Centenario del 9 gennaio 2000: differenze tra le versioni

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[[Immagine:09gen2000b.jpg|thumb|left|200px|La targa celebrativa del Centenario in [[Piazza della Libertà]]]]
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[[Immagine:100.4.jpg|thumb|left|200px|Il corteo dei tifosi]]
[[Immagine:09gen2000aab.jpg|thumb|left|200px|Eccoci qua come 100 anni fa'...]]
[[Immagine:100.3.jpg|thumb|left|200px|Un'Aquila trasportata dai tifosi]]
[[Immagine:100.20.jpg|thumb|left|200px|Una panoramica dello [[Stadio Olimpico]]]]
[[Immagine:100.16.jpg|thumb|left|200px|Il Fondatore, [[Bigiarelli Luigi|Luigi Bigiarelli]]]]
[[Immagine:100.15a.jpg|thumb|left|200px|La sfilata delle Sezioni della Polisportiva]]
[[Immagine:100.19.jpg|thumb|left|200px|La Tribuna Tevere e gli stendardi]]
[[Immagine:09gen2000abc.jpg|thumb|left|200px|Anche il Presidente [[Cragnotti Sergio|Sergio Cragnotti]] scende in campo]]
[[Immagine:GuerinSp-2000-02-Chinaglia.jpg|thumb|left|200px|[[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]], [[Oddi Giancarlo|Oddi]] e [[Martini Luigi|Martini]], sfilano i campioni del [[1974]]]]


► [[1999/00|Stagione]]
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► La gara [[Domenica 9 gennaio 2000 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Bologna 3-1|Lazio-Bologna 3-1]] prima dei festeggiamenti


► [[Cinquantenario - Lunedì 15 gennaio 1951, Roma - Foro Italico - Hotel Felix|Il Cinquantenario festeggiato all'Hotel Felix di Roma]]


► [[Centenario: Mario Pennacchia racconta sulla Gazzetta dello Sport la Storia della Lazio - p. 1]]
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► [[Centenario: Mario Pennacchia racconta sulla Gazzetta dello Sport la Storia della Lazio - p. 2]]

==Il giorno del Centenario==

I preparativi per i festeggiamenti del Centenario della Lazio erano iniziati molti mesi prima e fra i tifosi, per questo motivo, aleggia grande euforia. Tantissimi hanno preparato uno stendardo o una bandiera da portare allo stadio in quella che sarebbe stata una festa lunga un'intera giornata. Già la sera prima centinaia di tifosi si erano dati appuntamento in [[Piazza della Libertà]] con bottiglie di spumante da stappare allo scoccare della mezzanotte. La mattina del 9, un lunghissimo corteo con oltre 15.000 persone, parte dalla storica piazza per dirigersi verso lo [[Stadio Olimpico - Roma|stadio Olimpico]]. Lungo il percorso, in molte case e balconi del quartiere Prati, le bandiere biancazzurre sventolano maestose e non manca neanche qualche momento di tensione per battibecchi con tifosi di altre squadre svegliati dal goliardico frastuono. Intanto allo stadio altre migliaia di tifosi si assiepano lungo lo Stadio dei Marmi per ammirare l'esibizione dei paracadutisti della Lazio che, da 3.000 metri di quota, si lanciano dall'aereo atterrando sul prato.

Con loro si lancia anche il noto attore internazionale [[Leroy Philippe|Philippe Leroy]], appassionato paracadutista e tifoso simpatizzante laziale. Perfetti gli atterraggi fra gli applausi della folla che vede sfilare anche una delegazione della Polisportiva. Alle 13:00 intanto si aprono i cancelli per l'importante gara con il Bologna, mentre si gioca per esigenze televisive la gara tra [[Parma]] e [[Juventus FC|Juventus]], importante ai fini della classifica. Oltre 75.000 spettatori prendono con calma il loro posto nel catino dell'[[Stadio Olimpico - Roma|Olimpico]] per un evento atteso oltre 36.500 giorni.

==I festeggiamenti serali==

Finita la gara iniziano i festeggiamenti serali. Sugli spalti vengono issati grandiosi teloni con i disegni dei più grandi giocatori che abbiano mai indossato la maglia della Lazio: dal fondatore [[Bigiarelli Luigi|Luigi Bigiarelli]] a [[Ancherani Sante|Sante Ancherani]], poi [[Maestrelli Tommaso|Tommaso Maestrelli]], [[Re Cecconi Luciano|Luciano Re Cecconi]], il generale [[Vaccaro Giorgio|Giorgio Vaccaro]], [[Sclavi Ezio|Ezio Sclavi]], [[Piola Silvio|Silvio Piola]], [[Lenzini Umberto|Umberto Lenzini]], [[Chinaglia Giorgio|Giorgio Chinaglia]] fino ad [[Fascetti Eugenio|Eugenio Fascetti]] e [[Fiorini Giuliano|Giuliano Fiorini]]. Il colpo d'occhio è molto bello, con tre quarti dello stadio coperti dalle gigantografie degli eroi laziali di ogni tempo.

Si continua con una parata di vecchie glorie: da [[Lovati Roberto|Bob Lovati]] agli eroi dello [[Scudetto]] del [[1973/74]]. Poi c'è una gara-esibizione fra i giocatori attuali e quelli del primo titolo, con applausi per tutti e qualche lacrima di commozione nel rivedere in campo [[Wilson Giuseppe|Giuseppe Wilson]], [[Chinaglia Giorgio|Giorgio Chinaglia]] e gli altri. La gara dura una quarantina di minuti e ad un certo punto scende in campo anche il Presidente [[Cragnotti Sergio|Sergio Cragnotti]] (di cui ricorre il 60° compleanno proprio oggi) a cui spetta l'onore di siglare il rigore del pareggio per 1-1 con il quale finisce la partita. La serata si chiude con l'ingresso in campo di un'aquila vera e con i fuochi d'artificio dopo che un braciere viene acceso da [[Masala Daniele|Daniele Masala]] in segno di continuità e spirito olimpico. E' solo il primo dei festeggiamenti per i 100 anni dalla nascita della Lazio: altre manifestazioni saranno in programma durante l'anno appena iniziato.

==Il racconto sui quotidiani==

La Lazio compie 100 anni. In mattinata tifosi ed atleti di tutte le Sezioni formano un lungo corteo che da [[Piazza della Libertà]], dove viene scoperta una targa ricordo, si dirige verso lo [[Stadio Olimpico - Roma|stadio Olimpico]]. Nello Stadio dei Marmi si svolge una celebrazione della Polisportiva, culminata nel lancio di alcuni paracadutisti, tra i quali l'attore [[Leroy Philippe|Philippe Leroy]] simpatizzante tifoso laziale. A seguire la partita, in uno stadio gremito ed ornato dai gonfaloni delle Sezioni. Qui appresso le cronache tratte dalla [[Gazzetta dello Sport]], da [[La Repubblica]] e da [[La Stampa]] oltre alle immagini che ripercorrono quei momenti.


► [[La Gazzetta dello Sport]], in un articolo del [[10 gennaio]] [[2000]], racconta così la cronaca di quei momenti:

È quel pallone sfuggito ai piedi di [[Orsi Fernando|Orsi]] e finito in rete a portare finalmente il sorriso sulle labbra di [[Cragnotti Sergio|Sergio Cragnotti]]. Un gol forse in fuorigioco, un gol forse compiacente, ma quale emozione per il patron della Lazio nel giorno del Centenario della Lazio e dei suoi 60 anni. Una rete di fronte a 70 mila spettatori, all'[[Stadio Olimpico - Roma|Olimpico]] pavesato di biancazzurro, dopo un perfetto passaggio del mitico [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]], gli applausi divertiti e riconoscenti, persino la gag del lustrascarpe del figlio Massimo. Una festa riuscita proprio grazie al provvidenziale ritocco di [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]], che ha coperto con telefonate riparatorie gaffe clamorose come il tardato invito di [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]], la dimenticanza del più anziano giocatore laziale [[Gradella Uber|Gradella]], o il pranzo finale e collettivo prenotato soltanto ieri, in extremis. Una giornata piena, iniziata alle 11 del mattino quando si è scoperta una lapide ''"in onore della più antica polisportiva romana che ha avuto i suoi natali in [[Piazza della Libertà|piazza della Libertà]]"''. Ad applaudire una cinquantina di tifosi che raddoppiano, triplicano nel corteo che sfila verso lo Stadio dei Marmi. All'invito ai tifosi di sventolare bandiere laziali alle finestre, rispondono soltanto i romanisti catturando rumorosi insulti.

Ma è una festa, ed è per 15 mila la tappa successiva, quando allo Stadio si alzano mongolfiere augurali e planano paracadutisti in perfetta sincronia. Un aperitivo, per i 70 mila che poi gremiranno l'[[Stadio Olimpico - Roma|Olimpico]] per partecipare ad una scenografia sobria e contenuta. Domina la storia, la rivisitazione di questi 100 anni che consente alla Lazio di superare per anzianità la [[Roma AS|Roma]], la punta di diamante dello scudetto del [[1974|'74]], i faticosi saliscendi per le penalizzazioni, fino alla svolta epocale targata [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]] che i tifosi finalmente osannano: "Ave Sergio Re di Roma" recita uno striscione della ribelle curva Nord. La quantità è nella sfilata delle 28 società della polisportiva che raggruppa 15 mila giovani, la trasversalità è nell'accostamento risaputo che pone sulla stessa fila Rutelli e Fini, la qualità è in quel gruppone di giocatori che si affrontano con sapienti tocchi di classe incuranti dei capelli bianchi, delle pancette esuberanti, delle calvizie incontenibili. [[Martini Luigi|Martini]], [[Oddi Giancarlo|Oddi]], [[Piscedda Massimo|Piscedda]], [[Podavini Gabriele|Podavini]], [[Poli Fabio|Poli]], [[Garlaschelli Renzo|Garlaschelli]], [[Wilson Giuseppe|Wilson]], [[Pulici Felice|Pulici]], [[D'Amico Vincenzo|D'Amico]], [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]], [[Acerbis Antonio Elia|Acerbis]], [[Nanni Franco|Nanni]], [[Petrelli Sergio|Petrelli]], per citarne solo alcuni, perché poi la lista degli invitati è ricca e esaltante. ''"Oggi ho visto soffrire la Lazio: cercare il gol, subire il pareggio, poi vincere'' - recita a braccio [[Cragnotti Sergio|Sergio Cragnotti]] a centrocampo - ''è questa la Lazio che desidero, la Lazio che crede nei suoi valori e che potrà darci tante soddisfazioni"''. È la sua festa, non solo di compleanno, anche perché [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]] sa di suonare la corda giusta nel ricordare che ''"oggi la Lazio ha grandi strutture economiche e patrimoniali che ci hanno consentito di eliminare il distacco con altre società e di gareggiare alla pari: [[Internazionale FC|Inter]], [[Milan AC|Milan]], [[Juventus FC|Juve]] provano a vincere, ma siano noi in testa. Le radici della Lazio sono nel passato, ora noi lavoriamo per un futuro sempre più ad alti livelli"''.

Il buonismo a tuttocampo prevede non solo una gigantografia dell'avversario [[Signori Giuseppe|Beppe Signori]], ma che sia proprio lui a consegnare una coppa a [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]]: ''"La Lazio ha vinto tanto in questo ultimo periodo purtroppo non ho avuto la fortuna di esserci"'', si rammarica l'ex goleador laziale. Si rammarica anche il figlio di [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]] che sollecita lo spostamento del busto del padre dall'ex [[Centro Sportivo Tor di Quinto-Tommaso Maestrelli|centro di Tor di Quinto]] a [[Centro Sportivo di Formello|Formello]]. Il sindaco Rutelli non trattiene la sua parzialità: ''"Oggi questa è tra le società più forti del mondo, merito di [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]] che le ha dato una struttura moderna"''. [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]], giocatore del secolo secondo il referendum della [[Gazzetta dello Sport|Gazzetta]], ringrazia commosso e prevede in questo [[2000]] un secondo [[Scudetto|scudetto]] laziale. La fiaccola di [[Masala Daniele|Daniele Masala]] accende il tripode olimpico, mentre in tribuna il ministro degli Esteri giapponese si gode lo spettacolo: un indissolubile intreccio tra passato e presente, perché questa è la Lazio.


► [[La Repubblica]], in un articolo del [[10 gennaio]] [[2000]], racconta:

Cento anni celebrati con il primo posto in classifica, cosa si può chiedere di più. Migliaia di sciarpe e bandiere a sventolare per ore, in una giornata tutta piena di parole grosse: storia, ricordi, giocatori amati e scomparsi, campioni presenti e vegeti. Si è cominciato la mattina presto, in cinquemila a scoprire la targa per i fondatori, a [[Piazza della Libertà|piazza della Libertà]], e poi un corteo che è passato per la città, talmente numeroso da sconsigliare [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]] dal partecipare. E poi tutti all'[[Stadio Olimpico - Roma|Olimpico]] per l'interminabile happening, stipati ad alzare le sciarpe e gli striscioni. Primo buon segno: il pareggio di [[Crespo Hernan Jorge|Crespo]] a Parma che ferma la [[Juventus FC|Juve]]. Secondo buon segno: l'applauso a [[Signori Giuseppe|Signori]] al suo apparire. Terzo buon segno: il coro di rivolta delle tribune contro la Curva Nord per il petardo che avevano lanciato in testa a un fotografo. Settantamila a godersi una festa finalmente civile, non ci si crede quasi. La giornata è piena di imprevisti, come i tanti cross sballati di [[Veron Juan Sebastian|Veron]] in campo: ma non si può festeggiare e giocare, è un'antica legge dello sport. Ci sono tutto in tribuna, i soliti noti, [[Zoff Dino|Zoff]], Rutelli, Fini, ma anche il ministro degli esteri giapponese. Si cammina per lo stadio come in mezzo all'almanacco Panini: toh, guarda [[Lovati Roberto|Lovati]], questo è [[Wilson Giuseppe|Wilson]], ho visto [[Facco Mario|Facco]], ecco [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]]. Nonostante le minacce è venuto, ha fatto pace con [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]]. Si fa male [[Salas Melinão José Marcelo|Salas]], urla per la botta al torace: lo portano all'autoambulanza che aspetta fuori lo stadio. Il ricovero è urgente, c'è da fare la radiografia, il cileno dice che non ce la fa più, ma l'autista si rifiuta di partire, non ci sono i suoi medici.

Dove sono? A vedere la partita e la festa e senza di loro l'autista non se la sente di andare, non gli basta che sia accompagnato dal medico della Lazio. La diagnosi è benigna: non ci sono fratture, qualcuno sarà andato a dirlo ai medici impegnati a godersi la festa? La partita è finita, [[Andersson Kennet|Andersson]] ha segnato ma poi anche [[Ravanelli Fabrizio|Ravanelli]], la sorte è benigna e impedisce che qualcuno pensi che il vecchio attaccante era migliore del nuovo. [[Ravanelli Fabrizio|Ravanelli]], immerso nel pentolone di emozioni dell'[[Stadio Olimpico - Roma|Olimpico]], si lascia andare al clima generale: piange, quasi sviene, poi dedica il gol al padre malato. Un punto, a diciotto giornate dalla fine, non è molto, non è niente, ''"ma in testa si sta meglio"'' dice [[Eriksson Sven Goran|Eriksson]] e poi i cento anni sono oggi. Cominciano le canzoni, qualcuna presa dalla Tiburtina, altre prese dai Queens. Poi compaiono i lenzuoli con i laziali del secolo, [[Ancherani Sante|Ancherani]], [[Piola Silvio|Piola]], [[Vaccaro Giorgio|Vaccaro]], [[Re Cecconi Luciano|Re Cecconi]], e altri, ritratti su lenzuoloni innalzati tra i lucciconi, c'è un Michelangelo nascosto in Curva Nord, il suo nome però è Marco. Scendono in campo le vecchie glorie, la Squadra del [[1974|'74]] con una "All Stars All Time". La squadra dello [[Scudetto|scudetto]] è rinforzata da [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]], maglia numero 100 sulle spalle: va subito in gol, su assist di [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]] (e questo è molto simbolico), [[Orsi Fernando|Orsi]] in porta si fa passare la palla tra le gambe (e questo è meno simbolico). E' anche il compleanno del presidente, 60 anni, il destino in una data, l'andatura della pancetta è da [[Derby|derby]] del cuore, ma non vediamo altri presidenti così atletici in [[Serie A|serie A]]. Si spengono le luci, entra [[Masala Daniele|Daniele Masala]], pentathleta olimpionico, con la fiaccola in mano, va ad accendere il braciere del centenario. E' il Duemila, c'è il centenario della Lazio, corre il Giubileo: un anno speciale, chissà che non sia così speciale da portare qui anche uno [[Scudetto|scudetto]].


► [[La Stampa]] racconta così l'evento:

Cent'anni fa veniva fondata la Lazio con il bianco e celeste in omaggio all'antica Grecia. Nata su una panchina del Lungotevere. Dal baratro alla Borsa, così è salita all'onore del mondo.
Il primo vagito su una panchina del Lungotevere. La più antica società di Roma partorita a [[Piazza della Libertà]], cento anni fa. [[Bigiarelli Luigi|Luigi Bigiarelli]], sottoufficiale castano con baffi, pizzetto e occhi celesti, e un gruzzolo di amici di vent'anni non immaginavano che quell'idea e quei colori - bianco e celeste in omaggio all'antica Grecia, madre dello spirito olimpico - avrebbero percorso i budelli del labirinto fino a trovare l'uscita, un secolo dopo. Nel mondo, ora la Lazio è un modello. Lo ha confermato entusiasmato e zuccheroso e abbronzato in inverno, [[Nesta Alessandro|Nesta]], il capitano, al ritorno dalle vacanze di Natale: ''"Alle Maldive i ragazzi vanno al mare con indosso le magliette originali di [[Salas Melinão José Marcelo|Salas]] e [[Mancini Roberto|Mancini]]"''. Alle Maldive, alle Seychelles, ai Caraibi, in Giappone o negli States, questa squadra qui è un modello. Negli ultimi due anni ha vinto più che nei precedenti 96 (la sezione calcio della Polisportiva nacque nel [[1902]]): una [[Coppa Italia]], una [[Coppa delle Coppe]], una [[Supercoppa Italiana|Supercoppa italiana]] e [[Supercoppa Europea|una europea]], dovesse resistere fino a maggio prossimo senza perdere, porterebbe a due pure gli anni di imbattibilità fuori dai confini tricolori. Però, il peso specifico dello [[Scudetto|scudetto]] - l'unico dell'albo d'oro - beh, quello resta puro spirito. [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]], [[Ziaco Renato|Ziaco]], [[Bezzi Luigi|Bezzi]], [[Re Cecconi Luciano|Re Cecconi]], [[Frustalupi Mario|Frustalupi]], rispettivamente allenatore, medico, dirigente accompagnatore (oggi diremmo team-manager), polmoni e cervello, se ne sono andati a giocare nell'aldilà, uniti dalla maledizione di un'avventura unica, magica, irreale, quasi trascendente. [[Re Cecconi Luciano|Re Cecconi]] entrò nel negozio di un amico gioielliere, alzò il bavero del trench e si finse rapinatore, quello non intuì lo scherzo e sparò al petto. [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]] lo portò via un male incurabile, nessuno aveva il coraggio di maledirlo con il nome proprio: cancro. E [[Frustalupi Mario|Frustalupi]] si lasciò inghiottire dai tornanti di una strada qualunque, uno schianto come un flash prima del buio da cui non si torna indietro.

Però, quel giorno e quel rigore di [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]] al Foggia, i laziali non li dimenticheranno mai: [[12 maggio]] [[1974]], [[Stadio Olimpico - Roma|Olimpico]] gonfio di gente, [[Campione d'Italia|campioni d'Italia]] con una giornata d'anticipo. Nacque come un cubo di Rubik, la creatura: papà [[Lenzini Umberto|Lenzini]] (neppure lui c'è più) consegnò 200 milioni all'Internapoli per un pennellone grezzo in tutto (testa e piedi) che parlava male l'italiano per via di un'adolescenza in Britannia ([[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]]); l'idolo [[Massa Giuseppe|Peppe Massa]] ceduto all'[[Internazionale FC|Inter]] in cambio di un cervello fino che non trovava spazio tra le fighette nerazzurre ([[Frustalupi Mario|Frustalupi]]) più 300 milioni da spendere per [[Pulici Felice|Pulici]], [[Re Cecconi Luciano|Re Cecconi]] e [[Petrelli Sergio|Petrelli]]. Fuori dal campo non c'era gruppo, lo spogliatoio spaccato in due tronconi, allenamenti conclusi da risse sistematiche, ma dentro lo stadio la Lazio diventava un drago a tre teste. [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]] riuscì a convogliare i veleni di ognuno in energia vitale, vincente. Quella Lazio aveva in sé i prodromi del calcio moderno, una Ajax ante-litteram: uso coerente e costante delle fasce, pressing alto con i centrocampisti, un libero moderno ([[Wilson Giuseppe|Wilson]]), due attaccanti che si integrano partendo da qualità opposte ([[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]] e [[Garlaschelli Renzo|Garlaschelli]]), il pargolo ispiratore di talento ([[D'Amico Vincenzo|D'Amico]]), un mediano trasformato in terzino ([[Martini Luigi|Martini]]) che diventa uomo in più nella linea di metà campo consegnando alla squadra la sistematica superiorità numerica nel cuore del gioco. La storia della Lazio è apnea perenne, maratona con gli scarponi da sci. Vinto lo [[Scudetto|scudetto]], non ci fu [[Coppa dei Campioni - Champions League|Coppa Campioni]]. La squadra portava sul groppone la squalifica di un anno per via di un rissone da saloon nel sottopassaggio del'[[Stadio Olimpico - Roma|Olimpico]] contro i giocatori dell'Ipswich e un arbitro perlomeno insolente, l'anno prima, [[Coppa UEFA|Coppa Uefa]]. E si dissolse, lentamente, vicino al letto di [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]]. Restavano i ricordi e il passato, il primo trionfo, il campionato romano, 6 vittorie in 6 partite ([[1910]]), [[Domenica 1 giugno 1913 - Genova - Pro Vercelli-Lazio 6-0|la prima finale nazionale]] contro la Pro Vercelli, a Genova, 3 anni dopo, e la slavina di gol che si abbatte sulla Lazio (6); la resistenza al progetto del partito fascista che vuole unire i club della Capitale sotto un'unica sigla (Roma), idea naufragata per il coraggio dei dirigenti laziali che scateneranno l'ammirazione di Mussolini che si farà socio ([[1927]]); il primo [[Derby|derby]] vinto con rete di [[Castelli Josè (Rato)|Ratto]] che brucia la coda di Masetti ([[Domenica 23 ottobre 1932 - Roma, stadio del P.N.F. - Lazio-Roma 2-1|2-1]], [[1932]]); i tecnici danubiani che piovono dal cielo: da [[Koszegi Desiderio|Koszegi]] (ungherese) a [[Sedlaceck Franz|Sedlacek]], da [[Sturmer Karl|Sturmer]] (austriaco) a [[Viola Joszef|Viola]] (altro ungherese) con il quale la Lazio arrivò seconda ([[1936/37|36-37]]); il gol di [[Prini Maurilio|Prini]] alla [[ACF Fiorentina|Fiorentina]] che consegna la [[Coppa Italia]] con [[Bernardini Fulvio|Fuffo Bernardini]] sulla panchina ([[1958]], l'altra arriverà 40 anni più tardi); la prima retrocessione in [[Serie B|serie B]] ([[1961]]) con un girone di ritorno da incubo, 2 vittorie e 11 sconfitte nelle 13 partite in casa.

[[Cragnotti Sergio|Cragnotti]] non c'era prima della guerra, quando [[Piola Silvio|Silvio Piola]] ha 21 anni e esalta la Pro Vercelli e il Paese. Lo vogliono tutti, asta selvaggia, il [[Milan AC|Milan]] è davanti ad Ambrosiana e [[Torino AC|Torino]] ma alla fine [[Piola Silvio|Piola]] cala alla Lazio ([[1934]]) per 250 mila lire; lo porta a casa sua con uno stipendio di 5.000 lire, 65 anni più tardi arriverà il nuovo [[Piola Silvio|Piola]] per 50 miliardi, [[Vieri (I) Christian|Christian Vieri]], durerà una stagione sola, fuggirà all'[[Internazionale FC|Inter]], i tifosi bruceranno in piazza le magliette col suo nome. Rottamazione di un idolo. [[Piola Silvio|Piola]], invece, conserva ancora il record di gol in [[Campionato|campionato]] (143) davanti a [[Signori Giuseppe|Signori]] (107), [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]] (98), [[Giordano Bruno|Giordano]] (86). Citazioni sparse per altri: [[Puccinelli Aldo|Puccinelli]], primato di presenza (339) davanti a [[Wilson Giuseppe|Wilson]] (324), [[Selmosson Bengt Arne|Selmosson]], lo svedese ceduto alla [[Roma AS|Roma]] per 135 milioni e causa di una rivolta popolare come quella che decenni dopo coinvolgerà [[Signori Giuseppe|Signori]] che [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]] aveva lasciato al [[Parma]] per 25 miliardi. ''"Le bandiere non esistono"'', sentenzierà sotto l'albero di Natale del [[2000|Duemila]]. Resta quella della Lazio, lassù. Che sventola a prescindere, dimenticando un paio di scandali scommesse, la [[Serie B|serie B]] con nove punti di handicap, [[Fascetti Eugenio|Fascetti]], gli spareggi con Taranto e Campobasso per non precipitare nell'infero dei dannati in [[Serie C|C]], [[Fiorini Giuliano|Fiorini]], [[Poli Fabio|Poli]], i morti d'infarto, il tribunale fallimentare, [[Calleri Gian Marco|Calleri]], [[Regalia Carlo|Regalia]]. E [[Zeman Zdenek|Zeman]] passato alla [[Roma AS|Roma]] che regala quattro [[Derby|derby]] nell'anno che non conta e che si prende - dodici mesi dopo - l'unico che vale davvero, uno [[Scudetto|scudetto]] intero. Al timone un presidente che compra e vende come nessun altro e che piazza la società in Borsa. Per respirare aria di montagna, sempre nei paraggi della vetta. Appena sotto il cielo, confondendosi nei colori.


► [[Il Messaggero]] del [[10 gennaio]] [[2000]] riporta:

Abbiamo visto tutto, proprio tutto. Anche un gol di sinistro di [[Cragnotti Sergio|Sergio Cragnotti]], che l'[[Olimpico]] ha omaggiato con un "Segna sempre lui" di Beppiana memoria. Si può festeggiare anche così, alla buona, fra amici. Prendendosi bonariamente in giro, rivivendo negli occhi luccicanti di tanti protagonisti le emozioni sportive di una vita in biancoceleste. Ma la Lazio, in realtà, ha fatto di più: ha incantato Roma con una passerella godibilissima, emozionante, strappacuore. Hanno fatto le cose in grande ma con stile finissimo, i ragazzi della Nord. E' stata perfetta la manifestazione organizzata dalle sezioni della polisportiva, culminata all'una e mezza spaccata dalle acrobazie dei paracadutisti, che hanno letteralmente entusiasmato lo stadio dei Marmi. Giù come schegge, inarrivabili stelle cadenti a punteggiare lo stupore dei bambini, tutti avvolti in sciarpe e lustrini più grandi di loro.

Ci vorrebbe una pagina intera per ricordare solo i nomi, le gesta invocate. Cent'anni, capirete, volati via nel ricordo fuggente di chi non c'è più, immortalato nelle tante gigantografie che hanno punteggiato l'[[Olimpico]]. Ecco il bersagliere [[Bigiarelli Luigi|Bigiarelli]], bersagliere in bicicletta, il fondatore, ecco il mitico [[Ancherani Sante|Ancherani]], ecco [[Piola Silvio|Piola]] e [[Coppi Fausto|Coppi]] far capolino dalla Tevere, ecco il generale [[Vaccaro Giorgio|Vaccaro]], che si oppose a qualsiasi fusione perché Lazio doveva essere il nome e fino a noi è arrivato. Riconoscete [[Lenzini Umberto|Lenzini]], il papà buono ? E [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]] com'è rassomigliante, [[Re Cecconi Luciano|Re Cecconi]] davvero un angelo biondo. Toh, spunta [[Fascetti Eugenio|Fascetti]], ma non bofonchia in carne ed ossa, è anche lui un ritrattone da incorniciare ed applaudire. [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]], il presidente della riscossa, merita la gigantografia a tutta curva che scende dalla Nord, anche se [[Mondini Luca|Mondini]] gli para il rigore decisivo in questo amarcord di partitella, tutti sfiatati dietro il pallone che santifica la Lazio di sempre.

Quanti abbracci. Ti ricordi di [[Garlaschelli Renzo|Garlaschelli]], è lì pelato che corre di nuovo al fianco di [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]]. [[D'Amico Vincenzo|D'Amico]] ha i suoi chili in aggiunta, ci sono proprio tutti, [[Garlini Oliviero|Garlini]], [[Viola Fernando|Viola]], [[Podavini Gabriele|Podavini]], [[Fiorini Giuliano|Fiorini]] il cannoniere della salvezza, [[Poli Fabio|Poli]], alfiere delle All Stars che sfidano i mitici dello [[scudetto]], batte [[Pulici Felice|Pulici]], [[Lombardo Attilio|Lombardo]] e [[Veron Juan Sebastian|Veron]] sono dietro la porta a raccattar palloni e piombano sul portierone-ds sconsolato. I bambini impazziscono, sono la continuità del club, riuniti e fieri sezione per sezione. Il vocione di Guido De Angelis, impagabile nella certosina chiamata alle armi di tanti ex, si alterna ad una colonna sonora spumeggiante, che va dalla marcia dell'Aida, a We are the Champions, da Momenti di gloria all'inno del Centenario. Difficile immaginare qualcosa di più appropriato, ma anche di più composto. A pensarci è stato un crescendo di suggestioni: il serpentone dei ventimila che ha attraversato nella tarda mattinata il quartiere Prati dopo la targa scoperta in [[piazza della Libertà]], ha sfilato orgoglioso, imbandierato, l'immagine della felicità e della fierezza. Ed era stracolmo, tutto punteggiato di celeste, lo stadio dei Marmi, quando gli atleti delle trenta discipline, la polisportiva più grande d'Europa, si sono stretti per mano in un'ideale catena agonistica, la continuità di una fede. Peccato solo per quel petardo inopportuno che ha sfiorato un fotografo, durante la partita, quasi tramortendolo. L'eccesso che fa eccezione, in un pomeriggio di ferreo autocontrollo.

Non poteva mancare l'aquila, quella costruita in legno da ignoti, bravissimi, artigiani. Quella vera e maestosa che ha spiegato le ali in mezzo a tanti campioni del passato, olimpionici, medagliati, semplici e straordinari praticanti. Era loro la festa e se la sono goduta attimo per attimo, salutati finalmente come sognavano da un pubblico aggrappato ai seggiolini, fino all'ultimo strapazzo del cuore. Dal palco eretto in mezzo al campo giungono voci emozionate. [[Signori Giuseppe|Signori]] premia [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]], gli augura, applauditissimo, lo [[scudetto]] che lui ha finora solo sfiorato. E' la promessa di un ritorno. Mentre già si sparge la voce dell'ultimo appuntamento: tutti a ballare in discoteca, dopo la sbornia della vittoria, del primato. Languori di una domenica senza pause emozionali.

Ecco i brividi veri: si spengono le luci dell'[[Olimpico]] su una notte già indimenticabile, si accendono migliaia di fiammelle e c'è [[Masala Daniele|Daniele Masala]], uno dei più grandi atleti della polisportiva, che fa il giro di campo con la fiaccola olimpica che richiama i colori bianco e celeste dell'antica Grecia. Si accende il braciere e il groppo sale, perché l'atmosfera è magica, quasi irreale. E' la Lazio che comincia una nuova vita. Di rinnovato, autentico sport.

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<Gallery caption = "Galleria di immagini" widths=220px heights=220px>
Immagine:09gen2000AttestatoDiPresenza1.jpg|9 gennaio 2000 - Attestato di presenza
Immagine:09gen2000AttestatoDiPresenza2.jpg|9 gennaio 2000 - Attestato di presenza
image:100.1.jpg|L'inaugurazione della targa commemorativa
image:100.2.jpg|Tifosi in marcia
image:100.5.jpg|Striscioni goliardici
image:100.6.jpg|Vetturini come nel '900
image:100.7.jpg|Striscione dei tifosi che ricorda i natali della Lazio
image:100.8.jpg|Immagini del grande corteo
image:100.9.jpg|Immagini del grande corteo
image:100.10.jpg|Immagini del grande corteo
image:100.11.jpg|Stendardo dedicato ai cugini
image:100.12a.jpg|L'ingresso dello stadio dei Marmi
image:100.12b.jpg|Lo stadio dei Marmi con i tifosi biancazzurri
image:100.12c.jpg|La curva Nord vista dallo stadio dei Marmi
image:100.12d.jpg|Paracadutisti della polisportiva
image:100.12.jpg|Philippe Leroy atterra col suo paracadute
image:100.13.jpg|Veduta della Curva Nord
image:100.13a.jpg|Una coreografia esposta in Curva Nord
image:100.13b.jpg|I biancocelesti in campo
image:100.13c.jpg|Un momento della gara contro il Bologna
image:100.14.jpg|Lo stadio gremito
image:100.15b.jpg|Un momento della manifestazione
image:100.15c.jpg|Un momento della manifestazione
image:100.15d.jpg|Un momento della manifestazione
image:100.15e.jpg|La Curva Nord con la coreografia su Sergio Cragnotti
image:100.17.jpg|La Tribuna Tevere con esposti alcuni stendardi
image:100.18.jpg|Un fotogramma della coreografia
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► [[Cinquantenario - Lunedì 15 gennaio 1951, Roma - Foro Italico - Hotel Felix|Il Cinquantenario festeggiato all'Hotel Felix di Roma]]

► [[Centenario: Mario Pennacchia racconta sulla Gazzetta dello Sport la Storia della Lazio - p. 1]]

► [[Centenario: Mario Pennacchia racconta sulla Gazzetta dello Sport la Storia della Lazio - p. 2]]

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| ► [[1999/00|Stagione]]
| ► [[Domenica 9 gennaio 2000 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Bologna 3-1|La gara Lazio-Bologna 3-1 prima dei festeggiamenti]]
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[[Categoria:Cronaca]]
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Versione attuale delle 18:14, 7 gen 2025

La targa celebrativa del Centenario in Piazza della Libertà
Il corteo dei tifosi
Eccoci qua come 100 anni fa'...
Un'Aquila trasportata dai tifosi
Una panoramica dello Stadio Olimpico
Il Fondatore, Luigi Bigiarelli
La sfilata delle Sezioni della Polisportiva
La Tribuna Tevere e gli stendardi
Anche il Presidente Sergio Cragnotti scende in campo
Chinaglia, Oddi e Martini, sfilano i campioni del 1974

Stagione

► La gara Lazio-Bologna 3-1 prima dei festeggiamenti

Il Cinquantenario festeggiato all'Hotel Felix di Roma

Centenario: Mario Pennacchia racconta sulla Gazzetta dello Sport la Storia della Lazio - p. 1

Centenario: Mario Pennacchia racconta sulla Gazzetta dello Sport la Storia della Lazio - p. 2

Il giorno del Centenario

I preparativi per i festeggiamenti del Centenario della Lazio erano iniziati molti mesi prima e fra i tifosi, per questo motivo, aleggia grande euforia. Tantissimi hanno preparato uno stendardo o una bandiera da portare allo stadio in quella che sarebbe stata una festa lunga un'intera giornata. Già la sera prima centinaia di tifosi si erano dati appuntamento in Piazza della Libertà con bottiglie di spumante da stappare allo scoccare della mezzanotte. La mattina del 9, un lunghissimo corteo con oltre 15.000 persone, parte dalla storica piazza per dirigersi verso lo stadio Olimpico. Lungo il percorso, in molte case e balconi del quartiere Prati, le bandiere biancazzurre sventolano maestose e non manca neanche qualche momento di tensione per battibecchi con tifosi di altre squadre svegliati dal goliardico frastuono. Intanto allo stadio altre migliaia di tifosi si assiepano lungo lo Stadio dei Marmi per ammirare l'esibizione dei paracadutisti della Lazio che, da 3.000 metri di quota, si lanciano dall'aereo atterrando sul prato.

Con loro si lancia anche il noto attore internazionale Philippe Leroy, appassionato paracadutista e tifoso simpatizzante laziale. Perfetti gli atterraggi fra gli applausi della folla che vede sfilare anche una delegazione della Polisportiva. Alle 13:00 intanto si aprono i cancelli per l'importante gara con il Bologna, mentre si gioca per esigenze televisive la gara tra Parma e Juventus, importante ai fini della classifica. Oltre 75.000 spettatori prendono con calma il loro posto nel catino dell'Olimpico per un evento atteso oltre 36.500 giorni.

I festeggiamenti serali

Finita la gara iniziano i festeggiamenti serali. Sugli spalti vengono issati grandiosi teloni con i disegni dei più grandi giocatori che abbiano mai indossato la maglia della Lazio: dal fondatore Luigi Bigiarelli a Sante Ancherani, poi Tommaso Maestrelli, Luciano Re Cecconi, il generale Giorgio Vaccaro, Ezio Sclavi, Silvio Piola, Umberto Lenzini, Giorgio Chinaglia fino ad Eugenio Fascetti e Giuliano Fiorini. Il colpo d'occhio è molto bello, con tre quarti dello stadio coperti dalle gigantografie degli eroi laziali di ogni tempo.

Si continua con una parata di vecchie glorie: da Bob Lovati agli eroi dello Scudetto del 1973/74. Poi c'è una gara-esibizione fra i giocatori attuali e quelli del primo titolo, con applausi per tutti e qualche lacrima di commozione nel rivedere in campo Giuseppe Wilson, Giorgio Chinaglia e gli altri. La gara dura una quarantina di minuti e ad un certo punto scende in campo anche il Presidente Sergio Cragnotti (di cui ricorre il 60° compleanno proprio oggi) a cui spetta l'onore di siglare il rigore del pareggio per 1-1 con il quale finisce la partita. La serata si chiude con l'ingresso in campo di un'aquila vera e con i fuochi d'artificio dopo che un braciere viene acceso da Daniele Masala in segno di continuità e spirito olimpico. E' solo il primo dei festeggiamenti per i 100 anni dalla nascita della Lazio: altre manifestazioni saranno in programma durante l'anno appena iniziato.

Il racconto sui quotidiani

La Lazio compie 100 anni. In mattinata tifosi ed atleti di tutte le Sezioni formano un lungo corteo che da Piazza della Libertà, dove viene scoperta una targa ricordo, si dirige verso lo stadio Olimpico. Nello Stadio dei Marmi si svolge una celebrazione della Polisportiva, culminata nel lancio di alcuni paracadutisti, tra i quali l'attore Philippe Leroy simpatizzante tifoso laziale. A seguire la partita, in uno stadio gremito ed ornato dai gonfaloni delle Sezioni. Qui appresso le cronache tratte dalla La Gazzetta Dello Sport, da La Repubblica e da La Stampa oltre alle immagini che ripercorrono quei momenti.


La Gazzetta dello Sport, in un articolo del 10 gennaio 2000, racconta così la cronaca di quei momenti:

È quel pallone sfuggito ai piedi di Orsi e finito in rete a portare finalmente il sorriso sulle labbra di Sergio Cragnotti. Un gol forse in fuorigioco, un gol forse compiacente, ma quale emozione per il patron della Lazio nel giorno del Centenario della Lazio e dei suoi 60 anni. Una rete di fronte a 70 mila spettatori, all'Olimpico pavesato di biancazzurro, dopo un perfetto passaggio del mitico Chinaglia, gli applausi divertiti e riconoscenti, persino la gag del lustrascarpe del figlio Massimo. Una festa riuscita proprio grazie al provvidenziale ritocco di Cragnotti, che ha coperto con telefonate riparatorie gaffe clamorose come il tardato invito di Chinaglia, la dimenticanza del più anziano giocatore laziale Gradella, o il pranzo finale e collettivo prenotato soltanto ieri, in extremis. Una giornata piena, iniziata alle 11 del mattino quando si è scoperta una lapide "in onore della più antica polisportiva romana che ha avuto i suoi natali in piazza della Libertà". Ad applaudire una cinquantina di tifosi che raddoppiano, triplicano nel corteo che sfila verso lo Stadio dei Marmi. All'invito ai tifosi di sventolare bandiere laziali alle finestre, rispondono soltanto i romanisti catturando rumorosi insulti.

Ma è una festa, ed è per 15 mila la tappa successiva, quando allo Stadio si alzano mongolfiere augurali e planano paracadutisti in perfetta sincronia. Un aperitivo, per i 70 mila che poi gremiranno l'Olimpico per partecipare ad una scenografia sobria e contenuta. Domina la storia, la rivisitazione di questi 100 anni che consente alla Lazio di superare per anzianità la Roma, la punta di diamante dello scudetto del '74, i faticosi saliscendi per le penalizzazioni, fino alla svolta epocale targata Cragnotti che i tifosi finalmente osannano: "Ave Sergio Re di Roma" recita uno striscione della ribelle curva Nord. La quantità è nella sfilata delle 28 società della polisportiva che raggruppa 15 mila giovani, la trasversalità è nell'accostamento risaputo che pone sulla stessa fila Rutelli e Fini, la qualità è in quel gruppone di giocatori che si affrontano con sapienti tocchi di classe incuranti dei capelli bianchi, delle pancette esuberanti, delle calvizie incontenibili. Martini, Oddi, Piscedda, Podavini, Poli, Garlaschelli, Wilson, Pulici, D'Amico, Chinaglia, Acerbis, Nanni, Petrelli, per citarne solo alcuni, perché poi la lista degli invitati è ricca e esaltante. "Oggi ho visto soffrire la Lazio: cercare il gol, subire il pareggio, poi vincere - recita a braccio Sergio Cragnotti a centrocampo - è questa la Lazio che desidero, la Lazio che crede nei suoi valori e che potrà darci tante soddisfazioni". È la sua festa, non solo di compleanno, anche perché Cragnotti sa di suonare la corda giusta nel ricordare che "oggi la Lazio ha grandi strutture economiche e patrimoniali che ci hanno consentito di eliminare il distacco con altre società e di gareggiare alla pari: Inter, Milan, Juve provano a vincere, ma siano noi in testa. Le radici della Lazio sono nel passato, ora noi lavoriamo per un futuro sempre più ad alti livelli".

Il buonismo a tuttocampo prevede non solo una gigantografia dell'avversario Beppe Signori, ma che sia proprio lui a consegnare una coppa a Cragnotti: "La Lazio ha vinto tanto in questo ultimo periodo purtroppo non ho avuto la fortuna di esserci", si rammarica l'ex goleador laziale. Si rammarica anche il figlio di Maestrelli che sollecita lo spostamento del busto del padre dall'ex centro di Tor di Quinto a Formello. Il sindaco Rutelli non trattiene la sua parzialità: "Oggi questa è tra le società più forti del mondo, merito di Cragnotti che le ha dato una struttura moderna". Chinaglia, giocatore del secolo secondo il referendum della Gazzetta, ringrazia commosso e prevede in questo 2000 un secondo scudetto laziale. La fiaccola di Daniele Masala accende il tripode olimpico, mentre in tribuna il ministro degli Esteri giapponese si gode lo spettacolo: un indissolubile intreccio tra passato e presente, perché questa è la Lazio.


La Repubblica, in un articolo del 10 gennaio 2000, racconta:

Cento anni celebrati con il primo posto in classifica, cosa si può chiedere di più. Migliaia di sciarpe e bandiere a sventolare per ore, in una giornata tutta piena di parole grosse: storia, ricordi, giocatori amati e scomparsi, campioni presenti e vegeti. Si è cominciato la mattina presto, in cinquemila a scoprire la targa per i fondatori, a piazza della Libertà, e poi un corteo che è passato per la città, talmente numeroso da sconsigliare Cragnotti dal partecipare. E poi tutti all'Olimpico per l'interminabile happening, stipati ad alzare le sciarpe e gli striscioni. Primo buon segno: il pareggio di Crespo a Parma che ferma la Juve. Secondo buon segno: l'applauso a Signori al suo apparire. Terzo buon segno: il coro di rivolta delle tribune contro la Curva Nord per il petardo che avevano lanciato in testa a un fotografo. Settantamila a godersi una festa finalmente civile, non ci si crede quasi. La giornata è piena di imprevisti, come i tanti cross sballati di Veron in campo: ma non si può festeggiare e giocare, è un'antica legge dello sport. Ci sono tutto in tribuna, i soliti noti, Zoff, Rutelli, Fini, ma anche il ministro degli esteri giapponese. Si cammina per lo stadio come in mezzo all'almanacco Panini: toh, guarda Lovati, questo è Wilson, ho visto Facco, ecco Chinaglia. Nonostante le minacce è venuto, ha fatto pace con Cragnotti. Si fa male Salas, urla per la botta al torace: lo portano all'autoambulanza che aspetta fuori lo stadio. Il ricovero è urgente, c'è da fare la radiografia, il cileno dice che non ce la fa più, ma l'autista si rifiuta di partire, non ci sono i suoi medici.

Dove sono? A vedere la partita e la festa e senza di loro l'autista non se la sente di andare, non gli basta che sia accompagnato dal medico della Lazio. La diagnosi è benigna: non ci sono fratture, qualcuno sarà andato a dirlo ai medici impegnati a godersi la festa? La partita è finita, Andersson ha segnato ma poi anche Ravanelli, la sorte è benigna e impedisce che qualcuno pensi che il vecchio attaccante era migliore del nuovo. Ravanelli, immerso nel pentolone di emozioni dell'Olimpico, si lascia andare al clima generale: piange, quasi sviene, poi dedica il gol al padre malato. Un punto, a diciotto giornate dalla fine, non è molto, non è niente, "ma in testa si sta meglio" dice Eriksson e poi i cento anni sono oggi. Cominciano le canzoni, qualcuna presa dalla Tiburtina, altre prese dai Queens. Poi compaiono i lenzuoli con i laziali del secolo, Ancherani, Piola, Vaccaro, Re Cecconi, e altri, ritratti su lenzuoloni innalzati tra i lucciconi, c'è un Michelangelo nascosto in Curva Nord, il suo nome però è Marco. Scendono in campo le vecchie glorie, la Squadra del '74 con una "All Stars All Time". La squadra dello scudetto è rinforzata da Cragnotti, maglia numero 100 sulle spalle: va subito in gol, su assist di Chinaglia (e questo è molto simbolico), Orsi in porta si fa passare la palla tra le gambe (e questo è meno simbolico). E' anche il compleanno del presidente, 60 anni, il destino in una data, l'andatura della pancetta è da derby del cuore, ma non vediamo altri presidenti così atletici in serie A. Si spengono le luci, entra Daniele Masala, pentathleta olimpionico, con la fiaccola in mano, va ad accendere il braciere del centenario. E' il Duemila, c'è il centenario della Lazio, corre il Giubileo: un anno speciale, chissà che non sia così speciale da portare qui anche uno scudetto.


La Stampa racconta così l'evento:

Cent'anni fa veniva fondata la Lazio con il bianco e celeste in omaggio all'antica Grecia. Nata su una panchina del Lungotevere. Dal baratro alla Borsa, così è salita all'onore del mondo.

Il primo vagito su una panchina del Lungotevere. La più antica società di Roma partorita a Piazza della Libertà, cento anni fa. Luigi Bigiarelli, sottoufficiale castano con baffi, pizzetto e occhi celesti, e un gruzzolo di amici di vent'anni non immaginavano che quell'idea e quei colori - bianco e celeste in omaggio all'antica Grecia, madre dello spirito olimpico - avrebbero percorso i budelli del labirinto fino a trovare l'uscita, un secolo dopo. Nel mondo, ora la Lazio è un modello. Lo ha confermato entusiasmato e zuccheroso e abbronzato in inverno, Nesta, il capitano, al ritorno dalle vacanze di Natale: "Alle Maldive i ragazzi vanno al mare con indosso le magliette originali di Salas e Mancini". Alle Maldive, alle Seychelles, ai Caraibi, in Giappone o negli States, questa squadra qui è un modello. Negli ultimi due anni ha vinto più che nei precedenti 96 (la sezione calcio della Polisportiva nacque nel 1902): una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa italiana e una europea, dovesse resistere fino a maggio prossimo senza perdere, porterebbe a due pure gli anni di imbattibilità fuori dai confini tricolori. Però, il peso specifico dello scudetto - l'unico dell'albo d'oro - beh, quello resta puro spirito. Maestrelli, Ziaco, Bezzi, Re Cecconi, Frustalupi, rispettivamente allenatore, medico, dirigente accompagnatore (oggi diremmo team-manager), polmoni e cervello, se ne sono andati a giocare nell'aldilà, uniti dalla maledizione di un'avventura unica, magica, irreale, quasi trascendente. Re Cecconi entrò nel negozio di un amico gioielliere, alzò il bavero del trench e si finse rapinatore, quello non intuì lo scherzo e sparò al petto. Maestrelli lo portò via un male incurabile, nessuno aveva il coraggio di maledirlo con il nome proprio: cancro. E Frustalupi si lasciò inghiottire dai tornanti di una strada qualunque, uno schianto come un flash prima del buio da cui non si torna indietro.

Però, quel giorno e quel rigore di Chinaglia al Foggia, i laziali non li dimenticheranno mai: 12 maggio 1974, Olimpico gonfio di gente, campioni d'Italia con una giornata d'anticipo. Nacque come un cubo di Rubik, la creatura: papà Lenzini (neppure lui c'è più) consegnò 200 milioni all'Internapoli per un pennellone grezzo in tutto (testa e piedi) che parlava male l'italiano per via di un'adolescenza in Britannia (Chinaglia); l'idolo Peppe Massa ceduto all'Inter in cambio di un cervello fino che non trovava spazio tra le fighette nerazzurre (Frustalupi) più 300 milioni da spendere per Pulici, Re Cecconi e Petrelli. Fuori dal campo non c'era gruppo, lo spogliatoio spaccato in due tronconi, allenamenti conclusi da risse sistematiche, ma dentro lo stadio la Lazio diventava un drago a tre teste. Maestrelli riuscì a convogliare i veleni di ognuno in energia vitale, vincente. Quella Lazio aveva in sé i prodromi del calcio moderno, una Ajax ante-litteram: uso coerente e costante delle fasce, pressing alto con i centrocampisti, un libero moderno (Wilson), due attaccanti che si integrano partendo da qualità opposte (Chinaglia e Garlaschelli), il pargolo ispiratore di talento (D'Amico), un mediano trasformato in terzino (Martini) che diventa uomo in più nella linea di metà campo consegnando alla squadra la sistematica superiorità numerica nel cuore del gioco. La storia della Lazio è apnea perenne, maratona con gli scarponi da sci. Vinto lo scudetto, non ci fu Coppa Campioni. La squadra portava sul groppone la squalifica di un anno per via di un rissone da saloon nel sottopassaggio del'Olimpico contro i giocatori dell'Ipswich e un arbitro perlomeno insolente, l'anno prima, Coppa Uefa. E si dissolse, lentamente, vicino al letto di Maestrelli. Restavano i ricordi e il passato, il primo trionfo, il campionato romano, 6 vittorie in 6 partite (1910), la prima finale nazionale contro la Pro Vercelli, a Genova, 3 anni dopo, e la slavina di gol che si abbatte sulla Lazio (6); la resistenza al progetto del partito fascista che vuole unire i club della Capitale sotto un'unica sigla (Roma), idea naufragata per il coraggio dei dirigenti laziali che scateneranno l'ammirazione di Mussolini che si farà socio (1927); il primo derby vinto con rete di Ratto che brucia la coda di Masetti (2-1, 1932); i tecnici danubiani che piovono dal cielo: da Koszegi (ungherese) a Sedlacek, da Sturmer (austriaco) a Viola (altro ungherese) con il quale la Lazio arrivò seconda (36-37); il gol di Prini alla Fiorentina che consegna la Coppa Italia con Fuffo Bernardini sulla panchina (1958, l'altra arriverà 40 anni più tardi); la prima retrocessione in serie B (1961) con un girone di ritorno da incubo, 2 vittorie e 11 sconfitte nelle 13 partite in casa.

Cragnotti non c'era prima della guerra, quando Silvio Piola ha 21 anni e esalta la Pro Vercelli e il Paese. Lo vogliono tutti, asta selvaggia, il Milan è davanti ad Ambrosiana e Torino ma alla fine Piola cala alla Lazio (1934) per 250 mila lire; lo porta a casa sua con uno stipendio di 5.000 lire, 65 anni più tardi arriverà il nuovo Piola per 50 miliardi, Christian Vieri, durerà una stagione sola, fuggirà all'Inter, i tifosi bruceranno in piazza le magliette col suo nome. Rottamazione di un idolo. Piola, invece, conserva ancora il record di gol in campionato (143) davanti a Signori (107), Chinaglia (98), Giordano (86). Citazioni sparse per altri: Puccinelli, primato di presenza (339) davanti a Wilson (324), Selmosson, lo svedese ceduto alla Roma per 135 milioni e causa di una rivolta popolare come quella che decenni dopo coinvolgerà Signori che Cragnotti aveva lasciato al Parma per 25 miliardi. "Le bandiere non esistono", sentenzierà sotto l'albero di Natale del Duemila. Resta quella della Lazio, lassù. Che sventola a prescindere, dimenticando un paio di scandali scommesse, la serie B con nove punti di handicap, Fascetti, gli spareggi con Taranto e Campobasso per non precipitare nell'infero dei dannati in C, Fiorini, Poli, i morti d'infarto, il tribunale fallimentare, Calleri, Regalia. E Zeman passato alla Roma che regala quattro derby nell'anno che non conta e che si prende - dodici mesi dopo - l'unico che vale davvero, uno scudetto intero. Al timone un presidente che compra e vende come nessun altro e che piazza la società in Borsa. Per respirare aria di montagna, sempre nei paraggi della vetta. Appena sotto il cielo, confondendosi nei colori.


Il Messaggero del 10 gennaio 2000 riporta:

Abbiamo visto tutto, proprio tutto. Anche un gol di sinistro di Sergio Cragnotti, che l'Olimpico ha omaggiato con un "Segna sempre lui" di Beppiana memoria. Si può festeggiare anche così, alla buona, fra amici. Prendendosi bonariamente in giro, rivivendo negli occhi luccicanti di tanti protagonisti le emozioni sportive di una vita in biancoceleste. Ma la Lazio, in realtà, ha fatto di più: ha incantato Roma con una passerella godibilissima, emozionante, strappacuore. Hanno fatto le cose in grande ma con stile finissimo, i ragazzi della Nord. E' stata perfetta la manifestazione organizzata dalle sezioni della polisportiva, culminata all'una e mezza spaccata dalle acrobazie dei paracadutisti, che hanno letteralmente entusiasmato lo stadio dei Marmi. Giù come schegge, inarrivabili stelle cadenti a punteggiare lo stupore dei bambini, tutti avvolti in sciarpe e lustrini più grandi di loro.

Ci vorrebbe una pagina intera per ricordare solo i nomi, le gesta invocate. Cent'anni, capirete, volati via nel ricordo fuggente di chi non c'è più, immortalato nelle tante gigantografie che hanno punteggiato l'Olimpico. Ecco il bersagliere Bigiarelli, bersagliere in bicicletta, il fondatore, ecco il mitico Ancherani, ecco Piola e Coppi far capolino dalla Tevere, ecco il generale Vaccaro, che si oppose a qualsiasi fusione perché Lazio doveva essere il nome e fino a noi è arrivato. Riconoscete Lenzini, il papà buono ? E Maestrelli com'è rassomigliante, Re Cecconi davvero un angelo biondo. Toh, spunta Fascetti, ma non bofonchia in carne ed ossa, è anche lui un ritrattone da incorniciare ed applaudire. Cragnotti, il presidente della riscossa, merita la gigantografia a tutta curva che scende dalla Nord, anche se Mondini gli para il rigore decisivo in questo amarcord di partitella, tutti sfiatati dietro il pallone che santifica la Lazio di sempre.

Quanti abbracci. Ti ricordi di Garlaschelli, è lì pelato che corre di nuovo al fianco di Chinaglia. D'Amico ha i suoi chili in aggiunta, ci sono proprio tutti, Garlini, Viola, Podavini, Fiorini il cannoniere della salvezza, Poli, alfiere delle All Stars che sfidano i mitici dello scudetto, batte Pulici, Lombardo e Veron sono dietro la porta a raccattar palloni e piombano sul portierone-ds sconsolato. I bambini impazziscono, sono la continuità del club, riuniti e fieri sezione per sezione. Il vocione di Guido De Angelis, impagabile nella certosina chiamata alle armi di tanti ex, si alterna ad una colonna sonora spumeggiante, che va dalla marcia dell'Aida, a We are the Champions, da Momenti di gloria all'inno del Centenario. Difficile immaginare qualcosa di più appropriato, ma anche di più composto. A pensarci è stato un crescendo di suggestioni: il serpentone dei ventimila che ha attraversato nella tarda mattinata il quartiere Prati dopo la targa scoperta in piazza della Libertà, ha sfilato orgoglioso, imbandierato, l'immagine della felicità e della fierezza. Ed era stracolmo, tutto punteggiato di celeste, lo stadio dei Marmi, quando gli atleti delle trenta discipline, la polisportiva più grande d'Europa, si sono stretti per mano in un'ideale catena agonistica, la continuità di una fede. Peccato solo per quel petardo inopportuno che ha sfiorato un fotografo, durante la partita, quasi tramortendolo. L'eccesso che fa eccezione, in un pomeriggio di ferreo autocontrollo.

Non poteva mancare l'aquila, quella costruita in legno da ignoti, bravissimi, artigiani. Quella vera e maestosa che ha spiegato le ali in mezzo a tanti campioni del passato, olimpionici, medagliati, semplici e straordinari praticanti. Era loro la festa e se la sono goduta attimo per attimo, salutati finalmente come sognavano da un pubblico aggrappato ai seggiolini, fino all'ultimo strapazzo del cuore. Dal palco eretto in mezzo al campo giungono voci emozionate. Signori premia Cragnotti, gli augura, applauditissimo, lo scudetto che lui ha finora solo sfiorato. E' la promessa di un ritorno. Mentre già si sparge la voce dell'ultimo appuntamento: tutti a ballare in discoteca, dopo la sbornia della vittoria, del primato. Languori di una domenica senza pause emozionali.

Ecco i brividi veri: si spengono le luci dell'Olimpico su una notte già indimenticabile, si accendono migliaia di fiammelle e c'è Daniele Masala, uno dei più grandi atleti della polisportiva, che fa il giro di campo con la fiaccola olimpica che richiama i colori bianco e celeste dell'antica Grecia. Si accende il braciere e il groppo sale, perché l'atmosfera è magica, quasi irreale. E' la Lazio che comincia una nuova vita. Di rinnovato, autentico sport.





Il Cinquantenario festeggiato all'Hotel Felix di Roma

Centenario: Mario Pennacchia racconta sulla Gazzetta dello Sport la Storia della Lazio - p. 1

Centenario: Mario Pennacchia racconta sulla Gazzetta dello Sport la Storia della Lazio - p. 2



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