Domenica 26 novembre 1978 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Verona 1-0

Da LazioWiki.

Stagione

Turno precedente - Turno successivo

26 novembre 1978 - 1982 - Campionato di Serie A 1978/79 - IX giornata

LAZIO: Cacciatori, Tassotti, Martini, Wilson, Manfredonia, Cordova, Garlaschelli, A.Lopez (46' Ammoniaci), Giordano, D'Amico, Badiani. A disp.: Fantini, Cantarutti. All. Lovati.

VERONA: Superchi, Spinozzi, Antoniazzi (70' D'Ottavio), Esposito, Gentile, Negrisolo, Guidolin, Mascetti, Musiello, Massimelli, Bergamaschi. A disp.: Pozzani, Guidotti. All. Chiappella.

Arbitro: R. Lo Bello (Siracusa)

Marcatori: 9' Giordano (rig).

Note: giornata di pioggia, terreno scivoloso. Espulsi al 44' Badiani e Spinozzi per reciproche scorrettezze. Ammoniti: Negrisolo e Giordano. Calci d'angolo: 8-4 a favore del Verona. Antidoping negativo.

Spettatori: 25.000 circa (10.317 paganti oltre i 14.450 abbonati) per un incasso di £. 29.787.300.

Superchi para su Garlaschelli
La rete di Giordano su rigore
(gent.conc. Francesco Di Salvo)
La curva dei supporters laziali
Giro di campo dei tifosi
I supporters biancazzurri

Se nel gioco del calcio contassero i punti, secondo le regole del pugilato, il Verona avrebbe potuto lasciare l'Olimpico portandosi via almeno un risultato di parità che, tutto sommato, avrebbe finito per accontentare più la Lazio che la compagine allenata da Chiappella. Avendo invece valore soltanto i gol, l'unica rete messa a segno da Giordano, che ha sfruttato un discutibile calcio di rigore all'inizio della partita, ha consentito alla Lazio di cantare (timidamente) vittoria. L'episodio è accaduto al 9': su un cross di Tassotti, la palla stava per essere raggiunta da Giordano che cadeva in area dopo un contrasto con Guidolin. Il centravanti era abile nell'accentuare il capitombolo inducendo Lo Bello a indicare il dischetto dagli 11 metri. «Di buono c'è solo il risultato» è stato il commento negli spogliatoi di Lovati, il quale ha centrato con molta sportività il significato della gara. La Lazio, infatti, ha offerto una desolante immagine di impotenza, di confusione tattica, di contenuto agonistico pressoché inesistente, contro un gagliardo Verona che ha costruito tanto gioco ma è stato sfortunatissimo nelle conclusioni.

A rendere ancora più ardua la difficile rimonta dei veneti, ci si è messo anche il portiere Cacciatori, che con due o tre parate decisive si è imposto tra i migliori. La squadra di Lovati, impostata con Badiani arretratissimo per consentire a D'Amico di sbizzarrirsi senza compiti di filtro accanto alle punte Giordano e Garlaschelli, ha mostrato il solito difetto che è quello di trovarsi in grosse difficoltà quando le circostanze le impongono di difendersi, in contrasto con la sua natura di squadra offensiva. Un Cordova in ottima vena, che ha retto da solo il centrocampo, il gran correre di Martini (spesso, però, a vuoto), i tempestivi interventi difensivi di Manfredonia opposto a un mobilissimo Musiello, oltre al citato Cacciatori, sono stati praticamente gli unici elementi che hanno fornito un decisivo contributo nel condurre in porto lo stentato successo. Per gli altri giocatori buio pesto, con particolare riferimento al fronte d'attacco che non ha saputo sfruttare un paio di clamorose azioni in contropiede, nel finale della gara, quando tutto il Verona era proteso in avanti nel tentativo di riequilibrare le sorti della contesa. L'unico episodio di rilievo lo aveva fornito Giordano, subito dopo aver segnato il gol, con una strepitosa serpentina e tiro finale bloccato in volo da Superchi. Ben più consistente doveva rivelarsi più tardi l'offensiva degli ospiti, nonostante l'assenza, nelle loro file, di uomini importanti come Logozzo, Franzot, Calloni e Trevisanello.

Pur decimato e con un gol-lampo al passivo, il Verona cominciava a macinare gioco con una manovra più limpida e scorrevole che trovava in Mascetti, Negrisolo, Massimelli, Musiello e nel temibilissimo Bergamaschi, gli atleti di maggior spicco. La Lazio stentava a tamponare la pressione avversaria, si muoveva impacciata non riuscendo a trovare il filo per controbattere. Mascetti sfiorava la traversa al 30' e cinque minuti più tardi Wilson, con tuffo fortunato di testa, riusciva a respingere un tiro di Musiello scagliato da corta distanza. La gara si manteneva su toni agonistici piuttosto elevati. Al 45' l'arbitro decideva di espellere Badiani e Spinozzi per reciproche scorrettezze, dopo che il terzino veneto aveva commesso un brutto fallo su Lopez, costretto a lasciare il campo. Con il difensore Ammoniaci al posto del centrocampista infortunato e priva di un corridore come Badiani, per la Lazio aumentavano notevolmente la difficoltà. A questo punto cominciava lo «show» di Cacciatori, che opponeva tutta la sua bravura al tiro al bersaglio dei veneti i quali sbucavano, incontrastati, da tutte le parti. Al 50' il portiere biancoazzurro sventava un fortissimo tiro di Guidolin: due minuti prima Bergamaschi aveva sfiorato il palo. Convinti di poter acciuffare il pareggio, i veneti accentuavano la loro offensiva e al 64' andavano vicinissimo al gol, non realizzato per la bravura di Cacciatori ma anche per una gran dose di fortuna: si accendeva una mischia in area laziale, tirava Musiello, il portiere ribatteva, riprendeva il centravanti veneto e stavolta era Manfredonia a fermare sulla linea il pallone che sembrava destinato irrimediabilmente in porta. Quattro minuti più tardi Cacciatori si faceva sfuggire la sfera dopo una punizione calciata da Mascetti, ma mentre Massimelli stava per assestare il colpo di grazia il portiere riusciva ancora a deviare in angolo. Chiappella tentava il tutto per tutto: a un quarto d'ora dalla fine faceva uscire il terzino Antoniazzi e inseriva in attacco il giovane D'Ottavio. Il ragazzo, nei pochi minuti che è stato in campo, si è rivelato una delle sorprese più liete con i suoi tiri secchi e rapidi che per due volte fallivano d'un soffio il bersaglio. Anche a Garlaschelli capitavano due grosse occasioni che sbagliava clamorosamente. Sarebbe stata una punizione davvero eccessiva per un Verona già beffato dal rigore di Giordano.

Fonte: La Stampa