Mercoledì 13 maggio 2009 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Sampdoria 1-1 (d.t.s.) - 7-6 (d.c.r.)

Da LazioWiki.

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13 maggio 2009 - 3.330 - Coppa Italia 2008/09 - Finale - calcio d'inizio ore 20.45


LAZIO: Muslera, Lichtsteiner, Siviglia, Rozehnal, Kolarov, Brocchi (13' p.t.s. De Silvestri), Dabo, Ledesma, Foggia (80' Del Nero), Pandev (73' Rocchi), Zarate. A disposizione: Carrizo, Radu, Diakite, Mauri. Allenatore: D.Rossi.

SAMPDORIA: Castellazzi, Campagnaro, Lucchini (6' p.t.s. Gastaldello), Accardi, Stankevicius, Sammarco (91' Dessena), Palombo, Franceschini (88' Delvecchio), Pieri, Pazzini, Cassano. A disposizione: Mirante, Raggi, Padalino, Marilungo. Allenatore: Mazzarri.

Arbitro: Sig. Rosetti (Torino) - Assistenti Sigg. Calcagno ed Ayroldi - Quarto uomo Sig. Rizzoli.

Marcatori: 4' Zarate, 31' Pazzini.

Sequenza calci di rigore: Cassano (S) parato, Ledesma (L) gol, Palombo (S) gol, Rocchi (L) palo, Pazzini (S) gol, Rozehnal (L) gol, Gastaldello (S) gol, Kolarov (L) gol, Accardi (S) gol, Zarate (L) gol. Ad oltranza: Delvecchio (S) gol, Lichtsteiner (L) gol, Campagnaro (S) parato, Dabo (L) gol.

Note: sia i tempi regolamentari che i due tempi supplementari si sono chiusi sul risultato di 1-1. Ammoniti Foggia per comportamento non regolamentare, Lucchini, Siviglia, Accardi, Delvecchio, Gastaldello, Palombo e Campagnaro per gioco scorretto. Recuperi: 0' p.t., 2' s.t., 0' p.t.s., 0' s.t.s. Presente in tribuna S.E. il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Spettatori: 61.482 di cui circa 16.000 tifosi della Sampdoria, incasso € 2,5 milioni circa.


La Coppa Italia 2008/09 è biancoceleste
La formazione della Lazio
Il tiro vincente di Mauro Zarate
La tensione del Mister Delio Rossi durante i calci di rigore
Il calcio di rigore decisivo di Ousmane Dabo
La cerimonia di premiazione
Tifosi in festa
Un altro momento della premiazione
Ledesma solleva la Coppa
Il Presidente Claudio Lotito alza la Coppa Italia

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I festeggiamenti in Campidoglio del 15 ottobre 2009


La Gazzetta dello Sport titola: "Successo meritato. Lazio 11 metri di gloria".

Continua la "rosea:" Il re di Coppa è Muslera, il brutto anatroccolo diventato protagonista nella notte più importante. Sono le sue parate su Cassano e Campagnaro, dopo le prodezze di Zarate, che consegnano alla Lazio ai rigori (7-6 sulla Sampdoria) una meritatissima Coppa Italia e il passaporto per l'Europa. Quattordici tiri dal dischetto dopo l'1-1 firmato dai supergol di Zarate e Pazzini, liberatutti quello di Dabo. Un epilogo che non sarà dispiaciuto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha un figlio (Giulio) lazialissimo, e ha premiato i vincitori, tra i quali Delio Rossi in lacrime, al termine di una sfida bella, ruvida, infinita. La Lazio ha fatto la partita, e per questo alla fine ha meritato di prendersela. La Samp si è battuta con onore. Alla fine l'unico sconfitto è l'arbitro Rosetti, che ha sbagliato troppo. L'episodio è quello del gol che Pandev fallisce da due passi, scaricando su Castellazzi che ha appena respinto il tiro di Kolarov: è il minuto 27 e la Lazio passerebbe sul 2-0, ipotecando la Coppa senza andare per le lunghe. E invece, 4' dopo, ecco l'1-1 che porterà le squadre ai supplementari e ai rigori. Il progetto è quello di Mazzarri, contenere la Lazio destinata, anche per via del fattore Olimpico, a recitare da favorita. Un 3-5-2 tendente al 5-3-2 e un piano che Zarate con la sua prodezza manda subito temporaneamente all'aria. Ma quando la Sampdoria, con un po' di fortuna ma soprattutto grazie al talento dei suoi due giocatori più importanti, Cassano e Pazzini, pesca il jolly dell'1-1 dopo mezz'ora, lo schema tattico del match viene ripristinato.

Samp ad aspettare, Lazio a spingere invano, via via sempre meno lucida, fino agli inutili supplementari. Mazzarri, che si sognerà a lungo gli sprint di Zarate, migliore in campo, dopo l'1-0 cerca di limitarlo grazie allo spirito di sacrificio di Lucchini, più bravo di Accardi nell'andarlo a prendere anche a centrocampo pur di non farlo girare. Sta di fatto che comunque sull'argentino vengono commessi un'infinità di falli, e i gialli di Lucchini, Accardi (che ne avrebbe meritato un secondo a metà ripresa), Palombo e il subentrato Delvecchio sono troppo poco. Il più che insufficiente Rosetti, peraltro, si macchierà di altri misfatti: un rigore in avvio negato alla Samp, con Siviglia che sul cross di Cassano usa maniere troppo forti su Pazzini, e un mezzo rigore nel finale negato alla Lazio, Stankevicius su Lichtsteiner. Capitolo Lazio. Delio Rossi punta sul recupero di Pandev e Foggia e spedisce Rocchi in panchina. E' la Lazio del 4-4-2 che diventa spesso 4-3-3 quando Foggia, a sinistra, va ad aggiungersi a Zarate e Pandev, e a centrocampo si allineano scalando da destra Brocchi, Dabo (che non deve far rimpiangere lo squalificato Matuzalem) e Ledesma. Il gioco, con Lichtsteiner e Kolarov difensori esterni, si sviluppa per forza di cose e di nomi (Kolarov, Foggia e Zarate) tutto sulla corsia di sinistra. Nella ripresa, il tentativo di ribaltare di fascia Foggia e Brocchi non avrà esito, al pari delle sostituzioni, che arriveranno a un quarto d'ora dal termine dei tempi regolamentari: Rocchi e Del Nero, al posto di Pandev (dimezzato dall'infortunio) e di Foggia (esausto), non combineranno granché.

Capitolo Sampdoria. Mazzarri schiera solo quattro undicesimi della squadra che ha strapazzato la Reggina e si pone il problema di quella Lazio a trazione mancina. Lo risolve schierando Stankevicius primo uomo di destra nel centrocampo a cinque, preferendolo a Raggi, più difensivo, e a Padalino, più offensivo. I fatti gli daranno prima torto e poi ragione. Perché Stankevicius patirà enormemente la partenza pancia a terra dei due folletti biancocelesti Foggia e Zarate e sarà "paletto", al pari di Campagnaro, nello slalom che dopo quattro minuti porterà alla straordinaria esecuzione dell'argentino. Ma sarà altresì decisivo nell'azione dell'1-1, col colpo di testa (assente ingiustificato Kolarov) sul cross di Cassano che corretto sempre di testa dallo sveglissimo Pazzini diventerà imprendibile per Muslera. Per il resto, la Samp è tutta Cassano, bene ma non benissimo davanti a un Lippi attento, Pazzini, Palombo e Castellazzi. Basterà per portare la Lazio ai rigori. Ma non la Coppa a Genova.


La Repubblica titola: "Lazio, la Coppa servita ai rigori. Nella finale dell'Olimpico i biancocelesti piegano la Samp solo dagli undici metri (7-6). Tempi regolamentari e supplementari chiusi sull'1-1. Decisiva la parata di Muslera su Campagnaro".

L'articolo così prosegue: La coppa Italia resta a Roma ma stavolta attraversa il Tevere e passa nella bacheca della Lazio. Dopo 5 anni i biancocelesti tornano ad alzare il trofeo e portano a 5 i trionfi nella competizione. Ma per centrare l'obiettivo, che consente agli uomini di Delio Rossi di tornare anche in Europa, ci sono volute quasi 3 ore e 14 calci di rigore. Merito di una Samp mai doma che, fino all'ultimo, ha provato a sovvertire i pronostici con una gara gagliarda, nata male per il gol di Zarate dopo appena 4', ma raddrizzata proprio col cuore e la grande dedizione. I doriani hanno accarezzato addirittura il successo, sfiorando il gol dell'1-2 ai supplementari e portandosi avanti di una rete ai rigori, ma alla fine si sono dovuti inchinare ad una squadra dimostrata più lucida dal dischetto. Recuperato in extremis Pandev, Rossi ha rilanciato la Lazio-tipo con Foggia a sinistra e Brocchi a destra. Ma a fare subito la differenza è stato Zarate che, come nel derby con la Roma, ha lasciato il segno con un bolide da 25 mt nell'angolo opposto. Il gol è stato una mazzata per la Samp, mandata in campo da Mazzarri con un chiaro atteggiamento difensivistico (con Stankevicius esterno al posto di Padalino).

Costretta, così, a rivedere in corsa i propri piani, la formazione blucerchiata si è smarrita e ha consentito alla Lazio di dominare la scena. L'unico demerito degli uomini di Rossi è stato quello di non chiudere subito i conti quando ne hanno avuto la possibilità: è avvenuto al 28' quando Pandev si è catapultato su una corta respinta di Castellazzi su un bolide di Kolarov ma non ha avuto la freddezza per insaccare, calciando di nuovo addosso all'estremo difensore doriano. La Samp ha ringraziato e, al primo tiro in porta, ha raddrizzato la sfida. Al 31' Cassano ha visto l'inserimento sulla destra in area di Stankevicius, lo ha servito e il lituano, con una perfetta torre aerea, ha servito Pazzini che, con una magnifica torsione di testa, ha messo la palla nell'angolo: 1-1 e tutto da rifare. Stavolta ad accusare il colpo è stata la Lazio che ha faticato a riprendere il bandolo della matassa malgrado la lucida regia di Ledesma e le belle accelerazioni di Zarate che hanno costantemente messo in apprensione i difensori ospiti, spesso costretti al fallo. La Samp, al contrario, si è galvanizzata e, per due volte, ha spaventato Muslera: prima con una punizione di Cassano e poi, in avvio di ripresa, con un tiro-cross dalla sinistra dello stesso talento barese che Kolarov ha respinto sulla linea.

La Lazio, dopo una girata di Pandev respinta da Campagnaro, sostituitosi a Castellazzi, ed un destro alto da buona posizione di Foggia, si è, a poco a poco, spenta, probabilmente attanagliata dalla paura di fallire il grande appuntamento davanti agli occhi dei quasi 50mila sostenitori accorsi all'Olimpico. E così il match-point, agli inevitabili supplementari, l'ha avuto ancora la Samp che però non ha trovato lo specchio con Cassano (destro di poco oltre l'incrocio) e con Pazzini che ha messo fuori da pochi passi un assist al bacio dello stesso Cassano. I rigori sono stati un susseguirsi di emozioni: la Lazio ha esultato per la parata in avvio di Muslera su Cassano ma, poco dopo, si è disperata per il palo interno colpito da Rocchi a Castellazzi battuto. La Samp si è portata avanti 4-3 e 5-4 ma Zarate e Lichtsteiner non hanno tremato, spiazzando con freddezza il portiere ospite. Come sempre capita in queste circostanze, a sbagliare il penalty decisivo è stato forse il migliore tra i blucerchiati, Campagnaro, che si è fatto intuire da Muslera la soluzione centrale. Dabo, l'ultimo esponente della squadra che nel 2004 aveva alzato l'ultima coppa, ha ringraziato e con un destro nell'angolo ha fatto impazzire i tifosi biancocelesti. Forse era tutto già scritto.


La Coppa Italia resta a Roma. Finisce nella bacheca della Lazio che si aggiudica la finale infinita con la Sampdoria ai calci di rigore per 7-6. La squadra di Rossi si è così tolta lo sfizio di scucire dalle maglie dei cugini giallorossi la coccarda tricolore e ha regalato al presidente Lotito il primo trofeo della sua gestione, oltre a conquistare la qualificazione all'Uefa e la finale di Supercoppa che si svolgerà a Pechino contro la vincitrice del Campionato. Una coppa sofferta, rimasta in bilico fino all'ultimo. Perché l'iniziale vantaggio di Zarate, che sembra mettere la partita in discesa per i biancocelesti, è durato solo 27' allorquando Pazzini ristabilisce la parità nel punteggio. Alla Lazio non è bastato nemmeno dominare gran parte della ripresa, per alzare al cielo la sua quinta Coppa Italia perché è dovuta arrivare fino ai calci di rigore anche per merito di una Sampdoria che non si è arresa mai o, almeno, fino alla conclusione dagli undici metri di Campagnaro respinta da Muslera nei rigori ad oltranza. Quello del difensore blucerchiato è l'errore decisivo e fatale alla compagine ligure perché, subito dopo, Dabo non perdona facendo esplodere l'Olimpico pieno come ai bei tempi.

I tifosi della Sampdoria sono tutti stipati in Curva Sud e non troppo distante da lì Maurito Zarate va a festeggiare dopo 4' il gol del vantaggio biancoceleste: una fucilata di destro seguita dalle proteste blucerchiate verso Rosetti, colpevole di non avere fermato il gioco con Pazzini a terra. L'arbitro di Torino, poi, non si accorge di una gomitata di Campagnaro a Foggia a gioco fermo né di una manata in faccia di Siviglia a Pazzini in area di rigore, meritevole del penalty. Al 27' Castellazzi tiene in partita la Sampdoria con una doppia prodezza prima su tiro di Kolarov e poi sulla ribattuta successiva di Pandev. Dal possibile 2-0 all'1-1 passano quattro minuti: Cassano crossa dalla sinistra e trova l'anticipo di Stankevicius su Kolarov ma la deviazione decisiva e vincente è quella di Pazzini che di testa brucia Rozehnal e batte Muslera. L'inerzia della gara, ora, passa dalla parte della squadra di Mazzarri e al 44' una potente punizione di Cassano viene alzata in angolo dall'estremo difensore biancoceleste.

Nel segno dell'ex giocatore della Roma si apre anche la ripresa: dopo 48" affonda sulla fascia sinistra e lascia partire un velenoso tiro cross che Kolarov toglie dalla porta. La Lazio capisce che la partita rischia di prendere una brutta china e si riprende il campo schiacciando i genovesi nella loro trequarti. Accardi rischia in un paio di circostanze l'espulsione per doppio giallo ma Rosetti lo grazia. Rossi prova a stringere e mette dentro Rocchi e Del Nero ma si va prima ai supplementari e poi ai rigori. Nella lotteria dei penalties Muslera si esalta parando il primo tiro di Cassano e intuendone altri. Tuttavia anche Rocchi sbaglia e così si va ad oltranza visto che gli altri calciatori realizzano sempre il tiro di competenza. Il settimo tiro è però quello fatale: il portiere laziale respinge la botta di Campagnaro, Dabo non sbaglia il tiro successivo e la Lazio porta a casa la Coppa Italia 2008/09 ricevendola direttamente dalle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Il pianto dirotto di Delio Rossi a fine partita: "Sono felice per la nostra gente. Questo pianto significa anche passione per il proprio lavoro da parte di uno che vuole ottenere risultati per questa squadra. Il futuro? Vedremo"'. Uno dei protagonisti della gara, il portiere uruguaiano Muslera: "Questa sera mi è toccato anche parare due rigori, ma non è una vittoria mia, è di tutta la squadra. Quando ci sono stati momenti difficili, io sono rimasto sereno. Mi dispiaceva solo per i miei parenti, che da lontano soffrivano. Questa sera la vittoria è per i nostri tifosi. Una vittoria incredibile, meritavamo di vincere la Coppa. E' stata una partita difficile".

Il Presidente biancoceleste Claudio Lotito si esprime così: "Sto vivendo una grande soddisfazione. Da quattro anni stiamo attuando un progetto che tiene in considerazione di più i valori come la professionalità che gli interessi economici. Questa Coppa è una ricompensa per tutti, per i tifosi e il loro attaccamento ai nostri colori. Per i nostri giocatori". Sebastiano Siviglia ha pronta la dedica per la conquista del trofeo: "E' il mio primo trofeo, sono felicissimo. Bellissimo vincere in casa davanti a questa gente. La cosa più grande che potevamo regalare ai nostri tifosi. La dedica? E' per mia figlia".

Il capitano Tommaso Rocchi: "Abbiamo avuto momenti difficili e li abbiamo superati. Abbiamo vinto anche per il nostro presidente che cercava di conquistare un trofeo, lo dedichiamo a lui. Chiediamo scusa ai tifosi per queste difficoltà che abbiamo avuto in campionato". Su Gabriele Sandri: "E' automatico per tutti coloro che hanno a cuore i colori laziali, è anche sua questa vittoria". Un altro protagonista, Mauro Matias Zarate: "Se ho vinto il duello a distanza con Cassano? Questo non c'entra, l'importante è che abbiamo vinto. Prometto che questa sarà solo il primo di tanti successi". Lorenzo De Silvestri rivela i suoi pensieri: "Una dedica particolare per Gabriele Sandri, ad ogni rigore pensavo a lui". Il tecnico dei blucerchiati Walter Mazzarri: "Finale degna di questo nome. L'abbiamo onorata. C'è rammarico, ma è la vita ed è andata così. I miei sono stati bravi, complimenti a tutti".


La festa dei tifosi laziali non è però solo allo stadio. Bastano pochi minuti e strade e piazze si popolano di persone. Bandiere, clacson all'impazzata e tanti cori. Da piazza Venezia alla Balduina, da Cinecittà all'Eur. Sciarpe, trombette e i classici sfottò sono andati avanti fino a tarda notte. C'è pure chi ha festeggiato stappando una bottiglia in strada e chi, invece, ha preferito immortalare la festa scattando foto con il cellulare. Il tragitto dallo stadio Olimpico a piazza Venezia, cuore dei festeggiamenti capitolini insieme al Circo Massimo, è stato praticamente un corteo ininterrotto di auto e motorini «vestiti» a festa. Ragazzi persino sui tetti delle macchine. Una gioia che si attendeva dal cinque anni, da quando la Lazio vinse l'ultima Coppa Italia. Ma se nelle strade e nelle piazze, soprattutto del centro storico, si è festeggiato fino a tarda notte, anche il popolo web è letteralmente "impazzito".


La maglietta indossata nella festa in campo

Nota[modifica | modifica sorgente]

Durante i festeggiamenti in campo, dai magazzinieri viene distribuita una maglia speciale, creata apposta per la finalissima: si tratta di una riproduzione di una copertina della rivista "Lazialità", dopo l'ultimo Derby, opportunamente "modificata". L'immagine rivisitata immortala l'esultanza di Mauro Zarate dopo la rete ai giallorossi, con tanto di Coppa Italia nella mano sinistra e la coccarda tricolore (strappata proprio ai cugini) nell'altra. Sullo sfondo la disperazione di un giocatore della Roma col numero 10 e al centro della maglia la scritta: "Io Campione, Tu Zero Titoli". La maglia è stata indossata da tutti i componenti dello staff tecnico e dai giocatori nella festa celebrata all'interno dello stadio. La partita, secondo i dati Auditel, viene vista su RaiUno da 7.056.000 telespettatori (27,87% di share) mentre i rigori alle 23:20 sono seguiti da 8.505.000 italiani (43% di share).



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