Domenica 11 settembre 2022 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Hellas Verona 2-0

Da LazioWiki.

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11 settembre 2022 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, VI giornata - inizio ore 18.00


LAZIO: Provedel, Lazzari (75' Hysaj), Patric, Casale, Marusic, Basic (55' Luis Alberto), Marcos Antonio (65' Vecino), Milinkovic, Felipe Anderson (65' Cancellieri), Immobile, Zaccagni. A disposizione: Maximiano, Adamonis, Romagnoli, Gila, Radu, Kamenovic, Bertini, Romero. Allenatore: Sarri.

HELLAS VERONA: Montipò, Ceccherini (61' Cabal), Hien, Coppola, Terracciano (61' De Paoli), Ilic, Veloso (36' Tameze), Doig, Lazovic (70' Hrustic), Lasagna (70' Kallon), Henry. A disposizione: Berardi, Perilli, Faraoni, Verdi, Hongla, Djuric, Piccoli, Gunter, Dawidowicz, Cortinovis. Allenatore: Cioffi.

Arbitro: Sig. Irrati (Pistoia) - Assistenti Sigg. L. Rossi e Perrotti - Quarto uomo Sig. Baroni - V.A.R. Sig. Mazzoleni - A.V.A.R. Sig. Valeriani.

Marcatori: 69 Immobile, 90'+5' Luis Alberto.

Note: esordio in una competizione ufficiale con la maglia della Lazio per Casale. Ammonito al 35' Veloso, al 44' Ceccherini, al 63' Coppola, al 66' Cabal, all'81' Hien ed all'83' Hysaj tutti per gioco falloso, all'80' Luis Alberto ed all'88' Cioffi per proteste. Angoli 3-5. Recuperi: 3' p.t., 6' s.t.

Spettatori: 35.500 di cui 24.900 abbonati. Incasso non comunicato.


Sergej Milinkovic-Savic viene premiato da Enrico Lotito per la 300a presenza in maglia biancoceleste
Luis Alberto
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Ciro Immobile
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Felipe Anderson
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Marcos Antonio
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Il colpo di testa vincente di Ciro Immobile
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Nicolò Casale
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Luis Alberto scocca il tiro vincente
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Toma Basic al tiro
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Patric
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I calciatori convocati per la partita odierna

► Il Corriere dello Sport titola: "Ciro fa grande la Lazio. Il Verona resiste ma Immobile rompe l’equilibrio: gol di testa nella ripresa su assist di Milinkovic. Poi il sigillo finale del subentrato Luis Alberto. Olimpico in festa per un successo molto importante e per un gruppo che sta mostrando la grande voglia di essere squadra".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Canta e balla l’Olimpico, di nuovo in amore. La Lazio è un incanto. Bella e con l’anima della squadra vera. Gioca con pazienza. Ha rischiato poco, quasi niente, risolvendo nell’ultima mezz’ora: capocciata del solito Immobile e sigillo di Luis Alberto, il numero 10 tenuto di scorta da Sarri per decidere la partita. Un segnale di forza al campionato, non solo perché Lotito quest’anno ha allungato la panchina. Non è stata una vittoria banale. Mica semplice mettere sotto il Verona, tirato su da Cioffi a immagine e somiglianza dei suoi predecessori Tudor e Juric. Dieci duelli individuali, la scuola di pensiero definita del “marco-marco” (iniziali minuscole e verbo marcare) alla scuola di Coverciano, il cui interprete principale resta Gasperini. Il riferimento è l’uomo, da seguire in qualsiasi zona del campo. L’opposto del sistema sarriano (“copro copro”) in cui i dieci giocatori, in fase di non possesso, guardano la palla e le distanze: coprire lo spazio, cioé la zona e non l’avversario, è la priorità. Il resto degli allenatori della Serie A applicano il sistema misto (“marco e copro”). Sarri, come era capitato a Torino con Juric, è stato annullato per un’ora da Cioffi. Era durissima saltare una marcatura o trovare l’imbucata per gli scatti di Lazzari.

Il palleggio non bastava. Servivano i dribbling (pochi tentati e ancora meno riusciti) o il lancio lungo di Provedel. Effetti della tattica agli antipodi, del gioco spezzettato e dell’ostruzionismo: 23 falli del Verona contro i 5 della Lazio. Mau ha perso la pazienza (brutto gesto, poi chiarito, con la panchina veronese) ma in campo Irrati ha condotto e gestito benissimo. Buona direzione dopo le polemiche e le tensioni dei giorni scorsi tra club biancoceleste e arbitri. Rotto l’equilibrio con il gol di Immobile, si sono ampliati gli spazi ed è venuta fuori la qualità superiore della Lazio, irresistibile in campo aperto. Un gol annullato per fuorigioco a Cancellieri, due occasioni sventate da Montipò e il raddoppio di Luis Alberto. Lo spagnolo ha segnato infilando il pallone tra le gambe di Ilic, che avrebbe dovuto sostituirlo a Formello in caso di trasferimento. Niente Siviglia per il Mago e proprio il serbo, talento su cui si può giurare, si è divorato il pareggio un attimo prima e nell’unica occasione in cui la Lazio, complice Hysaj, si è distratta. E’ pieno di contenuti il successo che consente a Sarri di provare a immaginare la rincorsa Champions. Mancavano Cataldi e Pedro. Ne ha cambiati sei rispetto all’impegno di giovedì in Europa League.

Rotazioni. Ha fatto debuttare Casale e sganciato Marcos Antonio per la prima volta da titolare. Romagnoli, per turnover in panchina. L’ex Verona, in coppia con Patric, ha risposto benissimo. Il brasiliano ha giocato semplice, forse con meno iniziativa rispetto alle precedenti uscite, ma ha bisogno di prendere confidenza e autonomia. Meno brillante del solito Milinkovic, soffocato dalla marcatura di Veloso e messo sotto nei duelli da Tameze, subentrato dopo l’infortunio del portoghese. Eppure il fuoriclasse serbo ha tirato fuori l’asso capace di sparigliare. Dopo la palla riconquistata da Lazzari, il cross lungo sul secondo palo, dove era appostato Ciro da autentico predone. Sarri aveva già cominciato a rovistare la panchina, dando un senso diverso e un’altra verticalità al gioco, come è apparso evidente con l’ingresso di Luis Alberto. I tre fantasisti in mediana sono durati un attimo. Era pronto il cambio tra Marcos Antonio e Vecino. Cancellieri, altro promettente acquisto, aveva rilevato Felipe. La Lazio ha spinto sul gas e se n’è andata, aspettando l’ultimo sospiro per il raddoppio, innescato da Zaccagni, l’altro ex uscito dalla santa alleanza Setti-Lotito.


Il Messaggero titola: "Immobile segna, il Mago incanta e la Lazio va. I biancocelesti soffrono il Verona, ma l’ingresso nel secondo tempo dello spagnolo cambia la partita: Ciro torna al gol e il fantasista firma il raddoppio".

Prosegue il quotidiano romano: La connessione è d’oro: Milinkovic ormai lo legge nel pensiero, Immobile si sblocca sul secondo palo e si tuffa sotto la Nord. Solo un cross di Sergej poteva porre fine al digiuno: nell’ultimo anno è il decimo assist su quattordici per Ciro, dal 2016 il ventitreesimo. In Serie A, questo feeling non ce l’ha nessuno: "Mi conosce meglio di mia moglie Jessica, faremo una cena a tre. Abbiamo dato una grande risposta e io mi sono liberato", ammette Immobile dopo il terzo gol in questo campionato, il 185esimo in assoluto. Il decimo (su 11 incontri) con un Verona rognoso. Tre punti alla Lazio per restare attaccati al gruppo di testa e coltivare il sogno Champions. Milinkovic incanta e festeggia le 300 presenze biancocelesti con la targa consegnata da Enrico Lotito sotto lo sguardo del ct serbo Stojkovic, invitato all’Olimpico: "Sono contento, ma per arrivare al passo delle altre big dobbiamo essere continui e vincere le prossime due gare prima dello stop". Il pomeriggio magico intanto si chiude con il sigillo di Luis Alberto, che entra cattivo, cambia volto all’incontro e trova il secondo timbro di seguito dopo il Feyenoord. Musica di tre tenori in coro.

Turnover centrato. Stavolta la Lazio non cade nella trappola e supera l’esame di continuità. C’è l’aiuto di tutta la rosa. Forse spinto anche dal confronto telefonico con Lotito, Sarri decide di proseguire le rotazioni dopo l’Europa. Stavolta riposa Romagnoli, c’è Casale al fianco di Patric in difesa, l’anno scorso 36 gare proprio con il Verona. A centrocampo Basic vince il ballottaggio con Vecino al fianco di Marcos Antonio, schermato da Lazovic in regia. Il 3-4-1-2 solido e organizzato di Cioffi spinge Lasagna dietro Henry unica punta, francobolla sino al 35’ Miguel Veloso (poi tocca a Tameze) su Milinkovic, ma il serbo si scolla con facilità: apertura in profondità per Zaccagni e Lazio subito pericolosa. Lazzari cerca di sfruttare la verticalità, ma la retroguardia rossoblù resta attenta e Montipò aiuta con uscite a valanga. Sarri così invoca una pressione più alta: Marusic si sgancia e calcia un siluro dalla distanza, ricordando il suo primo gol contro i veneti in Serie A. Poco dopo, Felipe non mira lo specchio della porta. In contropiede, non fa meglio Lasagna: "Lo conosci– urla Sarri a Casalee devi togliergli prima la profondità". Ai biancocelesti manca un po’ di palleggio, Provedel torna a lanciare troppo e il tecnico si arrabbia: i 113 passaggi in verticale gli danno ragione, mai così tanti dall’inizio di questa rassegna. Anche se Milinkovic così sfrutta la sua fisicità, persa poi in una conclusione mogia. Il sinistro di Basic invece è una bomba: con l’aiuto del palo, Montipò fa una parata pazzesca. Le squadre si allungano, lo spettacolo ne giova: Terracciano non sorprende Provedel dalla mediana. Alla Lazio non si accende l’idea giusta, Felipe è prevedibile sulla fascia, Immobile davanti vaga.

Ansia per Lazzari e Zaccagni. E allora è un assolo di Lazzari a ridare vitalità, nonostante l’ultimo tiro sia fuori mira. Si ribalta la chance: su un corner, Henry grattugia la traversa. Il gioco è sporco e macchinoso. Sbatte su Coppola, Felipe Anderson. Lontano dalla palla, lontano dal gol, Immobile gira a vuoto e invoca un rigore, quando Hien gli frana addosso. La Lazio va a rilento, Zaccagni per fortuna no: sgomma due volte, ma rischia lo stiramento all’adduttore destro per servire invano Felipe e Luis Alberto. Fuori Basic, il Mago è appena entrato, fa il rodaggio e - dopo una bella scorazzata di gruppo - sfiora il primo palo. Di testa, Immobile sfonda quello opposto sbranando il solito cioccolatino di Milinkovic dalla trequarti, che aggira tutto il Verona al centro. Sarri manda a quel paese la panchina veneta per una manata di Ilic su Luis Alberto, molto più brutto il dito medio a fine gara al ds Marroccu. Si ferma Lazzari, presunto stiramento al flessore destro, entra Hysaj al suo posto. La Lazio cerca di addormentare il gioco, ma in contropiede Immobile si divora il raddoppio: Montipò lo blocca, dopo un allungo epico. Il possesso palla diventa però sterile sino a quando Milinkovic non lancia Cancellieri, stoppato da Montipò. L’altro ex segna poco prima del recupero, ma è in fuorigioco. Terrorizzato dagli ultimi 20’ col Feyenoord, Sarri chiede di non gestire, di non abbassarsi troppo, ma di pressare alto perché il Verona non molla l’idea del pareggio sino all’ultimo. E infatti un dribbling folle di Hysaj porta Ilic al tiro, Provedel blocca per terra con un brivido. Incubo di Marassi sventato. Luis Alberto stronca il match all’angolino sul fischio. Sotto le gambe di Ilic, doveva essere il suo sostituto.


Il Tempo titola: "Ci pensa Immobile. Il gol del bomber su assist di Milinkovic sblocca la Lazio contro il Verona all’Olimpico. Raddoppio nel recupero di Luis Alberto. Ma si ferma Lazzari per infortunio".

Prosegue il quotidiano romano: Immobile e Luis Alberto f‌irmano il riscatto Lazio in campionato: la sconf‌itta contro il Napoli è dimenticata. Soffre nel primo tempo poi, nella ripresa si sbarazza di un buon Verona. Finisce 2-0 con le fatiche della partita di coppa, non si poteva chiedere di più a questa squadra, che perde Lazzari per un problema muscolare almeno f‌ino a dopo la sosta. La risolve Ciro ancora una volta (gol 185 in serie A con la maglia della Lazio), colpo di testa perfetto su assist al bacio di un Milinkovic af‌faticato ma decisivo anche se non ancora al top. La chiude Luis Alberto nel recupero al secondo gol da subentrato, lo spagnolo ha fatto ancora una volta la differenza. Il più lucido di tutti Zaccagni che ha mandato in crisi la fascia destra del Verona. Sarri sposa il turn over, rispetto al Feyenoord ben sei novità. Lazzari, Patric e Milinkovic si riprendono il loro posto mentre per Marcos Antonio e Casale c'è l’esordio dal primo minuto, Basic sostituisce Vecino per dare più f‌isicità a un centrocampo tutto nuovo. Tridente confermato, Anderson-Immobile-Zaccagni, peccato per Pedro che non recupera nemmeno per la panchina dove siede Luis Alberto. Cioffi schiera il miglior Verona, quelli migliori e si af‌iìda in avanti alla coppia Lasagna-Henry.

Primo tempo brutto, Lazio troppo compassata che comunque costruisce almeno tre occasioni con Immobile, il palo di Basic e una conclusione di Anderson. Gli ospiti replicano con Henry che scheggia la traversa dopo un angolo di Ilic, a lungo inseguito durante il mercato estivo. Per i 35.000 dell’Olimpico, poco spettacolo, tanto pressing e un terreno di gioco indegno che di certo non favorisce il fraseggio biancoceleste. Nella ripresa un’altra Lazio con il Verona che accusa la stanchezza e perde brillantezza col passare deiminuti. Sarri inserisce Luis Alberto, Vecino e Cancellieri per Marcos Antonio, Basic e Felipe Anderson, Ciof‌fi prova a contrastare la marea laziale con De Paoli, Cabal e Kallon (nel primo tempo era uscito Veloso sostituito da Tameze). Si arrende prima della mezz’ora con il solito gol di Immobile sul cross di Milinkovic marcato a uomo per tutta la partita ma abile a trovare la giocata vincente. Cancellieri segna il raddoppio annullato dal Var, entra anche Hysaj per Lazzari azzoppato, il Verona va all’assalto e nel recupero con Ilic sf‌iora il pari. Cancellieri rischia in scivolata su Tameze appena dentro l’area di rigore, sul contropiede Luis Alberto manda in estasi l’Olimpico. Ora altri due sforzi prima della sosta: giovedì trasferta in Danimarca per l'Europa League poi domenica a Cremona contro una squadra in crescita capace ieri di fermare la capolista Atalanta. Bisogna recuperare energie e idee perché la coppa pesa, eccome. L’anno scorso solo una vittoria contro la Salernitana su otto gare dopo l'Europa, stavolta la Lazio ha cominciato bene col Verona.


La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio va con i suoi tenori. Immobile-Luis Alberto gol. Verona steso nella ripresa. Lo spagnolo entra e dà la svolta, brilla anche Milinkovic. Sarri perde il controllo contro la panchina dei gialloblù".

Continua la "rosea": Ci sono tanti modi di vincere e, nell’arco di 72 ore, la Lazio ne utilizza due diametralmente opposti. Anche questo è un segno di maturità di una squadra che non sarà mai camaleontica, ma che sta imparando a fornire di sé più versioni. Così da quella scintillante e (al netto dei minuti finali) travolgente di giovedì in coppa si passa a quella più compassata e tratti cinica con cui i biancocelesti piegano solo nell’ultimo quarto di gara un Verona che - anche se con interpreti diversi - comincia a somigliare sempre di più a quello coriaceo e determinato di Juric prima e Tudor dopo.

Dna Verona. Che per i biancocelesti la musica sia diversa rispetto a giovedì lo si capisce subito. Sarri (che nella ripresa sarà protagonista in negativo col dito medio alla panchina dell’Hellas) cambia sei uomini, col debutto dell’ex Casale per evitare che le gambe si ingolfino, ma il problema è trovare gli spazi. Il Verona li chiude tutti, con un’applicazione costante e rigorosa di quel calcio uomo contro uomo che è stato il dna della formazione gialloblù negli ultimi anni. Cioffi, col passare del tempo, magari apporterà qualche elemento nuovo a questo tipo di calcio, ma per adesso molto intelligentemente ne segue la falsariga, visto che la squadra è abituata a giocare così. E lo fa molto bene per più di un’ora, impedendo alla formazione di casa di ragionare e alzare i ritmi. Marcos Antonio, al debutto da titolare, non sfigura, ma Lazovic non lo fa mai mettere in moto. Milinkovic, francobollato da Veloso prima e Tameze poi, soffre (come sempre gli capita in questi casi) la marcatura ad hoc e finisce con l’estraniarsi dalla partita. Stesso discorso sulle fasce, dove Terracciano tiene basso Marusic e Doig prova a fare fa lo stesso con Lazzari (riuscendoci un po’ meno, però). La Lazio fa fatica a trovare il bandolo della matassa. Sarri suggerisce ai suoi (che eseguono) di provare con i lanci lunghi dalla difesa per scavalcare il centrocampo dove non si trova un buco come in centro nelle ore di punta. Ma anche il piano B non funziona perché la difesa veronese è sempre sul pezzo. In questi casi la puoi sbloccare solo con una soluzione estemporanea, magari con un tiro da fuori. Come quello che Basic esplode attorno alla mezzora, ma Montipò si supera e devia sul palo.

I tre tenori. Verona in controllo totale della partita, quindi. Ma nel corso della ripresa il clima cambia. Quando il gioco latita non ti resta che girarti verso gli uomini di maggiore classe e sperare che ci pensino loro. Sarri lo capisce e butta dentro Luis Alberto nonostante il centrocampo leggero (Marcos Antonio cederà poi il posto a Vecino per riequilibrare la situazione). Cioffi invece è meno lucido nei cambi, perché sopratutto i primi due della ripresa (Depaoli per Terracciano e Cabal per Ceccherini) sembrano indebolire la squadra. È comunque l’ingresso di Luis Alberto a rompere l’equilibrio, anche perché lo spagnolo, oltre creare gioco, ha il potere di risvegliare dal torpore pure gli altri due tenori laziali, Milinkovic e Immobile. Il gol che spacca la gara lo confezionano proprio loro: lancio millimetrico del serbo e testa vincente di Ciro. Poi allo scadere sarà lo stesso Luis a chiudere i conti con il solito colpo di biliardo che è ormai il suo marchio di fabbrica. Il Verona, una volta sotto, fa poco per reagire (anche se Ilic ha una buona opportunità nel finale). Alla squadra di Cioffi, in effetti, riesce alla perfezione (almeno per un’ora) la pars destruens, ma manca ancora la pars construens. Anche per assenza (almeno fino a quando Verdi non entrerà a regime) di rifinitori della manovra.


► Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Truce la Lazio, sa essere sublime o letale. Trucido Sarri, dai modi e dal linguaggio spicci. Il dito medio, quel tié, rivolto a Marroccu, diesse del Verona, intorno al 73' non è certo un’immagine da reclamizzare accanto alla vittoria sul Verona e chissà se causerà provvedimenti. Sarri ha reagito scortesemente dopo un fallo di Ilic su Luis Alberto. La panchina del Verona e Marroccu avevano protestato, Mau è intervenuto ruvidamente. A fine partita il tecnico ha chiarito con Marroccu e ha spiegato la sua reazione: "Con il direttore (Marroccu) ci conosciamo da tanti anni. Ho avuto la sensazione che gesticolando mi avesse detto "mettiti a sedere". Ho reagito per questo. A fine partita, scherzando, gli ho detto "scusa, ma ti ho risposto". Lui mi ha spiegato che mi ha detto solo "stai calmo". Ci abbiamo riso sopra. Io, con quel gesto, gli ho voluto dire "mettiti te a sedere"".

La crescita. Sarri, intriso di sudore, recuperato il self control, ha promosso la Lazio post-europea, temeva che si potessero replicare i soliti crolli freudiani. Sta facendo giocare tutti, ha cambiato sei uomini rispetto a giovedì e ha rivinto: "Sono contento dell’evoluzione di tutta la rosa. Di chi è stato chiamato in causa, di chi è entrato nella parte finale e ha fatto la differenza. L’anno scorso dopo le partite europee abbiamo fatto pochi punti, nelle altre abbiamo avuto una media di 2 punti a partita, il nostro campionato era stato condizionato da questo. Giocare in Europa è difficile per tutti, noi abbiamo reso ancora più forti le difficoltà". Sarri, ribellistico per natura, si è lamentato nuovamente del campo dell’Olimpico: "La partita era difficile, sono soddisfatto perché ci voleva grande pazienza, la squadra l’ha avuta, era difficile costruire. Loro aggredivano uomo contro uomo, hanno commesso più di venti falli noi cinque. Abbiamo vinto e lo posso dire, giocare queste partite su un terreno così, non degno della città di Roma, non da squadre professionistiche, è ancora più difficile. Faccio un appello a chi di dovere, che lo sistemino". La pazienza della Lazio è stata ripagata: "Loro fanno un gioco dispendioso, negli ultimi 20 minuti potevano concederci qualcosa. Così è stato".

I cambi. Sarri ha sorpreso tutti schierando Casale (al debutto assoluto) con Patric: "Casale ha fatto bene, quando si è sciolto. Patric l’anno scorso era stato più volte sul centrosinistra". A un certo punto si è arrabbiato con Provedel, portiere-regista, anche lui uomo-chiave: "Giocava quei palloni lunghi rasoterra, era pericoloso per l’aggressività degli avversari, il campo ti chiedeva un tocco in più del normale". Ciro ha colpito di nuovo, la Lazio lo assiste di meno in nome della solidità: "Trovarla era l’aspetto più importante. Non penso ci siano differenze enormi con l’anno scorso". Il giudizio su Marcos Antonio: "Ha grande facilità di palleggio, non era la partita più adatta. Buona prestazione e buona interdizione". Luis Alberto è diventato lo spaccapartite: "Quando entra fresco fa valere le sue qualità al doppio, puo essere un cambio decisivo. Ho fatto giocare 18-19 giocatori, hanno risposto bene tutti fisicamente e mentalmente". Il cammino soddisfa Sarri: "Torino e Verona sono squadre toste. La Samp in casa sta facendo bene. Poi abbiamo giocato contro Inter e Napoli. Il calendario è stato abbastanza duro".



La formazione biancoceleste:
Provedel, Immobile, Basic, Casale, Milinkovic-Savic, Marusic;
Lazzari, Felipe Anderson, Marcos Antonio, Patric, Zaccagni
La formazione iniziale biancoceleste in grafica



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati in grafica






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