Domenica 23 novembre 2025 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Lecce 2-0
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23 novembre 2025 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XII giornata - inizio ore 18.00
LAZIO: Provedel, Marusic, Gila (87' Patric), Romagnoli, Pellegrini (74' Lazzari), Guendouzi, Cataldi (46' Vecino), Basic, Isaksen (82' Pedro), Dia (87' Noslin), Zaccagni. A disposizione: Mandas, Furlanetto, Nuno Tavares, Belahyane, Hysaj, Provstgaard. Allenatore: Sarri.
LECCE: Falcone, Veiga, Gaspar, Tiago Gabriel, Gallo, Ramadani, Coulibaly (76' Kaba), Berisha (46' Banda), Morente (76' N`Dri), Camarda (46' Stulic), Sottil (63' Pierotti). A disposizione: Fruchtl, Samooja, Ndaba, Siebert, Sala, Perez, Helgason, Kouassi, Kovac, Maleh. Allenatore: Di Francesco.
Arbitro: Sig. Arena (Torre del Greco) - Assistenti: Sigg. Mastrodonato e Luciani - Quarto uomo: Sig. Marinelli - V.A.R.: Sig. Serra - A.V.A.R.: Sig. Piccinini.
Marcatori: 29' Guendouzi, 90'+5' Noslin.
Note: ammoniti 79' Guendouzi, 82' N`Dri. Angoli 8 a 2. Recuperi: 2' p.t., 8' s.t. Prima della partita, presentata al pubblico laziale la nuova aquila Flaminia.
Spettatori: 10.000 circa.
► I calciatori convocati per la partita odierna
► La classifica dopo la XII giornata di campionato
• Il Corriere dello Sport titola: “Questa Lazio non molla mai”. Continua il quotidiano sportivo romano: “Nonostante l’Olimpico semivuoto arriva un successo convincente e prezioso: Di Francesco e i suoi costretti ad arrendersi. Guendouzi e Noslin in gol Lecce battuto, Sarri in corsa”.
Questa Lazio meriterebbe uno stadio pieno e un presidente più generoso con il suo popolo. Lotito ne avrà preso atto, è un dato oggettivo e indiscutibile, non lo contesta solo la Curva Nord. Se ventimila tifosi hanno deciso di restare a casa, la protesta è stata portata avanti dai diecimila, fedelissimi e infreddoliti, dell’Olimpico. Nessuno lo può obbligare a cedere la società, ma di sicuro lo si può invitare a riaprire il mercato, accompagnare in modo diverso il lavoro di Sarri e anche a rivedere certe posizioni. Il gelo, non solo metereologico, creato intorno alla squadra non fa bene. Altro dato di fatto incontestabile. La Lazio è molto meno povera o non adeguata di come viene dipinta, tratteggiata, raccontata e considerata in città. Il discorso vale anche per i suoi stessi tifosi, perennemente insoddisfatti. Sarri e i suoi giocatori, un po’ alla volta, hanno rialzato la testa. Difendono alla grande e hanno cominciato a palleggiare. Il gol di Guendouzi e il raddoppio di Noslin, quasi una liberazione in pieno recupero, per spedire al tappeto il Lecce. Poteva finire molto peggio e in largo anticipo per Di Francesco. La Lazio ha dominato e giocato un calcio piacevolissimo per un’ora abbondante, non ha chiuso il conto e qualcosa ha rischiato nell’ultima mezz’ora, ma solo perché può bastare un errore o una casualità per rovinare una partita. Sarri è salito a quota 18 punti accanto al Como in attesa che Fabregas si confronti con il Toro di Baroni. Settimo posto. Chi lo avrebbe mai detto un mese fa? Per il Lecce, invece, è stato un passo indietro.
Guendo l'eroe. Per mezz’ora, nel freezer dell’Olimpico, si sono sentite solo le urla di Sarri. La Lazio, a immagine e somiglianza del Comandante, ha chiuso il primo tempo con cifre mai viste quest’anno: 72% di possesso palla, 10 tiri a 0, cinque o sei occasioni limpide. Linee di gioco verticali, ispirate dalla regia di Cataldi: con un tocco trovava smarcati Guendouzi e Basic oppure Isaksen e Zaccagni quando tagliavano dentro al campo per ricevere il passaggio. L’aggressività del Lecce si è esaurita dopo il gol annullato a Sottil con la deviazione di Gila. La Lazio, partita con lentezza, si è svegliata con Guendouzi, beccato dai fischi per alcune (clamorose) imprecisioni in avvio. Falcone con il piede ha murato Dia, servito dal francese. Bravo Boulaye, tanto discusso e finalmente incisivo. Isaksen così e così, meglio Zaccagni, tartassato come al solito. Alla mezz’ora è arrivato il gol per merito di Basic e per la grave distrazione di Veiga. Il croato ha rimesso dentro la palla e Guendouzi, di controbalzo, ha colpito in maniera sporca ma efficace, trasformando i fischi in applausi.
Doppio palo. Sotto di un gol, si è messo a urlare Di Francesco, ma la Lazio si era liberata da ogni ansia e ha chiuso benissimo. Ancora Guendouzi, Dia e Isaksen avrebbero potuto raddoppiare, ma in diverse altre azioni è stata sbagliata la scelta dell’ultimo passaggio. La ripresa si è aperta con il gol annullato a Dia. Sarri aveva perso Cataldi, nel Lecce erano entrati Stulic per Camarda e Banda. Falcone si è superato su Marusic. Guendouzi e Zaccagni hanno colpito due volte il palo nella stessa azione. Di Francesco, non ancora crollato, ci credeva, aspettando l’episodio favorevole. La Lazio, con il “braccino” e una difesa tosta, ha resistito e rischiato poco. A tempo scaduto, il lancione di Provedel si è trasformato in un assist per il contropiede di Noslin. L’ex Verona non andava a segno da un anno. Se fa gol anche l’olandese, può ancora cambiare la storia.
• Il Messaggero titola: “Lazio tosta. Una vittoria per pochi”. Continua il quotidiano romano: “I biancocelesti superano il Lecce con le reti di Guendouzi e Noslin. In un Olimpico semivuoto, la squadra mostra orgoglio e carattere. Sarri sempre più leader di un gruppo che non si arrende e combatte. Il francese non andava a segno dal 31 agosto. Cataldi e Gila sostituiti per affaticamento”.
Un battito della mezz'ala Guendouzi e il graffio in cielo di Noslin, così ricomincia il volo. Il ko con l'Inter a San Siro, le critiche e un'altra sosta turbolenta se li porta via il vento, la Lazio annienta il Lecce e riparte col turbo: supera momentaneamente il Sassuolo e aggancia il Como, che stasera se la vedranno in posticipo, rispettivamente, con Pisa e Toro. Passi in classifica, passi nella personalità e nel gioco, forse l'Europa non è più un sogno così proibito. Sarri sorride dopo un duro lavoro, non solo per aver celebrato al meglio le 149 panchine biancocelesti (record della sua carriera), ma soprattutto per aver forgiato una squadra solida, compatta come il cemento armato. Rimane questa la forza, i numeri non mentono: tre vittorie all'Olimpico, senza subire gol, non si registravano dai tempi di Pioli, è passato un decennio. Peccato stavolta sia mancato il blocco unico con il pubblico, fuori dallo spettacolo.
La svolta. Risuonano nel silenzio, infatti, le urla di Guendouzi e Noslin, gli abbracci caldissimi in un clima gelido. Sembra strano, ma non fa effetto nemmeno rivedere l'aquila, il simbolo, a dieci mesi dall'addio traumatico di Olympia. Flaminia debutta senza volare, è in vetrina su un trespolo col nuovo falconiere Garruto, ma porta già fortuna alla Lazio. Pronti, via, l'arbitro Arena annulla un gol di Sottil, che si appoggia appena su Isaksen prima di far centro. In realtà, c'è prima un fallo su Basic non sanzionato, per questo non si grida allo scandalo. Il 4-2-3-1 di Di Francesco è subito proiettato all'attacco, il 4-3-3 di Sarri è il solito, insostituibile da Bergamo. Cambiano solo i terzini, stavolta c'è Pellegrini dall'inizio. Basic è ormai il soldato perfetto, ha più fiducia e non sbaglia un colpo. Grazie al croato, Guendouzi ritrova il brivido dentro. Matteo inizia male, sbaglia appoggi semplici, ma poi serve Dia (bloccato da Falcone sul secondo palo), e poi ancora si tuffa in scivolata su un cross dal fondo di Basic, colpisce di stinco e trova il palo-gol fortunoso. Il francese non segnava dal 31 agosto, ritrova la rete alla 104esima presenza, quella che certifica la maglia più vestita nella sua carriera e con il nome della moglie Moelle sopra il numero 8. Concretezza e romanticismo.
La sfortuna. Sembra un segno del destino, eppure il Fato continua ad accanirsi contro la Lazio. A inizio ripresa fuori Cataldi (indurimento al polpaccio), la regia affidata a Vecino rende più difficile le verticalizzazioni e la costruzione dal basso. Di Francesco dà però una mano ai biancocelesti, inserendo Banda e Stulic e sbilanciandosi ancora di più all'attacco. Ci sono buchi da sfruttare, ma Dia è davvero sfortunato: quando finalmente riesce a sfuggire all'ombra Gaspar e a sbloccare un digiuno di otto gare, il timbro gli viene annullato al Var per una spintarella su Gabriel, pressato e superato. Pessima la direzione dell'arbitro Arena, che si perde falli e cartellini e si ricorda solo nel finale di averli immacolati dentro il taschino. La Lazio domina in lungo e in largo, lo confermano le statistiche (19 tiri, 8 in porta, e il 68% del possesso), ma Falcone è un muro e si supera due volte, prima sua capocciata di Marusic, poi su un siluro ravvicinato di Isaksen. Alla Lazio manca un po' di cinismo, come al solito. Troppe palle-gol sciupate lasciano aperto un match mal davvero in bilico (l'unica parata di Provedel su un piattone mogio di Gabriel), ma due legni biancocelesti gridano vendetta: prima Guendouzi, poi una semi-rovesciata di Zaccagni colpiscono in pieno lo stesso palo. Sarri provvede ai cambi perché teme l'infermeria (Gila si tocca l'adduttore ed esce) ma anche una beffa immeritata.
La rinascita. Dentro Pedro, ma a ripagare Mau è l'uomo più inaspettato. Scioccanti e senza senso i sette minuti di recupero concessi da Arena, ma proprio al 95' Noslin si avventa su un lancio di Provedel, insiste dopo la prima parata di Falcone e, di testa, la mette dentro. L'olandese non segnava da oltre un anno in campionato (contro il Genoa a ottobre) e, più in generale, dopo la tripletta in Coppa Italia al Napoli, da aprile (in Europa League col Bodo). Chissà se questa rete cambierà il suo futuro alla Lazio. Tjè in partenza a gennaio, ma rimette la musica sotto la Nord e il silenzio si trasforma in un meraviglioso baccano.
• Il Tempo titola: “Due lampi nel deserto”. Continua il quotidiano romano: “Terzo successo consecutivo in casa senza subire gol e aggancio al settimo posto. I biancocelesti tornano alla vittoria battendo il Lecce. Guendouzi la sblocca, poi il sigillo di Noslin nel recupero”.
Terza vittoria consecutiva in casa, settima partita su dodici senza subire gol: la Lazio batte il Lecce 2-0, riscatta in parte la sconfitta di maggio contro i salentini che la estromise dall'Europa e sale in classifica. Decidono Guendouzi all'inizio e Noslin al tramonto di una gara ben giocata da una squadra in crescita. In mezzo tanta sfortuna, due pali, una rete annullata da un giovane arbitro impresentabile. Sarri può essere soddisfatto del suo gruppo, non era facile scendere in campo in un'atmosfera irreale dove si poteva pure affondare. Invece la prova è stata convincente anche se agevolata da un avversario rinunciatario. Quando fischia Arena l'inizio della sfida l'Olimpico è quasi tutto vuoto (circa 10 mila gli spettatori). La risposta alla richiesta della Curva Nord di disertare lo stadio per questa sfida di campionato contro il Lecce è forte e chiara: si gioca nel silenzio, siamo ai minimi storici del rapporto già molto conflittuale tra i tifosi e la società gestita dal presidente Lotito. C'è anche la partita da giocare e la Lazio prova a farlo con dignità nonostante un ambiente esterno elettrico e pieno di tensioni.
Si parte con i giocatori con un segno rosso in volto per la giornata contro la violenza sulle donne e numeri speciali delle maglie con nomi femminile di fidanzate, mamme o figlie. La squadra di Sarri prova a comandare il gioco, il Lecce tiene la linea alta ma non punge. Prima Falcone è prodigioso su una conclusione di Dia, poi si deve arrendere al piattone di Guendouzi su assist di Basic al termine di un'azione insistita: 1-0. La Lazio insiste, sempre il centrocampista croato impegna con un tiro da fuori il portiere giallorosso. Si va al riposo con un solo gol di vantaggio nonostante un dominio totale. Dopo l'intervallo dentro subito Vecino per l'infortunato Cataldi, Di Francesco prova a girare la partita con Strulic e Banda. Il Var Serra fa annullare all'arbitro di campo un gol al limite di Dia (fallo su Gabriel), poi le parate di Falcone e due pali di Isaksen e Zaccagni fanno temere la beffa scritta nei libri della storia del club. Ma il Lecce è poca cosa, non crea pericoli se si esclude qualche tiro dalla distanza, Sarri non si fida e inserisce Lazzari, Patric, Pedro e Noslin. Proprio il centravanti olandese trova il raddoppio al sesto dei sette minuti concessi da Alberto Ruben Arena di Torre del Greco (un extra ingiustificato). Finisce 2-0, giusto così: almeno sul campo la Lazio risponde bene a una settimana di veleni. Ora tre prove importanti per provare ad alzare l'asticella, sabato sera la trasferta di San Siro contro il Milan, poi doppio impegno all'Olimpico sempre contro i rossoneri negli ottavi di Coppa Italia, infine la sfida di campionato contro il Bologna sempre in casa. Otto giorni decisivi per capire le ambizioni di una squadra che non vuole rassegnarsi una stagione anonima. E la mano del comandante Sarri comincia a vedersi ogni giorno di più.
• La Gazzetta dello Sport titola: “Lazio salto in alto”. Continua il quotidiano sportivo: “Apre Guendouzi, poi Noslin si vede il gioco di Sarri. Il Lecce si arrende senza creare pericoli: i biancocelesti chiudono la settima partita senza prendere gol e adesso sono ottavi”.
Senza pubblico (o quasi), ma con il cuore. E, per la prima volta in questa stagione, anche con un gioco che comincia a rispondere ai canoni sarriani. La Lazio torna al successo contro un Lecce mai in partita e troppo arrendevole. Terza vittoria consecutiva interna e settimo clean sheet per i biancocelesti che sia pur a fatica, tra infortuni che vanno e che vengono (all’elenco potrebbero aggiungersi Cataldi e Gila, usciti per problemi muscolari), continuano il percorso di crescita. A senso unico Sarri dirige, Guendouzi esegue (per entrambi da ieri la Lazio è il club in cui hanno più presenze). Ma, al di là dei protagonisti, i 3 punti arrivano grazie alla prova del collettivo, che domina la gara con il solo torto (non lieve, peraltro) di chiuderla soltanto al quinto dei sette minuti concessi dall’arbitro Arena (negativa la sua prova e non solo per l’appendice inspiegabilmente extralarge). I biancocelesti fanno tutto bene, anche se la partenza fa pensare il contrario. Il Lecce infatti va in gol al 7’ con Sottil, ma Arena annulla per una manata dello stesso Sottil a Isaksen. Quella resterà fino a metà della ripresa l’unica incursione dei leccesi nella metà campo avversaria. Il 4-2-3-1 degli ospiti, che in fase difensiva diventa 4-4-2, non riesce a essere impenetrabile e neppure consente di sfruttare le ripartenze, che non ci sono. Si fa fatica a credere che sia una squadra di Di Francesco, che al di là dei risultati ottenuti si è sempre fatto apprezzare per la proposta di gioco. Sulla prova disarmata dei salentini incide però parecchio quella convincente dei padroni di casa. Che giocano compatti, palleggiano fitto a centrocampo (Sarri alla fine dirà, forse esagerando un po’, di aver rivisto il suo Napoli) e sfruttano chirurgicamente le fasce grazie alle due catene laterali, Marusic-Isaksen sulla destra, Pellegrini-Zaccagni sulla sinistra.
Guendo e Noslin. E stavolta (da qui il salto di qualità nel gioco) partecipano attivamente alla fase offensiva pure le mezze ali. Da una loro combinazione nasce il gol che rompe l’equilibrio. Basic crossa dal fondo, Guendouzi supera Falcone con tiro sporco ma efficace. A quel punto ti aspetteresti che il Lecce esca dal guscio ed è invece la Lazio che continua a fare gioco e produrre occasioni (mai come stavolta, in questo campionato). Ci provano un po’ tutti, ma Falcone ci mette sempre una pezza, quando non ci riesce lo salvano i pali (colpiti da Guendouzi e Zaccagni) e il Var che annulla un gol di Dia per una spinta del centravanti su Tiago Gabriel. DiFra, passata la buriana, tenta di riprenderla nel finale con i cambi. Butta dentro tutto quello che ha (dopo Stulic e Banda entrati a inizio ripresa, ecco Pierotti, Kaba e N’Dri). Il 4-2-3-1 diventa a tratti un 4-2-4, che però crea solo confusione. Dalla quale peraltro a volte arrivano anche i gol. Non stavolta, però. La rete, quella che chiude i conti, la segna invece Noslin al 95’.
• Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara.
Sarri se la gode "La squadra è in crescita. Finalmente ci divertiamo ma andava chiusa prima". Il tecnico tra gioia e polemica: "Il Var? Non sopporto quando si fa moviola". Su Cataldi e Gila c’è ottimismo "Speriamo sia affaticamento".
La Lazio vince e Sarri se la gode. "Ci sono stati 60-70 minuti di alto livello. La squadra è in crescita, rimane l'arrabbiatura perché non si può portare una partita di questo tipo al 90' con il risultato ancora in ballo. I ragazzi stanno dando ogni volta qualcosa di meglio. Come dicevo anche quando perdevamo, questo era un gruppo che mi stava dando gusto. Mi faceva divertire durante la settimana, speravo che prima o poi lo facesse nel match day. Mi fa piacere che anche loro ora si comincino a togliere soddisfazioni. E mi fa piacere che Basic abbia detto che in campo si sia divertito. È la sensazione che ho avuto anche durante il primo tempo e l'ho detto ai ragazzi nell'intervallo. Quando si gioca divertendosi diventa tutto più semplice".
È sempre stata la sua idea di calcio. L'ha inseguita e trovata, ci sta riuscendo di nuovo anche con questa Lazio, nonostante i tanti asterischi che hanno condizionato la stagione: "Dopo 5 mesi di incazzature che si sono susseguite, adesso ho la sensazione di poter allenare a fondo. Non so se è per la settimana a disposizione, cosa che non mi succedeva dal 2014 o per la disponibilità dei giocatori. È una stagione che ha delle problematiche impensabili, mi ci sono trovato dentro e alla fine mi dà anche gusto. La sensazione è che stiamo lavorando, siamo un gruppo bello, compatto, unito, umile. È una bella sensazione. Poi per i miracoli non sono attrezzato, ma sarebbe già molto bello se 7-8 di questi giocatori a fine stagione possano essere pronti per creare una base solida, su cui innestare 3-4 elementi e tornare a essere veramente competitivi a livelli più alti". I miglioramenti sono evidenti: "Quanto manchi per vedere la miglior Lazio possibile non lo sa nessuno, ma posso dire che nei primi 60 minuti mi ha ricordato il Napoli di 7-8 anni fa e questo è già un gran complimento che posso fare ai miei giocatori. Non c'è quella qualità tecnica, ma il modo di avere in mano la partita è stato lo stesso. Quindi, a livello di mentalità stiamo crescendo. Io spero ancora ci siano tanti margini, ma questo ce lo dirà solo il tempo".
Sarri è tornato a parlare del Var: "È eccessivo, inappropriato e non sopporto quando si fa moviola. Perché se mi fai vedere un'azione su un fermo immagine e non a velocità normale ha poco senso". Per quanto riguarda i due cambi per infortunio, le sensazioni sono ottimistiche: "A Cataldi progressivamente gli si stava indurendo il polpaccio, Gila ha avuto la stessa sensazione di un adduttore che piano piano gli diventava più contratto. La speranza è che siano due affaticamenti". Un chiarimento su Dele-Bashiru: "Avevo deciso per un suo reintegro venerdì, poi la società mi ha chiesto di aspettare la prossima settimana per parlarne e avere le idee più chiare".
In un altro articolo le dichiarazioni del Presidente Claudio Lotito.
Sciopero e fischi ma Lotito attacca "Vogliono rivendicare un ruolo che non esiste nel rapporto tra società e tifoso. Io non accetto intimidazioni". Prosegue il muro contro muro. Il presidente sul caso Paparelli: "Presupposto falso. Iniziativa di un gruppo, non di tanti. Regole da rispettare".
Il muro contro muro continua. Ci è voluto un po', ma alla fine è arrivata anche la versione ufficiale della Lazio sulla "querelle Paparelli" che ha portato ad avere 10.000 spettatori scarsi ieri all'Olimpico, con i tifosi rimasti fuori dallo stadio seguendo la protesta annunciata dai gruppi organizzati. Nella mattinata di ieri il club ha pubblicato un comunicato in cui rigettava "con assoluta decisione le accuse infondate e offensive rivolte alla dirigenza", sottolineando quanto fosse "profondamente ingiusto e inaccettabile trasformare il rispetto per la memoria di Vincenzo Paparelli in uno strumento di polemica o ricatto" e che "uno striscione può essere autorizzato solo se presentato, firmato e accompagnato da chi lo espone; senza chi lo espone non può esistere alcun ingresso".
Lotito. Poco prima del fischio d'inizio, poi, si è presentato direttamente il presidente Lotito davanti alle televisioni: "Ritengo che lo sciopero sia una cosa legata a un gruppo di persone, non penso siano tanti. Io penso che i tifosi debbano fare i tifosi, essere rispettosi delle regole. Devono fare una critica costruttiva e giudicare il percorso da fare per ottenere tutti insieme il risultato agognato". A seguire è entrato nel merito dello sciopero: "È stato costruito su un presupposto totalmente sbagliato, dicendo che abbiamo impedito alla nipote di Paparelli di scendere in campo. È falso. Il vero problema è che quattro rappresentanti della tifoseria volevano scendere in campo e abbiamo ritenuto non fosse opportuno, alla luce di tutta la situazione generale, dargli il via libera. La famiglia di Paparelli è stata rispettata, onorata e accolta con tutti gli onori nella tribuna autorità, come concordato con la famiglia. Questa è una strumentalizzazione per rivendicare un ruolo che non esiste nel rapporto tra società e tifoso. Non si usano questi mezzi per coartare la volontà di qualcuno. Io sono un combattente, mai un reduce. Non accetto intimidazioni. Certi comportamenti alla fine usciranno e si vedrà quelli che sono non patologici e quelli che sono da codice penale. Impedire alla gente di vedere la Lazio vuol dire che quelli che lo fanno non sono tifosi, ma gente che usa la Lazio per propri fini".
Protesta. Un attacco duro, quello del patron. Ed è sempre più teso il rapporto tra tifoseria e società. Ieri è stata presentata la nuova aquila Flaminia ("In 50mila hanno votato nel nostro sondaggio", ha evidenziato Lotito) in un'atmosfera surreale, con appena 10.000 spettatori complessivi, le curve deserte e la Tevere vuota per due-terzi. Vuol dire che di coloro che avevano diritto a entrare (tra abbonamenti e biglietti acquistati) sono rimasti fuori più o meno in 25.000. Sicuramente molto più di un gruppo di persone. Nei distinti Sud-Est, uno dei settori popolati, è apparso lo striscione "Rispetto per la famiglia Paparelli". "Per amore di Vincenzo" è invece lo stendardo che sarebbe dovuto entrare in Nord e che non ha ricevuto i permessi. I tifosi lo hanno esposto fuori dallo stadio, accompagnato da un altro: "Fuori i romanisti dalla Lazio". Il muro a muro continua.
► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:
Dal sito http://www.legaseriea.it/it/serie-a/ |
Dal sito http://www.legaseriea.it/it/serie-a/ |
• La classifica dopo la XII giornata del campionato di Serie A:
| Classifica | Punti | GG | V | N | P | GF | GS | DR | Punti C | VC | NC | PC | Punti F | VF | NF | PF |
|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
| Roma | 27 | 12 | 9 | 0 | 3 | 15 | 6 | 9 | 12 | 4 | 0 | 2 | 15 | 5 | 0 | 1 |
| Milan | 25 | 12 | 7 | 4 | 1 | 18 | 9 | 9 | 13 | 4 | 1 | 1 | 12 | 3 | 3 | 0 |
| Napoli | 25 | 12 | 8 | 1 | 3 | 19 | 11 | 8 | 16 | 5 | 1 | 0 | 9 | 3 | 0 | 3 |
| Inter | 24 | 12 | 8 | 0 | 4 | 26 | 13 | 13 | 15 | 5 | 0 | 2 | 9 | 3 | 0 | 2 |
| Bologna | 24 | 12 | 7 | 3 | 2 | 21 | 8 | 13 | 13 | 4 | 1 | 0 | 11 | 3 | 2 | 2 |
| Como | 21 | 12 | 5 | 6 | 1 | 17 | 7 | 10 | 12 | 3 | 3 | 0 | 9 | 2 | 3 | 1 |
| Juventus | 20 | 12 | 5 | 5 | 2 | 15 | 11 | 4 | 12 | 3 | 3 | 0 | 8 | 2 | 2 | 2 |
| Lazio |
18 | 12 | 5 | 3 | 4 | 15 | 9 | 6 | 13 | 4 | 1 | 1 | 5 | 1 | 2 | 3 |
| Sassuolo | 17 | 12 | 5 | 2 | 5 | 16 | 14 | 2 | 7 | 2 | 1 | 3 | 10 | 3 | 1 | 2 |
| Udinese | 15 | 12 | 4 | 3 | 5 | 12 | 20 | -8 | 8 | 2 | 2 | 2 | 7 | 2 | 1 | 3 |
| Cremonese | 14 | 12 | 3 | 5 | 4 | 13 | 16 | -3 | 6 | 1 | 3 | 2 | 8 | 2 | 2 | 2 |
| Torino | 14 | 12 | 3 | 5 | 4 | 11 | 21 | -10 | 8 | 2 | 2 | 2 | 6 | 1 | 3 | 2 |
| Atalanta | 13 | 12 | 2 | 7 | 3 | 14 | 14 | 0 | 7 | 1 | 4 | 1 | 6 | 1 | 3 | 2 |
| Cagliari | 11 | 12 | 2 | 5 | 5 | 12 | 17 | -5 | 5 | 1 | 2 | 3 | 6 | 1 | 3 | 2 |
| Parma | 11 | 12 | 2 | 5 | 5 | 9 | 15 | -6 | 6 | 1 | 3 | 2 | 5 | 1 | 2 | 3 |
| Pisa | 10 | 12 | 1 | 7 | 4 | 10 | 16 | -6 | 6 | 1 | 3 | 2 | 4 | 0 | 4 | 2 |
| Lecce | 10 | 12 | 2 | 4 | 6 | 8 | 16 | -8 | 3 | 0 | 3 | 3 | 7 | 2 | 1 | 3 |
| Genoa | 8 | 12 | 1 | 5 | 6 | 11 | 19 | -8 | 3 | 0 | 3 | 3 | 5 | 1 | 2 | 3 |
| Fiorentina | 6 | 12 | 0 | 6 | 6 | 10 | 19 | -9 | 2 | 0 | 2 | 4 | 4 | 0 | 4 | 2 |
| Verona | 6 | 12 | 0 | 6 | 6 | 7 | 18 | -11 | 3 | 0 | 3 | 3 | 3 | 0 | 3 | 3 |
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