Sabato 16 settembre 2023 - Torino, Allianz Stadium - Juventus-Lazio 3-1
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16 settembre 2023 – Torino, Allianz Stadium - Campionato di Serie A, IV giornata - inizio ore 15.00
JUVENTUS: Szczesny, Gatti, Bremer, Danilo, McKennie (71' Weah), Miretti (59' Fagioli), Locatelli, Rabiot, Kostic (59' Cambiaso), Chiesa (83' Milik), Vlahovic (83' Kean). A disposizione: Pinsoglio, Perin, Alex Sandro, Rugani, Yildiz, Iling-Junior, Nicolussi. Allenatore: Allegri.
LAZIO: Provedel, Marusic, Casale, Romagnoli, Hysaj (46' Pellegrini), Kamada (78' Guendouzi), Cataldi (46' Rovella), Luis Alberto, Felipe Anderson (69' Pedro), Immobile (69' Castellanos), Zaccagni. A disposizione: Sepe, Mandas, Lazzari, Patric, Gila, Vecino, Isaksen. Allenatore: Sarri.
Arbitro: Sig. Maresca (Napoli) - Assistenti Sigg. Baccini e Pagliardini - Quarto uomo Sig. Ayroldi - V.A.R. Sig. Irrati - A.V.A.R. Sig. Maggioni
Marcatori: 10' Vlahovic, 26' Chiesa, 65' Luis Alberto, 67' Vlahovic.
Note: esordio in una partita ufficiale con la maglia della Lazio per Rovella. Ammoniti all'8' Miretti, al 17' Bremer, al 61' Gatti, al 77' Cambiaso, all'82' Vlahovic, all'84' Pellegrini . Angoli 7 a 9. Recuperi: 2' p.t., 8' s.t.
Spettatori: 40.562, di cui 1.631 nel settore ospiti.
► I calciatori convocati per la partita odierna
• Il Corriere dello Sport titola: “Tanta Juve, rabbia Lazio”. Prosegue il quotidiano sportivo romano: “Distanze corte, pressing, intensità e tante occasioni create in attacco: prova di forza degli uomini di Max. Biancocelesti troppo arrendevoli: la magia di Luis Alberto non basta. Vlahovic (doppietta) e Chiesa trascinano la squadra di Allegri. Sarri recrimina per l’1-0, ma i suoi viaggiano ancora a rilento”.
Juve al Max. La doppietta di Vlahovic e il sinistro di Chiesa per annientare la Lazio e mettersi nella scia dell’Inter, scavalcando il Milan. Spiegazione logica del secondo posto: l’ordine tattico, la solidità difensiva e quei due davanti, quasi mai nelle condizioni fisiche ideali nella passata stagione, fanno la differenza. Dusan e Fede in coppia hanno segnato 7 gol sui 9 totali dall’inizio del campionato. Allegri, unico antagonista di Inzaghi, è tornato al centro del villaggio. Senza coppe europee, vincerà tante partite, puntando sulla costanza di rendimento. Sarri, aspettando la Champions, viaggia ai minimi storici: avvio da incubo, tre sconfitte in quattro giornate, senza l’exploit di Napoli sarebbe già una crisi conclamata e martedì all’Olimpico si presenterà l’Atletico Madrid di Simeone. Troppi segnali negativi per ripararsi dietro l’episodio: la Lazio contesta il primo gol di Vlahovic per la spinta di Bremer su Immobile e il pallone recuperato da McKennie mentre Luis Alberto chiedeva il fallo laterale. Era il decimo minuto e sul cross di Locatelli, il centravanti serbo ha imbucato Provedel, sorprendendo Casale e Romagnoli.
La partenza a handicap non giustifica il crollo. Troppo tenera la fase difensiva di Sarri, irriconoscibile rispetto alla passata stagione. Sul raddoppio di Chiesa la palla ha attraversato l’intera area senza che un laziale riuscisse ad allontanarla. La Lazio era sbilanciata quando ha preso il terzo: pressing portato male, è bastato un lancione di McKennie per mettere in condizione Vlahovic di andare a battere a rete: Marusic anticipato, Casale saltato e destro violentissimo nell’angolo da fuori area. Così è stato vanificato il tentativo di Luis Alberto, che aveva segnato due minuti prima, di rimettere in discussione la partita. Da non trascurare il dettaglio: Mago da applausi nell’esecuzione, ma il gol era nato dall’errore di Bremer e dalla distrazione di Cambiaso. La squadra biancoceleste ha costruito a malapena un paio di occasioni pulite (Kamada e Felipe) in quasi cento minuti.
Superiorità. Ha fatto tutto la Juve, compresi i gol falliti in avvio di ripresa, quando Rabiot (due volte di testa) avrebbe potuto chiudere il conto. Weah, a fine partita, si è divorato il poker. Allegri non ha mai cambiato strategia e si sapeva che avrebbe giocato così, alla sua maniera, ma la crescita dei bianconeri sembra esponenziale. Gatti, Bremer e Danilo hanno alzato il muro. Distanze corte tra i reparti. Bene Locatelli in regia, ancora meglio McKennie sulla corsia destra. Chiesa partiva largo a sinistra, Kostic non dava profondità e campo a Felipe. La Juve non si è mai fatta sorprendere mettendo a frutto fisicità, cilindrata e centimetri: 17 tiri di cui 12 in area di rigore con il 36,3% di possesso palla. Basta il gioco verticale per fare male. Vlahovic e Chiesa forse non cuciono la manovra e non duettano, ma sono letali, capitalizzano con due o tre palloni buoni, poi devi solo gestire il risultato.
Involuzione. Della Lazio colpisce, oltre all’arrendevolezza, l’incapacità di penetrare negli ultimi trenta metri. Il difetto non era emerso a Napoli per evidenti responsabilità di Garcia: aveva lasciato campo agli esterni. Felipe allo Stadium non ha inciso, Zaccagni appena meglio, Immobile era circondato. Una statistica impressiona: 60 ingressi nella tre quarti bianconera senza creare veri pericoli, la Juve al contrario ha segnato tre gol avvicinandosi all’area laziale soltanto 28 volte. Un altro limite della Lazio appare evidente. Il centrocampo è fragile, non filtra e non possiede la stessa fantasia che apparteneva a Milinkovic. Kamada è un ottimo giocatore, ma fatica nella vecchia posizione di Sergej. Cataldi è lontano dai suoi standard. Mancano sostanza e stazza. Guendouzi non può restare a guardare.
• Il Messaggero titola: . Prosegue il quotidiano romano: .
• Il Tempo titola: . Prosegue il quotidiano romano: .
• La Gazzetta dello Sport titola: . Continua la "rosea":
Nel post-gara il silenzio dei tesserati biancocelesti interpretato nell’articolo del Corriere dello Sport.
“La Lazio è furibonda Il silenzio fa rumore. L’ordine è arrivato dal diesse Fabiani: troppa tensione. La società non ci sta: dopo Napoli un caso anche a Torino. L’accusa: fallo su Immobile e palla fuori. Tifosi scatenati sui social: il fotogramma subito virale”.
Ci siamo capiti. Non ci sono le parole, le proteste, le denunce della Lazio perché sono rimaste strozzate in gola. Dicono di più i silenzi, fanno rumore. La furia della società, di Sarri e della squadra è palese, non c’è bisogno di manifestarla per capirne l’entità, la portata. Vietato parlare, esplodere, protestare. Questo silenzio stampa rumorosissimo l’ha ordinato il diesse Fabiani a fine partita per evitare che saltassero i nervi, che la furia dirompente di Sarri (diciamo le sue coloriture) e dei giocatori provocasse danni, intaccando le prossime partite. Zitti tutti, ma il frastuono è assordante. La Lazio è su tutte le furie, contesta il gol di Vlahovic per come è nato, fin dall’avvio dell’azione. Immobile aveva protestato ancora prima della rete chiedendo un fallo di Bremer. L’arbitro Maresca non l’aveva ravvisato. L’azione era proseguita, il pallone era arrivato a McKennie. Luis Alberto aveva richiamato subito l’attenzione di Maresca e del guardalinee Pagliardini per segnalare l’uscita del pallone. Senza essere calcolato. La Juve ha segnato e Maresca è stato accerchiato dai biancocelesti. La Lazio non sente ragioni su ogni interpretazione che coinvolge arbitro, guardalinee, Var.
Il metro. Non è solo il caso in sé. Le proteste della società non si limitano all’episodio del gol, ciò che trapela è che non è piaciuto il modo in cui Maresca ha cambiato metro di arbitraggio nel secondo tempo. Ad avviso della Lazio ci sono stati falli e gialli interpretati severamente nei confronti della Juve, diversamente da quanto era accaduto nel primo tempo. Il che ha fatto sospettare che si sia optato per una specie di bilanciamento dei torti, una compensazione-riparazione. I fatti di Torino si aggiung ono ai fatti di Napoli, ai gol annullati a Zaccagni e Guendouzi. Soprattutto a quello del francese, negato per un fuorigioco di Zaccagni. S’era discusso molto sulla sua posizione e non tutte le interpretazioni avevano convinto la società, Sarri e i giocatori. L’arbitro era Colombo, fu richiamato dal Var per giudicare se la posizione di Zaccagni era attiva o meno. Con il suo movimento, si spiegò, aveva spinto Di Lorenzo a intervenire facendogli deviare il pallone sui piedi di Guendouzi, che fece partire un missile.
I tifosi. La Lazio in silenzio, i tifosi si sono sfogati sui social. "Era fuori!", l’urlo rimbalzato fin dalla diretta della partita. Sugli smartphone e ogni social il fermoimmagine di McKennie mentre controlla il pallone. Al di là delle interpretazioni visive il popolo biancoceleste s’è indignato e lamentato perché l’episodio non è stato fatto rivedere nell’attimo cruciale e neppure per tutto il resto della partita. Non s’è più tornati sull’analisi del caso, di solito gli episodi, soprattutto se così dubbi, vengono mostrati fino all’ipnosi, il riesame diventa un loop. "Vi rendete conto che non hanno ancora mostrato una cam buona dove si vede se la palla esce dalla linea o no? Assurdo...", è solo uno degli sfoghi raccolti live. Il fermoimmagine di McKennie nel frattempo era diventato il manifesto delle accuse della Lazio. La voce dello schermo.
► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:
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