è stata presa con un tam tam molto forte. La Lazio direttamente non ci ha contattato ma va bene così, quando un grande club chiama non ci mettiamo di traverso, anche perché è giusto per la carriera del giocatore o dell'allenatore di turno. Petkovic è arrivato da noi da soli 15 giorni e non ci sono problemi. Non è stato tradotto nulla su carta, ci sono solo strette di mano tra il presidente e l'allenatore. Ho lavorato con Petkovic per tre anni al Bellinzona, - prosegue Degennaro - negli ultimi 15 giorni lo abbiamo richiamato al Sion perché stavamo vivendo un momento tribolato e Vladimir ci ha salvati nel vero senso della parola. La notizia è uscita in un momento particolare della stagione". Degennaro spiega le caratteristiche di Petkovic: "E' un allenatore con un grande carisma, è capace e ha molto personalità. Tatticamente è molto preparato, meticoloso e studia molto per cercare di vincere le partite. E' un ottimo motivatore, sa toccare le corde giuste dei giocatori. Ha tutte le caratteristiche per fare bene. Predilige il calcio offensivo, utilizza sempre il 3-4-3 con queste ali molto propositive. Lulic, per esempio, è un prodotto proprio di Petkovic. Con noi, in poco tempo, si è adattato in un 4-2-3-1 producendo un bel calcio". Il ds del Sion parla poi del carattere di Petkovic: "E' un uomo che non guarda in faccia a nessuno, giudica molto il lavoro della settimana senza guardare il nome che c'è scritto sulla maglia. Cura molto i particolari e le necessità del singolo calciatore. E' molto diretto, chiaro, non usa giri di parole e i giocatori spesso e volentieri si allineano al suo modo di giocare. Perché a 50 anni non ha mai avuto la grande opportunità? Dal 2006 ha iniziato a lavorare in modo professionistico, in club che militavano in Serie A. In Svizzera con lo Young Boys ha fatto bene anche nelle coppe europee. Il grande pubblico lo ha iniziato a conoscere 2-3 anni fa. Prima, al Bellinzona, c'era poca cassa di risonanza".


Da Il Messaggero del 30 maggio 2012:

Lazio-Petkovic, battute finali: il tecnico da Lotito per firmare. Pronto un contratto biennale per l'allenatore bosniaco: il dopo-Reja è già cominciato.

E' il giorno di Vladimir Petkovic alla Lazio. L'attesa è finita, si volta pagina. Il tecnico bosniaco sbarcherà in mattinata nella capitale (deciderà stamani se arrivare in treno o in aereo da Milano) e si incontrerà con il presidente Claudio Lotito, forse nei suoi uffici a Villa San Sebastiano o più probabilmente in qualche luogo segreto, lontano da occhi indiscreti. La società biancoceleste è sicura e piuttosto decisa che sarà proprio l'allenatore nato a Sarajevo a prendere il posto di Edy Reja sulla panchina laziale. Da un italiano di origine slovena a un bosniaco naturalizzato svizzero, ma soprattutto la Lazio passerà da un allenatore attento alla difesa a uno dalle idee chiare, carismatico (è un omone di 190 centimetri) che invece predilige il gioco offensivo e che pensa al calcio della sua squadra mai in funzione degli avversari. Due giorni fa, subito dopo la festa per la salvezza del Sion, Petkovic si è incontrato con la dirigenza del club svizzero e ha salutato definitivamente. Il presidente del Sion, Constantin, l'ha ringraziato: "Volevamo tenerlo, di bravi come lui non ce ne sono molti, ma quando chiama un grande club come la Lazio non si può fare niente. Domani andrà a Roma e quello che posso fare è augurargli ogni successo". Lotito non ha dubbi ed è pronto ad affidare la sua Lazio a Vlado, un tecnico sconosciuto ai più ma molto apprezzato da suoi colleghi, tra i tanti Luciano Spalletti e Arsene Wenger.

Il dottore, come lo chiamano da anni in Svizzera, e Lotito (i due si sono conosciuti per la prima volta a metà maggio a Roma) non vogliono perdere tempo e oggi stesso il numero uno della società offrirà a Petkovic un biennale da circa 600.000 euro a stagione più i premi. Il tecnico accetterà, firmerà e forse già domani ci potrebbe essere l'annuncio. Nella riunione, alla quale parteciperanno anche il ds Igli Tare e il segretario generale Armando Calveri, si comincerà subito a gettare le basi per il futuro. Oltre al proprio ingaggio, Vlado, che nella sua carriera non ha mai avuto uno staff di sua fiducia, proporrà al club l'assunzione di altre tre, forse quattro persone: un vice, un preparatore atletico (anche se Petkovic si intende di metodi di preparazione), un tattico e uno a cui affidare dati e numeri di ogni genere da analizzare sul computer o i-pad. Uno staff che si aggiungerà a due dipendenti della Lazio: il preparatore dei portieri Grigioni e l'altro preparatore atletico, specializzato nel recupero infortuni, Bianchini. L'idea iniziale era anche quella di allargare l'area tecnica e di far entrare Simone Inzaghi. Si parlerà pure di questo, ma senza pressioni, anche perché l'ex attaccante è proiettato sulla panchina della Primavera, con Bollini che avrà un ruolo da supervisore.

Petkovic non è affatto spaventato da ciò che sta girando intorno alla Lazio (questione scommesse), anzi è ancora più motivato e l'ha ribadito in una lunga telefonata che c'è stata ieri mattina con il ds Tare. Nella riunione si parlerà dell'organico e Vlado conosce già pregi e difetti dei giocatori laziali, ma si tratterà anche di mercato. Petkovic ha già avuto modo di complimentarsi per gli ingaggi di Ederson e Breno (a breve saranno ufficiali) e spera tantissimo di poter avere alle sue dipendenze Burak Yilmaz, conosciuto e apprezzato in questa stagione nel campionato turco. La Lazio ce l'ha praticamente in mano e la prossima settimana il ds Tare potrebbe partire per la Turchia a chiudere l'operazione. Il costo oscilla tra i 5-7 milioni di euro.


Da Leggo del 2 giugno 2012:

Lazio, è ufficiale: Vladimir Petkovic è il nuovo allenatore.

Ora c'è anche l'ufficialità: Vladimir Petkovic è il nuovo allenatore della Lazio. Ad annunciare l'ingaggio del tecnico originario di Sarajevo è la stessa società capitolina con una nota pubblicata sul proprio sito internet. "Sono contento". Sono le uniche dichiarazioni pubbliche di Vladimir Petkovic, pronunciate ieri pomeriggio, prima dell'ufficializzazione del suo ingaggio biennale come nuovo tecnico della Lazio, giunta soltanto in mattinata. Quarantanove anni ad agosto, l'allenatore bosniaco originario di Sarajevo, ma in possesso anche della cittadinanza croata e svizzera, parla correttamente il serbo-croato, l'inglese, il tedesco, il francese e l'italiano. Vive a Locarno con la moglie Ljiljana e le due figlie, Ines e Lea. E proprio in Svizzera, dove è giunto da Sarajevo nel 1987 e dove si è poi stabilito definitivamente in seguito alla Guerra dei Balcani, ha costruito la sua carriera calcistica - era un centrocampista dai piedi buoni - vestendo le maglie di Chur 97, Sion, Martigny, Bellinzona, Locarno e Buochs. Da tecnico invece si è seduto sulle panchine di Bellinzona (in due periodi differenti), Malcantone Agno, Lugano e Young Boys, da cui fu esonerato nel 2011 per aver perso il campionato all'ultima giornata. Poi la breve e sfortunata esperienza alla guida dei turchi del Samsunspor conclusasi lo scorso gennaio. Quindi il ritorno in Svizzera dove a maggio è stato ingaggiato dal Sion, penultimo in classifica per la penalizzazione di 36 punti inflitta dalla Uefa in seguito ad alcuni illeciti commessi dal club elvetico in Europa League. "Vlado" è riuscito comunque ad ottenere la difficile salvezza aggiudicandosi il doppio confronto dei play-out contro l'Aarau (3-0 all'andata e una sconfitta indolore per 1-0 al ritorno). Amante del gioco offensivo - il ds del Sion Degennaro nei giorni scorsi ha paragonato la sua mentalità a quella di Zeman - Petkovic è abituato a giocare col 3-4-3, il 4-3-3 o il 4-2-3-1. Alla Lazio ritroverà Senad Lulic, da lui allenato sia al Bellinzona che allo Young Boys e sarebbe stato proprio il centrocampista bosniaco a sponsorizzarlo al presidente Claudio Lotito assieme al ds Igli Tare. Chi lo conosce conferma che è una persona decisa e in Svizzera fanno tutti il tifo per lui. Da magazziniere alla Caritas di Giubiasco, incarico che ha ricoperto per cinque anni, all'approdo alla Lazio: "Il Dottore", questo il soprannome che ha accompagnato il suo arrivo in Italia (anche se non gradisce essere chiamato così) è pronto a sfruttare al meglio l'occasione data da Lotito.


Da Il Messaggero del 6 giugno 2012:

Petkovic presenta la Lazio d'assalto: "Amo vincere, soprattutto il derby. Combatterò i pregiudizi, è un onore lavorare in un club che ha 112 anni di storia. Quando raggiungo il 100% poi pretendo il 110..."

"Non mi interessa cosa si dice sul mio staff e su di me. È importare combattere i pregiudizi. Per me è molto importante essere arrivato qui dove posso fare un salto di qualità nella mia carriera che mi permette di dimostrare quanto ho fatto finora. Sono onorato di lavorare in una famiglia come la Lazio con una tradizione di 112 anni". Sono le prime parole da neo allenatore della Lazio di Vladimir Petkovic alla conferenza di Formello. "Il mio entusiasmo arriva dal cuore. In questa società si può fare molto bene. Si può, con correzioni mirate, migliorare la situazione e puntare sempre più in alto. È questo che pretendo dai giocatori e da me stesso. Quando raggiungo il 100%, il giorno dopo pretendo il 110%". Il 49enne allenatore originario di Sarajevo ha illustrato poi la sua idea di gioco. "La mia squadra cercherà sempre di dominare l'avversario. È importante non scegliere un modulo a priori. Dipende dai giocatori e occorre sfruttare le loro caratteristiche. Più del sistema del gioco sono importanti i principi di gioco. Come squadra possiamo dare soddisfazioni". Sulle vicende legate al calcioscommesse, invece, ammette: "Non è piacevole sentire queste cose, il tempo ci darà risposte". Il derby con la Roma. "Amo vincere. Sarà un derby spettacolare senza troppi tatticismi e si farà di tutto per convincere e vincere. Il derby vale tanto perché sento tanto calore e tutti parlano di questo, ma si comincia a pensare al derby solo dopo l'ultima partita pre derby". Il neo tecnico della Lazio Vladimir Petkovic si cala subito nell'ambiente romano e spiega così l'importanza della partita più sentita dalla Capitale. "Non faccio tante promesse ai tifosi. Una cosa importante è che io e la mia squadra lavoreremo sodo e cercheremo in ogni partita di essere meglio del nostro avversario".


Da Il Messaggero del 7 giugno 2012:

La carica di Petkovic: "Io, un vincente. Lazio show a cominciare dal derby"

A parole ha già vinto. Vladimir Petkovic si è presentato con la sicurezza e la personalità dei forti, deciso a raccogliere la grande sfida del calcio italiano e la pesante eredità di Reja, a dissipare i dubbi che molti nutrono nei suoi confronti, a portare novità, a regalare spettacolo e soddisfazioni ai tifosi biancocelesti. Ma dovrà avere il conforto del campo e dei risultati in una realtà complessa, esigente, che non perdona errori e che chiede sempre di più. A Formello non sono arrivati i tifosi ad attenderlo, tutto tranquillo fuori il centro sportivo, come un giorno qualsiasi della settimana. Solo i dipendenti in alta uniforme e tanti giornalisti curiosi di fare la prima conoscenza con il nuovo personaggio del campionato. Il ds Igli Tare l'ha annunciato alla stampa come "Una scelta coraggiosa della società, un allenatore dalle idee chiare che offre un calcio propositivo dal quale sono rimasto impressionato".

E Petkovic non si è nascosto dietro frasi di circostanza, alimentando ambizioni ed entusiasmo, ostentando tranquillità, certezze, determinazione. "Ho sempre sperato che qualcuno si accorgesse di me, della bontà del lavoro ho svolto in questi anni, di ricevere una chiamata da un club importante. La telefonata di Tare mi ha un po' sorpreso, ma non più di tanto perché ho cominciato dai livelli medio-bassi per arrivare, passo dopo passo, a quelli europei. Ho fatto tutto da solo, senza alcun aiuto. Allenare la Lazio rappresenterà il salto di qualità che stavo aspettando da tempo, conosco abbastanza bene tutte le realtà calcistiche europee. Quella italiana non mi spaventa, ho l'esperienza giusta per creare un ambiente positivo e per arricchirlo di interessanti novità a livello di gioco". Neanche la negativa avventura in Turchia è riuscito a scalfire le sue convinzioni. "E' andata male, ho trovato una situazione molto complicata, i motivi sono stati tanti. E non sono stato cacciato, perché il contratto è stato rescisso d'accordo con il club". Nei giorni scorsi il nuovo tecnico laziale ha voluto farsi un'idea di come la piazza abbia accolto la scelta del presidente Lotito e ha tentato di esorcizzarla con un frase a effetto. "Sono un vincente. Trasmetterò ai calciatori e alla gente l'entusiasmo che sento dentro nel guidare una squadra dal blasone internazionale, che deve lottare comunque per le posizioni di vertice. So che esistono pregiudizi sul mio conto, perché ho lavorato in un campionato meno importante, ma riuscirò a convincere tutti, dimostrando che posso meritare spazio e rispetto anche in Italia. Quando Di Matteo arrivò alla Lazio era uno sconosciuto che aveva giocato in Svizzera, eppure divenne un calciatore di grande valore. Chiedo soltanto tempo e fiducia, al resto penseremo io e i collaboratori".

Sul modulo non ha voluto fare anticipazioni. "Devo prima conoscere a fondo tutti i calciatori a disposizione, sia dal punto di vista tecnico, che come uomini. Sono una persona flessibile che ama il dialogo, ognuno avrà la possibilità di dirmi quello che pensa, nell'ambito di un confronto diretto e migliorativo. Ho sempre apprezzato la concretezza di Capello e il bel gioco di Wenger, però ho uno stile tutto mio. Al gruppo dò un'importanza straordinaria perché, senza il gruppo, non si ottengono risultati. Anche il più bravo dovrà mettersi al servizio dei compagni, questa rappresenterà una regola fondamentale nel modo di intendere il calcio e il lavoro quotidiano. Le mie squadre saranno organizzate, avranno sempre un'impronta propositiva e dovranno dominare gli avversari". La rosa extralarge sarà il primo problema da affrontare per l'allenatore bosniaco. "L'ideale sarebbe avere a disposizione ventitré-ventiquattro elementi, oltre a quattro-cinque giovani da aggregare e pronti, magari, a rubare il posto a qualcuno della prima squadra". Il secondo riguarderà il mercato. "Cercheremo di conservare il più possibile le realtà più importanti della squadra, inserendo delle pedine che potranno migliorarne l'assetto perché la Lazio deve coltivare ambizioni e continuare la striscia positiva di Reja, al quale vanno i miei complimenti". Su Zarate il tecnico ha concesso una timida apertura. "Un calciatore che ha fatto cose buone, farà parte del gruppo". Un accenno con orgoglio alla esperienza in Caritas. "Quando smetti di giocare non puoi sapere se diventerai anche un allenatore professionista, c'è stato un buco di sei-sette anni nella mia vita che ho sfruttato per fare altre esperienze. Anche in quella realtà si lavora da squadra, perché convivi con uomini che stanno peggio, devo ammettere che mi ha aiutato nella gestione di alcune situazioni da tecnico". Infine il derby. Petkovic ne ha già colto l'importanza che riveste per la città. "Dovremo vincerlo regalando spettacolo. Ma bisognerà pensarci soltanto la settimana che lo precederà". Ammesso che ci riuscirà.



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