Domenica 2 aprile 2023 - Monza, U-Power Stadium - Monza-Lazio 0-2

Da LazioWiki.

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2 aprile 2023 – Monza, U-Power Stadium - Campionato di Serie A, XXVIII giornata - inizio ore 15.00


MONZA: Di Gregorio, Donati, Mari, Marlon (59' Antov), Ciurria, Machin (81' Barberis), Rovella (60' Colpani), Carlos Augusto, Sensi, Caprari (71' Gytkjaer); Petagna (59' Mota). A disposizione: Cragno, Sorrentino, Antov, Carboni, Birindelli, Ranocchia, Valoti, D'Alessandro, Vignato. Allenatore: Palladino.

LAZIO: Provedel, Lazzari (83' Pellegrini), Casale, Romagnoli, Hysaj, Milinkovic, Cataldi (71' Vecino), Luis Alberto (71' Basic), Pedro (65' Immobile), Felipe Anderson, Zaccagni. A disposizione: Maximiano, Adamonis, Patric, Radu, Marcos Antonio, Bertini, Cancellieri, Romero. Allenatore: Sarri.

Arbitro: Sig. Marcenaro (Genova) - Assistenti Sigg. Mokhtar e Palermo - Quarto uomo Sig. Massa - V.A.R. Sig. Pairetto - A.V.A.R. Sig. Banti.

Marcatori: 13' Pedro, 56' Milinkovic.

Note: ammonito 47' Ciurria, 48' Caprari, 52' Marlon, 55' Donati, 59' Zaccagni, 76' Sensi, 80' Felipe Anderson. Angoli 6 a 3. Recuperi: 0' p.t., 4' s.t.

Spettatori: 14.539 per un incasso di 332.345,46 euro.


Felipe Anderson
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Mattia Zaccagni
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Ciro Immobile
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Luca Pellegrini e Mattia Zaccagni
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Matias Vecino
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Danilo Cataldi
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Toma Basic
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Sergej Milinkovic-Savic
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Luis Alberto
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I due tecnici: Raffaele Palladino e Maurizio Sarri
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Un'immagine della formazione biancoceleste

I calciatori convocati per la partita odierna

• Il Corriere dello Sport titola: “Lazio lo scatto Champions”. Prosegue il quotidiano sportivo romano: “I biancocelesti, ormai concreti e non più discontinui, stendono il Monza e spiccano il volo in classifica. Un muro invalicabile (565’ di imbattibilità) e i gol di Pedro e Milinkovic: per Sarri 5 vittorie e un pari nelle ultime 6 gare. Luis Alberto contesta il cambio”.

Lassù, dove osano le aquile, ha preso il volo Sarri, l’architetto di un sogno. Sta facendo godere un popolo, promette di chiudere la carriera alla Lazio, dove Lotito potrebbe assisterlo nel tentativo di costruire un altro miracolo modello Leicester. Le firme di Pedro e Milinkovic gli hanno consentito di piazzare lo scatto Champions a Monza. Ora è secondo con quattro punti di vantaggio su l Milan e cinque su Inter e Roma. Una difesa super gli ha permesso di scalare la classifica. Ecco il segreto del Comandante. Non prende gol in campionato dalla notte dell’11 febbraio, sono passati quasi due mesi. Da allora Provedel ha chiuso il lucchetto e ha infilato 565 minuti di imbattibilità. Cinque vittorie e un pareggio nelle ultime sei giornate, realizzando appena 7 gol, non sarebbero state possibili senza una solidità da primato: 17 clean sheet in 28 giornate, in Europa ha fatto meglio solo il Barcellona (20).

Muro. Sarri ha fatto il vuoto facendo a meno di Immobile, lasciato in panchina e sganciato soltanto negli ultimi 25 minuti, quando doveva gestire il doppio vantaggio. Scelta giusta e oculata in attesa del rodaggio e del ritorno del vero Ciro. In alcune partite, negli ultimi venti metri, si avvertono la mancanza di pericolosità e di profondità. Con Felipe tra Pedro e Zaccagni, è indubbio, aumentano la densità a centrocampo e il palleggio, come se la Lazio adottasse il 4-6-0. Senza punte, il muro diventa impenetrabile. Mediani e attaccanti partecipano alla fase difensiva. Così è andata anche al vecchio Brianteo. La squadra biancoceleste ha preso in pugno la partita, l’ha sbloccata con un guizzo di Pedro innescato da una discesa di Zaccagni (con tocco involontario di Rovella) e ha rischiato soltanto nell’ultimo quarto del primo tempo: palo scheggiato da Sensi, gran risposta di Provedel sul colpo di testa ravvicinato di Petagna. Tutte e due le azioni erano nate con il cambio gioco sulla fascia destra e il cross di Ciurria, abilissimo a smarcarsi anche quando ha fallito la terza e ultima occasione.

Genio e sregolatezza. La Lazio ha avuto un unico torto. Non cercare con troppa cattiveria il raddoppio che le avrebbe consentito di chiuderla prima dell’intervallo. Felipe legava bene il gioco in appoggio, ma la ricerca esasperata del tiro di Luis Alberto dalla media distanza non produceva l’affondo davanti a Di Gregorio. Persino Pedro, liberato all’uno contro uno, ha rinunciato a cercare il dribbling per scaricare palla sul Mago, illuminato nella fase d’avvio e in calo vistoso dopo l’intervallo. Plateale e ingiustificata la reazione scomposta, compreso il “vaffa” in stile Chinaglia, al momento del cambio. Sarri, come qualsiasi altro allenatore, merita rispetto e continua a sopportare i suoi sbalzi d’umore. Si era appena acceso Milinkovic ed era giusto sostituire lo spagnolo. Geniale il lancio del serbo verso Zaccagni, lanciato in profondità e steso a ripetizione dai difensori del Monza. Punizione a giro e palla all’incrocio. Sergej, salito a quota 65 reti con la Lazio, non si è solo preso il primato davanti a Pandev e Klose come miglior marcatore straniero nella storia biancoceleste. Quella prodezza lo ha sbloccato e nell’ultima mezz’ora è tornato a giocare ai suoi livelli.

Gestione. Non è stata una vittoria banale. Sarri l’ha realizzata su un campo difficile, soffrendo pochissimo. Il Milan di Pioli, poco più di un mese fa, era stato messo alle corde. Palladino ha provato a rianimare il Monza con un triplo cambio. Colpani ha aggiunto vivacità, Dani Mota è stato un appoggio costante, ma Gytkjaer ha risposto peggio di Petagna, che pure si era spento dopo una discreta partenza. Pesanti le assenze di Pessina e Izzo, Caprari non era il solito, ma sarebbe servita un’impresa autentica per sovvertire i valori. La Lazio non è più la creatura bella e discontinua della passata stagione. Ora ha fame, addenta le partite e non le molla più, sognando la Champions.

Il Messaggero titola: . Prosegue il quotidiano romano: .

Il Tempo titola: . Prosegue il quotidiano romano: .

La Gazzetta dello Sport titola: . Continua la "rosea":


• Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara.

Sarri: “Lazio, voglio restare per sempre”. Il tecnico si gode il secondo posto in classifica e rilancia: “È una squadra solida, matura, come la sognavo. Il percorso comincia a piacermi parecchio. La lazialità ti invade, spero di rimanere qui per tantissimo tempo”.

L’inno della sua rivoluzione è diventato una canzone d’amore: "Sì, la sognavo così la Lazio. Solida, matura. Il percorso comincia a piacermi parecchio. Se non succede qualcosa di clamoroso voglio restare qui a lunghissima scadenza, voglio smettere con la Lazio". Maurizio Sarri si fa travolgere dalla vertigine del secondo posto, dai brividi di una Lazio così bella e forte, imbattuta e imperforabile da 6 partite, dalla lazialità che gli è esplosa dentro. A parole non ha messo paletti alla sua permanenza, neppure quello più annunciato anonimamente legato alla presenza del diesse Tare (vero o falso?). La domanda, in conferenza, era nata da uno spunto sulla clausola d’uscita presente nel vecchio contratto e sulle guerre interne: "Nel nuovo contratto - ha confermato Sarri - non ci sono clausole. E’ un contratto di altri due anni, qui sto bene, mi sento partecipe, mi ci sento dentro, mi hanno fatto sentire importante. La lazialità è strana, da fuori non te ne rendi conto, se entri dentro ti invade".

La maturità. Prima della Capitale, seconda d’Italia. E’ questa la Lazio che Sarri sognava, la bisbetica è domata: "Al gruppo avevo chiesto maturità, di trovare grandi motivazioni, di fare tesoro degli errori del passato. I segnali di maturità stanno arrivando. E’ un percorso in divenire, sono contento, la squadra l’ha assimilato. Ma domattina (stamattina, ndi) avremo allenamento, pensiamo alla Juve. Se siamo davvero maturi dobbiamo annullare tutti i risultati e proiettarci al prossimo". La super Lazio ha un segreto, finalmente Sarri lo ammette: "La solidità difensiva ci permette di stare in zone importanti di classifica. Dopo quelli iniziali ci sono segnali di miglioramento". Sarri s’è morso la lingua, scaramantico com’è: "Ma diciamolo poco che non prendiamo gol... Abbiamo preso difensori di ottimo livello, molto adatti a giocare così. Tutta la squadra ha molta più partecipazione e consapevolezza nella fase difensiva. Dà la sensazione di essere bella tosta. E’ frutto di caratteristiche e di giocatori, di lavoro sul campo. La mentalità difensiva è cresciuta in tutta la squadra". Mau non lo fa mai, ha lodato un giocatore in particolare, è Cataldi: "Gli dico grazie, lavoro disumano. Doveva scivolare da un trequartista all’altro secondo il movimento della palla, il Monza gioca anche in ampiezza. Ha fatto questo lavoro su grandi livelli, poi ha pagato fisicamente".

La Champions. La classifica è paradisiaca, Sarri non la guarda: "Se qualcuno fa tabelle punti le strappo e tocco ferro. La media finale non si discosterà dalle medie solite degli ultimi anni, da 69 a 73 punti. La Juve potenzialmente seconda? Non ci deve interessare niente, bisogna guardare il nostro percorso. Mancano dieci partite, continuiamo con il trend delle ultime 7-8". Mau fa incetta di premi e di vittorie da marzo: "Abbiamo preso tre punti importanti, la corsa è ancora molto lunga, ci sono 30 punti in palio. Nelle ultime 6-7 partite li abbiamo recuperati alle altre, può succedere a tutti. Non era impossibile un mese fa, non è assolutamente facile adesso". Si augurava di ritrovare Milinkovic, rieccolo: "Sergio ha fatto un percorso inverso rispetto alla squadra. Primo tempo di sofferenza, secondo di ottimo livello. E’ in crescita, se continuerà così sarà determinante nel finale di stagione". Il neo: "Non mi è piaciuta la gestione finale". Felipe uomo-chiave senza Ciro: "È da studiare la sua interpretazione del ruolo". Alla fine Ciro è entrato in corsa: "Fisicamente ne sta uscendo fuori bene. Abbiamo parlato ieri sera (sabato, ndi). Mi ha detto “ho fatto 5 allenamenti”, gli ho detto invertiamo, entri in corsa. Abbiamo deciso così". Il Mago s’è infuriato di nuovo al cambio, Sarri ormai ha capito come gestirlo: "Esce arrabbiato anche al 93' sul 5-0, il segnale positivo è come sta interpretando le partite. Primo tempo grandissimo. Difendevamo bassi, serviva fisicità".

In un altro articolo:

Milinkovic: “Verso di me critiche dure. Avanti Lazio”. Una punizione pennellata in rete. E il presente che conta più di tutto: "Penso al campo non al rinnovo”. Sergej, prodezza e lacrime. “Non credevo di meritare le cose negative sentite negli ultimi mesi. Questo gol può aiutarmi per il finale. Ora restare lassù dipenderà da noi”. Sarri sostituisce il Mago che lo ricambia con un “vaffa””.

Un pallone d’oro, non più di latta: "Mi mancava tanto segnare. Questo gol mi darà una mano enorme. Mi alleno per colpire su punizione". Riassumerlo a parole, impossibile. Il gol di Milinkovic è esploso negli occhi dei laziali, è passato attraverso il suo cuore e il cuore di tutti. Dopo sette anni era finito con l’etichetta addosso: un quasi ex da condannare. Fischi, critiche, accuse, delusioni, fregature. Sergej ha sofferto e il lampo di Monza è un gol che ha sbloccato tante cose dentro di lui: "Le critiche? Dico la verità, non le ho accettate bene. Si sono dette tante parole negative negli ultimi mesi, mi hanno buttato giù. Non credevo di meritarle dopo tutto quello che ho fatto negli anni per questa società. Ma ho lavorato e finalmente è arrivato quello che aspettavo io e che aspettavano tutti". Ha ripreso a sorridere, Milinkovic. Dopo la punizione picassiana è rimasto di sasso, si è inginocchiato in lacrime, è stato sommerso dall’abbraccio dei compagni, stretti attorno a lui. In quell’abbraccio c’era comprensione.

Sergej non segnava su punizione da due anni, non segnava in generale da gennaio (gol al Milan). Da primo della classe era diventato l’ultimo della fila. Ha attraversato un momento difficile, il più difficile da quando è alla Lazio. Non era lui, è vero. Ma quando è in giornata è sempre impareggiabile per i dipinti, per le sculture, per i record. Ha segnato il 65º gol biancoceleste, lo ha catapultato nella storia della Lazio come lo straniero recordman per marcature: "Sono contento, torniamo a casa tutti più contenti. Per un po’ di mesi non ho fatto quello che ci si aspettava da me, è stato un periodo duro. Ogni giorno provo a dare di più, a migliorare". Ha esultato per se stesso e per la Lazio: "Questi punti sono enormi, siamo ancora lì, secondi, speriamo di restarci. Il derby ci ha dato fiducia, questa vittoria è una conferma visto che spesso non abbiamo fatto bene dopo le grandi partite. Dipende da noi restare in alto".

Non ha voluto parlare di futuro e di rinnovo, un segnale chiaro, resta dell’idea di provare a partire ad un anno dalla scadenza: "Mi concentro sul campo, nell’aiutare la squadra per arrivare agli obiettivi della stagione. Non voglio parlare del rinnovo, penso sempre al campo, a fine stagione si vedrà". Se deve andare via vuole farlo da vincente: "Ultimamente stiamo giocando bene, siamo meritatamente secondi. Ora dipende da noi. Il gol mi darà una grande mano per queste ultime partite. Dobbiamo arrivare all’obiettivo che ci siamo prefissati a inizio stagione". E’ la Champions, obiettivo che la squadra non ha mai nascosto. Luis Alberto. Milinkovic è cresciuto dopo il gol e Sarri l’ha tenuto in campo, ha preferito sostituire Luis Alberto. Il Mago ha reagito con un doppio “vaffa”, prima lanciato in campo, poi quando ha incrociato Sarri davanti alla panchina. Ha lanciato anche i parastinchi. Neppure l’elogio di Sarri della vigilia ("Luis è diventato fenomenale") è bastato a placarlo. Dentro di lui si nascondono sempre dottor Jekill e mister Hyde. Da fenomenale a paranormale.




La formazione biancoceleste:
La formazione iniziale biancoceleste in grafica



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati in grafica






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