Giovedì 13 agosto 1987 - Serramazzoni, Stadio Comunale - Reggiana-Lazio 1-1

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13 agosto 1987 - Amichevoli pre-campionato stagione 1987/88 - III amichevole

REGGIANA: Cesaretti, Albi (57' Montanari), Cornacchia, De Agostini (73' Di Curzio), Polverino, Poggi (46' Neri), Perugi (64' Battigello), Bellatorre (70' Ferretti), Cornacchini, Carotti (57' Dominissini), D'Agostino (84' Pizzetti). All. Santin.

LAZIO: Martina, Marino (46' Brunetti), Gregucci, Esposito, Acerbis (46' Beruatto), Piscedda, Savino, Caso (46' Pin), Galderisi (46' Fiorini), Muro, Nigro (46' Rizzolo). All. Fascetti.

Arbitro: Girotti (Bologna).

Marcatori: 4' Piscedda, 78' Battigello.

Note: Spettatori circa 2.000, tempo buono, presenti tra gli altri Brighenti, Marino, Cataldo, Vitali, Previdi, Damiani e Bulgarelli.

L'articolo de Il Messaggero

La Gazzetta dello Sport titola “Galderisi delude, Lazio bloccata dalla Reggiana – Il nuovo centravanti biancazzurro, troppo solo, ha sbagliato molto – Laziali in vantaggio con Piscedda, il gol emiliano siglato dal sedicenne Battigello – Monelli in panchina”.

Serramazzoni – Le “spie” hanno mille occhi. Quando poi gli occhi sono quelli di Pier Paolo Marino, il direttore generale della Roma, allora diventa obbligatorio, per la Lazio, cercare per lo meno di non fare brutta figura. Un tentativo che alla squadra di Fascetti riesce solo in parte. In questa terza ed ultima amichevole prima del gran galà al Flaminio col Milan, in programma per il 20. Rispetto alla goleada col Prato (6-0) si è trattato di un passo indietro. Certo la squadra ha giocato un tantino più contratta, un calo previsto probabilmente da Fascetti, vista la fisionomia del tutto inedita con cui la Lazio si è presentata in campo.

Parecchie le novità rispetto, appunto, alle precedenti amichevoli, a cominciare dalla retroguardia schierata con Marino e Gregucci in marcatura, dietro ai quali va a piazzarsi Caso, nel ruolo, non certo del tutto nuovo per lui, di libero. Acerbis, liberato da compiti di controllo sull’uomo, agisce in sostegno al centrocampo in linea con Piscedda. Una disposizione tattica tutt’altro che fissa, visto che i due terzini giocano larghi, pronti ad infilarsi nei corridoi liberi ed a sfruttare, da autentiche torri, la loro altezza sotto porta in occasione di cross.

La Reggiana, ritenuta da tutti come la futura probabile “reginetta” del girone A della C-1, si dimostra fin dall’inizio un avversario ostico, pur priva di De Vecchi e con Carotti al debutto reduce da una tendinite. E sono proprio gli emiliani ad uscire per primi dal guscio, al 3’, con un bel colpo di testa di Cornacchini, il migliore tra i suoi nonostante lo stretto controllo a cui lo sottopone Gregucci. Su una azione di rimessa, è però la Lazio ad andare in gol; splendida l’azione che si sviluppa sulla destra con Savino che pesca Piscedda, del tutto libero dall’altra parte, pronto a battere in rete. Il raddoppio è solo sfiorato al 20’, quando Nigro colpisce la traversa.

La Lazio si muove bene, in fase di appoggio con Muro impegnato in tutte le zone del campo; è lui l’autentico regista di questa squadra. Ma davanti Galderisi è troppo solo e sbaglia anche i pochi palloni giocabili. Monelli, infatti, ancora afflitto dai postumi di una distorsione al polpaccio destro, rimane prudenzialmente in panchina. La Lazio certamente sembra in grado di controllare la partita ma sono impreparati. I 45’, infatti, sono tutti a favore della Reggiana, agile, spregiudicata, in grado di produrre una montagna di occasioni da gol. Su una di queste, al 78’, Martina, per la prima volta quest’anno, è costretto a capitolare. Il colpevole è un esordiente di sedici anni, Massimiliano Battigello, madre trentina e padre del Ghana. Lui di solito gioca nella Beretti. Se gli avessero detto che gli sarebbe toccato segnare un gol alla Lazio, intervento deciso su respinta del portiere, non ci avrebbe creduto.

Il Messaggero racconta la gara che segna la fine del ritiro di Serramazzoni, titolando “Lazio, fermati e contenti – Primo parziale stop dei biancazzurri: 1-1 a Serramazzoni contro la Reggiana – Segna subito Piscedda, poi la squadra tira un po’ il fiato”.

Serramazzoni – C’è tanta luce e non tanta Lazio. Non certo quella che a Forte dei Marmi, contro il Prato, arrivò a stupire tutti con la sua travolgente voglia di vincere e di correre. Fascetti e Sassi i primi ad allibirsi per quella performance sregolata, potranno oggi rilasciare commenti più sereni per una squadra che, ieri contro la Reggiana, ha finalmente mostrato tutti i segni di una preparazione che più dura non si può. Il test era di quelli veri. La Reggiana di Santin e Previdi, che è stata costruita per obiettivi nobili, con esperti centurioni come Carotti e De Vecchi (ieri a riposo) e una infornata di giovani rampanti, tra i quali ieri particolarmente brillanti Poggi e D’Agostino. C’era anche a bordo campo una bella rappresentanza di direttori sportivi, richiamati, probabilmente, dalla curiosità di vedere da vicino questa Lazio delle meraviglie.

Non è stata, nell’occasione, una Lazio delle meraviglie. Sicuramente una squadra che per almeno quarantacinque minuti ha dimostrato di saper tenere il campo con ordine e padronanza. Un gol dopo quattro minuti e poi un tranquillo remare sino al termine del primo tempo in una partita che si immergeva progressivamente nella camomilla. Il pareggio finale era uno dei risultati meno significativi della storia del calcio. Conta piuttosto l’evidenza di un ritiro, quello di Serramazzoni, dal quale esce perentoriamente la fisionomia di una Lazio già competitiva e soprattutto con un grande carico di ossigeno nelle tasche.

Dopo l’eclatante notturna di Forte die Marmi, Fascetti ritorna “sperimentale” di giorno. Questa volta il suo laboratorio riaggiorna la soluzione felicemente legata all’eroica cavalcata degli spareggi: Caso libero e regista arretrato, Marino in marcatura. Fuori Brunetti e Beruatto, dentro Gregucci e Piscedda, il primo rigido in marcatura, il secondo autorizzato a sprintare sulla fascia sinistra, in bella sincronia con le sovrapposizioni di Kid Acerbis, più tonico rispetto alle precedenti apparizioni. Talmente autorizzato, Piscedda, che proprio lui, dopo appena quattro minuti, a far centro di sinistro su preciso cross di Savino, rapace sentinella dell’out destro, un goal importante, e non solo perché conferma l’indole arrogante di questa squadra che ci tiene subito a timbrare il suo marchio vincente, ma anche perché frutto di uno schema su cui Fascetti ha lavorato con insistenza in questi giorni: gli sfondamenti per vie laterali con palloni fiondati all’indietro nel mucchio.

Interessante, nel primo tempo, il test di Galderisi unica punta (Monelli ancora prudenzialmente a riposo con Camolese), affiancato da Nigro e da Muro nella tre quarti. Uno schema da rivedere. Dopo la scapigliata frenesia di lunedì, “Nanu” rigurgitava poche e poco convinte iniziative, anche perché toccato duro subito all’inizio da Albi. Troppo timido Nigro, che da Sivori non ha appreso la lezione dell’improntitudine, ma felicissimo il suo sinistro e lo dimostrava al 36’, quando un calcio diretto chiamava Cesaretti (ragazzo giallorosso di Spinosi) alla più importante parata della partita. Il primo tempo si chiudeva così sull’1-0 e una Lazio decisamente padrona della situazione.

Nel secondo tempo entravano Pin, Brunetti e Beruatto, mattatori delle prime uscite, insieme a Fiorini e Rizzolo. La partita, già oziosa, sbracava completamente per una sorta di tacita non belligeranza. Il pareggio di Battigello al 78’ era solo l’occasionale incidente, tipico di quando l’eccessiva tranquillità gioca brutti scherzi, e interessava solo per il colore d’ebano del marcatore, figlio di madre veneta e di padre ghanese, capace anche nell'occasione di aggiustarsi la palla con manina maliziosa.

Tra i più convincenti di questa terza amichevole, Piscedda su tutti, Gregucci e Caso.

Dopo venti giorni, la Lazio abbandona così il ritiro di Serramazzoni. Oggi, in mattinata, ultimo nostalgico allenamento e poi tutti in libertà fino a lunedì 17, appuntamento al Maestrelli (ci sarà sempre Dossena, eccellente fantasma dall’imperscrutabile destino). Sarà probabilmente un inteso week-end di libertà. Poi i grandi impegni. Primo tra tutti il vernissage romano al Flaminio, il 20, contro il faraonico Milan di Gullit.