Martedì 12 dicembre 2000 - Udine, stadio Friuli - Udinese-Lazio 4-1

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12 dicembre 2000 - 2926 - Coppa Italia 2000/01 - Quarti di finale - gara di ritorno

UDINESE: De Sanctis, Gargo, Sottil (72' Walem), Jorgensen (86' T.Manfredini), Alberto, Giannichedda, Fiore, Helguera, Diaz, Muzzi, Margiotta (90' Pinzi). A disposizione: Turci, Bisgaard, Pizarro, Iaquinta. All. De Canio.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Fernando Couto, Colonnese, Pesaresi (82' Crespo), Gottardi (61' Lombardo), Simeone, Mihajlovic, Berrettoni (55' D.Baggio), Nedved, Ravanelli. A disposizione: Orlandoni, Nesta, Pancaro, Favalli. All. Eriksson.

Arbitro: Sig. Farina (Novi Ligure).

Marcatori: 2' Sottil, 8' Margiotta, 21' Mihajlovic (rig), 80' Margiotta, 90' Walem.

Note: espulsi Mihajlovic al 52' e Nedved all'88'.

Spettatori:

Dal Corriere della Sera:

Tutte le strade portano a Roma. Alla Lazio, ieri fuori sonoramente dalla Coppa Italia e già in bilico in Champions League, non resta che gettarsi sulla Roma, domenica nel derby, per raddrizzare la stagione. Contrordine, gente di fede biancoceleste: la Lazio non c'è. Quelle luci, accese domenica a Vicenza, si spengono. Desolatamente. Esce tra i fischi la squadra di Eriksson, contestata anche per il suo atteggiamento irritante e lamentoso che ha portato all'espulsione di Mihajlovic prima e di Nedved nel finale. Non passano neppure due minuti e la Lazio è già fuori dalla Coppa Italia (dopo l'1-2 dell'Olimpico). Destro del limite di Fiore e palla deviata sopra la traversa. Dalla bandierina batte Diaz, respinta, riprende Fiore che mette nel mucchio: la difesa affretta i tempi del fuorigioco mentre Sottil risale libero e felice dalle retrovie, il difensore ringrazia e mette dentro da due passi. Trascorrono altri 7 minuti ed è Eriksson, stavolta, ad essere fuori dalle grazie: la retroguardia risbaglia i tempi dell'offside permettendo a Jorgensen di andarsene sulla destra. Cross al centro, Muzzi pizzica di testa per Margiotta che, da due passi, non fallisce la mira.

E dire che Eriksson aveva annunciato di tenerci a questa coppetta, anche se nei fatti dimostra di avere già la testa al derby: dei titolari ci sono in campo i superstiti Negro, Simeone, Nedved e Mihajlovic. Udinese praticamente in formazione tipo (Sousa e Turci a parte), ma dopo gli ultimi rovesci in campionato anche la Coppa Italia può far gola. Rientra in corsa la Lazio al 21': contatto in area tra Gargo e Simeone e per Farina è rigore. Dal dischetto Mihajlovic rimette in parità la semifinale. Partenza arrembante dell'Udinese in avvio di ripresa, addio anticipato per Mihajlovic, al 51'. L' arbitro gli fischia un fallo contro, il serbo lo spedisce a quel paese: cartellino rosso, d'ufficio. Il solito, irresistibile Nedved sfiora il colpaccio al 66': destro in diagonale e passaggio del turno stampato sulla traversa. Il resto è un monologo di un'Udinese caparbia, aggressiva, vivace. Ed il giusto premio arriva a 10 minuti dalla fine grazie ancora a Margiotta che, quando sente odor di Coppa, che sia europea o nazionale, si esalta. L'umiliazione, poi, la fornisce nei minuti supplementari Walem arrotondando il bottino.


La Gazzetta dello Sport titola: "Udinese che grinta. Lazio addio coppa. I detentori battuti 4-1 in Friuli finiscono in nove: espulsi Mihajlovic e Nedved. Sottil, Margiotta (due) e Walem gli autori dei gol bianconeri. Di Mihajlovic il 2-1 su rigore".

Continua la "rosea": Nel calcio, per fortuna, non vale la proprietà transitiva. Altrimenti non sarebbe neppure il caso di giocare domenica il derby. L' Udinese, battuta dalla Roma per 2-1, ha travolto la Lazio con un punteggio severo e l' ha eliminata dalla Coppa Italia. La vittoria udinese è stata limpida, ancorché favorita dalle intemperanze dei laziali, che hanno finito la gara in nove uomini. Sul piano tecnico la Lazio è stata sempre in partita, ha anzi sfiorato la qualificazione quando, sul punteggio di 2-1, Nedved ha colpito una traversa clamorosa. Ma in campo non conta solo la tecnica, conta anche la testa. E Mihajlovic, che si è fatto espellere per intemperanze verbali, ha certo gran peso sull' eliminazione dei campioni. L' Udinese, in ogni caso, ha giocato bene. Concentrati, aggressivi, pronti al pressing e al recupero, i bianconeri hanno giocato meglio sul piano corale. Illuminati dal talento di Fiore, sorretti dalla sapienza tattica di Giannichedda e Jorgensen, gli udinesi hanno saputo spesso scardinare una difesa troppo fragile e trovare la porta con i loro due attaccanti-guerrieri Muzzi e Margiotta e alla fine, pur favoriti dalle intemperanze laziali, hanno quadagnato con pieno merito la qualificazione alle semifinali. Eriksson prova Mihajlovic nel ruolo di centrocampista centrale. Una sola punta in attacco: Ravanelli. De Canio, invece, opta per una difesa a quattro e un attacco a due punte. L' avvio dell' Udinese è esplosivo. Due gol in 8 minuti. La prima rete nasce su azione da calcio d' angolo: Diaz calibra il lancio per Sottil, al centro dell' area, proprio mentre la difesa sperimentale della Lazio cerca di applicare la tattica del fuorigioco; il difensore resta così solo davanti a Marchegiani, può controllare di petto e segnare a colpo sicuro (1-0).

Il raddoppio è fulmineo. Assist di Fiore per Jorgensen, che salta Marchegiani in uscita e, da posizione angolata, calibra il cross per Margiotta, che controlla e segna col sinistro preciso (2-0). La Lazio sembra scossa. Invece reagisce presto. Prima è Ravanelli, su bel passaggio del diciannovenne Berrettoni, a esplodere il sinistro e De Sanctis è costretto alla prodezza per salvare (15' ). Poi, su incursione di Simeone, Gargo si produce in un intervento incauto - un fallo non vistoso, ma reale - e Farina, vicinissimo, fischia il calcio di rigore. Il sinistro di Mihajlovic non lascia scampo a De Sanctis (2-1). La Lazio ora prevale e sfiora il pareggio. Appoggio in verticale di Simeone per Nedved, che offre l' assist memorabile a Gottardi: la conclusione è sciagurata (24' ). Grande spreco! Poco dopo Mihajlovic col sinistro superbo pennella un lancio per Nedved, oltre la difesa, ma il boemo, invece di puntare al gol, cerca l' assist per Ravanelli e Gargo può salvare. L' Udinese replica prima con un bel destro di Jorgensen, fuori di poco. Poi con un' incursione incontenibile di Muzzi, chiusa da sinistro potente che sfiora il secondo palo. In avvio di ripresa assalto dell' Udinese. Tre conclusioni di Diaz, Fiore e - un destro folgorante - di Muzzi sfiorano il bersaglio. Poi una clamorosa palla-gol: lancio di Fiore, Colonnese non intercetta e Muzzi si trova solo davanti a Marchegiani, ma il suo tocco non trova la porta (8' ). Mihajlovic, un minuto prima, si era già fatto espellere per proteste. Con un uomo in meno, Eriksson si affida all' esperienza di Baggio e Lombardo. E la Lazio gioca alla pari, trascinata dallo scatenato Nedved che produce devastazioni sul fronte sinistro dell' attacco. Lanciato da Ravanelli il boemo salta Alberto e col sinistro formidabile colpisce in pieno la traversa (21' ). Subito dopo Negro fallisce una clamorosa palla-gol, propiziata da un fallo di Simeone su Alberto (quello dell' argentino viene spesso chiamato, con un eufemismo ingiustificato, «mestiere», oppure «esperienza», in realtà si tratta solo di mancanza di fair-play).

Poi De Sanctis si salva a stento su un tiro da fuori di Pesaresi. L' Udinese replica con un destro formidabile di Jorgensen, che Marchegiani non trattiene. Poi trova il gol su cross delizioso di Walem, che Margiotta trasforma in rete con un preciso colpo di testa (3-1). Eriksson lancia in campo Crespo e, finalmente, la Lazio gioca con due punte. Ma anche Nedved viene espulso, con decisione severa, per doppia ammonizione. E l' Udinese, nel finale di partita, può dare alla sua vittoria il sapore del trionfo. All' ultimo minuto Muzzi va via a Colonnese, sul suo tiro respinge Marchegiani e Lombardo, in netto anticipo, si fa precedere da Walem, lesto a infilare la porta sguarnita.


Il Messaggero titola: "Dopo solo nove minuti i friulani in vantaggio di due gol. Il rigore di Sinisa illude, ma il finale è tutto dei bianconeri di De Canio".

L'articolo così prosegue: La Lazio è fuori di testa e fuori dalla Coppa Italia: fallito il primo obiettivo stagionale. Adesso non resta che il derby per raddrizzare una situazione decisamente negativa, considerando anche le difficoltà della squadra in Europa. La sfida di domenica diventa quindi un crocevia fondamentale in questa annata iniziata nel peggiore dei modi per le ambizioni e le aspettative di tutto l'ambiente biancoceleste. Passa l'Udinese, che aveva perso ben 6 delle ultime 7 partite. Si qualifica con merito anche se il 4-1 punisce troppo la squadra di Eriksson, battuta sul ritmo, sulla determinazione e sulla concretezza e penalizzati dall'imperdonabile comportamento di Mihajlovic e da un arbitraggio non altezza della situazione. Come se non bastasse le Lazio si complica la vita con un inizio di gara davvero suicida che spiana ai bianconeri la strada della qualificazione.

Eriksson conferma il 4-5-1, ma presenta la novità Mihajlovic a centrocampo, collocando il serbo davanti alla difesa nel ruolo di regista arretrato. Neanche il tempo di sistemarsi che la Lazio è già sotto con Sottil che, in sospetta posizione di fuori gioco, ha tempo per stoppare il cross di Giannichedda e piazzare il tiro. Pietrificata la difesa biancoceleste. La Lazio è letteralmente in bambola, con la testa già al derby, al cospetto di un avversario arrembante e determinato che punta con maggior convinzione alla qualificazione. Il raddoppio arriva dopo pochi minuti e lo realizza Margiotta, libero e lesto nel finalizzare un ottimo spunto di Jorgensen: 2-0. Ancora una volta la difesa si fa cogliere colpevolmente impreparata. Tornano alla mente rovesci clamorosi e gli spettri del passato. Si teme un tracollo della Lazio che, però, man mano si rianima ed inizia a macinare gioco ed azioni.

Trascinata da Simeone e Nedved la squadra di Eriksson conquista metri e confidenza. Mihajlovic ha qualche intuizione, Berrettoni è vivace e ben disposto, Ravanelli tiene botta da solo nell'area friulana ed anche la spinta sulle fasce aumenta. Il primo squillo è di Ravanelli, che impegna a terra De Sanctis, la replica tocca a Nedved che mette in rete a gioco fermo. Segnali di una ripresa che si concretizza quando Cargo atterra Simeone lanciato da Nedved: Farina (che all'ultimo momento sostistuisce l'influenzato Messina) assegna il rigore e Mihajlovic trasforma. Un gol che rivitalizza la formazione. Berrettoni dimostra maggiore personalità, Nedved imperversa con incursioni ed assist e quando scodella una palla invitante per Gottardi il pareggio sembra cosa fatta. L'errore sotto misura, però, è di quelli da censura totale: uno scialo imperdonabile. L'Udinese, comunque, non è più la squadra baldanzosa della prima parte. Meno aggressiva e più coperta per evitare rischi anche se Jorgesen e Diaz creano problemi sulla fascia sinistra dove Negro e Gottardi sono spesso in soggezione. E proprio da quella parte che Fiore costruisce una limpida opportunità per segnare, con la palla che sibila a fil di montante.

Il canovaccio della ripresa rispecchia quello del primo tempo con l'undici friulano nuovamente arrembante e con l'impianto difensivo laziale che scricchiola paurosamente. Muzzi ha sul piede due solari opportunità ma non trova la porta. Al 7' l'episodio chiave del match: Mihajlovic insulta l'arbitro e viene espulso. Una leggerezza grave per un campione di consumata esperienza che mette in crisi la squadra e costringe Eriksson a ridisegnare l'assetto tattico. Dal 4-5-1 al 4-4-1: fuori Berrettoni, dentro Dino Baggio a garantire muscoli e corsa al centrocampo con Nedved decentrato a sinistra. La Lazio arretra e lascia lasciando isolato Ravanelli a rincorrere ogni pallone lanciato nella metà campo friulana.

La partita finisce per assumere una connotazione agonistica molto accesa: sempre più frequenti le interruzioni, le ammonizioni, proteste e risse verbali. La Lazio, però, nonostante sia costretta a giocare in inferiorità numerica, tiene bene il campo: i difensori evidenziano una migliore applicazione ed centrocampisti raddoppiano corsa, impegno ed inserimenti. Lo spettro dei supplementari, nella settimana del derby, scuote i biancocelesti che nello spazio di pochi minuti sfiorano, per ben 3 volte, il pareggio: prima Nedved timbra clamorosamente una traversa, quindi Negro manca la porta da distanza ravvicinata ed infine Pesaresi costringe De Sanctis (fuori posizione) ad un avventuroso salvataggio. Ma, proprio nel momento migliore dei biancocelesti arriva la rete di Margiotta, cannoniere di coppe, bravo nell'anticipare di testa la retroguardia liazale su cross di Walem. Un gol pesante che lancia l'Udinese verso le semifinali di Coppa Italia. Nel finale arroventato - con i friulani avanti di 2 reti - alla Lazio saltano i nervi: Nedved, già ammonito, scalcia un avversario e viene espulso. Rimasti in nove, i biancocelesti subiscono il quarto gol, firmato da Walem. Un mesto congedo dalla competizione che la i campioni d'Italia vinsero nella passata stagione. Adesso, dopo la sesta sconfitta, si volta pagina: c'è il derby.


Tratte da La Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

L'Udinese ferma a quattro la serie delle sconfitte consecutive e, traguardo storico, conquista per la prima volta nella sua storia la semifinale di Coppa Italia. De Canio esulta: «La squadra aveva un grande obbiettivo davanti e si è espressa alla grande». Fuori dalla coppa Italia, il trofeo porta fortuna della Lazio di Eriksson, e con lo strascico di una squadra isterica che lascia parecchi interrogativi in vista del derby. Non è un bel panorama invece per una Lazio con un piede fuori anche dall' Europa. Sven Goran Eriksson stavolta non perdona i suoi: «Perché ci sono due fattori negativi. Il primo è che siamo fuori dalla Coppa, il secondo è che finiamo in nove e permettiamo all' arbitro di espellerci per nostre proteste (sono 5 le espulsioni stagionali, ndr). Colpa nostra: mentalmente non siamo più quelli dell' anno scorso. Perché anche in dieci abbiamo avuto due grandi occasioni per pareggiare e a quel punto l' Udinese avrebbe dovuto segnarne quattro per qualificarsi. Una grande squadra non può far così. Dopo quell' inspiegabile inizio, con i due gol subiti, la squadra sul piano del gioco aveva fatto bene, e solo quell' eccessivo nervosismo ci ha punito. Però non parliamo adesso di derby come ultima spiaggia, perché il campionato è lunghissimo e di Champions League riparleremo a febbraio». Sotto accusa Mihajlovic, che dopo il caso Vieira (due turni di squalifica), ieri sera si è fatto cacciare da Farina per qualche parola di troppo. E sull' argomento interviene anche il direttore generale Massimo Cragnotti: «Sinisa forse è nervoso per via degli infortuni, ma è la seconda volta che paga per atteggiamenti ed eccessi che la società non può tollerare (sarà multato pesantemente, ndr). Nessuno mette in dubbio le sue qualità tecniche, ma proprio per la sua grande esperienza deve trattenere il suo nervosismo. A questo punto spero che Eriksson abbia ragione e che tutto questo non influisca sulla squadra, altrimenti arrivare così al derby, col morale a pezzi, sarebbe veramente negativo». Capitolo infortuni: ieri risonanza magnetica per Salas. Nessun danno muscolare ma un' infiammazione all' anca. Per il derby dovrebbe farcela. Tutto a posto invece per Veron.