Sabato 8 aprile 2023 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 2-1

Da LazioWiki.

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8 aprile 2023 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXIX giornata - inizio ore 20.45


LAZIO: Provedel; Marusic, Casale, Romagnoli, Hysaj, Milinkovic, Cataldi (69' Vecino), Luis Alberto; Felipe Anderson, Immobile (64' Pedro), Zaccagni (84' Basic). A disposizione: Maximiano, Adamonis, Pellegrini, Patric, Marcos Antonio, Cancellieri, Romero, Radu, Lazzari, Gila, Fares. Allenatore: Sarri.

JUVENTUS: Szczesny; Gatti, Bremer, Alex Sandro; Cuadrado (69' Danilo), Fagioli (86' Miretti), Locatelli (63' Parades), Rabiot, Kostic (63' Chiesa); Di Maria, Vlahovic (63' Milik). A disposizione: Perin, Pinsoglio, Bonucci, Rugani, Soulè. Allenatore: Allegri (in panchina Landucci).

Arbitro: Sig. Di Bello (Brindisi) - Assistenti Sigg. Cecconi e Bercigli - Quarto uomo Sig. Giua - V.A.R. Sig. Irrati - A.V.A.R. Sig. Zufferli.

Marcatori: 38' Milinkovic, 42' Rabiot, 54' Zaccagni.

Note: ammonito 45' Alex Sandro, 45'+3' Locatelli, 51' Cuadrado, 78' Provedel, 86' Milinkovic, 90'+5' Miretti. Angoli 6 a 6. Recuperi: 3' p.t., 7' s.t.

Spettatori: 55.000.


Felipe Anderson
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Elseid Hysaj
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Luis Alberto
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Ciro Immobile al tiro
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Matias Vecino
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Ivan Provedel in uscita alta
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Sergej Milinkovic-Savic ed Alessio Romagnoli in un tentativo a rete
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La rete di Sergej Milinkovic-Savic
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Il tocco vincente di Mattia Zaccagni
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Danilo Cataldi con il Presidente Claudio Lotito
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Gli striscioni dedicati al Mister Maurizio Sarri dai tifosi
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Festeggiamenti nello spogliatoio biancoceleste
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I calciatori convocati per la partita odierna

• Il Corriere dello Sport titola: “La Lazio dei capolavori”. Prosegue il quotidiano sportivo romano: “Allegri non c’è ma Sarri lo batte ugualmente. Nell’inseguimento alla Champions la Juventus cade ancora all’Olimpico mentre è sempre più saldo il secondo posto dei biancocelesti. Milinkovic, poi pari immediato di Rabiot in mischia. Decide Zaccagni su assist magico di Luis Alberto”.

Fa festa la Lazio dentro lo sventolio di bandiere dell’Olimpico, ricolmo di passione come ai vecchi tempi. È la notte di Sarri, in fuga al secondo posto, con cinque punti di vantaggio sulla Roma, sei sul Milan e sette sull’Inter. Lo scatto Champions firmato da Milinkovic e Zaccagni. Poca Juve e solo nell’ultima mezz’ora, compreso il lunghissimo recupero concesso da Di Bello, peggiore in campo, quando Allegri (a casa con la febbre) e il suo vice Landucci hanno sganciato Chiesa, Danilo e Milik, allargando Di Maria e attaccando con il 4-3-3. I bianconeri, inguardabili nei primi sessanta minuti, si sono trasformati. Troppo tardi. Servono coraggio, iniziativa e idee per giocare. Come ha dimostrato la Lazio, molto più squadra, senza le stesse riserve di lusso. Un abisso nel palleggio, nel collettivo e nelle capacità difensive. È stata a lungo una lezione di calcio. Provedel ha perso l’imbattibilità dopo 607 minuti. Rabiot l’unico a contrastare lo strapotere di Milinkovic e Luis Alberto. Zaccagni e Felipe hanno fatto la differenza, come Chiesa e Di Maria nel finale, quando hanno inseguito invano il pari. È la svolta per Sarri, vincente per la prima volta dopo l’addio alla Juve. Quest’anno ha completato l’en plein, battendo tutte le grandi del campionato.

Copione scontato. La Lazio ha cominciato subito a palleggiare, la Juve si era ritirata indietro, formando una piramide davanti all’area. La supremazia biancoceleste si è tradotta in quattro angoli e due occasioni limpide nei primi 15 minuti. Milinkovic, di testa, ha alzato la mira e poi non è riuscito a tirare, chiudendo il triangolo con Luis Alberto, intercettato da Bremer. La Signora è uscita dal guscio solo due volte grazie agli inserimenti di Rabiot. Locatelli cercava di incrociare il 10 della Lazio, Fagioli impreciso, Di Maria non si accendeva e Kostic non si è mai visto. La mossa di Sarri: alzare Marusic e non concedere un metro al serbo, facendo uscire Felipe e Zaccagni (invece di Milinkovic e Luis Alberto) sul giro palla arretrato della Juve. Ciro, al rientro, sbatteva sul muro alzato da Gatti, Bremer e Alex Sandro. Gli è capitata una sola palla buona ma il suo tiro al volo è stato respinto da Szczesny.

Pari all'intervallo. La Juve si difendeva a oltranza e in tutti i modi, usando anche le mani senza che Di Bello estraesse cartellini gialli. Poi si è infuriata per il gol di Milinkovic. Cross lungo di Zaccagni, Alex Sandro è finito a terra, accentuando la caduta, il serbo ha stoppato e ha infilato di sinistro Szczesny. Proteste cancellate dal Var, cacciato il preparatore Folletti dalla panchina. La Lazio, però, non ha saputo capitalizzare il vantaggio. La Juve ha conquistato di rabbia l’angolo da cui è nato subito il pareggio. Parabola liftata di Di Maria, incornata di Bremer, Rabiot ha messo dentro sulla respinta di Provedel. Tutto da rifare.

Raddoppio. I segnali bianconeri di inizio ripresa sono stati spenti dal raggio laser dei funamboli della Lazio. Azione da urlo. Felipe ha inghiottito Alex Sandro in accelerazione e ha messo in mezzo, tacco di Luis Alberto, Zaccagni ha imbucato sul palo più lontano: 2-1 e decimo gol in campionato per l’esterno ex Verona. I bianconeri si stavano scoprendo e allungando. Triplo cambio. Landucci ha sostituito Kostic con Chiesa, Vlahovic con Milik e Locatelli con Paredes. Sarri ha risposto con Pedro al posto di Ciro e ha inserito Vecino per Cataldi per resistere all’urto. Landucci è intervenuto per togliere Cuadrado, a rischio espulsione, e con Danilo ha virato verso il 4-3-3. Lo speaker ha avvisato l’Olimpico con un annuncio antirazzismo dopo l’uscita del colombiano. La Lazio, senza la profondità di Ciro e gli scatti di Felipe sulla destra, faticava a ripartire. Il Fideo era diventato un pericolo costante, quasi imprendibile. Dal lato destro entrava, dribblava, ispirando qualsiasi azione. Fagioli, al volo, ha spedito alto. Sarri ha perso Zaccagni. Ultimi palpiti di sofferenza e di combattimento, poi è scattata la festa dell’Olimpico.


Il Messaggero titola: . Prosegue il quotidiano romano:.

Il Tempo titola: . Prosegue il quotidiano romano:.

La Gazzetta dello Sport titola: . Continua la "rosea":


• Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara.

L’elogio del Sarrismo “Fiero di questa Lazio”. Il tecnico ferma i bianconeri e si regala l’ennesima notte di festa all’Olimpico insieme alla sua gente “Qui c’è un profondo senso di appartenenza che ti coinvolge e ti fa sentire davvero laziale La Juventus? Doveva finire in nove”. L’allenatore esulta: “La continuità che avevamo in allenamento, ora la mettiamo anche in gara La consapevolezza è cresciuta e siamo più forti. Se Zaccagni è da Nazionale? Meglio che stia qui insieme a noi”.

Calcio champagne, ubriachi di Lazio. Le bollicine salgono sempre più su: secondo posto blindato. Un blocco d'acciaio senza palla. Fantasiosa e inebriante quando deve trovare il varco per colpire. Maurizio Sarri rettore biancoceleste. Difensori cattivi e concentrati, miglior reparto della Serie A con 20 gol subiti. Contro la Juventus sono saliti in cattedra i centrocampisti e gli attaccanti. Il merito, quand'è così, non può che essere del maestro in panchina. Sigaretta in bocca al posto del gessetto in mano, sta lasciando un segno evidente sull'anima della squadra. Accelerata Champions, un weekend d'oro a livello di punti e convinzione acquisita. Un orgoglio per il tecnico: "Sono fiero dei miei giocatori, la continuità che avevamo qualche mese fa in allenamento ora sta venendo fuori anche in partita. Vedo un piglio e un'aggressività diversi, è cresciuta la consapevolezza. Adesso siamo sempre dentro la partita, questo mi fa un enorme piacere", ha detto a Dazn.

Sarrismo. Tutti pazzi per Sarri. Alle frasi romantiche, che scaldano il cuore dei tifosi, unisce l'organizzazione tattica che illumina gli occhi: "Ho detto alcune frasi sulla lazialità in sala stampa la settimana scorsa, dall'esterno è difficile capirla. Quando ci sei dentro, ti invade. È la parola gusta. Ti coinvolge. C'è un senso di appartenenza forte, come ho visto in pochissime squadre". La Lazio ha mostrato qualità e solidità, pacchetto completo anche con la Juve: "Quelli davanti, certi colpi, ce l'hanno per DNA. A me fa più piacere vedere le rincorse, quello che posso aver innescato io. Se loro hanno questa disponibilità, diventiamo un'altra squadra". Stupendo, il gol di Zaccagni. Discusso, quello di Milinkovic: "Mattia non penso sia da Nazionale, meglio che ce lo lascino (ride, ndr). La mia impressione da lontano sulla rete di Sergej è che potesse fischiare fallo. Però ho avuto anche la sensazione che un paio di loro dovessero andare fuori. La Juve doveva finire in 9, non c'è soluzione. Il fallo di Locatelli nel primo tempo è da rosso, non è giallo. Poi è stato salvaguardato Cuadrado, la dimostrazione è nel cambio successivo, l'allenatore l'ha tolto dopo pochi secondi".

Corsa. La Lazio sta sfruttando le settimane libere da impegni infrasettimanali, sembra migliorata la cilindrata mentale: "Se è davvero così lo vedremo quando giocheremo ogni tre giorni. Quest'anno in campionato siamo stati continui, battute a vuoto le abbiamo avute solo in Europa". Velocità massima, è il ritmo Champions: "Contro la Juventus sarebbe stato rischioso andare sotto ritmo. Loro ti aspettano bassi, fanno densità, in certe zone ti danno la sensazione di poter giocare con tranquillità. Questo può spingerti ad abbassare l'intensità e i ritmi. E così, se riconquistano palla, diventano pericolosi. Noi invece per 60 minuti li abbiamo costretti e mettere la palla via, più che a cercare le ripartenze". Guai a gridare vittoria: "I punti sembrano tanti, a volte pochi. Ci sono 27 punti in palio, abbiamo partite durissime da giocare. Non è facile adesso".

In un altro articolo:

Sergej: "Mentalità giusta La Lazio ha vinto di testa". Dal derby in poi è tornato il Sergente che tutti conoscevano. Ieri premiato da Lotito come miglior marcatore straniero di sempre del club. Milinkovic carica tutti: "Successo pesante, maturo. E ora avanti così". Romagnoli: “Siamo forti, lo dice la classifica. Dritti alla Champions.

Dai Sergej, qui tutti ti amano, cosa ti costa? "Siamo secondi e vogliamo rimanerci fino alla fine". Milinkovic ha detto sì, vuole chiudere alla grande la sua storia con la Lazio, con il secondo posto, con la Champions. Aveva portato tutti a chiedersi “che fine ha fatto?“, “dove ha la testa?“, “dov’è finito?“. Sergej Milinkovic ha risposto dal derby, aprendolo provocando l’espulsione di Ibañez, poi ha segnato a Monza un golazo su punizione e ha replicato contro la Juve scatenando quel sinistro ciclonico. Era iniziata nel suo segno la notte dell’Olimpico, con il premio di miglior marcatore straniero della storia della Lazio, gliel’aveva consegnato Lotito dandogli un buffetto che era una carezza. La Lazio aveva annunciato la passerella alla vigilia, ma il Sergente non se n’era accorto: "Non me l’aspettavo. Non lo sapevo. Mi hanno avvertito nel prepartita che dovevo uscire dalla spogliatoio prima per prendere un premio". Il record l’aveva raggiunto a Monza centrando il gol numero 65, ieri è salito a 66: "Sono al primo posto, è una bella cosa. Non sono un attaccante e dopo 8 anni ho segnato 66 gol, è una grande soddisfazione. Mancano ancora nove partite, voglio segnare altri gol e distanziare il secondo posto. Così il primo resta mio e non ci può arrivare nessuno (risata, ndr)". Stagione 2015-16, Europa League, Lazio a Dnipro. Calcio di punizione, cross di Kishna, incornata del Sergente, a quel tempo un apprendista: "Il primo di testa lo ricordo, era l’inizio".

L’analisi. Il Milinkovic di ieri è il gigante di sempre. Velocità e potenza massima, salti in alto, recuperi prodigiosi, ha giocato a tutto campo, nelle due aree: "Abbiamo fatto un’ottima partita, dopo il primo gol abbiamo subito il pareggio troppo presto, ma siamo rimasti dentro la gara. Abbiamo creato occasioni nel secondo, giocando bene, ed è arrivato il raddoppio. Abbiamo portato a casa una vittoria pesante". E’ un’altra vittoria di maturità, la Lazio non è più succube dei complessi che la frenavano: "E’ una vittoria di testa, avevamo fatto una bella gara anche a Monza ed è arrivata la conferma contro la Juve. Ci godiamo il successo e dopo Pasqua ripartiamo: ci sono tanti impegni e tanti punti in gioco". Per il Sergente standing ovation finale: "Bisogna insistere con questa mentalità, dopo le grandi partite che portano vittorie è giusto festeggiare, poi bisogna ricominciare ad allenarsi e a preparare le prossime gare. Sarri lo dice sempre".

Romagnoli. Questa Lazio se la gode da difensore e tifoso sfegatato, Alessio Romagnoli: "Questa è una Lazio forte, la classifica lo dice e i risultati anche. E’ una vittoria importantissima perché era uno scontro diretto, è un segnale battere anche la Juve. Saranno nove partite veramente ostiche, tutte finali. Dobbiamo puntare alla Champions, è il nostro obiettivo, dobbiamo continuare così. E’ una Lazio più matura". Sarri è riuscito nel cambio di mentalità: "I miglioramenti si vedono, lavoriamo tanto e ogni giorno sui nostri concetti e cerchiamo di metterli in pratica partita dopo partita. Peccato per il gol del pareggio, è colpa nostra che ci siamo fatti sorprendere. L’importante è aver vinto la partita". Romagnoli ministro della difesa biancoceleste subito, al primo anno: "Un bilancio? Spero di farlo a fine stagione in positivo". Alessio in posa sotto la Nord, un’immagine da poster: "Esultare sotto la Curva è bello, per noi è fondamentale. Ci fa sentire sempre il suo sostegno, sono unici e noi cerchiamo di ripagare l’affetto sul campo. Se sentiamo di aver riportato il pubblico allo stadio? Si, è una cosa che va di pari passo".




La formazione biancoceleste:
La formazione iniziale biancoceleste in grafica



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati in grafica






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