Domenica 26 ottobre 2025 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 1-0

Da LazioWiki.

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26 ottobre 2025 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, VIII giornata - inizio ore 20.45

LAZIO: Provedel, Lazzari (54' Pellegrini), Gila, Romagnoli, Marusic, Guendouzi, Cataldi, Basic (68' Vecino), Isaksen (83' Pedro), Dia (82' Noslin), Zaccagni. A disposizione: Mandas, Furlanetto, Patric, Belahyane, Hysaj, Provstgaard. Allenatore: Sarri.

JUVENTUS: Perin, Kalulu, Gatti (86' Joao Mario), Kelly, Conceicao, McKennie (78' Openda), Locatelli, Koopmeiners (66' Thuram), Cambiaso (46' Yildiz), David (66' Kostic), Vlahovic. A disposizione: Di Gregorio, Fuscaldo, Zhegrova, Adzic, Miretti, Rugani, Pedro Felipe. Allenatore: Tudor.

Arbitro: Sig. Colombo (Como) - Assistenti: Sigg. Alassio e Tegoni - Quarto uomo: Sig. Crezzini - V.A.R.: Sig. Meraviglia - A.V.A.R.: Sig. Maresca.

Marcatori: 9' Basic.

Note: ammoniti 30' Koopmeiners, 34' Lazzari, 53' Locatelli, 54' McKennie, 58' Derkum (dirigente), 64' Kelly, 90' Guendouzi. Angoli 2 a 5. Recuperi: 2' p.t., 6' s.t.

Spettatori: 55.000 circa.


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I calciatori convocati per la partita odierna

• Il Corriere dello Sport titola: “FANTALAZIO, Tudor vede l’uscita”. Continua il quotidiano sportivo romano: “Gol di Basic: Sarri si prende la sfida degli ex. La Juve non vince più, Igor a rischio esonero. All’Olimpico decisiva la rete del mediano che era fuori lista, una rete che può cambiare il destino di un altro croato”.

È tornata la vera Lazio, è sparita la Juve. Sarri ha inghiottito Tudor, in crisi profonda, forse ai titoli di coda. Terza sconfitta di fila dopo cinque pareggi, la Signora non vince dal 13 settembre e non segna da 394 minuti. Un’eternità. Mancano leader e qualità, ma così è troppo: a forza di cambiare moduli, ha perso anche l’organizzazione e non serve aggiungere punte, come è successo all’Olimpico, per risolvere. Una confusione totale. Il croato rischia l’esonero e chissà se gli basterà battere l’Udinese nel turno infrasettimanale. È inchiodato al settimo posto, imprigionato dagli equivoci a cui per primo non sta trovando risposte. La Lazio, invece, è riemersa. Ha un’anima, sta rispondendo in modo commovente all’emergenza (fuori Rovella, Taty, Cancellieri, Tavares), ora ha solo un punto in meno dei bianconeri. Quarto risultato utile di fila. L’impresa firmata da Basic, recuperato da Mau. Diciamolo chiaro: la Juve ha attaccato senza produrre, il risultato è rimasto in bilico 95 minuti solo perché la Lazio non ha trovato il raddoppio, mancato più volte. Successo limpido.

Ex esubero. Sarri, inseguito dai luoghi comuni, vede calcio come pochi. Si adatta, va di contropiede, lavora sui giocatori e si arrangia come può con i resti di Baroni. Ha rilanciato Cataldi, ha ritirato su Provedel, meditava in estate di trattenere Basic, perché gli serviva una mezzala e l’ha reintegrato quando si è fermato Dele-Bashiru. Il croato, ormai titolarissimo, questa volta ha trovato anche il gol che gli mancava da oltre due anni. Sul rilancio di Perin, David ha restituito palla a Cataldi e l’ex Bordeaux ha indovinato l’angolo, complice la deviazione di Gatti. La Lazio era partita bene, alimentata dagli strappi di Isaksen, alla prima da titolare dopo la mononucleosi.

Possesso sterile. La Juve, invece, non si sa più cosa sia. Un altro modulo, tanto per cambiare. Il terzo in una settimana dopo Como e Madrid. Tudor ha scelto un 4-4-2 ibrido, affiancando David a Vlahovic. Il canadese vive una crisi spaventosa. Cambiaso copriva l’intera fascia con il supporto di McKennie. L’assetto, in costruzione, era 3-5-2. La Lazio, per scelta e caratteristiche, ha lasciato palla ai bianconeri. Si è forse chiusa troppo, ma ha rischiato poco, quasi niente, tolto un tap-in fuori misura di Cambiaso e l’occasione divorata da David, murato da Provedel. Unico tiro nello specchio all’intervallo. Possesso sterile. Solo Conceiçao riusciva a rompere la monotonia con le sue serpentine. Guendouzi e Isaksen hanno fallito la chance del possibile 2-0.

Dentro Kenan. Tudor, dopo l’intervallo, si è giocato la carta Yildiz. Impossibile farne a meno, ma anche il turco ha combinato poco. Tutti avanti, di fatto 4-2-4. La pressione della Juve è diventata violenta ma improduttiva, arbitro e Var non hanno visto il pestone di Gila su Conceiçao (era rigore), ma in precedenza McKennie aveva rischiato il rosso. La Lazio, alla resa dei conti, ha rischiato soltanto sul colpo di testa di Thuram, entrato per il fantasma Koopmeiners. Era complicato ripartire, eppure i laziali hanno tirato fuori un carattere enorme. Sarri, senza panchina e con gli attaccanti in riserva, ha resistito grazie a una difesa di ferro. Zaccagni ha tenuto, sono usciti Lazzari per Pellegrini e Basic (crampi) per Vecino, poi anche Isaksen, a un passo dal gol che avrebbe fatto venire giù l’Olimpico.


Il Messaggero titola: “Basic rialza la Lazio. Tudor trema”. Continua il quotidiano romano: “Un gol del croato acuisce la crisi dei bianconeri, al terzo ko di fila. Prestazione di grande carattere dei biancocelesti, solidi e concreti. Provedel nel finale salva su Thuram, Isaksen sfiora il raddoppio. L’assedio finale degli ospiti non trova sbocchi e ora la panchina del tecnico è sempre più in bilico”.

Basic Instinct, remake dell'anno. Un colpo del croato, eroe non più per caso, uccide una Juve ormai senza identità né gioco. La Lazio avrà pure meno qualità nei singoli, ma è più squadra e merita di tornare a un punto dai bianconeri, al decimo posto. Nelle difficoltà, lo spirito biancoceleste sta diventando davvero un connubio perfetto di stoicismo e coraggio. La crescita si era già intravista nello 0-0 contro l'Atalanta, ora c'è la conferma nell'impresa contro la Vecchia Signora all'Olimpico. Difesa e contropiede, non esiste più il possesso (37%) col palleggio fine a se stesso, contano solo la solidità e il cinismo. Sarri si sta snaturando, ma anche mostrando tutte le sue abilità da maestro. Dopo le dimissioni a Roma, Tudor rischia invece l'esonero a Torino (c'è Spalletti in agguato) per il terzo ko consecutivo in una settimana, il secondo in campionato. Non sembra dispiaciuto, Lotito, fiero direttore d'orchestra in tribuna davanti a Tajani, nonostante tutti i cori contro.

Svolta immediata. Solita contestazione al patron, rafforzata da quindici minuti di sciopero della Curva Nord. Il momento resta delicato, per questo l'impegno della Lazio va ancora più applaudito. L'emergenza infinita, oltre il blocco del mercato estivo, continua infatti a dettare ogni giornata l'undici di Mau. Sei indisponibili, quattro titolari ai box. Con Tavares ko e Pellegrini non ancora al meglio, Marusic torna a sinistra come un tempo. Lazzari e Isaksen a destra (anche Cancellieri è strappato) sono le uniche novità nel 4-3-3 rispetto a Bergamo. Tudor inizia con Vlahovic e David nel 3-5-2 e, a sorpresa, rinuncia a Yildiz e Thuram a centrocampo. Incredibile l'errore della punta ex Lille in appoggio, serve Cataldi per l'assist del ko: Basic calcia dal limite, trova la deviazione di Gatti e segna all'angolino. Alla quarta presenza consecutiva dopo un anno da epurato, il croato ritrova un gol che gli mancava dal 3 maggio 2023, sempre all'Olimpico, contro il Sassuolo. Cambiaso atterra Zaccagni, diretto verso la porta per il raddoppio, Tudor è furioso. La Juve cerca una reazione nel caos: si accende Conceicao, ma Cambiaso spreca un bel cross. La Lazio si schiaccia tutta all'indietro ma, quando riparte in contropiede con Isaksen, crea sempre qualche pericolo. Decisivo un salvataggio di Gatti sulla linea su un tiro di Guendouzi, che può comunque fare meglio. Provvidenziale invece Provedel in uscita sullo scavetto di David da un metro. Vlahovic è un fantasma e cicca clamorosamente il pari sull'ennesimo cioccolatino di Conceicao.

La sofferenza. Fuori Cambiaso, punito dopo l'intervallo. Tudor rilancia Yildiz e passa al 3-4-2-1 sbilanciato all'attacco. Manca comunque uno spartito bianconero: Vlahovic sbuccia una traversa, ma è in fuorigioco. Locatelli suona la carica, ma si innervosisce subito dopo Colombo lo grazia con il giallo per una spinta e pugnetto malizioso. Isaksen lo manda al manicomio e, con i suoi dribbling, provoca cartellini a mezza Juventus. A proposito: McKennie è già ammonito, sgambetta Guendouzi quasi da ultimo uomo, ma l'arbitro non vede nulla e non estrae il secondo giallo. Errore clamoroso, come il rigore netto non fischiato subito dopo per un pestone di Gila su Conceicao. La Lazio lotta e si riaffaccia davanti con una capocciata di Basic, ma Perin è attento. Nemmeno Dia riesce a impensierirlo con la sua prima conclusione del suo anonimo incontro. Sarri inserisce Pellegrini e Vecino perché i biancocelesti soffrono e c'è bisogno di ossigeno sia a centrocampo che dietro. Provedel ferma una testata di Thuram con un tuffo plastico, quasi a riprendere fiato. Isaksen invece non si ferma mai, la mononucleosi sembra ormai un ricordo lontano: il danese è indemoniato, continua a scartare tutti come i birilli e sfiora un altro incrocio. Tudor getta nella mischia anche Openda, la Lazio si arrocca tutta dietro a difesa dell'1-0. Cataldi s'immola col corpo su un siluro di Locatelli, il subentrato Pedro ferma il grilletto di Conceicao, Provedel stoppa Thuram e Guendouzi chiude zoppicando. Al triplice fischio esplode l'Olimpico come alla fine di un conflitto epico. Tutti si abbracciano, Basic è sotto la Curva Nord, Sarri sorride e alza i pugni al cielo.


Il Tempo titola: “Scatto Lazio”. Continua il quotidiano romano: “I biancocelesti battono i bianconeri all’Olimpico: decide Basic. Quarto risultato utile di fila contro una Juventus in difficoltà. Sarri batte la sua ex squadra e prova il rilancio in classifica: giovedì c’è il Pisa”.

Decide Basic ma che cuore la Lazio incerottata di Sarri. Batte una Juve sempre più in crisi e guadagna un po' di fiducia per un campionato ancora tutto da giocare. Seconda vittoria in casa della stagione e sopratutto un'altra partita senza subire gol (sono quattro su otto gare). La fotografia della sfida vinta con merito dai padroni di casa è nella rete di Basic, alla quarta da titolare. Lotta su ogni pallone il croato così come questa Lazio che non si vuole piegare a un avvio di stagione pieno di sfortuna. Anche stavolta l'elenco degli indisponibili è lungo per Sarri che deve fare a meno di quattro titolari, Tavares, Rovella, Castellanos e Cancellieri oltre che dei fuori rosa, pure loro infortunati, Gigot e Dele-Bashiru. Per di più almeno cinque di quelli che il tecnico schiera non sono in perfette condizioni: Marusic, Pellegrini (parte in panchina), Zaccagni, Dia e Isaksen rispondono presente nonostante i problemi fisici accusati negli ultimi tempi. Il dubbio finale sul terzino sinistro viene risolto dal recupero del montenegrino che cambia fascia, con Lazzari rilanciato sulla destra. Sull'altro fronte Tudor rivoluziona la squadra temendo la stanchezza di Madrid dove la su Juve ha perso ma ha fornito un'ottima prestazione. Sceglie una squadra operaia, fuori a sorpresa Yildiz e Thuram, due punte in attacco con Vlahovic che affianca David, in porta torna Perin.

Si parte davanti a 55.000 spettatori con almeno 10.000 juventini e i laziali che contestano il presidente Lotito per il primo quarto d'ora. Dopo nove minuti la partita si stappa: Cataldi recupera un pallone sanguinoso perso da David, appoggio a Basic che di sinistro fulmina Perin anche grazie alla deviazione fortuita di Gatti. Juve colpita al cuore ma la reazione c'è più che altro di nervi ma comunque un paio di pericoli per Provedel ci sono: sul primo Cambiaso non arriva in tempo all'appuntamento, sul secondo è bravo il portiere in uscita su David. La Lazio? Se ne sta rintanata e riparte bene un paio di volte con Isaksen, poi Guendouzi calcia male da dentro l'area di rigore. L'arbitro Colombo fischia poco, lascia giocare e così si va all'intervallo sull'1-0. Nella ripresa subito dentro Yildiz per Cambiaso, Tudor manda la Juve all'assalto. Entrano tutti i migliori, le prova tutte il tecnico croato con Thuram, Kostic, Openda e Joao Mario, la Lazio arretra ma resiste anche perché la manovra bianconera diventa affannosa col passare dei minuti. Isaksen sfiora il raddoppio prima di lasciare spazio a Pedro (all'inizio del secondo tempo Sarri aveva sostituito l'ammonito Lazzari con Pellegrini), Vecino (esce Basic con i crampi) e Noslin. Prezioso il contributo dell'uruguaiano nell'arrembaggio finale di una Juve davvero brutta. Scatta la festa laziale sotto la Nord per una notte finalmente dolce.


La Gazzetta dello Sport titola: “Juve a fondo. Tudor rischia grosso”. Continua il quotidiano sportivo: “Terzo ko di fila per i bianconeri. La Lazio fa festa. Continua la crisi della Signora battuta e ancora senza gol. Decisivo Basic. Proteste per un rigore negato su Conceiçao”.

E sì, la Juve s’è persa. Il Milan va in testa e si ferma, il Napoli sembra in crisi e risorge, l’Inter settebellezze cade, la Roma è un elettroencefalogramma folle, anche il Como fa su e giù. Soltanto la Juve è coerente. Sprofonda di partita in partita senza cambiare mai copione. Anche la Lazio con quattro assenti e in bassa di classifica ha la meglio risollevandosi: il gol di Basic dopo neanche dieci minuti, approfittando dell’errore da matita blu notte di David, e partita finita, pur chiudendosi colpevolmente e rischiando, anche se ogni ripartenza di Isaksen è un pericolo. Una squadra con più testa avrebbe almeno pareggiato sfruttando l’enorme quantità di gioco e attacchi, la Juve ha fatto gran confusione e basta. Terza sconfitta di fila, quarta senza gol (non succedeva da Maifredi nel 1991), ottava senza vincere. Ma qualsiasi statistica si voglia aggiungere in una serata così, anche tre sistemi tattici che sanno tanto di disperazione, il senso è uno: crisi. Non esiste altra parola per spiegare il modo in cui la Juve si sta dissolvendo. E a questo punto la causa non può essere soltanto la scomparsa di Yildiz, dentro ieri nella ripresa ma come se non fosse mai entrato.

Tudor sotto inchiesta. L’indagine dev’essere cominciata ieri sera all’Olimpico. Passi il Real Madrid, troppe categorie tecniche e mentali superiore per azzardare confronti, ma il ko con la Lazio fa più male e a questo punto mette davvero in discussione Tudor. Come per Motta, la Juve vive ora il dilemma di pagare un altro stipendio in panchina per non perdere la Champions oppure rischiare così com’è. Altro che Amleto. Motta aveva cominciato a farsi scivolare di mano il gruppo dopo qualche mese, Tudor dopo quattro partite, senza dimenticare che il 4-3 con l’Inter e il 4-4 con il Borussia sono nati dal carattere infinito, non da una strategia. Una delle cose che dovrebbe preoccupare di più è la fragilità da piccola: al primo errore la Juve non sa più risollevarsi. A Como, il cross al computer di Paz per Kempf dopo 4’. Qui, la pazzia di David che passa di testa indietro a Cataldi: appoggio a Basic e botta da fuori. David da nascondersi, ma mediana totalmente impreparata a schermare una qualsiasi sorpresa. Nove minuti ed è già un’altra partita.

Chiusura e Isaksen. La Lazio si rende conto presto di non dover giocare la partita della vita per contenere l’assalto sgraziato e disorganizzato dei bianconeri. Si chiude bene, soprattutto sfrutta l’inspiegabile insistenza nel tentare i cross alti, da fuori, contro una difesa quasi insuperabile. Gila e Romagnoli spengono sempre Vlahovic. Soltanto Thuram, dopo l’ingresso nella ripresa, buca la linea ma non è mai pericoloso. In compenso la Lazio sa ripartire con le fughe dello scatenato Isaksen a destra: il danese subisce otto falli, record eguagliato in campionato. Collaborano Dia, centravanti che rientra bene per affollare la trequarti, e Zaccagni che si sacrifica restando largo a sinistra. Cataldi è un muro umano al centro e fa anche per un Guendouzi non esaltante. Dall’altra parte, una Juve difficile da capire e che, con tutta probabilità, fa fatica a capirsi.

Da girare la testa. Che Tudor rinunci a Yildiz ci può stare, il doppio centravanti ok, l’abbiamo chiesto in tanti, ma che cominci con un 3-5-2 nel quale Conceiçao deve fare il quinto di fascia è già meno comprensibile. Pagato lo sbandamento tattico con il gol di Basic, il tecnico risistema subito i suoi in un più logico 4-4-2, con Cambiaso-McKennie catena di sinistra, ma c’è il buio oltre la siepe: nel senso che la pochezza degli interpreti va oltre il sistema tattico. Ripresa poi che vira sul 4-2-3-1, continuando però a far girare i giocatori soprattutto nella trequarti: prima Conceiçao, David e Yildiz; poi il portoghese, Yildiz e Thuram (largo); infine a sinistra Openda. Non c’è un senso in tutto questo. La qualità della Juve s’è abbassata collettivamente, Vlahovic non riceve un pallone e non si crea l’occasione, David è un enigma da Nobel per com’era arrivato dal Lilla, Conceiçao comincia mille azioni ma non crea una situazione gol che una. Si sacrificano Locatelli e Kelly, gli unici veramente da sufficienza. Tudor ha tanti alibi, cominciando da Bremer, però le squadre con meno qualità compensano con gioco e organizzazione, queste sconosciute.

Testa a gennaio... La Juve spreca energie con un possesso oltre il 60 per cento, ma le azioni sono sporche e casuali. Non c’è una vera situazione da gol chiara, mentre Gatti salva sulla linea la botta di Guendouzi. E più attacca più si sbilancia, vecchia storia, lasciando spazi enormi per i contropiedi. In uno di questi McKennie meritava il secondo giallo, ma poco dopo Colombo grazia Gila che mette giù Conceiçao in area. Se la Juve avesse trovato il pari non sarebbe stato scandalo, ma avrebbe possibilmente prolungato l’agonia del non gioco. Quale che sia l’allenatore e la classifica a fine dicembre, cominceremmo a cercare da adesso un regista, oggi forse più importante di un nuovo tecnico, sempre Fair play permettendo. Tanto sono in arrivo nuove risposte importanti: mercoledì l’Udinese, 12 punti come la Juve, domenica la Cremonese, 11. Sfide con pari grado.


• Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara.

Una partita da standing ovation: ormai è imprescindibile. Basic: “Sono felice però non c’è tempo per l’euforia”. È al terzo gol con la Lazio: l’ultimo risaliva a maggio 2023.

Una partita da standing ovation. Tutto questo, un mese fa, era inimmaginabile. Quattro di fila da titolare, una striscia meritata con il rendimento: ed ecco la serata più bella, quella che sognava da quando arrivato a Roma, nel lontano 2021. Lontano perché, osservando le prestazioni da fine settembre, è impensabile il ricordo di tutte le presenze anonime, che lo avevano spinto fuori dal progetto e anche dalla lista. Basic scatenato, s’è preso gli applausi di tutto l’Olimpico, è stato il finale magico della sua gara. È durata 68 minuti e dentro il pacchetto è stato completo: gol, passaggi imbucati, colpi di testa, recuperi difensivi. Infine i crampi, arrivati dopo una scivolata perfetta su Conceicao, che hanno spinto Sarri al cambio immediato con Vecino. "Sono felice. La squadra ha dato tutto, non voglio parlare di me. Non c’è tempo per l’euforia, la classifica è corta. Ora ci sono altre partite in cui dare il massimo", ha commentato.

Perla. "Dov’ero finito? Mi sono sempre allenato con la squadra, qualcuno pensava fossi finito chissà dove...", ha continuato il croato. Trascinante con la Juventus, verrebbe da dire “benedetta emergenza”. Rientrato tra le opzioni per la moria di centrocampisti dopo il derby. Dele-Bashiru e Rovella infortunati, Guendouzi e Belahyane squalificati, Vecino non recuperato. Era rimasto il solo Cataldi a disposizione, ironia del destino - o conseguenza della professionalità - è stato lo stesso regista a consegnargli sulla trequarti il pallone del vantaggio: sponda sbagliata di David, passaggio per Basic, che ha stoppato e preso la mira. Mancino potente, leggera deviazione di Gatti, tiro all’angolino, Perin battuto. Terzo gol totale in biancoceleste, il secondo in Serie A, l’ultimo risaliva a Lazio-Sassuolo del 3 maggio 2023, segnò il 2-0 nel recupero.

Gioia. L’altro timbro, sempre in casa, lo aveva siglato in Europa League contro la Lokomotiv Mosca: di testa, su assist di Pedro, il 30 settembre 2021. La gioia più grande è stata quella di ieri. Ha scelto un appuntamento di gala, con tutti a guardare. Una partita meglio dell’altra dalla trasferta di Genova in poi: l’esordio a Marassi dopo un anno e mezzo, la conferma con il Torino (lancio per il raddoppio di Cancellieri), la prova top con l’Atalanta. Si è ripetuto e superato con la Juve, schienata grazie alla sua conclusione nel primo tempo.

Incedibile. Sorriso sgargiante nel finale, una soddisfazione difficile da descrivere. “Basic istinct”, lo striscione mostrato dai tifosi allo stadio. Sarri, a parole e non solo a formazioni schierate, lo aveva elogiato e caricato dopo il pareggio di Bergamo: "Oggi, se devo dirne uno, l’incedibile è Basic". Meglio di così, una settimana dopo, non poteva ringraziarlo. Ha vissuto l’estate con la valigia pronta, vive la stessa sensazione ogni sessione di mercato, mai avrebbe pensato di provare queste sensazioni al termine dell’ultima. Una notte incredibile, chiusa sotto la Curva Nord per prendersi l’abbraccio dei laziali. Il migliore dei sogni, non svegliatelo.

In un altro articolo, le dichiarazioni del tecnico Maurizio Sarri.

Reazione da Sarri. L’allenatore elogia la squadra: "Otto punti nelle ultime quattro gare nonostante molte assenze. Basic? Ringraziamolo. La Lazio risponde. Ho un bel rapporto con Lotito e Fabiani". Gila: "Chi sono l’ho dimostrato. Via a scadenza? Valuterò tutto".

Firmata Sarri. Sembrava una follia, era una profezia: "Possiamo batterli". Destino compiuto. La trascina Mau, la Lazio. Alfiere della rinascita, santone di una squadra in cerca di benedizioni: "Solo la continuità ci dirà la verità. La risposta caratteriale è forte. Ci è mancata continuità su certe caratteristiche mentali che dobbiamo trovare ancora di più, portandole sul lungo periodo". La scintilla non è di oggi: "Nelle ultime 4 partite, con una media di 7 assenti, abbiamo fatto 8 punti giocando contro Roma, Atalanta e Juve. È un mese che la squadra reagisce bene. Grande carattere, grande voglia di risultato, momenti di buon calcio. C’è da continuare". Mau non ha mai smesso di sudare dall’uscita dal campo alle interviste. Aveva la faccia sfinita del maratoneta dopo il traguardo. Suda caldo e freddo, vive le partite senza rifiatare, senza un attimo di rilassamento, è un qualcosa di molto corporeo e fisico: "Abbiamo sofferto limitatamente, a parte alcuni momenti abbiamo giocato con qualità e sacrificio. Sono contento per i ragazzi e il nostro pubblico. Si comincia a dare qualche soddisfazione ai tifosi dopo un lungo periodo di tempo che stava diventando maledetto per i contrattempi che abbiamo avuto". Più volte a Sarri è stato chiesto di Basic, della sua parabola: "Si era un po’ perso, era finito fuori lista, c’è stato bisogno di lui. È stato bravo, ha una componente umana importante, anche di personalità. L’ho visto molto cresciuto. Lo ringraziamo noi dello staff e tutti per l’aiuto che sta dando. È stato bravo lui, ha qualità morali forti. Lo devono ringraziare anche i compagni". Isaksen l’ha sorpreso: "Si vedeva che era in crescita, non fino a questo punto. È stato una sorpresa anche per noi. Grande partita".

L’equilibrio. Sarri ha promosso tutti: "Abbiamo fatto una buona fase difensiva, andare in vantaggio ci ha concesso un po’ di spazi. Nel secondo tempo abbiamo sofferto poco ed eravamo pericolosi". Sono rinati Provedel e Cataldi, non solo Basic: "Non farei nomi. Quando la squadra ti dà risposte così è giusto elogiarla. Tutti i singoli hanno fatto quello che dovevano". Dia gioca da boa, non punge: "Farebbe comodo averlo anche più alto, se lo lasci libero viene incontro alla palla. Quando affrontiamo squadre così, che si orientano sull’uomo, preferisco lo faccia, apre spazi per interni ed esterni. In partite come questa va bene così". L’Olimpico, dopo la contestazione a Lotito, ha caricato la squadra: "Al di là della polemica con la società, di cui non mi interesso, i tifosi alla squadra non hanno fatto mancare niente per 100 minuti. Era giusto dare questa soddisfazione, era una cosa che sentivo". Il clean sheet lo inorgoglisce: "I ragazzi hanno capito che bisogna essere una squadra compatta, questo li aiuta". Niente più sassolini da lanciare, i chiarimenti con Lotito e Fabiani hanno fatto effetto su Sarri: "Incontri normalissimi. Non avevo dissidi con loro. Con il diesse ho un buonissimo rapporto, anche con Claudio". Finale sul contatto McKennie-Guendouzi, la Lazio ha chiesto il secondo giallo: "Ho provato una forte sensazione di incazzatura". Gila in conferenza ha parlato del rinnovo, è in scadenza nel 2027, potrebbe partire a zero: "Il giocatore che sono l’ho dimostrato io, non è la squadra che ha fatto il lavoro per me. Andare in scadenza? Ci sono vantaggi e non. Tengo alla Lazio, quando sarà offerto il rinnovo penserò a tanti fattori".




La formazione biancoceleste:

La formazione iniziale biancoceleste in grafica



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati in grafica






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