Domenica 29 gennaio 1978 - Roma, stadio Olimpico – Lazio-Genoa 0-0

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29 gennaio 1978 - 1955 - Campionato di Serie A 1977/78 - XVI giornata

LAZIO: Garella, Pighin (60' Clerici), Ghedin, Wilson, Manfredonia, Cordova, Garlaschelli, Agostinelli, Giordano, Lopez, Badiani. A disp.: Avagliano, Pivotto. All.: Vinicio.

GENOA: Girardi, Silipo, Ogliari, Onofri, Secondini, Castronaro, Damiani, Arcoleo, Pruzzo, Mendoza, Rizzo. A disp.: Tarocco, Ferrari, Urban. All.: Simoni.

Arbitro: sig. Lops (Torino).

Note: giornata plumbea, terreno scivoloso. Ammoniti: Mendoza, Wilson, Giordano, Pruzzo. Angoli 7-1 per la Lazio.

Spettatori: 25.000 circa (7.653 paganti).

Garlaschelli in azione
Da l'Unità: la cronaca della gara
Onofri e Castronaro in contrasto su Agostinelli
Un'azione della gara
Un'azione della gara
Pruzzo ostacolato da Wilson

Il Genoa ha sfiorato all'Olimpico il colpo a sorpresa. Contro la Lazio di Vinicio, che anche oggi ha dimostrato il volto di squadra indecifrabile, gli uomini di Simoni, con un pizzico di convinzione in più, avrebbero potuto trasformare in due punti sonanti la netta superiorità dimostrata specialmente nel finale. Ma proprio allo scadere del tempo è accaduto un episodio che ha rischiato di beffare i rossoblu: cross di Ghedin, palla a Giordano in area, spostato sulla destra: questi stoppava accingendosi a calciare, Ogliari alzava la gamba colpendo il centravanti laziale. L'arbitro Lops ordinava di continuare, ravvisando evidentemente nell'intervento del difensore genoano la non volontarietà del fallo. Sulla vicenda si accendevano in campo e negli spogliatoi accese discussioni, con invocazioni alla moviola in veste di giustiziere. A parte il responso dell'occhio «magico» domenicale, che tra l'altro non sempre riesce a cancellare il dubbio, da una valutazione complessiva della gara è emerso comunque a chiare note che la Lazio non avrebbe meritato di più dello zero a zero maturato sul campo. In altre occasioni poco fortunate, i biancocelesti erano riusciti almeno a divertire il pubblico. Stavolta, invece, ci sono scappati solo sbadigli (nel migliore dei casi) e parecchi fischi di disapprovazione. Si è notato fin dalle prime battute che la Lazio e il suo allenatore non avevano azzeccato la giornata giusta. Per quasi mezz'ora non si è capito quale avversario volesse assegnare a Damiani la panchina biancoazzurra. Nel caos generale, emergeva uno sconcertante punto fisso: il terzino Pighin che vagava solitario nelle retrovie, totalmente disoccupato. Il Genoa organizzava una manovra perfetta a centrocampo che non tardava a sovrastare nettamente gli avversari nella fase di filtro e si dimostrava anche bravissimo nei rilanci in sostegno delle punte avanzate Pruzzo e Damiani. Al centrocampo rossoblu, che poteva valersi dell'apporto pressoché uguale e costante dei suoi uomini guidati da un ottimo Rizzo, non riusciva, infatti, ad opporsi efficacemente il reparto avversario.

L'anarchia tattica dei laziali a tratti si accentuava quando Wilson o Manfredonia si portavano avanti rimediando solo brutte figure. C'è però da dire che lo stopper è riuscito a cancellare Pruzzo, apparso non molto brillante, al contrario di Damiani, una continua lancia nel fianco della Lazio. Tuttavia lo stesso Pruzzo, Damiani, Mendoza, Rizzo, riuscivano a portare più di un pericolo alla rete difesa da Garella. Alla Lazio capitava la più grassa occasione della gara al 27' con Cordova, giunto solo davanti a Girardi dopo un perfetto triangolo con Giordano. Ma il centrocampista falliva incredibilmente il bersaglio. Quattro minuti più tardi Garlaschelli colpiva la traversa in seguito ad un calcio di punizione. Si trattava di episodi isolati che non avevano seguito. A questi sussulti biancoazzurri, il Genoa continuava ad opporre la sua gara regolare, precisa in difesa, ordinata a centrocampo. Per chiudere la storia del primo tempo va ricordato che al 21' Damiani era stato sgambettato piuttosto vistosamente da Wilson. Il dubbio di un fallo da rigore non è stato completamente cancellato. Nella ripresa, dopo un'ora di gioco, Vinicio si accorgeva improvvisamente di aver un Pighin in più, completamente inutilizzato nelle retrovie. Il tecnico brasiliano faceva entrare Clerici al posto del difensore nel tentativo di comporre il tridente Clerici Garlaschelli Giordano, che avrebbe dovuto scardinare le ultime resistenze nemiche. Invece, la piega della gara prendeva tutt'altro verso. Sbilanciati in avanti, i laziali hanno ripetutamente rischiato di farsi infilare da un contropiede che aveva ancora in Damiani e in qualche occasione Pruzzo, validissimi interpreti. Il centravanti non sembrava più tanto soggiogato da Manfredonia, il quale deve aver dimenticato che la confidenza, quando è eccessiva, può giocare brutti scherzi. Pruzzo, infatti, rispolverando all'improvviso uno dei suoi caratteristici guizzi, raccoglieva un cross di Castronaro e colpiva la palla di testa spedendola sul palo interno della rete di Garella. Con un «millimetro» di fortuna, la sfera avrebbe potuto terminare la traiettoria in rete. In precedenza due volte Damiani e una volta Rizzo, avevano portato lo scompiglio negli ampi varchi lasciati dai biancoazzurri in fase sempre più decrescente.

Aveva, quindi, ragione Simoni negli spogliatoi, quando ha detto: Mi va bene anche un punto. Ma se avessimo saputo sfruttare bene la partita, avremmo potuto tranquillamente vincere. Vinicio si è lamentato del rigore non concesso che avrebbe premiato almeno la buona volontà della sua squadra. Nel girone di andata — ha ricordato con una punta di rabbia il brasiliano — proprio contro il Genoa subimmo una sconfitta immeritata per un fallo da rigore inesistente. Mentre si rievocano i fantasmi la classifica corre. Sarebbe quindi più opportuno che Vinicio e compagni si mettessero al passo, ammesso che abbiano ancora nei polmoni e nelle gambe le energie sufficienti.

Fonte: La Stampa