Maestrelli Tommaso

Da LazioWiki.

Biografia-carriera

I primi passi

Maestrelli in maglia Barese


Tommaso Maestrelli nasce a Pisa il 7 ottobre 1922. Figlio di un impiegato delle Ferrovie dello Stato segue il padre in diverse città italiane, fino a stabilirsi, nel 1935, a Bari. Ragazzo sveglio ed amante dello sport, appena stabilitosi nella città pugliese fa un provino nella locale squadra del Bari, dove viene subito tesserato. Fa tutta la trafila nelle giovanili biancorosse, alternando i banchi di scuola con gli impolverati campi di calcio. Nel 1938, messosi in evidenza nelle squadre minori del sodalizio barese, è convocato in prima squadra dall'allora allenatore Giuseppe Ging. Il giovanotto ha solo 16 anni. Nel capoluogo pugliese, intanto, aveva conosciuto anche una ragazza, Lina, figlia di un vigile urbano della città. Fra i due nasce subito un intenso amore e si fidanzano.

L'esordio e la guerra

Un articolo del Littoriale del 1948
L'articolo de "Il Littoriale" sull'esordio di Maestrelli

Per Maestrelli l'esordio in Serie A avviene di lì a poco ed infatti il 26 Febbraio 1939, in occasione dell'incontro tra il Milan e il Bari terminato 3-0, il ragazzo scende in campo a soli 16 anni 4 mesi e 19 giorni, vestendo la maglia biancorossa da titolare.

Il campionato seguente, quello del 1939/40, lo vede nella squadra delle riserve del Bari fino quasi alla fine del campionato, quando gioca le ultime 5 partite, contribuendo al raggiungimento della salvezza e segnando il suo primo goal in serie A nell'ultima partita di campionato contro la Fiorentina. Una bella soddisfazione per un ragazzino che si affacciava da poco tempo nel proscenio della massima serie.

Purtroppo l'Italia era entrata in Guerra e a Maestrelli giunse la chiamata alle armi. Il suo status di giocatore gli permette, tuttavia, di giocare 18 gare e di segnare un'altra rete, grazie ai permessi speciali datigli dal Regio Esercito. Purtroppo a poco vale il suo contributo, perchè i biancorossi retrocedono in Serie B . Maestrelli viene inviato in guerra in Jugoslavia e qui è ferito in maniera lieve ad una gamba. Appena ristabilitosi, cade in un'inboscata e viene fatto prigioniero dalle truppe tedesche. Rimane in un campo di prigionia per un pò, fino a quando le truppe germaniche devono abbandonare le posizioni e lasciano incustoditi i prigionieri. Così Maestrelli, insieme ad alcuni compagni, riusce, in modo fortunoso, a rientrare a Bari, dove può abbracciare la famiglia e la sua Lina, in pena per la mancanza di notizie.

Calciatore in serie A

La cronaca del Littoriale, sul primo goal di Maestrelli in A
Con la maglia olimpica

Finita la guerra, in un'Italia devastata da lutti e macerie, il calcio pian piano riprende il suo cammino per allietare le folle che sempre più numerose corrono allo stadio.

Il 2 agosto 1947 Tommaso riesce nel suo più grande sogno: sposare la sua amata Lina, da cui avrà due figlie: Patrizia e Tiziana. Nel Bari intanto è ormai titolare inamovibile e gioca sempre con grande coraggio e passione. Riesce sempre più a mettersi in mostra e per questo è convocato in Nazionale per le Olimpiadi di Londra nel 1948. In predicato di passare a giocare nel grande Torino, rischia di trovarsi nell'aereo che precipita a Superga il 4 Maggio 1949. E' invece ceduto alla Roma, della quale diviene anche capitano, proprio nel periodo peggiore della storia della squadra romana, che si concluse con la sua unica retrocessione in serie B, la prima di una squadra della Capitale. Maestrelli non gioca la serie cadetta con i giallorossi perchè viene ceduto alla Lucchese. Maestrelli chiude la sua carriera agonistica tornando a giocare nel Bari che non naviga in buone acque societarie ed era retrocesso addirittura in Serie D e contribuisce in maniera determinante alle successive promozioni della squadra pugliese.

Allenatore

In panchina a Foggia
Estate 1970, Maestrelli si merita la riconferma

Smessa l'attività agonista, per Maestrelli inizia quella di allenatore. Gli inizi non sono facili e deve accontentarsi di fare il vice nel suo Bari. Inizia con Allasio nel 1957 e vive anche una parentesi come primo allenatore ma non è un'esperienza positiva tanto che, dopo sole 10 giornate, anche Maestrelli viene esonerato. Intanto, sua moglie Lina mette alla luce due gemelli maschi, Massimo e Maurizio e ciò rende ancora più gioiosa la famiglia. L'occasione di continuare la carriera di allenatore gli viene concessa dall'allora presidente della Reggina Oreste Granillo; Maestrelli sfrutta l'opportunità conducendo la squadra calabrese alla prima storica promozione in Serie B e vince il Premio Seminatore d'oro per la Serie C ) arrivando anche a sfiorare la Serie A. La stagione seguente guida il Foggia nel campionato di Serie B 1968/69. Con la squadra pugliese conquista la Serie A nel campionato successivo, quello del 1969/70 e l'allenatore vince di nuovo il "Seminatore" ma questa volta per la categoria di Serie B. Il calcio totale, di ispirazione olandese, si sta progressivamente facendo strada e Maestrelli ne è un convinto precursore in Italia. Le sue squadre escono sempre tra gli applausi, a prescindere dal risultato, perché la disposizione tattica che attuano è comunque efficace e spettacolare. Nel Campionato 1970/71 il suo Foggia stupisce il mondo del calcio per il gioco espresso che gli consente di arrivare, pur con una squadra modesta, nelle zone alte della classifica nel corso del campionato. Nel girone di ritorno, tuttavia, si registra un inspiegabile crollo e i rossoneri retrocedono per la peggior differenza reti. Maestrelli non riesce a spiegarsi il crollo della squadra, ma si consola parzialmente con il plauso proveniente da tutto il mondo del calcio.

Allenatore della Lazio

L'arrivo alla Lazio con la Coppa delle Alpi

La presentazione a Tor di Quinto

Era ancora cocente la delusione per la retrocessione del Foggia quando, una mattina di fine Maggio, Maestrelli fu chiamato al telefono dal nuovo Direttore Sportivo della Lazio, Sbardella, che gli proponeva la guida della panchina biancoceleste, bisognosa di rilanciarsi e cambiare registro dopo l'esperienza con Lorenzo. Maestrelli non rimase sorpreso di quella telefonata, perchè era già stato avvisato dell'interessamento dei biancocelesti. Accettò l'incarico non prima di aver avuto il via libera dal presidente del Foggia Fesce e venne a Roma per firmare il contratto con Lenzini. Si presentò subito alla squadra in procinto di partire per disputare le finali della Coppa delle Alpi, ma i più lo accolsero con scettiscismo e qualcuno, come Chinaglia, con ostilità. Maestrelli non si perse d'animo e guidò assieme a Lovati quella squadra, fresca di retrocessione, alla conquista del trofeo nel giugno 1971.

In contemporanea, consigliava il presidente e il direttore sportivo sui giocatori da acquistare, mettendo il vincolo in qualsiasi trattativa che riguardasse Chinaglia. "Senza Chinaglia non posso garantire nulla", ripeteva ogni qual volta veniva informato su un'offerta per l'attaccante biancoceleste. Gli inizi furono anche osteggiati dalle proteste di alcuni tifosi e dalle dichiarazioni al vetriolo di Lorenzo che accusava il nuovo tecnico avendo dalla sua il malcontento di una parte della tifoseria. Maestrelli non sembrava curarsene più di tanto e già nel ritiro di Padula cominciò a dettare il suo credo calcistico ai ragazzi. Scelse come capitano Wilson per le sue doti carismatiche sia in campo che negli spogliatoi, e cominciò a parlare paternalmente a Chinaglia, cercando di conquistarlo con la sua semplicità. Una prima soddisfazione arriva nel derby di Coppa italia, quando i biancazzurri battono 1-0 ed eliminano la Roma. Ciò nonostante, il percorso non è dei più facili, e già alla 2^ giornata Maestrelli deve incassare un'ammutinamento della squadra che reclama stipendi e premi arretrati, in quel di Terni, e rifiuta di scendere in campo. Mentre Wilson rassegna le dimissioni da capitano, puntualmente respinte, le cose si aggiustano giusto in tempo per giocare e perdere coi rossoverdi. La squadra è discontinua, ma è in lotta per tornare in Serie A. I guai però non mancano. Una furiosa scenata del portiere Di Vincenzo contro l'allenatore, forse preparata ad arte, costringe quest'ultimo a mandarlo fuori squadra ed al minimo dello stipendio. I tifosi, che vedono in Lorenzo una guida più affidabile, inscenano contestazioni ad oltranza, dipingendo di biancazzurro dei bidoni lasciati davanti al campo di Terni o distribuendo volantini firmati "Coscienza della Lazio" fuori da Centro Sportivo Tor di Quinto-Tommaso Maestrelli. A suo favore intervenne lo stesso Chinaglia, che spronò la squadra a lottare con maggior vigore, e a far quadrato con il suo allenatore. Fortunatamente, la squadra cominciò a macinare punti e a portarsi stabilmente in quota promozione. Tra Maestrelli e Long John nasceva un'amicizia e una stima reciproca che si saldava ogni giorno di più. La Lazio ottenne la promozione in Serie A proprio nella sua Bari, grazie allo 0-0 contro i locali, ma Maestrelli non ebbe tempo di festeggiare, perchè dovette accompagnare Chinaglia convocato in Nazionale dal c.t. Valcareggi. Una bella soddisfazione dopo un anno non facile, lottando contro un ambiente ostile, ma che piano piano cominciava a capirlo.

L'uomo che portò il calcio totale in Italia

Se il ritorno nella massima serie non era stato una passeggiata, più difficile si prospettava disputare un campionato dignitoso l'anno seguente. Soldi per gli acquisti ce ne erano pochi e bisognava compiere qualche sacrificio. Le squadre del Nord erano entrate in un'asta selvaggia per Chinaglia arrivando ad offrire oltre un miliardo di lire, ma Maestrelli era irremovibile e lo considerava l'unico incedibile oltre a Wilson. Il sacrificato di turno fu Peppino Massa che fu ceduto all'Inter in cambio di Mario Frustalupi e un bel compenso in contanti, ma le rimostranze dei tifosi furono feroci. Quella somma fu utile per portare a Roma giocatori, individuati da Maestrelli, che non erano in nessuna lista delle squadre della Serie A, tranne uno: Luciano Re Cecconi, che lui stesso aveva allenato e cresciuto nel Foggia, e che volle strenuamente, arrivando anche a litigare con Lenzini che non lo riteneva indispensabile. Vinse l'allenatore, ed insieme al biondo centrocampista lombardo arrivarono alla Lazio giocatori sconosciuti al grande calcio come il portiere Felice Pulici, l'ala Garlaschelli, il difensore/attaccante Petrelli, e l'ex Pierpaolo Manservisi. Gli scettici mugugnavano, e la stampa scriveva: "questa Lazio si salverà a fatica". Maestrelli non se ne curò più di tanto e proseguì nel suo disegno di forgiare una squadra degna del campionato.

Contestato al Flaminio

Tuttavia, per i biancocelesti, continuavano le difficoltà: dopo il ritiro a Pievepelago, li aspettava una Coppa Italia a dir poco disastrosa, con sconfitte in casa ad opera di squadre come il Taranto che fecero scoppiare un'altra contestazione da parte dei tifosi. La squadra non girava, era troppo sbilanciata, ma nel corso di un'amichevole contro la Sampdoria giocata all'Olimpico il 17 Settembre 1972, l'allenatore trovò la quadratura del cerchio, spostando Martini in difesa, avanzando Nanni alla mediana e allontanando Re Cecconi e Frustalupi in aree diverse del centrocampo. La Lazio vinse 1-0, ma quello che importava era il gioco arioso e lineare che aveva espresso. Lenzini non era però ancora fiducioso sulle capacità del nuovo allenatore e, in previsione del calendario del campionato, che prevedeva tre scontri "impossibili" nelle prime tre giornate, già temeva di doverlo esonerare per non incorrere nell'ira dei tifosi. Si tenne in gran segreto una riunione fra i consiglieri e si decise di dare un chance al tecnico almeno per le prime 2 gare. Pioveva quella domenica 24 Settembre 1972 quando la Lazio affrontò l'Inter per l'esordio in campionato, ma nonostante il mal tempo il pubblico era giunto numeroso allo stadio, bramoso di rivedere la Lazio in Serie A, pur timoroso nell'incontrare una favorita per lo Scudetto. La gara è un monologo biancoceleste, che solo la sfortuna e l'imprecisione sotto porta gli impedisce di vincere, ma non di uscire dal campo fra gli applausi. Il brutto ranocchio si è trasformato in un cigno bellissimo, ma nè Maestrelli, nè la squadra, ne hanno ancora piena consapevolezza. La domenica seguente contro la Fiorentina si ha la conferma che qualcosa è cambiato, quando, grazie ad una rete di Garlaschelli, la Lazio espugna il Comunale. Un'ulteriore conferma si ha il 15 Ottobre, quando all'Olimpico scende in campo la Juventus in una gara che finirà 1-1, ma dove sarà la Lazio a recriminare per la mancata vittoria, giocando un calcio meraviglioso, dove tutti gli undici giocatori contribuiscono alla costruzione delle azioni, scambiandosi i ruoli con naturalezza. Ormai la squadra viaggia consapevole di essere più forte di quello che si credeva o si sperava. Inutile, per Maestrelli, gettare acqua sul fuoco. Dopo il derby d'andata vinto per 1-0, deve fermare Nanni dallo sfidare Helenio Herrera, che lo aveva accusato, dopo la rete vincente nella stracittadina, di aver trovato "il tiro della domenica", in una sfida privata al Flaminio. Maestrelli era incuriosito ma allo stesso tempo impaurito da quella sua squadra che, incredibilmente, era in testa alla classifica. I giornalisti lo cercavano sempre più spesso, e Centro Sportivo Tor di Quinto-Tommaso Maestrelli si animava sempre di più di addetti ai lavori. Tra Dicembre e Gennaio, però, la squadra ha una flessione e perde contatto con la testa della classifica. Maestrelli, saggiamente, non se ne duole più di tanto, ricordando che i piani all'inizio erano ben altri, ma qualcosa lo infastidisce, perchè crede che la squadra sia più forte di quanto dica la classifica. La sua tesi è ben presto confermata da un filotto di otto vittorie consecutive che riportano i biancazzurri in testa al campionato a poche giornate dalla fine dello stesso. Tra queste vittorie c'è anche quella ottenuta il sabato santo contro il Milan capolista, che soccombe per 2-1 in una partita drammatica, dove Maestrelli battibecca con Nereo Rocco reo di contestare l'arbitro Lo Bello. Non mancano comunque momenti di tensione, come l'11 Marzo, giorno del Derby di ritorno, quando, in un momento di nervosismo, il presidente Lenzini fa allontanare i figli dell'allenatore Massimo e Maurizio, rei di calciare una palla disturbandolo. Maestrelli, venutone a conoscenza, va alla ricerca disperata dei figli, trovandoli solo a partita iniziata. Fra l'allenatore e il presidente scoppia una rissa verbale senza precedenti, con minaccia di dimissioni subito accettate. Solo all'indomani viene riportata la calma, con le scuse di Lenzini e un bel regalo ai ragazzini.

Festeggiato dai giocatori
Assieme a Gigi Bezzi

Maestrelli si trova a lottare per lo Scudetto iniziando a minacciare il primato delle grandi squadre del Nord. Contro il Torino viene annullata una rete regolare che nega la vittoria, mentre contro il Bologna qualcuno arriva a parlare di una tentata corruzione ad opera dei dirigenti biancazzurri, nonostante i felsinei avessero giocato al di sopra di ogni sospetto, lottando strenuamente fino all'ultimo. Nell'ambiente romano si ebbe la percezione che la Lazio in cima alla classifica desse fastidio. Per i tifosi e la squadra la conferma venne il 20 Maggio a Napoli, quando all'89° i partenopei, grazie ad una rete di Damiani, batterono i biancazzurri e gli impedirono loro di andare allo spareggio con la Juventus in un drammatico finale di campionato, che, in seguito, fu molto chiacchierato, per via di storie di premi a vincere elargiti ai giocatori napoletani e a quelli romanisti che, nel secondo tempo, mostrarono un atteggiamento molto remissivo consegnando di fatto la vittoria ai bianconeri. Negli spogliatoi molti tra i biancocelesti scoppiarono a piangere, consolati da Maestrelli che dentro di sè ebbe attacchi di stomaco per la rabbia di vedere uno scudetto sfumato all'ultimo minuto per ragioni che apparivano al di fuori del rettangolo di gioco. In sala stampa lasciò da parte la sua proverbiale pacatezza e rilasciò dichiarazioni eloquenti di questo tipo "Grazie al Napoli e al suo gioco intimidatorio abbiamo perso lo scudetto", che scatenarono la reazione risentita del presidente partenopeo Ferlaino, a sua volta redarguito dai giocatori laziali. Due giorni dopo Maestrelli era su un volo della TWA assieme alla squadra e alle mogli dei calciatori per una tourneè programmata negli Usa, come premio per il bel campionato disputato. Un bel modo per fare gruppo e smaltire la rabbia di uno scudetto perso in quella maniera.

Dallo Scudetto sfiorato, al trionfo del 1974

Durante il ritiro a Pivepelago 1973

Quella vacanza-premio trascorse in allegria, in giro per gli Stati Uniti, lontano dai rancori di un campionato forse irripetibile, anche se da Roma, giungevano inquietanti notizie su un cambio al vertice societario, con l'avvento di Riva e la sua cordata caldeggiata da Sbardella, che avrebbe portato sulla panchina della Lazio Nils Liedholm.

Ma a Maestrelli, tutte queste chiacchiere non importavano nulla, quella beffa non andava giù per niente, e anche se appariva sorridente e sereno, sotto sotto covava una speranza di rivincita. Convinse Lenzini , nel frattempo rimasto al timone della società, a non ritoccare per niente la squadra, senza cedere nessuno dei titolari. Non voleva assolutamente sconvolgere l'equilibrio del gioco. Acconsentì all'ingaggio di Inselvini e promosse nella rosa un giovane giocatore di Latina, reduce da un grave infortunio al ginocchio, D'Amico, di appena diciannove anni, che aveva fatto esordire 2 anni prima in Serie B. Il ragazzo però era un pò irriquieto e per questo Maestrelli gli fece versare l'ingaggio in un conto vincolato. Togliendogli i soldi, voleva evitare che li spendesse per qualche spuntino, visto che il giocatore era a dieta perpetua. Inoltre gli ritirò la patente, per impedirgli di far tardi la sera con qualche ragazza. Credeva molto in D'Amico e per questo lo voleva far crescere bene, lontano dalle tentazioni. Nel ritiro di Pievepelago parlò chiaro ai giocatori: "L'effetto sorpresa è finito, ma per lo scudetto dovranno vedersela di nuovo con noi!", e nello stesso tempo rilasciò alla stampa dichiarazioni del tipo "Non partiamo favoriti, lo scorso anno è irripetibile, altre squadre sono molto più forti di noi'". Psicologo per forza, aveva il suo da fare per calmare gli animi di una squadra di scapestrati e indisciplinati, che non lesinavano di usare le armi per ammazzare la noia dei lunghi ritiri, o di azzuffarsi in allenamento divisi tra rancori ed antipatie che per miracolo si sopivano la domenica in campo, per diventare una corazzata invincibile.

Mentre ascolta Re Cecconi

Questa volta la qualificazione in Coppa Italia veene centrata, e prima dell'inizio del campionato la Lazio incontrò il Sion in Coppa UEFA; l'andata andò bene con uno squillante 3-0, mentre il ritorno fu una sonora sconfitta per 3-1 con furibonde liti negli spogliatoi, con colli di bottiglia rotti usati come armi improprie. Quella sera Maestrelli alzò la voce usando toni duri per far rientrare nei ranghi i giocatori, e la domenica seguente, giorno del suo compleanno, la squadra gli regalò una sonante vittoria a Vicenza con cui iniziò la nuova stagione 1973/74. Benchè l'inizio fu promettente, con due vittorie, Maestrelli dovette faticare non poco, perchè la squadra, dopo aver perso con la Juventus, incappò in una serie di pareggi che la portarono a distanziarsi dalla testa della classifica. Inoltre ci fu la disgraziata serata in Coppa UEFA contro l'Ipswich Town , in cui, reclamando per la condotta arbitrale, il pubblico si lasciò andare a incidenti, e la Lazio fu squalificata per 2 anni dalle Coppe Europee. Ma a Dicembre avvenne la tanto attesa svolta; prima la vittoria corsara a Cagliari, poi il 9 Dicembre i biancazzurri battono in rimonta la Roma in una gara spigolosa, che vede premiata la giusta intuizione di Maestrelli di mandare in campo il neo acquisto Franzoni, che al primo pallone toccato segna la rete del pareggio. Ci penserà poi l'amato Chinaglia a far vincere i biancocelesti con una rete molto contestata da parte dei romanisti, adirati contro l'arbitro Lo Bello. Due giorni prima di Natale, battendo il H. Verona in trasferta, la Lazio passa soltaria in testa alla classifica. Maestrelli assieme al suo vice Lovati gongola nel vedere la sua squadra giocare un calcio perfetto, senza sbavature, e con i giocatori che durante la partita ricoprono tutti i ruoli, senza batter ciglio, scambiandoseli come una macchina perfetta. Molti paragonano la Lazio all'Ajax di Rinus Michels Campione d'Europa, per spirito di squadra e sopratutto per il gioco che esprime, che nei campi di calcio italiani non si era mai visto prima.

Con il giovane D'Amico

Deve, però, fronteggiare le pressioni esterne che, come ogni squadra prima in classifica, domenica dopo domenica diventano sempre più forti. Ha anche il suo bel da fare nel tenere in pugno uno spogliatoio spaccato in clan, dove volano bottiglie rotte per ogni singola e sempre futile vertenza fra i suoi ragazzi. Si rimbocca le maniche quando perde Re Cecconi per un grave infortunio, consegnando la maglia numero otto a Fausto Inselvini che lo ripaga con ottime partite che non fanno rimpiangere il biondo centrocampista. La sua Lazio gioca la partita perfetta il 17 Febbraio contro la Juventus annichilendola per 3-1, davanti ad una folla estasiata sotto un diluvio, che nessuno sente davanti alla magnificenza del gioco dei biancocelesti che vanno in fuga. Maestrelli, malgrado le dichiarazioni alla stampa, stavolta ci crede e comincia a contare quante partite mancano alla fine. Non mancano mai i momenti difficili, come nel derby di ritorno, quando i suoi giocatori, vittoriosi per 2-1, sempre in rimonta, escono dal campo di gioco sotto gli scudi dei Carabinieri, vittime di una fitta sassaiola da parte dei tifosi giallorossi imbufaliti per il risultato, prendendosela soprattutto con Giorgio Chinaglia, reo, secondo loro, di averli sbeffeggiati per tutti l'incontro. Maestrelli deve ospitare il bomber a casa sua per paura di vendette da parte dei tifosi romanisti, ma la faccenda non gli dispiace, anzi, ne è felice perchè può controllare meglio il bizzoso attaccante. Naturalmente non mancano le minacce alla famiglia dell'allenatore, colpevole di difendere ed ospitare l'attaccante, e Tommaso è costretto a far scortare i figli da parenti ed amici e a non lasciarli soli per diverso tempo. Nel frattempo, i suoi ragazzi tornano a giocare nella "Fatal Napoli", ma stavolta la musica è diversa, perchè la squadra, sotto per tre volte, riesce sempre a recuperare e a pareggiare per 3-3 grazie ad una tripletta di Long John, indiavolato come non mai ed imprendibile per la difesa partenopea. Con il Verona, invece, succede che i suoi ragazzi vanno sotto 1-2 nel primo tempo, e il tecnico, invece di mandarli negli spogliatoi, li rispedisce in campo per i 15 minuti di intervallo ad aspettare fermi, ognuno nelle sue posizioni, gli scaligeri rientranti, tra l'ovazione e l'incitamento del pubblico. La gara finisce 4-2 per i biancazzurri, che nel secondo tempo annichiliscono i gialloblu con una gragnola di tiri da ogni parte del campo. Ormai manca poco alla fine, e Maestrelli si concede, non senza qualche remora, di fare un bel discorsetto al capitano dei giallorossi Cordova, pochi giorni prima di un decisivo Roma-Juventus. Memore di quanto successo l'anno precedente, al calciatore chiede soltanto di giocarsi la partita con serietà e lealtà. e dall'altra parte arriva la conferma della massima sportività. Anche se la Lazio esce sconfitta a Torino dai granata, sotto un diluvio ed un campo impossibile, la Roma batte la Juventus 3-2 e spiana la strada allo scudetto biancazzurro. A due giornate dalla fine, ci sono tre punti di vantaggio da difendere e il Foggia alle porte per il primo match point della storia della Lazio. La settimana che precede l'incontro è molto strana, perchè nessuno ha voglia nè di scherzare, nè tantomeno di litigare. Troppo alta la posta in palio e troppa tensione sia fuori che dentro lo spogliatoio. Quella settimana non passava mai e tanta era la preoccupazione di Maestrelli nel vedere i suoi ragazzi tesi e nervosi. Inoltre gli dispiaceva giocarsi lo Scudetto proprio al prezzo della retrocesione del suo Foggia, ma la legge del calcio era questa e andava affrontata senza remore. Tornando a casa dopo gli allenamenti, notò qualcosa che lo fece sorridere impaurendolo allo stesso tempo: erano apparse per la prima volta le bandiere biancocelesti sui balconi delle abitazioni, abitudine che si aveva per la Nazionale dopo i Mondiali del 1970. Roma d'incanto si era colorata di biancoceleste. Dal Quadraro alla Tiburtina, dai Parioli alla Camilluccia era tutto uno sventolare di bandiere della Lazio sui balconi. E di bandiere biancocelesti si tinse dall'alba l'autostrada del sole, che portava tifosi da tutta la provincia verso un unico obiettivo: lo stadio Olimpico. Era l'alba del 12 Maggio 1974, 27019° giorno di vita della SS Lazio 1900, il giorno atteso da una vita. Maestrelli, entrando in campo e vedendo quella marea umana, che mai si era vista prima, ognuna con una bandiera, si era chiesto se stesse sognando. Ma la realtà a volte è più bella di ogni fantasia. Dopo un primo tempo scialbo, frenato dalla tensione, la Lazio passa con un rigore trasformato dal suo "figlio prediletto" Chinaglia, facendo esplodere lo stadio di gioia. L'ultima mezz'ora sembra un'eternità, e al triplice fischio Maestrelli non riescere a muoversi dal suo posto in panchina, come impietrito. Lo smuovono gli abbracci commossi di Bezzi e di Lovati, e subito dopo quello di migliaia di tifosi che hanno invaso il campo in un delirio di gioia. Sono le 17.45 e la Lazio vince per la prima volta lo Scudetto. Negli spogliatoi è una festa continua, e la sera nell'Hotel Americana Tommaso finalmente riesce a dar sfogo alla sua gioia, assieme alla moglie alle sue figlie e ai gemelli.

Il momento della vittoria

La settimana seguente è tutto un festeggiamento, con ricevimenti, feste, e praticamente nessuno pensa più ad allenarsi. La trasferta a Bologna diventa un'amichevole senza più pensieri, dopo un'annata non certo facile ma indimenticabile. Prima dello "sciogliete le righe", Maestrelli siede in panchina per un'amichevole contro gli argentini del San lorenzo de Almagro disputata per festeggiare il tricolore raggiunto. Assenti i tre Nazionali che parteciperanno ai Mondiali Tedeschi, Chinaglia, Wilson e Re Cecconi. Maestrelli fa loro le solite raccomandazioni di dare il massimo se chiamati in campo. Intanto arriva da Torino una proposta della Juventus a sedersi sulla panchina bianconera, ma dopo un incontro con l'avvocato Agnelli, fatto solo per pro-forma, la cosa cade subito, perchè per nessuna ragione al mondo lascerebbe la Lazio. Prima di dedicarsi al meritato riposo, concorda con Lenzini la campagna acquisti, che vede il solo acquisto di Roberto Badiani e qualche cessione minore. Maestrelli non vuole snaturare la squadra e crede nel bis con gli stessi uomini.

Festeggiato a Bologna

Finalmente può concedersi il riposo assieme alla famiglia, ma Sabato 15 Giugno, mentre vede la partita fra Italia ed Haiti, assiste alla ribellione di Chinaglia che, sostituito, manda in mondovisione il CT Valcareggi a quel paese. Sapeva che all'interno dello spogliatoio azzurro c'era maretta e non proprio un clima idilliaco, ma questa reazione del suo attaccante non se l'aspettava. A notte fonda squillò il telefono: pensò a qualche disgrazia, ma dall'altro capo della cornetta, qualcuno, senza dargli modo di replicare, gli disse "Deve venire in Germania, nel ritiro della Nazionale, perchè Chinaglia ha combinato un casino tremendo, solo Lei può salvare la situazione". La mattina presto una macchina lo prelevò da casa e lo portò in aereoporto, dove un aereotaxi lo scaricò vicino Stoccarda. Arrivò nel ritiro dove c'era un'aria da resa dei conti: la Federazione, Allodi in testa, voleva cacciare Chinaglia per quel gesto plateale che tutti avevano visto, Re Cecconi e Pino Wilson, assieme al napoletano Juliano, minacciavano di andarsene anche loro se il compagno veniva allontanato. Maestrelli prese Chinaglia e se lo portò in una stanza, facendogli capire che se non faceva una conferenza stampa con pubbliche scuse, avrebbe compromesso la sua carriera e soprattutto avrebbe danneggiato l'immagine della Lazio. Ci volle del bello e del buono per convincere Long John e alla fine ci riuscì, salvando il salvabile, anche se la Nazionale fu eliminata una settimana dopo.

Il tricolore da difendere contro tutto e tutti

Passate le vacanze, ecco di nuovo Maestrelli ( che intanto aveva vinto il Premio Seminatore d'oro per la Serie A ) presentarsi per primo al raduno estivo di Pievepelago. C'era uno scudetto da difendere e la pressione si era fatta molto più forte. La rosa era praticamente immutata, ma la Coppa Italia non aveva dato buoni risultati, come gli anni precedenti, e la squadra era stata eliminata. Il campionato era però iniziato abbastanza bene con tre vittorie facili. Tutto sembrava calcare il copione dell'anno precedente, ma una gara disgraziata contro l'Inter persa in casa aveva scoraggiato la squadra. Da quel momento, la squadra non era più la stessa e cominciava a perdere colpi, tra cui il derby di andata perso malamente per 1-0. Tuttavia la Lazio era ancora a pochi punti dalla Juventus e dal Napoli e tutto poteva ancora succedere. Purtroppo ci si metteva anche il pubblico delle squadre avversarie, che ad ogni trasferta tempestavano Chinaglia di fischi, memori della scenata ai Mondiali Tedeschi, non facendolo giocare sereno ed innervosendolo, anche se lui non se ne curava più di tanto. Maestrelli cercava di minimizzare, ma aveva capito che andando avanti così non avrebbe mai bissato lo scudetto dell'anno precedente. E a nulla valse l'acquisto novembrino di Ghedin, per puntellare la difesa non perfetta come l'anno prima.

Per la Nazionale ci vorrebbe Maestrelli

La prima pagina del Guerin Sportivo

Mentre il campionato svolgeva il suo cammino, la Nazionale era in piena fase di ristrutturazione, in un periodo non facile. Era stato chiamato Fulvio Bernardini, vecchia conoscenza biancazzurra, nel difficile compito di ricostruire la squadra azzurra dopo la figuraccia dei Mondiali tedeschi.

Era un incarico a tempo, Bernardini doveva fare da traghettatore dalla gestione Valcareggi ad un altro tecnico che sarebbe stato scelto dalla F.I.G.C. nei mesi venturi. Bernardini era stato, nell'Agosto 1974, in visita da Maestrelli, nel ritiro di Pievepelago, per parlare con lui dei problemi della Nazionale e di Chinaglia, che dopo un periodo di purgatorio voleva rilanciare in azzurro.

Maestrelli aveva dato consigli a Bernardini, ma non immaginava che il presidente federale Franchi, rimasto favorevolmente colpito da come l'allenatore biancoceleste aveva gestito il "Caso Chinaglia" durante i mondiali, stesse pensando a lui per il rilancio della Nazionale. Nell'inverno tra il 1974 e il 1975, Maestrelli fu contattato da emissari della Federazione per sondare il terreno e capire se c'era disponibilità da parte dell'allenatore. Maestrelli era combattuto dal rimanere alla Lazio o sfruttare un'occasione sicuramente irripetibile, allenare la Nazionale, in vista anche dei Mondiali in Argentina che si sarebbero disputati nel 1978. I giocatori capirono subito la faccenda e se ne preoccuparono, ma Maestrelli smorzò subito i toni, facendo capire loro che se avesse accettato lo avrebbe fatto solo alla fine del campionato in corso.

Il dramma della malattia

Tra Gennaio e Febbraio 1975, Maestrelli era stato disturbato da fastidi allo stomaco, ma all'inizio non ci fece caso. Ziaco, medico sociale, gli aveva prescritto un pò di riposo, dando la colpa allo stress e al nervosismo creato dai risultati non proprio esaltanti della squadra. Per un pò i fastidi sparirono, ma dopo la gara con il Bologna, vinta in trasferta per 2-1, Maestrelli ebbe un malore e un brivido freddo allo stomaco.

Sul balcone in clinica

A questo punto anche Renato Ziaco cominciò a preoccuparsi e consigliò a Maestrelli un ricovero in clinica per accertamenti.

A malincuore Maestrelli accettò, e due giorni dopo entrò nella Clinica Paideia per sottoporsi ad una serie di esami medici. Intanto la squadra, affidata al vice Lovati, continuava la preparazione in vista della gara interna con il Torino e la sera i giocatori andavano a trovare l'allenatore raccontandogli quello che avevano fatto nella giornata per fargli un pò di compagnia. Purtroppo la diagnosi fu tremenda: Maestrelli era affetto da un cancro al fegato con metastasi estese allo stomaco. Fu un colpo per lui e per la sua famiglia. La squadra fu avvisata la domenica e in un clima surreale perse 5-1 in casa. Molti giocatori gareggiarono piangendo.

In camera con Lovati

I medici provarono ad operarlo, ma fu inutile; gli pronosticarono al massimo 8 settimane di vita. La notizia si sparse in fretta e la moglie Lina fu subissata da chiamate di fantomatici guaritori, i più delle volte ciarlatani. Solo un immunologo, Saverio Imperato, riuscì a dimostare la vericità scientifica di una cura da lui stesso sperimentata ed ebbe il benestare a somministrarla. I risultati furono stupefacenti, Maestrelli, dimagrito di 15 Kg, cominciò a reagire bene fino a tornare a mangiare e ad alzarsi dal letto. Passava le giornate sul balcone della stanza con un cannocchiale per vedere i suoi giocatori allenarsi nel vicino campo di Centro Sportivo Tor di Quinto-Tommaso Maestrelli e smaniava per non essere lì con loro. Intanto il campionato era terminato con un quarto posto discreto ma deludente considerati gli obiettivi di partenza. Maestrelli dovette cedere il posto a Giulio Corsini, ex allenatore dell'Atalanta e per un pò si defilò dalla vita della Lazio, pensando solo a curarsi. Seguì, però, con scetticismo l'opera di "ringiovanimento" della squadra che il nuovo allenatore aveva intrapreso, smembrando la compagine che aveva vinto il tricolore neanche 14 mesi prima. Inoltre era preoccupato per Chinaglia che aveva chiesto di essere ceduto ai Cosmos New York per riunirsi alla famiglia, ma nulla poteva per dissuaderlo perchè ormai non era più lui l'allenatore dei biancazzurri. Comunque i miglioramenti erano tali che in poco tempo riacquistò le forze fino a tornare a uno stile di vita normale.

Il Miracolo del ritorno in panchina

Festeggiato a Como per la salvezza

Passata l'estate e rimessosi in buona salute, Maestrelli stava seguendo il nuovo campionato della Lazio con finto distacco. Aveva salutato l'esordio con rete di un giovanotto su cui aveva già puntato forte per il futuro, Bruno Giordano, a cui aveva pronosticato una carriera molto interessante.

Ma quella rete a Genova contro la Sampdoria, che aveva portato la vittoria alla Lazio, sarebbe stata l'unica dell'era Corsini, allenatore non in grado di capire lo spogliatoio e nemico giurato di Chinaglia. Man mano che passavano le giornate, la Lazio si trovava a combattere per non retrocedere. Le sciagurate scelte di cedere alcuni giocatori, ritenuti ormai "anziani", si era rivelato un errore madornale irrecuperabile, ed i nuovi non erano all'altezza. Dopo l'ennesima sconfitta di Ascoli Calcio Corsini, ormai in rotta con la squadra, venne esonerato. Lenzini a questo punto richiamò Tommaso che in pochi instanti accettò senza remore. Sembrò un miracolo, per un uomo dato dai medici per spacciato, rientrare nel terreno di gioco per allenare i suoi ragazzi e ricominciare. Non è facile il compito di Maestrelli, con una squadra indubbiamente molto debole rispetto a quelle precedenti, riuscire a salvare la classifica. C'è poi la "querelle" Chinaglia, che vuole tornare in America dalla famiglia a rendere tutto più complicato. Comunque pian piano riesce a risollevare le sorti dei biancazzurri e a farla navigare ai margini della zona salvezza. Utilizza per questa impresa due ragazzi della primavera, il già citato Bruno Giordano e Lionello Manfredonia, uno stopper elegante e raffinato nel tocco di palla.

La salvezza della squadra e la sua prematura morte

A poche giornate dalla fine, Maestrelli deve assistere, suo malgrado e senza poterlo impedire, all'addio del suo prediletto Chinaglia, che ottiene finalmente di essere ceduto ai Cosmos New York e lascia precipitosamente la Lazio a fine aprile, dopo una gara interna col Torino, dando l'idea più di fuga che di un addio. Grazie ad una insperata e clamorosa vittoria sul Milan per 4-0 nella penultima giornata di campionato, i biancazzurri vanno a giocarsi tutto a Como. E' una partita a doppia faccia, perchè dopo 17 minuti i lariani sono in vantaggio 2-0. Giordano riesce al 20° ad accorciare le distanze e Badiani a pareggiare al 53°. Tanto basta per salvarsi, perchè l'Ascoli Calcio a pari punti viene retrocesso per differenza reti.

La sua morte annunciata dal Corriere

A nulla servirà ai marchegiani appellarsi alla Lega Calcio per un presunto atto di corruzione, perpetrato a Cesena AC, dove alcuni dirigenti della Lazio avevano incontrato gli ex Oddi e Frustalupi per saldare delle pendenze ma che qualcuno ha interesse ad interpretare come tentativo di corruzione. La Lazio verrà assolta e Maestrelli potrà vantarsi di aver compiuto un altro miracolo ottenendo una difficile salvezza. Il ritorno in panchina, lo stress della gara, debilitano però Maestrelli, che indica Vinicio come l'allenatore ideale per raccogliere la sua eredità. La sua indicazione è accolta da Lenzini che ingaggia il tecnico brasiliano. Maestrelli riesce a fornire solo qualche consiglio tecnico, poi pian piano si defila. Ogni tanto si reca a trovare la squadra in allenamento, ma le forze ricominciano a mancargli ed è necessario un nuovo ricovero. Fa appena in tempo ad ascoltare per radio la vittoria nel derby di andata vinto grazie ad una rete di Giordano e alle parate sensazionali di Pulici. Poi perde man mano conoscenza.

La folla ai suoi funerali

Giovedì 2 Dicembre 1976 il telegiornale della sera annuncia la ferale notizia: "Si è spento, oggi pomeriggio a Roma, l'ex allenatore della Lazio Tommaso Maestrelli....". La notizia si era già ampiamente diffusa a Roma, dove sin dal tardo pomeriggio numerosi tifosi si erano recati alla clinica Paideia con fiori e bandiere listate a lutto. La squadra quel giorno non si era allenata perchè molti giocatori erano in preda al pianto. Ai funerali, sabato 3 dicembre, una marea biancazzurra, accorsa fin dalla notte, accompagnerà l'amato Maestrelli nell'ultimo saluto. Piazza dei Giuochi delfici, Ponte Milvio, Vigna Stelluti, sono completamente bloccate dal traffico causato da una folla strabocchevole che arriva fino al lungotevere. Presenti tutte le autorità, rappresentanze della F.I.G.C. e della Nazionale, che sarebbe stata sua se il male non lo avesse portato via quando ancora non aveva 54 anni. Presenti anche tutti i rappresentanti delle squadre italiane e particolarmente di quelle in cui aveva lasciato un segno sia come calciatore che come allenatore. Tutti i giocatori dello Scudettopresenziano ai suoi funerali e proprio loro portarono a spalla la bara per l'ultimo viaggio. Viene tumulato nel cimitero di Prima Porta a Roma e la sua tomba per giorni sarà ricoperta dalle innumerovoli corone di fiori giunte da tutta Italia.

La morte di un uomo, la nascita di un mito

La pagina del Corsera sui funerali

Dopo la sua morte, sono molte le iniziative che portarono il suo nome.

Gli vengono intitolati molti tornei a livello giovanile. Il 30 Aprile 1977 viene scoperto un busto di bronzo nel centro sportivo di Centro Sportivo Tor di Quinto-Tommaso Maestrelli che prenderà il suo nome. Il Comune di Roma gli intitola una strada nei pressi dell'Eur. Quando il 9 Gennaio 2000, alla festa del centenario della nascita della S.S. Lazio, viene issata una gigantografia con il suo volto, esplode il boato più grande dal pubblico che così accoglie il suo nome e il suo ricordo. Un boato fatto da tanti tifosi che lo hanno conosciuto, ma anche dei più che, nati dopo la sua morte, non hanno avuto modo di vedere la sua opera in campo e nonostante ciò consapevoli ugualmente che Maestrelli è e sarà sempre il mito innarrivabile per grandezza. Nel Novembre 2006, in occasione del trentennale della sua scomparsa, per volontà della famiglia, esce un libro, scritto dal giornalista Franco Recanatesi, dal titolo "Uno più Undici", che narra la biografia sportiva di Maestrelli. Un libro fortemente voluto soprattutto dai gemelli Massimo e Maurizio e che in pochi giorni fa riscontrare il tutto esaurito nelle librerie, non solo a Roma, ma anche a Bari, Foggia, Reggio Calabria, città dove Maestrelli ha lasciato un ricordo indelebile. Nella primavera 2007, la trasmissione "Sfide" di Raitre, gli dedica tutta la puntata con una serie di immagini inedite prese dall'archivio di viale Mazzini, condite dal ricordo toccante dei suoi ragazzi ormai quasi sessantenni.