Lunedì 3 novembre 2025 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Cagliari 2-0
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3 novembre 2025 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, X giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Provedel, Lazzari (72' Pellegrini), Gila, Romagnoli (46' Provstgaard), Marusic, Guendouzi, Cataldi, Basic (62' Vecino), Isaksen (84' Pedro), Dia (84' Noslin), Zaccagni. A disposizione: Mandas, Furlanetto, Patric, Belahyane, Hysaj. Allenatore: Sarri.
CAGLIARI: Caprile, Zappa, Mina, Luperto, Palestra (79' Idrissi), Prati, Afopo, Esposito (69' Luvumbo), Folorunsho (79' Pavoletti), Gaetano (57' Felici), Borrelli (69' Kilicsoy). A disposizione: Radunovic, Sarno, Mazzitelli, Rodriguez, Di Pardo, Cavuoti, Zè Pedro. Allenatore: Pisacane.
Arbitro: Sig. Sacchi (Macerata) - Assistenti: Sigg. Mondin e Monaco - Quarto uomo: Sig. Galipò - V.A.R.: Sig. Paterna - A.V.A.R.: Sig. Di Paolo.
Marcatori: 65' Isaksen, 90'+1' Zaccagni.
Note: ammoniti 47' Gaetano, 59' Felici. Angoli 7 a 5. Recuperi: 2' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 35.000 circa.
► I calciatori convocati per la partita odierna
• Il Corriere dello Sport titola: “Isaksen-Zac, Lazio senza fine”. Continua il quotidiano sportivo romano: “La striscia positiva di Sarri non si ferma e arrivano tre punti preziosi a pochi giorni dalla sfida in casa dell’Inter. Decisive le perle del danese e del capitano. Cagliari ko, biancocelesti in piena rincorsa”.
Sinistro, destro. Due colpi d’ala con due tiri nel secondo tempo. L’assolo di Isaksen, una parabola che non smette di girare, aveva sulla coscienza il pareggio di Pisa. Poi il gol tonante di Zaccagni. La vittoria vale come snodo per la Lazio: ha scavalcato quattro squadre, è alle porte dell’Europa con tutti i suoi guai. Cosa si può dire di Sarrii se non che sta tenendo su, di peso, la baracca? Ha perso anche Romagnoli, rischia l’Inter. Più la Lazio sembra sul punto di capitolare più trova la forza di ribellarsi ai suoi limiti. Resistere e insistere, soffrire e arrivare, i motti. Si procede a strappi, con fiammate brevi ma intense. Le corse non sono sempre lucide, le occasioni sono spesso sprecate per un sospiro o una manciata di millimetri, si nota qualche girandola di passaggi. La Lazio è una squadra che ha forza d’urto, quarto clean sheet di fila, sesto totale. E ha ritrovato il colpo di classe del danese. Ci sono guasti che non si riescono a risolvere, ma anche aggiustamenti. Sarri ha alzato le torri, continua a non avere uno Zorro che fa gol. Dia è uscito travolto dai fischi.
L’avvio. Olimpico con chiazze vuote, per 35.000 tifosi, subito il tributo a Vincenzo Paparelli, 46 anni dopo quel razzo maledetto. I soliti cori contro Lotito, da cacciata dal tempio. Sarri con la Lazio modello Juve: Lazzari a destra, Marusic a sinistra. Pisacane dal 3-5-2 al 4-3-1-2. Zappa su Zaccagni, Palestra su Isaksen. Gaetano trequartista, basso accanto a Prati per costruire. In fase difensiva 4-4-2, per lo più utilizzato. Sarri con gli schemi delle ultime partite: Guendouzi più vicino a Cataldi, Basic a ridosso delle tre punte. Tanto Cagliari in partenza, giocando e picchiando. Pisacane ha puntato su uomini di qualità (Gaetano, Esposito, Borrelli) per giocarsela palla a terra. Saltato il primo pressing, con impulsi geometrici, ha trovato i ricami per arrivare in porta: 8 passaggi e il tiro di Folorunsho, che si è appisolato. Lazio nascosta fra le sue nuvole, soffriva l’eclisse di Dia, che continua a raccogliere briciole. Non viene servito e non riesce a proporsi diversamente. Gli assalti vuoti di Isaksen. Le pene di Zaccagni atterrato tre volte da Mina e Borrelli. Troppo bassa, la Lazio. Fino alla tripla fiammata. Trovando verticalità ha sfiorato il gol tre volte in tre minuti. Finalmente gioco a terra: palla avanti-palla dietro, così è arrivato al tiro Basic, ma ha sparato in Curva. Due minuti dopo affondo di Lazzari e deviazione di Zaccagni fuori. Poi il tiro a giro di Marusic. Sarri gelato a fine primo tempo quando Folorunsho è stato fermato da un riflesso di Provedel. Muro di Gila su Luperto. Poco ci è mancato. Al 45' due tiri nello specchio per il Cagliari, uno della Lazio.
La ripresa. A pensar male si fa peccato, d’accordo. Ma che dire dopo l’ennesimo sospetto stiramento (sarebbe il decimo): fuori Romagnoli, dentro Provstgaard. Ancora Cagliari avanti: Gaetano e Mina al tiro in un minuto. Il 55,8% di possesso ai sardi dopo 10'. Giallo a Gaetano (fallo su Zaccagni), sostituito con Felici. Folorunsho nel ruolo di Gaetano, Felici nel ruolo di Folorunsho sempre nel 4-4-2. Ammonito anche Felici, sempre fallo su Zaccagni. La Lazio non riusciva ad allargare il campo. Sarri ha visto Basic stanco, ecco Vecino. Un’altra scintilla, fatale: rinvio di Provedel, palla da Cataldi a Vecino a Guendouzi, sei passaggi per arrivare da Isaksen: finta, sterzata e parabola. Pisacane con Luvumbo e Kilicsoy. Folorunsho attaccante. Luvumbo ala nel 4-2-4. Anche Pavoletti dentro. Sarri con Pedro e Noslin. Fuori Isaksen (applaudito) e Dia (fischiatissimo). L’assist di Prati a Zaccagni ridà ossigeno all’Olimpico. Impietosa punizione per il Cagliari.
• Il Messaggero titola: “Doppia prodezza e la Lazio risale”. Continua il quotidiano romano: “Il sinistro di Isaksen e il destro di Zaccagni piegano la resistenza del Cagliari all’Olimpico. Sono sei risultati utili di fila: i biancocelesti all’ottavo posto, a tre punti dalla zona Europa. Vittoria sofferta ma conforta la tenuta della difesa: per la sesta volta la porta è rimasta inviolata”.
C'è più Gustav in questa vittoria cosi sofferta e tirata. È la seconda consecutiva all'Olimpico, mancava addirittura da un anno alla Lazio, può segnare la svolta. Porta finalmente la firma di Isaksen, migliore in campo già contro la Juventus, ma con la croce della rete divorata alla Cetilar Arena. Stavolta, il suo mancino è una prodezza. È vero, la stella brilla ancora a intermittenza, ma non può essere nemmeno un caso che il danese, fuori da luglio per la mononucleosi, abbia illuminato la definitiva risalita in classifica: i biancocelesti tornano all'ottavo posto con l'Udinese, sono sopra l'Atalanta, a -3 dall'Europa. Erano fondamentali i tre punti in casa, dopo il pari e i rimorsi di Pisa, in vista del big match di domenica contro l'Inter a San Siro, prima della sosta. La coperta infatti resta corta fra l'infermeria (ora si teme per Romagnoli), un attacco orfano di Castellanos e ormai senza Dia. Ora sono gli esterni a tirare di nuovo la carretta: Zaccagni raddoppia nel finale contro il Cagliari e chiude la sfida. Eppure il vero segreto rimane la terza difesa della Serie A: sesta porta inviolata (come l'Arsenal) in dieci giornate, la quarta di fila, la terza in cinque gare fra le proprie mura. Sarri ha costruito un muro di cemento armato per sopperire ai buchi di qualità.
Poca qualità. La stanchezza ora è latente, ancora sette assenti pesano. Nell'undici c'è un solo cambio rispetto a giovedì sera a Pisa. La formazione è la fotocopia di quella ammirata contro la Juve, non è una coincidenza: Marusic torna a sinistra, Lazzari a destra. Pisacane cambia invece modulo, la novità è il 4-2-3-1 con Gaetano alle spalle di Borrelli ed Esposito. Il Cagliari sembra votato all'attacco, sfrutta subito la sua fisicità. Zaccagni ne fa di continuo le spese negli scontri col gigante Mina. Dia si spaventa e nemmeno si avvicina. La Lazio lascia gestire il possesso ai sardi, che creano il primo pericolo con Folorunsho, ma il tiro è uno squillo mogio. Sarri urla, i biancocelesti sono già schiacciati troppo all'indietro e sciupano pure un contropiede clamoroso. Il ritmo è blando, le squadre trottano in campo. Mancano cattiveria, intensità, precisione e agonismo. Nella prima vera scorrazzata di Zaccagni sulla fascia, Basic spara un piattone in Curva. Il capitano si dispera, ma poi è lui a spedire sul fondo un cioccolatino di Lazzari ben calibrato a centro area. Caprile fa un figurone su un improvviso siluro a giro di Marusic. Provedel copre il primo palo su Folorunsho, Gila s'immola col corpo su una bomba di Luperto.
Undicesimo ko. Sbadigli, altro che spettacolo all'Olimpico. E, fra gli spalti e in panchina, cresce pure l'ansia. Romagnoli esce per un indurimento al flessore destro: si teme l'undicesimo infortunio muscolare, il diciottesimo da luglio, un calvario. Al suo posto c'è Provstgaard a inizio ripresa. Il Cagliari si riaccende per primo con un tentativo alto di Borrelli. Gaetano prova a fare tutto da solo, ma poi sciupa lo slalom con un passaggio a Provedel. Regna l'imprecisione da una parte e dall'altra, Guendouzi galoppa ma non azzecca una scelta. Pisacane rilancia il talento Felici, che prima impensierisce Gila e poi interrompe una ripartenza di Zaccagni. Sarri toglie Basic e punta su Vecino, ma la Lazio non scova nuove idee né un guizzo. Dia riappare dalle tenebre e viene beccato dal pubblico per l'ennesimo stop sbagliato. Finalmente Isaksen si accende, supera Palestra e Luperto e scaraventa una sassata all'angolino: primo gol del danese in questo campionato, dopo quello divorato in Toscana. Il Cagliari non molla, cerca il pari e ci prova dalla distanza con Adopo. I biancocelesti provano ad addormentare l'incontro col palleggio, ma rischiano tanto: il subentrato Pavoletti sfiora l'1-1 in scivolata. Sarri prova ad alzare ancora la squadra con Noslin e Pedro. Standing ovation per Isaksen, fischi assordanti per l'uscita di Dia, ancora una volta fantasma, anzi ora un caso. Guendouzi ci mette la nuca su un missile al volo di Felici e salva ancora il risultato. Su un lancio di Provedel, Zaccagni vuole chiudere la sfida e sedare la sofferenza, ma la mira è ancora sballata. Il capitano non si rassegna e, al secondo tentativo, infila il piattone nel sette. Al 91 battaglia finita con la seconda freccia scoccata. Gli esterni della Lazio, al momento, fanno la differenza, subito dopo la difesa.
• Il Tempo titola: “La Lazio non si ferma”. Continua il quotidiano romano: “I biancocelesti all’Olimpico battono il Cagliari. Apre Isaksen poi nel finale il sigillo di Zaccagni. Sesto risultato utile consecutivo per la squadra di Sarri che risale in classifica”.
Perla di Isaksen, sigillo di Zaccagni. Seconda vittoria consecutiva in casa che mancava da un anno, 2-0 al Cagliari mostrando pregi e difetti visti finora. Quarta partita di seguito senza subire gol ma segnare una rete ormai è diventata un'impresa che stavolta riesce al danese, bravo a stappare una sfida molto difficile. In ogni caso sono sei le partite senza perdere, una serie positiva che ha portato 12 punti, non pochi per tutti i problemi che sta avendo la squadra biancoceleste: da qui bisogna ripartire. Sarri fa solo un cambio rispetto alla trasferta di Pisa: dentro Lazzari dall'inizio al posto di Pellegrini alle prese ancora con un problema fisico al ginocchio, per il resto tutti confermati con Marusic che si sposta sulla fascia sinistra. Provedel confermatissimo in porta, centrocampo composto da Guendouzi, Cataldi e Basic (alla sesta presenza consecutiva), Dia ancora centravanti, Isaksen e Zaccagni sono i due esterni col compito di dare qualità a una manovra d'attacco finora molto sterile. Il tecnico Pisacane recupera Mina e Luperto, si affida a Sebastiano Esposito e Gaetano dietro a Borrelli. Alla fine sono poco più di 30.000 gli spettatori che rispondono presente nonostante il posticipo di lunedì di cui francamente molti a Formello avrebbero fatto a meno.
Toccante il ricordo dell'Olimpico per Vincenzo Paparelli, il laziale ucciso il 28 ottobre dalla follia omicida di un tifoso romanista con un razzo sparato dalla Sud. Tutti urlano il nome di Vincenzo, un momento di grande emozione per tutti i presenti a 46 anni da quel tragico pomeriggio. Poi si parte col fischio dell'arbitro Sacchi che non dirige una gara di serie A da aprile (proprio da queste parti, Lazio-Parma 2-2). Si capisce subito l'aria che tira, gara spezzettata, mucchio a centrocampo e il Cagliari che parte meglio rispetto ai padroni di casa. Esposito spara alto da fuori, siamo al 20' e la Lazio decide di iscriversi alla partita. Per dieci minuti chiude gli avversari che non riescono più a uscire ma, come a Pisa, si divora due rigori in movimento con Basic (grave errore) e Zaccagni, poi Marusic impegna Caprile. Si va a ondate perché sul finire di un primo tempo complicato Provedel deve respingere il diagonale di Folorunsho in mischia.
Si va all'intervallo col retrogusto amaro di non riuscire a capitalizzare le azioni costruite, peraltro Dia è totalmente lasciato solo nelle grinfie del solito Mina provocatorio nei riguardi dello stadio che comincia a fischiarlo a ogni tocco del pallone. Della serie gli infortuni non finiscono mai (sono sei gli indisponibili per guai fisici) Sarri è costretto nell'intervallo a inserire il giovane Provstgaard al posto di Romagnoli vittima di un problema muscolare. Lazio all'arrembaggio senza rubare l'occhio ma con costanza, entra anche Vecino per Basic per provare ad andare all'assalto. Il Cagliari arretra troppo e al 65' Isaksen inventa il vantaggio con un sinistro chirurgico. Entrano tutti gli attaccanti dei sardi, Pavoletti, Luvumbo e Kilicsoy, Sarri risponde con Pellegrini e poi Noslin e Pedro. Tante mischie ma pochi pericoli per Provedel, anzi al 91' Zaccagni chiude la partita con il raddoppio: 2-0 ma che fatica. Ora domenica la trasferta con l'Inter per provare a continuare la rimonta in classifica.
• La Gazzetta dello Sport titola: “La Lazio va. Risalita continua”. Continua il quotidiano sportivo: “Partita tutto cuore. Isaksen-Zaccagni stendono il Cagliari. I biancocelesti continuano la risalita, male Dia. Momento nero per i sardi: 2 punti nelle ultime 6 gare”.
La risalita è lenta, non priva di difficoltà, ma continua. Che è poi la cosa che conta di più. La Lazio supera il Cagliari, infila il sesto risultato utile di fila e il quarto clean sheet consecutivo, ma soprattutto rende la sua classifica un po’ più consona rispetto alle aspettative iniziali. Vittoria sofferta, però, maturata solo nella mezzora finale grazie ai guizzi di Isaksen e Zaccagni, contro un Cagliari che si comporta bene per gran parte della gara salvo naufragare nelle fasi decisive. Momento delicato per la squadra di Pisacane, partita bene e adesso (quanto meno nei risultati: terzo ko nelle ultime quattro) in fase di preoccupante regresso.
Partita a scacchi. Non è (per ora) il mio calcio, non è la mia squadra, la “auto-denuncia” di Sarri dopo la partita di Pisa. Quella con il Cagliari lo conferma in pieno, perché tracce di quello che fu il sarrismo non sono facili da trovare. Ma dalle numerose assenze (sempre sei gli infortunati, cui si aggiungerà Romagnoli nel corso della gara) alle difficoltà di una stagione nata storta è lungo l’elenco delle attenuanti. E comunque il Comandante dimostra di essere bravo a fare di necessità virtù e adattarsi alla nuova situazione. Questa Lazio non può imporre il suo gioco (oltretutto è alla terza partita in otto giorni e i ricambi non ci sono) così non si vergogna di calarsi in una partita a scacchi contro un avversario che teoricamente sarebbe a lei inferiore. I biancocelesti, specie nella prima mezzora, aspettano i sardi nella propria metà campo invece di aggredirli, in attesa che si aprano i varchi giusti. Devono aspettare parecchio, però. Perché il 4-3-1-2 di Pisacane, apparentemente anche troppo coraggioso, consente ai rossoblù di occupare bene il campo ed evitare che la squadra di casa si renda pericolosa. Il piano regge per mezzora (con Folorunsho che va pure vicino al gol), poi comincia a scricchiolare nell’ultimo quarto d’ora quando le fatiche fatte per raddoppiare e portare il pressing a tutto campo si fanno sentire. E la Lazio, marpiona, colleziona tre ottime occasioni per passare. Ma la mira di Basic e Zaccagni è imprecisa, mentre su Marusic Caprile risponde presente.
Le giocate dei singoli. Dall’intervallo il Cagliari rientra più tonico e può così rilanciare il suo piano partita entrato in crisi nell’ultimo quarto d’ora della prima frazione. La Lazio invece torna a fare una tremenda fatica a trovare soluzioni interessanti. Si crea così la classica situazione in cui solo la giocata di un singolo può salvare la serata. Arriva al 20’ grazie a Isaksen che, innescato da Guendouzi, si beve mezza difesa cagliaritana e poi indovina l’angolo alto alla destra di Caprile. Per il danese è il primo gol stagionale e la seconda prova da protagonista dopo quella con la Juve. In attesa di recuperare gli infortunati e poter tornare a fare il suo gioco Sarri può consolarsi con le sue giocate. E con quelle di Zaccagni che, in pieno recupero, chiude la gara sfruttando l’errore di Prati. Tra i due gol c’è il disperato tentativo del Cagliari di raddrizzare la partita. Pisacane, che già sullo 0-0 aveva ridisegnato la squadra con un 4-4-2 (dentro l’esterno Felici al posto del trequartista Gaetano) osa addirittura un 4-2-4 con gli ingressi di Luvumbo, Kilicsoy e poi Pavoletti. Tanti attaccanti, forse troppi, che finiscono col produrre solo qualche mischia nell’area laziale, senza incidere sul risultato.
• Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara.
Sarri sorride: “La Lazio cresce mentalmente e mi dà gusto”. Mau rilassato “Qualcosa manca, però siamo squadra. È la via giusta”. Romagnoli da testare in vista Inter.
I numeri sono meno astratti: vittoria che vale un salto di 4 squadre in classifica, il sesto risultato utile, la seconda vittoria di fila all’Olimpico, il quarto clean sheet consecutivo, il sesto totale. Sarri, dopo due mesi, è apparso sorridente, un evento: "Ci vuole pazienza in una stagione così, è stata una prova da squadra piuttosto matura. La Lazio sta diventando mentalmente forte. Per essere competitiva a grandi livelli un pizzico di qualità ci manca, è evidente. Tutto quello che ha lo butta dentro. Per un allenatore è una soddisfazione". La difesa è sempre più blindata, l’attacco si sta sbloccando, Dia a parte: "In questa prima parte della stagione non abbiamo avuto grande facilità a segnare. Essere solidi dal punto vista difensivo è decisivo per arrivare al risultato. La squadra ci crede, difende da squadra, tutti e 11 in maniera importante". Sarri sta ovviando ai limiti con altre soluzioni: "Uno si aspetta sempre il meglio dai propri giocatori. Si è sbloccato Isaksen dopo una malattia, per noi è un altro recupero importante. Zaccagni è a 3 gol. Abbiamo fuori Taty. Dia non segna, ma sta facendo un grande lavoro". Mau ha voluto difendere più volte Dia: "La sua fase difensiva è di livello molto alto. Gli ho detto che la mia sensazione, vedendolo in allenamento, è che può fare qualcosa in più in fase offensiva". Ieri Pedro è entrato da ala, Noslin da centravanti: "Le idee le sto per finire come i giocatori. Ho scelto Noslin per fare la guerra, stavolta mi è sembrato più logico. È un nove e mezzo. Castellanos deve fare dei riscontri in questi giorni, è una situazione in evoluzione positiva. Poi rientrerà in gruppo prima parzialmente e infine totalmente. Volevo provare qualcuno dello staff ma non se la sentono", la risata ironica.
Sarri non vuole sentire parlare di sarrismo e risultatismo, vecchia diatriba: "Polemica inutile, un’emerita cazzata. Qualcuno pensa di giocare bene perché convinto si possa vincere più facilmente, non solo per il gusto del bel gioco. Questa non è una squadra di puro palleggio, ma ti dà gusto. Tutti i singoli sono a disposizione del collettivo. Uno si inventa altre cose che ti fanno dire “io non posso giocare così”. Ma hai gusto per la partecipazione dei ragazzi. È una bella esperienza per l’aspetto umano che sto trovando". Sarri ha raccolto tanti segnali nuovi: "Ce ne sono. Il Cagliari fuori non perdeva da agosto. E’ stata una partita complicata, dura, difficile, ne siamo venuti a capo da squadra matura, che ha spinto sull’acceleratore quando c’era da spingere. Ha sofferto quando c’era da farlo. I ragazzi stanno crescendo, il nostro obiettivo è costruire una base di 7-8 giocatori su cui costruire una squadra competitiva. La strada intrapresa è giusta. Qualche limite ce l’abbiamo".
Romagnoli. Sarri spera di avere Romagnoli con l’Inter: "Più precauzionale il cambio che altro. Sentiva un flessore più duro. Speriamo di aver fatto in tempo". Sarri, a Sky, ha riparlato della telefonata ricevuta dalla Fiorentina dopo la firma con la Lazio: "Questa telefonata è arrivata quando il dirigente era già sicuro che avevo firmato per la Lazio. Se intempestiva? Eh sì", la risata pungente. Non ha fatto nomi di dirigenti, non è difficile capire a chi si riferiva. Anche Sarri ha ricordato Paparelli, 46 anni dopo quella giornata maledetta: "Ricordo l’episodio, una follia, lo è quando uno perde la vita in quel modo. Nonostante la mia giovane età di allora così la ritenevo. Ho sempre vissuto con amore il calcio. E’ una lotta in campo, ma è gioia e divertimento. Quelle immagini furono deprimenti".
In un altro articolo le dichiarazioni di Isaksen, autore del primo gol.
Gustav pensa a Taty: “Gol per Castellanos. Mi aveva detto che avrei segnato”. Lampo di Isaksen per la decima perla con la Lazio, però la testa è già tutta all’Inter “Non dobbiamo festeggiare troppo. Siamo forti”.
Così sì che c’è più Gustav. Un lampo di Isaksen, una giocata che vale tre punti pesantissimi, impreziosita poi dalla sentenza di Zaccagni: "Il gol mi era mancato, è importantissimo. Sono felice per i compagni e i tifosi, che mi supportano sempre. Sono molto contento e adesso dobbiamo continuare. Non dobbiamo festeggiare troppo, adesso abbiamo una partita importante con l’Inter e dobbiamo già guardare avanti. Siamo una squadra forte". Si è acceso dopo 65 minuti di gioco il danese. Una finta per lasciare sul posto Palestra, un tocco per eludere il possibile intervento di Luperto e poi il sinistro a giro sul secondo palo sul quale non può niente Caprile. Era stato tra i migliori contro la Juventus, aveva fatto un passo indietro con il Pisa divorandosi un gol fatto, è uscito da man of the match contro il Cagliari. Un percorso in stile montagna russa che in fondo è servito, perché l’ex Midtjylland è tornato decisivo, ma soprattutto sta crescendo.
Rincorsa. Per via della mononucleosi ha dovuto trascorrere i primi mesi della stagione da spettatore, con l’aggravante (almeno dal suo personale punto di vista) di vedere il suo sostituto guadagnarsi spazio e fiducia a suon di gol e ottime prestazioni. Si è reso conto che anche una volta tornato a disposizione sarebbe stato tutto in salita, che si sarebbe dovuto riconquistare i gradi del titolare. C’era un po’ di frustrazione, non lo ha nascosto, ma l’ha incanalata nella direzione giusta, lavorando sodo e sfruttando le occasioni che gli sono state concesse, prima con la sua nazionale e poi con la Lazio. Lo stop di Cancellieri per certi versi lo ha aiutato, gli ha consentito di giocare con più continuità e meno concorrenza. Esattamente quello che gli occorreva per ritrovare fiducia e tornare a incidere. Pur senza segnare ci era già riuscito contro la Juventus: 8 falli subiti (record stagionale in una singola partita di Serie A), 3 tiri, 2 passaggi chiave e 7 palloni recuperati. Non aveva fatto gol, è vero, ma era stato travolgente. Dal punto di vista realizzativo si sarebbe potuto rifare subito dopo con il Pisa, ma sul suggerimento di Zaccagni non era stato abbastanza cattivo. Ieri sera, contro il Cagliari, ha chiuso il cerchio: ha trovato la sua prima rete stagionale (la decima con la Lazio) con la sua classica giocata ad accentrarsi per far partire poi il mancino.
Opportunità. Un gran gol, con dedica speciale per l’amico Castellanos come sottinteso dalla “Taty Mask” mostrata verso l’argentino presente in tribuna e come confermato al termine della gara: "Mi aveva detto che avrei dovuto segnare". All’84’ - quando ancora doveva arrivare il sigillo del 2-0 di Zaccagni - si è preso la standing ovation dell’Olimpico, un’ulteriore iniezione di fiducia per il futuro. Sì, perché adesso arriva il difficile, arriva il momento di confermarsi. Anche l’anno scorso aveva fatto vedere degli sprazzi di Isaksen con Baroni, un paio di mesi vissuti al top prima di calare vistosamente nel rendimento come tutti i suoi compagni. In questa stagione ha l’opportunità di crescere e maturare. Dovrà essere bravo in questo, nel rendere certe prestazioni e la sua presenza nel tabellino la normalità. Come dice spesso Sarri, è un libro da scrivere. E il gol al Cagliari deve essere solamente una delle prime pagine.
► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:
Dal sito http://www.legaseriea.it/it/serie-a/ |
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