Domenica 9 novembre 2025 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Inter-Lazio 2-0

Da LazioWiki.

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9 novembre 2025 – Milano, stadio Giuseppe Meazza - Campionato di Serie A, XI giornata - inizio ore 20.45

INTER: Sommer, Akanji, Acerbi, Bastoni, Dumfries (56' Carlos Augusto), Barella, Calhanoglu (81' Frattesi), Sucic (56' Zielinski), Dimarco, Bonny (81' Esposito), Lautaro Martinez (71' Thuram). A disposizione: Martinez, Calligaris, De Vrij, Luis Enrique, Diouf, Zopolato, Bisseck. Allenatore: Chivu.

LAZIO: Provedel, Lazzari (68' Pellegrini), Gila, Romagnoli (75' Provstgaard), Marusic, Guendouzi, Cataldi (65' Vecino), Basic, Isaksen (65' Noslin), Dia (65' Pedro), Zaccagni. A disposizione: Mandas, Furlanetto, Patric, Hysaj, Belahyane. Allenatore: Sarri.

Arbitro: Sig. Manganiello (Pinerolo) - Assistenti: Sigg. Berti e Cecconi - Quarto uomo: Sig. Bonacina - V.A.R.: Sig. Di Paolo - A.V.A.R.: Sig. Aureliano.

Marcatori: 3' Lautaro Martinez, 62' Bonny.

Note: ammoniti 25' Sarri, 33' Akanji, 37' Sucic, 52' Dumfries, 72' Zaccagni. Angoli 3 a 1. Recuperi: 3' p.t., 5' s.t.

Spettatori: 73.497, circa 4 mila tifosi laziali nel settore ospiti.


I calciatori convocati per la partita odierna

La classifica dopo la XI giornata di campionato

• Il Corriere dello Sport titola: “La follia l’ha fatta Isaksen”. Continua il quotidiano sportivo romano: “Lampo Lautaro, chiude Bonny. Lazio di nuovo ko dopo 6 gare. I nerazzurri tornano in vetta, questa volta soltanto con la Roma. Per Sarri qualche rimpianto: traversa di Gila sul 2-0”.

Se nessuna delle favorite vuol vincere questo campionato, l’Inter è disposta a riprenderselo. Prima in Italia, ha agganciato la Roma. Prima in Champions con Bayern e Arsenal. Undicesima vittoria nelle ultime dodici partite, striscia da almanacco. La follia invocata da Sarri non ha rovesciato la logica imposta da Chivu. Com’era nella natura delle cose il divario è stato ampio. L’Inter ha colpito con Lautaro e Bonny, assaltando in pressing, dominando le fasce. È sempre più disperata la caccia al gol dei biancocelesti nonostante 5 tiri a 3 nello specchio (8 a 8 totali). Molti a salve. Unica consolazione della serata, per suprema ironia del destino, non aver permesso alla Roma di essere prima da sola. Sarri s’è fermato dopo 6 risultati utili. Serviva un’impresa disperata, la Lazio è più leggera di una nuvola in attacco. Va bene la genesi gladiatoria della vittoria dell’Inter, ma i biancocelesti sono stati menati di brutto. Sono pochi i tre gialli ad Akanji, Sucic e Dumfries a fronte di 26 falli a 11. L’arbitro Manganiello ha condonato almeno tre ammonizioni: a Lautaro, Calhanoglu e Carlos Augusto.

L’avvio. Chivu con Acerbi e Lautaro-Bonny. Domenica-simbolo per Sarri, al traguardo che sposta la storia: 148ª panchina con la Lazio, le stesse di Napoli. Romagnoli recuperato. Agguato rapido ordinato da Chivu, sofferenza istantanea per Sarri. E se l’Inter è già forte di suo non è il caso di regalarle gol. Subito ha toppato Lazzari. Poi la frittatona di Isaksen, due palloni persi in 120 secondi. Il secondo fatale: sul pressing di Sucic il danese ha rinculato quasi fino al fondo senza mai scaricare il pallone. Lazzari s’è scansato. Bastoni ha strappato il pallone a Isaksen e ha spalancato la porta a Lautaro, strano colpo ad effetto. Cronometro: 2 minuti e 4 secondi, l’agile muraglia da clean sheet di Mau abbattuta. Lazio alla mercé di onde troppo alte, di venti troppo forti. Pressing altissimo, spaziale dell’Inter: Lautaro e Bonny su Gila e Romagnoli. Dimarco e Dumfries su Lazzari e Marusic con Bastoni a rimorchio a sinistra. Sucic su Cataldi, Calhanoglu su Guendouzi, Barella su Basic. Calha orchestratore, palleggio elevato a spettacolo. Strepitosi i cambi sugli esterni. Dumfries e Dimarco sempre soli. Per impensierire i nerazzurri servivano altri uomini e altri scenari. L’unico a pungere è stato Zaccagni, preso di mira. Prima un giallo risparmiato a Lautaro, sotto gli occhi di Sarri, ammonito per aver rovesciato moccoli a Manganiello. Poi i due gialli presi su Sucic e Akanji (33' e 36'). Un altro giallo risparmiato a Calhanoglu, Dia steso. Una rumba di falli: 16 a 5 in 45'. Sarebbe servita una giustizia meno cieca. La Lazio non ha pagato solo le botte, soprattutto l’anemia del gioco e un attacco mutilato. Dia si sfianca nel pressing senza mai tirare. Acerbi ha vinto tutti i duelli. Isaksen in versione ectoplasma. Sulla traversa di Gila, già sul 2-0, si è spento tutto.

La ripresa. Zaccagni nella ripresa ha causato anche il giallo di Dumfries, terzo ammonito. Chivu ha lanciato Carlos Augusto e Zielinski, protagonisti dei due gol (il terzo annullato al Var). Azione istantanea nata da un altro recupero, di Carlos Augusto su Cataldi. Romagnoli ha lasciato il secondo palo a Bonny (2-0). Dentro Vecino, Noslin e Pedro. Zielinski ha bucato Provedel (c’era fallo di mano di Dimarco). Zaccagni, strattonato da Carlos Augusto, s’è visto sventolare il giallo per proteste dopo otto falli subiti dai crudelissimi “fabbri” di Chivu.


Il Messaggero titola: “Inter da padrona. La Lazio si ferma”. Continua il quotidiano romano: “A San Siro si interrompe la serie positiva dei biancocelesti: la squadra di Chivu si dimostra nettamente superiore, i gol di Lautaro e Bonny valgono il primo posto. Recuperato in extremis Romagnoli. Uno sbaglio di Isaksen in avvio mette subito la gara in salita. Nel finale traversa di Gila”.

Lupi a San Siro. L'Inter sbrana la Lazio e raggiunge subito la Roma al primo posto. Dopo una manciata di minuti l'urlo di Lautaro, il raddoppio di Bonny arriva solo nel secondo tempo, ma i nerazzurri dominano in lungo e in largo, a una velocità supersonica, con un calcio alieno. Le statistiche relative ai tiri (6 a 8) mentono. Aveva ragione Sarri a considerarli di un altro mondo. I biancocelesti tornano sulla terra, ko oltre un mese e mezzo dopo il derby perso: stavolta volano su una sola ala (Zaccagni), pagano due errori (di Isaksen e Cataldi) e pensano alla prossima sfida con Lecce, subito dopo la terza sosta di questo campionato. Va bene cosi, si ripartirà dal nono posto. Questa sconfitta non macchia, anzi lucida i 12 punti conquistati nelle precedenti sei gare, perché frutto di un cammino recente che va oltre i limiti strutturali di questo organico.

La solita emergenza. Altro che "venticinque folli" a San Siro. Appena diciotto uomini di movimento a disposizione del Comandante, in totale ventuno pedine per la quarta gara di seguito. Stessa formazione ammirata col Cagliari all'Olimpico: in extremis viene tirato dentro la bolgia persino Romagnoli, nonostante l'affaticamento. Nell'Inter rientra l'ex Acerbi in difesa, Bonny vince il ballottaggio con Thuram al fianco di Lautaro, e fa partire l'assedio. Isaksen viene pressato, si fa rubare palla da Bastoni, che serve il capitano nerazzurro: esterno all'incrocio, Provedel è spiazzato. Il centravanti argentino sfiora subito anche la doppietta di testa, su una punizione di Dimarco. La Lazio è stordita, sotto torchio, il nervosismo prende il sopravvento: Guendouzi manda a quel paese Basic, decisivo però a stoppare un contropiede di Barella al momento del tiro. Dia si massacra a far salire la squadra dentro le fauci nerazzurre ma, solo dopo un quarto d'ora abbondante, Zaccagni ha uno spuntino, divorato in Curva Nord. Un piattone al volo di Sucic esce invece d'un soffio. I biancocelesti sono schiacciati, l'Inter gioca un calcio strepitoso, anche se sciupa più volte il raddoppio con qualche leziosità di troppo. Isaksen telefona a Sommer, così è difficile far avvertire davvero un pericolo. Zaccagni fa ammonire prima Akanji e poi Sucic, almeno regala ai compagni qualche attimo di respiro. Anche perché i nerazzurri non abbassano quasi mai il ritmo: rimangono alti e aggressivi, mantengono un ampio possesso (alla fine sarà del 55%) con il compasso divino di Calhanoglu.

Svolta nella ripresa. Solo l'1-0 a fine primo tempo lascia l'incontro in bilico. Ed è l'unica vera speranza della Lazio. Dopo l'intervallo, l'Inter perde qualche metro di campo. Zaccagni procura un altro giallo anche a Dumfries, Guendouzi fa sporcare Sommer con un piattone all'angolino. Chivu ricorre a un doppio cambio: fuori gli ammoniti, dentro Zielinski e Carlos Augusto. I nerazzurri hanno subito un'altra chance clamorosa con Lautaro, ma la sprecano di nuovo perché continuano a specchiarsi troppo. II capitano si riscatta scaricando palla sulla fascia a Dimarco, che serve un cioccolatino sul secondo palo: Provedel buca il traversone rasoterra, Bonny brucia Romagnoli sullo scatto e fa centro da un metro. Quarto gol stagionale per il francesino. Sarri capisce che il match è quasi chiuso e già al 65' tenta il tutto per tutto: fuori Cataldi, Isaksen e Dia, dentro Vecino, Pedro e Noslin al centro dell'attacco. Neanche il tempo della triplice sostituzione, che Zielinski trova il tris all'angolino: rete annullata per una mano volontaria di Dimarco. Nella Lazio dentro anche Pellegrini e Provstgaard al posto dell'acciaccato Romagnoli per scongiurare almeno un altro infortunio. Le seconde linee regalano lampi d'orgoglio: Noslin fa una bella sponda per un tiro al volo di Pedro, che si spegne sul fondo. I quattromila laziali sugli spalti sognano un finale come quello dello scorso 18 maggio, con la doppietta dello spagnolo e il 2-2 sul gong, ma stavolta il Fato è avverso. Una punizione del 38enne finisce in cielo sulla testa di Gila, ma la palla si stampa sul sette e poi atterra solo in parte dentro la porta, secondo il cronometro fermo al polso dell'arbitro Manganiello. Il pericolo scuote l'Inter, che cerca un'altra rete con Carlos Augusto, ma Provedel è attento sul primo palo. Nel finale Zaccagni, nettamente migliore in campo, serve Pellegrini, che sbatte addosso a Sommer e si porta le mani sul volto. Troppa Inter per questa Lazio a San Siro.


Il Tempo titola: “Il cuore non basta”. Continua il quotidiano romano: “Dopo sei risultati utili la Lazio cade a San Siro contro l’Inter che ritrova la vetta. Lautaro colpisce subito, raddoppio di Bonny nella ripresa. Traversa di Gila, Zaccagni prova ad accendere la luce”.

Si interrompe a San Siro la striscia positiva della Lazio. Dopo sei partite e dodici punti arriva il ko contro l'Inter che si riprende il primo posto della classifica e vendica il pari dell'anno scorso che era costato lo scudetto. Tutto nella norma, decidono Lautaro e Bonny, nel mezzo anche qualche iniziativa di Zaccagni che ha provato a cambiare il corso di una sfida molto complicata. Un passo indietro dei biancocelesti più per il risultato che per la prestazione che è stata comunque dignitosa. Chivu si affida a Bonny e tiene inizialmente Thuram in panchina, L'altra novità è il rientro dell'ex Acerbi. Sarri deve fare a meno di tanti giocatori, ma almeno recupera Romagnoli che viene rischiato nonostante il problema muscolare accusato durante la sfida di lunedì sera contro il Cagliari. Non ci sono Tavares, Rovella, Cancellieri, Castellanos più i due fuori rosa Gigot e Dele-Bashiru, anche loro infortunati. Scelte obbligate per il tecnico toscano che conferma Dia al centro dell'attacco, con Isaksen e Zaccagni ai suoi lati. Solito gemellaggio prima della partita tra le due tifoserie, sono quattromila i laziali presenti a San Siro, stracolmo come sempre.

Passano appena tre minuti e Isaksen perde un pallone sanguinoso, Bastoni imbecca Lautaro che fa secco Provedel con un diagonale chirurgico: 1-0, partenza choc e l'argentino che ritrova il gol dopo quattro partite di campionato a digiuno mentre Provedel perde la sua imbattibilità che durava da 399 minuti. Botta tremenda per la creatura di Sarri che prova a reagire e si appoggia su Zaccagni. Il capitano calcia alto dopo un'azione insistita che meritava maggior fortuna. Tant'è la Lazio ha il merito di non subire troppo, rischia solo su una ripartenza di Sucic, per il resto tiene bene il campo con l'arbitro Manganiello che ammonisce Akanji e lo stesso centrocampista croato ma lascia impuniti Dumfries e soprattutto Lautaro, autore di almeno tre interventi fallosi. Dopo l'intervallo subito giallo per Dumfries (era ora) e una bella ripartenza della Lazio chiusa da Guendouzi con una conclusione troppo fiacca per fare paura a Sommer. Chivu inserisce Zielinski e Carlos Augusto (fuori l'olandese e Sucic) e l'Inter trova il raddoppio agevolato dal solito errore laziale, stavolta Cataldi a metà campo. Riparte Barella, Lautaro per Dimarco che regala a Bonny la palla del 2-0. Sarri toglie subito il regista (dentro Vecino), escono anche Dia, Isaksen e Lazzari, dentro Noslin, Pedro e Pellegrini. Annullato dal Var un gol a Zielinski (fallo di mano di Dimarco a inizio azione), entra anche Thuram (per Lautaro, tanto per capire la rosa interista rispetto a quella ridotta all'osso di Sarri). Giallo a Zaccagni che protesta giustamente con Manganiello, entra anche Provstgaard per Romagnoli, traversa clamorosa di Gila che poteva riaprire il discorso (la palla sembra dentro ma per pochi centimetri l'orologio non suona). Non è serata, ora la sosta per recuperare qualche giocatore senza guardare la classifica per ora molto anonima dopo undici partite.


La Gazzetta dello Sport titola: “Inter in vetta con il Lautaro show”. Continua il quotidiano sportivo: “La scossa di Chivu. Primato con Gasp e ora c’è il derby. Gara attenta e Lazio battuta. Ascoltato il tecnico: “Tolte le superficialità”. Gol capolavoro del capitano e bis di Bonny. Dopo la sosta subito il Milan”.

L’Inter diserta il torneo di Ciapa No organizzato da Juve, Milan e Napoli. Batte la Lazio 2-0 e se ne va a braccetto con la Roma in testa alla classifica, 2 punti oltre Conte e Allegri. Lassù trascorrerà una bella sosta, respirando aria buona e meditando il derby della ripresa con cui vorrà sprofondare il Diavolo a -5. Ex soldato di Mou, Chivu ha ascoltato la rumorosa frenata dei nemici e ne ha approfittato. Curiosamente, le squadre che nel campionato scorso le avevano rosicchiato una fetta di scudetto (Parma, Bologna, Lazio…) l’hanno scortata in vetta. Questa volta, contro una Lazio troppo rassegnata, si è vista un’Inter affamata e intensa dall’inizio alla fine, senza i proverbiali cali di tensione. In gol dopo soli 3’ con una meraviglia di Lautaro, ha chiuso il conto nella ripresa con Bonny. Il Toro ha spezzato la mini-serie laziale di 4 partite senza gol subiti ed è salito a 161 reti realizzate all’Inter in tutte le competizioni. Davanti a lui, solo Boninsegna, Altobelli e Meazza. Profumo di leggenda. L’Inter è l’unica del campionato ad aver segnato almeno un gol ogni giornata. È a quota 26 reti, più del doppio della Roma (12), 10 più del Napoli, 9 più del Milan. Il primo tratto di campionato ha detto che, per valore e profondità d’organico e per qualità di gioco, l’Inter è la più forte, vulnerabile solo a sé stessa, quando stacca la spina. Che la Roma le sia rimasta accanto, con una rosa inferiore in tutto, senza avere un Lautaro e giocando, come nel finale di ieri, con Baldanzi centravanti, è un piccolo miracolo di Gasperini. Ma c’è una logica. Sul 2-0, la Roma ha continuato a pressare e ad attaccare l’Udinese, come ha fatto l’Inter con la Lazio e come ha fatto il Bologna con il Napoli. Sul 2-0 a Parma, il Milan, che è ultimo in A per efficacia di pressing, è stato incapace di gestire, si è ritirato come al solito e ha favorito la rimonta. Questo campionato sta premiando chi ha una forte identità di gioco e coraggio tattico. La Juve un’identità non ce l’ha ancora e il Napoli l’ha smarrita.

Perla Lautaro. L’Inter entra in campo come un tempo entravano i leoni nel Colosseo. Ha la classifica piantata in testa e un’occasione da sbranare. Ci mette 3 minuti a farlo. Bastoni spolpa in pressing il tenero Isaksen e porge a Lautaro che s’inventa una magia: un esterno destro a uscire che tramonta all’incrocio più lontano. Per mezz’ora i nerazzurri tirano dritti così, affamati e intensi e i ragazzi i Sarri giocano a sopravvivere. Ogni volta che provano a costruire, si trovano un leone sulla schiena e la palla non sale mai. Quando l’Inter recita così motivata, correndo sempre in avanti, di anticipo in anticipo; quando riesce a imporre una circolazione così veloce, con Calhanoglu in stato di grazia e con un vitaminico Barella sempre pronto a buttarsi negli spazi, è davvero difficile da affrontare. È lo stesso Barella ad avvicinare il raddoppio, prima con una corsa rabbiosa in verticale, poi liberando Sucic solo davanti a Provedel (25’): il croato incrocia colpevolmente a lato. Verso la mezz’ora l’assalto diventa gestione e la Lazio può provare a organizzare qualcosa. In realtà, l’unica cosa che le riesce è appoggiarsi a Zaccagni che parte largo e ruba quei 2-3 metri di libertà che gli servono per prendere velocità e puntare l’area. Infatti, una volta salta Dumfries, che dovrebbe stringere la guardia, arriva al limite e calcia pericolosamente alto; un’altra volta fa ammonire Akanji. Oltre a Zaccagni, la Lazio è quasi nulla. Poca costruzione corale, come amerebbe Sarri. Inter in pieno controllo, ma aver spedito tra i pali il solo gol di Lautaro, dopo tanto dominio, è una mezza colpa. Facile che Chivu l’abbia ordinato all’ora del tè: "Ora chiudiamola".

La chiude Bonny. Invece, riparte bene la Lazio. Lo sgusciante Zaccagni fa ammonire anche Dumfries e una bella trama sarriana, ricamata in palleggio stretto, manda al tiro Guendouzi (8’): Sommer para a terra. I romani alzano il pressing. Il gol che si mangiano Barella e Lautaro gigioneggiando in area è un altro segnare di allarme per Chivu che spedisce una prima scossa: dentro Zielinski e Carlos Augusto. La scossa attraversa il corpo dell’Inter che al 17’ raddoppia. Grande apertura d’esterno di Barella per il Toro che fa correre Dimarco in fascia. Il terzino vede Bonny che irrompe sul secondo palo e lo raggiunge con un rasoterra millimetrico che va solo spinto in rete: 2-0. Romagnoli tagliato fuori, difesa messa malissimo. Venti minuti anche per Thuram. Sarri cambia le punte. Entra Pedro, caro ai napoletani, che si becca subito due brutti calcioni, ricchi di memoria, da Bastoni e Dimarco. Carlos Augusto e Zielinski, quelli della scossa, confezionano il 3-0, annullato per tocco di mano di Dimarco (21’). Il colpo di testa di Gila sbatte contro la sbarra e supera la linea di porta solo per metà (33’). Troppo tardi, i buoi sono scappati dalla stalla. Troppo passiva e troppo molle la Lazio finché la partita era ancora aperta. Molti tifosi biancocelesti avranno trovato un modo per consolarsi: la Roma non è prima da sola. L’Inter si è addormentata in vetta. Prima di chiudere gli occhi, ha fatto un voto: alla ripresa, i 2 punti sul Milan dovranno diventare 5. Derby.


• Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara.

Sarri: “Ci manca un centravanti. Mercato aperto? Lo sa la società Noleggiamo gli arbitri all’estero”. Il tecnico biancoceleste lancia messaggi al club “Accetto tutto fino a giugno”.

Tutte le strade non portano al gol: "Paghiamo il gap tecnico, vediamo se riusciamo a colmarlo il più possibile, e un attaccante d’area non ce l’abbiamo. Gli attaccanti nostri hanno altre caratteristiche. L’unico può essere Taty, sa destreggiarsi bene in area, gli altri interpretano il ruolo in maniera diversa. In questo momento qualcosa dentro l’area la stiamo pagando eppure vieni a San Siro e 2-3 palle-gol le hai avute e non è facile". E’ la seconda volta che Sarri fa notare, pur non essendocene bisogno, che non ha un centravanti d’area, che non ha un bomber, implicitamente lo chiede. Salva solo Castellanos come presenza in area, anche ieri Dia s’è sfiancato a girovagare, a pressare, senza mai arrivare in porta. Mau è arrivato al bivio. Non sa ancora se riavrà Castellanos alla ripresa contro il Lecce e a fine novembre potrebbe perdere Dia per la Coppa d’Africa. Noslin gioca per mancanza di alternative. Pedro non punge più. Sarri non sa neppure se potrà avere un uomo-gol a gennaio: "A me la società non ha detto se il mercato è aperto o no, non siamo entrati in tanti discorsi. Penso che sia aperto, aspetto l’ufficialità. Se potessi comprare un attaccante da 40 gol sarei soddisfatto. Fino a giugno accetterò tutto, ho fatto promesse a tutti i giocatori e ai tifosi. Nei prossimi giorni credo che la società si esporrà su gennaio".

L’impatto. La partenza è stata uno shock: "Quando entri a San siro e prendi gol dopo due minuti diventa dura. Abbiamo traballato e siamo rientrati dentro la partita. Abbiamo avuto le nostre occasioni. Non è stata una partita disastrosa. Dispiace perché i due gol sono venuti da due palloni persi in modo banale. Il primo nei pressi dell’area, il secondo appena si era riconquistato il pallone e si è perso. Può darsi che gli errori siano a favore di chi è più tecnico, ma questo ci lascia l’amaro in bocca. La prestazione è stata discreta". Sulla direzione di gara: "L’arbitro non ha inciso sul risultato, ma penso sia ora di cominciare a noleggiare arbitri all’estero. Situazione pesante, non vedo arbitri all’altezza, quello di stasera sicuro". Sarri, comunque, preferisce pesare gli aspetti positivi: "La mentalità sta crescendo, dopo il gol subito ci poteva essere un’uscita dal punto di vista mentale. La squadra si è ripresa, è rimasta in partita. Di aspetti positivi ce ne sono. Ripartiamo da questi". Alla vigilia aveva detto che non fa il medico, non sa ancora chi recupererà: "Quando ti trovi in una serie di difficoltà che si sommano anziché allentarsi o vai a fondo o reagisci. I ragazzi sono stati bravi a reagire, non vi so dare date sui rientri, sono tutti sotto l’area medica. Non ho certezze. La speranza c’è".

Fabiani. Nel prepartita aveva parlato il diesse Fabiani, ripartendo dalla battuta della vigilia di Sarri ("Quest’anno la Lazio non può andare da nessuna parte"): "Io penso che Sarri sia un fuoriclasse dentro e fuori, è giusto non creare aspettative per non caricare i ragazzi eccessivamente, quello che ha detto ci sta tutto e va bene così!".


In un altro articolo le dichiarazioni di Danilo Cataldi: “L’impegno è sempre totale, hanno deciso gli episodi”. Danilo ieri è stato poco lucido: un suo errore ha portato al raddoppio dell’Inter “Abbiamo preso due gol evitabili ma questa gara farà crescere la Lazio”.

È rimasto in campo 67 minuti, Danilo Cataldi, interrompendo una striscia di 6 partite consecutive in campo dall'inizio alla fine. Un cambio nato probabilmente dalle difficoltà che emergono dopo un tale tour de force e che hanno spinto Sarri a concedergli del tempo per rifiatare, vedendolo meno lucido del solito. C'è stato qualche errore non da lui, tra cui quello pesante che ha portato al secondo gol dell'Inter. Di certo non si è mai risparmiato, ha dato tutto sé stesso come ha sempre fatto da quando si è ritrovato a essere indispensabile.

Errore. Anche stavolta ha dato il suo contributo con 24 passaggi, di cui 3 riusciti sulla trequarti avversaria, 6 lunghi, 10 avanti, 14 indietro e 3 key pass. Sempre al centro del gioco della Lazio, nonostante l'evidente difficoltà nel fronteggiare i centrocampisti dell'Inter. Ha provato a sfidarli a testa alta, mettendoci qualità. Da un suo cambio campo delizioso con il mancino era nata l'azione che ha portato al tiro (alto) di Zaccagni. Da un suo pallone perso, però, è derivato il gol del 2-0 dell'Inter: "Questo periodo ha aiutato la mia condizione fisica. Cerco sempre di aiutare la squadra in tutto quello che posso. Stavolta purtroppo c'è stato un errore tecnico e di disattenzione che ha portato al 2-0. Ho chiesto scusa ai compagni, non sono riuscito a capire in fretta che l'avversario arrivava da dietro e ho perso quel pallone". Un peccato, perché nonostante lo svantaggio maturato dopo due minuti la Lazio era rimasta in partita: "L'approccio non è stato dei migliori come testimonia il gol subìto. Abbiamo preso in generale due reti evitabili e ci dispiace, perché venire a San Siro a giocare contro una delle migliori squadre d'Europa e prender gol dopo 2 minuti non è il massimo. Però l'abbiamo tenuta in bilico, consapevoli che anche partite così da un momento all'altro possono girare, come dimostra la traversa presa da Gila. Penso che questa gara possa farci crescere molto".

Gruppo. Sì, perché la Lazio non è arrivata a San Siro per indossare i panni dell'agnello sacrificale. E sebbene sia andato sotto subito, è riuscita a mantenere la lucidità per evitare di essere travolta: "Sull'impegno a questa squadra non si può dire niente. Siamo andati al massimo in tutte le partite, abbiamo giocatori importanti fuori, ci siamo uniti e abbiamo cercato di fare il meglio possibile. Anche stavolta, nonostante il gol preso, la squadra è rimasta ordinata e compatta. Sicuramente potevamo fare qualcosa di più a livello offensivo, ma a livello difensivo non ricordo grosse occasioni per l'Inter nel primo tempo, se non una conclusione di Sucic. Ripeto, è stata una partita decisa da un paio di situazioni, sempre tenendo in considerazione che l'Inter è una squadra importante".



La formazione biancoceleste:

La formazione iniziale biancoceleste in grafica



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati in grafica





• La classifica dopo la XI giornata del campionato di Serie A:

Classifica Punti GG V N P GF GS DR Punti C VC NC PC Punti F VF NF PF
Inter 24 11 8 0 3 26 12 14 15 5 0 1 9 3 0 2
Roma 24 11 8 0 3 12 5 7 12 4 0 2 12 4 0 1
Milan 22 11 6 4 1 17 9 8 13 4 1 1 9 2 3 0
Napoli 22 11 7 1 3 16 10 6 13 4 1 0 9 3 0 3
Bologna 21 11 6 3 2 18 8 10 13 4 1 0 8 2 2 2
Juventus 19 11 5 4 2 14 10 4 12 3 3 0 7 2 1 2
Como 18 11 4 6 1 12 6 6 12 3 3 0 6 1 3 1
Sassuolo 16 11 5 1 5 14 12 2 6 2 0 3 10 3 1 2
Lazio Logo Calcio.jpg 15 11 4 3 4 13 9 4 10 3 1 1 5 1 2 3
Udinese 15 11 4 3 4 12 17 -5 8 2 2 1 7 2 1 3
Cremonese 14 11 3 5 3 12 13 -1 6 1 3 1 8 2 2 2
Torino 14 11 3 5 3 10 16 -6 8 2 2 1 6 1 3 2
Atalanta 13 11 2 7 2 13 11 2 7 1 4 1 6 1 3 1
Cagliari 10 11 2 4 5 9 14 -5 4 1 1 3 6 1 3 2
Lecce 10 11 2 4 5 8 14 -6 3 0 3 3 7 2 1 2
Pisa 9 11 1 6 4 8 14 -6 6 1 3 2 3 0 3 2
Parma 8 11 1 5 5 7 14 -7 6 1 3 2 2 0 2 3
Genoa 7 11 1 4 6 8 16 -8 3 0 3 3 4 1 1 3
Verona 6 11 0 6 5 6 16 -10 3 0 3 2 3 0 3 3
Fiorentina 5 11 0 5 6 9 18 -9 1 0 1 4 4 0 4 2





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