Domenica 10 febbraio 1980 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Ascoli 0-1

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10 febbraio 1980 - 2031 - Campionato di Serie A 1979/80 - XX giornata

LAZIO: Cacciatori, Tassotti, Citterio, Manfredonia, Pighin, Zucchini, Garlaschelli, Montesi, Todesco (80' A.Lopez), D'Amico, Viola. A disp.: Avagliano, Manzoni. All. Lovati.

ASCOLI: Pulici, Anzivino, Boldini, Perico (88' Castoldi), Gasparini, Scorsa, Torrisi, Moro, Anastasi, Scanziani, Bellotto. A disp.: Muraro, Iorio. All. G.B. Fabbri.

Arbitro: Redini (Pisa).

Marcatori: 31' Perico.

Note: dopo la partita è iniziata la contestazione dei tifosi. I giocatori sono rientrati negli spogliatoi sotto le grida dei tifosi Lovati vattene e Radice, Radice.

Spettatori: 30.000 circa di cui 13.114 abbonati più 14.300 paganti per un incasso di £. 48.382.500.

Una Lazio priva di gioco e di grinta, gracile in ogni reparto, è stata facile preda dell'Ascoli che pur non disputando una partita eccezionale, avrebbe potuto arrotondare vistosamente il successo ottenuto per una rete a zero. Nella squadra di Lovati erano assenti Giordano e Wilson squalificati. Alla viglia della gara è sembrato naturale concedere un certo fondamento ai timori dell'allenatore biancoazzurro. Ma il crollo dei romani è stato così totale, specialmente sul piano dell'orgoglio, da far sospettare che anche con i due giocatori in campo, la Lazio, forse, sarebbe riuscita solo a mascherare un po' meglio le sue allarmanti carenze.

L'attacco, formato dalle due punte Garlaschelli e Todesco, non è praticamente esistito. D'Amico, al quale era stato affidato il ruolo di regista, non è mai riuscito ad entrare nel vivo della partita sbagliando quasi tutti i suggerimenti che finivano fra le gambe degli avversari. Manfredonia, non più abituato al ruolo di libero, ha tentato di turare falle che si aprivano in ogni lato della difesa. Gli altri hanno recitato la parte di mediocri comparse con una nota negativa particolare per il portiere Cacciatori, che ha avuto una grossa parte di responsabilità sul gol incassato. I limiti dei laziali sono apparsi ancora più allarmanti nel secondo tempo, quando hanno tentato con azioni caotiche, prive della più elementare logica calcistica, di rimontare lo svantaggio.

Di fronte ad un avversario tanto malandato. all'Ascoli è stato sufficiente disputare una gara normale per vincere in tutta tranquillità. Tuttavia la squadra di Fabbri merita più di un elogio per aver mostrato un calcio lineare, con giocatori che si smarcano in profondità e sanno trovarsi puntuali all'appuntamento con il passaggio. La manovra dei marchigiani specialmente quando nella ripresa, con la rete di vantaggio, ha potuto sfruttare più assiduamente i larghi spazi per il contropiede, è stata applaudita a scena aperta dagli sportivi dell'Olimpico.

Alla «festa» ascolana è mancato Anastasi, brillante nelle precedenti prestazioni, stranamente abulico nella partita di ieri. Fra l'altro l'attaccante ha mancato clamorosamente il gol del raddoppio, imitato, però anche da Scanziani. La scarsa abilità nel tirare in porta, è sembrata l'unica nota negativa nella formazione di Fabbri. Ma riuscire a smarcare parecchie volte l'uomo in area, è un merito che non va trascurato. A tale proposito si impone una citazione particolare per Moro, vero fulcro di gioco dell'intera squadra. Intelligente nei passaggi, pronto nell'iniziativa, tenace nei contrasti, il classico regista marchigiano ha sciorinato una serie di numeri imponendosi nettamente nel ruolo di migliore in campo. Intorno a lui hanno giostrato uomini che forse non sono dei fuoriclasse individualmente, ma che hanno saputo interpretare alla perfezione il gioco di squadra in cui tutti portano il contributo per una piacevole manovra collettiva.

Una vivace contestazione è stata riservata a Lovati da un folto gruppo di tifosi laziali i quali, scavalcata la vetrata che divide la curva sud dalla tribuna Monte Mario, si sono portati nel settore dietro la panchina dell'allenatore. E' stato più volte invocato il nome di Radice mentre veniva scandito il coro: "Lovati vattene". Sugli spalti della curva nord si trovavano gli squalificati Giordano e Wilson che hanno voluto seguire la gara fra i tifosi. Anche per loro non è stato un pomeriggio felice. Hanno raggiunto gli spogliatoi con il volto scuro cercando di evitare le imbarazzanti domande. Lovati è apparso particolarmente teso e nervoso. Rivolgendo indirettamente una accusa alla società per la campagna acquisti, l'allenatore ha detto tra l'altro: Non sono un mago che tira fuori dal cilindro i giocatori.

Fonte: La Stampa