Domenica 19 marzo 2023 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Roma 1-0

Da LazioWiki.

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19 marzo 2023 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXVII giornata - inizio ore 18.00


LAZIO: Provedel, Marusic, Casale, Romagnoli, Hysaj, Milinkovic, Cataldi, Luis Alberto, Pedro (88' Basic), Felipe Anderson, Zaccagni (81' Cancellieri). A disposizione: Maximiano, Adamonis, Magro, Gila, Patric, Lazzari, Radu, Fares, Floriani M., Pellegrini Lu, Marcos Antonio, Immobile, Romero. Allenatore: Sarri.

ROMA: Rui Patricio, Mancini, Smalling, Ibanez, Zalewski, Cristante, Wijnaldum (67' Matic), Spinazzola, Pellegrini Lo (84' Solbakken), Dybala (46' Llorente, 78' El Shaarawy). A disposizione: Svilar, Boer, Celik, Camara, Bove, Volpato, Tahirovic. Allenatore: Mourinho (in panchina Foti per squalifica del tecnico titolare).

Arbitro: Sig. Massa (Imperia) - Assistenti Sigg. Alassio e Imperiale - Quarto uomo Sig. Maresca - V.A.R. Sig. Di Paolo - A.V.A.R. Sig. Rapuano.

Marcatori: 64' Zaccagni.

Note: espulso al 32' Ibanez per doppia ammonizione (entrambe per gioco falloso), al 44’ Nuno Santos (preparatore dei portieri Roma) e Ianni (assitente tecnico Lazio) per comportamento non regolamentare, a partita finita Cristante e Marusic per scorrettezze. Ammonito all'8' Ibanez, al 25’ Luis Alberto, al 27' Cristante, al 59' Romagnoli, al 70' Mancini, al 91' Basic tutti per gioco falloso, all'89' Cancellieri per condotta non regolamentare. Angoli 5-2. Recuperi: 3' p.t., 6' s.t.

Spettatori: 60.000 circa.


Luis Alberto con il Mister Maurizio Sarri
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Sergej Milinkovic-Savic
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Felipe Anderson
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Pedro in azione
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Pedro in un'azione d'attacco biancoceleste
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L'espulsione di Ibanez che lascia i giallorossi in dieci
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Adam Marusic
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Mattia Zaccagni
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Alessio Romagnoli
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Mattia Zaccagni scocca il tiro vincente
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Luis Alberto
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Danilo Cataldi
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Ivan Provedel in un intervento aereo
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Toma Basic
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Tensione in campo: l'arbitro Massa ha il suo bel da fare...
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I calciatori convocati per la partita odierna

• Il Corriere dello Sport titola: "La Lazio ha fatto il pieno. Partita durissima e tesa, il doppio giallo a Ibañez spezza l’equilibrio. Gol di Zaccagni dopo l’assedio, pareggio annullato, rissa finale e cinque espulsi. Due vittorie dei biancocelesti su due derby: non accadeva dal 2012. Sarri batte di nuovo Mou e scatta verso la Champions: secondo posto. La Roma resta a un punto dal Milan".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: La doppietta di Sarri, come Reja nel 2011/12 e sotto gli occhi di Eriksson, il mago svedese dell’ultimo scudetto. Ha bissato il derby e ora vede la Champions. Mau meglio di Mou. La resa del portoghese, nascosto nella pancia dell’Olimpico: è entrato, dopo undici anni, nella scia di Luis Enrique. Brutta Roma, ridotta in dieci per settanta minuti (recupero compreso) dall’espulsione di Ibañez, a cui forse converrebbe saltare le due stracittadine dell’Olimpico. Precedenti horror: tra errori e scivoloni, è diventato negli ultimi tre anni il principale alleato della Lazio, ma sarebbe sbagliato circoscrivere al rosso del difensore brasiliano l’unica spiegazione. La squadra di Mourinho aveva giocato poco e male, anzi niente, anche nella prima mezz’ora. Atteggiamento di attesa. Il gol di Zaccagni ha prodotto uno scatto in classifica: secondo posto, sorpasso sull’Inter. Sarri è salito a 52 punti, più 4 sul Milan, e ora può gestire cinque lunghezze di vantaggio (oltre ai confronti diretti) sulla Roma, a cui si è avvicinata l’Atalanta. La Lazio ha attaccato con prudenza e lucidità, rischiando pochissimo. Doveva e poteva vincere solo così. Sedicesimo clean sheet in campionato. Certo ha impiegato 65 minuti per scardinare la difesa della Roma: come al Dall’Ara, senza Immobile (capitano non giocatore in panchina) non riusciva a penetrare in area. Assalto paziente, ma costante. Decisiva la combinazione tra Luis Alberto e Felipe per liberare l’ex Verona da posizione defilata: Zalewski ha bucato l’uscita e Rui Patricio non è riuscito ad arrivare sul pallone indirizzato sul palo più lontano. Una dose di buona sorte ha sorretto la Lazio subito dopo: prodezza di Provedel (in campo con la febbre) sul colpo di testa di Mancini e autogol di Casale annullato per il fuorigioco di Smalling. Sarebbe stato il pareggio. Dopo la Roma non è stata più pericolosa, se non con un pallonetto di Spinazzola. È mancato il contropiede ai biancocelesti per cercare il raddoppio che avrebbe chiuso i conti in anticipo.

Brutte figure. La vittoria è indiscutibile. Ha giocato solo la Lazio. È stato un derby brutto, contava troppo il risultato, ma in pochi sono riusciti a trattenere il nervosismo. Due assistenti di Mourinho e Sarri allontanati dalle panchine a un sospiro dall’intervallo. Finito il derby, si è accesa una rissa di cui hanno fatto le spese Marusic e Cristante, espulsi da Massa. Cinque rossi in totale. Mou ha perso il collegamento in campo garantito da Nuno Santos, cacciato per gli insulti a Pedro. Il preparatore dei portieri non è nuovo a certe provocazioni. Tutta la panchina della Lazio si è alzata rovesciandosi dall’altra parte, mischione furibondo e l’arbitro ha espulso Ianni, lo stesso che aveva litigato in Premier con Mou ai tempi in cui Sarri allenava il Chelsea.

Zaccagni super. La Roma, nel primo tempo, ci ha provato solo con Wijnaldum da fuori. Belotti lottava e basta, poco assistito. Dybala ha toccato appena 15 palloni. Era fuori dal derby, triste e immalinconito. La versione attendista studiata da Mou prevedeva Pellegrini su Cataldi e un baricentro basso. Tutti davanti alla difesa, sapendo che sarebbe stato un errore concedere campo alla Lazio. Bastava chiudere gli spazi, evitando le ripartenze. Ibañez, già ammonito, ha esasperato il piano. Stop sbagliato e colossale ingenuità, stendendo Milinkovic. All’andata, dopo 29 minuti, aveva consegnato il pallone decisivo a Pedro e Felipe. Sarri sfondava con Zaccagni, braccato da Mancini. L’unico vera occasione aveva prodotto un destro fiacco di Felipe, ma il predominio territoriale della Lazio non è mai stato in discussione. Nel conto finale 69,4% di possesso palla.

Joya no, Mago sì. In inferiorità, dopo aver arretrato Cristante, Mourinho nell’intervallo ha tolto Dybala, l’unico che avrebbe potuto inventare la giocata o raddrizzare il derby, come si è visto bene dopo il gol della Lazio. Dentro Llorente, a sua volta sostituito da El Shaarawy. Scena muta di Abraham. Neppure l’ingresso di Matic ha spostato qualcosa. La qualità decide le partite. Luis Alberto, trovato lo spazio, aveva acceso la luce e stava dominando con il suo palleggio sublime. Anche tre tentativi dalla distanza. Sembrava l’unico modo per sfondare il muro della Roma. Nessuno aveva calcolato l’ispirazione del Mago, il tocco di Felipe e il colpo da biliardo di Zaccagni. Nono gol in campionato. Una prodezza per la leggenda del derby, non per la Nazionale di Mancini, che aveva già scelto di lasciarlo a casa, ma questa è un’altra storia.


Il Messaggero titola: "Vola Lazio vola. Decide il gol di Zaccagni, i biancocelesti a +5 dalla Roma vedono la Champions. Espulso Ibañez al 32’, la squadra di Mou smette di giocare e subisce per tutto il match".

Prosegue il quotidiano romano: Finisce con Claudio Lotito e i suoi, sotto la Nord, come un ultrà. Vince la Lazio, vince Zaccagni; perde la Roma e perde ancora Ibañez, che queste partite, forse, è meglio non le giochi, visti gli inquietanti precedenti. Sì, proprio lui, con la solita ingenuità, manda in tilt la squadra e cambia il senso alla partita: stavolta il brasiliano non regala un gol come nelle altre due occasioni, ma rimedia due ammonizioni sciocche in 24 minuti e addio. E se già la Roma, anche in undici ma con poche energie e idee, non sembra comunque padrona del campo, senza il brasiliano è costretta a rinunciare del tutto a giocare, lasciando per tutto il match palla e iniziativa alla Lazio, che va di tecnica a palla veloce. E con pazienza, arriva a dama. Troppo fragile e stanca la Roma, troppo padrona del campo la Lazio. Nessuno si offenda: non c’è stata partita. Maurizio più lucido di José, prima durante e dopo (screzi con Lotito negli spogliatoi). Liedholm sosteneva che in dieci si giocava meglio. Archiviandola come una provocazione, possiamo tuttavia sostenere che in inferiorità numerica le difficoltà sono evidenti, ma qualcosa in più si può, e nel caso della Roma, si doveva fare. La Lazio non ha pietà e ora scatta in avanti verso la Champions, adesso è seconda a più cinque(sei in virtù dello scontro diretto) dai giallorossi che devono solo ringraziare il Milan se oggi sono solo a un punto dal quarto posto.

Tutto è ancora in ballo, ma questa sconfitta fa male, anche per le conseguenze disciplinari che si porta dietro, con le espulsioni di Ibañez e di Cristante, che ha partecipato nel finale al solito Far West da derby (rosso anche a Marusic). Far West bissato anche nello spogliatoio, con giocatori, tecnici e dirigenti protagonisti. Minuto 20 della ripresa, un mezzo tacco smarcante di Felipe, l’indecisione di Zalewski e poi piattone di Zaccagni con palla in buca, là dove Rui Patricio non arriva. La Roma perde il suo secondo derby stagionale, non accadeva dal 2011-2012, erano i tempi di Reja e Luis Enrique. I giallorossi sono inesistenti in avanti, Belotti e Dybala vengono mangiati dai difensori della Lazio, e i terzini, Spina e Zalewski, perdono tutti i duelli con Pedro e Zaccagni, in più in mezzo al campo, la palla gira troppo velocemente per un Cristante irriconoscibile e uno Wijnaldum che è il lontano parente di quello visto a Liverpool.

La rinuncia a Paulo. Pellegrini parte in marcatura su Cataldi, poi si abbassa e anche lui finisce nell’imbuto, senza mai uscirne. Matic non sta bene e parte dalla panchina, la Lazio non ha Immobile e Provedel va in campo con la febbre. Sarri se la gioca senza dare l’assalto all’arma bianca, tenendo palla, aspettando il momento giusto. Nel primo tempo, crea qualcosa (Milinkovic sforbicia fuori, Zaccagni impegna Rui Patricio), la Roma fa pochissimo, solo un tiro di Wijnaldum, che finisce sopra la traversa. Dopo il rosso a Ibañez, la Roma sparisce del tutto, si affida a Smalling, che non può prenderle tutte. Alza il muro e aspetta gli eventi, ma il gol è nell’aria, si sente, si avverte, si percepisce. E puntuale, arriva. Mourinho nel frattempo prova a dare un impulso alla fase offensiva: Dybala e Belotti non tengono più un pallone e Gini lascia Luis Alberto troppo libero di inventare calcio, dentro Abraham e Matic e ad inizio ripresa, fuori proprio Paulo, che stecca all’esordio, con una prestazione moscia, senza squilli. Mou toglie l’argentino per inserire Llorente e ripristinare i tre difensori puri, mossa coraggiosa, forse non troppo lungimirante: lo spagnolo evita il raddoppio, poi lascia spazio a El Shaarawy per l’assalto finale, che non c’è. In avanti mancano idee e qualità. L’unico modo per riportare la partita in parità era un calcio da fermo e per poco la Roma non rivede la luce. Tre minuti dopo la rete di Zaccagni, arriva lo squillo dei giallorossi, grazie a un autogol di Casale, ma l’arbitro Massa, su segnalazione del Var, si accorge di un fuorigioco di Smalling su colpo di testa di Mancini e annulla. Non è serata.


Il Tempo titola: "Bis Lazio. Vince anche il derby di ritorno con un gol di Zaccagni. Decisiva l’espulsione di Ibanez che lascia la Roma in dieci. La squadra di Sarri ora è seconda, giallorossi a meno cinque. Rosso dopo i tre fischi finali per Marusic e Cristante".

Prosegue il quotidiano romano: Lazio in paradiso, Roma all’inferno. È successo di nuovo. Ancora un regalo, di nuovo Ibanez. Il derby di ritorno della Capitale vinto ieri sera dai biancocelesti vive sulla scia della sfida d’andata. Resta in equilibrio per una buona mezzora, poi gira bruscamente in favore della Lazio nell’occasione che cambia tutto e lascia la Roma in dieci per un’ora buona. Fallo sciocco a centrocampo di Ibanez (sempre lui come nel gol di Felipe Anderson lo scorso 6 novembre) in ritardo su Milinkovic e Massa tira fuori il secondo giallo al brasiliano già ammonito per un altro intervento falloso: altrettanto inutile. Da lì è un’altra partita, la Roma resta in dieci e cerca solo di non prenderle, chiude la prima frazione di gioco a porta inviolata ma è chiaro che non può durare. Mourinho toglie Dybala (amaro il suo primo derby) e mette Llorente in copertura per cercare di arrivare fino in fondo e continua a difendersi con attenzione. Ma non può bastare. La Lazio fatica a trovare lo spazio giusto per far breccia e ci prova da fuori un paio di volte con Luis Alberto però Rui Patricio fa buona guardia. Poi alla prima distrazione difensiva, (uscita sbagliata di Zalewsky) Zaccagni infila la palla alla sinistra del portiere portoghese e fa esplodere l’Olimpico per la prima volta sold out in questa stagione.

Nono gol dell’attaccante biancoceleste portato in trionfo dai suoi sotto la Nord in delirio. Trenta secondi e alla Roma riesce il colpaccio su un calcio piazzato, mischione davanti a Provedel e Casale di ginocchio la butta dentro: fa 1-1 ed è l’altra metà dell’Olimpico stavolta ad esplodere. Urlo di gioia che si soffoca in gola, perché qualche attimo dopo Massa, aiutato dalla regia tv, annulla per un fuorigioco evidente di Smalling. Mourinho cambia ancora mette Matic, poi El Shaarawy per cercare di rialzare la testa e provare a far male in contropiede ma in dieci è tutta in salita. Anche perché la Lazio, smaltito lo spavento del pari momentaneo, riprende a giocare la sua partita, a far girar larga la palla e cercare il raddoppio contro una Roma in evidente difficoltà. I giallorossi ci provano, alzano il ritmo nel finale andando oltre lo sforzo consueto cercando il colpaccio nelle ripartenze, ma la partita ormai è andata, finisce così e i dieci rimasti a dare tutto lasciano il campo a testa alta. Seppur nel parapiglia finale scoppiato dopo i tre fischi dell’arbitro: volano parole pesanti, qualche spintone e alla fine Massa tira fuori due rossi per Marusic e Cristante che salteranno le prossime sfide di campionato. Rientra invece l’allarme tifo con paura per infiltrazioni pericolose e incidenti prima e dopo la partita: non è successo nulla, almeno su quello hanno vinto tutti.

Tradizione confermata: la stracittadina della Capitale ha punito la squadra che ci era arrivata meglio e fermato quella che veniva col vento in poppa. Altro che scaramanzia, è una legge: una sentenza. Mourinho, che prima di arrivare nella Capitale non era mai stato sconfitto in una stracittadina, qui ne ha perse tre su quattro contro Sarri. Il bilancio finale dice Lazio. Popolo biancoceleste in delirio perché due derby su due non è poca roba e non succedeva da undici anni. Alla festa si unisce Eriksson arrivato all’Olimpico per omaggiare la squadra con la quale vinse uno scudetto. Con questo successo Sarri & Co. si ritrovano secondi in classifica grazie anche al ko dell’Inter nell’altro derby della giornata: quello d’Italia. E arriva l’ambito riscatto dopo la brutta eliminazione dalla Conference League giovedì scorso: ora la Champions posso buttarla via solo loro. Sedicesimo clean sheet stagionale e sono quattro partite consecutive che la Lazio non incassa gol: non male come media. La Roma resta lì, ora cinque punti più sotto, fuori dalle piazze che contano. L’abbuffata in Europa forse ha condizionato il gruppo, ma forse anche no: perché undici contro undici sarebbe stata un’altra partita... forse. Però anche questo resta nella sfera delle ipotesi e con quelle nel calcio non si va da nessuna parte. Il risultato è chiaro e nel cammino della stagione giallorossa va considerato un altro derby perso. Resta l’Europa, perché un quarto di finale di Europa League non è certo da buttar via, ma questa squadra non può continuare a sbagliare in questo modo le partite decisive. Lazio docet!


La Gazzetta dello Sport titola: "Volo Lazio, è seconda. Rosso a Ibanez dopo 32 minuti di una partita ad altissima tensione: Zaccagni-gol stende Mou e lancia i biancocelesti a +2 sull’Inter. Sarri vince un altro derby. La Roma in 10 non ha scampo".

Continua la "rosea": Se il terreno fosse stato inzuppato di fango, sarebbe sembrato un derby degli anni Sessanta, eroico, in bianco e nero alla tv, con tutto quello che una stracittadina può e deve ostentare. Cinque espulsi, compresi i litiganti dopo il 90’ e gli scatenati della panchina. Una squadra (la Roma) in dieci per un’ora. Un bel po’ di ammoniti, risse furibonde anche negli spogliatoi, oltre trenta falli. Un autogol di Casale annullato per fuorigioco. Un capitano non giocatore, Immobile, in panchina a incitare come sui campi inglesi. E un gol, quello di Mattia Zaccagni, bellissimo, che regala alla Lazio successo e fuga in classifica (+5) rispetto ai cugini. Detto così sembra bellissimo: un derby d’altri tempi che la Lazio poteva chiudere prima della fine e la Roma ha rischiato di riequilibrare in un finale fuori controllo. Una cosa s’è vista di meno: il gioco, soprattutto degli sconfitti.

Fuga e delusione. Non c’è da stupirsi. La tensione ha preso il sopravvento. La Lazio s’è vista a strappi, spesso è andata a sbattere contro il muro giallorosso, ha giocato meglio e meritato: ma in superiorità numerica poteva fare di più, invece è entrata in area soltanto a metà secondo tempo, quando il gol era maturo. La Roma a lungo s’è arroccata dietro, decidendo per la difesa a oltranza: ma quando ha ribaltato il baricentro, ed è andata all’attacco, ha messo paura ai cugini e s’è resa conto d’aver perso tempo. Naturalmente la Lazio gode: due derby su due in stagione, il secondo posto, la zona Champions League consolidata. La Roma s’interroga pensierosa: seconda sconfitta consecutiva e quinto posto, qualcosa non gira più come dovrebbe.

Roma in difesa. Sul tavolo del derby i due tecnici esibiscono la carta d’identità. Mou (squalificato) si protegge nella sua metà campo, cede il possesso (attorno al 30 per cento) e "muove" il solito 3-4-2-1 isolando Pellegrini su Cataldi e spostando più avanti Dybala. Più spesso è 3-4-1-2. Ma è un’illusione: Dybala e Belotti restano molto lontani dalla squadra. Sarri non deroga, affidando il gioco alle fasce: Pedro si accentra da destra, Zaccagni incrocia dalla sinistra e va al tiro o al cross. Per il tutto il primo tempo è lui la vera arma: imbecca Felipe Anderson e Milinkovic, scaglia un gran tiro parato da Rui Patricio, crea un bell’asse con Luis Alberto che ci prova da fuori.

Effetto "Zaccañez". Il primo assist vincente per la Lazio arriva però da un romanista, Ibañez, che riesce a farsi ammonire due volte in 32’. Recidivo: è il terzo derby nel quale combina un guaio, tanto che la curva laziale accoglie la sua uscita con il coro "uno di noi!". Da chiusa la Roma diventa blindata: 3-4-2 e tutti dietro a soffocare spazi e linee di passaggio. Dal van in cui segue la partita, lo squalificato Mou suggerisce a inizio ripresa un cambio più difensivo: fuori Dybala, non è gara per lui, dentro Llorente per riportare Cristante in mediana dopo il quarto d’ora da centrale. Una mossa che per un po’ funziona: pur in superiorità, la Lazio non supera mai la muraglia eretta da Smalling e Mancini, anzi rallenta il ritmo, ma basta che salti un mattoncino per far crollare il castello. Prima Pedro va in fuga e tira, poi Anderson ha una mega occasione sottoporta: Rui Patricio legittima il titolo di migliore in campo, ma niente può contro Zaccagni che si libera di Zalewski e vede un angolo proibito agli umani. Ibañez più Zaccagni: Zaccañez, la coppia vincente.

Rincorsa Roma. Comincia la rivoluzione di Mou: dentro Matic, Abraham, El Shaarawy e Solbakken, il tutto per tutto. La partita cambia, Zaccagni è stanco, la Roma ci mette orgoglio, pressing e profondità, tutto quello cui aveva rinunciato per scelta e poi per circostanze. Che il vento sia cambiato si capisce dal gol immediato della Roma – autorete di Casale – annullato per fuorigioco. Soltanto che è tardi e in dieci è più difficile. La Lazio trema nel recupero ma porta a casa, giustamente, il derby, prima che si accenda l’ultimo parapiglia dopo il 90’, con Marusic e Cristante espulsi. Derby, no?


• Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

In Curva, al potere. La foga è travolgente. Mattia Zaccagni, pieveloce, si trasforma in ultrà, s’arrampica sulla balaustra, canta "Lazio is on fire". È un’ovazione per ogni acuto: "Io un po’ laziale? Direi...". È il finale più romanzesco che poteva sognare, tutti i laziali si stringono nel suo sogno: "Mi ero ripromesso che avrei festeggiato con i tifosi se avessi segnato. Un bambino sogna di giocare queste partite, sogna di segnare in un derby, di vincere 1-0, di esultare sotto la sua Curva. Non ha prezzo, sono emozioni che non si possono descrivere. Noi vogliamo la Champions, la vogliamo ogni giorno!". Zaccagni svetta sull’Olimpico mentre la Lazio balla sotto la Nord, fa baldoria: "Siamo molto contenti, era la serata che sognavo ed è andata alla grande". La zaccagnata l’aveva prevista Immobile, l’uomo-derby l’aveva indovinato Ciro. È stato tra i primi ad abbracciare Zaccagni dopo quella rasoiata, sono compari in campo e fuori: "Io e Ciro parliamo tutti i giorni - racconta Zaccagni - ci vediamo anche fuori dal campo. Per me è un fratello maggiore, tutti i consigli che mi dà sono giusti. Mi ha detto di mantenere la calma e che avrei fatto gol ed è stato così".

La prima volta. È stata la notte del primo gol-derby dell’arciere Zaccagni, subito vincente. È stata la notte del volo in classifica, del secondo posto. È stata la notte che ha aumentato lo svantaggio della Roma. Zac se la gode con il papà accanto, piombato in campo a fine partita. "È la festa del papà (ieri, ndr). Dedico la vittoria a lui e a tutta la mia famiglia. Mi è stata vicino. La dedico anche a questo pubblico fantastico", dice con emozione Mattia. Papà Fabio è al suo fianco, gli occhi brillano: "È il più bel regalo che potevo ricevere da mio figlio, è una grande festa". Zaccagni aveva vissuto giorni tesissimi: "Ho cercato di stare il più tranquillo possibile, mio padre mi aveva visto nervoso, mi aveva detto di stare sereno. Sono contento di questo".

L'italianità. È Zaccagni superstar, è il marcatore più prolifico tra gli italiani con Ciro. Immobile è in pieno calvario, a Mancini mancano bomber italiani di razza. È Zaccagni, un attaccante esterno, a vantare il record di gol italiani segnati in campionato (9 come Ciro). Solo Vincenzo Grifo ha partecipato a più marcature di Zac nei cinque campionati top europei (16 contro 13, frutto di nove gol e quattro assist). Sarri ha calato l’asso del tridente, è da inizio anno che ha costruito uno Zaccagni ultraoffensivo, mai così bomber. Zaccagni ha avuto il merito di seguirlo, di imparare i segreti del maestro. La Lazio pende dalle labbra di Mau, non s’è fatta toccare dalle provocazioni di Mourinho: "Sarri ci ha stimolato - ha raccontato Zaccagni - noi guardiamo queste cose il meno possibile, non servono a niente. Sapevamo che loro fanno spesso così, provocano, per questo abbiamo cercato di stare tranquilli in partita e siamo stati bravi a riuscirci. Non serve caricare il derby perché già lo caricano tanto dall’esterno". La gioia è incontenibile, la classifica è da sogno: "Siamo molto contenti perché abbiamo vinto il derby e perché la classifica è d’oro. Adesso possiamo guardare avanti con più entusiasmo. Abbiamo ottenuto il massimo". In campo ha sprigionato furore, era da settimane che non riusciva ad essere brillante. Era da gennaio (gol al Milan) che non segnava: "Ci voleva. Quando vinci senza subire gol hai anche consapevolezza a livello caratteriale". La svolta c’è stata nell’intervallo: "Noi siamo tornati in campo quando dovevamo, loro sono tornati tardi. Noi guardiamo già alla prossima gara, pensiamo solo a fare più punti possibili, alla fine tireremo le somme".


• Da "Il Messaggero" le dichiarazioni del Mister biancoceleste Maurizio Sarri:

Affiggete subito un’altra targa a Formello. Sarri come Reja e come il Maestro. Andata e ritorno in paradiso, la Lazio non vinceva due derby nello stesso campionato dal 2011/12, e dal 1972/73 con zero gol subiti nel tabellino: "Paragonarsi a Maestrelli mi sembra eccessivo. Comunque, a questa stracittadina non ci si abitua mai, stanotte non ho dormito, ma ora sono contento per il popolo laziale, l’Olimpico è stato uno spettacolo". Nessuna rivincita contro la provocazione di Mourinho: "Nemmeno so cosa abbia detto. Lasciatelo fare, a me José sta simpatico. Abbiamo vinto e facciamo festa per contro nostro. Stop". Anche perché Maurizio lo ha rispedito dietro la lavagna per la terza volta (su quattro): "L’espulsione di Ibanez ci ha agevolato, ma le statistiche della gara dimostrano che già prima l’avevamo presa in mano. Nell’intervallo, ho detto ai miei di avere pazienza, che prima o poi avremmo trovato il buco. E così è stato".

Storia. Profeta del gol ma con la solita difesa di ferro. È questo il segreto assoluto della Lazio con il 20esimo clean sheet stagionale, il 16esimo in campionato, in Serie A record storico: "La fase difensiva sta andando oltre le aspettative. Romagnoli sembra fatto apposta per difendere in questo modo e ha fatto crescere tutto il reparto". Adesso sono 5 i punti di vantaggio sulla Roma, in realtà sei col doppio scontro diretto: "C’è ancora parecchia strada da fare per assicurarci il quarto posto, il calendario nostro è più difficile e, sulla carta, ci sono squadre più attrezzate di noi. Non avere le Coppe potrebbe portare qualche vantaggio ma bisogna considerare gli infortuni, i recuperi in futuro. Avrei comunque preferito restare in Conference, ma ho capito che inconsciamente i miei ragazzi avevano mollato. Prima del derby invece ho fatto un martellamento, anche se il gruppo era già motivato da solo".

Società. Sabato anche Lotito ha tenuto un discorso: "Sono rimasto a Formello con giocatori dalle 14.30 alle 23.30, ho parlato con loro ricordandogli dell’importanza della partita e di dimostrare loro che siamo la Prima Squadra della Capitale. Ognuno ha dato cuore, determinazione e voglia di portare a casa risultato. Così abbiamo vinto con merito". Gongolava ieri il patron, al di là dello screzio con Mourinho, sfottuto da Romagnoli in questo modo: "Padroni della capitale. Mancano ancora tante partite, vedremo come andrà il terzo derby. Perché ce ne sarà un altro, vero?". E ancora Luis Alberto va giù duro: "Che cosa è successo nel tunnel dopo il fischio finale? Il problema è che quando si parla prima di una partita e poi si perde bisogna stare zitti, loro hanno parlato troppo prima e sono rimasti fregati (eufemismo, ndr). Non hanno giocato un derby, sono venuti solo a parlare e provocare. Siamo stati abbastanza bravi noi. Abbiamo vinto, questo è l’importante e ora godiamo". Pensiero solo alla Champions: "Dobbiamo vincere il più possibile, dobbiamo continuare così. Nelle ultime cinque abbiamo fatto 13 punti e non mi sembra poco". Da oggi due giorni di meritato riposo.


Un graditissimo ospite per la partita odierna: Sven Goran Eriksson che rilascia al Messaggero le seguenti dichiarazioni:

All’Olimpico c’è il derby, e, per l’occasione, arriva un ospite di eccellenza sugli spalti. Quasi un mese dopo l’annuncio dell’addio al calcio, Sven Goran Eriksson torna nella Capitale. Tre stagioni alla Roma, altre quattro con la Lazio condite da uno scudetto, due Coppe Italia, due Supercoppe Italiane, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea. Talismano per i biancocelesti, che vincono anche la stracittadina di ritorno come avveniva ai suoi tempi: "Non vengo all’Olimpico da tanto tempo – esordisce l’ex tecnico – e qui ho tanti ricordi, soprattutto belli". Lazio e Roma si affrontano con una posta in palio alta e alla portata per entrambe: "Tutte e due le squadre sono in lotta nella corsa alla Champions League e possono ambirci senza problemi". Momento amarcord poi a bordocampo: "La mia era una squadra fortissima, abbiamo giocato tanto vincendo tanto e perdendo anche qualche volta, ma questo fa parte del calcio". Ora però la Capitale è in buone mani: "Sia Sarri che Mourinho sono allenatori bravi. Mi piace il calcio che vuole proporre l’allenatore biancoceleste". Queste le parole prima di andarsi a prendere l’applauso dello stadio e l’abbraccio della Nord. Sven è tornato a casa.


Sempre da Il Messaggero, le dichiarazioni del match-winner Mattia Zaccagni:

Un bacio al palo, una pomiciata con tutti i laziali allo stadio: stop perfetto, tiro ancora meglio, Rui Patricio può soltanto metterci lo sguardo, ma non il guanto. Non segnava dal 24 gennaio, Zaccagni si sblocca nel giorno più bello. Ora fategli un monumento: "Un bambino sogna di giocare queste partite, vincere 1-0. E io mi sento già laziale vero. Dedico questo gol a mio padre per la sua festa, alla mia famiglia, a un pubblico fantastico". L’arciere scocca la freccia e, scortato dall’abbraccio dell’amico Immobile, vola quasi in lacrime sotto la balaustra della Curva Nord: "Mi ero promesso che se avessi fatto centro, sarei andato a festeggiare con tutto il tifo". Un’esultanza solenne come questo giuramento. Questo è il nono timbro stagionale, per Mattia è già un record, ma soprattutto vale oro per il primato capitolino e per la rincorsa alla Champions: "Siamo contenti perché era un derby e perché la classifica adesso ci permette di guardare alle prossime partite con più entusiasmo. Abbiamo ottenuto il massimo. Quando vinci queste partite, anche magari con un gol di scarto, prendi consapevolezza a livello caratteriale anche per il futuro".

Azzurro. Adesso bisogna restare in alto: "Lo vogliamo, lavoriamo per questo ogni giorno e per raggiungere alla fine almeno il quarto posto". Per Zaccagni sarà questo il trionfo. La sua Nazionale ormai è la Lazio, ha già scansato le sirene del Psg, che lo sta corteggiando. È incredibile invece come Mancini continui a ignorarlo per un vecchio misunderstanding di giugno scorso: "Meno male", bisbiglia Sarri con un ghigno. Infastidito invece Mattia, che sostiene di non dover dare nessuna scusa, era infortunato e non vuole più affrontare il discorso. Vuole riprendersi l’azzurro, ma sta già dando tutto sul campo. Invece il ct lo accomuna al caso Zaniolo, con cui non corre certo buon sangue per il passato. Non a caso, la compagna Chiara Nasti esulta all’Olimpico e pubblica la foto - con la scritta "Tié" - del piccolo "Thiago", al centro di beceri sfottò giallorossi con un coro indegno relativo alla ex storia d’amore tra la influencer e Nicolò.

Ringraziamento. Vendetta servita su un arco d’argento. Zaccagni ora festeggia solo con il suo popolo: "Grazie ragazzi per averci sostenuto fino all’ultimo. Abbiamo portato a casa un altro derby! Andiamo". E ora i fischi di Alkamaar e Bologna sono già un lontano ricordo. Applausi, standing ovation, grande festa nello spogliatoio. Mattia abbraccia Sarri, gli deve tanto: "Già in ritiro quest’anno il tecnico mi ha detto che pretendeva la doppia cifra in questa stagione, e in realtà la pretendo anche io. Sto cercando in tutti i modi di arrivarci al più presto. Altro che Mourinho con le sue provocazioni, Sarri ci ha stimolato a vincere questo incontro. Sapevamo che loro fanno spesso così, provocano, per questo abbiamo cercato di essere tranquilli in partita e siamo stati bravi a farlo. Non serve caricare il derby perché già lo caricano tanto dall’esterno, è logico che la pressione che sentiamo dobbiamo portarla in campo e trasformarla in energia positiva come abbiamo fatto". Zaccagni non fa rimpiangere Immobile, lo raggiunge a quota nove gol, ma gli riconosce il merito: "Io e Ciro parliamo tutti i giorni, ci vediamo anche fuori dal campo. Per me è un fratello maggiore, tutti i consigli che mi dà sono giusti. Mi ha detto di mantenere la calma, che avrei fatto gol". Gli ha trasmesso il fluido.



La rete-vittoria di Mattia Zaccagni



La formazione biancoceleste:
Provedel, Casale, Romagnoli, Milinkovic-Savic, Marusic, Luis Alberto;
Hysaj, Pedro, Felipe Anderson, Cataldi, Zaccagni
La formazione iniziale biancoceleste in grafica



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati in grafica



La coreografia preparata dalla Curva Nord per il derby odierno. Il testo si ispira al dramma storico "Enrico V" composto da William Shakespeare tra il 1598 e 1599 e si riferisce al discorso tenuto dal Re inglese nel giorno di San Crispino per motivare il proprio esercito, in numero minore, nella battaglia contro i francesi. Questo il testo della coreografia: "Eh no caro cugino, se è destino che si muoia, siamo già in numero più che sufficiente. Ma se vivremo meno siamo e più grande sarà la nostra parte di gloria. In nome di Dio, non desiderare un solo uomo in più di quelli che siamo. Noi pochi, noi felici pochi, noi manipolo di fratelli!"








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