Mercoledì 19 settembre 1973 - Roma, stadio Olimpico - Lazio- FC Sion 3-0

Da LazioWiki.

Stagione

Turno successivo

19 settembre 1973 - 1779. Coppa Uefa 1973/74 - Trentaduesimi di finale - Andata

LAZIO: Pulici F., Petrelli, Martini L., Wilson, Oddi, Nanni (75' D'Amico), Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Manservisi (26' Inselvini). A disp. Moriggi, Chimenti, Labrocca. All. Maestrelli.

FC SION: Donze, Valentini, Trinchero, Bajic, Dayen, Hermann, Barberis, Scheller, Luisier (76' Verger), Quentin, Isoz (84' Lopeaz). A disp. Korac. All. Blasevic.

Arbitro: sig. Cassar Naudi (Malta).

Marcatori: 2' Chinaglia, 22' Chinaglia (rig), 25' Chinaglia (rig).

Note: Serata tresca dopo la pioggia caduta in mattinata. All'Olimpico c'è il pubblico delle grandi occasioni. Il terreno è in buone condizioni. Manservisi lascia il campo al 25' per una contrattura muscolare alla coscia destra. Angoli 8-4 (4-3) per il Sion.

Spettatori: 35.000 circa, di cui 24.241 paganti per un incasso di L. 63.495.809.


Chinaglia impegna il portiere Donze
Chinaglia anticipa il suo avversario
E' in rete il pallone del primo dei tre gol di Chinaglia
Da Il Messaggero
Chinaglia entra in area e sferra il tiro del primo gol: sono passati appena 60 secondi e gli svizzeri sono già trafitti
Da Paese Sera
Garlaschelli esulta dopo il primo gol
Da Momento Sera
La palla in rete per il secondo goal
Da Momento Sera
Chinaglia trasforma il rigore
Dal Corriere dello Sport
Re Cecconi esce dal campo
Da Momento Sera
Il netto punteggio finale sul tabellone dello Stadio Olimpico
Gli svizzeri impressionati dalla forza di Giorgio ChinagliaDa Momento Sera
Subito dopo il primo gol, il centravanti biancoceleste viene abbracciato con eccessiva foga dai compagni e finisce per dover ricorrere alle cure del Dottor Ziaco.
Dal Corriere dello Sport

Il brillante terzo posto conquistato nello scorso campionato consente alla Lazio di sfruttare in campo internazionale il suo fresco prestigio con la partecipazione al torneo di Coppa Uefa. La prima avversaria dei biancazzurri nella competizione europea è la squadra elvetica del Sion, poco nota. Per evitare sorprese nella gara di ritorno i giocatori di Maestrelli, che si schierano nella formazione-tipo (con l'eccezione di Petrelli al posto di Facco, infortunato), cercano un successo con almeno due gol di vantaggio.

Trascorre soltanto un minuto e trenta secondi e la Lazio già è in vantaggio: su un allungo di Re Cecconi, Chinaglia si lancia in area avversaria vanamente contrastato da Bajic. Il centravanti, da posizione difficile, quasi sulla linea di fondo, lascia partire un secco diagonale che sorprende il portiere elvetico. Chinaglia appare in gran forma, la difesa avversaria, piuttosto fragile, fa molta fatica a tenerlo a freno. Al 9' un'altra grossa occasione per i biancoazzurri, con Garlaschelli che non riesce a deviare in rete un preciso cross di Manservisi.

Il Sion si rivela squadra abbastanza ordinata ma nel complesso assai modesta. I biancazzurri fanno nettamente prevalere il loro accordo, giocano a "memoria" e non incontrano eccessive difficoltà nel filtrare fra gli sprovveduti difensori avversari. Al 23' la Lazio raddoppia su calcio di rigore realizzato ancora da Chinaglia, assegnato dall'arbitro per un netto fallo commesso in area da Bajic, che aveva fermato d'istinto con le mani un cross di Re Cecconi. Trascorrono appena tre minuti: i biancoazzurri usufruiscono di un altro calcio dal dischetto, per atterramento di Chinaglia in area da parte di Bajic e Valentini, che lo stesso centravanti realizza con un fortissimo tiro sotto la traversa.

Il Sion tenta di organizzare qualche manovra con i suoi due uomini di maggior consistenza, Hermann e Barberis, ma è la Lazio che continua a dominare incontrastata, con un Chinaglia letteralmente scatenato. La squadra biancazzurra continua a dominare anche nella ripresa e gli svizzeri non riescono a proiettarsi in attacco. Chinaglia continua a imperversare e sfiora ancora il gol nei minuti finali, ma il risultato non cambia più.

► Il Corriere dello Sport titola: “Chinaglia colpisce tre volte – UEFA, ride Maestrelli, piange il Mago – Il centravanti, in strepitosa serata, ha punito in 24’ l’allegra disposizione della difesa svizzera – Un gol su azione e due su rigore (il secondo per uno sgambetto ai suoi danni) – Si è infortunato Manservisi – Un eccellente D'Amico nell’ultimo quarto d’ora”.

La settimana del tiro a bersaglio è cominciata nel migliore dei modi per la Lazio. Maestrelli voleva due gol per garantirsi il passaggio al secondo turno della Coppa UEFA e ne ha avuti tre. In meno di mezz'ora il modesto Sion è crollato sotto i colpi di un Chinaglia in grande serata, grazie anche al "tradimento" dello stopper jugoslavo Bajic cui evidentemente l'aria di Roma ha dato alla testa. Il ventinovenne difensore, che una volta militava nel Sarajevo (ha giocato anche nella nazionale del suo Paese), ha messo la sua firma su tutti e tre i gol laziali. All'inizio lasciandosi piantare in asso da Chinaglia nella prima azione della partita, una ventina di minuti più tardi commettendo due falli da rigore in area (una respinta di pugno ed una falciata da tergo) imperdonabili, persino per un giocatore dilettante impegnato in una amichevole.

Tre gol la Lazio li aveva segnati la scorsa settimana al Como, tre ne ha realizzati ieri sera, adesso deve proseguire sulle ali dell’euforia, ed anzi migliorarsi. Per puntare alla qualificazione anche nella Coppa Italia, lo sapete, la squadra di Maestrelli domenica prossima dovrà fame almeno quattro al Novara. Traguardo teoricamente proibitivo, ma che non può essere negato in partenza a questa Lazio che ha imparato a punire senza pietà gli avversari di calibro inferiore.

Intanto, per la prima volta nella sua storia, la società si è guadagnata l'ammissione al secondo turno di una Coppa Internazionale. Il discorso è valido al novantanove per cento: la disparità di valori tra Lazio e Sion è apparsa troppo netta perché si possano nutrire timori per la partita di ritorno. Anzi, Chinaglia e compagni sperano proprio di ritrovarsi, tra quindici giorni, di fronte ad una squadra assetata di vendetta. Se gli svizzeri verranno avanti in massa, infilarli come tordi in contropiede sarà un gioco da ragazzi. Perché una squadra non può cambiare improvvisamente il modo di difendersi. Lovati, il secondo di Maestrelli che aveva spiato il Sion a Neuchatel, aveva fatto subito notare che il libero e lo stopper vallesi sono abituati a giocare in linea. Per il rispetto dovuto all’attacco laziale, Blasevic, l'allenatore iugoslavo che guida il Sion, aveva promesso per ieri una difesa più accorta, vale a dire un libero all'italiana non soltanto nel nome (Trinchero).

Di fatto nel Sion non è cambiato un bel niente: Trinchero ha giocato all'altezza di Bajic come sempre ed ha invitato a nozze Chinaglia, il quale non aveva da fare altro, una volta servito dai centrocampisti in profondità (cosa che avrebbe dovuto verificarsi anche più spesso), che allungarsi la palla in progressione. Al limite dell'area era sempre in vantaggio di cinque metri sugli avversari. È stato talmente sorprendente questo modo di difendersi degli svizzeri che Garlaschelli ha persino tardato a rendersene conto: spesso, specialmente nel primo tempo, ha finito per trovarsi inaspettatamente in fuorigioco.

La serataccia dello iugoslavo Bajic, se ha consentito alla Lazio di vincere nettamente all’esordio nella Coppa, ha tolto al pubblico la possibilità di distarsi per novanta minuti. Segnato ii terzo gol, infatti, i laziali hanno logicamente tirato i remi in barca, pensando a risparmiare energie per la nuova tirata che li attende domenica prossima contro il Novara. Essi hanno solo badato a non prender reti e la partita logicamente è scaduta, per ravvivarsi solo negli ultimi dieci minuti. quando Maestrelli ha mandato in campo D'Amico al posto di Nanni.

Che l'incontro fosse agonisticamente già chiuso, al ragazzino di Latina non è interessato molto. Lui è a caccia di un posto in squadra e deve sfruttare tutte le occasioni che gli vengono offerte. Sotto la sua spinta il gioco si è nuovamente ravvivato, e per tre volte il portiere Donze si è salvato per pochissimo dalla quarta rete. Proprio al novantesimo, Chinaglia, lanciato in verticale da D'Amico, è stato agganciato da tergo dal solito Bajic ed è rovinato a terra un attimo prima del tiro. Sarebbe stato il rigore più netto della serata (anche se sugli altri due non può essere accettata discussione), ma l'arbitro maltese Naudi non se l'è sentita di infierire per la terza volta sui malcapitati svizzeri, anche perché il povero Bajic avrebbe rischiato di essere immediatamente rimpatriato.

Non fosse stato per la sua macroscopica inferiorità tattica, il Sion avrebbe potuto reggere meglio all'urto della Lazio. Individualmente, infatti, la squadra svizzera ha presentato alcuni giocatori apprezzabili. Anzitutto il tornante Barberis, che in qualche occasione ha fatto penare persino un maratoneta come Martini. Quest'ala che è nata in Italia, e che ha conservato la nostra cittadinanza, potrebbe anche finir presto nel nostro campionato: Pare che se ne stia interessando il Milan. Non ci sono poi dispiaciuti l'atletico terzino Valentini, il tecnico (anche se vecchissimo) Hermann, il vivace Luisier, che la nostra nazionale dovrebbe trovarsi avversario il 20 ottobre, ed il tecnico Quentin.

Nel giudicare la Lazio, la scarsa consistenza difensiva degli svizzeri va tenuta logicamente in considerazione, ma senza lasciarsi prendere troppo la mano. Perché in alcuni momenti, almeno in dieci brillanti azioni d'attacco, la squadra di Maestrelli ha dimostrato di aver nuovamente acquisito il volto dello scorso anno. Palle sempre ragionate, partecipazione collettiva al gioco, con l'obiettivo di liberare un attaccante in posizione pulita di tiro.

Ecco, a voler esser severi (ma non è il caso) si potrebbe sottolineare la scarsa propensione dei centrocampisti al lancio in profondità. Ieri sera ce ne sono stati almeno dieci, ma contro un avversario del genere, avrebbero dovuto essere il doppio. Quando si vince per tre a zero dopo mezz’ora, però, il passaggio laterale all'uomo più vicino, la manovra laterale, il disimpegno elegante, sono tentazioni alle quali si può difficilmente sfuggire. Le ha evitate soltanto D'Amico, ma vi abbiamo anche spiegato la ragione: lui aveva da giocare una partita per conto suo.

E' stata naturalmente la grande serata di Chinaglia, il quale sarà stato facilitato quanto vi pare, non lo mettiamo in dubbio, però ha mostrato una condizione atletica invidiabile. Certe sue progressioni, sia sul centro che sulle fasce laterali, ce le eravamo quasi dimenticate. Il primo gol, segnato da posizione quasi impossibile (tiro in piena velocità a pochi metri dalla linea di fondo, almeno cinque metri all’esterno del palo) ci ha fatto ricordare certe esaltanti marcature del Chinaglia di tre anni or sono e di due anni fa in serie B. Oltre alla condizione fisica, ii centravanti sembra aver ritrovato anche la piena condizione dei propri mezzi. Adesso quando ha la palla buona punta nuovamente deciso a rete, senza cercare il triangolo impossibile in spazi ristrettissimi.

Nettamente cresciuti rispetto alle ultime partite sono apparsi Frustalupi e Re Cecconi. Il primo, vecchio volpone abituato ai confronti internazionali, ha sprecato pochissime palle, senza mai dannarsi l'anima. Qualitativamente i suoi interventi, sia in fase difensiva che d'impostazione, sono state le cose più belle della partita. Qualcuno potrà obiettare che Frustalupi non ha corso per novanta minuti, ma ci deve anche spiegare che esigenza c'era di dannarsi l'anima. Re Cecconi ha fatto un altro passo avanti verso la forma migliore: il suo raggio d'azione si è allungato, adesso copre già tre quatti del terreno dove lo scorso anno il centrocampista dominava, la sua tenuta alla distanza è apparsa notevole. Si è persino provato in diversi tiri in porta.

Su un piano d'eccellenza è rimasta anche la coppia centrale di difesa. In novanta minuti Wilson ha sbagliato un solo intervento, ed anche in quell'occasione (punizione non sfruttata dagli avversari) non ha consentito agli svizzeri di tirare. Oddi controllava il tecnico e puntiglioso Luister, si quale cercava di portarsi a spasso er il campo il romano. Ebbene, dai piedi del centravanti sono partiti solo un paio di cross decenti e nessun tiro.

Normale la prestazione di tutti gli altri, con note leggermente stonate per Nanni e Garlaschelli, gli uomini che hanno ancora bisogno di parecchio lavoro per carburarsi a dovere. Manservisi è uscito molto presto per una contrattura muscolare, Inselvini ha così avuto modo di giocare per oltre un'ora. Il bresciano ha cercato di imitare l'ala sinistra titolare nel lavoro di tamponamento, ma ha palesato una certa imprecisione. Forse era anche emozionato.

D'Amico, dopo il quarto d'ora di ieri sera, deve essere salito di parecchio nella considerazione di Maestrelli. Tre suoi lanci (in un quarto d'ora di gioco) sono stati stupendi. II ragazzo si è maturato, adesso bada all'essenziale senza atteggiarsi a mattatore. Se continuerà ad accoppiare la praticità e lo spirito di sacrificio alla sua cristallina classe, recupererà molto presto il tempo perduto per il grave infortunio che fortunatamente è soltanto un triste ricordo. Non abbiamo ancora citato Pulici. Ma ha dovuto parare un solo tiro pericoloso, scoccato da Barberis, nella ripresa. Una serata di tutto riposo.

Dopo un minuto, la Lazio era già in vantaggio: Wilson vinceva energicamente un contrasto, avanzava sulla destra e porgeva a Frustalupi. Questi alzava la testa: Chinaglia capiva al volo e si lanciava in avanti. Passaggio calibratissimo, volata, Balic e Trinchero erano seminati, il tiro angolatissimo lasciava di stucco il portiere.

Il centravanti si caricava e qualche minuto più tardi esagerava nello slalom tra quattro avversari, o forse era bravo Donze a sventare in questa occasione il suo tiro. Dopo un colpo di testa fuori bersaglio di Isoz, ed una palla banalmente mancata da Garlaschelli su cross di Manservisi, la Lazio perveniva al raddoppio al 22'. Re Cecconi si liberava sulla destra e calibrava il cross verso il centro dell'area. Bajic arrivava più in alto di tutti, ma col pugno teso, quasi fosse il portiere. Rigore indiscutibile e tiro raso terra di Chinaglia alla destra di Donze.

Terzo gol al 24': era ancora Frustalupi a mettere in moto da lontano Chinaglia. Il centravanti volava verso l'area, ma sul limite aveva un attimo di indecisione: Bajic poteva così recuperare ma solo per sgambettarlo. Altro rigore, altro bellissimo tiro (stavolta a mezza altezza) dalla stessa parte.

Il tono agonistico a questo punto scendeva. Un liscio di Petrelli, al 3' della ripresa, non causava danni. Al 10' sibilava di pochissimo a lato un gran tiro di Garlaschelli liberato da Nanni. Al 19’ gli svizzeri, con Trinchero, operavano l'unico vero tiro in porta della partita (cross di Valentini): Pulici si guadagnava il premio partita. Al 25' Frustalupi accendeva di nuovo il motore di Chinaglia: grande galoppata, con la solita coppia lasciata sul posto. Era Hermann, il vecchietto, a recuperare, ma per offrire di nuovo la palla a Chinaglia che sbagliava per non aver previsto l'insperato regalo.

Entrava D'Amico che offriva il primo pallone d'oro a Martini: tiro a lato da posizione quanto mai favorevole. Poi era Garlaschelli a vedersi negare da Trinchero quasi sulla linea la soddisfazione del gol (il portiere era stato superato). Infine, al 45', D'Amico decideva di far segnare il quarto gol a Chinaglia. Finta sulla tre quarti campo, due uomini fatti fuori, lancio perfetto raso terra. Il centravanti scattava puntuale, un decimo di secondo prima del tiro veniva falciato in area: ma di tre rigori in una partita oggi avrebbero parlato i giornali di tutta Europa, ed il signor Cassar Naudi, evidentemente, non si sente personaggio. Stavolta diceva no, ma nessuno gliene voleva.


► La Gazzetta dello Sport titola: “La LAZIO travolge il SION - Il 3-0 è tutto di Chinaglia - Il centravanti apre al 2' e conclude con due rigori”.

Roma - Il primo contatto con la Coppa UEFA è morbido, financo piacevole. Non sono passati 2' e per la Lazio è già festa. Frustalupi semina un paio di avversari a centrocampo e apre improvvisamente sulla destra per Chinaglia. È un pallone apparentemente sbagliato, sul quale comunque Chinaglia cerca di sopraggiungere: avrebbero la meglio sia Bajic che Valentini, ma iI primo frettolosamente allunga male indietro il pallone al portiere e allora il goleador della Lazio, con uno scatto bellissimo ai limiti dell'out di destro, riesce a recuperare la sfera e a rovesciarla a mezza altezza nell’angolo opposto.

Tripudio di bandiere e applausi a scena aperta per il pivot. Adesso la Lazio lavora soltanto per mettersi al riparo da tutte le possibili sorprese del ritorno fissato con il Sion per il 3 ottobre. Si vede che ha voglia di darsi una dimensione in chiave internazionale come non ho potuto avere mai, sfruttando del resto la fortuna che le è capitata, dovendo affrontare di acchito, per sorteggio, una formazione che le è chiaramente inferiore in tutto.

Il Sion cerca di arrangiarsi come può, ma basta che la Lazio prema che per i vallesi sono guai. Le marcature degli svizzeri, infatti, sono approssimative, i disimpegni confusi, i collegamenti tra i reparti sommari. In tutto il primo tempo una sola volta i vallesi riescono a portare un brivido verso la porta di Pulici. È intorno al 25' allorché, dopo un'azione avviata da Barberis, Hermann con un inserimento azzeccato segue il cross di testa e incorna di poco sopra la traversa. Hermann è l'elemento più qualificato della squadra di Blazevich. Gioca bene il pallone, è assiduo nell'aiutare la difesa e nel rifornire, pericoloso anche quando tenta di fare la punta.

Per il resto, la squadra del Sion sembra ben presto una compagine stranita, capitata all'Olimpico per caso. La Lazio ne dispone a piacimento e si gioca praticamente ad una porta sola. Le marcature approntate dal tecnico del Sion non prevedono cattiverie e intemperanze. Chinaglia pertanto questa sera può davvero sbizzarrirsi in tutto il suo repertorio. Lo guardano da vicino Trinchero e Bajic ma, trovandosi i due giocatori in linea, l'attaccante della Lazio può spesso giocarli in dribbling oppure su improvvisi scatti a seguire le traiettorie dei compagni.

La cronaca è gonfia di annotazioni favorevoli alla Lazio. Dopo il gol-lampo, Garlaschelli al 10' manca il raddoppio non riuscendo ad agganciare di testa un facile cross di Manservisi, che lo ha pescato completamente smarcato. Al 15' un fendente di Frustalupi viene parato affannosamente da Donze: al 17' ancora Chinaglia di scena e per poco non è nuovamente gol.

Al 22' arriva il raddoppio: un cross da destra di Re Cecconi verso la zona di Chinaglia e Bajic, preoccupato, compie la seconda topica della serata saltando malamente di testa e colpendo invece il pallone con un braccio. Il bravo arbitro Cassar Naudi è a due passi e non ha esitazioni. Chinaglia batte il rigore indirizzando il pallone sulla destra di Donze. Il portiere intuisce, sfiora la palla ma non può impedire il secondo gol.

I vallesi non fanno in tempo a rimettersi dalla seconda delusione della serata, non possono neppure tentare di riorganizzare il loro gioco, che prevede soltanto una gran confusione a centrocampo, dove praticamente gravitano sempre sei-sette giocatori intasando la zona, che per la Lazio arriva la terza soddisfazione. Nanni, che si muove un po' a rilento, ma comunque è abbastanza abile nelle aperture, indovina un lungo lancio per Chinaglia, che scatta molto bene, entra in area e allorché si appresta ad aggirare Valentini, viene strattonato e buttato a terra. L'impassibile arbitro maltese ordina il secondo rigore della serata. Chinaglia ribatte e indirizza una bomba sotto la traversa sempre alla destra del portiere Donze.

A questo punto la partita non ha quasi più storia. La Lazio gioca in scioltezza, Re Cecconi, Frustalupi e Nanni si divertono profittando della serata a sorpresa, Chinaglia dimostra la sua buona condizione atletica trascinando ora spesso i compagni con entusiasmanti contropiede, ora seminando il panico con dribbling precisi nella malmessa area avversaria. Prima della fine del tempo la Lazio potrebbe passare ancora in due occasioni: la prima è di Martini, che si sgancia bene su un passaggio di Wilson che cala in area, ma poi manca il facile passaggio verso Chinaglia e poi è Nanni che si trova in buona posizione, ma tira piano e centralmente verso Donze.

Sulla difesa della Lazio ovviamente niente da dire. Petrelli che guarda Schaller, Oddi che guarda Luisier e Wilson dietro restano praticamente a guardare e per non annoiarsi semmai tentano di inserirsi qualche volta negli attacchi della loro squadra per fare gli attaccanti aggiunti.

Il tiro al bersaglio continua implacabile e paradossalmente monotono anche nella ripresa. I tifosi presenti allo stadio non sembrano provare neppure più gusto ad applaudire. Il risultato non cambia soltanto per la bravura in alcune occasioni del portiere Donze e per alcune essenziali imprecisioni in fase di tiro di Garlaschelli e Chinaglia. Di saliente si annota: Garlaschelli tira al 5' quasi addosso alla base del palo dopo una triangolazione volante con Nanni; intorno alla mezz'ora una strepitosa azione di Chinaglia che parte da metà campo, infila in contropiede tre uomini e poi il portiere rintuzza miracolosamente con i piedi la sua botta finale. Ancora Chinaglia alla ribalta poco prima della fine con un gran tiro che il portiere para a terra e poi altra parata volante di Donze su tiro da fuori area di Frustalupi destinato nel sette.

Finisce così la prima avventura in Coppa UEFA della Lazio. La squadra di Maestrelli va giudicata coralmente con simpatia soprattutto per la sveltezza con cui ha saputo catturare il risultato. Nel suo centrocampo, comunque, cl sono ancora troppe dispersioni. Sono decisamente lontani dal miglior rendimento sia Nanni che Manservisi (quest'ultimo peraltro stasera visto pochissimo), mentre Frustalupi e Re Cecconi sono al momento solo sufficienti.

Davanti persiste il problema Garlaschelli, che non riesce ad inserirsi con l'autorevolezza dello scorso anno, mentre Chinaglia può essere considerato il protagonista della serata. Il Sion ovviamente ha facilitato oltre ogni previsione il compito della Lazio. Gli svizzeri giocano un 4-3-3 confuso, qualche volta a soffietto, tentando contropiedi lentissimi, oppure giocando per lo più una ridda di passaggetti esasperanti disegnati per lince laterali.

Il Messaggero titola: “Basta Chinaglia: un gol-lampo e poi due reti dal dischetto - Lazio-Sion 3-0 all'Olimpico

Maestrelli voleva tre gol di margine al termine del primo round di Lazio-Sion e li ha avuti. I biancoazzurri hanno rispettato la consegna alla lettera. Mezz'ora di lavoro, tanto è bastato a garantire il 3-0, e nulla più. La partita è finita al trentesimo e i restanti sessanta minuti di gioco sono serviti esclusivamente a frenare l'entusiasmo acceso dallo strepitoso avvio.

Ha fatto tutto Chinaglia, questo strano personaggio del calcio italiano. Un gol assurdo, strepitoso - sia pur favorito da un autentico suicidio tattico degli elvetici - in apertura e lui si trasforma, diventa cannoniere-scattista-atleta nel vero senso della parola; non più disinvolte “benedizioni” all'indirizzo dei compagni, ma bordate verso la porta avversaria. La rete, quella che ha scatenato il gigante, è arrivata quando il malcapitato Donze stava ancora inquadrandosi tra i pali. Due rigori hanno poi consentito alla Lazio e al suo centravanti di arrotondare il bottino.

Il risultato dà spazio alla squadra romana in Coppa UEFA, permettendole di guardare con una certa serenità al match di ritorno, e rilancia Chinaglia agli occhi di Valcareggi, particolarmente sensibile nei confronti di chi segna.

La Lazio, quindi, bagna l’esordio internazionale nel migliore dei modi. In apparenza è così. C'è, però, un'ora di non gioco che non va giù. Forse sarà anche vero che la formazione di Maestrelli ha incantato pubblico e avversario con una partenza incredibile. Ma sta qui il problema. Non si può passare dl colpo dal giorno alla notte. Invece la Lazio ha tranquillamente messo in folle il suo motore, lasciando benevolmente trottare gli occasionali ospiti. Una lunga maratona a centrocampo, ravvivata un paio di volte (in un'ora un po' poco) dagli sprazzi del solito insaziabile Chinaglia. Non che la Lazio abbia rischiato qualcosa, visto che il Sion si dimostrava incapace di offendere, ma la sua condotta giudiziosa ha riportato l'avvenimento su livelli più modesti, forse anche troppo modesti.

Da un'altra angolazione si potrebbe giudicare diversamente, spendendo un caldo elogio al professionismo laziale. Subito k.o. l'avversario e poi al risparmio, pensando alla Coppa Italia e agli altri impegni a venire. Chi si può lamentare?

Alla fine, dunque, la colpa è solo del Sion. Non è riuscito a mettere alla frusta la Lazio. Le ha concesso tutto e alla svelta. Ha smentito subito l'oculata relazione di Lovati (pronto a scommettere sulla difficoltà di arrivare in Svizzera con le spalle coperte), presentando a Chinaglia prospettive sconfinate. Si è schierato sul terreno secondo i più allegri canoni del calcio svizzero di dieci anni fa. Al primo minuto ha spinto dieci uomini nella metà campo laziale, permettendo a Frustalupi il rilancio ideale. Dopo il karakiri ha fatto anche di peggio, regalando due rigori ai biancoazzurri. Inutile, poi, Il suo tentativo dl riscatto, che pur è servito a riabilitare Lovati.

Sarà stato pure sfortunato questo Sion, ma di certo non è all'altezza di tener testa alla Lazio. Il suo gioco è basato sul passaggetti: mai uno spunto imprevedibile, ma una costante marcia di avvicinamento. Sul suo terreno, ovviamente, si farà rispettare. La preparazione c'è e andrà quindi alla carica. Ma le idee, e nel calcio cantano molto, sono rimaste tutte nella mente di Blazevic (trainer elvetico) e senza le stesse difficilmente si potrà ribaltare uno 0-3.

Prima di raccontare il “Chinaglia-tris”, ancora due parole sulla Lazio. Per quello che conta è sembrata in crescendo. La sua “tirchieria” non va male interpretata. Si è visto un Frustalupi superbo, una difesa sicura, un Manservisi (sino a quando è rimasto in gioco) già al meglio. Maestrelli può attendere fiducioso. Presto riavrà anche il Re Cecconi di un anno fa e il Nanni opportunista. L'unico neo: Garlaschelli. Per lui qualche problema c'è ancora.

Ed ecco i gol. Si parte e gli svizzeri combinano il pasticcio. Entrati in possesso del pallone si scaraventano come forsennati verso Pulici. Un coro a dieci voci, interrotto da un assolo di Frustalupi. Rilancio del regista e partono i cento metri: sono in quattro a correre affiancati, Chinaglia, Garlaschelli e due difensori (il libero Trinchero e lo stopper Bajic) avversari. Arrivano tutti insieme in area, con la palla in attesa del colpo di grazia. Tocca un elvetico e tocca male. La sfera viaggia verso il fondo, sulla destra della porta. Qui spunta di nuovo Chinaglia: un gran tiro in diagonale, dal basso verso l'alto, e gol incredibile. Qualcuno ricorda Mortensen.

Il bis al 22', stavolta dal dischetto. Sassar Naud, arbitro maltese, non perdona un mani volante di Baiic e Giorgio non si fa pregare per spiazzare Donza.

Il 3-0 chiude il conto al Sion due minuti dopo. Ancora Chinaglia e ancora su rigore. Naturalmente il fallo (forbice in area) è del solito Bajic (con la collaborazione di Valentini) e sempre sul lanciato centravanti romano. Per Donza ultima umiliazione, poi cala il buio.


La Stampa titola: “Chinaglia (un gol e due rigori) - Lazio travolgente sul Sion: 3-0”

Roma - Il brillante terzo posto conquistato nello scorso campionato consente alla Lazio di sfruttare in campo internazionale li suo fresco prestigio con la partecipazione al torneo di coppa UEFA. La prima avversaria del biancoazzurri nella competizione europea è la squadra elvetica del Sion, poco nota. Per evitare sorprese nella gara di ritorno i giocatori di Maestrelli, che si schierano nella formazione tipo (con l'eccezione di Petrelli al posto di Facco, infortunato), cercano un successo con almeno due gol di vantaggio. Stasera il tempo si è rimesso al bello con un discreto afflusso dl pubblico, valutato sulle 35.000 persone.

Trascorre soltanto un minuto e trenta secondi e la Lazio già è in vantaggio: su un allungo di Re Cecconi, Chinaglia si lancia in area avversaria vanamente contrastato da Bajic. Il centravanti, da posizione difficile, quasi sulla linea dl fondo, lascia partire un secco diagonale che sorprende il portiere elvetico.

Chinaglia appare in gran forma, la difesa avversaria, piuttosto fragile, fa molta fatica a tenerlo a freno. Al 9' un'altra grossa occasione per i biancoazzurri, con Garlaschelli che non riesce a deviare in rete un preciso cross di Manservisi.

Il Sion si rivela squadra abbastanza ordinata ma nel complesso assai modesta. I biancazzurri fanno nettamente prevalere il loro accordo, giocano a “memoria” e non incontrano eccessive difficoltà nel filtrare fra gli sprovveduti difensori avversari.

AI 23' la Lazio raddoppia su calcio di rigore realizzato ancora da Chinaglia, assegnato dall’arbitro per un netto fallo commesso in area da Bajic, che aveva fermato d'istinto con le mani un cross di Re Cecconi. Trascorrono appena tre minuti: i biancazzurri usufruiscono dl un altro calcio dal dischetto, per atterramento di Chinaglia. In area da parte di Baffo e Valentini, che lo stesso centravanti realizza con un fortissimo tiro sotto La traversa.

Il Sion tenta di organizzare qualche manovra con i suoi due uomini di maggior consistenza, Hermann e Barberis, ma è la Lazio che continua a dominare incontrastata, con un Chinaglia letteralmente scatenato.

La squadra biancazzurra continua a dominare anche nella ripresa e gli svizzeri non riescono a proiettarsi in attacco. Chinaglia continua a imperversare e sfiora ancora il gol nei minuti finali, ma il risultato non cambia più.


Il Tempo titola: “Chinaglia fa volare la Lazio – Coppa UEFA: mancato all’Olimpico un risultato ancor più vistoso – Il centravanti ha aperto le marcature al 2’ di gioco, quindi sempre nel primo tempo ha trasformato in gol due rigori – Fallite molte occasioni”:

Facile, anche troppo. Fossero tutti come il Sion, la Lazio non avrebbe problemi in Coppa UEFA. Con questo rotondo 3-0 il primo turno può dirsi superato, salvo un clamoroso ritorno degli svizzeri, simpatici e volenterosi e nulla più (e allora sarebbe probabilmente pia giusto parlare di crollo biancazzurro). Tra le due squadre una buona serie di differenze. Per la Lazio tranquillità assoluta che non vuol dire rendimento a livello discreto ma solo sufficiente. Una passeggiata che ha esaltato nella prima mezzora Chinaglia, una tripletta come da tempo non gli accadeva, seppure favorita da due rigori peraltro giusti. Forse il gol a freddo (cross lungo dl Frustalupi sulla destra, insistenza dl Chinaglia e tiro da posizione quasi proibita con Bajic e Donze a fare le belle statuine) ha convinto i laziali della facilità dell'impegno. Gli svizzeri sono sembrati allegri gitanti.

Tatticamente novanta minuti poveri. La fragilità del Sion non s'è nascosta per molto. Il libero e lo stopper in linea, centrocampo mobile ma per nulla votato all’interdizione, punte poco inclini a rischiare affondi imperiosi ed anche intrappolate in un giochetto a fisarmonica (tutti avanti, tutti indietro) fatto dl passaggi corti, approssimativi quando non sbagliati.

Ai biancazzurri, liberati da ogni assillo di marcature strette, si è offerta l'occasione per una proficua recita a memoria della lezione di un anno fa. La recita è durata poco, con qualche balbettio, più di una smagliatura (per tutto il primo tempo difesa incerta sui palloni alti): eppure, a riprova delle carenze avversarie, Donze ha patito tiri a ritmo continuo. Non s'era rimesso dallo choc del primo gol che Chinaglia gli ha fatto venire i brividi al termine di un dribbling prolungato e vincente contro ben tre avversari (6') e Garlaschelli (9') l'ha graziato lisciando di testa un invito-cross di Frustalupl. E poi una sequela di sudori freddi per l'Intera difesa rossa impotente a ribattere i tiri di Frustalupi, di Nanni, di Chinaglia, però debolucci e centrati.

Così, quasi senza forzare, la Lazio ha avuto la possibilità di dilagare fallendo solo per pochezza conclusiva: discretamente, cioè, fino all'area, fretta e imprecisione poi.

I rigori hanno comunque deciso. Rigori chiari, gol in fondo senza eccessiva gloria se non per Chinaglia. Al 23' su cross di Re Cecconi s'alza Bajic che non arrivandoci di testa ci mette il braccio. Al 26' fa tutto centravanti da solo: parte da metà campo, si destreggia in area fra Bajic e Trinchero che infine lo stende. Donze in entrambe le occasioni s'imbatte in due bordate sulla sua destra. Non se la prende troppo.

Come i suoi compagni che senza isterismi continuano a macinare il giochetto nemmeno tentando l'avventura del gol con doverosa determinazione. Fino a questo momento Pulici pressocché disoccupato. La sua paura l'ha avuta al 7’ ma Dayen da due passi ha toccato di testa senza nerbo, sprecando la più bella occasione dell'incontro. Al 25' una parata alta in santa tranquillità su Schaller che, se avesse combinato dl più, sarebbe stato il primo a manifestare sorpresa. È Danze invece a ringraziare il suo piede destro per avere deviato un fendente di Garlaschelli.

La galoppata della Lazio ha avuto qui praticamente termine. Il gioco arioso ben sorretto da un Frustalupi lucido e sapiente, da un Re Cecconi capace di giostrare a tutto campo e saltare con estrema facilità ora Isoz ora Hermann, da un Nanni in ombra ma pure capace di prevalere specialmente nell’interdizione, si è lentamente disperso. In avanti Chinaglia si è anche concesso riposo, dopo le sgroppate (ma perché, qualche volta non sfruttare Garlaschelli lesto in alcuni spunti personali ma quasi emarginato dal coro?) scusato dall'appoggio venuto meno da sinistra con l'uscita di Manservisi sostituito da Inselvini più in fase difensiva che in attacco. In difesa, con la regia attenta di Wilson che non un intervento ha sbagliato, niente di preoccupante, salvo alcune incertezze in acrobazia contro avversari non certo colossi.

Nella ripresa la musica non cambia, semmai peggiora, scadendo a noia. La reazione del Sion non riesce mai a superare il livello della buona volontà, per Pulici solo sbadigli. E la Lazio, pur non volendo infierire, dando l'impressione di badare più al risparmio che al gol, corre il rischio di pervenire a punteggio tennistico. Ma la sbornia di gol sfuma per i puntuali errori conclusivi. Sbaglia anche Chinaglia dopo uno slalom rabbioso da metà campo (senza contare una falciata in area al 44’). Il debutto in Coppa UEFA scade a seduta di allenamento. Colpa di Chinaglia, che ha risolto di forza con una mezz’ora spavalda: gli svizzeri se ne ricorderanno, è certo.

La Lazio fa omaggio alla buona stella della serata. Ha trovato strada aperta, ha vinto senza gloria. Per adesso basta e ne avanza. Il campionato e la stessa Coppa certamente non saranno avare nell'offrire possibilità di gloria vera.


Momento Sera titola: “Positivo esordio in Coppa UEFA: tre gol segnati al Sion mettono… La Lazio a “cavallo” – Con un Chinaglia così, è possibile il 4-0 al Novara”.

“Rentrée europea” con champagne e fuochi di artificio. La Lazio liquida il Sion nel breve volgere della prima mezz'ora e si assicura praticamente il passaggio al secondo turno della Coppa UEFA. in quanto (benché il simpatico allenatore ospite Blazevic sostenga contrario) crediamo impossibile una sconfitta dei biancazzurri per 4-0 nella partita di ritorno in programma il 3 ottobre a Sion.

“Caricati” dalla “relazione doping” di Lovati, spronati dalle prospettive di un rilancio in campo internazionale (o meglio di un lancio, visto che quasi tutti i biancazzurri erano esordienti in una Coppa europea), Chinaglia e compagni hanno affrontato questo primo impegno di Coppa con la massima concentrazione, l'hanno fatto loro costringendo alla resa gli svizzeri con un gran gioco nella prima mezz'ora della gara, hanno attentamente difeso la preziosa verginità della propria rete con calma ed estrema accortezza, denotando tra l'altro di aver raggiunto quella maturità agonistica di cui sempre avevano difettato in precedenti esperienze.

Si poteva forse fare qualche gol in più (le occasioni non sono mancate nella ripresa e sono state fallite a volte per un soffio) ma una volta attestatasi la partita sul tre a zero in loro favore, i biancazzurri, giustamente, hanno badato più che altro a non correre rischi, mantenendo sempre in mano saldamente le redini dell'incontro, ma mai lasciandosi sedurre dall'attrattiva di un attacco in massa, magari suggerito dalla scarsa consistenza avversaria e dalla voglia personale di segnare il proprio nome sul tabellone accanto a quello di Chinaglia, autore di tutte e tre le marcature.

Questo accorto comportamento è arrivato anche a suscitare qualche fischio di disapprovazione, ma presto anche i tifosi si sono resi conto della necessità di tale tattica e con i rinnovati incitamenti è rifiorita anche la manovra biancazzurra, sino a produrre un finale pirotecnico che ha visto la Lazio andare più volte vicinissima alla quarta rete.

Una Lazio estremamente quadrata, dunque, tesa costantemente alla ricerca dell'essenziale, del pratico, esaltata dalla splendida prova di Chinaglia e dal magnifico gol che dopo soli 60’’ ha messo il Sion in ginocchio e schiuso alla squadra biancazzurra le porte della qualificazione. Contro una squadra che gioca con il libero in linea con lo stopper (e Blazevic non ha cambiato posizione a Trinchero come aveva lasciato intendere), la carta vincente, possedendo un uomo della potenza di Chinaglia, non poteva che essere il lancio in profondità. Frustalupi ci provava subito, con la prima palla a disposizione. Chinaglia partiva in progressione, contrastato per modo di dire dallo jugoslavo Bajic (che nel tentativo di allungare il pallone al portiere, lo assestava sul piede di Giorgione), quindi da posizione angolatissima, a un paio di metri dalla linea di fondo, “Long John” lasciava partire un tremendo diagonale che andava a infilarsi sotto la traversa.

Un gol alla... Chinaglia, uno di quei gol che hanno fatto la giusta fama del centravanti biancazzurro. Un gol che esaltava la platea, galvanizzava lo stesso Chinaglia e i suoi compagni, choccava letteralmente il Sion e particolarmente l'avversario diretto di Chinaglia, lo slavo Bajic, che nel giro di quattro minuti (dal 22' al 26') commetteva due falli da rigore, subito puniti dal preciso maltese Cassar Naudi: prima Bajic per evitare che un traversone di Re Cecconi giungesse sulla testa di Chinaglia deviava istintivamente il pallone di mano, quindi quattro minuti dopo stendeva senza troppi complimenti il numero nove biancazzurro lanciato in slalom tra lui e Trinchero. Dal dischetto del rigore era sempre Chinaglia a prendere la mira e per il bravo Donze era la resa inevitabile.

A quel punto (dopo soli 26') la partita praticamente aveva esaurito la sua storia. Con quei tre gol all'attivo la Lazio aveva guadagnato quasi la certezza della qualificazione e il proseguio veniva ad assumere soltanto significato di collaudo per la squadra biancazzurra impegnata nella ricerca della migliore condizione in vista dell'ultima difficile “mano” di Coppa Italia e, soprattutto, in vista della ripresa di quel campionato che la vedrà impegnata a difendere il fresco prestigio.

Da questo punto di vista la prestazione della squadra biancazzurra non può che essere considerata positivamente, pur con le dovute riserve per la scarsa consistenza di un avversario che ha sempre lasciato troppo spazio alla manovra biancazzurra e soprattutto allo scatenato Chinaglia, che ha saputo profittare dello schieramento abbastanza “allegro” della difesa svizzera. Resta, comunque, il fatto che si è vista la manovra scorrere più veloce, più limpida, con la continua ricerca della praticità e dello sbocco di ogni azione nella conclusione a rete.

SI sono visti innegabili progressi da parte dei due cardini del centrocampo, Frustalupi e Re Cecconi, si è avuta la conferma della nuova “vita” di Petrelli, del continuo progresso atletico di Martini, della solidità del perno centrale difensivo Oddi-Wilson, delle smaglianti condizioni di Chinaglia, di un rincalzo come Inselvini (entrato dopo il terzo goi a sostituire Manservisi vittima di uno stiramento alla coscia sinistra), delle grandi possibilità di D'Amico (entrato a 15' dalla fine a sostituire l'esaurito Nanni) che ha cominciato a limare il proprio gioco, riducendolo all'essenziale che è un essenziale di gran livello, conoscendo le grandi dote tecniche del ragazzo.

Gli unici, a nostro avviso, leggermente al di sotto del buon livello generale, Nanni e Garlaschelli: il primo per quell'eccessivo dispendio di energie che è da sempre il suo handicap, il secondo per la difficoltà a ritrovare la giusta condizione. Una prova, comunque, senza dubbio positiva che, con la conferma dello strepitoso stato di forma di Chinaglia, viene a dare corpo alle speranze di concretizzare quel sonante 4-0 contro il Novara che permetterebbe alla Lazio di superare, dopo quello dl Coppa U.E.F.A., anche il turno di Coppa Italia.


Paese Sera titola: “Chinaglia si diverte – Facile vittoria della Lazio sul frastornato Sion (3 – 0) – Brillante esibizione del centravanti biancazzurro autore di tutte e tre le reti (due su rigore) – Tutti i gol nel primo tempo – il centrocampo biancazzurro ha nettamente dominato i fragili avversari”.

La Lazio strapazza il Sion come era logico avvenisse e può tranquillamente pensare alla partita di ritorno, tanto improbabile appare la rimonta. L'impresa non è stata leggendaria, ma non è mancato il divertimento. Chinaglia s'è mostrato rapinoso e fosforescente, il resto della squadra ha onorato l'esordio in coppa UEFA - torneo a iscrizione oceanica in cui ai battono principesse e cenerentole dando vita a una specie di luna park di orrori e meraviglie - sforzandosi di prendere le cose con la massima serietà anche quando gli svizzeri suggerivano l'immagine d'un pugile che si intestardisce a scaricare colpi contro un rivale che nemmeno lo sente.

Il Sion occupa nella classifica del suo campionato il penultimo posto e si vede. Avvezzo alle batoste, ha incassato con dignità anche quella di ieri sera. Il suo gioco non è completamente privo di idee. Le idee ci sono e partono dall'allenatore jugoslavo Blasevic. Partono e, appena arrivano a destinazione, quasi sempre appassiscono per mancanza di terreno fertile. Hermann il tedesco che ha le leve del centrocampo, dirige un'orchestra molto volenterosa ove sembra che ognuno si sia impossessato per sbaglio dello strumento dell’altro. Il Sion partecipa alla festa UEFA, alla quale non mancano ospiti di rango, con spirito per nulla tiepido, ma con l'abito più adatto alla balera (che è sempre un luogo simpatico). E infatti subisce tutti traumi dell'invitato anomalo che, indispettito dal dover far tappezzeria, di tanto in tanto si cimenta nelle danze aumentando in tal modo il volume dei suoi guai.

Lo stile della Lazio è ben diverso. E lo scontro tra le due formazioni così distanti non può fornire che uno spettacolo a raffiche slegate da cui lo spettatore trarrà quanto gli piace, senza sottilizzare sull'uniformità della vicenda.

La Lazio, si capisce, passa da momenti di viva partecipazione al momento in cui, considerato che sta davanti, avrebbe magari voglia di tornarsene a casa: da momenti di via agonistica naturale a momenti di giustificato svampimento. Un po', se la immagine ci aiuta, come un torero di classe al quale sia capitato in sorte un toro gagliardo ma poco a lavorabile e che, insomma, non gli permetta di esprimersi come vorrebbe. Con la differenza che in quel caso il torero la fa finita uccidendo l'avversario, mentre la Lazio deve giocare per tutti i novanta minuti.

Rabberciata (bellezza delle partite notturne che concedano a chi ne scrive appena il tempo di sfiorarle) un'idea del Sion, definiamo l’impressione complessiva lasciata dai biancoazzurri, benché il test che gli è toccato abbia la consistenza della carta velina. Di una squadra che ha già una sua compiuta fisionomia, e non ha ritoccato i suoi tratti se non per esigenze del momento (leggi Petrelli), si cerca all’inizio di una nuova stagione di stabilire se i fili che la reggevano e indirizzavano, permettendole un torneo come quello dell'anno scorso, hanno mantenuto la stessa solidità, e a quale tappa sia giunto il ristabilirsi dei ritmi e delle intese.

La difesa e il centrocampo erano e danno ad intendere che saranno forti. Girano su perni che hanno assimilato troppo bene la lezione per dimenticarsela allo scadere di un anno. Qualche intoppo (massime la difesa nel gioco aereo) è evidentemente la conseguenza di una preparazione che, a metà di settembre, ha bisogno dei soliti ritocchi prima che si accenda la scena del campionato. Quanto all'intesa, è quella che chiama in causa Chinaglia e Garlaschelli che, oggi, ha un particolare interesse perché dal ripetersi di Chinaglia e Garlaschelli dipende in gran parte il ripetersi della Lazio.

Chinaglia ha conquistato la condizione fisica, e divampa: Garlaschelli ne è nei pressi. Tra i due si stabiliscono contatti che sono, adesso, accenni per immaginare il futuro. Il duetto qua e là ancora stona, ma si vede che lo spartito gli è noto. Una delle due voci non s'impasta perfettamente con l'altra, e spesso la sovrasta. A venti giorni dal via della serie A è un neo che deve scolorirsi.

Vuoti sulle gradinate. Gentile nei confronti dei bianco-azzurri il sorteggio della coppa UEFA, che gli somministra al primo turno una digeribilissima pietanza, non lo è stato altrettanto col cassiere. La mattonata sulla testa del Sion piomba d'acchito. Gli svizzeri non hanno neppure tempo di rendersi conto di dove sono e di che cosa stanno facendo che un lancio lungo di Frustalupi scatena Chinaglia. Chinaglia supera il terzino Trinchero, lo beffa con un pallonetto, recupera le munizioni a nemmeno mezzo metro dal fondo e fulmina con un taglio rovente. Osanna.

Non passano sei minuti che Chinaglia riesplode innescato da Manservisi. Frantuma la difesa e fucila sul portiere Donze le cui preoccupazioni lievitano. Gli svizzeri rispondono con un cross di Quentin per la testa dell'ala sinistra Isoz che sbaglia ma non di tanto. Replica immediata biancazzurra. Scambio Nanni - Re Cecconi - Nanni. In azione Manservisi, preciso per Garlaschelli appostatissimo, ma disgraziatamente cileccante.

Abbiamo una serie di affondi laziali. La difesa del Sion è in questo frangente di incredibile sgangheratezza. Di una limitata pericolosità quando offendono (Schaller e Luisiers le punte), i nostri ospiti - schierati a zona (una pacchia, con il libero Bajic) lievemente indietro nella retrovia - diventano crema di latte quando devono aprire I’ombrello perché grandina. Come se la loro fragilità non bastasse, Bajic commette fallo di rigore (ferma la palla indirizzata da Garlaschelli a Chinaglia con il braccio non facendocela con la fronte). Tira Long John e sono due. È il 22' minuto. Fa qualche cosa pregevole in attacco il giovane Barberis, ma è veramente pochino. Al 27’ terza mattonata. Chinaglia valkirieggiante in area è sgambettato da Bajic (ancora). L'arbitro non ha l'ombra di un dubbio. Il fallo, d’altronde, è così stupidamente intempestivo che merita il castigo. Naturalmente esegue Giorgione e fa secco Donze. Intanto esce Manservisi e entra Inselvini.

Nei minuti che seguono lo spettacolo declina. Il Sion va tramortendosi, la Lazio le lancia contro un paio di razzi (Garlaschelli in personale show, al 36’; quindi Nanni, piazzato sulla fascia sinistra nella posizione di Manservisi, con Inselvini mezzala) tanto per tenerlo sveglio e per sentirsi sveglia essa stessa.

All’inizio della ripresa, i biancoazzurri concedono agli svizzeri una certa libertà che non sorte effetti. I dispiegamenti del Sion sono brevi e balbettanti. In area il solo Barberis ha spunti dignitosi, i compagni basta in fondo lasciarli fare che ci pensano da soli a ingarbugliarsi. Un eccesso di confidenza provoca svarioni tra le file della Lazio, non è il caso di piangerci sopra. Si lavora a traversoni e periodicamente esplode un lampo. Ora è Garlaschelli (offerta di Nanni) ora è Re Cecconi alla lontana, a dire la battuta. Il pubblico vuole il quarto gol e non disdegnerebbe il quinto.

Ma è chiaro, il Sion non è squadra che passa accendere sotto la Lazio più che una esigua fiammella. Al 62' Garlaschelli non aggancia un invito di Frustalupi. Al 65' tira Barberis nel bel mezzo della porta. Ma fa una gran cosa Chinaglia al 70'. Partenza sulla fascia destra, semina di tre avversari, il quarto gli ruba la palla, lui la riprende e fionda sul portiere accorso alla si salvi chi può. Frustalupi aggiunge alla prodezza una sciabolata dal limite dell'area. È sufficiente a ridestare gli entusiasmi. Se ne va Nanni ed entra D'Amico. In campo opposto ai congeda Luisiers e lo sostituisce Kovac. Pausa. Quindi D'Amico pesca Martini libero sull'ala sinistra. Tiro a un metro dal palo (è l'82'). Poi da Chinaglia a D'Amico, da D'Amico a Garlaschelli e facile parata. All’85' Chinaglia raccoglie una punizione di Frustalupi e va a un pelo dal gol. E a un pelo dal gol vanno un minuto dopo lo stesso Chinaglia e Garlaschelli.

È il sussulto che annuncia la fine. L'ultimo arrembaggio è di Long John. Lo falciano quando non ha che da far fuoco. Questo sì che è rigore. Ma l'arbitro è clemente e sorvola.





Torna ad inizio pagina