Giovedì 29 ottobre 1998 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Milan 3-1

Da LazioWiki.

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29 ottobre 1998 - 1804. Coppa Italia 1998/99

LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Fernando Couto, Mihajlovic, Favalli (72' Negro), Sergio Conceicao, Stankovic (69' Venturin), Almeyda, Nedved, Salas (89' Baronio), R.Mancini. A disp. Ballotta, Lombardi, Gottardi, Iannuzzi. All. Eriksson.

MILAN: Rossi, N'Gotty, Costacurta, Ayala, Ba (78' Helveg), Ambrosini, Boban, Ziege, Morfeo (81' Guglielminpietro), Bierhoff (46' Ganz), Weah. A disp. Abbiati, Sala, Coco, Cardone. All. Zaccheroni.

Arbitro: Trentalange (Torino).

Marcatori: 6' Bierhoff, 28' Mihajlovic, 70' R.Mancini, 95' R.Mancini.

Note: espulso Costacurta al 47' s.t. per doppia ammonizione sempre per gioco scorretto. Ammoniti Bierhoff, Pancaro e Favalli per gioco scorretto, Ziege e Ba per proteste. Angoli 13-4 per la Lazio. Antidoping: Salas e Mancini (Lazio), Ba e Weah (Milan).

Spettatori: paganti 22.520 per un incasso di lire 767.305.000.

La rete del vantaggio milanista
Sinisa Mihajlovic scocca il tiro...
...che si insacca sotto il sette per il pareggio biancoceleste
Fernando Couto festeggia il calciatore serbo
Roberto Mancini realizza la rete del vantaggio laziale
Sergio Conceicao e Roberto Mancini
Roberto Mancini svetta di testa...
...e realizza la rete del definitivo 3-1 per la Lazio
Esultanza biancoceleste

Dalla Gazzetta dello Sport:

29 aprile-29 ottobre. Sei mesi sono passati, ma nulla è cambiato. Dal 3-1 in rimonta che assegna alla Lazio la coppa Italia 1998, al 3-1 in rimonta che la proietta d'autorità nei quarti dell'edizione successiva. Difficile pensare infatti che a San Siro un Milan senza Costacurta, Ba e soprattutto Bierhoff (tutti saranno squalificati) possa ribaltare questo risultato. Limpido come il gol del k.o. che arriva tuttavia nel quinto minuto di recupero a sancire il divario attualmente esistente tra Lazio e Milan. Nel concerto dei grandi solisti, quali sono i vip dell'una e dell'altra squadra, la differenza la fanno Mancini e Mihajlovic. Che si dividono il bottino, una rete a testa dopo l'iniziale vantaggio del solista Bierhoff, prima di quella in splendida comproprietà. Il corner di Sinisa e il colpo di testa di Roberto. Tutto quando ormai Bierhoff è fuori gioco per infortunio da un pezzo e quando Costacurta lo è da soli tre minuti. Soli perché il mediocre Trentalange (un rigore negato a testa e molti altri misfatti) gli sventola il cartellino rosso con 72' di ritardo sulla tabella di marcia. O meglio sul regolamento. Non è comunque, grazie anche all'iniezione di fantasia a cura di Morfeo e al lavoro di Zaccheroni, un Milan da buttare. Specie quello dell'inizio, capace di colpire a freddo mentre la Lazio si compiace troppo di ripresentare al proscenio Salas e Nedved. Sei minuti e non appena i biancocelesti si rovesciano nella metà campo rossonera, scatta velenoso e implacabile il contropiede vincente. Lo ispira Morfeo subito fuori dalla propria area: il giovanotto sa verticalizzare e metà campo se ne va con l'appoggio per Weah. Questi taglia in diagonale, lasciando Pancaro in surplace e indirizza su Bierhoff.

La velocità della manovra taglia fuori Mihajlovic. A fronteggiare Bierhoff c'è solo Couto, che però si limita a osservare il tedesco prendere la mira col sinistro ed indirizzare la palombella sul palo opposto. Gran bel gol, anche se pure Marchegiani non ci pare esente da responsabilità. Una volta in vantaggio, il Milan ridimensiona assai presto il suo 3-4-3 in un 4-4-2, perché Ziege tutto preso dalla marcatura di Conceicao scala sulla linea di Ayala-Costacurta-N'Gotty, coi due centrali su Salas e Mancini e con Ayala che si sdoppia nell'attesa di Nedved, in prima battuta affidato a Ba. Anche Morfeo arretra d'una ventina di metri, così da aiutare Ambrosini e Boban che contrastano Almeyda e Stankovic. Non è corretta la performance di Costacurta, che in cinque minuti (15'-20') si fa pescare in doppio imperdonabile misfatto su Salas. Due ammonizioni da manuale del calcio, ma Costacurta ne rimedia una sola, provocando tuttavia reazioni opposte. Il Milan colleziona ammonizioni a raffica (Ziege, Ba, Bierhoff) che condizioneranno assai il match di ritorno, la Lazio entra in partita. Nedved coglie in pieno Ayala su assist di Mancini e la squadra raccoglie le solite micidiali punizioni. E' assai defilata, quasi sulla linea del fallo laterale, quella che Mihajlovic calcia proprio davanti alla panchina del Milan. Insidie da cross? Nemmeno a parlarne. Seba Rossi ha un occhio di troppo per il primo palo e si muove con un pizzico di ritardo non appena intuisce che il missile di Miha è destinato ad infilarsi all'incrocio opposto. Uno a uno, e in campo restano da qui in poi tanta Lazio e poco Milan. Si ricomincia senza Bierhoff azzoppato, con un quasi inutile Ganz al suo posto e purtroppo con Trentalange. Che nega a Boban, scalciato da Favalli all'atto del tiro, un rigore peraltro difficile da assegnare (il tiro parte lo stesso).

Imbarazzante il seguito: Boban insegue e strattona l'arbitro, indifferente anche quando, 10' dopo, Ganz stende Salas per un rigore stupido ma ancora più netto del precedente. La Lazio dilaga, collezionando corner a volontà, Eriksson indovina la mossa (fuori Stankovic, dentro Venturin) e sfonda a destra, dove Conceicao, fin lì ben controllato, si fa beffe di N'Gotty e serve a Mancini un assist d'oro per il piattone di destro. Due a uno. Rossi salva il salvabile e Nedved sbaglia troppe volte mira. Fino ai minuti di recupero. Dove per Costacurta, Miha e Mancini c'è la resa dei conti. Il peggiore è l'arbitro Trentalange.


Il Messaggero titola: "Favolosa Lazio. Milan avanti, poi grande rimonta con Mihajlovic e Mancini".

L'articolo così prosegue: Il Milan porta bene alla Lazio. E la sfida di coppa è stata vibrante fino all'ultimo palpito, quasi come la finale dello scorso anno. Stesso risultato, stessa prova d'orgoglio, identica straordinaria rimonta. Un'altra serata magica, con emozioni senza pari. E a Milano non ci saranno gli squalificati Bierhoff, Costacurta e Ba. Eppure, sotto di un gol dopo una manciata di minuti, per uno di quegli svarioni collettivi che hanno bisogno di rapida correzione, i biancocelesti avevano girato a vuoto fino al pareggio, esclusivo merito di Mihajlovic. Solo allora, ringalluzziti anche dai molti cartellini gialli che Trentalange si è deciso a distribuire ai rossoneri, dopo aver incredibilmente assolto Costacurta, già ammonito, per un fallo omicida su Salas, i detentori della coppa sono riusciti a chiudere gli avversari e a creare opportunità continue. Nedved sulla sinistra ha goduto a lungo di una certa libertà, a metà strada fra il nervosissimo Ba e Ayala, Salas si è gettato su ogni pallone, fallendo in scivolata la correzione del raddoppio su assist di Mancini, bravo nel pendolo fra centrocampo e attacco, Almeyda ha dovuto sorbirsi anche il lavoro di Venturin, che Stankovic ha rimpiazzato in affanno, senza particolare incisività.

Bierhoff ha segnato con un sinistro a girare di rara precisione, ma la difesa laziale gli ha lasciato il tempo di arpionare l'invito di Weah e di cambiare elegantemente il piede di battuta. E il centravanti tedesco, più tardi, sarebbe andato vicino al raddoppio con un altro diagonale potente, prima di sprecare, a palla rubata, un pallone facile per Morfeo. Milan spregiudicato, secondo i dettami di Zaccheroni, ma spesso molle a centrocampo dove si è sentita la mancanza di Albertini, con Boban a fasi alterne e Ziege tutto preso dal controllo di Conceicao. Il pari è nato proprio da un contestato intervento del terzino tedesco: ma certo nessun rossonero poteva immaginare che da posizione così defilata sulla destra, il perito balistico Sinisa potesse cogliere pieno l'angolo alto opposto, fuori dalla portata perfino di un lungagnone come Sebastiano Rossi. Avrebbero meritato miglior sorte alcuni scambi in velocità, come un assist di nuca di Mancini per Salas impattato in extremis da N'Gotty. E allora, nell'intervallo, perfino Cragnotti si è piegato alla scaramanzia: un bacio schioccato sulla pelata di Peppe Quintale, cabarettista delle Iene, secondo il celebre esempio del presidente francese Chirac al portiere Barthez prima della fortunata finale mondiale. E' stato comunque merito della Lazio mettere la ripresa sui binari di un maggior pressing e di un più attento controllo di palla. Trentalange ha ignorato alla stessa maniera un calcetto di Favalli a Boban, che ha sbilanciato il croato giunto solo davanti a Marchegiani, e poi un identico intervento di N'Gotty su Conceicao: potevano essere due rigori. Il terzo, fallo di Ganz (subentrato al dolorante Bierhoff) su Salas, è apparso ancora più solare. Due volte Nedved ha sfiorato il vantaggio con tiri potenti fuori di un niente, ma il più bravo è stato Morfeo, che ha colto con una splendida punizione la parte alta della traversa.

Emozioni vere di una partita fatta di continui ribaltamenti di fronte. Con Weah nella prediletta posizione di centrale d'attacco, il Milan ha scelto la strada della velocità, finendo per scoprirsi a sua volta. Fin quando Mancini ha costruito e chiuso, con la preziosa collaborazione di Conceicao, l'azione da manuale del raddoppio. Era appena entrato Venturin, subito dopo si è rivisto finalmente anche Negro. Rossi ha contenuto i danni su Salas, poi messo ko da un intervento di Ayala ancora ai limiti del penalty. Nel recupero è stato espulso Costacurta, fallo da ultimo uomo su Conceicao. Ed è arrivato subito il terzo gol, girata di testa dello straordinario Mancini su corner del solito Mihajlovic. Tutto molto bello, tutto molto giusto.


Tratte dal quotidiano romano, alcune dichiarazioni post-gara:

Mancini segna e Rossi non ci sta: è quasi rissa. «E' una vecchia ruggine», dice Eriksson. Mancini conferma: «Va così da molti anni. Litighiamo sempre. Non possiamo farne a meno». Il portiere del Milan non si fa vedere. Zaccheroni accusa: «Che ingenui, siamo caduti nella trappola della Lazio. Una serie di provocazione e noi abbiamo perso la testa. Ma io dico: non siamo mica una squadra di ragazzini. Abbiamo tutti tanta esperienza. E allora, come si fa a farsi prendere per il naso così. Eravamo in vantaggio e loro hanno cominciato a provocare. Abbiamo fatto il loro gioco. E, poi, un errore appresso all'altro. Certo, non sarà facile rimediare adesso». Mihajlovic risponde per le rime all'allenatore rossonero: «Ma quale partita ha visto? Noi non abbiamo provocato nessuno. Chi perde deve sempre attaccarsi a qualcosa. Alla fine della partita, in campo, diceva altre cose. Si lamentava dei suoi giocatori. Adesso se la prende con la Lazio». Fa i complimenti a Mancini: «E' il più grande. Non ho mai giocato con uno più bravo di lui. Insieme facciamo tanti gol. Schemi che non abbiamo mai provato ma funzionano lo stesso. Io tiro e lui va sulla palla: il gioco è semplice. E' come se fosse mio fratello. Ci conosciamo da tanti anni e ci troviamo a memoria. Il Milan? Ci ha fatto soffrire all'inizio, poi è stato costretto a difendersi contro una grande Lazio».

Mancini ringrazia e brinda al quarto gol consecutivo (a parte la parentesi con il Partizan) e dice che adesso non ci pensa neppure a riposare: «Dobbiamo pensare alla Salernitana. Poi c'è la partita di ritorno a Belgrado». Una Lazio che si fa sempre trovare pronta agli appuntamenti che contano. Meno puntuale quando si tratta di affrontare squadre che abitano nella seconda parte della classifica. «E' un fatto di concentrazione. Dobbiamo trovare gli stimoli giusti. Con le grandi squadre ti senti subito caricato, con quelle meno forti, c'è sempre il rischio di prendere l'impegno sottogamba. Ci manca la continuità»: Mancini suona la sveglia proprio alla viglia della partita di Salerno. «Che Lazio, ragazzi. E che grinta. L'ho vista brutta all'inizio, sotto di un gol. Poi, abbiamo ribaltato tutto e adesso andiamo a Milano con più tranquillità. Sarà dura, ma loro devono fare due gol. E non credo che sia tanto facile»: Eriksson brinda allo scampato pericolo. Fa i complimenti a Mancini: «In questo momento abbiamo tanto bisogno di lui. E' veramente grande. Ci risolve tutti i problemi. Ha bisogno di riposo, aveva chiesto di restare fuori. Ma non era proprio possibile fare a meno di lui. E il campo lo ha confermato in pieno».

Marcolin al Blackburn. Contratto per una stagione con diritto di riscatto per gli inglesi di Hodgson.