Sabato 30 dicembre 2017 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Inter-Lazio 0-0

Da LazioWiki.

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30 dicembre 2017 – Milano, Stadio Giuseppe Meazza - Campionato di Serie A, XIX giornata - inizio ore 18.00


INTER: Handanovic, Joao Cancelo (81' Dalbert), Skriniar, Ranocchia, Santon, Vecino, Gagliardini, Candreva (72' Joao Mario), Borja Valero (84' Brozovic), Perisic, Icardi. A disposizione: Padelli, Berni, Lombardoni, Nagatomo, Karamoh, Eder, Pinamonti. Allenatore: Spalletti.

LAZIO: Strakosha, Bastos, de Vrij, Radu, Marusic, Parolo, Leiva, Milinkovic-Savic (82' Nani), Lulic (57' Lukaku), Luis Alberto (65' Felipe Anderson), Immobile. A disposizione: Vargic, Guerrieri, Patric, Wallace, Luiz Felipe, Basta, Murgia, Jordao, Neto. Allenatore: S. Inzaghi.

Arbitro: Sig Rocchi (Firenze) - Assistenti Sigg. Di Liberatore e Tasso - Quarto uomo Sig. Abisso - V.A.R. Sig. Damato - A.V.A.R. Sig. Schenone.

Note: ammoniti Santon, Vecino e Radu tutti per gioco falloso. Angoli: 10-8. Recuperi: 2’ pt, 4’ st.

Spettatori: 61.852, incasso non comunicato.


Luis Alberto in azione
Foto Fotonotizia
Ciro Immobile
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Lucas Leiva
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Una fase di gioco
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Bastos contrasta Icardi
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Marco Parolo
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Felipe Anderson
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Luis Nani, rientro in campo dopo l'infortunio
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Adam Marusic
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L'arbitro Rocchi, visionata la V.A.R., ritorna sulle proprie decisioni dopo il penalty assegnato ai biancocelesti
Foto Fotonotizia

I calciatori convocati per la partita odierna

La Gazzetta dello Sport titola: "Il bicchiere mezzo pieno. Lenta e prevedibile l’Inter non segna più ma tiene a distanza una Lazio brillante. I nerazzurri dimostrano di essere ben organizzati nel settore difensivo, ma mancano di fantasia in mezzo al campo. La Lazio li grazia in più di un’occasione".

Continua la "rosea": Questo 0-0 si può leggere in tanti modi, ma se fossimo nell'Inter, ci terremmo stretti il punto e ogni tanto gli daremmo una lustrata, per due motivi. Il primo: con il pareggio la squadra di Spalletti ritorna a muovere la classifica e chiude l’andata al terzo posto con 41 punti, gran traguardo se si considera il basso punto di partenza, il triste settimo posto della stagione scorsa. Secondo: lo 0-0 è stato ottenuto contro una forte Lazio, diretta concorrente nella corsa alla qualificazione Champions. I biancocelesti restano quinti a meno 4 dai nerazzurri, anche se devono recuperare la partita in casa contro l’Udinese. Quel che deve preoccupare Spalletti è l’anemia, l’aridità offensiva. L’Inter non segna più. Un gol nelle ultime 4 giornate di campionato contro Juve, Udinese, Sassuolo e Lazio. Zero nei due turni di Coppa Italia contro Pordenone e Milan. Una rete in sei partite, roba che neppure il Benevento. Il problema è serio e per un verso paradossale perché Icardi resta il capocannoniere dell’attuale Serie A con 17 centri. L’Inter è diventata sterile, la sua manovra suona prevedibile.

Qualcosa Spalletti dovrà inventarsi. È il momento di variare la ricetta. Servono volti nuovi (mercato), ci vuole un’idea che porti alla virata. Il 4-2-3-1 ha funzionato bene per tre mesi, oggi gli ingranaggi sono rallentati, pieni di ragnatele. Le fasce si sono trasformate in luoghi di resistenza, eppure da lì fino a un mese fa partivano gli assalti. La mediana ha sostanza (fisicità) e difetta di fosforo (visione di gioco). Soltanto Borja Valero garantisce un po’ di luce, ma è un’illuminazione a singhiozzo. La Lazio è squadra crotalo. Se ne sta raggomitolata e sonnecchiante, per srotolarsi alla velocità della luce e spruzzare veleno coi suoi contropiedisti specializzati, da Milinkovic a Immobile passando per Luis Alberto. Nel primo tempo la situazione si è creata 3-4 volte e l’Inter in un modo o nell’altro è riuscita a sfangarla. Gli "spallettiani" hanno mostrato fegato nell’andare a pressare i laziali in alto, la maniera migliore per esporsi al contropiede in caso di perdita del possesso. Sottile è la differenza tra coraggio e incoscienza e nel calcio questa linea si posiziona in base al risultato. La Lazio della prima frazione ha avuto il torto di non essere letale, di avere pietà delle "scoperture" nerazzurre. Le è mancata la cattiveria del vero serpente velenoso e tanto buonismo stava per essere punito da Perisic. Un’azione simile, non uguale, a quella del gol sbagliato con fragore da Joao Mario nel derby.

Borja Valero da sinistra ha pescato il croato solo in area, Perisic ha tirato di prima, ma Strakosha ha esibito un riflesso prodigioso. Difficile stabilire quanto abbia sbagliato Perisic e quanto sia stato fenomenale il portiere albanese: 50 e 50 direbbe re Salomone. L’Inter ha iniziato la ripresa così come aveva cominciato il primo tempo, con fierezza. Borja Valero ha costretto Strakosha a un’altra deviazione non facile e San Siro si è gasato. L’euforia però è durata poco perché la Lazio ha ripigliato il bastone del comando, complici i cambi di Simone Inzaghi. L’allenatore laziale è stato bravo, ha tolto i laziali più spenti (Lulic e Luis Alberto) per immettere la forza di Lukaku e la velocità di Felipe Anderson. Per 20 minuti abbondanti l’Inter ha vacillato, lo 0-1 sembrava imminente e ineluttabile. Sono fioccate le occasioni, tutte sul piede di Felipe Anderson. Un tiro a giro di poco fuori. Una botta secca grazie a cui Handanovic ha pareggiato il miracolo di Strakosha. Una deviazione sotto misura di poco a lato: gol sbagliato, quest’ultimo.

Qui si è un po’ esaurita la spinta della Lazio e l’Inter ha ripreso fiato, ha ritrovato le energie per un finale orgoglioso, in cui di riffa o di raffa poteva scapparci il gol del colpaccio. Spalletti può consolarsi con un dato: per la nona volta in questo campionato Handanovic ha chiuso la partita da imbattuto. La solidità difensiva resiste a tutto, anche agli infortuni di Miranda e D’Ambrosio. Dietro c’è organizzazione, dalla cintola in su manca inventiva. Su tali estremismi l’Inter si giocherà il futuro. La Var di ieri a San Siro la dedichiamo a quanti continuano a riservarle critiche feroci nel nome di un falso romanticismo. La nuova tecnologia ha abbassato di molto il numero degli errori. Senza la Var l’ottimo Rocchi avrebbe concesso alla Lazio un rigore che non c’era, perché il mani di Skriniar sul cross di Immobile è stato creato da una carambola sul piede dello slovacco. Involontarietà piena e sbaglio arbitrale corretto grazie alle immagini. La perfezione non esiste e della Var si possono fare usi o non usi scorretti, ma la Var ha ridotto le imperfezioni, e chi lo nega è in malafede.


Il Corriere dello Sport titola: "Manca solo l'acuto. Finisce in parità la sfida Champions. Penalty per i biancocelesti: Rocchi con il Var cambia la decisione. L’Inter non segna ma resta solida. La Lazio ci prova e tiene bene il campo".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: L’Inter non segna più, la Lazio non ha trovato il gol dopo averne segnati 43 in 16 giornate ed è questo il rimpianto principale di Inzaghi. E’ mancato l’acuto alla Scala nel primo spareggio Champions. La corsa resta aperta, ma è un peccato, perché la squadra biancoceleste poteva e meritava di sbancare San Siro. Il pareggio è un bel risultato, eppure suona come un’occasione persa. Di sicuro fa più contento Spalletti, a lungo sull’orlo della quarta sconfitta consecutiva. L’ha evitata grazie a un paio di prodezze di Handanovic, alla scarsa precisione sotto porta di Felipe Anderson, forse sganciato troppo tardi da Simone, e alla decisione del Var, ancora contrario alla Lazio. Questa volta, a differenza delle precedenti in cui Inzaghi e i suoi giocatori erano stati derubati, l’intervento è apparso corretto. Il cross di Immobile è rimpallato sul braccio sinistro di Skriniar (in scivolata) dopo aver toccato il piede. Era il quindicesimo della ripresa e la Lazio aveva preso in pugno la partita dopo le sostituzioni di Lulic (zoppicante) con Lukaku e Luis Alberto (spento) con Felipe Anderson. Sono stati proprio i due cambi a trasmettere un’energia diversa e altra pericolosità negli ultimi trenta metri, segnalando una diversità tra le due squadre.

Inzaghi aveva più cambi di Spalletti e alla fine si è giocato anche la carta di Nani, entrato bene negli ultimi dieci minuti. La Lazio si era messa a spingere, a tratti è diventato un assedio all’area nerazzurra. Tre volte Felipe e Parolo sono andati vicinissimi al gol, l’ultima occasione capitata al brasiliano, dopo uno scambio con Immobile, è stata la più clamorosa: il destro del numero 10, con la porta spalancata e Handanovic in ginocchio, è finito a lato. I rimpianti sono enormi perché la Lazio ha trovato coraggio e convinzione, dopo aver controllato la partita per 55 minuti, solo nella ripresa. E forse non capiterà più di ritrovare l’Inter in queste condizioni psicologiche e fisiche, senza Miranda e D’Ambrosio, dopo la fatica dei supplementari con il Milan. L’Inter è apparsa solida, quadrata, ma con poca fantasia e meno qualità rispetto alla Lazio. Spalletti non ha alternative agli spunti di Candreva e Perisic sulle fasce. Ieri l’ex laziale, fischiatissimo dai suoi vecchi tifosi, è apparso nervoso ed è rimasto ai margini della partita. Inzaghi gli aveva tolto campo intasando la corsia. Scivolava bene la linea difensiva biancoceleste, Radu finiva dietro a Lulic, Marusic diventava il quarto a destra quando l’Inter attaccava dalla parte di Cancelo e Candreva.

Milinkovic si allargava a prendere l’esterno portoghese e la Lazio ha retto l’urto iniziale nonostante Spalletti su quel versante avesse chiesto a Vecino di inserirsi. L’Inter governava di più la palla (all’intervallo 55% di possesso), ma Leiva tamponava Borja Valero e davanti non c’erano sbocchi per Icardi. Centravanti fortissimo, ma sempre in attesa dentro l’area, ieri lo controllava de Vrij e non ha preso una palla. La Lazio, quando riusciva a ripartire, dava la sensazione di poter sfondare senza mantenere le promesse. Mancava l’ultimo passaggio o il guizzo di Immobile, generoso ma non lucido. Poco ispirato Luis Alberto, anche Milinkovic si accendeva a intermittenza. Handanovic ha respinto un bolide del serbo prima che Bastos alzasse di testa sopra la traversa. Dallo spagnolo ci si attendeva una personalità diversa, non ha mai inciso come poteva. Il lavoro sporco di Borja Valero e il centrocampo "folto" di Spalletti gli avevano tolto spazio dentro una partita bloccata. Nella prima mezz’ora la Lazio non ha concesso neppure un sospiro, ma poi l’occasione più limpida è capitata a Perisic, pescato libero davanti a Strakosha da un cross di Borja Valero. Era il primo tiro dell’Inter nello specchio. Un altro gol evitato dall’albanese, bravissimo a mettere in angolo, come poi si è ripetuto in avvio di ripresa sul destro angolatissimo di Borja Valero. Appena due tiri (veri) in novanta minuti. Poca Inter, tantissima Lazio, solo un pareggio con l’idea che la corsa Champions durerà sino al 20 maggio.


Il Messaggero titola: "Lazio, un punto troppo stretto. I biancocelesti giocano nettamente meglio dell’Inter ma non vanno oltre un pari che non premia la prestazione. E la moviola gli cancella un rigore".

Prosegue il quotidiano romano: Un punto che va stretto alla Lazio ma regala serenità all’Inter. A San Siro finisce 0-0. I biancocelesti giocano una partita intelligente, fatta di corsa e fisicità ma senza trovare il giusto guizzo. I nerazzurri, reduci da tre sconfitte di fila tra coppa e campionato ritrovano, invece, un minimo di ossigeno evitando la crisi di fine anno. Continua però il mal d’attacco: un solo gol nelle ultime sei partite. In ottica Champions è un punto che fa comodo ad entrambe. Le fatiche di coppa Italia si sono fatte sentire, è mancata la lucidità. In particolare i biancocelesti hanno pagato la scarsa vena di Luis Alberto. Tanti errori. Da una parte e dall’altra. I primi minuti sono un festival di imprecazioni e mani nei capelli. Tante, troppe le palle sbagliate in fase d’impostazione. Il leit motiv della gara è quello annunciato alla vigilia: l’Inter che spinge sulle corsie laterali con Candreva e Perisic e la Lazio che si affida all’uno due Luis Alberto-Immobile. A centrocampo Leiva è ovunque. Corre per due a intercettare Skriniar e Vecino che tentano lo sfondamento per vie centrali. L’Inter va spesso in difficoltà quando la Lazio duetta nello stretto. Santon non tiene quasi mai Marusic e al centro il muro è friabile.

Ci vuole un ottimo Handanovic per disinnescare una bomba da fuori di Milinkovic. I biancocelesti sfruttano i buchi lasciati dai due esterni dell’Inter che hanno scarsa capacità difensiva, e così Lulic da una parte e Marusic dall’altra trovano sempre praterie per infilarsi nello spazio. Ma anche i difensori laziali non sono sempre precisi come in occasione della clamorosa palla gol capitata a Perisic: miracolo di Strakosha. Errori non solo dei giocatori ma anche del guardalinee Tasso che alza la bandierina per un fuorigioco inesistente. I calciatori glielo fanno notare e lui chiede scusa a tutti. La ripresa si apre con l’Inter che spinge forte sull’acceleratore soprattutto con Candreva che sembra aver ritrovato energie dopo un finale di primo tempo in calando. Ed è proprio l’ex laziale a fare la differenza. La Coppa Italia ha tolto energie ad entrambe ecco spiegati i numerosi errori che caratterizzano anche i secondi quarantacinque minuti. E’ ancora Strakosha decisivo su un tiro di Borja Valero. Ecco perché Inzaghi decide di mandare dentro Lukaku togliendo Lulic. Il belga regala subito due accelerazioni impressionanti che mettono in seria difficoltà Cancelo.

Decisivo il Var per non concedere un rigore alla Lazio fischiato in precedenza dallo stesso Rocchi. La palla prima tocca il piede e poi schizza sulla mano di Skriniar: la spiegazione del fischietto di Firenze ai giocatori laziali arrabbiatissimi. Ai biancocelesti sono mancate molto le giocate di Luis Alberto decisamente sottotono ieri pomeriggio. Lo spagnolo ha fatto fatica a verticalizzate e a trovare il giusto spazio per innescare la velocità di Immobile. Inzaghi manda dentro Felipe Anderson. Il brasiliano è subito protagonista con due giocate sontuose e un diagonale dalla destra che costringe Handanovic ad una gran parata. Lo stesso portiere nerazzurro si supera di piede subito dopo su un sinistro di Parolo. La Lazio gioca in contropiede ed è sempre pericolosa. Anderson ha la chance del vantaggio ma spreca davanti alla porta vuota. Finisce senza reti. Un pari, che complice il pareggio della Roma, in chiave Champions va bene ad entrambe. La Lazio chiude l’anno tra gli applausi; l’Inter, invece, dovrà trovare risposta ai troppi dubbi dell’ultimo mese.


Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

È contro il Var, lo abolirebbe. Non ha potuto discutere il rigore dato e cancellato dall’arbitro Rocchi, ma ha rimesso sotto accusa la tecnologia, il suo utilizzo: "Il Var mi ha tolto l’emozione del calcio", ha detto Inzaghi. E ha spiegato la sua presa di posizione durissima: "Al di là del rigore che ci hanno tolto contro l’Inter, che si poteva dare o no, il Var non mi piace, toglie l’adrenalina e il gusto del calcio. A questo punto non ci sto più!". Inzaghi si sente depredato nell’anima, non solo nei punti: "Ci danno un rigore, facciamo gol, non esulto più, neppure i giocatori e i tifosi lo fanno. Non ci si abbraccia, si aspetta l’ok fino alla fine, anche per 2-3 minuti. Da giocatore guardavo il guardalinee e se non alzava la bandierina esultavo, non è più così. Il Var è stato inserito per far diminuire gli episodi e invece ne parliamo ogni week end. Va bene la tecnologia del gol-non gol, ma il Var non mi diverte. In Europa non c’è e infatti mi diverto di più". Inzaghi ha avuto ragione nel lamentarsi per gli errori di novembre e inizio dicembre, nel conto ha messo anche l’episodio di ieri e ha voluto aggiornare il conto delle penalizzazioni: "Questo rigore neppure l’ho voluto riguardare, la decisione sarà giusta però dico che contro il Torino l’arbitro non è stato richiamato dal Var per vedere il penalty procurato da Immobile, probabilmente non siamo fortunati con questa tecnologia. Facendo due conti, con i due punti persi a Milano, avremmo avuto 7 punti in più e un’altra classifica. Il rigore dato alla Fiorentina col Var, il rigore non datoci col Toro, l’espulsione di Immobile e tutto il resto. Sono i casi che ci hanno penalizzato".

Inzaghi, odiato Var a parte, si è sentito orgoglioso ieri sera: "Se ho ritrovato la mia Lazio? Non l’ho mai persa, non abbiamo mai sbagliato una partita. Al di là del fatto di non prendere gol mi è piaciuta la personalità, il modo in cui si è giocato a S.Siro. La squadra era rammaricata nello spogliatoio e questo, da allenatore, mi soddisfa molto. Il gruppo sta bene insieme, si diverte, gioca bene a calcio, ha vinto la Supercoppa, è in semifinale di Coppa Italia, ha vinto il girone europeo e in campionato, nonostante tutto ciò che è successo, vogliamo rimanere attaccati alle altre, vogliamo provarci per la Champions, sino alla fine. Meritiamo di rimanere in alto!". Simone ha battuto più volte sul tema della personalità: "Di solito quando non perdi a S.Siro devi festeggiare, invece no. L’amarezza del gruppo mi soddisfa, vuol dire che siamo maturi per queste gare. Meritavamo di più. Ho visto giocare la squadra con serenità e autostima in un grande stadio, contro una squadra che sino a poche settimane fa non perdeva. Sono contentissimo, avremmo meritato di vincere, lo ripeto. Loro stanchi? Noi abbiamo giocato 24 ore prima. Onore ai ragazzi". S’è complimentato con Felipe, ora dovrà farlo giocare di più: "Felipe per noi è una grandissima risorsa, sta tornando dopo 4 mesi di stop. Ha segnato in Coppa e in campionato. Da gennaio giocheremo una partita ogni tre giorni e saranno utilizzati tutti, si divertiranno. Felipe, nei 30 minuti giocati, ha dimostrato che sta molto bene".


È tornato Felipe Anderson, ha ripreso a volare e seminare difensori. Se Spalletti cercava uno "spaventatore" da Champions ieri sera l’ha trovato nel brasiliano, autentico protagonista nell’ultima mezz’ora, capace di far piombare San Siro nell’angoscia. Lui e Lukaku hanno trasformato la Lazio, dando un impulso, un coraggio e una pericolosità diversa negli ultimi trenta metri. L’esterno belga è entrato correndo a cento all’ora, Felipe Anderson ha costruito tre o quattro occasioni da gol. San Siro è uno dei suoi stadi preferiti. Nel 2014 aveva trascinato la Lazio di Pioli segnando una doppietta da favola (finì 2-2), ieri sera non ha inquadrato lo specchio sul più bello, quando era stato servito da Immobile. Un rimpianto ancora vivo negli spogliatoi. "Tutti i miei compagni mi hanno fatto i complimenti per come sono entrato in partita. Io però ho risposto che quest’anno voglio fare gol e sfruttare al meglio ogni occasione" ha raccontato Felipe, una scoperta nel ruolo di attaccante. Lo aveva già fatto vedere in estate e sino all’infortunio di fine luglio. In quel ruolo, con la sua velocità e l’intesa con Immobile, potrà segnare tantissimo. Due gol tra Cittadella e Crotone, ieri mezz’ora da applausi dimostrando di essersi ritrovato dopo quattro mesi di stop. "Sono soddisfatto di ciò che sto facendo da quando sono tornato. Mi sento più forte, manca ancora un po' di condizione fisica perché non giocavo da tempo, ma sono sicuro che farò meglio di prima" ha spiegato il brasiliano, convinto di poter incidere di più nel ruolo di seconda punta.

Felipe per adesso si sta abituando alla staffetta con Luis Alberto. "Abbiamo dimostrato di avere fiducia nelle nostre capacità. Il mister apprezza molto il nostro approccio a ogni partita. E’ contento quando vede che chi entra dà il massimo. Tutti dobbiamo farlo, tutti possono servire. Mettercela tutta, questo è ciò che dobbiamo continuare a fare nel 2018. La concentrazione non dovrà mai mancare, avremo tante partite da giocare nei prossimi mesi. Serve una grande rosa e noi l’abbiamo per correre in tutte le competizioni". Qualche rimpianto c’è. La squadra biancoceleste voleva vincere il confronto diretto, accorciando le distanze dall’Inter e agganciando la Roma. Il primo tempo è stato equilibrato, la Lazio ha concesso quasi niente all’Inter e poi si è scatenata nella ripresa, quando confidava nel calo atletico dei nerazzurri. Felipe l’ha raccontata così. "Credevamo dall'inizio di poterla vincere. Abbiamo preparato bene la partita. Mi dispiace non aver sfruttato al meglio l'occasione che mi è capitata. Siamo fiduciosi per l’anno nuovo, continueremo con questo ritmo". Si fanno i conti, si comincia a guardare la classifica, la corsa Champions è appena iniziata. "La squadra che ci ha messo più in difficoltà? Ogni partita è molto diversa. Ci sono giornate che facciamo più fatica, ma ci sta. Dobbiamo preparare al meglio sempre la partita e restare concentrati. Meno punti di quanto meritiamo? Lo sappiamo, ci dispiace perché siamo sempre lì e non riusciamo a fare quel salto, ma abbiamo la consapevolezza della nostra forza, possiamo stare lassù, entrando tra le prime quattro. Dovremo lavorare tanto, mantenendo questo atteggiamento avremo grandi possibilità". La Lazio a San Siro è stata seguita da 2500 tifosi. L’anello superiore di San Siro era pieno. Felipe ha ringraziato la gente biancoceleste. "Quest'anno ci stanno dando supporto, anche fuori casa vengono in tanti. Faranno la differenza, ci sono partite in cui sei in difficoltà e loro riescono a trascinarci. Sono importantissimi". I brasiliani della Lazio, ha svelato Felipe, si ritroveranno per il brindisi di mezzanotte. "Festa tranquilla, a casa di un nostro amico, staremo tutti insieme"



La formazione biancoceleste:
Strakosha, Immobile, Marusic, de Vrij, Milinkovic-Savic, Luis Alberto;
Lulic, Bastos, Parolo, Radu, Leiva
La formazione iniziale biancoceleste in grafica





► Per questa partita il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ha convocato i seguenti calciatori:




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