Domenica 9 aprile 2017 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Napoli 0-3

Da LazioWiki.

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9 aprile 2017 - Roma, Stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXXI giornata - inizio ore 20.45


LAZIO: Strakosha, Bastos (52' Hoedt), Wallace, Radu, Basta (59' Patric), Parolo, Murgia (51' Keita), Lukaku, Felipe Anderson, Milinkovic, Immobile. A disposizione: Vargic, Adamonis, Crecco, Cardoselli, Lombardi, Luis Alberto, Tounkara, Djordjevic. Allenatore: S. Inzaghi.

NAPOLI: Reina, Hysaj, Albiol, Koulibaly, Strinic, Allan, Jorginho, Hamsik (79' Rog), Callejon (74' Zielinski), Mertens (83' Milik), Insigne. A disposizione: Rafael, Sepe, Chiriches, Maggio, Maksimovic, Ghoulam, Diawara, Leandrinho, Pavoletti. Allenatore: Sarri.

Arbitro: Sig. Irrati (Pistoia) - Assistenti Sigg. Meli e Crispo - Quarto uomo Sig. Passeri - Assistenti d'area Sigg. Mazzoleni e Calvarese.

Marcatori: 26' Callejon, 51' Insigne, 92' Insigne.

Note: ammonito al 20' Bastos, al 54' Milinkovic, al 74' Allan, all'85' Zielinski, all'86' Hysaj, all'89' Patric. Angoli 3-4. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.

Spettatori: 25.000 circa.


Marco Parolo
Foto Mosca
Sergej Milinkovic-Savic
Foto Ansa
Stefan Radu e Alessandro Murgia
Foto Ansa
Un momento della gara
Foto Fotonotizia
Una fase di gioco
Foto Fotonotizia
Ciro Immobile
Foto LaPresse
Ciro Immobile tenta la via della rete
Foto Fotonotizia
Alessandro Murgia
Foto Getty Images
Stefan Radu
Foto Getty Images
Mister Simone Inzaghi
Foto Fotonotizia

I calciatori convocati per la partita odierna

La Gazzetta dello Sport titola: "Bello, bravo 7+. Il Napoli blinda la Champions. La Lazio fallisce l’assalto. Callejon e super-Insigne rafforzano il terzo posto. Simone Inzaghi paga care le assenze di de Vrij e Biglia. Concede il palleggio agli avversari, ma fatica a trovare le ripartenze studiate. Sarri colpisce con lo spagnolo, dilaga con l’italiano e vola a +7 sui rivali".

Continua la "rosea": Assalto respinto, il Napoli spedisce la Lazio a meno sette e ne interrompe i sogni di Champions League. La trentunesima giornata fa chiarezza. Sempre lì si ritorna, al trio di testa Juve­-Roma-Napoli. Le più forti, le più meritevoli di rappresentare l’Italia nell’Europa che conta. Dato quasi per scontato lo scudetto della Juventus, e rimarchiamo il quasi perché nulla è certo finché non è certo, rimane da stabilire chi tra Roma e Napoli eviterà il play-off estivo imposto dal terzo posto. Qui all’Olimpico si è applaudito un Napoli rasente la perfezione, tanto che in testa frulla la solita domanda: come è possibile che una squadra così bella e illuminata chiuda la stagione senza alzare un trofeo? Da scudetto il passo mantenuto fuori casa nel 2017: ottava vittoria esterna nelle ultime nove trasferte, per un totale di 30 gol segnati, oltre tre di media a incontro. Doppietta di Insigne, che sale a quota 14 reti, suo nuovo record di gol in un campionato: e a "Lorenzito" restano sette giornate per migliorare ancora. Per contro la Lazio incamera la quarta sconfitta di fila contro il Napoli a Roma e in Serie A, un incantesimo. Troppe assenze per Simone Inzaghi, vuoti a perdere sull’asse centrale. Senza de Vrij evidente instabilità difensiva, nei 25 metri finali. Svariati cali di tensione e di attenzione del sostituto, il brasiliano Wallace.

Senza Biglia in regia, strapotere del Napoli nel possesso. Probabile che con l’argentino la solfa sarebbe stata simile, il Napoli è la squadra che in Serie A esercita il maggior controllo medio del pallone, 60 per cento e oltre. Biglia però avrebbe ripulito palloni e trovato i tempi giusti per rifornire Felipe Anderson, cercato quasi sempre in maniera avventurosa e casuale. Nessuna croce addosso al vice­-Biglia, il ventenne Murgia, ragazzo di prospettive, e però acerbo, non ancora pronto per un match del genere. In più a Inzaghi è mancata la fisicità di Lulic, altro "disperso". Chiara la strategia iniziale della Lazio. Difesa a tre, anzi a cinque, e Milinkovic in cordata con Parolo e Murgia nelle terre di mezzo, non sappiamo se per scelta o per effetto del predominio napoletano: un mix di concause. Di fatto le prime due linee biancocelesti erano a 3­5/5­3, con Anderson un po’ ala e un po’ trequartista dietro Immobile. Il gol di Callejon e il relativo svantaggio non hanno mutato il canovaccio perché il Napoli non declina il verbo gestire. Imbucato il primo pallone, i sarriani hanno continuato a seminare e mietere calcio. Jorginho la calamita: 174 palloni toccati, primato stagionale assoluto in Serie A. Nessuna giocata memorabile, però la certificazione del ruolo di primo tessitore e un chiaro indizio. Chi vuole sporcare la manovra sarriana rompa le scatole a Jorginho, è evidente come ieri la Lazio non lo abbia fatto abbastanza. Fino al 2­-0 il Napoli è andato dritto per la propria strada e ne è venuta fuori un’esibizione di straordinaria padronanza tecnico­-tattica.

Il calcio di Sarri al meglio. Tessitura e fioritura di passaggi rapidi e rasoterra, col principio guida del triangolo a fare luce. Emblematico l’1­-0, nato da un rinvio corto e sbagliato di Wallace. Entrato in controllo del pallone, Mertens l’ha smistato a sinistra per Hamsik, che ha imboccato Callejon appollaiato sull’altro palo: se si tracciano linee lungo il percorso della palla, viene fuori un triangolone. Aprire e chiudere, allargare e verticalizzare, ritrarsi di qualche metro e risalire con furia, come un’onda che viene e che va. In questa fase la Lazio è rimasta a guardare, aggrappata alla zattera della ripartenza perfetta, che però non è arrivata. Il 2-­0 di Insigne ha invertito i sensi unici. Non più Napoli dominante, ma Lazio reagente, grazie ai cambi di Simone Inzaghi. Fuori il tenero Murgia e dentro l’alato Keita Balde. Via il traballante Bastos, rilevato dal più solido Hoedt. Nuovo assetto 3­-4­-3 e Lazio fuori dal guscio. Discreto fatturato di occasioni. Una su tutte: Patric solo a due passi dalla porta di Reina, tiro e gran salvataggio di Insigne (!), il che la dice lunga sul cooperativismo sarriano. Tutti devono fare tutto, attaccare e difendere secondo mansioni prefissate. Per venti minuti Lazio di nuovo in corsa, più volte a un passo dal riaprire i giochi, ma il gol della speranza non è arrivato, la carica si è via via affievolita e nel recupero Insigne ha messo l’ultimo sigillo alla busta. Troppo Napoli per una Lazio azzoppata dagli infortuni e frenata in partenza dall’italianismo di ritorno che ha colpito Inzaghi. Nulla di grave, la stagione resta importante, ma certo il sillogismo è facile: se il Napoli in campionato non ha battuto la Juventus e in Coppa Italia è stato eliminato dalla Signora, oggi non si capisce come la Lazio possa farcela contro i bianconeri nella finale di coppa nazionale.


Il Corriere dello Sport titola: "Brusco stop. Troppo Napoli e Lazio a metà. Le assenze di de Vrij, Biglia e Lulic pesano tanto. Callejon e 2 gol di Insigne spezzano la serie sì di 8 gare di Inzaghi".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: La Roma non è scappata, il Napoli la tiene sempre sotto tiro grazie a un’altra grande partita e un’altra grande vittoria, la decima in trasferta: tre a zero all’Olimpico contro la Lazio, con doppietta (e gol salvato: una specie di tripletta...) di Lorenzo Insigne, un giocatore che quando sembra aver raggiunto il livello più alto, lo supera di nuovo, come è successo ieri sera. La Lazio ha preso ad attaccare sul serio solo quando la partita se n’era andata, tardi dunque, ma per i mezzi che aveva a disposizione Inzaghi non poteva fare tanto di più. Poteva provarci prima, si dirà, ma si è visto cosa succede quando al Napoli si lascia spazio. Il 3-0 è pesante, la Lazio avrebbe meritato almeno un gol, però la sensazione finale è che, dopo aver speso tanto in Coppa Italia, la squadra di Inzaghi sia andata finora anche oltre i suoi limiti. Al Napoli è bastato uno scollamento, uno solo, nel sistema difensivo della Lazio per dare corpo e sostanza al possesso palla con cui, come al solito, stava controllando la partita. Ma a differenza di tante altre partite, in questa la squadra di Sarri aveva all’inizio difficoltà a individuare i varchi dove far transitare la sua tecnica superiore. La difesa di Inzaghi non faceva una grinza: chiudeva sugli esterni con Lukaku e Basta, approfittando pure dell’insolita prudenza dei due terzini napoletani, teneva bene in mezzo al campo e si proteggeva anche con Felipe Anderson.

Questa solida organizzazione difensiva è il marchio di fabbrica di Inzaghi, che faceva ripartire Milinkovic e Felipe ogni volta che recuperava palla. Semplice ma efficace, almeno fino a quello scollamento. Il Napoli girava palla con più lentezza del solito. Callejon era fuori dal gioco (ma vi entrerà poco dopo dalla parte giusta...), Hamsik frenava su Parolo, Jorginho si limitava al gioco corto, Mertens non scattava e solo Allan e Insigne davano vivacità alla manovra nella parte finale. La Coppa Italia, che aveva lanciato la Lazio in finale ed escluso il Napoli nonostante il partitone con la Juve, aveva lasciato le sue scorie sui polpacci dei padroni di casa, escludendo fin dall’inizio Lulic e Biglia, giocatore al quale oggi la Lazio non può rinunciare. Inzaghi ha provato a sostituirlo col giovane Murgia, che si farà, ma ancora è lontano dal capitano. Tuttavia sul gol del Napoli il giovanotto ha avuto meno responsabilità di altri, anzi, mentre era in uscita ha fatto cenno a Parolo di coprirgli le spalle e invece, quando è partita l’azione tipica del Napoli (avvio di Jorginho), proprio Parolo ha perso Hamisk, palla a Mertens, che l’ha persa ma Wallace gliel’ha maldestramente restituita, tocco per lo slovacco, cross rasoterra da sinistra sul secondo palo dove Callejon, sbucando alle spalle di Radu, ha colpito a porta spalancata. Ora la Lazio doveva iniziare a fare un calcio suo, senza giocare più sull’avversario ed è stato in quella fase che l’assenza di Biglia si è fatta pesante. Un altro errore di Wallace ha spianato la strada al raddoppio fallito da Insigne.

Mentre Inzaghi stava pensando ai cambi e aveva già preparato Keita e Hoedt davanti alla sua panchina, Insigne ha fatto precipitare la Lazio in piena sconfitta dopo 8 partite con 6 vittorie e 2 pareggi. Il gol del 2-0 era la sintesi perfetta del calcio di Sarri: 26 passaggi di fila, con i laziali che giravano come fosse un torello di riscaldamento, fino all’assist stupendo (un pallonetto) di Allan per il tocco di Insigne. Sono entrati Hoedt e Keita, che s’è mangiato subito il 2-1. Poi dentro anche Patric. Con quel poco che aveva a disposizione, Inzaghi ha cercato di fare un tesoro ma senza riuscirci. Aveva consumato tanto in Coppa Italia e ora lo stava pagando. Però a questa squadra restavano ancora rabbia e orgoglio e prima di cedere ha dato ancora qualcosa, per esempio una palla-gol clamorosa di Patric che Insigne ha respinto sulla linea di porta. Anche il Napoli alla fine sembrava cotto, ma a differenza di Inzaghi il suo collega poteva pescare bene, lui sì che in panchina aveva un tesoro: dentro Zielisnki, Rog e Milik. E infatti, quando la Lazio ha mollato, in pieno recupero, è partito quel fenomeno di Insigne, palla a sinistra per Milik, palla a destra per Zielinski, palla in mezzo per Lorenzino e 3-0.


Il Messaggero titola: "La Lazio paga il derby. I biancocelesti perdono contro il Napoli e scivolano a 7 punti dal terzo posto: gol di Callejon e doppio Insigne. La squadra di Inzaghi entra tardi in partita dopo aver sofferto la migliore qualità del gioco dei partenopei".

Prosegue il quotidiano romano: Il Napoli resta di un altro pianeta per la Lazio. Il gap si è livellato, ma basta vederlo giocare per capire che la differenza ancora c’è. La Lazio cade per 3-0 e la Champions per il momento resta un sogno. Sette ora i punti di distacco tra le due. Un ko che per Immobile e compagni fa meno male grazie al pari dell’Atalanta e al clamoroso ko dell’Inter a Crotone: il quarto posto resta laziale. Certo, si sarebbe potuto scavare un solco più profondo ma non è contro il Napoli che si può recriminare per la sconfitta. Hamsik e compagni vanno a memoria e hanno mandato al manicomio i biancocelesti. La palla corre, i giocatori si trovano a memoria e gli applausi si sprecano. Non a caso alla vigilia Inzaghi aveva detto che Sarri fa giocare ai suoi il miglior calcio d’Europa. Il Napoli inizia in maniera forsennata. E’ uno spettacolo vedere la palla che corre sul campo con Hamsik a dirigere l’orchestra. La Lazio, non potrebbe essere altrimenti, gioca dietro aspettando l’errore degli uomini di Sarri per ripartire in contropiede. Lo spartito è lo stesso che i biancocelesti hanno recitato contro la Roma. La Curva Nord torna a ruggire e la Lazio ne beneficia in campo. In tribuna c’è il ct Ventura che osserva. La tattica funziona visto che è proprio la Lazio a rendersi pericolosa con un tiro di Milinkovic e subito dopo con un’incursione sempre del serbo.

Il Napoli gioca a memoria, Insigne, Mertens e Callejon si scambiano di continuo ma hanno il difetto di voler entrare in porta con la palla e non provano quasi mai le conclusioni dalla distanza. Finiscono così per sbattere spesso contro il muro a 5 laziale. La partita è gradevole perché i biancocelesti, seppur privi di ben 4 titolari, quando escono palla al piede giocano molto bene a calcio e mettono paura al Napoli. Lukaku in particolare preme forte sull’acceleratore a sinistra incendiando il duello con Hysaj. I ritmi sono alti e con molti capovolgimenti di fronte, il pubblico gradisce sottolineandolo con numerosi applausi. Da tirata d’orecchie, invece, la dormita della difesa laziale sul gol di Callejon. Errori in serie di Wallace, Bastos, Radu e Strakosha. Inzaghi non può fare altro che alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa. Del Napoli stupisce la forma fisica, nonostante due partite contro la Juventus in quattro giorni, corre a mille pressando su ogni pallone. E il raddoppio è solo questione di centimetri, Mertens tira a giro a tu per tu con Strakosha ma, fortuna per la Lazio, la palla esce. La ripresa inizia malissimo per i biancocelesti, troppe distrazioni e campo per il Napoli con al terzo tentativo raddoppia grazie a Insigne. Ventura sorride per la sua Nazionale. Inzaghi è furioso per l’ennesima dormita della sua difesa.

Il tecnico laziale ridisegna la squadra togliendo un Murgia spaesato e un Bastos da mani nei capelli. Keita entra e dà vivacità lì davanti ma non basta. Nel finale Insigne firma anche la sua doppietta. Il ct Ventura continua a sorridere. Da queste gare la Lazio può solo imparare perché il Napoli è più forte e lo ha dimostrato sul campo. Certo le assenze hanno pesato ma non ci si può aggrappare unicamente a quelle. Il gap va ridotto anche a livello mentale, partite come quella di ieri sera vanno giocate con più cattiveria altrimenti è normale che l’avversario ti punisce al primo sbaglio. Forse tardivo l’ingresso di Keita che quando entra riaccende l’entusiasmo laziale. Resta il 3-0 finale. Nulla è compromesso, la Champions non deve diventare una ossessione. La stagione è già straordinaria così com’è.


Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara: Se lo voleva giocare d’attesa, alzando il baricentro nell’ultima mezz’ora, come è successo dopo l’ingresso di Keita. Il piano di Inzaghi, fortemente messo in discussione dal gol di Callejon, è stato compromesso dal raddoppio di Insigne. Bisognava restare aggrappati alla partita e senza commettere il minimo errore per 95 minuti. Simone lo sapeva, quella poteva essere l’unica strada. "Il Napoli è una grandissima squadra, noi invece dovevamo essere perfetti, ma abbiamo commesso qualche errore e non ci hanno perdonato. Nel primo tempo faticavamo a gestire palla, non eravamo sciolti, siamo scivolati male dietro sul gol di Callejon e il secondo è arrivato mentre avevo pronte le due sostituzioni. Peccato, perché poi ci sono state le occasioni per riaprire la partita". L’illusione Champions non l’ha mai cavalcata. "Sì, questa poteva essere una grandissima occasione, giocando in casa e vincendo saremmo andati a un punto dal Napoli. Potevamo fare meglio. Onore alla squadra di Sarri. Nella ripresa ho visto una buonissima Lazio". Più tardi ha aggiunto: "Nella prossima stagione spero di poter fare come quest’anno. Siamo usciti tra gli applausi della nostra gente. Sono stati straordinari, ci hanno sostenuti dal primo al novantesimo. Abbiamo dato tutto, dobbiamo continuare. Ci teniamo il quarto posto in classifica e la finale di Coppa Italia, nessuno l’estate scorsa l’avrebbe pensato. Facciamo i complimenti al Napoli". I rimpianti di Simone sono concentrati sul raddoppio di Insigne. "Il palleggio al Napoli eravamo costretti a lasciarlo, era successo anche alla Juve, ma non avevamo concesso nulla. Il primo gol può capitare di prenderlo. Non può capitare il secondo con la difesa schierata. Peccato perché altrimenti avremmo tenuto in piedi la partita". L’approfondimento tattico. "Sul primo gol Bastos doveva prendere l’inserimento di Hamsik". Sul secondo c’è stata una scarsa lettura del movimento. "Basta è stato attratto esternamente, Bastos ha preso l’inserimento".

A chi gli chiedeva di Keita ha risposto così: "Ha giocato tantissime partite dall’inizio, ora abbiamo cambiato assetto, sapevo sarebbe entrato dopo cinque-dieci minuti della ripresa. Con i cambi volevo alzare il baricentro. Senza quei due errori difensivi avremmo avuto la possibilità di vincere". Inzaghi ha respinto e allontanato gli alibi legati alle assenze e alle energie perse nel derby. "Ha pesato tutto, ma anche il Napoli aveva avuto due partite di livello con la Juve. de Vrij, Biglia e Lulic sono giocatori importanti, ma altre volte avevamo sopportato assenze pesanti. Non sono deluso dalla prova dei ragazzi. Mi dispiace perché in queste partite non devi commettere errori". Quei due gol gli hanno rovinato la sorpresa alla distanza. "Il piano B era pronto cinque minuti dopo l’inizio del secondo tempo, il problema è stato prendere il secondo gol, potevamo pareggiare, la partita si è messa in salita, ma i ragazzi hanno avuto una grande reazione e si poteva riaprire ancora. Nel primo tempo ci è mancato il palleggio". Simone ha dato fiducia ad Alessandro Murgia, una sua creatura. L’eccesso di responsabilità nel ruolo di Biglia e in una partita così dura lo ha sentito. Mica semplice gestire il centrocampo della Lazio davanti al Napoli in uno spareggio Champions. "Murgia è un ragazzo giovane di grandissima prospettiva, può fare molto meglio, ha la mia fiducia e della società, si farà valere, in quel ruolo solitamente abbiamo Biglia. Il play, con la difesa a tre, è molto importante". L’Olimpico ha applaudito lo stesso. "La Juve, la Roma e il Napoli sono le più forti del campionato. Abbiamo dimostrato di meritare il quarto posto. Siamo in finale di Coppa Italia, qualche volta bisogna fare i complimenti anche agli avversari. Il Napoli ha giocato una grande partita".


Un brusco risveglio: "Solo sbagliando si impara. Ora manteniamo il quarto posto, l’anno prossimo miglioreremo per mettere in difficoltà il Napoli e giocarci anche noi il terzo posto. Dobbiamo ripartire e questo gruppo ha voglia di farlo". Una sconfitta da tutti giù per terra: "Finora abbiamo sentito dire "Lazio brava, tutto bello", ma abbiamo anche dei difetti e sono venuti fuori, dobbiamo analizzarli. Il 3-0 è un passivo un po’ alto, ci fa mettere i piedi a terra, ci spinge a rivedere gli errori e a migliorare". Marco Parolo è la bocca della verità e dopo certe notti non accampa scuse, non trova alibi, parla con dati di fatto, senza nascondere errori e mancanze, forse anche i limiti di una rosa ristretta e di una panchina corta: "Rosa corta? La squadra è questa, stiamo facendo un gran campionato. Abbiamo avuto un’ottima reazione e abbiamo messo in difficoltà il Napoli. Finora avevamo strappato solo elogi, qualche piccola crepa e qualche problema ci sono sempre stati, li abbiamo sempre avuti, si sono evidenziati di più contro la squadra di Sarri. Bisogna essere umili e fare tesoro degli errori commessi per eliminarli, per crescere, per continuare il percorso che ci vede al quarto posto e in finale di Coppa Italia". Parolo ha ammesso che "la Champions era un sogno quasi impossibile". La squadra non ci credeva poi molto, deve continuare a credere nell’Europa League, va difesa con i denti: "Il Napoli è una squadra forte, ha meritato di vincere. Ben venga questa sconfitta se riusciremo a reagire subito nel modo giusto, la Lazio ha nel suo Dna questa caratteristica e reagirà. Una sconfitta così ci può fare bene, può servirci per il futuro, ci aiuta a crescere. Quest’anno è iniziato un ciclo importante per la Lazio, la sconfitta serve per trasmetterci voglia di reagire. Abbiamo avuto delle occasioni, avremmo potuto segnare. Sarei preoccupato se non tirassimo in porta in 8 partite su 10 e non è così".

Ecco cosa è mancato, Parolo l’ha detto papale papale: "Dovevamo essere più offensivi e stare più alti, abbiamo le caratteristiche per farlo. Il Napoli fa del palleggio la sua forza, i nostri difensori forse dovevano aiutarci di più. Avevamo un baricentro troppo basso. Non siamo riusciti ad essere corti e a pressarli". Le differenze, a tratti, sono state marcatissime: "Anche per il Napoli era una sfida difficile. Loro giocano insieme da più tempo, noi cerchiamo di evolverci facendo nostri i diversi moduli che utilizziamo, ci possono stare degli errori di valutazione. Abbiamo avuto dei problemi, non riuscivamo a ripartire con tanti uomini. Dovevamo essere più aggressivi e più spregiudicati, dovevamo cercare di più l’uno contro uno". Parolo non ha coperto sull’uscita in pressing di Murgia, così è nato lo svantaggio: "Siamo stati un po’ passivi, il loro primo gol è scaturito da un rimpallo. La sconfitta, lo ripeto, può servire per capire quali sono i nostri problemi. Il Napoli fa un percorso. La Lazio è una squadra che si sta formando, può avere alti e bassi, può subire anche sconfitte così". La partenza ha compromesso il match: "L’approccio non è stato buono, è vero che mancavano giocatori importanti, ma se la Lazio vuole crescere deve fare bene indipendentemente da chi gioca o no, ci si può riuscire solo attraverso un percorso di crescita che prevede certe sconfitte. Biglia è un giocatore importante, sono mancato anche io a volte, abbiamo sempre fatto bene. Ripartiremo in modo più forte in allenamento per vincere con il Genoa". Alla vigilia di Pasqua è in programma Genoa-Lazio, non esisterà altro che la vittoria: "Chi è entrato in campo in corsa, da Patric a Keita e Hoedt, ci ha dato una grossa mano, lo ha fatto con lo spirito giusto. La squadra è viva. A Genova sicuramente non sarà facile, noi veniamo da due sconfitte, vogliamo tornare alla vittoria il prima possibile".



Galleria di immagini sulle reti della gara
La prima rete partenopea
La seconda rete ospite
Il definitivo 0-3



La formazione biancoceleste:
Strakosha, Immobile, Lukaku, Milinkovic-Savic, Wallace, Murgia;
Bastos, Basta, Parolo, Radu, Felipe Anderson





► Per questa partita il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ha convocato i seguenti calciatori:



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