Domenica 23 ottobre 1994 - Genova, stadio Luigi Ferraris – Genoa-Lazio 1-2

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Stagione

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23 ottobre 1994 - 2620 - Campionato di Serie A 1994/95 - VII giornata

GENOA: Tacconi, Torrente, Delli Carri (89' Nappi), Manicone, Galante, Signorini (46' Van't Schip), Ruotolo, Bortolazzi, Onorati, Skuhravy, Marcolin. A disp.: Micillo, Francini, Padovano. All. Scoglio.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Favalli, Di Matteo, Bergodi, Chamot, Casiraghi (74' Rambaudi), Fuser, Boksic, Winter, Signori. A disp.: Orsi, Cravero, Bacci, Venturin. All. Zeman.

Arbitro: Braschi (Prato).

Marcatori: 66' Marcolin (rig), 78' Negro, 88' Signori.

Note: ammoniti Bergodi, Fuser per la Lazio, Marcolin e Galante per il Genoa. Calci d'angolo: 1-8.

Spettatori: 30.000 circa.

Marchegiani salva in uscita
Di Matteo contro Delli Carri
Negro esulta dopo la rete
La traversa di Boskic
Signorini cerca di fermare il Croato
Il biglietto della gara

Franco Scoglio aveva previsto quasi tutto, risultato compreso. "Non finirà in pareggio" aveva garantito l'ineffabile professore di Lipari in una delle sue estemporanee esternazioni settimanali. Ed aveva aggiunto che tra Genoa e Lazio numerosi sarebbero stati i fuorigioco (una dozzina in totale) e tantissimi i falli (peraltro rilevati raramente dal toscano Braschi, un giovane arbitro all'inglese che lascia giocare). Quella che Scoglio non aveva probabilmente previsto era la domenica di grazia del croato Alen Boksic, che per novanta minuti ha tenuto in ansia la pur munitissima retroguardia ligure, riuscendo a stabilire il singolare primato di tre pali colpiti con due soli tiri (una sua conclusione, infatti, ha carambolato tra traversa e montante. Adesso, mentre per almeno sei ore la Lazio può illudersi di avere agganciato in classifica la Roma, Scoglio ha il diritto di esibire i suoi meriti tattici, che per una settantina di minuti hanno tenuto in scacco la "zona" di Zeman e la maggior caratura tecnica della squadra romana. Dopo aver studiato meticolosamente il 4 3 3 del "mister" boemo, che non lo modificherebbe di una virgola neppure se crollasse il mondo, Scoglio ha deciso che era il caso di opporre una muraglia al trio dei centrocampisti avversari, oltretutto privati dei frequenti rientri di Rambaudi, dirottato in panchina per fare posto a un Casiraghi a tratti disastroso. E successo così che a Fuser, Di Matteo e Winter si opponessero addirittura cinque avversari, che da destra a sinistra erano Ruotolo, Manicone, Bortolazzi, Marcolin e Onorati. Soverchiata numericamente nella zona centrale del campo, inevitabilmente la Lazio stentava a stabilire adeguati collegamenti fra difesa e attacco. Andava così a finire che i quattro della retroguardia spedivano lunghi palloni alla ricerca degli spunti di Casiraghi, Boksic e Signori, che diligentemente tentavano continui incroci. Delle tre punte, però, soltanto Boksic era in giornata, rapido, caparbio e potente. Signori avrebbe latitato per almeno 40' prima di entrare in partita, incidendo però in modo determinante sul risultato, mentre Casiraghi avrebbe combinato poco o nulla, fino a meritarsi di essere sostituito a poco più di un quarto d'ora dalla fine. Ritmo, grinta e aggressività erano le armi del Genoa, che però poteva pungere poco perché in avanscoperta agiva soltanto Skuhravy (finalmente dimagrito), al quale si incaricavano di fornire un saltuario appoggio Ruotolo e Onorati. Il primo tempo trascorreva senza troppi brividi, anche se il gioco era veloce e frizzante, grazie soprattutto alle travolgenti incursioni di un Boksic praticamente inarrestabile. Se Tacconi era bravo a deviare una conclusione di Fuser e se un calcio piazzato di Signori sfiorava la traversa, Marassi diventava una bolgia di proteste allorché c'era un sospetto spintone di Chamot a Skuhravy in piena area biancazzurra. Uno stiramento costringeva Signorini a restare nello spogliatoio e Scoglio ad arretrare Bortolazzi nel ruolo di "libero" e inserire l'olandese Van't Schip. Chissà se indebolito dalle forzate modifiche tattiche o fiaccato dalla frenetica andatura del primo tempo, il Genoa pareva opporsi meno validamente alle più frequenti offensive della Lazio, che dopo 20' veniva però tradita da un pasticcio difensivo che vedeva il portiere Marchegiani nel ruolo del protagonista principale, capace di uscire fuori tempo dalla propria area per contrastare goffamente Skuhravy. Il risultato era che Bergodi doveva atterrare Ruotolo e che Marcolin trasformava il sacrosanto rigore. La Lazio impiegava 5' per superare il contraccolpo psicologico dello svantaggio. Quando ci riusciva, Rambaudi era appena entrato per rimpiazzare Casiraghi e per conferire vivacità e imprevedibilità a un attacco che proseguiva a esibire un grande Boksic e che stava ritrovando anche il miglior Signori. Dopo l'incredibile carambola traversa montante di Boksic, il gol del pareggio lo confezionava un cross radente di Rambaudi, sul quale Negro sbucava dalla moltitudine per deviare il pallone in porta. Stimolati dalla prospettiva di conquistare i tre punti, Genoa e Lazio però non ci stavano proprio a pareggiare. Se ne accorgeva Marchegiani, che doveva opporsi a Ruotolo e a Van't Schip. Se ne accorgeva soprattutto Tacconi, addirittura prodigioso allorché sventava le conclusioni di Signori e Boksic. Ma neppure il "nonno" del campionato (37 anni compiuti) poteva fare nulla allorché Signori gli arrivava davanti, dopo aver messo fuori causa Marcolin, per batterlo in uscita. In dieci minuti la Lazio era transitata dalla sconfitta alla vittoria e aveva ritrovato il suo "bomber" più collaudato. Al Genoa non restava che consolarsi con gli applausi di riconoscenza del suo pubblico.

Fonte: Corriere della Sera