Calleri Gian Marco: differenze tra le versioni
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Centrocampista e Presidente, nato a Busalla (GE) |
Centrocampista e Presidente, nato a Busalla (GE) il [[10 gennaio]] [[1942]] (e non il [[13 gennaio]] [[1945]] come erroneamente riportato dalla maggior parte delle fonti). Scompare a Roma l'[[8 marzo]] [[2023]] per problemi cardio-polmonari. |
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Come calciatore cresce con il G.S. Bacigalupo e nelle stagioni [[1958/59]] e [[1959/60]] è in organico al Novara in [[serie B]]. L'Almanacco Illustrato del Calcio Rizzoli del [[1959]] e del [[1960]], lo definisce un centravanti e come data di nascita riporta il [[10 gennaio]] [[1942]]. La Lazio lo acquista dal Simmenthal Monza nel novembre [[1962]], inserendolo nella squadra [[Campionato Italiano De Martino|De Martino]] nel [[1962/63]]. Prende anche parte ad alcune amichevoli della Prima Squadra, segnando anche [[Mercoledì 27 marzo 1963 - Roma, stadio Flaminio - Lazio-Inter B 2-1|il gol della vittoria]] nella partita Lazio-[[Inter]] 2-1 del [[27 marzo]] [[1963]]. La stagione successiva non fa più parte della Lazio ma non si hanno notizie del successivo curriculum calcistico. Nel [[1975]] ha interpretato il film "Perché si uccidono - La merde" con lo pseudonimo di Marco Reims, un torbido e quasi introvabile film incentrato sul mondo della droga. |
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Insieme al fratello [[Calleri Giorgio|Giorgio]] prese la Lazio nel [[1986]] dal gruppo finanziario di [[Chimenti Franco|Franco Chimenti]]. Proprietario di diverse imprese tra cui la più importante era la Mondialpol, entrò nel mondo del calcio nel [[1983]] con l'acquisto dell'[[Alessandria]]. I Calleri avevano un'esposizione di 200 milioni con il gruppo di [[Chimenti Franco|Franco Chimenti]] ma, in dissidio con esso, si dimisero per passare all'opposizione. Il loro intento era quello di acquisire la maggioranza del pacchetto azionario. La squadra nel frattempo si salvava a stento dalla [[Serie C]] ma si trovò coinvolta in cinque casi di illecito sportivo messi in atto dall'ex napoletano [[Vinazzani Claudio|Claudio Vinazzani]]. Nonostante tutto, consapevoli di non poter comprare la Lazio da soli, trovarono un accordo con il finanziere [[Bocchi Renato|Renato Bocchi]] e nell'assemblea del [[25 luglio]] [[1986]] l'onere venne suddiviso con il 51% a [[Bocchi Renato|Bocchi]] e il 49% ai Calleri. Nel frattempo la giustizia sportiva aveva condannato la Lazio per responsabilità oggettiva a 9 punti di penalizzazione da scontare nel [[campionato]] di [[Serie B]] [[1986/87]]. Dopo drammatiche vicende sportive che videro la Lazio salvarsi dalla retrocessione negli spareggi di Napoli per poi tornare trionfalmente in [[Serie A]] nel [[1987/88]], la Società, grazie all'opera risanatrice ed agli ottimi incassi fatti registrare al botteghino, venne definitivamente acquisita da Calleri (premio ''Guerin d'Oro'' per la stagione [[1987/88]]), pur se una quota minoritaria restava a [[Bocchi Renato|Bocchi]]. |
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L'assemblea del [[31 ottobre]] [[1989]] fece registrare un utile economico e ciò non avveniva da decenni. Il pubblico laziale però non era contento perché i risultati sportivi non erano paralleli a quelli economici a causa di campagne di rafforzamento sempre condizionate dalle esigenze di bilancio. Soprattutto i tifosi della curva nord non perdevano occasione per contestare Calleri, arrivando persino a proclamare anacronistici scioperi del tifo e ad organizzare iniziative di forte contrapposizione. Intanto [[Domenica 3 marzo 1991 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 1-0|nella gara]] Lazio-[[Juventus]] del [[3 marzo]] [[1991]], fece la sua comparsa in tribuna, ospite di Calleri, un rampante finanziere romano e laziale di nome [[Cragnotti Sergio|Sergio Cragnotti]]. Contemporaneamente veniva creato il [[Centro Sportivo di Formello]] e veniva diramata dai media una notizia clamorosa: "[[Gascoigne Paul|Paul "Gazza" Gascoigne]] alla Lazio per 15 miliardi". Il processo di acquisizione della Lazio da parte di [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]] era ormai avviato. Inizialmente Calleri cedette il 10% e, dopo aver respinto un tentativo di [[Bocchi Renato|Bocchi]] di rientrare nella trattativa, il [[20 febbraio]] del [[1992]] vendette la Lazio per 25 miliardi al finanziere di Porta Metronia. Uscito dalla Lazio, Calleri comprò il [[Torino]] e ne fu il Presidente dal [[1994]] al [[1997]] (premio ''Guerin d'Oro'' per la stagione [[1994/95]]). Dal [[1998]] al [[2001]] fu al vertice della società svizzera del [[Bellinzona]] ma senza minimamente avvicinare i risultati conseguiti con la Lazio. Calleri sostanzialmente ebbe il grande merito di aver creato la Lazio moderna e di averla proiettata verso il calcio che conta spogliandola di ogni dimensione provinciale e periferica. |
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[[Immagine:GMCalleri1.jpg|thumb|left|200px|Un'intensa immagine di Gian Marco Calleri]] |
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[[Immagine:GMCalleri6.jpg|thumb|left|200px|Gian Marco Calleri e Sergio Cragnotti]] |
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• Così scrive la [[Gazzetta dello Sport]] online alla notizia della scomparsa di Gian Marco Calleri: |
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Acquistato dal Simmenthal Monza nel novembre [[1962]], fa parte della De Martino nel [[1962/63]]. Prende parte ad alcune amichevoli della Prima Squadra, segnando anche il gol della vittoria nella partita [[Mercoledì 27 marzo 1963 - Roma, stadio Flaminio - Lazio-Inter 2-1|Lazio-Inter 2-1]] del [[27 marzo]] [[1963]]. |
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Dal colpo [[Gascoigne Paul John|Gascoigne]] al fallimento di Torino, le tre vite (più una) di Calleri. Si è spento oggi a 81 anni, è stato calciatore, imprenditore, dirigente: dall’idea del [[Formello|centro di Formello]] alla scommessa (persa) di 150 mila euro con Pelé alla cessione del Filadelfia, storia di un presidente che ha lasciato il segno. |
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Insieme al fratello [[Calleri Giorgio|Giorgio]] prese la Lazio nel [[1986]] dal gruppo finanziario di [[Chimenti Franco|Franco Chimenti]]. Proprietario di diverse imprese tra cui la più importante era la Mondialpol, entrò nel mondo del calcio nel [[1983]] con l'acquisto dell'Alessandria. |
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Gianmarco Calleri ha vissuto tre vite. Calciatore, imprenditore e dirigente calcistico. Ed è stato certamente quest’ultimo il mestiere che lo ha rivelato alla scena pubblica e che oggi - nell’ora del congedo: se n’è andato a 81 anni - torna prepotente al centro del quadro del suo percorso, umano e professionale. Sono quattro i club che ha guidato: [[Alessandria]], Lazio, [[Torino]] e [[Bellinzona]]. |
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I Calleri avevano un'esposizione di 200 milioni con il gruppo di [[Chimenti Franco|Franco Chimenti]] ma, in dissidio con esso, si dimisero per passare all'opposizione. Il loro intento era quello di acquisire la maggioranza del pacchetto azionario. |
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La carriera. Classe [[1942]], era nato a Busalla, comune della città metropolitana di Genova. La sua carriera da calciatore è stata breve, pochi anni dall’adolescenza fino al [[1963]]. A ventuno anni aveva già smesso. Era un centrocampista offensivo, vestì la maglia di due squadre, il [[Novara]] e il [[Monza]] con il marchio Simmenthal, sempre in [[Serie B]]. A vent’anni finì anche alla Lazio, ma giocò solo qualche amichevole e il [[Campionato De Martino|campionato De Martino]], quello riservato ai giovani. Il calcio gli stava stretto, aveva grandi ambizioni. Dopo alcuni tentativi imprenditoriali e addirittura una escursione al cinema - aveva in effetti una faccia molto cinematografica e nel [[1975]] recitò con lo pseudonimo di Marco Reims nel film "Perché si uccidono" (in Francia uscì come "La merde" e più avanti venne riproposto come "Percy is killed") di Mauro Macario - non ancora trentenne si mise in società con [[Calleri Giorgio|il fratello Giorgio]] e nel [[1972]] fondò la "Mondialpol", un istituto di vigilanza che nel giro di pochissimo tempo - erano gli anni [[1970|’70]], i grandi imprenditori del Paese temevano le rapine e i sequestri; uffici postali e banche necessitavano di sorveglianza continua - fece fortuna. Raccontano che l’idea di ispirarsi alla polizia americana fu proprio di Gianmarco. Fu lui a volere per i suoi "vigilantes" - si chiamavano così, fino a poco tempo prima erano i "metronotte" - il tipico berretto a cinque punte simile ai "Cops" di San Francisco. |
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La squadra nel frattempo si salvava a stento dalla [[Serie C]] ma si trovò coinvolta in cinque casi di illecito sportivo messi in atto dall'ex napoletano [[Vinazzani Claudio|Vinazzani]]. Nonostante tutto, consapevoli di non poter comprare la Lazio da soli, trovarono un accordo con il finanziere [[Bocchi Renato|Renato Bocchi]] e nell'assemblea del [[25 luglio]] [[1986]] l'onere venne suddiviso con il 51% a [[Bocchi Renato|Bocchi]] e il 49% ai Calleri. |
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Il presidente. Dopo una decina d’anni acquistò la prima società di calcio, che in fondo era rimasta la sua passione. Rimase presidente dell’[[Alessandria]] per due stagioni, dal [[1983]] al [[1985]]. I "grigi" disputavano il [[campionato]] di [[Serie C]] ed entrambi gli anni chiusero al terzo posto in classifica. A parlarvi per primo della possibilità di acquistare la Lazio fu l’amico e consigliere [[Bocchi Renato|Renato Bocchi]], con cui condivise l’avventura a Roma. Calleri sapeva leggere i bilanci e individuarne le crepe e le vie di fuga. Rilevò la Lazio dal gruppo finanziario che faceva riferimento a [[Chimenti Franco|Franco Chimenti]] nel luglio del [[1986]], dopo una trattativa lunga e tormentata, cominciata poco prima del Natale dell’anno prima. Risanò i conti e cominciò la nuova avventura. Con lui, anche [[Calleri Giorgio|il fratello Giorgio]]. Il primo allenatore della sua gestione fu [[Fascetti Eugenio|Eugenio Fascetti]]. Da Alessandria portò i due ragazzi più meritevoli: [[Gregucci Angelo Adamo|Angelo Gregucci]] e [[Camolese Giancarlo|Giancarlo Camolese]]. Il primo anno gli riservò emozioni che durano una vita. Era la Lazio del -9 in classifica che dopo una epocale rimonta [[Domenica 5 luglio 1987 - Napoli, stadio San Paolo - Lazio-Campobasso 1-0|si salvò]] e si garantì la permanenza in [[Serie B]], piedistallo per la promozione, [[Domenica 19 giugno 1988 - Roma, stadio Olimpico – Lazio-Taranto 3-1|che sarebbe arrivata l’anno successivo]]. Portò alla Lazio, molti eccellenti calciatori dell’epoca. Il cannoniere tedesco [[Riedle Karl-Heinz|Karl Heinz Riedle]], l’ex Germania Est [[Doll Thomas|Thomas Doll]], il brasiliano [[Amarildo]] che regalava le Bibbie agli stopper avversari e l’ala uruguagia [[Sosa Ruben (Sosa Ardaiz Ruben)|Ruben Sosa]]. Ma più di tutti fu il colpo [[Gascoigne Paul John|Gascoigne]] (pagato 15 miliardi di lire) ad infiammare la tifoseria. Il [[22 agosto]] del [[1991]] a Fiumicino erano in duemila ad accogliere Gazza. ''"Ringrazio il presidente Callieri"'', disse [[Gascoigne Paul John|Gascoigne]] nel tripudio generale, aggiungendo una vocale pescata chissà dove. |
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Nel frattempo la giustizia sportiva aveva condannato la Lazio per responsabilità oggettiva a 9 punti di penalizzazione da scontare nel campionato di [[Serie B]] [[1986/87]]. Dopo drammatiche vicende sportive che videro la Lazio salvarsi dalla [[Serie C]] negli spareggi di Napoli per poi tornare trionfalmente in [[Serie A]] nel [[1987/88]], la Società, grazie all'opera risanatrice ed agli ottimi incassi fatti registrare al botteghino, venne definitivamente acquisita da Calleri ( premio ''Guerin d'Oro'' per la stagione [[1987/88]]), pur se una quota minoritaria restava a [[Bocchi Renato|Bocchi]]. |
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L’amore. Era una Lazio che finiva sempre a metà classifica, attorno al 10° posto; ma fu una squadra molto amata. Calleri riceveva colleghi e giornalisti nell’ufficio presidenziale di [[Via Margutta, 54|via Margutta]], in pieno centro a Roma e fu lui ad acquistare i terreni dove poi sorse il [[Formello|centro sportivo di Formello]]. Per certi versi fu un precursore, immaginando - pioniere in Italia - uno stadio di proprietà. Da condividere, però, con la [[Roma]]. Fu nel [[1986]] - appena arrivato alla Lazio - che Calleri studiò con Dino Viola il progetto per uno stadio nuovo, da costruire in luogo dell’[[Olimpico]]. Vennero individuate due zone, la Magliana e la Romanina. Il progetto prevedeva un’idea moderna di stadio, con ristoranti, un centro commerciale, cinema e alberghi. Ne parlarono con il presidente del Coni, Franco Carraro. Venne fissata addirittura una data per l’inizio lavori, nel dicembre [[1988]]. Ma incombevano i [[XIV^ Coppa del Mondo - Italia 1990|Mondiali in Italia]], stava partendo un restyling generale degli stadi e il progetto venne accantonato. Nel marzo del [[1991]] cominciò a parlare della cessione del club con un rampante finanziere romano di fede laziale, era [[Cragnotti Sergio|Sergio Cragnotti]] dal quale intascò - per la vendita della Lazio - 25 miliardi di lire. |
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L'assemblea del [[31 ottobre]] [[1989]] fece registrare un utile economico e ciò non avveniva da decenni. Il pubblico laziale però non era contento perchè i risultati sportivi non erano paralleli a quelli economici a causa di campagne di rafforzamento sempre condizionate dalle esigenze di bilancio. Soprattutto i tifosi di curva nord non perdevano occasione per contestare Calleri, arrivando persino a proclamare anacronistici scioperi del tifo e ad organizzare iniziative di forte contrapposizione. |
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Col [[Torino]]. Più avanti - nel [[1994]] - salvò dal fallimento il [[Torino]]. La situazione del club granata registrava un bilancio con 26 miliardi di lire di debiti, 20 miliardi coperti dalle fidejussioni e 5 di multe fiscali. Ma l’avventura a Torino fu decisamente meno felice di quella a Roma. Chiuse definitivamente il Filadelfia, cedette molti giovani (anche [[Vieri (I) Christian|Christian Vieri]]) di un vivaio che per anni era stato il fiore all’occhiello del club. Il salvataggio non gli bastò - subito dopo - per evitare una retrocessione [[Serie B|in B]] e l’inevitabile contestazione, tanto da spingerlo a cedere la società - era il marzo del [[1997]] - a Massimo Vidulich. A Torino portò uno dei più grandi campioni africani di sempre, il ghanese Abedì Pelé. Bizzarra la trattativa che vide coinvolto Calleri con il procuratore di Pelé, Papa Diouf. Nell’incontro decisivo a Montecarlo, l’agente disse a Calleri. ''"Lei sta prendendo un calciatore che segnerà 10 gol''". Calleri sorrise. Non lo pensava affatto. Così alzò la posta. ''"Magari avesse ragione lei"'' - disse all’agente - ''se andrà così gli regalerò 150.000 dollari"''. Pelè quell’anno segnò esattamente 10 reti, Calleri lo ripagò con i 150.000 dollari promessi. Il quarto club che ha presieduto è stato il [[Bellinzona]], preso nel [[1998]] e ceduto nel [[2001]]. Non fu una grande avventura, tutt’altro. Ad un certo punto i giocatori scioperarono, per protesta contro Calleri. Non ricevevamo da mesi gli stipendi. Più avanti provò a trattare il [[Genoa]] e la Lazio ma entrambi i tentativi - parliamo di vent’anni fa - naufragarono. Così si era ritirato, sfilandosi dal mondo che per due decenni aveva riempito la sua vita di dirigente calcistico. |
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Intanto in un [[3 marzo 1991 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 1-0|Lazio-Juventus]] del [[3 marzo]] [[1991]], fece la sua comparsa in tribuna, ospite di Calleri, un rampante finanziere romano e laziale di nome [[Cragnotti Sergio|Sergio Cragnotti]]. Contemporaneamente veniva creato il [[Centro Sportivo di Formello]] e veniva diramata dai media una notizia clamorosa: "[[Gascoigne Paul|Paul "Gazza" Gascoigne]] alla Lazio per 15 miliardi". |
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Il processo di acquisizione della Lazio da parte di [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]] era ormai avviato. Inizialmente Calleri cedette il 10% e, dopo aver respinto un tentativo di [[Bocchi Renato|Bocchi]] di rientrare nella trattativa, il [[20 febbraio]] del [[1992]] vendette la Lazio per 25 miliardi al finanziere di Porta Metronia. |
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Uscito dalla Lazio, Calleri comprò il Torino e ne fu il Presidente dal [[1994]] al [[1997]] (premio ''Guerin d'Oro'' per la stagione [[1994/95]]). Dal [[1998]] al [[2001]] fu al vertice della società svizzera del Bellinzona ma senza minimamente avvicinare i risultati conseguiti con la Lazio. |
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Immagine:CalleriMonza.jpg|Calleri calciatore, con la maglia del Monza |
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Immagine:Calleri_b.jpg|I fratelli Calleri |
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Immagine:Calleri derby 19 nov 1989.jpg|Gian Marco Calleri con Franco Carraro e Dino Viola |
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Immagine:GM Calleri.jpg|Gian Marco Calleri |
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Immagine:GM Calleri e D. Zoff.jpg|Insieme a Dino Zoff |
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Immagine:gazzacalleri.JPG|Gascoigne e Calleri |
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Immagine:Calllerib.jpg|Un biglietto da visita |
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Immagine:GMCalleri8.jpg|Con Corrado Ferlaino |
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Versione attuale delle 19:02, 16 apr 2025




Centrocampista e Presidente, nato a Busalla (GE) il 10 gennaio 1942 (e non il 13 gennaio 1945 come erroneamente riportato dalla maggior parte delle fonti). Scompare a Roma l'8 marzo 2023 per problemi cardio-polmonari.
Come calciatore cresce con il G.S. Bacigalupo e nelle stagioni 1958/59 e 1959/60 è in organico al Novara in serie B. L'Almanacco Illustrato del Calcio Rizzoli del 1959 e del 1960, lo definisce un centravanti e come data di nascita riporta il 10 gennaio 1942. La Lazio lo acquista dal Simmenthal Monza nel novembre 1962, inserendolo nella squadra De Martino nel 1962/63. Prende anche parte ad alcune amichevoli della Prima Squadra, segnando anche il gol della vittoria nella partita Lazio-Internazionale FC 2-1 del 27 marzo 1963. La stagione successiva non fa più parte della Lazio ma non si hanno notizie del successivo curriculum calcistico. Nel 1975 ha interpretato il film "Perché si uccidono - La merde" con lo pseudonimo di Marco Reims, un torbido e quasi introvabile film incentrato sul mondo della droga.
Insieme al fratello Giorgio prese la Lazio nel 1986 dal gruppo finanziario di Franco Chimenti. Proprietario di diverse imprese tra cui la più importante era la Mondialpol, entrò nel mondo del calcio nel 1983 con l'acquisto dell'Alessandria US. I Calleri avevano un'esposizione di 200 milioni con il gruppo di Franco Chimenti ma, in dissidio con esso, si dimisero per passare all'opposizione. Il loro intento era quello di acquisire la maggioranza del pacchetto azionario. La squadra nel frattempo si salvava a stento dalla Serie C ma si trovò coinvolta in cinque casi di illecito sportivo messi in atto dall'ex napoletano Claudio Vinazzani. Nonostante tutto, consapevoli di non poter comprare la Lazio da soli, trovarono un accordo con il finanziere Renato Bocchi e nell'assemblea del 25 luglio 1986 l'onere venne suddiviso con il 51% a Bocchi e il 49% ai Calleri. Nel frattempo la giustizia sportiva aveva condannato la Lazio per responsabilità oggettiva a 9 punti di penalizzazione da scontare nel campionato di Serie B 1986/87. Dopo drammatiche vicende sportive che videro la Lazio salvarsi dalla retrocessione negli spareggi di Napoli per poi tornare trionfalmente in Serie A nel 1987/88, la Società, grazie all'opera risanatrice ed agli ottimi incassi fatti registrare al botteghino, venne definitivamente acquisita da Calleri (premio Guerin d'Oro per la stagione 1987/88), pur se una quota minoritaria restava a Bocchi.
L'assemblea del 31 ottobre 1989 fece registrare un utile economico e ciò non avveniva da decenni. Il pubblico laziale però non era contento perché i risultati sportivi non erano paralleli a quelli economici a causa di campagne di rafforzamento sempre condizionate dalle esigenze di bilancio. Soprattutto i tifosi della curva nord non perdevano occasione per contestare Calleri, arrivando persino a proclamare anacronistici scioperi del tifo e ad organizzare iniziative di forte contrapposizione. Intanto nella gara Lazio-Juventus del 3 marzo 1991, fece la sua comparsa in tribuna, ospite di Calleri, un rampante finanziere romano e laziale di nome Sergio Cragnotti. Contemporaneamente veniva creato il Centro Sportivo di Formello e veniva diramata dai media una notizia clamorosa: "Paul "Gazza" Gascoigne alla Lazio per 15 miliardi". Il processo di acquisizione della Lazio da parte di Cragnotti era ormai avviato. Inizialmente Calleri cedette il 10% e, dopo aver respinto un tentativo di Bocchi di rientrare nella trattativa, il 20 febbraio del 1992 vendette la Lazio per 25 miliardi al finanziere di Porta Metronia. Uscito dalla Lazio, Calleri comprò il Torino AC e ne fu il Presidente dal 1994 al 1997 (premio Guerin d'Oro per la stagione 1994/95). Dal 1998 al 2001 fu al vertice della società svizzera del Bellinzona ma senza minimamente avvicinare i risultati conseguiti con la Lazio. Calleri sostanzialmente ebbe il grande merito di aver creato la Lazio moderna e di averla proiettata verso il calcio che conta spogliandola di ogni dimensione provinciale e periferica.






• Così scrive la La Gazzetta Dello Sport online alla notizia della scomparsa di Gian Marco Calleri:
Dal colpo Gascoigne al fallimento di Torino, le tre vite (più una) di Calleri. Si è spento oggi a 81 anni, è stato calciatore, imprenditore, dirigente: dall’idea del centro di Formello alla scommessa (persa) di 150 mila euro con Pelé alla cessione del Filadelfia, storia di un presidente che ha lasciato il segno.
Gianmarco Calleri ha vissuto tre vite. Calciatore, imprenditore e dirigente calcistico. Ed è stato certamente quest’ultimo il mestiere che lo ha rivelato alla scena pubblica e che oggi - nell’ora del congedo: se n’è andato a 81 anni - torna prepotente al centro del quadro del suo percorso, umano e professionale. Sono quattro i club che ha guidato: Alessandria US, Lazio, Torino AC e Bellinzona.
La carriera. Classe 1942, era nato a Busalla, comune della città metropolitana di Genova. La sua carriera da calciatore è stata breve, pochi anni dall’adolescenza fino al 1963. A ventuno anni aveva già smesso. Era un centrocampista offensivo, vestì la maglia di due squadre, il Novara e il Monza con il marchio Simmenthal, sempre in Serie B. A vent’anni finì anche alla Lazio, ma giocò solo qualche amichevole e il campionato De Martino, quello riservato ai giovani. Il calcio gli stava stretto, aveva grandi ambizioni. Dopo alcuni tentativi imprenditoriali e addirittura una escursione al cinema - aveva in effetti una faccia molto cinematografica e nel 1975 recitò con lo pseudonimo di Marco Reims nel film "Perché si uccidono" (in Francia uscì come "La merde" e più avanti venne riproposto come "Percy is killed") di Mauro Macario - non ancora trentenne si mise in società con il fratello Giorgio e nel 1972 fondò la "Mondialpol", un istituto di vigilanza che nel giro di pochissimo tempo - erano gli anni ’70, i grandi imprenditori del Paese temevano le rapine e i sequestri; uffici postali e banche necessitavano di sorveglianza continua - fece fortuna. Raccontano che l’idea di ispirarsi alla polizia americana fu proprio di Gianmarco. Fu lui a volere per i suoi "vigilantes" - si chiamavano così, fino a poco tempo prima erano i "metronotte" - il tipico berretto a cinque punte simile ai "Cops" di San Francisco.
Il presidente. Dopo una decina d’anni acquistò la prima società di calcio, che in fondo era rimasta la sua passione. Rimase presidente dell’Alessandria US per due stagioni, dal 1983 al 1985. I "grigi" disputavano il campionato di Serie C ed entrambi gli anni chiusero al terzo posto in classifica. A parlarvi per primo della possibilità di acquistare la Lazio fu l’amico e consigliere Renato Bocchi, con cui condivise l’avventura a Roma. Calleri sapeva leggere i bilanci e individuarne le crepe e le vie di fuga. Rilevò la Lazio dal gruppo finanziario che faceva riferimento a Franco Chimenti nel luglio del 1986, dopo una trattativa lunga e tormentata, cominciata poco prima del Natale dell’anno prima. Risanò i conti e cominciò la nuova avventura. Con lui, anche il fratello Giorgio. Il primo allenatore della sua gestione fu Eugenio Fascetti. Da Alessandria portò i due ragazzi più meritevoli: Angelo Gregucci e Giancarlo Camolese. Il primo anno gli riservò emozioni che durano una vita. Era la Lazio del -9 in classifica che dopo una epocale rimonta si salvò e si garantì la permanenza in Serie B, piedistallo per la promozione, che sarebbe arrivata l’anno successivo. Portò alla Lazio, molti eccellenti calciatori dell’epoca. Il cannoniere tedesco Karl Heinz Riedle, l’ex Germania Est Thomas Doll, il brasiliano Amarildo (Souza do Amaral Amarildo) che regalava le Bibbie agli stopper avversari e l’ala uruguagia Ruben Sosa. Ma più di tutti fu il colpo Gascoigne (pagato 15 miliardi di lire) ad infiammare la tifoseria. Il 22 agosto del 1991 a Fiumicino erano in duemila ad accogliere Gazza. "Ringrazio il presidente Callieri", disse Gascoigne nel tripudio generale, aggiungendo una vocale pescata chissà dove.
L’amore. Era una Lazio che finiva sempre a metà classifica, attorno al 10° posto; ma fu una squadra molto amata. Calleri riceveva colleghi e giornalisti nell’ufficio presidenziale di via Margutta, in pieno centro a Roma e fu lui ad acquistare i terreni dove poi sorse il centro sportivo di Formello. Per certi versi fu un precursore, immaginando - pioniere in Italia - uno stadio di proprietà. Da condividere, però, con la Roma AS. Fu nel 1986 - appena arrivato alla Lazio - che Calleri studiò con Dino Viola il progetto per uno stadio nuovo, da costruire in luogo dell’Olimpico. Vennero individuate due zone, la Magliana e la Romanina. Il progetto prevedeva un’idea moderna di stadio, con ristoranti, un centro commerciale, cinema e alberghi. Ne parlarono con il presidente del Coni, Franco Carraro. Venne fissata addirittura una data per l’inizio lavori, nel dicembre 1988. Ma incombevano i Mondiali in Italia, stava partendo un restyling generale degli stadi e il progetto venne accantonato. Nel marzo del 1991 cominciò a parlare della cessione del club con un rampante finanziere romano di fede laziale, era Sergio Cragnotti dal quale intascò - per la vendita della Lazio - 25 miliardi di lire.
Col Torino AC. Più avanti - nel 1994 - salvò dal fallimento il Torino AC. La situazione del club granata registrava un bilancio con 26 miliardi di lire di debiti, 20 miliardi coperti dalle fidejussioni e 5 di multe fiscali. Ma l’avventura a Torino fu decisamente meno felice di quella a Roma. Chiuse definitivamente il Filadelfia, cedette molti giovani (anche Christian Vieri) di un vivaio che per anni era stato il fiore all’occhiello del club. Il salvataggio non gli bastò - subito dopo - per evitare una retrocessione in B e l’inevitabile contestazione, tanto da spingerlo a cedere la società - era il marzo del 1997 - a Massimo Vidulich. A Torino portò uno dei più grandi campioni africani di sempre, il ghanese Abedì Pelé. Bizzarra la trattativa che vide coinvolto Calleri con il procuratore di Pelé, Papa Diouf. Nell’incontro decisivo a Montecarlo, l’agente disse a Calleri. "Lei sta prendendo un calciatore che segnerà 10 gol". Calleri sorrise. Non lo pensava affatto. Così alzò la posta. "Magari avesse ragione lei" - disse all’agente - se andrà così gli regalerò 150.000 dollari". Pelè quell’anno segnò esattamente 10 reti, Calleri lo ripagò con i 150.000 dollari promessi. Il quarto club che ha presieduto è stato il Bellinzona, preso nel 1998 e ceduto nel 2001. Non fu una grande avventura, tutt’altro. Ad un certo punto i giocatori scioperarono, per protesta contro Calleri. Non ricevevamo da mesi gli stipendi. Più avanti provò a trattare il Genoa e la Lazio ma entrambi i tentativi - parliamo di vent’anni fa - naufragarono. Così si era ritirato, sfilandosi dal mondo che per due decenni aveva riempito la sua vita di dirigente calcistico.
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Calleri calciatore, con la maglia del Monza
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I fratelli Calleri
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Gian Marco Calleri con Franco Carraro e Dino Viola
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Gian Marco Calleri
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Insieme a Dino Zoff
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Gascoigne e Calleri
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Un biglietto da visita
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Calleri a 33 anni nei panni di attore
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Con Corrado Ferlaino
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