Mercoledì 21 dicembre 2016 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Inter-Lazio 3-0

Da LazioWiki.

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21 dicembre 2016 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Campionato di Serie A, XVIII giornata - inizio ore 20.45


INTER: Handanovic, D'Ambrosio, Miranda, Murillo, Ansaldi (63' Nagatomo), Brozovic, Kondogbia, Candreva (86' Gabigol), Banega (74' Palacio), Perisic, Icardi. A disposizione: Carrizo, Yao, Andreolli, Ranocchia, Santon, Gnoukouri, Biabiany, Eder. Allenatore: Pioli.

LAZIO: Marchetti, Basta, de Vrij, Wallace, Patric (59' Keita), Parolo, Biglia (81' Cataldi), Milinkovic, Felipe Anderson, Immobile, Lulic (72' Lombardi). A disposizione: Strakosha, Vargic, Hoedt, Bastos, Murgia, Kishna, Luis Alberto, Djordjevic. Allenatore: Inzaghi.

Arbitro: Sig. Mazzoleni (Bergamo) - Assistenti Sigg. Crispo e Posado - Quarto uomo Sig. Meli - Assistenti d'area Sigg. Rocchi e Guida.

Marcatori: 54' Banega, 57' Icardi, 65' Icardi.

Note: ammonito al 58' Ansaldi, al 58' Felipe Anderson, al 63' Lulic, al 76' Miranda, tutti per gioco falloso. Angoli 5-3. Recuperi: 0' p.t., 3' s.t.

Spettatori: 37.868.


Senad Lulic in azione
Foto Getty Images
Sergej Milinkovic Savic
Foto Fotonotizia
Lucas Biglia e Antonio Candreva
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Una fase di gioco
Foto Ansa
Wallace alla caccia del pallone
Foto Fotonotizia
Ciro Immobile
Foto Fotonotizia
La seconda rete nerazzurra
Foto Ansa
La rete del definitivo 3-0
Foto LaPresse
Felipe Anderson
Foto Ansa
Un momento della gara
Foto Fotonotizia

I calciatori convocati per la partita odierna

La Gazzetta dello Sport titola: "Inter, regalo a Pioli. Banega e Icardi stendono la Lazio. L’ex squadra del tecnico nerazzurro parte forte, ma poi si scatena il duo argentino".

Continua la "rosea": E vai col tango. Festa grande a San Siro, con colonna sonora argen­tina. Alla fine sembra che tutto funzioni. Che le sofferenze, le sconfitte, i balbettii, i bidoni pagati cari che non si vede(va?) l’ora di spedire via, che tutto questo sia stato soltanto un lungo, brutto sogno. Alla fine ballano tutti, si divertono tutti. L’oggetto misterioso Kondogbia che è uno dei migliori in campo, Brozovic che sembra un Gattuso dei tempi d’oro ma coi piedi migliori, Miranda che torna a livelli super, Banega implacabile mastino sul costruttore di gioco e poi uomo che apre la danze, Gabriel Barbosa, udite udite, che quando entra viene acclamato, poi fa numeri da circo e scatena la folla. Ma soprattutto e sopra tutti: Maurito Icardi. Doppietta, dopo più di un mese di astinenza, e un palo clamoroso. Più varie ed eventuali. Un’iradiddio. E vai col tango, l’Inter risale e stoppa la Lazio, nella speranza che questo non sia stato solo un breve, stupendo, sogno. Pioli castiga la sua ex squadra e rimpingua il suo personale cartellino in campionato: 6 gare in nerazzurro, 4 vittorie, un pari e una sola sconfitta. Vuoi vedere che la strada è davvero segnata? La Lazio dà un bell’aiutino alla ripartenza forte dell’Inter, con un black out non così insolito nella ripresa. Ma a conti fatti l’Inter ha strameritato e ora può inseguire maggior gloria.

Alzi la mano però chi avrebbe scommesso un euro su questo risultato nell’intervallo. È stata subito Lazio. Dopo 40 secondi un doppio brivido per Handanovic con tiro di Immobile, respinto da lui, e Lulic, murato da... D’Ambrosio. Primo round ai punti vinto nettamente dagli uomini di Inzaghino. In generale, la Lazio sembrava una squadra con le idee piuttosto chiare per fare male e per difendersi. L’Inter ha opposto una feroce resistenza, con tanto pressing ma una volta in possesso palla non riusciva a costruire con efficacia. Nello specifico, funzionavano alla grande gli esterni biancocelesti, Lulic e Felipe Anderson, in grado di creare sempre pericoli (strepitosa un’azione del brasiliano che si è bevuto mezza Inter ma al tiro non è stato altrettanto bravo). Candreva e Perisic invece stavano troppo avanti e non contribuivano alla manovra. Kondogbia e Brozovic hanno tenuto in piedi l’Inter. I due si sono fatti il mazzo in copertura e in uscita. Con Banega magistrale nell’interpretare il ruolo che Pioli gli ha disegnato: controllore di Biglia per interrompere la prima fonte di gioco. Ma poi si è dimenticato della seconda fase, cioè cercare l’idea giusta per lanciare Icardi o chi per lui. Con Biglia bloccato, la Lazio ha trovato altre soluzioni in uscita: non Parolo, oscurato dai centrali Inter, ma de Vrij in prima battuta e Milinkovic in appoggio. Risultato: l’Inter ci ha messo 30’ per scaricare il primo pallone verso Marchetti, mentre la Lazio aveva già procurato altri brividi al portiere nerazzurro.

Poi la Lazio ha smesso di suonare, il rock di Anderson e Lulic ha lasciato spazio alla musica avvolgente ma implacabile del tango. Una palla persa da Milinkovic ha consentito a Banega di tirare una sassata che Marchetti non è riuscito a intercettare. E da lì tutto è cambiato. Subito dopo Icardi ha girato di testa da maestro dell’area, un cross di D’Ambrosio e la Lazio si è inginocchiata. Inzaghi ha cercato subito una reazione inserendo Keita per Patric e arretrando Lulic in difesa. Ma ormai i buoi erano scappati. Punizione di Banega all’indietro, stoccata di Icardi velenosa e fortunata che finiva in rete per il 3­-0 grazie anche a un colpevole Marchetti. Partita chiusa dopo 20’. Qualche tentativo della Lazio con Keita e Lulic (ma senza Immobile ormai in crisi piena) troppo da circo e poco incisivo con tanti fraseggi in area e nessun tiro, mentre l’Inter si avvicinava ancora al gol col solito Icardi che inseriva nella sua super nottata anche un palo. In fondo, una logica c’è. La Lazio è quasi sempre grande nei primi tempi (miglior difesa della A) e piccola nei secondi. L’Inter ha firmato il 70% dei suoi gol nella ripresa. Si direbbe che fa sfogare gli avversari e poi li colpisce. A San Siro poi sta diventando implacabile: 5 vittorie di fila in campionato, 7 se contiamo le coppe. Casa dolce casa. Ultima vittima questa Lazio che nelle ultime 8 giornate aveva totalizzato 19 punti, dietro solo alla Juve. Significa che se l’Inter ci crede davvero, può giocarsela con tutti. Forse è ora di lasciar perdere i sogni, belli o brutti, e buttarsi nella realtà. Del tango.


Il Corriere dello Sport titola: "L'Inter show. Extraicardi, la Lazio va ko. Doppietta dell’attaccante, gol di Banega, Pioli vince la partita dell’ex. Inzaghi domina un tempo, poi...".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Icardi e Banega erano in campo anche nel primo tempo, ma hanno cominciato a giocare solo nella ripresa e in dieci minuti hanno schiantato la Lazio. Doppietta del capocannoniere (più un palo), gol-saetta dell’argentino, dal minuto 9 al minuto 20, dopo un’ora di sola Lazio, o quasi. L’Inter non ha incantato nemmeno ieri sera, ma adesso il lavoro di Pioli lascia segni evidenti: ha un’organizzazione più efficace in fase difensiva (zero gol subiti nelle ultime 3 partite) e sa come sfruttare le qualità dei suoi giocatori. Icardi ha segnato due gol con i primi due palloni giocati dall’Inter pensando a come si muove quel toro scatenato nell’area avversaria. Palloni serviti su un piatto d’argento. Non solo, da un po’ di tempo a questa parte sa anche sfruttare la forza del suo stadio, dove vince da 7 partite di fila. E’ il suo momento, è arrivata a 4 vittorie consecutive compresa la coppa e ora Pioli la guida con un tocco leggero, di equilibrio e intelligenza. La Champions non è a portata di mano, ma si avvicina ogni partita di più. La Lazio, invece, è ancora lontana dalla dimensione della grande squadra. A San Siro ci ha provato nel primo tempo, ma sempre con un "vorrei ma non posso" che, tradotto sul campo, significava Keita in panchina e tridente con Lulic. Poi, nella ripresa, il calo che stavolta ha preso la forma di un crollo.

Il cambio di passo, ma anche di gioco, anche di fiducia, è difficile da spiegare perché è davvero troppo netto. Ieri al 45', sospinta da Felipe Anderson, scatenato nel suo ruolo ideale, la Lazio aveva costruito quattro belle occasioni. E’ un’ala d’attacco, non un’ala a tutto campo e la sua diversa prestazione (nel primo tempo) fra la gara con la Fiorentina e quella con l’Inter sta nel modulo della Lazio, passata dal 3-5-2 al 4-3-3, e dal suo movimento tutto d’ispirazione offensiva. Le prime due azioni pericolose (peraltro identiche) sono nate dalle fiammate del brasiliano che ha saltato Ansaldi e trovato Immobile poco dentro l’area: Handanovic ha respinto i tiri del centravanti e D’Ambrosio quello di Lulic sulla ribattuta. I due centrali nerazzurri hanno tardato a capire che quello era uno schema e non hanno chiuso per tempo. L’Inter ha ripreso quota, sostenuta da Brozovic, sempre più autorevole come organizzatore di gioco. Al croato (e a tutta la squadra) sarebbe servito però l’apporto di Banega, controllato da Biglia. L’effetto di queste note difficoltà era nel poco che la squadra di Pioli produceva in attacco a cominciare dal suo bomber (zero tiri di Icardi). Se questa attesa fosse stata studiata e preparata (e magari lo è davvero), dovremmo parlare di Pioli come un grandissimo stratega.

La Lazio interrompeva il lento macinare dell’Inter con le ingobbite ripartenze di Lulic e soprattutto con i lampi di Felipe Anderson che a un certo punto ha cercato di fare tutto da solo, partendo in un fantastico slalom: ne ha saltati tre, Ansaldi, Miranda e Murillo e quando è arrivato davanti alla porta si è fatto deviare il tiro ancora da D’Ambrosio. In meno di un quarto d’ora, la Lazio è scomparsa, è uscita tutta insieme, come ormai le càpita troppo spesso nel secondo tempo di tante partite, come era capitato anche domenica sera contro la Fiorentina. Solo che a differenza dei morbidi viola, i nerazzurri sono stati spietati. Ha cominciato Banega sfruttando un errore tecnico di Milinkovic (ha perso palla sulla pressione dell’argentino) e tattico di Biglia (non è rimasto in copertura): un ceffone a piede aperto nel sette. Secondo gol due minuti dopo, su cross libero di D’Ambrosio e movimento da vero bomber di Icardi che ha fregato il tempo a de Vrij e ha segnato di testa. Una squadra ordinata e ben organizzata si è polverizzata in pochi secondi. E’ un problema serio per Inzaghi che ha preso il terzo gol ancora da Icardi dopo una punizione di Banega: e anche in quella occasione, vi raccomandiamo la difesa. Chiusura col palo di Maurito e l’ingresso con ovazione di San Siro di Gabigol. Sulle 21 reti subite, la Lazio ne ha prese 18 nel secondo tempo. C’è qualcosa, anzi, c’è tanto, che non va.


Il Messaggero titola: "Lazio, le grandi restano tabù. Biancocelesti ko anche contro l’Inter. In gol Banega e Icardi per due volte. La squadra di Inzaghi crolla ancora nella ripresa dopo l’uno-due interista".

Prosegue il quotidiano romano: Questione di testa, anche se stavolta in negativo. Il solito approccio sconclusionato della Lazio nei secondi tempi. E così a brindare è l’Inter e lo fa per ben tre volte approfittando del fatto che i biancocelesti rientrano dagli spogliatoi con il pigiama addosso. Finisce 3-0 a San Siro, Banega e doppietta di Icardi che per una notte è re dei bomber aspettando Dzeko e Belotti. Ancora una volta Inzaghi deve registrare una sconfitta contro una big. In questa stagione è già successo con Juventus, Milan e Roma. E così gli ex Pioli e Candreva si prendono la loro rivincita personale. L’Inter centra il quarto successo di fila tra coppa e campionato portandosi a -4 dai biancocelesti. Biglia e compagni, ancora una volta, si dimostrano troppo ingenui. Non può essere solo un caso se contro le cosiddette grandi la Lazio ha conquistato un solo punticino. Inzaghi ha già fatto meglio di Pioli nel suo anno di grazia laziale, ma nella storia Eriksson nel 2000 e Mancini nel 2003 alla diciottesima avevano 36 punti. Un peccato perché la Lazio aveva iniziato subito forte: sapendo che la chance era grande, voleva far capire subito all’Inter quale sarebbe stato l’indirizzo della partita.

Ci è riuscita per 45 minuti ma senza pungere. Poi il crollo. Inzaghi deve rinunciare a Radu che si arrende nel riscaldamento. Il romeno non era al meglio ma ha voluto provare fino all’ultimo. Al suo posto Patric, lo spagnolo è l’ago della bilancia del modulo camaleontico messo incampo da Simone. In fase di non possesso Patric gioca sulla linea della difesa definendo il 4-3-3, quando la Lazio imposta la manovra sale sulla linea dei centrocampisti. Ha la marcatura a uomo su Candreva, è lui il primo ad attaccarlo quando prende palla, aspettando il raddoppio ed è sempre lui a lanciarsi nello spazio quando i biancocelesti ripartono. Nei primi minuti sono frequenti anche i cambi di fascia tra Lulic e Anderson che premono molto sugli esterni. La chiave tattica è semplice, Biglia e Parolo, a turno, si abbassano a prendere palla da de Vrij, il primo a far partire l’azione. Rapidamente smistano sui due laterali che affondano dando parecchie noie a D’Ambrosio e Ansaldi. Milinkovic, invece, ha il compito di calamitare a sé tutti i palloni e scambiare rapido con Immobile. In particolare il tecnico biancoceleste gli chiede di prendere i rinvii di Marchetti. Ciro, al solito, svaria su tutto il fronte d’attacco facendo un lavoro enorme. L’Inter gioca praticamente a specchio sfruttando la tecnica e la velocità di Candreva e Perisic. Ne nascono dei duelli da applausi.

Dietro de Vrij e Wallace chiudono bene anche se qualche volta si lasciano andare a qualche sbavatura, ma i nerazzurri non ne approfittano mai. La Lazio gioca bene per un tempo poi, come detto, sparisce nella nebbia del Meazza. La ripresa si apre con la solita squadra che approccia con la testa tra le nuvole. Il primo squillo è di Icardi che in scivolata non arriva a chiudere un cross tagliato di Candreva. Il vantaggio però arriva poco dopo con una bastonata da 25 metri di Banega che ruba palla ad un ingenuo Milinkovic. Una mazzata per la Lazio che dopo due minuti subisce anche il raddoppio di Icardi che gira intorno a de Vrij, l’olandese guarda solo la palla e si fa scappare l’argentino che poi sigla anche la sua sesta doppietta personale in campionato. Inzaghi ora dovrà riflettere perché in certe gare non si può regalare un tempo agli avversari soprattutto dopo aver fatto bene nel primo. Squadra troppo timida e molle che affonda nella paura appena viene colpita. Detto questo non bisogna buttare via quanto di buono fatto fin qui. Si dovrà, però, lavorare sulla testa e sulla maturità per centrare la Champions. Un traguardo che per ora resta un dolce sogno da cullare. Inzaghi è tecnico preparato e saprà come recuperare.


Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Volendo è stata una sorta di contrappasso. Un anno fa, infatti, era stata Lazio a festeggiare il Natale a San Siro, sbancato grazie ad una doppietta di Candreva, ora passato dall'altra parte. Fu la prima e decisiva crepa per l'Inter, allora capolista. Stavolta, invece, era la squadra biancoceleste ad apparire più lanciata, dopo essersi appena issata al terzo posto. Ma la scoppola, rimediata dopo un primo tempo dominato e sprecato e la solita ripresa in calo, può rimettere in discussione tante cose. "Purtroppo non siamo riusciti a fare gol e alla fine conta quello nel calcio - ha raccontato un visibilmente amareggiato Inzaghi -. L'Inter è stata brava, ha avuto la capacità di soffrire e così la rete l'abbiamo presa noi". E lì, invece di reagire, si è spenta la luce. "Una squadra come la nostra non può permettersi di subire 3 gol in soli 12'. Incassato il primo, ci siamo seduti. Avessimo mantenuto il minimo svantaggio, magari Mazzoleni ci avrebbe dato il rigore che c'era... I miei giocatori devono capire che può capitare di andare sotto e che, quando accade, non è tutto finito: bisogna reagire. E' capitato anche nel derby con la Roma, quindi me ne prendo io la responsabilità".

Già perché la realtà racconta di una Lazio che continua a commettere lo stesso tipo di errori, o meglio a presentare i soliti difetti. "Abbiamo tante cose da risolvere - ha ammesso Inzaghi -. Anche se, per la verità, stavolta l'approccio alla ripresa non è stato negativo. Per i primi 7-8' abbiamo proseguito allo stesso modo del primo tempo. E l'Inter non sembrava in grado di essere pericolosa: un solo tiro e tre punizioni laterali, due delle quali non c'erano. Invece, dopo il gol di Banega è cambiato tutto". Ci sono numeri che non possono essere nascosti: "Abbiamo subìto solo 3 gol prima dell'intervallo, mentre sono ben 18 quelli incassati dopo. Il problema è mentale, non fisico. Da quel punto di vista stiamo bene: corriamo di più nel secondo tempo, piuttosto che nel primo. Qualcosa, però, deve cambiare, altrimenti non faremo mai il salto di qualità, soprattutto in questo tipo di partite, contro avversari di livello". Se una squadra non segna, o meglio non sfrutta le occasioni che crea, è automatico prendersela con gli attaccanti. E, in questo momento, è naturale che il dito sia puntato verso Immobile, a secco da due mesi. "La squadra l'ha cercato e lui si è mosso. Sono sicuro che presto tornerà a segnare, come tutti gli altri. Sarà importante continuare a giocare come abbiamo fatto nel primo tempo. Abbiamo dominato a San Siro, dimostrando una notevole personalità: non so quali altre squadre siano capaci di farlo. Non potrà andarci sempre male", ha provato a pensare positivo Inzaghi.

C'è il dubbio però che con Keita dall'inizio, forse, qualcosa poteva cambiare. "Con i se e con i ma non si va da nessuna parte. E, se avessimo segnato i due gol che dovevamo, non ci sarebbero state discussioni. Per quello che si è visto in campo, tutto aveva funzionato a dovere. Avevo previsto la spinta dell'Inter, invece siamo stati noi a prendere in mano la partita. Evidentemente serviva maggiore cattiveria. Poi il calcio è fatto di episodi... de Vrij sul secondo gol? Quando si subisce, c'è sempre errore, ma in questo caso è stato bravissimo Icardi. E' il primo che non si deve prendere, perché è nato da un pallone perso da Milinkovic. E analizzeremo anche il terzo...".



Galleria di immagini sulle reti della gara
La rete del vantaggio interista
Il raddoppio nerazzurro
Il definitivo 3-0




La formazione biancoceleste:
de Vrij, Wallace, Lulic, Milinkovic-Savic, Immobile, Marchetti
Basta, Parolo, Felipe Anderson, Biglia, Patric




► Per questa partita il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ha convocato i seguenti calciatori:



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