Sabato 20 agosto 2022 - Torino, stadio Olimpico Grande Torino - Torino-Lazio 0-0

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20 agosto 2022 – Torino, stadio Olimpico Grande Torino - Campionato di Serie A, II giornata - inizio ore 18.30


TORINO: V. Milinkovic, Djidji, Buongiorno, Rodriguez, Singo (72' Lazaro), Ricci, Linetty (72' Lukic), Aina, Vlasic, Radonjic (83' Seck), Sanabria (72' Pellegri). A disposizione: Berisha, Gemello, Bayeye, Schuurs, Segre, Ilkhan, Adopo, Vojvoda, Garbett. Allenatore: Juric.

LAZIO: Provedel, Lazzari, Patric, Romagnoli, Marusic, S. Milinkovic (83' Luis Alberto), Cataldi (62' Marcos Antonio), Vecino (62' Basic), Felipe Anderson (71' Pedro), Immobile, Zaccagni (83' Cancellieri). A disposizione: Adamonis, Magro, Radu, Hysaj, Gila, Casale, Romero. Allenatore: Sarri.

Arbitro: Sig. Piccinini (Forlì) - Assistenti Sigg. Tolfo e Capaldo - Quarto uomo Sig. Marinelli - V.A.R. Sig. Di Paolo - A.V.A.R. Sig. S. Longo.

Note: esordio in serie A e in una competizione ufficiale con la maglia della Lazio per Marcos Antonio. Ammonito al 49' Cataldi, al 73' Marcos Antonio e al 90'+2' Lazzari tutti per gioco falloso, al 90'+4' S. Milinkovic, al 90'+4' Immobile per proteste. Angoli 6-4. Recuperi: 0' p.t., 3' s.t.

Spettatori: spettatori 16.530 per un incasso di Euro 294.824.


Manuel Lazzari
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Marcos Antonio
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Adam Marusic
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Sergej Milinkovic-Savic
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Ciro Immobile
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Felipe Anderson
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Matteo Cancellieri
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Patric in azione
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Toma Basic
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Alessio Romagnoli
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I calciatori convocati per la partita odierna

► Il Corriere dello Sport titola: "Ciro a metà, Lazio frenata. Torino aggressivo, a Immobile non bastano venti minuti di show. L’arbitro ferma l’ultima ripartenza. Si conclude senza gol la sfida tra Juric e Sarri: i granata meglio per un tempo poi i biancocelesti ritrovano tocchi e manovra. E alla fine recriminano".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: C’è tutto da perdere in queste partite piene di tritature, scocciature, cicatrici. Non perderle più aiuta la Lazio a credere nel valore della sofferenza. Per arrivare in Champions, prima o poi, dovrà pensare un po’ più in grande riaggiungendo i tocchi fini al suo calcio. Sarri è andato in bianco a Torino, di positivo ci sono la fase difensiva (non si lasciano più voragini) e lo spirito operaio davanti a 1.500 tifosi innamorati. Mau ha fallito il bis dopo la vittoria sul Bologna, non ha beccato gol e ha visto la squadra lottare oltre 90' contro i satanassi di Juric, paladino dei duelli a oltranza. Mau si è concesso prigioniero per 45 minuti, non ha chiesto magheggi. Ha ordinato di giocare a parità di lotta. Ha scelto una filosofia giurassica: la resistenza agli urti, i campanili su Milinkovic per provare a lanciare Immobile in verticale liberandolo dalla marcatura di Buongiorno e le ripartenze, piatto storico della casa, utile quando serve. Da un contropiede e da una spizzata, tutti provocati dal Sergente, sono nati i due colpi grossi sventati dal Toro. Ciro s’è divincolato da Buongiorno solo nei primi 20 minuti del secondo tempo. Il primo gol (in avvitamento) l’ha evitato Vanja, il fratello di Segej, il secondo Djidji. Poi in un’altra ripartenza i due Milinkovic si sono ritrovati faccia a faccia e Ricci ha salvato.

La sfida Juric-Sarri non è mai stata una sfida manganello contro righello. Il primo non si è snaturato, nel 3-4-2-1 ha lasciato il ribelle Lukic in panchina, ha lanciato Vlasic da titolare e ha ordinato ai suoi di tampinare e tamponare ogni laziale. Sarri sapeva di non potersela giocare come più gli garba, ha scelto la fisicità di Vecino (a sinistra). Il Toro ha costruito basso (sfruttando anche il portiere) e ha braccato alto. Vlasic ha ronzato attorno a Cataldi, Radonjic e Sanabria pressavano Patric e Romagnoli. Alla Lazio è stato permesso solo lo scarico di Provedel su Milinkovic, rasoterra o aereo. Sarri ha chiesto più coinvolgimento alle ali, non hanno accorciato, non hanno mai cercato lo scambio con le mezzali, andavano in profondità e si perdevano. E Ciro, inseguito da Buongiorno fino a centrocampo, non è riuscito a legare il gioco. Solo una volta, quando Felipe ha tagliato il campo e ha servito Zaccagni, la Lazio ha colpito liberando Marusic al tiro (muro di Milinkovic, il fratello-portiere). Poi ha rischiato quando Felipe ha perso palla dopo una pressione di Rodriguez, alto fino a ritrovarsi in porta (tiro sparacchiato).

La ripresa. All’intervallo il possesso palla era granata. I primi venti minuti della ripresa invece sono stati della Lazio. Ha chiuso meglio Sarri sganciando Marcos Antonio, Basic, Luis Alberto, Pedro e Cancellieri. I due spagnoli hanno duettato garantendo i tocchi di fino mancanti, creando pericoli su azione e su angolo (uno non concesso alla Lazio ha provocato proteste). È finita con una smanacciata di Vanja Milinkovic su corner del Mago e con l’arbitro Piccinini accerchiato dalla Lazio. Aveva concesso 3 minuti di recupero, ha fischiato al 94' e 14 secondi. Dopo la rimessa di Aina (battuta al 93' e 6 secondi), vana per il Toro, era scattato il contropiede laziale. A rigor di orologio e di tempo effettivo mancavano ancora 4 secondi. La Lazio non se li voleva perdere. A partita finita Milinkovic si è fiondato in campo, Ciro è esploso. Piccinini ha sventolato due gialli, totale di 5. Sarri avverta i suoi, quest’anno i fischietti saranno taglienti come i bisturi degli allenatori-dentisti.


Il Messaggero titola: "Lazio, un punto di domanda. I biancocelesti sbattono contro il muro del Torino: poco gioco, scarse energie, risveglio tardivo nella ripresa. Buona la tenuta difensiva, manca la qualità dei singoli".

Prosegue il quotidiano romano: Finisce tra le proteste per un contropiede negato ma a tempo scaduto, certo, con la sensazione di un torto, d’accordo, ma forse sono lacrime di coccodrillo. A essere onesti, rimane poco tra le dita, di questo 0-0 grigiastro, impiastricciato di intenzioni quasi nemmeno accennate, di vorrei ma non posso, di non riesco proprio. Si pensava meglio. Invece basta un Torino aggressivo ai limiti della ferocia per almeno un’oretta, anche se poi calerà di botto l’intensità difensiva, per fermare la Lazio: nella mezz’ora restante, quella in cui può giocare fronte alla porta dopo aver le sempre dato le spalle fin lì, la squadra di Sarri costruisce due palle gol con Ciro, ma è come se le mancassero le energie per piazzare l’affondo, energie fisiche o mentali vai a capire, ma a Torino un certo blocco si nota ancora. Se poi Sergej Milinkovic-Savic si astiene dalla creazione, come anche le due ali, vuol dire che manca anche la qualità, ossia praticamente tutto. E sarà per la frustrazione di scoprirsi ancora lontani dalla forma migliore, che alla fine i laziali beccano due ammonizioni dopo il fischio finale (a Immobile e a Milinkovic che era in panchina), perché l’arbitro Piccinini ha fermato l’ultimo contropiede, ma il tempo era fuggito già da una ventina di secondi.

Passo indietro. Nemmeno stavolta, come contro il Bologna, alla Lazio riesce di essere sarriana, ossia ariosa, fluida, offensiva, spettacolare. Macché. Ripassare un’altra volta, causa legittimi impedimenti. Se una settimana fa era stata l’inferiorità numerica a penalizzarla, ora è l’infernale pressing a uomo del Toro, marchio di fabbrica del tecnico Juric seguace di Gasperini. Di fatto, la Lazio è costretta a giocare spalle alla porta fin dalla prima impostazione del gioco, perché tutti, ma proprio tutti, a cominciare dai difensori, sono marcati a uomo sul tocco iniziale di Provedel, e non riescono mai a liberarsi dell’avversario diretto, né in dribbling, né con le triangolazioni. Non servirà nemmeno il ricorso ai lanci lunghi di Provedel dalle retrovie: i granata arpionano anche quelli. Nel Torino anche gli attaccanti fanno i marcatori, così si creano coppie fisse: Sanabria-Romagnoli, Vlasic-Cataldi, Radonjic-Patric, Ricci-Milinkovic, Linetty-Vecino, Aina-Lazzari, Singo-Marusic e i tre centrali difensivi vanno sul tridente laziale. Dieci tanghi a tutto campo, da cui la Lazio non cava un ragno dal buco, ossia una sola azione offensiva degna di nota, e molte palle perse e riconquistate dai granata, che termineranno il primo e il secondo tempo con la superiorità nel possesso (al 54%, ed è la seconda partita di seguito che Sarri ha la palla meno degli avversari: non gli piacerà). Non che la cosa comporti rischi per la difesa guidata bene da Patric (Romagnoli più incerto), anche se le sgroppate palla al piede di Radonjic almeno in avvio preoccupano, ma è solo per un’uscita a vuoto di Provedel su corner al 4’ che arriva l’unico pericolo: Singo sbaglia l’impatto di testa. Un’altra conclusione non nello specchio è di Sanabria, al 9’ da fuori area, dopo palla rubata a Sergej Milinkovic, ma siamo alle punture di spillo. Una sola volta la Lazio riesce a liberarsi di questa carta moschicida attaccata addosso che si ritrova, ed è al24’ grazie a una combinazione tra Zaccagni e Marusic, che non è felice nella conclusione ravvicinata sul portiere, Vanja fratello di Sergej.

Due occasioni. Serve che il Toro abbassi i ritmi, e infatti li abbassa per legge di natura a inizio ripresa, anche se sarà comunque sulle palle rubate, più che su azioni corali, che la Lazio avrà le sue occasioni, sul piede di Immobile, prima il sinistro poi il destro (10’ e 18’), ma una volta ci arriva il portiere, una volta Djidji, e insomma non è giornata. Una mezza opportunità se la acchitta Sergej al 20’, l’ottimo Ricci recupera, poi non succede nulla di che fino alla fine, nonostante entri un Luis Alberto che sembra ispirato. Di buono c’è che la tenuta difensiva è stata ottima, anche se di fronte non c’era l’attacco del Psg ,ma il lavoro di squadra si vede. E pure stavolta, dopo aver visto qualche minuto incoraggiante di Cancellieri nel finale, viene il dubbio che il pischello abbia bisogno di più fiducia, visto il Felipe moscio di queste prime due uscite: gli si chiede forse troppo per le sue forze, con quel lavoro di copertura? Ai posteri, con quel che segue.


Il Tempo titola: "Lazio bloccata. I biancocelesti fermati sullo 0-0 in casa del Torino con l'arbitro che stoppa l'azione f‌inale. Primo tempo di sofferenza, poi Immobile e Milinkovic falliscono le chance per la vittoria".

Prosegue il quotidiano romano: La Lazio soffre un tempo senza rischiare poi schiaccia il Torino ma fallisce almeno tre clamorose occasioni e riporta a casa solo un punto. Finisce 0-0 con la difesa biancoceleste impenetrabile e nuovi problemi offensivi che, peraltro, già erano emersi nella roulette russa contro il Bologna. Pari agrodolce, qualche rimpianto nel f‌inale quando, con il calo f‌isico dei granata e i cambi di Sarri per qualità nettamente migliori, si erano creati i presupposti per il successo laziale. Ci si è messo di mezzo anche il giovane arbitro Piccinini che di certo non ha agevolato gli assalti f‌inali. La novità di Sarri rispetto al Bologna è Vecino al posto di Basic, per il resto il tecnico confermata la squadra che aveva esordito in campionato, escluso ovviamente lo squalif‌icato Maximiano sostituito da Provedel. Juric presenta il miglior Torino possibile, rinfrancato dal blitz di Monza dopo i tormenti estivi. Davanti con Sanabria il duo slavo Radonjic e Vlasic mentre Lukic parte in panchina. Gara subito diff‌icile, come previsto duelli individuali, pressing esasperato e Lazio che ha diff‌icoltà a uscire dalla difesa. Il Toro domina il gioco, Buongiorno toglie il respiro a Immobile, Anderson soffre con Rodriguez che lo va a prendere pure nella metà campo avversaria.

Primo tempo a senso unico ma con poche azioni da gol per i padroni di casa per merito di una difesa che almeno non si disunisce e concede solo qualche tiro dalla distanza. L’occasione migliore la costruisce paradossalmente la Lazio con Marusic che spara addosso al Milinkovic granata dopo un’invenzione di Zaccagni. Cosi f‌inisce 0-0 e Sarri va negli spolgliatoi a pensare a qualche soluzione alternativa. La trova il tecnico toscano, perché la stanchezza comincia a rallentare le ripartenze granata e allora Immobile ha sul sinistro il tiro da tre punti: il portiere di casa respinge in angolo. Poi i cambi. Dentro Basic e Marcos Antonio per Vecino e Cataldi. Il brasiliano prende subito il giallo ma prova a far girare la squadra, ancora Ciro sbaglia sotto porta, anche Milinkovic si fa ipnotizzare dal fratello. Juric inserisce il f‌igliol prodigo Lukic, Lazaro e Pellegri, Sarri ci prova con Pedro, Luis Alberto e Cancellieri. Sale in cattedra Piccinini che taglie un angolo alla Lazio, ammonisce Lazzari e, allo scadere del recupero blocca una ripartenza di Pedro f‌ischiando la f‌ine. I laziali insorgono, giallo anche per Immobile e Sergej: una vergogna chiudere con cinquea mmoniti biancocelesti e zero del Torino, con i granata che hanno commesso tantissimi falli. Inoltre concedere solo tre minuti di recupero con dieci cambi è apparso addirittura persecutorio. Lazio sfortunata in queste prime due gare con gli arbitraggi, magari andrà meglio venerdì prossimo all’Olimpico contro l’Inter di Simone Inzaghi. Intanto stavolta ride Cairo: il nemico Lotito non può gioire.


La Gazzetta dello Sport titola: "Grinta Toro, Sarri resiste. Il gioco è granata ma poche occasioni. La Lazio si difende e punge di più. La squadra di Juric comanda per un’ora ma tira in porta solo una volta. Biancocelesti schiacciati, però hanno le migliori chance".

Continua la "rosea": Allenatori dalla personalità tonante, che danno un’impronta netta alle loro squadre. E che non riescono a superarsi. Questo è il terzo pareggio fra Torino e Lazio nei tre confronti con Ivan Juric e Maurizio Sarri alla guida. Ed è la terza volta che al tecnico del Toro girano un po’, per non aver raccolto di più. Nella scorsa stagione, è stato due volte ripreso nel recupero. Adesso invece non ci sono reti: al Toro resta la soddisfazione di aver governato di più il match, per aver anestetizzato le virtù più temute della Lazio. Ma Sarri tiene la contabilità delle occasioni più nette - le sue quattro - quindi si pensa davanti. Morale: opposizione difensiva spesso prevalente, nell’attenzione dell’ultima linea (Lazio) o nella capacità di recuperare a un errore (Torino), mentre nel resto c’è ancora qualcosa da sistemare. Ma essere perfetti alla seconda di campionato sarebbe rischioso e controproducente.

I motivi. In effetti la chiave granata sta nello sfruttare l’aggressività che toglie sicurezze agli avversari, oltre che velocità e facilità di passaggio profondo. Per un’ora, fino all’inevitabile calo fisico poi compensato dalle sostituzioni, la mossa riesce. Però non si tramuta in chance perché dopo la riconquista c’è spesso un errorino nel penultimo o ultimo passaggio. E quando la Lazio si rintana in corner, i granata non riescono a trovare la misura per i cross da spingere in rete, nonostante le uscite a vuoto di Provedel. Dall’altra parte, la soluzione per evadere da una rabbiosa opposizione è quella di avere anticipo e precisione nei tempi di gioco. Non riescono, anche se la Lazio ha più fisico a centrocampo, più centimetri. Ma spesso annaspa. Vecino debutta dall’inizio, male, mentre Luis Alberto entra solo nel finale. Milinkovic non ha una controfigura adatta fra i mediani granata. Però i laziali sono impauriti dalle ringhiate altrui, perdono palla in uscita nel gioco verticale da area a centrocampo. Ricci non ha la statura di Milinkovic, certo, ma un’esuberanza fisica che permette di scippare palla. Pure i difensori salgono altissimi per impedire il secondo passaggio, la costruzione dei triangoli di fascia. La prima ora di supremazia granata dà il senso al match, non al risultato.

Le mosse. Juric propone il triangolo rovesciato: Vlasic centrale, soltanto Radonijc è più largo, sulla linea di Sanabria. Non 2+1, ma 1+2. Succede, quando affronta difese a quattro. E poi non c’è Lukic, riammesso in rosa dopo la ribellione della settimana scorsa, ma doppiamente degradato. Il capitano è Rodriguez, il serbo entra dopo. Vlasic è alla prima dall’inizio, cerca alla corte di Juric l’antico splendore: viene utilizzato come ombra di Cataldi, non fa rotta verso l’esterno, come Radonjic, ma cerca piuttosto l’entrata centrale, si avvicina a Sanabria. Un dieci, per dirla con i numeri. Quando ha palla gioca più di istinto che seguendo percorsi recepiti in allenamento, è naturale vista la breve convivenza con i granata. Radonjic, finora scintillante neoacquisto, corre dalla parte di Lazzari, per tenerlo basso: ci riesce impedendogli le volate, ma non ne mette a nudo le incertezze difensive. Radonjic accende gli urletti del pubblico quando parte, però non arriva quasi mai. Capita agli estrosi. Un tocco di troppo, uno sprint lasciando dietro la palla o trascinandola fuori: insomma alcune incertezze da giornata grigia. Anche quando tira: lontano dai pali. Alla fine così il Toro centra lo specchio una sola volta.

I lanci e i cambi. Quando i portieri lanciano lungo, quasi passandosi il pallone, il segnale che nessuna delle due sistemazioni riesce a produrre opportunità è chiaro a tutti. Quindi per togliere a una partita i lucchetti tattici, serve o un calcio piazzato o un indebolimento fisico che porti all’errore. La seconda opzione colpisce più il Toro nella ripresa: due palle perse (Linetty, Buongiorno) offrono a Immobile e Sergej Milinkovic il colpo grosso, ma il portiere (ottimo anche su Marusic) e Djidji lo negano. Quando Juric attinge dalla panchina, si torna in equilibrio anche se Sarri ha riserve con cifra tecnica elevata (Luis Alberto, Pedro). Ma nulla cambia. Per i fratelli Milinkovic il ritorno al cortile di casa, alle sfide da bambini, si chiude in armonia dopo una polemica per il fischio dell’arbitro a 3’15” dei 3’ di recupero, con la Lazio in contropiede. Tutti a discutere, pure loro. Poi si guardano e si abbracciano. Per non venir sgridati a casa.


► Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Ci sono tanti modi di valutare una partita. Dal pareggio a reti bianche di Torino, per esempio, Maurizio Sarri torna a casa con un po' di rammarico per le occasioni sprecate dalla sua Lazio. Ma anche con la consapevolezza di aver conquistato un punto al termine di un match dove c'era da soffrire: "Mi aspettavo questo tipo di partita. Dal numero delle occasioni meritavamo di vincere, ma se guardo la prestazione, devo dire che il Torino ha fatto una grande gara", l'analisi del tecnico biancoceleste. Con un po' di lucidità in più sottoporta, però, la Lazio avrebbe potuto conquistare il bottino pieno: "Ci dispiace non averla vinta perché la partita è andata come avevamo pensato. Ci aspettavamo il loro ritmo e la loro aggressività nella prima mezz'ora e li abbiamo controllati bene, poi sapevamo che questa intensità sarebbe calata. Non siamo riusciti ad approfittarne fino in fondo, ma dal punto di vista delle occasioni create abbiamo fatto bene. Abbiamo anche fatto una prestazione difensiva di buon livello, a tratti forse troppo attenti anche con gli attaccanti alla fase difensiva. Sono contento dell'applicazione e dell'attenzione". In sintesi? "A fine partita si parla di sofferenza, ma secondo le statistiche è finita cinque-sei palle gol a uno per noi".

La protesta. Al termine poi si sono accesi gli animi e la Lazio ha rimediato un paio di cartellini gialli per proteste (Milinkovic e Immobile) a partita ormai finita. Un episodio che vede Sarri assolvere i suoi giocatori e bacchettare l'arbitro Piccinini: "Alla fine il tempo era scaduto, se lui fischia la fine sul colpo di testa è normale, ma invece ha fischiato quando abbiamo rubato palla. Per questo si sono arrabbiati i giocatori. A volte gli arbitri se le cercano...". Dalla panchina. Col passare del tempo è calato il ritmo del Torino ed è cresciuta la Lazio, con Sarri che giudica così il contributo di chi è partito dalla panchina: "Non bisogna dare troppa responsabilità a certi ragazzi. Cancellieri ha fatto dieci gare nel Verona, non viene dal Milan, siamo contenti di ciò che sta facendo, ma il livello di inserimento deve essere graduale e per ora ci fa comodo in questi finali di partita. Poi, Marcos Antonio è entrato in una fase in cui la fisicità pesava meno, così come Luis Alberto. Sicuramente abbiamo effettuato dei cambi in relazione all’andamento della partita sapendo di mettere giocatori dello stesso livello di quelli che stavano uscendo".

50 volte Sarri. Alla fine la Lazio non ha ottenuto la vittoria come sperato, ma per Sarri rimane comunque partita a suo modo speciale perché gli ha permesso di tagliare il traguardo delle cinquanta panchine alla guida dei biancocelesti. E il bilancio è positivo soprattutto per un motivo: "I voti non mi piacevano a scuola, figuriamoci ora. L’aspetto positivo è che con questa squadra mi diverto tutta la settimana, sono contento", spiega il Comandante con il sorriso.



La formazione biancoceleste:
Provedel, Immobile, Vecino, Milinkovic-Savic, Romagnoli, Marusic;
Lazzari, Felipe Anderson, Cataldi, Patric, Zaccagni
La formazione iniziale biancoceleste in grafica




► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati per la gara odierna






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