Sabato 3 settembre 2022 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Napoli 1-2

Da LazioWiki.

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3 settembre 2022 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, V giornata - inizio ore 20.45


LAZIO: Provedel, Lazzari (83' Hysaj), Patric, Romagnoli, Marusic, Milinkovic, Cataldi (75' Basic), Luis Alberto (53' Vecino), Felipe Anderson (83' Cancellieri), Immobile, Zaccagni (53' Pedro). A disposizione: Maximiano, Adamonis, Casale, Gila, Radu, Kamenovic, Marcos Antonio, Bertini, Romero. Allenatore: Sarri.

NAPOLI: Meret, Di Lorenzo, Rrahamani, Kim, Mario Rui (90'+2' Olivera), Anguissa, Lobotka (90'+2' Ndombele), Zielinski (68' Elmas), Lozano (45'+3' Politano), Osimhen, Kvaratskhelia (68' Raspadori). A disposizione: Sirigu, Marfella, Juan Jesus, Ostigard, Zanoli, Zerbin, Simeone, Gaetano. Allenatore: Spalletti.

Arbitro: Sig. Sozza (Seregno - MB) - Assistenti Sigg. Rocca e Vono - Quarto uomo Sig. Serra - V.A.R. Sig. Fabbri - A.V.A.R. Sig. Ranghetti.

Marcatori: 4' Zaccagni, 37' Kim, 61' Kvaratskhelia.

Note: ammonito al 66' Milinkovic, al 69' Cataldi ed al 90' Sarri tutti per proteste, al 69' Felipe Anderson ed al 90'+4' Marusic entrambi per gioco falloso, all'81' Spalletti per comportamento non regolamentare. Angoli 6-8. Recuperi: 4' p.t., 5' s.t.

Spettatori: 36.700, incasso non comunicato.


Emozioni forti ...
... in Tribuna Tevere
Ciro Immobile riceve il premio "Paolo Rossi" come miglior marcatore della passata stagione
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Alessio Romagnoli
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Felipe Anderson
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Manuel Lazzari
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Un intervento in uscita di Ivan Provedel
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Danilo Cataldi
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Pedro
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Matias Vecino
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Ciro Immobile
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Luis Alberto
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I calciatori convocati per la partita odierna

► Il Corriere dello Sport titola: "Vedi Kvara quant'è bello. Zaccagni porta avanti la Lazio poi si scatena il Napoli: gol di Kim e del georgiano, sempre più star. Grande partita all’Olimpico tra la squadra di Spalletti, adesso in testa con il Milan, e gli uomini di Sarri, che soffrono eppure tengono viva la gara e reclamano un rigore. Pali di Osimhen e del nuovo asso azzurro".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: La recita del Napoli formato scudetto. Bellissimo e cattivo, non solo illuminato dai colpi di Kvaratskhelia. L’Olimpico, dove la favola di Mertens era nata con un gol alla Maradona, ha celebrato l’avvento del georgiano, immarcabile allo stesso livello di Leao, tanto per citare il trascinatore del Milan, e capace di cancellare in fretta l’ombra di Insigne. Spalletti ha vinto e rimontato con la forza straripante di Anguissa, dominatore più di Milinkovic, e l’elasticità di Kim Min Jae. Sembra uscito dalla Play Station il coreano, velocissimo e tecnico, preciso in marcatura, pericolosissimo sulle palle inattive. Di testa ha permesso al Napoli di riequilibrare e riprendersi una partita dominata per sessanta o settanta minuti. Squadra tosta, vera, completa. Sarebbe un errore trascurare gli altri interpreti di un’impresa che proietta, almeno per qualche ora, i partenopei in vetta accanto ai campioni d’Italia. La Lazio è uscita tra i rimpianti. Non è bastato il gol in apertura di Zaccagni e la reazione piena di orgoglio nel finale. Pesa il rigore non concesso da Sozza (e dal Var) a Lazzari, steso da una gomitata di Mario Rui. È vero, però, che Provedel aveva evitato il tracollo e che la squadra di Sarri stenta ad assistere Immobile. Difende molto meglio rispetto allo scorso anno. Attacca meno. Un punto interrogativo grande così resta legato a Marcos Antonio, inutilizzato e troppo leggero davanti alla difesa.

Manca un’alternativa a Cataldi. Leiva doveva essere sostituito con un play più rodato e affidabile. Il piano ha funzionato solo nella prima mezz’ora, anche perché Sarri ha confermato gli stessi undici di Marassi. Spalletti, invece, ne aveva cambiati sei. Condizione differente. La pressione iniziale del Napoli è stata elusa da una transizione accecante. Azione ribaltata con tre o quattro tocchi. Felipe ha crossato all’indietro. Zaccagni, a rimorchio, ha infilato l’angolo. Dopo 4 minuti la partita si era messa come l’aveva immaginata la Lazio, trasformata rispetto al passato. Sarriana nel modo ordinato e maniacale di difendere senza palla. Molto meno efficace in contropiede. Il Napoli ha faticato ad assorbire il colpo, ma non ha smesso di palleggiare. Lobotka scivolava spesso nella zona di Milinkovic, su cui poi è salito Kim. Anguissa non permetteva a Luis Alberto di ragionare e riusciva persino ad abbassarsi accanto ai centrali per costruire. Spalletti ha spinto su Di Lorenzo e Mario Rui per aggirare i raddoppi. La mossa ha funzionato perché si è acceso Kvara. Il georgiano, per linee centrali, è diventato imprendibile. Si è preso la palla e le responsabilità. Il primo tentativo è riuscito male. Il secondo si è stampato sul palo, annunciando il pari, ormai maturo.

Sull’angolo tagliatissimo di Zielinski, Kim è saltato più in alto di Patric e ha messo dentro. Sarri difende a zona sugli angoli e forse paga la carenza di centimetri. L’accelerazione dopo l’intervallo. Palleggio, pressing, intensità, ritmo. Impressionante l’assalto del Napoli. Quattro palle gol costruite in cinque minuti, due salvate da Provedel, una dal palo (Osimhen), la quarta sparata fuori con la porta spalancata da Kvara. La Lazio arrancava, costretta alle corde, incapace di contrastare. Non erano bastati gli ingressi di Vecino e Pedro. Così è arrivato il raddoppio, ispirato da Anguissa. Provedel costretto ad arrendersi al destro potentissimo del georgiano, arrivato di rincorsa. Sembrava non ci fosse più partita e invece la Lazio ha avuto la forza di provarci. Mancava mezz’ora. Reazione di nervi e di orgoglio. Rrahmani ha salvato sul raid di Felipe. L’Olimpico si è scatenato quando Mario Rui ha steso Lazzari e Sozza (con il Var silente) non ha concesso il rigore. Meret, in tuffo, ha risposto a Felipe. Pochi altri sussulti. Il Napoli ha gestito, arrivando in fondo senza concedere e con la sicurezza della grande squadra.


Il Messaggero titola: "Gol e pali: tanto Napoli, rabbia Lazio. Zaccagni porta subito in vantaggio i biancocelesti ma la squadra di Spalletti si riorganizza, poi sale in cattedra Kvaratskhelia. Rigore negato a Lazzari".

Prosegue il quotidiano romano: C’è ancora da mangiare pane duro, per la Lazio, prima di arrivare a certe vette. Il Napoli, ad esempio, si è rivelata una montagna troppo alta, per ora. Anzi, quella di Spalletti si è dimostrata una squadra formidabile, solida in ogni reparto e con un’arroganza tecnica, oltre che una consapevolezza delle proprie qualità, che la Lazio per ora non può raggiungere. Logica la sconfitta, il 2-1 dolorosamente forse troppo stretto per il Napoli, ma meglio guardare avanti. E’ stata una piccola lezione, di quelle che forse servono, anche se la Lazio esce piena di rabbia dal campo, per via di un rigore non concesso, e che farà discutere.

Allenatori pensanti. Sono di fronte i due allenatori più "pensanti" tra le nostre eccellenze italiane, entrambi sempre alla ricerca dell’espressione tecnica e degli equilibri. Ne esce una partita a scacchi, tra Sarri e Spalletti che si conoscono e si stimano da un pezzo, in cui il Napoli fa sempre la prima mossa: fa girare il pallone cercando di aprire la scatola laziale, chiusa a riccio per costrizione e un po’ per volontà, anche a causa del celere gol del vantaggio che la illude, la inorgoglisce troppo, le fa pensare di poter andare di conserva. L’azione dell’1-0 è splendida per velocità di esecuzione e preparazione, rimarrà l’unica: dialogo Milinkovic-Felipe, l’ala parte pancia a terra sulla destra come deve fare un’ala, e cross all’indietro da manuale, raggiunge Zaccagni che scarica il destro da 20 metri nell’angolo basso alla sinistra di Meret, anche approfittando della torpida chiusura di Anguissa al limite dell’area. A quel punto il Napoli, che è comunque il miglior attacco della serie A, la butta sul possesso palla insistito, che si attesterà sui due terzi del tempo effettivo di gioco (66%) con la Lazio ad attendere. E’ una gara tecnica, la pelota che viaggia sempre a terra e di rado si alza di oltre trenta centimetri dal prato, i falli limitatissimi, quelli pesanti addirittura inesistenti: tutto in punta di fioretto.

I sarriani accettano la situazione, difendono a 4-4-2 con Milinkovic che sale appaiato con Immobile a schermare i centrali del Napoli, per una mezzoretta buona non corrono rischi, acquattati in attesa di un contropiede che non arriva mai: anche se i reparti sono spesso compatti, la Lazio non riesce a rubar palla, e al povero Ciro non arriva niente. In interdizione a faticare più di tutti è Luis Alberto, schierato a sorpresa sulle tracce di Anguissa anche per poterlo disturbare tecnicamente, ma stavolta il Mago non tira fuori conigli dal cilindro, soffre in ripiegamento, e il lato sinistro patirà tormenti. Infatti Lozano riesce spesso a isolarsi in dei tete-a-tete che Marusic non gradisce, perché il messicano parte lanciato e ha luce per affondare dribbling e cross, a lungo la principale opzione degli attacchi del Napoli. Ma finché sono quelli, la Lazio tiene, ed è il massimo che può fare: Milinkovic è in serata di scarsa ispirazione, forse deve coprire troppo campo in ripiegamento. E’ quando il Napoli alza il pressing, chiudendo nella buca l’avversario, che la partita si sposta decisamente verso Spalletti. Sale di tono anche Kvaratskhelia che comincia a danzare col pallone, del resto è georgiano come il mitico ballerino Balanchine: al 34’ ruba a Milinkovic e conclude centrale, al 36’ scherza con la suola e una giravolta Luis Alberto, scaglia un destro che quasi spacca il palo. Lazio ora alle corde, infatti becca gol da corner di Zielinski: stacco eccelso di Kim, Luis Alberto si fa spostare, palo e gol, e la cosa non fa una piega. Sul finire del tempo il Napoli perde Lozano per una testata con Marusic, lo rileva Politano che già a inizio ripresa manda in porta Kvara: salva Provedel in uscita.

Ripresa da tregenda. È l’annuncio di un avvio di ripresa da tregenda, con tre occasioni in un minuto tra il 5’ e il 6’: Provedel salva su Zielinski, Osimhen prende il palo, Kvara calcia alle stelle da pochi metri. Sarri inserisce Pedro e Vecino ma il Napoli continua a dilagare: Provedel si immola ancora su Osimhen ma nulla può sul destro di Kvara, che sbuca dal nulla su un assist di Anguissa e al 16’ inchioda il pallone in rete, e la Lazio alle sue responsabilità per una condotta troppo tremebonda, troppo in soggezione, ora anche fisicamente. La partita si potrebbe incendiare sul classico episodio contestato: manata in area di Mario Rui su Lazzari al 23’, l’arbitro e il Var decretano che non è rigore ma i dubbi rimangono. La Lazio capitalizza la rabbia solo con un colpo di testa di Felipe sventato da Meret al 26’. Nel finale sugli assalti laziali la gara si apre, e si slabbra, ma il Napoli rimane dritto come un fuso intorno alla sua monumentale difesa: da scudetto, come l’attacco e tutto il resto.


Il Tempo titola: "Rabbia Lazio. Il Napoli vince in rimonta: illusione con Zaccagni, poi il blackout. La squadra di Spalletti gioca meglio ma a Sarri manca un rigore. All'Olimpico finisce 1-2. La prima sconfitta stagionale ridimensiona le ambizioni dei biancocelesti".

Prosegue il quotidiano romano: Il Napoli passa all'Olimpico, ormai una pericolosa consuetudine, vince in rimonta e si candida per lo scudetto. La Lazio perde dopo una gara sof‌ferta macchiata però dal clamoroso rigore non concesso dall'arbitro Sozza. Vantaggio immediato di Zaccagni, rimedia Min-Jae su angolo (ci sarebbe anche un mezzo fallo su Luis Alberto) poi ribalta tutto con Kvaratskhelia. Tutto giusto, risultato meritato se però dopo l’1-2 non ci fosse un clamoroso rigore che poteva cambiare il corso degli eventi di una gara che il Napoli ha interpretato meglio. Ora altre due partite in casa con Feyenoord e Verona ma la Lazio esce ridimensionata da quest’altro scontro diretto. Sarri conferma in blocco la squadra che era scesa in campo dall’inizio a Genova contro la Samp. Vecino va in panchina, c'è ancora Luis Alberto a dirigere la squadra con Milinkovic e Cataldi per la linea di centrocampo più offensivo possibile. Difesa e tridente confermato, Felipe Anderson e Romagnoli sono regolarmente in campo nonostante i problemi f‌isici di Marassi. Spalletti risponde con modulo speculare 4-3-3 e f‌iducia a Kvaratskhelia alla sinistra di Osimhen e Lozano. Tutti i titolari, altro che il turn-over che non aveva premiato contro il Lecce, stavolta Napoli in formazione tipo almeno per quanto si è visto f‌inora.

Si parte con il gol di Zaccagni, Lazio subito in vantaggio dopo soli quattro minuti: l'ex veronese, riceve da Felipe Anderson e inf‌ila Meret da fuori aerea con un tiro chirurgico. Troppo presto perché i biancocelesti lasciano campo agli avversari che sfondano soprattutto a sinistra con il giovane talento georgiano. Il Napoli pressa bene e chiude la Lazio che fatica a uscire e si rintana davanti a Provedel. Salvato dal palo sulla conclusione di Kvaratskhelia che annuncia il meritato pareggio. Angolo di Zielinski, Min-Jae spinge Luis Alberto e fa 1-1 rete concessa dalla goal line (per qualche centimetro il pallone entra) tra le proteste dello spagnolo e di Immobile per il presunto fallo. Si va nello spogliatoio sull’1-1 con l’infortunio alla testa di Lozano (scontro aereo con Marusic che resta in campo con il turbante) e l'ingresso di Politano. L’intervallo non è utile per riordinare le idee a una Lazio troppo bassa che non riesce a pareggiare in mezzo al campo con Sergej e il mago sovrastati dai dirimpettai. Il Napoli straripa e Provedel si deve superare sullo scatenato georgiano e sul colpo di testa di Zielinski. Sarri prova a correre ai ripari, dentro Vecino e Pedro per Luis Alberto e Zaccagni in una Lazio alle corde.

E allora il Napoli passa col georgiano che batte il portiere biancoceleste su assist di Anguissa: vantaggio meritato. La Lazio colpita al cuore si scuote e protesta per un netto rigore negato dall’incerto Sozza: la sbracciata di Mario Rui è netta, Lazzari rimane a terra ma niente penalty solo ammonizioni per Milinkovic e Cataldi. Entrano Hysaj, Basic e Cancellieri, Spalletti risponde con Dombele e Raspadori. Non c’è più tempo, Napoli in paradiso, Lazio stanca e sfortunata nel finale con quell’episodio arbitrale clamoroso.


La Gazzetta dello Sport titola: "Napoli, è sempre Kvarashow. Lazio avanti con Zaccagni ma Kim e Kvaratskhelia portano Spalletti in alto. Parte meglio Sarri, poi rete di testa del coreano, palo e gol del georgiano: è sorpasso. Frattura allo zigomo per Lozano".

Continua la "rosea": Il Napoli torna a braccetto col Milan in testa al campionato, per una notte. Ma al di là della classifica la squadra di Luciano Spalletti lascia l’Olimpico con nuove certezze. Perché, dopo un inizio complicato assai, contro una Lazio ben messa in campo e che trova subito il gol, non era semplice rialzarsi e ribaltare la partita, dopo la prova opaca di mercoledì contro il Lecce (1-1). Invece il tecnico torna al 4-3-3 rimette dentro i sei uomini che avevano riposato nell’infrasettimanale e trova equilibri e qualità di gioco per sopravanzare Maurizio Sarri. Ecco, nel Napoli di ieri c’erano solo Mario Rui e Zielinski dell’epoca napoletana del Sarrismo, peraltro riserve allora. Questo significa che oggi quello azzurro è un ciclo assolutamente nuovo, diverso per caratteristiche dei giocatori e assolutamente intrigante per le potenzialità della squadra. Perché l’avvio di Kvaratskhelia in questo campionato lascia davvero a bocca aperta. Quattro gol e un assist in cinque partite, sempre decisivo quando inquadra la porta. All’Olimpico è stato il primo a rialzare la testa nelle difficoltà e questo è segno anche di grande personalità. E parliamo di un 2001 arrivato dal profondo Est senza paura e con tanta classe. La Lazio comunque non deve troppo affliggersi: a parte le polemiche sul rigore, che c’era, del possibile 2-2 ha avuto sprazzi di grande gioco ma deve inseguire una continuità che ancora manca e ritrovare il riferimento Immobile, annullato dalla tremenda tenaglia Rrahmani-Kim. Applausi comunque per tutti perché si è vista una partita giocata a grande ritmo e senza esclusioni di colpi o eccessi di tatticismo. Su questa strada il calcio italiano deve ritrovare credibilità internazionale, magari punendo anche gli autori di buu razzisti per Osimhen e Anguissa - e cori discriminatori contro i napoletani.

Mezz’ora sarrista. L’avvio della Lazio è notevole: impone il predominio a un Napoli che non riesce a trovare misure e tempi di gioco ed è mentalmente down per il gol che arriva dopo soli quattro minuti. Il cross in velocità di Felipe Anderson è basso e teso e coglie in controtempo la linea difensiva azzurra, Zaccagni ha il tempo di accentrarsi e caricare il destro dal limite dell’area, senza trovare grande opposizione e così l’esterno, che nell’estate scorsa era seguito anche dal Napoli, lo punisce. La Lazio domina a lungo senza bisogno del possesso palla che lascia agli avversari. Ma c’è poco movimento, la sfera gira lenta e per i padroni di casa è comodo restare corti e stretti, chiudendo tutte le linee di passaggio. I biancocelesti non pressano alti, ma aspettano a metà campo i partenopei con Lobotka imbavagliato e senza opzioni di verticalità. La Lazio chiude con ferocia e riparte in contropiede. Ecco, l’unico difetto in questo periodo è che la squadra biancoceleste non trovi il raddoppio con un avversario in evidente difficoltà che perde gli uno contro uno e arriva in ritardo sulle seconde palle. Ma Felipe Anderson temporeggia a servire Luis Alberto che ha un’autostrada e consente a Di Lorenzo il recupero. Lì si spegne un po’ la luce biancoceleste.

Svolta Kvara. L’episodio che cambia l’inerzia avviene al 34’. Milinkovic, fin lì sontuoso, entra morbido in contrasto con Kvaratskhelia che si invola ma "schiaccia" troppo il tiro e Provedel para. Diventa il segnale di riscossa per gli spallettiani. Poco dopo ancora il georgiano si gira improvvisamente e tira colpendo il palo. Ancora 2’ e arriva il pari con Zielinski che pennella sulla testa di Kim micidiale sui piazzati, al secondo gol in campionato dopo quello realizzato contro il Monza. E siamo solo alla quinta giornata. Ora il campo sembra in discesa per il Napoli che chiude in attacco ma perde Lozano che in uno scontro aereo fortuito con Marusic si spacca lo zigomo e viene sostituito per un trauma cranico.

Imperioso. Nel primo quarto d’ora della ripresa, il Napoli mette letteralmente all’angolo la Lazio costringendola nella propria area e confezionando ben sei palle gol nitide, con Provedel pronto a uscire sui piedi di Kvara, a volare sul colpo di testa d Zielinski e pure fortunato quando colpisce il palo Osimhen. Il gol è più che maturo e arriva con un’azione avvolgente. È Anguissa a guadagnare il fondo e a crossare basso e teso in mezzo all’area: il collo destro pieno di Kvaratskhelia stavolta non lascia proprio scampo al bravo Provedel.

Reazione Lazio. La partita è bella perché la Lazio riesce ad alzare i ritmi per provare a rientrare in partita e riuscire a pareggiarla. Ma a ogni ripartenza degli azzurri rischia di subire il gol del k.o. E qui l’episodio che fa discutere con Felipe Anderson che lancia in verticale Lazzari in area, Mario Rui è in ritardo e alza il gomito che colpisce il terzino laziale. Sozza non è nella migliore posizione per valutare e l’azione è molto veloce, ma il Var Fabbri non interviene. Ed è un peccato. Perché il Napoli merita ampiamente il successo per quello che fa vedere nell’arco della partita, ma la Lazio con quel rigore poteva riaprire la partita ed era giusto avesse quella opportunità. Finisce con il Napoli ancora in attacco che festeggia la vittoria sotto la curva dei propri tifosi.


► Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Non prendiamoci in giro. E Sarri non si fa prendere in giro, è insorto. Arrivato davanti ai monitor di servizio di Sky ha rivisto il contatto Mario Rui-Lazzari ed è esploso: "C’è poco da commentare, era fallo, era rigore. E dico che Kim, sull’angolo del gol, ha preso posizione buttando via Luis Alberto. Non so se la palla era partita o no, ma l’arbitro deve comunque interrompere il gioco, ha fatto comunque una cazzata. Tutto questo, nell’era del Var, mi fa dire che o gli arbitri sono scarsi o c’è la soluzione B ed è la più preoccupante. Ma anche uno scarso lo dà quel rigore. La conduzione arbitrale e del Var è inquietante. Quest’anno, è palese, stiamo sulle palle agli arbitri. Il responsabile ci dica qualcosa, se un arbitro fa un errore così non deve mettere più piede in campo per tutta la stagione. Se fossi Lotito telefonerei a Rocchi". La soluzione B è sottintesa, Sarri non l’ha voluta definire anche per non rischiare procedimenti disciplinari. Qui non si tratta di essere garantisti o colpevolisti, sono i filmati a fare giustizia. Tutti furibondi nella Lazio. Tutti. In campo e fuori. Dopo il colpo rifilato da Mario Rui a Lazzari sono esplosi Immobile e Milinkovic. Lo stesso Lazzari s’è rialzato di colpo, dopo il ko in area, e s’è lanciato verso l’arbitro Sozza. Sono volati cartellini, anche ieri. Prima, durante e dopo l’episodio. Sarri ha chiesto un intervento dei vertici arbitrali, ha accusato gli arbitri di essere prevenuti: "In una partita così corretta si è trovato il modo di ammonire tutti i giocatori. Da parte nostra c’è stato un eccesso di proteste contro il Bologna, da lì gli arbitri sono stati prevenuti e ce lo dicono anche. Ci dicono "vi siete comportati male col Bologna e queste sono le conseguenze". Devono prendere provvedimenti i responsabili degli arbitri, provvedimenti seri, pesanti".

L'analisi. Sarri, tornando a parlare di calcio, ha ammesso le difficoltà avute dalla Lazio nel secondo tempo: "Siamo stati in grande difficoltà nei primi minuti, nel finale no. Si poteva venire a capo della partita e pareggiare. Abbiamo affrontato una squadra forte, dobbiamo fare un percorso per arrivare al loro livello. Il Napoli poteva vincere anche in altro modo, così ci lascia un pizzico di rabbia". Sarri non ha scelto il turnover, ha spiegato il motivo: "Volevo dare un’identità alla squadra prima di cominciare le rotazioni, se i meccanismi funzionano è più facile per gli altri entrare dentro. Nella prima settimana di impegni multipli ho pensato di non fare rotazioni, le cinque sostituzioni diminuiscono il minutaggio, questo può aiutare. Le settimane si sommano, bisognerà prendere altre soluzioni". Il gol di Zaccagni, è un paradosso, a suo avviso ha condizionato la Lazio: "Siamo diventati attendisti". Sarri in linea di massima è contento del suo ciclo: "Ci sono squadre più forti, stiamo venendo fuori, giochiamo alla pari, puoi anche perdere, il divario si sta assottigliando". Chiusura con frecciata indirizzata a De Laurentiis, a Sky si è rievocato il suo divorzio dal Napoli: "Io di Napoli ho bellissimi ricordi tranne uno, quando il presidente presentò Ancelotti senza dirmelo. Per il resto tutto bene. Avete fatto tutti finta di nulla, bastava poco per fare un piccolo accertamento. La clausola era valida fino al 30 maggio, Ancelotti è stato presentato il 31. Se ho mai chiarito l’episodio con Aurelio? Se ci parli ha ragione lui".



Galleria di immagini sulle reti della gara
Mattia Zaccagni sblocca la partita
Il pareggio partenopeo
La "Goal Line Tecnology" conferma la rete del pareggio azzurro
La rete-vittoria degli ospiti



La formazione biancoceleste:
Provedel, Immobile, Milinkovic-Savic, Romagnoli, Marusic, Luis Alberto;
Lazzari, Felipe Anderson, Cataldi, Patric, Zaccagni
La formazione iniziale biancoceleste in grafica



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati per la gara odierna






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