Venerdì 19 gennaio 2024 - Riyadh, Al-Awwal Park Stadium - Inter-Lazio 3-0

Da LazioWiki.

Stagione

19 gennaio 2024 - Riyadh (Arabia Saudita), Al-Awwal Park Stadium - Supercoppa Italiana, Semifinale - inizio ore 22.00 locali (20.00 italiane)


INTER: Sommer, Pavard, Acerbi, Bastoni (66' de Vrij), Darmian, Barella (66' Frattesi), Calhanoglu (81' Asllani), Mkhitaryan, Dimarco, Lautaro Martinez (74' Arnautovic), Thuram (74' Sanchez). A disposizione: Audero, Di Gennaro, Dumfries, Sensi, Klaassen, Buchanan, Zopolato, Bisseck, Stabile, Stankovic. Allenatore: S. Inzaghi.

LAZIO: Provedel, Lazzari (83' Hysaj), Gila, Romagnoli, Marusic (66' Pellegrini), Guendouzi (51' Luis Alberto), Rovella (51' Cataldi), Vecino, Felipe Anderson, Immobile, Pedro (66' Isaksen). A disposizione: Sepe, Mandas, Patric, Kamada, Zaccagni, Casale, Kamenovic, Castellanos, Ruggeri, Sana Fernandes. Allenatore: Sarri.

Arbitro: Sig. Marchetti (Ostia Lido) - Assistenti Sigg. Baccini e Mokhtar - Quarto uomo Sig. Marinelli - V.A.R. Sig. Di Bello - A.V.A.R. Sig. Di Paolo – Riserva sig. Vecchi.

Marcatori: 17' Thuram, 50' Calhanoglu (rig.), 87' Frattesi.

Note: ammonito 64' Romagnoli, 70' Vecino, 79' Calhanoglu. Angoli 5 a 0. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.

Spettatori: 20.747.


Gustav Isaksen
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Matias Vecino
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Ciro Immobile
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Mario Gila
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Nicolò Rovella
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Pedro
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Matteo Guendouzi
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Ivan Provedel sventa un attacco nerazzurro
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Luis Alberto
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Una fase di gioco
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I calciatori convocati per la partita odierna

• Il Corriere dello Sport titola: “Napoli-Inter, era destino”. Prosegue il quotidiano sportivo romano: “Anche con la nuova formula vanno in finale i campioni e i vincitori della Coppa Italia. Impressionante show di gioco degli uomini di Simone Inzaghi: 23 tiri (7 a bersaglio), due traverse. Nerazzurri travolgenti, la Lazio non può nulla: Thuram sblocca la gara, Calhanoglu raddoppia su rigore, Frattesi sfrutta l’errore di Luis Alberto”.

Ma a che gioco stanno giocando? Visto che aveva quasi tutto da perdere, l’Inter ha decido di stravincere una partita che è finita ancor prima di cominciare: 3-0, sfilando come testimonial del made in Italy in un’eleganza sfarzosa, graziando una Lazio stordita per 90' completamente vuoti. Trentatré giorni non sono trascorsi invano e rispetto al 17 dicembre, lo 0-2 all’Olimpico, l’Inter è apparsa ancora più forte, più matura, più disinvolta, più tutto: la Lazio s’è inginocchiata subito, non si è mai rialzata, non ce l’ha fatta, e dall’incubo scatenato da Thuram, Calhanoglu e Frattesi è uscita sfigurata. Napoli-Inter è la finale più giusta della Supercoppa, tra chi va in giro con lo scudetto di Spalletti al petto e chi ha conquistato la Coppa Italia: ma pure sette mesi non sono volati via inutilmente e adesso qualcosa pare cambiato.

Gli indizi. L’Inter è la padrona assoluta della nottata e lo dimostra immediatamente: un indizio è semplicemente un indizio ma 12 occasioni (12) in 45' rappresentano le prove schiaccianti d’una superiorità impressionante, la sublimazione d’un calcio che raffigura Inzaghi, anzi lo esalta, che è poesia e anche prosa: l’Inter è tanta, è enorme, è gigantesca, è fisica e tecnica, è muscolare ed è talentuosa e la Lazio, in quel primo tempo dell’orrore, ingigantisce la statura di un’avversaria contro la quale pare quasi non si possa giocare. Inzaghi va di pilota automatico da destra (Pavard) a sinistra (Dimarco), o viceversa da Bastoni a Darmian: il resto accade in mezzo, con Barella e Mkhitaryan che sfondano le linee e con i loro bagliori oscurano persino Calhanoglu. La Lazio, senza Zaccagni perso nel riscaldamento, ha solo Vecino lucido e la tenacia di Romagnoli, poi boccheggia tra Marusic e Lazzari, non ha le coperture degli esterni né spessore in Rovella e va in catalessi, si sgretola da una parte e dall’altra e si ritrova in un bunker nel quale viene spinta a mani tese. L’Inter è bella, conquista, fa cose che gli umani... ma poi le rovina quasi tutte e se Dimarco, dopo cavalcata e traversone di Bastoni, non s’inventasse un colpo di tacco-assist per quel “mostro” di Thuram, sarebbe la fiera dei rimpianti.

Il dominio. In così tanto spreco s'annida il difetto - l’unico visibile a occhio nudo - dell’Inter, che a Provedel fa venire l’ansia (forte) ma non la paura: la traversa di Barella (37') è imprecisione millimetrica, ma in quel dominio ci sono poi imperfezioni più nette nelle conclusioni di Thuram (4', 17’ e 45'), di Bastoni (9') e Darmian (23' e 43') di Calhanoglu (35'), di tutti gli altri che s’aggiungono al festival. Dettagli della mattanza.

Chiusa in fretta. C’è una sola squadra a Riyad, in una semifinale impari, e l’Inter resta maestosa nella ripresa, la chiude (5') con Calhanoglu dal dischetto per imprudenza di Pedro su Lautaro, poi insiste e (si) diverte. Il Toro non sa starsene con le mani in mano e deve accontentarsi di una traversa (7'), Calha la sistema fuori d’un palmo e Sarri, disperato, s’arrende quando neanche Luis Alberto e Cataldi (per Guendouzi e l’inconsistente Rovella) riescono a incidere, anzi... L’Inter non indietreggia, se ne sta nella trequarti altrui conquistata dal fischio d’inizio, fa sentire a Provedel il vento di traversoni insidiosi, e governa attaccando, per non correre rischi o per dilagare con Frattesi (42') e avvertire Mazzarri. Le statistiche, impietose, sono lame nella carne di Sarri: possesso sempre oltre il 60%, 23 tiri (veri) a 5 pallidi, ma soprattutto un abisso a separare quell'Inter, che profuma di freschezza, dalla Lazio rosolata a fuoco possente. Quando è troppa (Inter), è troppa.


Il Messaggero titola: .


La Gazzetta dello Sport titola: .

Continua la "rosea":






La formazione biancoceleste:

La formazione iniziale biancoceleste in grafica dove è presente Zaccagni poi rimpiazzato da Pedro



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati in grafica






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