Mercoledì 31 agosto 2022 - Genova, stadio L. Ferraris - Sampdoria-Lazio 1-1

Da LazioWiki.

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31 agosto 2022 – Genova, stadio L. Ferraris - Campionato di Serie A, IV giornata - inizio ore 18.30


SAMPDORIA: Audero, Bereszynski, Murillo (73' Ferrari), Colley, Augello, Rincon, Leris (45' Caputo), Vieira (70' Villar), Verre (61' Djuricic), Sabiri, Leris, Quagliarella (70' Gabbiadini). A disposizione: Contini, Ravaglia, Murru, Leverbe, Depaoli, Malagrida, Segovia, Yepes. Allenatore: Giampaolo.

LAZIO: Provedel, Lazzari, Patric, Romagnoli (81' Gila), Marusic, Milinkovic, Cataldi (72' Marcos Antonio), Luis Alberto (72' Basic), Felipe Anderson (41' Pedro), Immobile, Zaccagni (72' Cancellieri). A disposizione: Maximiano, Adamonis, Casale, Kamenovic, Radu, Vecino, Romero, Djavan Anderson. Allenatore: Sarri.

Arbitro: Sig. Aureliano (Bologna) - Assistenti Sigg. Bercigli e Cecconi - Quarto uomo Sig. Prontera - V.A.R. Sig. Guida- A.V.A.R. Sig. Muto.

Marcatori: 21' Immobile, 90'+2' Gabbiadini.

Note: esordio in serie A e in una competizione ufficiale con la maglia della Lazio per Gila. Ammonito al 67' Zaccagni ed al 90'+5' Basic entrambi per gioco falloso, all'82' Sarri per proteste. Angoli 5-7. Recuperi: 6' p.t., 6' s.t.

Spettatori: 18.499 di cui 14.444 abbonati e 4.055 paganti. Incasso non comunicato.


Pedro al cross
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Toma Basic
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Adam Marusic
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Mattia Zaccagni
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Alessio Romagnoli e Danilo Cataldi
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Luis Alberto
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Marcos Antonio
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Ciro Immobile
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Sergej Milinkovic-Savic
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I due tecnici: Maurizio Sarri e Marco Giampaolo
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I calciatori convocati per la partita odierna

► Il Corriere dello Sport titola: "La Lazio finisce in gabbia. In vantaggio con Immobile non la chiude e nel recupero subisce il pari di Gabbiadini. Biancocelesti avanti ma falliscono il raddoppio (palo di Ciro) e nella ripresa soffrono l’infortunio di Romagnoli (risentimento muscolare). La Samp non molla e agguanta un punto prezioso".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Non sai cosa pensare quando ti piombano addosso finali così. Quando vedi buttare al vento due punti e un primo posto. Quando vedi la Lazio di Sarri che prova a vincere di "corto muso", in palpitante attesa del 95' e... del pareggio della Samp. Di nuovo è riuscita nell’impresa di buttarsi via facendosi raggiungere dal primo gol in A dei blucerchiati arrivato grazie all’ultimo pallone di Gabbiadini (colpo in volata dopo 237 giorni). Sarri è uscito coi nervi scorticati, il secondo tempo l’ha vissuto vedendo i suoi palleggiare inutilmente, da prendere a calci la panchina. Non solo errori, anche il destino carogna. Romagnoli è uscito per un indurimento alla coscia sinistra (dentro Gila). Il cambio Marcos Antonio-Cataldi s’è rivelato un harakiri. E’ stato il brasiliano, discolo tatticamente (tende a sconfinare avanti), a regalare il pallone riciclato da Rincon per Gabbiadini. Patric è andato dietro a Caputo, Marusic ha concesso il corridoio. Poco prima s’era divorato lo 0-2 Basic. Perché non servire Pedro?

La differenza. Era nata diversa, Samp-Lazio. Giampaolo l’ha preparata scegliendo Murillo, Bereszynski, Verre e Quagliarella nel 4-1-4-1. Sarri, guru probo, dando la prima chance a Luis Alberto, lusso di panchinaro, confermando Cataldi in regia. Mau è stato quasi costretto al primo cambio, ma Felipe Anderson (taglio ad una caviglia) ha retto fino al 40'. I giocatori o il gioco? Tutti e due. La Lazio s’è subito proposta ad un eccellente livello, ha palleggiato e colpito in verticale fino a rintronare la Samp. Il 4-1-4-1 di Giampaolo, in fase di non possesso, era un 4-5-1. Ma Felipe e Zaccagni hanno imperversato comunque tagliando il campo, avanzando al loro passo. Pressing e rambismo non sono tutto, Sarri s’è adeguato. E s’è divertito nel veder danzare Milinkovic in mezzo alla calca. La Lazio ha segnato andando in porta con tre passaggi, con un’azione semplice e imperiale: da Romagnoli a Milinkovic, colpo di rasoio col tacco, da figaro elegante, con postura alla Ibra. Terzo assist in 4 partite, solo Neymar di più. Un regalone per Immobile, castigo di Dio a palla lanciata in verticale. Il massimo della libidine laziale, è diventato uno schema anche per Sarri. La contabilità di Ciro aumenta: 15º gol alla Samp e a Marassi, suo cortile preferito.

Bomber dilagante, Immobile ha raggiunto Batistuta a 184 gol in A. La Samp ha urlato per un rigore non concesso a Quagliarella (contatto con Marusic), l’arbitro Aureliano ha confermato la sua decisione al Var. Qui la Lazio ha iniziato a spegnersi. Da un triplo errore in uscita sono nate due occasionissime di Quagliarella, sventate da Provedel, maxi-ragno. La Lazio, signora dei fasti e dei guasti, continua ad essere freudiana. E’ rientrata con le lame spuntate, col furore annacquato forse per l’abbuffata stancante con l’Inter. Sotto ritmo non è più riuscita ad andare in verticale, ha sbagliato i pochi passaggi finali creati. Pedro, entrato al posto di Felipe, non ha dato nulla. A Giampaolo, che ha avuto fiuto, non è parso vero. Passando dal 4-1-4-1 al 4-3-1-2, tagliando Leris, aggiungendo Caputo a Quagliarella, spostando Sabiri dietro, ha visto la Samp correre su un tappeto di rose. Romagnoli e Patric non hanno più costruito. Caputo e Quagliarella si sono infilati tra centrale e terzino. Così ha fatto Gabbiadini, decidendo il pari. Non ce n’è per tanti quando Sarri riesce a far giocare tutti insieme, fortissimamente, Milinkovic-Luis Alberto-Immobile. Un’ultima considerazione. Signori del calcio, grazie. Fate un favore alla Lazio se le lasciate Milinkovic. Ultimo giorno di mercato, averlo e tenerlo è sempre l’affare degli affari.


Il Messaggero titola: "Sergej e Ciro, poi la Lazio si butta via. Grande avvio, magia di Milinkovic e gol del "solito" Immobile. Ma la squadra si inceppa e la Samp trova il pari nel recupero. Due punti buttati, così sfuma l’aggancio alla Roma in testa".

Prosegue il quotidiano romano: Peccato di gola e di cinismo. Torna l’antico difetto. Il primo posto sotto la Lanterna diventa un abbaglio. Marassi si rivela trappola, non trampolino. Perché la Lazio pareggia allo scadere con la Samp, dopo aver passeggiato tutta la ripresa con un solo gol di scarto, certa di avere ormai in pugno il successo. Due punti gettati al vento. Sarri aveva invocato questo scatto di mentalità per la Champions: ancora non c’è, il verdetto è pericoloso. Lo scherzetto doriano viene servito da Gabbiadiani in pieno recupero e regala a Giampaolo il secondo punto conquistato in casa (l’altro contro la Juve) per allontanarsi dallo strapiombo. I biancocelesti inciampano invece subito dopo il trionfo sull’Inter, com’era avvenuto a Bologna e Verona l’anno scorso. Stavolta però non c’è nessun black out. Anzi, per un tempo vengono confermati la solidità dietro, tutti i segreti del nuovo credo: un altro assist divino di Milinkovic in profondità per Immobile, sentenza con la Samp con il suo quindicesimo centro. Stavolta non bastano Sergej e Ciro, stavolta i cambi hanno un effetto deleterio. E pensare che Sarri sembra aver intuito tutto in principio.

Solidità e gioco. Niente turnover vero, una sola novità rispetto all’undici di venerdì scorso: dentro Luis Alberto. Sarri lo premia nel consueto 4-3-3, punta sulla maggior qualità a centrocampo per abbattere il muro doriano. L’inedito 4-1-4-1 di Giampaolo invece si affida per la prima volta al "vecchio" Quagliarella dal 1’ per provare a trovare il primo gol in questo campionato. La Samp cerca invano la costruzione dal basso, la Lazio trema subito per Felipe Anderson (taglio sulla caviglia), uscito poi prima della fine del primo tempo. All’inizio però il brasiliano si rialza e sfodera un tiro-cross, sul quale Immobile non arriva di un soffio. I biancocelesti dipingono trame interne, tagliano il campo, palleggiano in scioltezza davanti e dietro. Cataldi tiene il ritmo, è il metronomo perfetto. Ecco perché Sarri non ha intenzione di rinunciarci mai, in questo momento. C’è una fiammata di Leris, ma poi è ancora Felipe a far volare Audero all’incrocio con un siluro. La difesa resta altissima in fase di non possesso, quasi sulla linea di centrocampo: Romagnoli e Patric sono attenti, non corrono alcun rischio. E poi arriva quel tacco de Dios: lancio di Romagnoli, Milinkovic manda a vuoto Colley, Immobile tutto solo trafigge sotto le gambe Audero. E poco dopo ribatte sul palo un’uscita del portiere argentino. La Samp si apre, si sfalda nei reparti come nella debacle di Salerno. Quagliarella reclama un rigore per un sandwich, ma c’è solo una carezza di Marusic in ripiego: Aureliano gli indica di rialzarsi subito, con il consulto al Var non c’è ripensamento. E allora il capitano doriano s’arrabbia e impegna Provedel, puntuale a togliere le castagne dal fuoco e dal primo palo. La Lazio cerca il raddoppio, ma un’azione manovrata Luis-Zaccagni-Immobile si spegne - con una deviazione di Bereszynski - sul fondo.

Supremazia sterile. Non c’è la stessa fame biancoceleste dopo l’intervallo. Sarri ha già inserito Pedro al 41’, fasciato e frenato dalle caviglie che lo tormentano. Giampaolo passa al 4-3-1-2, alzando Sabiri e inserendo Caputo al posto di Leris, che pure qualche grattacapo lo aveva creato. La reazione blucerchiata dura poco, così la Lazio riprende il pallino del gioco. Gli scatti di Zaccagni creano scompiglio, ma è solo fumo. Manca sempre la precisione nell’ultimo passaggio. La Samp è demoralizzata, ma un sussulto dalla distanza di Rincon (respinto da Provedel) ridà coraggio. Anche perché biancocelesti sono leziosi, gestiscono fin troppo il match, lo tengono aperto. La supremazia è sterile tanto quanto il palleggio. Sarri s’infuria e al 70’ getta nella mischia Cancellieri, Basic e Marcos Antonio. Il playmaker brasiliano mostra sì il suo piedino educato, ma anche inconsistenza in mezzo: al 92’ perde palla, Cancellieri viene anticipato da Rincon, che serve Gabbiadini a secco dal 6 gennaio: stop e gol d’anticipo. C’è spazio per un ultimo tentativo disperato di recupero: Cancellieri vuole il riscatto, crossa in area al millimetro, Milinkovic non arriva di testa di un soffio. È troppo tardi, la Lazio è finita nel sacco. Sabato arriva il Napoli all’Olimpico per il rilancio, per fortuna Romagnoli (sostituito da Gila, ancora in ritardo) ha solo un risentimento.


Il Tempo titola: "Due punti buttati. La Lazio si suicida a Marassi. I biancocelesti dominano, calano negli ultimi venti minuti e subiscono la beffa nel recupero. In avvio Immobile indirizza la sf‌ida su assist di Milinkovic. Poi errori, la squadra arretra e Gabbiadini fa godere la Samp".

Prosegue il quotidiano romano: Un segnale preoccupante, un'altra gara da inserire nel libro dei rimpianti. La Lazio butta due punti dalla f‌inestra dopo aver dominato la partita per settanta minuti con la Sampdoria che annaspava per il campo senza costruire pericoli per Provedel se non in due sporadiche occasioni. Siamo al 92', stavolta i cambi hanno peggiorato la squadra che nel quarto d'ora f‌inale aveva perso il controllo della sfida, errore clamoroso di Cancellieri che si fa strappare il pallone da Rincon senza coprirlo, filtrante per Gabbiadini: d’esterno manda in estasi Marassi e finisce 1-1, incredibile. Il veleno nella coda, un suicidio tattico e tecnico senza motivi apparenti contro un avversario che ha segnato proprio ieri sera il primo gol della sua tra ballante stagione. Inutile la perla iniziale di Immobile su assist al bacio di Milinkovic (tacco da far vedere nelle scuole calcio), il palo di Ciro, tante occasioni potenziali sprecate per un’insana voglia di entrare nella porta di Audero con il pallone. Troppo leziosi gli attaccanti di Sarri che si è sgolato per tutta la sfida contro l'amico Giampaolo forse perché annusava la beffa. Cosi è stato, una punizione per certi aspetti meritata a cui hanno contribuito i cambi che stavolta hanno complicato i piani.

Tant'è, otto punti in quattro partite restano un bottino dignitoso anche se il mal di trasferta comincia a farsi sentire: sia a Torino, sia a Genova troppe occasioni sbagliate, è mancata quella cattiveria necessaria per portare a casa la vittoria. Riavvolgendo il nastro resta l’ottimo fraseggio del primo tempo con una sola imbucata subita dove è stato bravo Provedel su Quagliarella (il capitano della Samp ha protestato su un presunto rigore di Marusic ma l'incerto Aureliano al Var ha confermato la decisione presa in campo). Con Luis Alberto e Cataldi dall’inizio a centrocampo, il gioco è stato sempre in mano ai biancocelesti ma Zaccagni ha fallito il raddoppio e anche Ciro, stavolta, è stato troppo altruista nel triangolare con i compagni in area di rigore invece di forzare il tiro. Come detto, i cambi sono stati decisivi per la Samp che ha inserito Caputo, Djuricic, Villar, Ferrari e soprattutto Gabbiadini poi letale al 92’. Per Sarri, sfortunato nel problema iniziale di Felipe Anderson (sostituito al 40' con Pedro, non al meglio) poi Basic, Marcos Antonio e Cancellieri al 72'. Un tris di inserimenti fatali per l’uscita di Luis Alberto che ha spento la luce delle ripartenze biancocelesti.

La Lazio ha provato a speculare sul risultato, ci si è messa la sfortuna con l’uscita di Romagnoli per Gila che ha indebolito la difesa nelle ultime mischie e è venuto fiori il pareggio che non fa superare l’esame ai biancocelesti. Sabato sera con tra il Napoli (arrabbiato per il pari contro il Lecce), ci vorrà un'altra lazio con più voglia di andarsi a prendere il risultato. Certo, in questo strano agosto di campionato, il calendario non ha aiutato i biancocelesti cosi come gli arbitraggi, anche ieri due ammoniti a zero che fanno salire il totale a 12 gialli subiti più un'espulsione in sole quattro gare. E, per una squadra che tiene palla e gioca a calcio, sembrano davvero un’enormità. La delusione è tutta nel volto distrutto di Milinkovic a f‌ine partita per l'occasione gettata al vento. Lazio rimandîta, la prima prova di maturità non è stata superata ma manca davvero poco per diventare grandi.


La Gazzetta dello Sport titola: "Stavolta Immobile non basta. Lazio in frenata. Gabbiadini gol, è pari Samp al 92'. Biancocelesti a lungo padroni del campo, ma poco cinici: i blucerchiati reclamano per un rigore, poi arriva il gol liberatorio".

Continua la "rosea": Il bello di arrivare da una partita sconcertante è che far peggio è un’impresa e anche dei passettini in avanti sembrano chilometri. La Sampdoria a Salerno ricordava un po’ le scene di quei cartoni animati in cui il protagonista passa da un crash a uno sbang e vede gli uccellini che gli girano intorno al capo. Adesso invece i canarini cinguettano sulla testa della Lazio, raggiunta al 92’ quando già pensava di aver allungato la serie vincente e di aver mantenuto la vetta. Forse non si aspettava che i doriani segnassero addirittura un gol, con Gabbiadini che era a secco da gennaio, lasciando al Cadice, Liga spagnola, il triste primato di essere l’unica squadra dei cinque campionati top a non aver ancora messo in rete un pallone.

I motivi. Così la Sampdoria si guarda e non ha ancora capito qual è il suo vero aspetto: quello mostrato nello 0-0 con la Juventus o quello del disastro salernitano? Qui siamo alla via di mezzo, considerato quanto lasciato nel primo tempo, ma anche il recupero nell’extra time. E il migliore in campo è il portiere, Audero. Marco Giampaolo soltanto dopo il primo tempo cancella la svolta di Verona, quando, nell’aprile scorso, cambiò sistema togliendo il trequartista. Però prima di tornare all’amato 4-3-1-2, ricalca l’impronta della Lazio: 4-3-3 in fase d’attacco, con Leris e Sabiri larghi sulla linea di fondo come fossero Zaccagni e Felipe Anderson. Quagliarella e Immobile sono i centrali. Una leggera differenza c’è senza palla; il Doria tiene Vieira più vicino alla difesa di quanto non faccia Cataldi dall’altra parte, ma tra 4-1-4-1 e 4-5-1 le discrepanze sono leggere. Il problema maggiore per la Samp è un altro: la poca pressione sui difensori della Lazio nella costruzione fa uscire da quel reparto palloni puliti che vengono trasformati in pericoli dalle qualità degli uomini offensivi.

Sulla rete di Immobile (sono 184 in A, come Batistuta) è fenomenale il tacco al volo di Milinkovic, che viene però pescato con facilità da Romagnoli. Idem per il palo del centravanti 4 minuti dopo, che nasce da un altro lancio del difensore. Milinkovic poi si piazza alle spalle di Verre e fa uscire Colley creando il buco per le corse di Immobile di fronte allo spaesato Murillo. Giampaolo allora si fa sentire e spinge i suoi in avanti per intercettare la Lazio da lontano e almeno su una riconquista in uscita, Verre serve a Quagliarella la miglior occasione della gara doriana, rete a parte. Nel secondo tempo invece, con la Lazio non più spietata nelle ripartenze, l’azione dei padroni di casa è più vicina all’altra area. Ma la rete arriva per un’altra riconquista feroce di Rincon, che serve il Manolo ritrovato, nella zona dove non c’è più Romagnoli (e quanto manca), uscito per infortunio.

Vittoria sfumata. Il tema per la Lazio è anche un altro: dimostrare una matura gestione del successo. Nella stagione scorsa, la continuità sempre invocata da Sarri era difficile da ottenere. Dopo aver battuto l’Inter, i laziali persero 4-1 a Verona. Ma anche adesso l’infrasettimanale a pochi giorni [[|dal 3-1 all’ex Inzaghi non porta i frutti sperati. Sarri sistema per la prima volta in stagione Luis Alberto fra i titolari. Un’ora discreta prima di spegnersi. Ma la Lazio che rischia molto su un rigore non dato, nonostante l’arbitro sia stato chiamato al video dopo contatto Marusic-Quagliarella, avrebbe dovuto chiudere la contesa quando era in netta superiorità fisica, tecnica e tattica. La scena che riassume la vittoria buttata è lo sbaglio di Basic davanti al portiere al 90’. Dopodiché gli uccellini hanno cominciato a cinguettare.


► Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Gli girano: "Sono contento con un minimo di giramento di p....". Si capisce dal linguaggio popolarescamente sboccato per renderlo più efficace quanto sia forte l’incavolatura di Sarri, mascherata a fatica: "Esco sconfortato, non preoccupato. Sto smaltendo ora l’incazzatura, era anche la mia, non solo della squadra. Se fosse la penultima giornata sarebbe drammatico. In questo momento conta più la prestazione che i punti. Ma il mio Napoli alla fine del primo tempo avrebbe vinto 3-0. Però la è strada giusta". Sarri ha dei rimpianti storici, a volte anche lui fa i conti col passato più sarrista. Ha riequilibrato la Lazio decorandola con il ritorno di Luis Alberto dall’inizio. Ha provato a vincere di corto muso, non è nelle sue vene. Eppure ha eletto questa partita a paradigma: "E’ da annoverare tra le gare più belle da quando sono qui. La prestazione mi dà conforto perché questa era la classica gara in cui l’anno scorso saremmo arrivati scarichi mentalmente. La nostra grande responsabilità è che non l’abbiamo chiusa e quando non la chiudi può succedere quel che è successo. Mancava un pizzico di cattiveria, siamo stati troppo leziosi in area avversaria".

L'esagerazione. L’incavolatura di Sarri ha toccato picchi ancora meno eleganti quando gli è stato chiesto del mercato e ha tradito nervosismo, forse verso la società: "Che c.... fate ora che il mercato chiude? Di calcio sento parlare poco, di mercato tanto. Regali? Non credevo neanche a Babbo Natale, mi aspetto poco da tutti. Sono contento dei ragazzi che ho, l’unica cosa che ci può mancare è un difensore esterno di piede sinistro. Il presidente lo sa bene. I ragazzi che ci sono, sono giovani, danno la sensazione che possono diventare per noi importanti". Sarri se n’è tornato a Roma con un dubbio atroce: "Non vorrei che si siano risparmiate energie in vista del Napoli e non per chiudere la partita". Ha rivisto l’azione del patatrac: "Ci siamo aperti su una palla che non era totalmente in possesso nostro e l’abbiamo pagata. Abbiamo concesso poco e creato tanto, 6-7 situazioni per chiuderla, e in quelle situazioni abbiamo dato la sensazione di leziosità e non di cattiveria. Non è mancata la testa, volevo questa risposta".

I cambi. Sarri ha perso Romagnoli, ha scelto Gila e non Casale: "Romagnoli ha avuto la sensazione di un crampo a un flessore. E con questo indurimento muscolare diventava fastidioso giocare. Casale? Ha bisogno di un po’ di tempo per un aspetto caratteriale, è un ragazzo introverso, e perché giocava a tre. Sarà una pedina importante, non in un futuro lungo". Sarri punta il Napoli, si gioca sabato, tra poco più di 48 ore: "Con il Napoli non è detto che basti neanche fare una grande gara. Sabato sarà una partita difficile. Sono forti e uniscono tante qualità, in certi momenti il Napoli può palleggiare e poi andare in profondità". Sarri si è rinfervorato parlando del calendario frullato: "Il calcio usa e getta a me non piace. Poi, sono anche i calendari che fanno venir fuori un calcio diverso. Si va uomo contro uomo perché non si organizzano più le squadre. E’ l’unico aspetto per cui sono contento di essere vecchio".



Galleria di immagini sulle reti della gara
Ciro Immobile per il vantaggio biancoceleste
Il pareggio blucerchiato



La formazione biancoceleste:
Provedel, Immobile, Milinkovic-Savic, Romagnoli, Marusic, Luis Alberto;
Lazzari, Felipe Anderson, Cataldi, Patric, Zaccagni
La formazione iniziale biancoceleste in grafica




► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati per la gara odierna






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